domenica 13 maggio 2012

I limiti dei biocombustibili / Il picco del fosforo


Da The Oil Crash. Traduzione di Massimiliano Rupalti


Di Antonio Turiel

Cari lettori,

è da molto tempo che voglio dedicare un po' di tempo all'analisi dell'opzione energetica rappresentata dai biocombustibili, ma mi manca il tempo e lo sto rinviando, mentre i temi si accumulano, così farò un ripasso rapido. Eccolo:


  1. Le coltivazioni a scopo energetico a latitudini medie come la nostra hanno rendimento energetico (EROEI) inferiore a uno. Cioè, per ogni unità di energia (tipicamente fossile) totale immessa nel terreno (per mezzo dei macchinari, i fertilizzanti ed i pesticidi) si recupera meno di una unità di energia (tipicamente si ottengono EROEI di 0,8:1, 0,8 unità recuperate per ogni unità investita). Potete consultare i grafici di Charlie Hall, per esempio nella relazione "Alla ricerca di un miracolo", di Richard Heinberg. Perché siano davvero redditizie (senza sovvenzioni pubbliche) è inutile usare la granella residua come alimento per il bestiame, con scarso rendimento e sicurezza alimentare incerta (si usano prodotti chimici troppo aggressivi che pottrebbero passare alla catena alimentare). In sintonia con questi risultati, uno studio recente sostiene che si guadagna più energia netta destinando le coltivazioni agli alimenti che destinandoli alla produzione di biocombustibili.
  2. Solo in Brasile, con la canna da zucchero, si ottiene un rendimento mediocre, ma almeno con un valore maggiore di uno. Quindi sì, le condizioni di sfruttamento insostenibili, con un sovrasfruttamento del suolo e monocoltura, portano ad una erosione del suolo che può arrivare ad essere irreversibile. Ciò viene venduto come il miracolo brasiliano, ma si può trasformare in un incubo. Potete trovare ulteriori dati qui.
  3. Le piante terrestri hanno un fattore di conversione per funzione clorofilliana abbastanza inefficace, intorno all'1% (5% nel caso della canna da zucchero), ma le alghe marine sono abbastanza efficaci. Quindi sì, non si è ancora trovato un metodo efficace di utilizzo con rendimento termodinamico (EROEI) superiore a uno, inclusi i metodi basati sui bioreattori. Ci sono grandi speranze riposte sulle alghe, anche se è incerto che daranno mai grandi rendimenti termodinamici e certamente lontano dagli EROEI di 10:1 che si crede siano necessari per mantenere una società simile alla nostra. 
  4. Le coltivazioni per il biodiesel potrebbero avere senso, ad ogni modo, poiché senza questi l'aviazione sarebbe semplicemente impossibile. C'è un buon grafico sulla densità energetica su una recente presentazione di Steven Chu, segretario degli Stati Uniti per l'energia, che potete trovare qui; vedete che il combustibile per aerei richiede una densità di 32 Megajoule per litro (comparatelo con gli 0,9 Megajoule per litro delle batterie al litio). Di certo vi consiglio la presentazione di Chu, nonostante il suo tecno-ottimismo, perché vi darà una buona radiografia di cosa stia pensando il governo degli Stati Uniti. Useremmo pertanto il biodiesel come carrier, un vettore di energia come lo è l'elettricità o l'idrogeno, ma essendo più stabile e trasportabile ed avendo un EROEI di 0,8:1 significa che perderemmo solo il 20% dell'energia convertita, il che è molto buono per un carrier. Ovvero, fare biodiesel può essere, ad ogni modo, utile, sempre che abbiamo energia da altre fonti. Tuttavia, ciò pone due grandi problemi che affronto nei due punti successivi. 
  5. Lo spostamento delle coltivazioni per la produzione di biocombustibili (biodiesel e bioetanolo) comporta la contrazione della superficie coltivata per alimenti. Su Acorazado Aurora trovate ciò che questo comporterà in termini di funzionamento del mercato, ma non è difficile immaginare. Possiamo ricordare: durante il 2008 ci sono stati gravi problemi alimentari nel mondo, con aumenti record del prezzo del mais che ha causato problemi in Messico, nella misura in cui si destinava più mais alla produzione di etanolo per coprire la mancanza di petrolio che ha portato al picco del prezzo nel luglio 2008. Vogliamo che diversi milioni di persone muoiano di fame per poter uscire con la macchina?
  6. Il problema più grave di tutti è quello dell'uso del fosforo. Da un lato è un problema ambientale (il dilavamento del fosforo genera la proliferazione di alghe tossiche – le HAB – negli estuari, uccidendo la vita marina – le zone morte, ndT.) e dall'altra il deterioramento del suolo da parte della monocoltura. Ma risulta che il minerale di fosforo, che è quello da cui stiamo estraendo il fosforo per le colture in tutto il mondo, sia anch'esso un minerale esauribile. E il suo picco è stato... nel 1989. La cosa più triste del problema del fosforo è che è ben conosciuto da un secolo o più. Persino Aldous Huxley lo commenta nei suoi racconti (come in “Un mondo felice”). Il picco del fosforo sarebbe e meriterebbe un post di per sé, ma è tanto profondo e deprimente (l'agricoltura e, di conseguenza, il nostro approvvigionamento di alimenti dipende dal fosforo) che è meglio lasciarlo per altri momenti. Potete trovare molte informazioni sul tema sull'Energy Bulletin, più specificamente a questo link (oltre al precedente link all'articolo di Marco Pagani, ndT.). Curiosamente, il problema del picco del fosforo comincia ad arrivare ai media convenzionali. Non fatevi prendere dal panico: possiamo – e di fatto dobbiamo -  riutilizzare il fosforo delle nostre feci. Huxley è ancora più radicale e propone di riutilizzare i cadaveri... 

Riassumendo, i biocombustibili non saranno una fonte di energia, possono causare molti problemi ambientali e di sicurezza alimentare, anche se potrebbero essere utili per certi usi. Pensiamo bene a come vogliamo usarli, poiché nulla in questo mondo è gratis.
Saluti,

AMT