sabato 10 settembre 2011

La legge di Tainter: dov'è la fisica?



J
L'interpretazione di Joseph A. Tainter sulla causa del crollo delle civiltà è che le strutture sociali generino rendimenti negativi quando diventano troppo complesse; come mostrato sopra (dall'articolo di Tainter del 1996 su dieoff.com). Potremmo chiamare questa correlazione come "legge di Tainter". Ma che cosa è esattamente che genera questo comportamento? In questo post, cercherò di creare un semplice modello che spieghi la legge.

Articolo apparso su "Cassandra's Legacy" il 27 Marzo 2011. Traduzione dall'inglese di Pandemica-mente.


Joseph Tainter ha scritto un’affascinante interpretazione del crollo delle civiltà umane nel suo libro "The Collapse of Complex Societies" (1988) (si veda anche il suo saggio del 1996). Il collasso è un evento comune: è quello di cui sono fatti i libri di storia. I potenti imperi del passato, dai Sumeri all'Unione Sovietica, sono tutti crollati ad un certo punto. Tuttavia, non sembriamo essere in grado di comprendere le ragioni per cui i crolli siano così comuni.

Nel suo libro, Tainter esamina studi precedenti ed elenca almeno undici cause (o "concause") dei collassi che sono state proposte dagli storici. L'esaurimento delle risorse, le catastrofi, gli invasori, il conflitto sociale ed altre ancora. Ma esiste una singola causa del collasso? O ce ne sono diverse? Tainter cerca un'unica, comune radice del problema e la trova in quello che lui chiama "i rendimenti decrescenti della complessità".

Partendo da un concetto ben noto nella teoria economica, quella dei rendimenti decrescenti, Tainter costruisce il suo caso su esempi storici. E' chiaro che numerose società hanno continuato a costruire e gestire strutture complesse e costose, anche in condizioni nelle quali era molto difficile trovare le risorse necessarie. Un esempio è quello delle fortificazioni a protezione dell'Impero Romano d'Occidente, che devono essere state un tale fardello che possiamo considerarle fattori che abbatterono l'Impero. E, in generale, effettivamente vediamo che le società, compresa la nostra, erigono burocrazie complesse ed ipertrofiche che appaiono del tutto inutili; un aumento di complessità che genera solo uno spreco di risorse.

L'idea dei rendimenti decrescenti della complessità appare coerente e ragionevole. Ma, perché le società si comportano in questo modo? Tainter non fornisce una vera spiegazione; su questo punto, sembra seguire la tradizione degli storici di descrivere, anziché interpretare. Ma, se vi capita d’avere un punto di vista più orientato verso la fisica, allora descrivere quello che accade non è più sufficiente. Volete sapere quali siano i meccanismi interni che fan sì che le civiltà evolvano verso una più elevata complessità. Qual è la fisica del collasso?

Vediamo quindi se possiamo costruire un modello di crescita e collasso delle civiltà. Il più semplice che sono riuscito a mettere insieme è il seguente. Si tratta, se volete, di un "modello giocattolo”:


Il modello si basa sulle convenzioni della dinamica dei sistemi. I rettangoli indicano gli stock di qualcosa. Si potrebbe dire che la casella a sinistra contenga i combustibili fossili, mentre il riquadro a destra contenga l’anidride carbonica. La casella centrale contiene tutte le cose di cui è fatta l'economia e che sono create dalla disponibilità di energia proveniente dai combustibili fossili: persone, macchinari, edifici, strutture, come le si chiama.

Lo stock di combustibili fossili è elaborato dall’economia ed infine trasformato in rifiuti, come indicato dalle frecce dal doppio bordo che mostrano la direzione del flusso della materia. Le frecce col bordo singolo indicano come gli importi immagazzinati negli stock influenzano il flusso; che è influenzato anche da due costanti: quanto velocemente l'economia è in grado di estrarre le risorse e quanto velocemente le risorse sono trasformate in rifiuti.

Ci sono alcune ulteriori questioni sul modello: la prima è che si presume che lo stock di risorse sia finito - che sia "non rinnovabile". Si tratta di un'approssimazione, ma è una di quelle buone e non solo per la nostra società. Antiche civiltà erano basate sull'agricoltura, che si suppone sia una risorsa rinnovabile. Ma l'agricoltura non è necessariamente rinnovabile; è più spesso un modo per trasformare terreni fertili in un deserto attraverso l’estrazione di una risorsa non rinnovabile: il terreno fertile.

Infine, si noti anche che il modello presume una relazione di feedback fra le risorse e le dimensioni dell'economia. Vale a dire, più risorse ci sono, più velocemente sono sfruttate e - anche - più grande è l'economia, più velocemente sfrutterà le risorse. Queste ipotesi implicano un "feedback positivo" tra le risorse e l'economia; che è un'ipotesi ragionevole. Una relazione simile vale per i rifiuti e l'economia.

Ora, andiamo avanti e "risolviamo" il modello. Cioè, vediamo come la dimensione degli stock cambiano col passare del tempo. Ecco i risultati (ottenuti col software Vensim per la dinamica dei sistemi):


Come si vede, lo stock di risorse viene esaurito, mentre l'economia cresce. Ad un certo punto, tuttavia, il flusso dallo stock di risorse viene ridotto così tanto che l'economia non può continuare a crescere ed inizia a declinare. Alla fine, tutto lo stock di risorse è stato trasferito allo stock dei "rifiuti".

Si noti che il modello descrive un sistema chiuso in termini di massa. Non vi è alcun flusso di materia da o verso l'esterno. E, in effetti, la massa è conservata nei risultati: la somma della massa contenuta nei tre stock è costante. Ma il sistema scambia energia con l'ambiente circostante. Bruciare combustibili fossili genera calore, che viene disperso all'esterno, così si può presumere che tutte e tre le caselle si mantengano alla stessa temperatura media.

La principale forza dietro alla trasformazione è l'energia potenziale, in questo caso il potenziale chimico dei combustibili fossili. In altre parole, la casella di sinistra (le risorse) ha un potenziale termodinamico superiore alla casella di destra (i rifiuti). Come sappiamo dal secondo principio della termodinamica, la trasformazione avviene con la creazione di entropia. L'economia è una grande macchina per la creazione di entropia - non potrebbe essere altrimenti.

Se vi piace usare il termine "exergia" (la frazione di energia in grado di fare un lavoro utile) si può dire che lo stock dei "rifiuti" contiene molta meno exergia rispetto allo stock delle "risorse"; mentre lo stock "Economia" detiene un contenuto intermedio di exergia. Non esiste una convenzione nella dinamica dei sistemi volta ad esprimere gli stock in termini di exergia. Potrebbe essere preso in considerazione nel modello, ma cerchiamo di non discutere di ciò - manteniamo questo modello un "giocattolo". La cosa importante è capire che cosa lo fa muovere.


Ora, torniamo all'interpretazione di Tainter del collasso. Cosa potremmo prendere come "complessità" nel modello? Non c'è un parametro esplicito che la descriva, ma, in prima approssimazione, la dimensione di un’economia determina la sua complessità. Questa è stata la regola per tutta la storia conosciuta e lo vediamo avvenire pure oggi. Con la crisi economica, alcune strutture che una volta potevamo permetterci - per esempio, l'istruzione di massa, la sanità pubblica - devono ridursi e scomparire. La società perde complessità in tempi di declino e ne guadagna in tempi di crescita.

Così la curva "a campana" che descrive il ciclo dell'economia dovrebbe anche descrivere la sua complessità. Ora, facciamo un ulteriore passo avanti nel quantificare l'intuizione di Tainter. Quale può essere il significato dei "benefici della complessità"? Beh, è chiaro, da ciò che Tainter dice, che il beneficio della complessità ha a che fare con la capacità della società di risolvere problemi. Nel nostro modello giocattolo, l'unico problema per l'economia è quello di produrre il più possibile in termini di risorse. Così possiamo definire i benefici della complessità come proporzionale alla produzione, ossia al tasso di sfruttamento dello stock di risorse naturali.

Ora possiamo ridelineare l’idea di Tainter dai dati del modello, cioè, tracciare la produzione (i "benefici") in funzione della dimensione dell'economia (la "complessità"). Ed il risultato è qualcosa che assomiglia molto alla legge di Tainter! Eccolo qui. (Si noti che, nel grafico completo, la curva è un ciclo intero che va di nuovo a zero alla fine del ciclo):


Per fare un confronto, ecco qui di nuovo il grafico originale di Tainter: i due grafici non sono identici, ma la somiglianza è evidente.


Ora, quello che abbiamo realizzato qui naturalmente è un "modello giocattolo" dell'economia. Quando presento questo tipo di modelli ai convegni, di solito c'è qualcuno tra il pubblico che si alza e dice: "E’ troppo semplice; non è realistico!". L'idea sembra essere che io stia modellizzando le società utilizzando un "modello mucca sferica" - un termine usato per denigrare la tendenza dei fisici a semplificare eccessivamente il loro modello.

Questa è una critica perfettamente comprensibile, ma si può rispondere osservando che i modelli più dettagliati dello stesso genere forniscono risultati simili. Per esempio, il modello "world3 " dello studio "I limiti dello sviluppo" conduce e curve che sono molto simili nella forma a quelle qui riportate.

Ma penso che non sia questo il punto, è possibile creare modelli semplici o dettagliati, dipende da quel che è il loro scopo. Il modello giocattolo qui presentato non è pensato per descrivere come si comportano le società reali. E' pensato per essere "a portata di mente", il ché ci aiuta a comprendere come fattori fisici influenzino il ciclo storico delle civiltà. Evidenzia che le civiltà devono obbedire alle leggi della termodinamica; così come devono sottostare alla legge di gravità.

Alcune conseguenze del modello sono evidenti. Ci dice che, finché basiamo la nostra esistenza su risorse non rinnovabili, saremo costretti in fine ad esaurirle. Ma ci dà anche qualche suggerimento non-ovvio sul percorso che ci accingiamo a seguire in questo ciclo. In particolare, il modello ci dice che probabilmente continueremo ad aumentare le dimensioni e la complessità della nostra società anche con una diminuzione del flusso di risorse all’interno dell’economia. In questo senso, si conferma l'intuizione di Tainter, ma ci dice qualcosa di più; cioè estende la curva di Tainter oltre il limite del grafico mostrato nel suo articolo del 1996. Dice che, dopo la fase di crescente complessità e di riduzione dei rendimenti, la curva si capovolgerà all’indietro e, infine, sia la complessità sia la produzione andranno a zero, mentre l'economia termina il suo ciclo basato su risorse non rinnovabili. Ecco il grafico completo:

 

Ma la questione fondamentale è che, alla fine, la legge di Tainter deriva dalla termodinamica. Come si sa (o si dovrebbe sapere), la termodinamica non è solo una buona idea, è la legge!

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Articolo di Tainter del 1996 "Complessità, Risoluzione dei Problemi e Società Sostenibili"

Un post dei miei sul punto di vista di Tainter in merito al collasso

Un mio articolo sulla modellizzazione dello sfruttamento delle risorse


Questo post è apparso in inglese su "Cassandra's Legacy" il 27 Marzo 2011.

41 commenti:

  1. La nostra economia, quella FONDATA sulla recente massiva combustione di derivati del petrolio (petrolitica), o più in generale basata sulla combustione di carbonio (carbolitica), insomma l'era bruciolitica, altro non è che una macchina produttrice di entropia, nella sua accezione fisica e anche in quella più specifica della termodinamica classica!
    Il problema è che in fase d'ascesa, si è potuto affinare il meccanismo capitalista e peggiorare le conseguenze entropiche successive, ovvero abbiamo affinato l'efficacia distruttiva delle macchine tutte (compresa la finanza, che è una macchina esattamente come il trattore, l'una danneggia la società, l'altra il suolo). Nel frattempo si è riusciti a ridurre i danni, proprio perchè l'economia da un lato distrugge ma dall'altro ci consente di contare che mancano pecore rispetto ai pastori ed ai loro figli o che so io.
    Comunque tagliando corto siamo spacciati e lo sappiamo segretamente da molto tempo. Almeno da quando sappiamo di sapere (che moriremo, altrimenti quale altro è il Sapere Massimo che ci differenzierebbe dagli altri animali?).

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  2. Un'altro aspetto drammatico è quello che deriva dall'osservazione del legame esistente fra la politica e la complessità.
    Un politico dovrebbe conoscere bene la complessità del comportamento umano e altrettanto bene la complessità del mondo fisico animato e inanimato.
    E' raro purtroppo, che le due conoscenze appartengano ad una stessa persona contemporaneamente
    E finchè la complessità di una società umana è modesta,l'inettitudine di un politico può essere smascherata facilmente dalla maggior parte delle persone.
    Ma in una società molto complessa, sia per il politico che per la persona qualsiasi, diventa difficile discernere la verità dalle menzogne o anche dagli errori inconsapevolmente commessi.
    Da qui si può capire come la democrazia abbia un tallone d'Achille vulnerabilissimo.
    Chi è al comando e decide, deve essere in buona fede e sapere se ciò che si accinge a fare o sta facendo,porta al bene comune.
    Se la società è particolarmente complessa, in una democrazia può diventare faticoso ed esasperante mettersi tutti d'accordo su quello che è il bene comune.Ecco allora il desiderio irrefrenabile d'aggiustare infine ogni cosa con atti dittatoriali, anche in buona bene talvolta, ma che creranno il più delle volte rabbia e rivolta di massa o meglio di popolo,atteggiamenti che non favoriscono quasi mai la comprensione dei termini dei problemi in corso.
    La questione della T.A.V. italiana è eblematica.
    Se non esistessero vie di comunicazione ben migliori di una stradina di campagna su quel percorso,l'imperio di volerla costruire avrebbe una logica, ma i collegamenti attuali e futuri non mostrano alcuna ragione robusta d'essere aumentati.
    Tranne che per ragioni che nulla hanno a che fare con necessità reali e future di trasporto.
    E poi ancora, la relazione tra complessità e stupidità,o se vogliamo mancanza d'intelligenza,è sempre una giungla piene di sorprese.
    Basti pensare all'uso che viene fatto di internet stesso.
    Chi volesse ironizzare facilmente potrebbe anche dire che blog come questo non sono di nessuna utilità,visto che non pare modifichino sostanzialmente il pensiero di moltitudini di persone.
    Il fatto è che anche volendo, misurare l'influenza di un blog come questo, sulla casalinga di Voghera, l'assessore di Abbiategrasso o il sottosegretario in auge da qualche tempo sui teleschermi, è un complito di notevolissima complessità.

    Appunto.

    Marco Sclarandis

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  3. da come si stanno comportando i governi dal 2008, ma anche attualmente mi pare di capire che l'unica attenuazione del fenomeno economico, quindi finanziario, quindi entropico sia la creazione di tante crisi rallentatrici. Non sarebbe altrimenti possibile dato il livello intellettuale delle masse pari a zero o quasi. D'altra parte l'educazione che stanno dando da oltre 50 anni, non poteva produrre altro che una massa di cretini e prepotenti, che sono ovviamente i migliori consumatori di prodotti inutili di un'industria distruttice ed inutile. Mal voluto, non è mai troppo. Ma penso ci sia anche lo zampino del diavolo, ovviamente per i credenti. Altrimenti non riesco a spiegarmi come una mente umana, abbia potuto concepire un tale piano distruttivo del creato, così ben organizzato ed efficente.

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  4. molto bello..grazie.
    spero davvero in un miracolo e quindi in un cambio di rotta..ma credo che la maggioranza delle persone (@massimo, anche quelle 'colte' con titoli accademici)..non abbia capito bene dove stiamo andando..
    circa l'esistenza del diavolo o di una forza che ci spinge a fare tutto il contrario di ciò richiesto da madre natura..concordo..
    mi ero ripromesso di approfondire uno studio sugli attentati ad Hitler..in pratica è quasi 'provato' che una successione così vasta di eventi negativi (positivi per lui..) sia statisticamente improponibile..
    tra l'altro vi furono attentati complessi (quello famoso di Von Stauffenberg nel '44), ma alcuni anche molto 'artigianali' e altri che non riuscirono grazie all'intellgence..
    credo che in uno di quelli 'artigianali' addirittura non sia esplosa una bomba a mano..caso se non erro molto raro (1/10000?)..
    e pensare che nella mia ridente città, Firenze, ieri stavo per essere travolto sulle strisce pedonali davanti a casa..ecché diavolo!

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  5. Non riesco a credere che siamo ormai arrivati al punto di rottura, non avrei mai pensato di poter assistere al tracollo della nostra civilta' o forse dovrei dire alla "fine dei tempi", e cio' che piu' mi preoccupa e' che per quanto mi possa sforzare per cercare di tutelare me e i miei cari da un futuro prossimo disastroso, credo sia del tutto inutile , o forse no.... seguo questo blog da meno di un' anno ma a differenza di molti altri mi ha colpito per la lucudità con la quale si affronta il collasso imminente.
    mi piacerebbe se possibile affrontare, anche la parte che riguarderà il DOPO disastro.

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  6. @ Stefano, il livello intellettuale a cui mi riferisco non è quello culturale. Non quello dell'Io freudiano, ma quello del Super Io, dove albergano, non l'intelligenza fatta di quantità di neuroni e materia grigia, ma le più sublimi capacità della mente umana, la morale , l'etica, l'amore per la conoscenza (filosofia), il sentire l'esistenza di Dio (il dolce sentire francescano). Vivere da persone colte ed intelligenti senza queste capacità è vivere ad un livello molto inferiore a quello veramente umano. Anche le scimmie e altri animali sanno utilizzare strumenti. Se ci confrontiamo su questo piano, siamo solo animali più bravi e quindi più distruttivi. Spero di essere riuscito a farti capire la mia visione di intelletto. Massimo

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  7. La considerazione sui ritorni decrescenti causati da un aumento della complessità è interessante, manca però un elemento soggiacente che si intuisce ma che non è perfettamente esplicitato, o meglio lo è solo ne "i limiti dello sviluppo". Il feedback positivo.

    La teoria che sta alla base de "i limiti dello sviluppo" sancisce che il "collasso" è causato dalla contemporanea presenza di tre caratteristiche: La presenza di un limite, un ritardo nella risposta, la presenza di un FEEDBACK POSITIVO.

    Il Feedback positivo è evidente nel principio dei ritorni decrescenti causati dalla eccessiva complessità: si arriva ad un punto in cui esiste una "inversione di fase", pertanto qualsiasi azione correttiva si compia nel sistema da come risultato un peggioramento delle variabili stesse che si intendono correggere.

    Esattamente come costruire mura dispendiosissime attorno alla città, sottrae risorse essenziali e facilita in ultima analisi l'abbattimento stesso della città che si sarebbe voluto difendere.

    Non c'è dubbio che oggi stiamo vivendo una stagione ricchissima di feedback positivi, in economia, nei cambiamenti climatici, nella produzione dei rifiuti, nella rincorsa verso la sostenibilità, nella crisi del capitalismo (le cui risposte oggi ne esasperano i problemi).

    Il collasso è dietro l'angolo.

    Paolo Marani
    MIZ Cesena

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  8. "Con la crisi economica, alcune strutture che una volta potevamo permetterci - per esempio, l'istruzione di massa, la sanità pubblica - devono ridursi e scomparire."

    Le strutture del welfare sono le più visibili, ma non sono così certo che siano quelle a portare maggiormente alla inefficienza energetica globale della società (beh, forse in Italia sì)... In fondo mi pare che 50 auto consumino molto più di un pullman.

    E poi la marmaglia che oggigiorno si definisce "libertarian" non aspetta altro che una frase come questa per giustificare la demolizione dei servizi pubblici, a favore di coloro che ricchi lo sono già e vogliono continuare ad esserlo anche durante la crisi. Crisi che -è giusto ricordarlo- ha i suoi fondamenti ideologici proprio nella parte più massimalista del pensiero liberale (Julian Simon docet).

    Gianni Cottogni

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  9. Beh vediamolo dal punto di vista positivo.
    Siamo all'interno di un cambiamento epocale e possiamo esserne protagonisti.
    Stiamo vivendo un crollo di civiltà come altri prima di noi, ma noi abbiamo la fortuna di rendercene conto.
    Mia nonna se fosse ancora viva direbbe in dialetto torinese:"E adess co fuma?" E adesso cosa facciamo?
    Lei non si preoccuperebbe troppo, avendo vissuto due guerre ed il fascismo in mezzo, tutto ciò gli sembrerebbe nulla.
    Io sono ottimista.
    Qui a Torino stiamo costruendo il grattacielo Intesa-S.Paolo, a breve comincerà la costruzione di quello della Regione Piemonte e poi abbiamo nella bella Valle di susa il TAV!
    Il progresso avanza comunque... o no?

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  10. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  11. Un altro post di grande spessore, cosa si può aggiungere?? poco o nulla direi.
    Bello vivere la storia con i suoi cambiamenti epocali, ma in questo caso credo che non potremo raccontarlo ai posteri, saranno troppo impegnati a lottare per la sopravvivenza.

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  12. Nei tribunali bisognerebbe sostituire la scritta"LA LEGGE E'UGUALE PER TUTTI" con quella "LA TERMODINAMICA E'UGUALE PER TUTTI"
    e vedere che cosa succede.
    Ma qualcuno direbbe subito che esistono i miracoli,e questi altro non sarebbero che eccezioni che vìolano la regola.
    Altri,che al contrario,i miracoli confermerebbero proprio la regola.
    Comunque, la complessità è l'aspetto forse più affascinante del mondo.
    Anche poche e semplici regole,fra le infinite possibili possono generare complessità insospettabili.
    Dagli scacchi all'insieme di Mandelbrot e oltre.
    Noi umani in fondo siamo risultati che cercano spasmodicamente di ritrovare le regole che li hanno generati.

    Marco Sclarandis

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  13. Ho dimenticato una frase: A costo di infrangere qualsiasi regola.

    Marco Sclarandis

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  14. Più che d'accordo. Nel mio piccolo ho fatto diversi post sulla termodinamica che dicevano la stessa cosa.
    Nell'ultimo ho utilizzato il libro di Rifkin "Economia all'idrogeno" come riferimento, e Rifkin fa poi riferimento a Tainter. (http://blog-condiviso.blogspot.com/2011/08/poche-e-si-disintegrano-velocemente.html)
    E sono d'accordissimo con Marco Sclarandis: LE LEGGI DELLA TERMODINAMICA SONO LE LEGGI VERE DI QUESTO SISTEMA CHIUSO CHIAMATO TERRA.
    Dovremo scriverle dappertutto e ripeterle come un mantra. Inoltre servono a noi e non al Pianeta che se ne fregherà di noi (http://blog-condiviso.blogspot.com/2011/08/nulla-possiamo-contro-di-lei.html)

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  15. Siccome dovrebbe valere anche la legge di Seneca, credo che la velocita' con cui verra' percorsa la curva non e' costante, o sbaglio?

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  16. Lo sviluppo economico e la complessiva che ne consegue non portano solamente a rifiuti.
    Portano anche a qualcosa di praticamente indistruttibile e eterno: la conoscenza!
    Alla fine del ciclo non si torna quindi alle condizioni esistenti al suo inizio!
    La storia non inizierà daccapo e non è stato tutto inutile.
    Armando

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  17. E nelle banche sarebbe utile appendere la scritta che ricorda:
    "Nulla si crea nulla si distrugge,tutto si trasforma, purchè se ne paghi il prezzo"

    Marco Sclarandis

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  18. la conoscenza indistruttibile? Quello che e' realmente indistruttibile sono le leggi, che si possono conoscere; per quqnto riguarda la conoscenza, ahime', questa l'abbiamo persa ripetute volte nella storia, e puo' succedere ancora e ancora.

    Quello che mi aterrisce, e' che la conoscenza si avvale di strumenti di ricerca che sono direttamente collegati, man mano che ci si addentra in cose molto complicate e difficili, alla disponibilita' di energia ed alla complessita' della societa'.

    Insomma, se davvero tutto implodera' su se stesso, non pensate di poter rivedere un large hadron collider o un hubble space telescope tanto presto nella storia, forse non li rivedremo mai piu.

    Questo pone un accento serio sulla nostra limitatezza nella capacita' di conoscere, un limite termodim=namico anche sulla conoscenza non me lo sarei aspettato, ma invero, c'e'.

    Saluti

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  19. Un problema si risolve passando al livello di complessità successivo, diceva Einstein. E' per questo che la società industriale non risolverà mai il proprio problema di non essere più industriale.
    Il problema degli umani e di come abitare il Pianeta si risolverà quando saremo in numero tale da non andare in "overshoot" delle risorse. Tornando ad una primitiva agricoltura di "raccolta", a termine non credo potremmo essere (considerando i terreni sterilizzati in vari modi, vuoi per costruzioni urbane o distruzioni agricole irreversibili) oltre 10 000 000 di individui su tutto il Pianeta. Ho detto dieci milioni. E, importante, senza uso di utensili in metallo. Si chiamerà post-litico ma nessuno potrà studiarlo su nessun libro di testo.

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  20. Ora basta Bardi, questo tribunale la condanna a bere la cicuta perchè i suoi articoli corrompono l'innato e salutare ottimismo delle giovani generazioni. ;-)

    Detto questo mi devo complimentare per la qualità degli articoli del suo blog.
    Magari le teste di cemento che ci governano avessero nelle loro zucche praticamente vuote, qualche nozione tra quelle che lei cerca di diffondere.

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  21. Ohi.... ragazzi, questo è solo un modello giocattolo. Non esagerate!!!!!

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  22. Modello giocattolo o no, la differenza sostanziale e' se dice la verita' o meno.

    E purtroppo la dice.

    Poi i dettagli non sono cosi' importanti. Cosa importa se cadendo da 20 piani si atterra di piedi, di testa o di pancia? Se l'omino e' approssimato da un cilindro o da una sfera, o da un complesso manichino 3-D?

    Qui siamo nel campo delle macro-simulazioni. Poche regole, ma di ferro, e poche conclusioni, ma fatte dello stesso materiale.

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  23. Condivido in pieno il modello (giocattolo ma consistente), ma non il pessimismo rassegnato dei commenti. E’ facile fraintendere le conseguenze dell’entropia. Se è vero che troppa entropia = caos, è pur vero anche che nessuna entropia = morte. L’entropia non è il grande nemico. Il grande nemico è l’inadeguatezza sistemica della nostra economia ultraliberista e Darwin ha già detto quel che c’è da dire a proposito dell’inadeguatezza e delle sue spiacevoli conseguenze. Le leggi della termodinamica non si eludono, ma finché splenderà il Sole (la prima fonte energetica del pianeta) e noi non faremo troppe sciocchezze (cosa che purtroppo ora stiamo facendo) quel pessimismo non sarà condivisibile a parer mio neppure dal punto di vista termodinamico.

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  24. Non so nulla d’entropia e termodinamica, ma so che è possibile far molto per scongiurare un collasso della nostra civiltà. Non è poco. C'è molta differenza tra una discesa dolce ed un collasso. Il modello del professor Bardi implica un ruolo cruciale dei rifiuti e allo stock di risorse. Su entrambe queste “scatole” si può intervenire pesantemente. Prendiamo, ad esempio, le emissioni di CO2 ed i combustibili fossili.
    La CO2 emessa in atmosfera può essere parzialmente riassorbita tramite l’autofertilizzazione dei terreni agricoli eliminando procedure agricole non rinnovabili, costose e dannose basate sui combustibili fossili (che quindi sono anche una causa consistente delle emissioni di CO2). La preservazione di foreste ed oceani e la conversione di parte dei deserti naturali e di quelli urbani in campi coltivati potrebbe analogamente abbassare le emissioni di CO2 intrappolando il carbonio atmosferico nella massa vegetale e nel suolo vivo. Una riorganizzazione delle città secondo criteri stile arcologie, cura del ferro, telepresenza e vertical farming consentirebbe al tempo stesso di risparmiare ingenti quantitativi d’energia per trasporti e climatizzazione e di espandere al tempo stesso le aree agricole e forestali periurbane aumentando l’assorbimento della CO2. La modifica della cultura gastronomica/alimentare verso diete meno carnivore ed una forte limitazione di carne bovina a favore di alternative più sostenibili ed efficienti comporterebbe ulteriori risparmi e cattura di CO2. La permacultura ed i movimenti per la decrescita economica sono fonti illuminanti in quest’ottica. Si noti che tutto ciò (e molto altro) comporterebbe una maggior qualità della vita e non l’inverso. La conseguente riduzione del consumo di farmaci, cure mediche invasive e psicofarmaci (ancor più massiccia se associata a metodi di prevenzione sistemica) comporterebbe ulteriori importanti riduzioni di emissioni (si guardino le spese per i sistemi sanitari se si hanno dubbi al riguardo). Il risparmio energetico, l’aumento d’efficienza e le energie rinnovabili su vasta scala congiuntamente a innovazioni economiche banali che sfavoriscano la produzione e l’acquisto di merci a favore di una loro condivisione durevole, potrebbero portare a livelli di benessere decisamente superiori agli standard attuali con una minor intensità sia di CO2 sia di energia.

    Tutto ciò senza parlare degli aspetti di una possibile stabilizzazione o lenta riduzione demografica (= aumento del benessere e diminuizione di CO2 e consumo energetico).

    L’entropia e la termodinamica ci dicono molto su com’è fatto il mondo in cui viviamo, ma non molto su cosa vogliamo fare noi "in" e "di" quel mondo.


    Saluti

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  25. Buongiorno.
    Vorrei portare alla vostra attenzione una frase di Fred Hoyle del 1964:

    "Si è detto spesso che, se la specie umana non riuscirà a farcela qui sulla Terra, qualche altra specie porterà avanti la corsa. Questa frase non è corretta se si parla di sviluppo dell'intelligenza. Si parla di requisiti fisici. Infatti a breve avremo come specie esaurito i prerequisiti fisici per quanto riguarda questo pianeta. Una volta esauriti il carbone, il petrolio, i giacimenti ad alta concentrazione di metalli, nessuna specie per quanto competente potrà compiere la lunga scalata dalle condizioni primitive a una tecnologia di alto livello. Quest'arma ha un solo colpo in canna. Se falliamo, questo sistema planetario fallisce, per quanto riguarda l'intelligenza. Lo stesso avverrà per altri sistemi planetari. Su ciascuno di essi ci sarà una e una sola possibilità.

    Fred Hoyle, come Asimov, era uno scienziato e autore di fantascienza.
    Oggigiorno non ci sono più scienziati che si divertono a scrivere di fantascienza. Infatti ci sono solo autori letterari che hanno cambiato il nome a quella branca della letteratura dandole il nome di "letteratura del possbile".

    Tuttavia sono preoccupata.

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  26. Ciao ultimo anonimo. Vorrei poter condividere il tuo ottimismo, ma le giustissime azioni correttive che tu proponi sono già state prese in considerazione nel modello dei "limiti dello sviluppo", con il risultato che, essendo attuate non in tempo utile, spostano il collasso solo un po' più in là.

    vedi la descrizione degli scenari qui:
    http://it.wikipedia.org/wiki/Rapporto_sui_limiti_dello_sviluppo

    Gli unici scenari che danno risultati che si stabilizzano senza collasso sono il 9 (correzioni a partire dal 2000) ed il 10 (correzioni a partire dal 1982), ma ormai non più applicabili.

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  27. Ciao Daniela, quello che dice Hoyle non e` completamente esatto perche` bisogna prima stabilire se e fino a che punto riusciremo ad utilizzare le risorse finora inaccessibili, che potrebbero diventare (su scale di milioni di anni, spero) di facile accesso.

    Parlo, naturalmente, dell'Antartide.

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  28. Non sono affatto d'accordo sulla veridicita` dei modelli de "I limiti dello sviluppo", almeno non in senso letterale. Il Bardi mi correggera` se sbaglio, ma l'obiettivo principale dello studio era dimostrare (appunto) che lo sviluppo ha dei limiti. Attuare delle "correzioni" entro l'anno 19xx e` consigliato stando cosi` le cose, e qui casca l'asino (i modelli intendo).

    Essi non prendono nella dovuta considerazione, secondo me, la possibilita` di:
    1) innovazioni tecnologiche "epocali", ad esempio fotosintesi artificale su larga scala o che so io
    2) imprevisti di larga portata: epidemie, guerre (anche mondiali)

    Secondo me essi vanno intesi come una dimostrazione che, guerre o epidemie, tecnologia o filosofia, lo sviluppo ha dei limiti fisici insuperabili, dovuti alla finitezza di certi (la maggior parte) pozzi e sorgenti.
    Ma dire che non ci sono speranze perche' siamo "fuori dallo scenario 9" mi sembra un eccesso di fiducia nei modelli: in realta` potrebbe andare meglio o peggio di quanto previsto.

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  29. Antartide, si come no, facciamola pure a pezzi per farci andare i Suv.

    Se non cambiamo il nostro modello di sviluppo, l'economia, e in primis la nostra cultura, siamo fregati.

    COme ben dice Jared Diamond, storicamente piu' una civilta' e' grande e complessa, meno e' capace di cambiare e di adattarsi.
    Non a caso, i pochi casi di civilta' che sono riuscite a da adattarsi con cambiamenti molto drastici sono invariabilmente relative a piccole comunita' di poche migliaia di individui.

    Il problema infatti e' che
    a) tutti devono prendere coscienza del problema
    b) tutti devono contribuire
    c) corollario fondamentale, se c'e' una elite che prende le decisioni, deve opportare gli stessi problemi e sopportare le stesse misure di correzione, o non si fara' nulla di significativo.

    Questi tre elementi non sono assolutmente soddisfatti nel caso della nostra civilizzazione, in particolare il terzo.

    Non essendoci volonta' di cambiare, non ci sara' cambiamento volontario. L'inerzia del sistema e' troppo grande. Quando il sistema sara' ridimensionato in misura sufficiente, automaticamente si ridurra' l'inerzia e inixieranno i cambiamenti.

    In ogni caso, non sperate in nessun modo di continuare a perpetuare l'attuale stile di vita, perche' e' impossibile, per costruzione qualunque azione o non azione si decida.

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  30. Ciao Astabada, mi pare che le risorse stiano diventando sempre meno accessibili oppure a un costo talmente elevato di accessibilità che l'EROEI diventa sconveniente.
    Quindi mi piacerebbe sapere perchè affermi la necessità di stabilire se e come utilizzare risorse finora inaccessibili tipo l'Antartide. E' una speranza?

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  31. Forse non mi sono espresso bene: il mio non era affatto un auspicio: "potrebbero diventare (su scale di milioni di anni, spero) di facile accesso." Ho scritto "spero" proprio per sottolineare che mi auguro invece come tali risorse non si rendano disponibili cosi` presto come sperano invece certe compagnie estrattive.

    Volevo solo rilevare che, al contrario di quanto disse Hoyle, non e` detto che esista un'unica possibilita` per la vita intelligente. Se un giorno ci estinguessimo come specie intelligente, ci saranno comunque delle risorse (a bassa entropia, intendo) per garantire lo sviluppo di una societa` avanzata.
    L'Antartide e` sicuramente l'esempio principe di tale pozzo di risorse: oggi non e` disponibile, ma forse tra milioni di anni - complici i cambiamenti climatici e la deriva dei continenti - potrebbe diventare un posto piu` accogliente per le future specie intelligenti.

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  32. @Phitio

    Nello specifico Phitio, il messaggio fondamentale di "Armi, acciaio e malattie" e` che chi cambia mentalita` per primo viene fagocitato da quelli che persistono nello sfruttamento insensato delle risorse. Segue esempio.

    Supponiamo che lo stato del golfo (di fantasia) Terrabassa esporti poco petrolio, per motivi suoi (o non suoi). In buona sostanza non ha cosi` bisogno ne' di valuta, ne' d'importare beni.
    Invece da qualche altra parte del mondo lo stato di Suda ha finito le sue risorse, sprecate (se volete) in costosi e letali dispositivi militari.

    Quando Suda ha finito il petrolio, e si ritrova solo con le riserve strategiche, come le usera`?
    Scena successiva. Un lupo, abbeverandosi ad un ruscello, apostrofo` un agnello che beveva piu` a valle: "Ehi tu....

    Storia vecchia.

    Questo vale a dire che, in definitiva, sono d'accordo con te: il sistema non puo` essere guidato, le leve dei comandi sono rotte. Il punto e` che sono rotte *di fabbrica*, il sistema e` nato cosi`.

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  35. @astabada
    Adesso è più chiaro, anche con il fatto che auspichi (e qui mi fai tirare un sospiro di sollievo) che l'Antartide sia lasciata in pace perlomeno dalle multinazionali dell'estrazione.
    Non ti fidi dei modelli e non ti fidi nemmeno di quelli del Club di Roma.
    In effetti la realtà è molto complessa, ma i modelli non dicono cosa accadrà ma cosa potrebbe accadere.
    Potrebbe dunque accadere anche quello che dici tu, una seconda occasione, demolendo la previsione apocalittica di Hoyle.
    Che deve averla detta sia come scienziato e sia come scrittore di fantascienza...
    Ma per come vedo attualmente il governo del Pianeta penso che, se ci sarà una seconda occasione, non sarà una specie che discenda da noi homo sapiens.
    Il Pianeta fa a meno di noi, per cui i nuovi signori dotati di scienza e coscienza potrebbero essere nostri lontanissimi parenti.
    E sempre grazie della risposta!!

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  36. @Simone Martini
    Ciao, riporti parole non mie ma di Hoyle che io ho citato perchè è un ammonimento che arriva da quasi 50 anni fa e quindi è ancora più scoraggiante relativamente alle qualità dell'homo sapiens.
    Poso ancora ripetere ciò che mi dico ogni giorno: questo Pianeta ha dei limiti e se noi esseri umani che ci consideriamo tanto intelligenti da denominare queste era geologica (!) dell'industria fossile ANTROPOCENE non ce ne rendiamo conto, rischiamo di non avere discendenti che possano godere che ne so dell'arte e della musica meravigliose che abbiamo costruito.
    Altre scimmie antropomorfe potrebbero avere idee illuminate su come usare le rinnovabili ma non amare il jazz e ciò mi procura un grande dolore.
    Se hai voglia fai un salo qui a leggere una cosa che ho scritto sul mio minuscolo blog

    http://blog-condiviso.blogspot.com/2011/09/la-teoria-di-olduvai.html

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  39. > l'agricoltura non è necessariamente rinnovabile; è più spesso un modo per trasformare terreni fertili in un deserto attraverso l’estrazione di una risorsa non rinnovabile: il terreno fertile.

    Questo è un passaggio molto interessante che i più traascurano.
    Nella pagina odierna che cita questa analisi ho elencato altri casi di aumento pernicioso della complessità e dei suoi effetti.


    Anche le interessanti note di Phitio sono relative ad una complessità etologica: se esistono troppi livelli e una sperequazione eccessiva le classi dirigenti di una cultura esaspereranno le scelte che aumentano i benefici ad essa ma che peggiorano lo stato del sistema.
    Questa osservazione è stata fatta altre volte in Effetto Cassandra ma, se ricordo bene, anche in altri luoghi (penso a lavori di J. Randers e di J. Diamond).

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