Grafico da "Early Warning" di Stuart Staniford. Gli indici dei prezzi mondiali dei principali generi alimentari secondo la FAO.
La recente rivolta in Algeria è un sintomo che la situazione alimentare mondiale sta peggiorando. I prezzi dei generi alimentari sono in aumento ovunque e questo ha un effetto pesante sui paesi più poveri. In Algeria, evidentemente, hanno ancora le forze per mettere in scena delle proteste. Ci possiamo solo immaginare che cosa stia succedendo nei paesi veramente molto poveri, più poveri anche dell'Algeria.
Dare tutta la colpa della crisi planetaria al cambiamento climatico sarebbe decisamente troppo. Ci sono molti fattori che agiscono tutti nella stessa direzione, ovvero quella di ridurre le capacità produttive dell'agricoltura mondiale. Per esempio, i concimi chimici costano sempre più cari a causa del graduale esaurimento del petrolio. Allo stesso tempo, lo sforzo di produrre biocombustibili sta avendo un effetto sulla disponibilità di terreni adatti per la produzione alimentare. E, ovviamente, il fatto che la popolazione continui ad aumentare non aiuta di certo.
Tuttavia, è chiaro che il cambiamento climatico è un fattore importante - se non l'unico. Basta solo pensare ai danni all'agricoltura che hanno fatto le recenti alluvioni in Australia. Ma non è soltanto un problema di eventi catastrofici singoli. E' tutto un sistema agricolo che sta andando in crisi.
Fino ad oggi, ci siamo basati quasi completamente sull'effetto dei concimi chimici e dei pesticidi per rimediare ai danni fatti al suolo. Per l'irrigazione, abbiamo usato acqua "fossile" (non rinnovabile), tirata fuori da antichissimi aquiferi. Adesso, tutti i problemi stanno venendo fuori aggravati dalla siccità - alle volte dalle eccessive piogge che dilavano il suolo e, più che altro, dalla desertificazione in atto un po' ovunque. Tutti fenomeni causati o aggravati dal cambiamento climatico.
Insomma, è un generale problema di sostenibilità che sta venendo fuori e che non si risolve invocando miracoli tecnologici, tipo gli organismi geneticamente modificati. Non ci sono soluzioni per i problemi di sostenibilità che non siano curarsi di fare le cose in modo sostenibile. Questo vale per l'agricoltura, per il cambiamento climatico e per tutto il resto
Vedi anche questo post sul blog di ASPO-Italia.
Salve, nel post si parla dei prezzi dei beni alimentari (in Algeria), ma nulla sulla correlazione alla produzione in quel paese: per completare il post, a mio avviso bisognerebbe chiarire meglio se questo aumento è un effetto puramente finanziario (o derivante indirettamente da questioni normative su quel mercato) e quanto incidono effettivamente i fattori ambientali o demografici.
RispondiEliminaSaluti
Marco C.
Si, mi ero spiegato male: i prezzi mostrati nella figura sono per il mercato mondiale, non per l'algeria. Ho modificato il post per spiegarmi meglio. Grazie per il commento
RispondiEliminaIn qualità di nazione, per quanto l'Algeria è dipendente dal cibo importato?
RispondiEliminaLeggevo che il Sudan, con i suoi 40 milioni di abitanti, nonostante il petrolio abbondante nel suo sottosuolo, dipende quasi al 100% dal cibo (cereali) importato.
Un vero dramma si prospetta prima di tutto per questi paesi africani, sfruttati ignobilmente da noi occidentali ed ora lasciati navigare a vista nelle acque agitate della nuova era.
Salve prof. Bardi ; non mi sembra corretto fare copia incolla del mio commento al suo post su ASPO, per cui vorrei focalizzare l'analisi sui paini tempoarali e di intervento, e sintetizzo così:
RispondiElimina1) Nei paesi occidentali, come suggerisce anche lei, nell'immediato niente catastrofi bibliche, benchè già 1/5 degli americani, e cosa più grave, 1/4 dei bambini americani, siano attualmente sotto food-stamps ; nindimeno è adesso che è il tempo di aprire il dibattito e prendere qualche provvedimento di riequilbrio del welfare a vantaggio di chi è più giovane ed ha voglia, letteralmente, di prendere in mano falce e martello, ( eh eh !) ,specie se figlio unico, per evitare che la gobba lunga demografica prevista raggiungere il culmine 30 anni circa nei paesi occidentali, non picchi fra 10-15 per poi precipitare bruscamente, invece che declinare dolcemente.
2) come pensavo, seda noi comunque un apporto calorico di base, pur se dieteticamente squilibrato anche per ignoranza alimentare, sarà disponibile per tutti, già nei prossimissimi anni si accendera la miccia di quelle nazioni desertiche o semidesertiche , non distanti da noi, estremamente sovrappopolate per la capacità del territorio e sovvenzionate dalla rivoluzione verde : Egitto in primis, ma anche tutta la fascia medioorientale, poi il Pakistan ( L' India benchè autosufficiente e spesso praticando una agricoltura sostenibile, è così stirata al limite delle capicità di sostentamento del territorio ,che gli eventi estremi provocati dall'effetto serra ( non ultima l'ondata di freddo di 2 giorni fà nell'India del Nord ), potrebbero renderla vuonerabile sul piano alimentare e quindi uan region del mondo molto instabile e pericolosa.) : conclusione prepariamoci spiritualmente e materialmente a difendere le coste italiote.
Scusate per il doppio post , ma leggendo le ultime di TOD credo di aver trovato spunti di riflessione interessanti, che forse mi fanno intuire che non sono del tutto "scemo" (faccio copia ed incolla)
RispondiElimina"Here in Japan there is a new term "the vegetarian man"---the men in their 20s and early 30s who don't want to marry or have kids, they live alone, don't eat meat and frequent book shops and internet cafes. There are a lot of them, and they are derided by the men in their 40s and 50s who saw a better economy." da
http://www.theoildrum.com/node/7351#comment-757398
Last but not least. sulla crudezza degli interventi necessari per limitare l'effetto serra e la probabile non adeguatezza dei sistemi democratici nel gestirli e promuoverli:
http://www.theoildrum.com/node/7351#comment-757219
L'Algeria è un pessimo esempio. Quello stato ha le risorse economiche per aver un tasso di obesità anche superiore a quello americano visti gli introiti sul gas.
RispondiEliminaChiaro che è come il gioco delle tre carte. Se l'Algeria decidesse di sfamare la sua popolazione con i proventi del gas, qualcun'altro rimarrebbe a pancia vuota in giro per il mondo.
Ma proprio per questo considero l'Export Land Model campato in aria: la repressione costa molto meno della redistribuzione.
Forse non si considera che i proventi di Gas e Petrolio non vanno agli abitanti africani ma alle multinazionali occidentali.
RispondiEliminaGiusto preoccuparsi per i paesi africani, ma io penserei anche all'Italia: senza fertilizzanti la nostra terra non produce ormai nulla.
RispondiEliminaVi consiglio di fare un'ispezione in un campo coltivato: smuovendo il terreno vi accorgerete che si tratta di terra morta: colore sbagliato, consistenza sbagliata, scarsi o assenti i lombrichi...
astabada