Una delle ultime espressioni utili in Inglese sono le parole “natura selvaggia” (wilderness). Sono cresciuto vagando nei boschi e, per me, dove finiscono la strada e il sentiero e gli animali (e gli esseri umani) cominciano è un punto di transizione fondamentale: oltre quel punto c'è qualcos'altro, un vecchio, normale e perfettamente ordinario modo di essere per il quale siamo solo un altro animale fra gli altri. (E termine ancora più atroce è “terra edificabile”,che è come gli sviluppatori chiamano la terra che non hanno ancora avuto la possibilità di spianare col bulldozer; “terra non distrutta”, sembra essere più appropriato). Forse una prospettiva più ragionevole è quella di non chiamare niente “natura selvaggia” - è solo un altro pezzo di pianeta – ed al suo posto trovare una parola che si applichi al suo apposto: degrado umano, forse? Infestazione umana? Mi avete capito.
Quindi, come va la vita nella zona di degrado umano per voi? Non vi sembra che il modo di vivere “civilizzato” cominci a sembrare un po' problematico? Il raccolto di mais (che è da dove gli americani ottengono gran parte delle loro calorie) sta per essere dato alle fiamme da un'ondata di calore record, causata dal riscaldamento globale, a sua volta causato dal bruciare combustibili fossili che sono un elemento chiave della vita nella zona di degrado umano. I prezzi del mais sono più alti del 40%. Questi sono i soli termini nei quali noi possiamo percepire il fenomeno della perdita del raccolto. Non possiamo vedere, toccare o gustare il mais, esso è stato ridotto a mera statistica. E quando non ce ne sarà più abbastanza, anche voi sarte ridotti a mera statistica. Vi suona bene questa cosa?
A molta gente non piace affatto e reagisce, abbastanza stranamente, usando la parola “insostenibile”. Vedete, tutto sarebbe a posto se lo rendessimo sostenibile, riciclando, mettendo qualche pannello solare, guidando auto elettriche o quello che volete. Abbiamo seguito il progetto sbagliato, vedete – il piano di sterminare tutta la vita sulla terra – ma con un nuovo piano, che lasci fuori la parte sullo sterminio, tutto questo cambierebbe, giusto? Perché non viene in mente a nessuno che la monocultura industriale umana è, se non altro, un po' troppo insostenibile? Potrebbe sostenere sé stessa proprio fino al punto in cui uccide tutti. Un po' meno sostenibilità potrebbe essere una scelta saggia a questo punto. Quindi un piccolo gruppo di esseri umani bestiali (e un sacco di altri animali) potrebbe prosperare a tempo indeterminato fra le rovine, forse addirittura coltivare un po' di mais qua e là.
Ci sono interi scaffali di libri pieni di parole sulla “preparazione”, la “sopravvivenza”, la “sostenibilità” e così via. Quasi tutti evitano il vero problema. Così sono stato molto contento di incrociarne uno che non lo fa: Disimpara, torna selvaggio (Unlearn, Rewild) di Miles Olson, che è in stampa mentre sto scrivendo. Miles non è un teorico ma un praticante: lui ed il suo gruppo di amici hanno vissuto fuori dalla terra come abusivi per molti anni. Egli non usa mezzi termini: noi esseri umani “civilizzati” viviamo in una prigione di “monocultura umana”. Siamo caduti in una trappola tecnologica.
Come usciamo da questa trappola? Miles non usa mezzi termini: scappare è illegale. Se volete scapapre, dovete infrangere la legge. “Non appena cominciate ad agire al di fuori del sistema, state infrangendo le regole... manette rosse o manette blu. Ogni cosa troppo lontana dal mandato di questa cultura non è accettato. La non partecipazione non è un'opzione legittima... Davvero, se siamo tutti forzati a lavorare come parte di una macchina di morte, senza altre alternative praticabili, dov'è la possibilità di un futuro sostenibile? La risposta è ovvia: nell'infrangere le regole. O, per dirlo con più precisione, infrangere le regole ridicole e folli” [p. 48]. Vi serve un esempio di “regole ridicole e folli”? “In molti posti è illegale salvare animali investiti sulla strada, quindi imparate le vostre leggi locali ed agite in modo appropriato. Se questo significa seguirle, dipenda da voi” [p. 107].
Ciò significa che Miles è uno di quei tipi che si libera facilmente degli ideali di ritorno alla Terra? Giudicate voi stessi:
Se qualcuno disilluso da questa cultura decidesse di vagare nella natura selvaggia e solitaria non avrebbe assolutamente alcun effetto sul suo funzionamento. Le comunità di ritorno alla Terra degli anni 60 e 70 potrebbero dare un esempio: un movimento che era solido e forte nei centri urbani, si è sparpagliato nelle campagne ed è gentilmente scomparso in comunità disfunzionali e utopistiche.
Penso che il posto più strategico in cui essere sia ai margini di questa cultura, in aree rurali ad ai margini di paesi e città. Lì si può interagire sia con la civiltà sia con la natura selvaggia, danzando avanti e indietro fra entrambe, nutrendosi dell'energia della massa umana e di energia non umana. Per coloro che si sentono chiamati, c'è del lavoro importante da fare in queste città e nel blu selvaggio di laggiù.
Quello di cui abbiamo bisogno è di costruire spazi autonomi, di creare paradisi dove gli strumenti e le capacità di cui avremo bisogno possano essere sviluppati, e questo può accadere ovunque. Di fatto c'è bisogno che accada ovunque.
Con questo fuori percorso, Miles si muove verso strumenti ed abilità e ci sono pagine su pagine su questi argomenti. Ciò che viene trattato è completo, quasi utile universalmente e viene raramente presentato in modo così chiaro e memorabile. Il disimparare gioca un grande ruolo: gli standard del primo mondo nel quale la cultura circostante insiste sul bisogno di andare sul ciglio della strada. Una dieta di proteine animali e grasso saturo animale è buona per voi. Una dieta di soia, grano e mais causa difficoltà mentali e fisiche. Il veganismo viene ignorato come alternativa praticabile, perché si affida all'agricoltura industriale. “Non ci sono opzioni alimentari senza colpa per noi (eccezion fatta per banchieri, politici et similia, se vi occupate di questo) e non possono essercene” [p. 99]. La carne non ha bisogno di essere refrigerata (che è una buona notizia, visto che non ci sarà refrigerazione). Può essere curata a temperatura ambiente (rendendola più appetitosa) e può essere affumicata per essere preservata più a lungo. I vermi sanno di ciò che hanno mangiato. Molte culture mangiano vermi (e altrattanto farà questa quando la gente sarà abbastanza affamata). Molti tipi di vegetali possono essere conservati facendoli fermentare nei loro stessi succhi con un po' di sale.
Ci sono capitoli sulle piante medicinali, sulle trappole (mangiare carne non significa usare armi da fuoco), sulla concia e su come vestirsi di carcasse di animali. C'è un capitolo sul controllo delle nascite non industriale. C'è persino un capitolo sul mescolarsi e rimanere non identificati (prescrizione di base: agite da bianchi. In questa cultura la gente non bianca viene imprigionata e sterminata). Incredibili pezzi di informazione sono sparpagliati ovunque: avete bisogno di un succedaneo non industriale del viagra? Provate i testicoli dei cervo, sanno di hot dog. Se c'è un capitolo che manca, è quello sulla raccolta del cibo nella zona intermareale, che è mortalmente facile e fornisce un nutrimento buono. Cozze e dulse hanno un sapore buonissimo e sono facili da raccogliere. Ciò probabilmente perché nell'Isola di Vancouver, dove Miles vive, la costa è proprietà privata, densamente popolata e prevalentemente inaccessibile, Tuttavia, ho pensato che sia ben possibile andare e raccoglierle con la bassa marea (a costo che vestiate come turisti e vi muoviate e ridiate e che vi comportiate generalmente da bianchi). Inoltre non vengono menzionati a sufficienza i funghi selvatici.
In tutto credo che questo sia veramente un buon libro da tenersi a portata di mano. Non ho molto spazio per i libri (e per nient'altro, per quello che conta) e disperdo costantemente la mia biblioteca regalando libri, ma credo che questo me lo terrò. A proposito, la felce a spirale sulla copertina (non menzionata nel testo, quindi la menzionerò qui) è a sua volta commestibile, saltata, fritta e sottaceto. Gustatevela.