venerdì 20 gennaio 2023

Fascismo e Carbone. Una storia che ci influenza ancora oggi

 



Mussolini fa finta di essere un minatore in una miniera di zolfo, in Sicilia, nel 1937. Non aveva mai capito -- e non avrebbe mai capito -- l'importanza della produzione mineraria nell'economia e il regime fascista fu condannato dalla mancanza di risorse energetiche nazionali. Qui di seguito, un recente articolo di Ugo Bardi pubblicato sul "Tazebao




Dicembre 31, 2022 - di Ugo Bardi

Il Fascismo e il carbone: storia di un fallimento che ci influenza ancora oggi


Un contributo del Professor Ugo Bardi sulla storia energetica dell’Italia partendo dalla dipendenza dal carbone.

Il Fascismo può essere visto come un tentativo di adattare l’economia italiana a una situazione di carenza di risorse energetiche che cominciò a manifestarsi negli anni 1920, con l’arrivo del “picco del carbone” in Inghilterra – il principale fornitore di carbone per l’Italia. Mussolini, come pure gli intellettuali italiani del tempo, non riuscirono mai veramente a rendersi conto dei limiti produttivi del carbone e del suo valore strategico. Il risultato fu una storica sconfitta per l’Italia, dalla quale lo stato italiano non si è mai veramente ripreso. La situazione attuale, con il conflitto in corso in Ucraina, rispecchia sotto molti aspetti la situazione degli anni 1930, con il gas e il petrolio russo che giocano il ruolo del carbone inglese. Nuove prospettive energetiche si aprono oggi con il rapido sviluppo dell’energia rinnovabile.

Con il passaggio del centenario della Marcia su Roma dell’ottobre del 1922, si è visto qualche tentativo in Italia di rileggere e capire la storia di quegli eventi che, bene o male, ancora influenzano profondamente l’Italia di oggi. La marcia fu solo un episodio di un’evoluzione complessa, e per molti versi contraddittoria, dello stato italiano e del suo tentativo di giocare un ruolo politico e strategico autonomo nel Mediterraneo. Un ruolo che era inizialmente passivo: lo stato italiano era, per molti versi, una creazione Britannica che ne favorì la nascita per bloccare i tentativi francesi di espansione nel Mediterraneo. L’idea funzionò bene fino a quando l’Italia cominciò a espandersi con la campagna di Libia del 1911, trovandosi fatalmente in contrasto con i suoi tradizionali alleati Britannici. È una storia che si sviluppa nell’arco di quasi esattamente un secolo, e che finisce con la cacciata degli Italiani dalla Libia nel 2011.

Tutto quello che è avvenuto durante quel secolo tumultuoso ha le sue origini nella rivoluzione industriale del XIX secolo. Una rivoluzione che fu possibile solo per mezzo del carbone, come aveva notato per primo William Stanley Jevons che diceva nel suo “La Questione del Carbone” (1866):

«Il carbone si trova non accanto ma al di sopra di tutte le merci. È l’energia materiale del paese – l’aiuto universale – il fattore di tutto quello che facciamo. Col carbone, quasi ogni impresa è possibile o facile. Senza di esso siamo ricacciati nelle laboriosa povertà dei tempi che furono».

Ma il carbone, come tutte le risorse minerali, non è distribuito uniformemente sul globo. In Europa, lo si trovava nelle zone del Nord, in particolare in Inghilterra, dove fu il motore della prima rivoluzione industriale. E in Italia? Per ragioni che hanno a che fare con eventi che si sono verificati nel periodo Carbonifero (e quindi non influenzabili politicamente), in Italia di carbone ce n’è molto poco. C’è solo un po’ di lignite di bassa qualità in Toscana e qualche piccolo giacimento in Sardegna. L’Italia non sarebbe mai stata in grado di generare o sostenere una rivoluzione industriale sulla base delle risorse nazionali.

Ma il problema del carbone durante la rivoluzione industriale non era tanto la localizzazione delle miniere, quanto il trasporto. Il carbone è pesante e ingombrante, e si trasporta male via terra. Ma, per via marittima è tutta un’altra cosa. Per tutto il secolo XIX e per una buona metà del XX, le navi carboniere a vela hanno trasportato carbone a basso costo un po’ ovunque nel mondo, in gran parte carbone inglese. Dalla costa, però, il carbone andava distribuito all’interno di un paese, e per questo ci volevano canali navigabili. Questo fu il centro della “questione meridionale” in Italia, anche questo punto mai veramente capito a livello politico. Per una discussione approfondita, vedi “Senza Carbone nell’Era del Vapore” di Carlo Bardini (1998).

Per via di eventi geologici che si sono verificati negli ultimi 100 milioni di anni (anche quelli, non influenzabili dalla politica), l’Italia del sud è troppo arida e montagnosa per permettere di costruire dei canali navigabili. Il contrario vale per l’Italia del Nord: dove il clima e l’orografia hanno permesso di rendere navigabili i fiumi della pianura Padana e industrializzare tutta la regione. Il limite geografico dell’industrializzazione era il fiume Arno, che aveva permesso di industrializzare buona parte della Toscana. Ma, più a sud, l’industrializzazione era impossibile: la geografia dominava l’economia. Fu questo il motivo per cui il Piemonte poté facilmente sconfiggere il Regno delle Due Sicilie nel 1860. Allora come oggi, la potenza economica si traduce in potenza militare.

Dopo l’unificazione, l’economia italiana si basava principalmente sulle importazioni di carbone inglese. Era l’origine dei rapporti storicamente buoni fra i due paesi. Nel 1913, Aldous Huxley scrisse che gli inglesi che colonizzavano l’Italia erano in gran parte “sodomiti e lesbiche di mezza età”, a causa della mancanza di leggi contro l’omosessualità. Ancora negli anni 1940, il giornalista Ridolfo Mazzucconi parlava della “bella fratellanza” fra Italia e Inghilterra. E non ci dimentichiamo che il piatto “fish and chips” lo aveva inventato un italiano! Ma quello che teneva legati i due paesi era principalmente il commercio di carbone.

La produzione del carbone al picco massimo

Con la fine della Prima Guerra Mondiale, nel 1918, nessuno si accorse di un evento epocale che avrebbe cambiato tutta la storia dell’Europa, incluso i rapporti fra Italia e Gran Bretagna: il picco del carbone. Il carbone è un combustibile fossile: esiste in quantità limitata. Ed è soggetto a una legge economica ben nota: quella dei “ritorni decrescenti”, generata dall’esaurimento graduale. Se ne era già accorto Jevons nel 1866, ma nessuno gli aveva dato retta. Ma la combinazione di geologia e economia genera dei cicli economici inevitabili di crescita e declino. Nel 1913, la Gran Bretagna aveva raggiunto il suo massimo produttivo (il “picco del carbone”) e, da allora, cominciava un declino che si sarebbe concluso solo verso la fine del ventesimo secolo, con l’azzeramento della produzione. Nessuno allora come oggi, riusciva a capire il ruolo dell’esaurimento e il calo produttivo in Inghilterra veniva invece attribuito agli scioperi. In Italia, invece, si tendeva ad attribuirlo alla cattiveria dei perfidi albionici in Italia. Ci racconta D.H. Lawrence nel suo “Sea and Sardinia” del 1921 di come “il carbone”, con annessi insulti all’Inghilterra, fosse un argomento di conversazione comune in Italia.

L’avvento del Fascismo

Quando Mussolini prese prese il potere nel 1922 si trovò davanti una situazione relativamente favorevole. Nonostante il declino della produzione, il carbone inglese arrivava ancora in Italia ed era possibile soddisfare la domanda, anche con l’apporto addizionale di carbone tedesco. Questo portò ad alcuni anni di condizioni economiche relativamente buone con una crescita del PIL per persona in Italia moderata, ma significativa.

Il problema cominciò a presentarsi con la grande depressione del 1929, accompagnata, e forse causata, dal declino della produzione di carbone inglese. Mussolini era un tipico politico: non ragionava in termini quantitativi. Né lui, ne gli intellettuali italiani dell’epoca riuscirono a capire che gli alti costi del carbone inglese non erano un tentativo da parte della Gran Bretagna (la “perfida Albione”) di danneggiare l’economia italiana. A partire dal 1934, circa, questa situazione portò a una virata radicale dell’orientamento geopolitico Italiano, ovvero ad allontanarsi dall’alleanza con l’Inghilterra per stabilire rapporti sempre più stretti con la Germania, vista come un fornitore di carbone più affidabile. Questo portò ad allinearsi con la Germania in materie come l’antisemitismo e la persecuzione degli Ebrei, come pure ad avventure spericolate e disastrose, come l’invasione del’’Etiopia nel 1935.

Basta qualche numero per rendersi conto di come il governo Italiano avesse pesantemente sbagliato i calcoli. Al massimo produttivo, nel 1913, le miniere inglesi arrivarono a produrre quasi 300 milioni di tonnellate di carbone in un anno. Ancora verso la metà degli anni 1930, ne producevano oltre 200 milioni. Di questi, circa 20 milioni erano esportate in tutto il mondo e, almeno un terzo delle esportazioni si dirigevano verso l’Italia. Con l’aggiunta del carbone tedesco, l’economia Italiana consumava circa 10 milioni di tonnellate di carbone all’anno.

Se ragioniamo che l’economia industriale era proporzionale ai consumi energetici (allora come lo è oggi) ne consegue che la produzione industriale Britannica era venti volte quella Italiana in termini di quei prodotti che servono a combattere una guerra – cannoni, carri armati, navi da guerra, eccetera. La sproporzione era così evidente che non si riesce a capire come sia stato possibile anche solo prendere in considerazione l’idea di combattere la Gran Bretagna su un piano di parità. Ma fu il risultato dell’incapacità dei politici, e dell’intera società che rappresentavano, di ragionare in termini quantitativi. Mussolini era un politico “puro” non era grado di ragionare sulla base dei dati. Per lui, le miniere del Sulcis in Sardegna erano una risposta sufficiente alle miniere del Sussex in Inghilterra. Non si rendeva conto che erano delle miniere giocattolo in confronto. Certo, Mussolini contava sulla Germania per fornire il carbone che la Gran Bretagna non poteva più fornire. Ma era semplicemente cambiare fornitore e la sproporzione delle forze in campo rimaneva spaventosa.

Tolstoj diceva che i re e gli imperatori sono gli “schiavi della storia”. Mussolini lo fu certamente. Dagli anni 1930 in poi, lo vediamo dibattersi fra una situazione impossibile e un’altra, ogni volta prendendo la decisione sbagliata, creando più problemi di quelli che risolveva. Forse a simboleggiare l’assurdità della situazione vale un solo esempio: i vecchi biplani mandati dall’Italia nel 1941 a combattere contro i super-moderni Spitfire e Hurricane nei cieli d’Inghilterra. Ma il costo umano degli errori di Mussolini è stato gigantesco e ha colpito persone innocenti. Basta ricordare l’orrore delle leggi razziali del 1938.

Poteva la storia essere diversa? Ci potremmo domandare cosa sarebbe successo se Mussolini avesse preso delle decisioni diverse. Ancora nel 1934, Margherita Sarfatti, ex-amante del Duce, proponeva al presidente USA Roosevelt un’alleanza con l’Italia che, pare, Roosevelt vedeva favorevolmente. Sarebbe stato possibile? Forse si, ed è da notare che già negli anni 1920, gli USA producevano tre volte più carbone dell’Inghilterra e avrebbero probabilmente potuto rifornire l’Italia, se necessario. Sembra che Mussolini prese la decisione di allearsi con la Germania più che altro sotto l’effetto della personalità dominante di Adolf Hitler. Un caso dove la decisione sbagliata di una singola persona cambiò i destini del mondo intero. Ma la situazione italiana era di debolezza oggettiva per ragioni geografiche. Comunque fosse andata, l’Italia sarebbe diventata un paese subalterno di paesi più forti, economicamente e militarmente.

Il tempo è passato, il carbone non è più il “re”. I paesi distrutti durante la Seconda Guerra Mondiale hanno ricostruito le proprie economie usando il petrolio greggio e il gas naturale. E questo ha creato condizioni geopolitiche ed economiche diverse, ma simili sotto molti aspetti. Oggi come allora, l’Italia si trova in una posizione di dipendenza economica che l’ha gradualmente portata a non essere più in grado di giocare alcun ruolo strategico nel Mediterraneo. Nel 2011, il tentativo del governo Berlusconi di stabilire un rapporto di cooperazione privilegiato con la Libia fu stroncato da un’operazione militare condotta da una coalizione di paesi occidentali. In questo caso, la sconfitta dell’Italia non fu militare, ma economica. Una sconfitta particolarmente umiliante con l’Italia forzata a bombardare i suoi alleati libici. L’Italia sta subendo un’ulteriore sconfitta economica proprio in questo periodo, forzata dal blocco NATO ad abbandonare il suo fornitore privilegiato di gas naturale, la Russia.

Conclusioni

Come sempre, se la storia non si ripete, fa comunque rima. Siamo di fronte a un nuovo rivolgimento epocale: il declino del petrolio e del gas, rimpiazzati dalla crescita dirompente delle energie rinnovabili. In questa ottica, l’Italia, il “paese del sole” si trova in una posizione privilegiata di condizioni di insolazione ottimali per la produzione di energia in Europa. Da ora in poi, la geografia lavora in favore, e non contro, l’Italia. Non siamo ancora arrivati a un’economia basata sull’energia rinnovabile, e non è detto che ci arriveremo con un sistema economico intatto. Ma ci sono buone speranze di arrivarci. Si tratta di vedere quale sistema politico si troverà a dover gestire la nuova situazione. Certamente, con una produzione nazionale sufficiente ai bisogni economici, non ci sarà più bisogno dei sogni imperiali del tempo del Fascismo. E, alla fine dei conti, c’è la speranza di un futuro di pace per il nostro paese.

Ci sono molti riferimenti che ho usato per comporre questo testo. Qui vi darò qualche dato ulteriore.

Ho pubblicato un altro saggio sul tema del carbone in Europa sulla “newsletter ASPO” n° 73 del gennaio 2007. Si può trovare qui: http://www.energiekrise.de/e/aspo_news/aspo/newsletter073.pdf

Un ulteriore post su questo argomento si può trovare qui: http://aspoitalia.blogspot.com/2007/01/davvero-viviamo-in-tempi-oscuri.html

Ugo Bardi

mercoledì 18 gennaio 2023

Nulla è Come Appare: Una goccia dacqua in cui si vede il mondo

 


Fatto il danno, come lo si rimedia? Boh?

Riproduco qui un nuovo post di Miguel Martinez, dove lui nota correttamente come il microcosmo rispecchia il macrocosmo. Il Quartiere di San Frediano, in questo momento, riflette le difficoltà del mondo intero. Ci siamo ridotti a non essere capaci di gestire una strada di Firenze, immaginatevi gestire una guerra, le risorse energetiche, il cambiamento climatico, e l'intero ecosistema planetario. 

Incidentalmente: a proposito della "ditta privata di proprietà al 100% del governo francese" descritta da Martinez che gestisce i trasporti pubblici di Firenze, è perfettamente vero che il comune si è impegnato a garantire per 10 anni i ricavi della RATP (Régie Autonome des Transports Parisiens) della tranvia di Firenze per dieci anni, come potete leggere nel contratto originale.  La data di scadenza della garanzia è "dopo 10 anni di effettiva gestione commerciale a pieno regime."  Non è chiaro cosa voglia dire, ma sembrerebbe che questa clausola sia ancora il in vigore e che lo resterà per alcuni anni. Vale anche per gli autobus che passano da Borgo San Frediano? Sembrerebbe di si. Il che vuol dire che se per una qualunque ragione i ricavi della RATP scendono sotto un certo livello, allora deve essere il comune a subentrare per pagare la differenza con i soldi delle tasse dei cittadini. 

Quello che è certo è che i cittadini di firenze di questi contratti sanno poco o nulla. Queste cose non appaiono nei discorsi dei politici, o nei commenti sui giornali. Communque generano tutta una serie di problematiche che Martinez descrive qui e delle quali i cittadini che si trovano impigliati nel disastro sicuramente non avevano idea. 

Insomma, i sistemi complessi proprio non li sappiamo gestire. Magari se vi leggete questa discussione di "Big Serge" sulle battaglie iniziali della Grande Guerra, potete rendervi conto di come può essere molto peggio su una scala che coinvolge milioni di poveri disgraziati. E' questo che mi ha ispirato commentare graficamente il post di Martinez con la foto del carro armato sprofondato nella trincea. 

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Nulla è come appare

Una divagazione antropologica su quello che succede in Borgo San Frediano, stradina attualmente bloccata con le transenne per paura che tutto collassi.

Pensatela come una goccia d’acqua in cui si vede il mondo.

L’Assessore alla Mobilità ha detto, in varie dichiarazioni pubbliche, che il Comune farà le analisi strutturali sulla parte pubblica – la strada – e che i proprietari di casa devono farle sulle proprie case.

E che quando si capisce che tutto è apposto da una parte e dall’altra, si toglieranno le transenne e si applicheranno eventuali rimedi, se del caso.

E che chi è responsabile, il Comune oppure il Privato, pagherà i costi… l’importante è che adesso tutti siano in sicurezza.

Ora, io sono un ingenuo anglomessicano, e mi sembra un discorso di buon senso, anche espresso in modo chiaro e comprensibile. Mi verrebbe voglia di metterlo subito in pratica e risolvere il problema.

Suona bene anche sui giornali, e immagino che suoni bene anche a voi.

Ma gli indigeni mi fanno notare che nulla è come appare.

Tutto parte da un’omissione, da qualcosa che l’assessore e i giornali non citano e che voi non potevate sapere.

C’è una Ditta Privata (in realtà proprietà al 100% del governo francese) che gestisce tutti i trasporti pubblici su ruota della Toscana; e ci sono i proprietari degli autobus turistici a due piani, di un certo signor Fabio Maddii assai benvoluto dall’amministrazione.

Entrambi, per colpa del blocco stradale, hanno perso tanti soldi, e tra poco ipotizziamo con certezza che manderanno i loro sanguinari avvocati a chiederli indietro al Comune.

"Ipotizzare con certezza" è  quella cosa che porta i fiorentini, quando vedono un'enorme nuvola nera in cielo, a uscire di casa con l'ombrello. Non sempre ci azzeccano, ma spesso si risparmiano una doccia.

Il danno c’è perché il Comune ha ordinato di chiudere la strada.

Se lo ha fatto, può essere per uno dei seguenti motivi:

  1. c’era un vero pericolo dovuto a un problema da parte del Pubblico (cattiva manutenzione della strada)
  2. C’era un vero pericolo dovuto a un problema da parte di qualche privato, che chiameremo il Proprietario (cattiva manutenzione di un palazzo che rischia di cadere in testa ai passanti).
  3. Non c’era nessun pericolo, e l’0rdinanza comunale era quindi un abuso.

Se guardate bene, sia nel caso 1) che 3), la colpa è del Comune.

Il Comune rischia quindi di versare fiumi di soldi a ditte private.

Sono soldi pubblici e quindi chissenefregherebbe, però esiste la Corte dei Conti, che dà la caccia ai funzionari e ai politici che hanno avuto la dabbenaggine di firmare qualcosa di troppo, e li spolpa.

Quindi noi ipotizziamo con certezza che il Comune cercherà di dimostrare che il colpevole è il Proprietario (caso 2).

Il tecnico che il Comune manda per ispezionare la parte pubblica può in teoria scoprire che è vera qualunque delle tre ipotesi.

Ma se pensiamo a una ditta che fattura quasi esclusivamente lavorando con il Comune, ipotizziamo sempre con certezza che scriverà una perizia che assolve il Comune. In fondo anch’io, da traduttore, faccio così, se il committente mi chiede di tradurre fischi, non traduco bottles. Traduco whistles. Se no, la prossima volta, non mi chiama più.

In questi giorni, ci siamo trovati a difendere, uno dopo l'altro, piccoli compagni di strada dai giornalisti e tutto sommato, da noi stessi che i giornalisti li avevamo chiamati.

Tipo il nostro compagno di strada che, interpellato, ha detto, "non mi coinvolgete, io lavoro facendo consulenze per il Comune". E concordiamo, mica gli vogliamo far perdere il lavoro che gli permette di pagare il mutuo.

Ma ipotizziamo con certezza anche che nella perizia, i tecnici pagati dal Comune non scriveranno nulla di falso: nessuno sano di mente mette la firma a un documento dove dice che il tubo gira a destra, mentre in realtà gira a sinistra, se no gli faranno pagare anche la distruzione di Pompei.

No, semplicemente non dirà che il tubo gira, e tutti penseranno che continui dritto, ma lui mica l’ha scritto.

Per non finire nel tritacarne, due semplici regole. 

Imparare a scrivere, cioè a definire con chiarezza la propria innocenza, e far sfumare le proprie colpe.

E a contare sempre fino a dieci, prima di mettere la firma. E se possibile, non mettercela proprio. Ogni firma può essere una confessione di colpevolezza.

Da trentatrè anni, gli amici del Centro Popolare Autogestito (CPA) occupano in assoluta illegalità un'intera ex-scuola pubblica, facendo ottime cose. Il loro segreto? Non hanno mai firmato nulla. Pensate che ganzo.

Con questo rigoroso ragionamento, arriviamo alla ipotetica certezza che il Comune farà di tutto per far ricadere la colpa sul Proprietario, inteso come il cittadino che possiede un appartamento o un negozio.

E qui la politica diventa arte.

Bisogna dimostrare che il Proprietario è colpevole di negligenza, e quindi è colpevole non solo dei danni a casa sua, ma anche del procurato allarme, di aver fatto bloccare la strada e di aver fatto perdere decine, centinaia di migliaia di euro alle ditte che stanno per fare causa al Comune.

Ma come costringere il Proprietario ad ammettere di essere lui il colpevole?

Bisogna spingerlo a fare – ovviamente a proprie spese – una perizia, che lo incolpi.

Il Proprietario dovrà innanzitutto procurarsi un ingegnere strutturista, ma poi pure un geologo che esplori il sottosuolo. E costano molto.

Gli indigeni mi spiegano che il Proprietario è responsabile per legge del Mondo Infero fino al nono cerchio dell’Inferno. Tipo, se c’è il petrolio sotto la mia casa e prende fuoco, io sono colpevole e vado in galera; ma vado anche in galera, se prendo il petrolio per farmi l’acqua calda.

Il Comune ovviamente non può ordinare a un Proprietario di spendere i propri soldi per autoincolparsi. Se l’Assessore mettesse la firma a un ordine simile si impicherebbe da solo…

Ma se instillasse nella testa del Proprietario la paura di dover pagare tutto, e contemporaneamente la speranza che pagandosi una perizia, potesse almeno pagare meno?

Certo, se il Proprietario è furbo, può pagare un perito per scrivere mentendo che tutto va bene. E gli conviene pure, se vuole rivendere la proprietà a un prezzo ragionevole.

Così se il palazzo alla fine crolla, non sarà colpa di nessuno. E anche il Comune certamente non ne avrà colpa.

D’accordo, ma se non è colpa di nessuno, sorge il Problema Tre:

“Non c’era nessun pericolo, e l’0rdinanza era quindi un abuso.

Soluzione: il Proprietario possiede una casa perfetta, eppure ha rotto le scatole chiamando i Vigili del Fuoco, e venne la Polizia Municipale, che per due soldi chiamò la Ditta Semiprivata che mise la transenna che scacciò l’autista… Tutto ciò che succede da lì in poi è colpa del Proprietario.

Se il Proprietario invece è una persona perbene, che non fa truffe…

farà fare una perizia, che dimostrerà che un problema c’è davvero. E c’è davvero, perché un’intera strada sta collassando.

Ma riconoscendo che c’è un problema dalla parte sua, il Proprietario, tutto insieme: perderà la casa perché è pericolante, si brucerà l’eventuale mutuo, ma soprattutto si prenderà per iscritto e per firmato la colpa di tutto.

Le migliaia di euro spese per le transenne e le tre uscite quotidiane dell’Operaio che non s’è mai visto saranno la minima parte di ciò che dovrà pagare…

Perché sarà tutta responsabilità sua il Mancato Guadagno della Ditta Semiprivata che stava per spolpare il Comune, e della Ditta Privatissima che portava i turisti sugli autobussoni a due piani a farsi i selfie con sfondo Uffizi.

Ora, la buona notizia è che in fondo alla catena, a pagare tutto, ci sarà una signora, che nella sua vita ha pensato più alla letteratura che al diritto, che ha la colpa di possedere una cantina dove al posto del cemento che c’era, compaion buchi di sabbia. E quando l’avrete mandata a dormire sulle panchine di Piazza Tasso, non avrete manco pagato le vacanze ai Caraibi degli avvocati.

Ma su, un po’ di ottimismo…

Prima di pensare che a Firenze tutti vivano sotto la scure di cause e processi, è bene ricordare che ci sono due tipi di persone.

Quelle che hanno paura delle cause, e quelle che non ne hanno paura.

Tra i fifoni, ci sono tipicamente le signore appassionate di letteratura che possiedono una cantina o che hanno la sciagurata fantasia di chiamare i vigili del fuoco.

La prospettiva di passare anni e anni senza dormire, pagando avvocati che tirano fuori ipotesi sempre più assurde, è per loro peggio dell’idea di arrendersi, pagare e tacere.

Nella seconda categoria, ci sono signori come Leonetto Mugelli, che affrontano con molta più allegria simili ipotesi: ricordiamo che il signor Mugelli approfittò delle vacanze estive per costruire due palazzi interi nel cortile della chiesa del Carmine, nel centro Unesco dove è vietato anche stendere i panni alle finestre.

Oppure un altro signore di cui mi concederete di non fare il nome, con numerosi precedenti per rapina a mano armata, che ha aperto una serie di società che hanno fatto fallimenti creativi in serie. 

Tante ne ha fatte, che un po' di domiciliari se le è dovute sorbire, assieme a molti signori nati tutti a Vibo Valentia. Ma il suo ristorante stasera era felicemente aperto, con tre giovinetti che versavano da bere; e le bevande e il cibo costituiscono ancora oggi la parte meno redditizia di ciò che offre ai clienti.

Il fiorentino suona maledettamente simile all’italiano. Eppure è un’altra lingua.

Ragioniamo su tutte queste cose sotto la pioggia, e la zingara romena ci chiede i soldi, e passano i turisti.

E io imparo, guardando la torre dell’Arnolfo con il suo orologio con una sola lancetta.

"La tua città, che di colui è pianta
che pria volse le spalle al suo fattore
e di cui è la ’nvidia tanto pianta,

produce e spande il maladetto fiore
c’ha disvïate le pecore e li agni,
però che fatto ha lupo del pastore."

sabato 14 gennaio 2023

Qualcosa sta andando storto nella testa della gente. Sarà colpa della farina di insetti?


Non so cosa ne pensate voi, ma qui c'è qualcosa che decisamente non va. State a sentire Maurizio Gasparri che, in un discorso al senato, tira fuori che la guerra di Crimea fu nel 1861-63 (invece fu dal 1853 al 1856), che l'Italia allora non c'era (ma nel 1861, l'Italia c'era!!), e che fu combattuta dal "Regno di Piemonte" (che si chiamava, invece, "Regno di Sardegna"). Gasparri si è poi scusato parlando di un "lapsus". Certo, alle volte uno si può sbagliare, ma che un senatore della repubblica in un discorso ufficiale dica che lo stato italiano non esisteva proprio nell'anno in cui fu creato, il 1861, è leggermente preoccupante.  

Da quello che si vede nel filmato, sembra che Gasparri parlasse "a braccio", anche se aveva in mano delle note o degli appunti. Quindi, non possiamo dare la colpa a quelli che gli hanno scritto il discorso.  Gasparri ha 66 anni, non abbastanza per pensare a un inizio di demenza senile. Che cosa allora? Sarà per caso la farina di grillo (*) che ha strani effetti sulla mente umana?

E non è solo il caso di Gasparri. Leggetevi un post recente sul blog di Nicola Porro, dove Franco Battaglia si ingegna a demolire da solo un secolo di lavoro da parte di migliaia di climatologi esperti. E lo fa buttando giù qualche equazione a modo suo, sbagliando tutto (**). Fra l'altro, dimenticandosi di un esponente alla quarta potenza della temperatura che ha corretto soltanto quando un lettore glie lo ha fatto notare. E pensare che l'equazione corretta del clima l'aveva sviluppata per primo Svante Arrhenius, nel 1896, che era un chimico fisico proprio come Battaglia. Adesso, Arrhenius si starà rigirando nella tomba a pensare a cosa ha combinato un suo discendente intellettuale. Non sarà mica che anche Battaglia ha mangiato un po' di biscotti alla farina di grillo? 

Per non parlare della serie incredibile di fesserie che i televirologi e i politici ci hanno raccontato durante la pandemia. Vi ricordate di quella che diceva "distanti oggi per riabbracciarci domani"? Lo diceva Giuseppe Conte. Ci avevano detto che i lockdown dovevano durare al massimo due settimane. O quella dell'anno scorso di Enrico Letta che ci diceva che "in qualche giorno le sanzioni economiche porteranno al collasso l'economia russa"?

Non sappiamo le ragioni, ma mi sembra che la quantità di gente che parla a vanvera stia aumentando in modo preoccupante -- forse addirittura esponenziale, come si diceva del Covic. Basta solo leggere i commenti all'articolo di Franco Battaglia per rendersene conto. E la tendenza era cominciata anche prima che venisse di moda la farina di grilli. Qualunque cosa stia succedendo, speriamo bene, perché qui mi sa che stia andando sempre peggio. 


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(*) Per quelli che non sanno cos'è la farina di grillo, è una roba che va molto di moda adesso come additivo proteico agli alimentari, e c'è chi dice che ha effetti deleteri sulla salute mentale. 

(**) So che qualcuno di voi si domanda cosa ha sbagliato esattamente Franco Battaglia nel suo articoletto. Diciamo che è un tale guazzabuglio di cose sbagliate e strampalate che non sai dove cominciare a metterci le mani. Ma proviamoci, solo per divertimento. L'errore principale è quando lui tira fuori un'equazione che attribuisce all'IPCC e la scrive come ΔG = 5.67ΔT + 342Δa. Non si sa dove l'abbia tirata fuori (ah... il fastidio di linkare alle proprie sorgenti di informazione, che barba!), ma se guardate dove la faccenda viene descritta, troverete che l'equazione corretta è ΔG = 3.22ΔT. (Δa si può prendere come uguale a zero in prima approssimazione). Dato che un raddoppio della concentrazione di CO2 porta a una forzante di 3.7 W/m2, ne consegue un aumento di temperatura di circa 1.2 C. Questa stima però non tiene conto dell'effetto del vapore acqueo, un gas serra anche quello, per cui il coefficiente di ΔT è più piccolo (o, se preferite, la forzante climatica è più grande). Il risultato è un aumento di temperatura stimato di circa 3 gradi, che va abbastanza d'accordo con i risultati dei modelli climatici dettagliati e con i dati sperimentali. Ma siccome Battaglia non ha capito il ruolo del vapore acqueo, i conti non gli tornano e lui attribuisce la discrepanza all'effetto dell'albedo, che però è tutta un'altra cosa. Alla fine, Battaglia sostiene che "sembra che all’Ipcc abbiano seri problemi con la fisica elementare!" Ma non è l'IPCC che ha questi problemi, è proprio lui, Franco Battaglia, che ce li ha. Per non parlare di molte altre cose nell'articolo che non stanno né in cielo nè in terra, ma lasciamo perdere e godiamoci qualche biscottino di farina di grillo per rilassarci. 



giovedì 12 gennaio 2023

La Gestione della Cosa Pubblica nel Migliore dei Mondi Possibili

 


Dal blog di Miguel Martinez. Faccio un solo commento: com'è che ci siamo ridotti in questo modo?

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Non chiamate mai i vigili del fuoco!

Ieri abbiamo avuto una lezione di urbanistica molto istruttiva.

Allora, riassunto delle puntate precedenti:

  1. A dicembre, si apre una grossa buca nella nostra trecentesca strada, percorsa quotidianamente da centinaia di autobus.
  2. I residenti dei palazzi vicini iniziano a segnalare crepe preoccupanti anche nei loro palazzi, che tremano a ogni passaggio.
  3. In particolare, una Signora scopre una voragine nella propria cantina di casa, proprio di fronte alla buca appena tappata.
  4. La Signora chiama i vigili del fuoco, che le consigliano la massima allerta, invitandola a tenere sempre pronta una valigia e scappare al minimo scricchiolio.
  5. La polizia municipale, chiamata dai vigili del fuoco, fa piazzare delle transenne davanti a varie case, tra cui quella della signora.
  6. Il traffico su quattro ruote viene bloccato a monte, con altre transenne.

Tutto chiaro?

Ieri mattina, la Signora a cui hanno detto di essere pronta a scappare riceve una telefonata.

“Sono dell’AVR

“Cosa?”

“Sì, siamo la ditta che fornisce il Global Service al Comune di Firenze, in particolare siamo noi che mettiamo le transenne.

Il Comune ci sta mettendo pressione, vogliono riaprire la strada al traffico, lei ci dà il permesso?

“Io? Ma è il Comune che ha chiuso la strada, mica io!”

“Ah, un’altra cosa, oggi le mandiamo la fattura.”

“Non ho capito…”

“Sì, ci deve pagare per le transenne. Le abbiamo messe per lei”.

“Ma perché devo pagare io? Io non le ho mai chieste!”

“No, guardi. La polizia municipale ci ha detto che è stata proprio lei a chiamare i vigili del fuoco, quindi ci rivaliamo su di lei.”

“Allora se devo pagare io, posso togliere le transenne davanti casa mia?”

“No. La rimozione deve essere autorizzata dalla polizia municipale, sono loro che ci hanno detto di metterle, non le può mica togliere lei.

Comunque stiamo preparando la fattura, più tardi gliela mandiamo, buona giornata!”

Qualche ora dopo, arriva per davvero la fattura.

Sono 875 (ottocentosettantacinque/00) euro per la “uscita dell’operaio” e per il godimento non richiesto delle suddette transenne per dieci giorni: ovviamente ogni giorno in più si aggiungeranno ulteriori costi, che verranno fatturati successivamente.

Ma per liberarsi da questo tributo alla Ditta Privata AVR, basta che la Signora esegua i necessari lavori per risistemare tutto, che un perito certifichi la perfetta condizione del palazzo, e soprattutto che la Signora si “assuma tutte le Responsabilità”: se il palazzo cade addosso a una famigliola e ne fa schiacciata co’ l’uva, l’assassina sarà la Signora.

Dal sito dell’AVR. L’etica, quando c’è, si vede…

sabato 7 gennaio 2023

Il Fotovoltaico Dilaga! E la Stereosfera Avanza

 


I pannelli solari flessibili sono l'ultima innovazione dell'energia fotovoltaica. Sono meno efficienti del FV tradizionale, ma costano pochissimo e si possono piazzare ovunque. Un altro passo verso un mondo che si sta liberando dei combustibili fossili. 

Vista la rapidità con la quale la "rivoluzione fotovoltaica" si sta sviluppando, mi sembra il caso di riproporre un articolo che avevo pubblicato nel 2016. Mi sembra che avevo azzeccato le mie previsioni. L'energia fotovoltaica sta avanzando a passi da gigante. Il petrolio sta facendo la fine dei dinosauri e a breve ci ritroveremo in una nuova era, che ho chiamato "stereocene." Non è affatto detto che sia una cosa piacevole per gli esseri umani, che rischiano, come sempre, di perdere il controllo delle loro invenzioni. Ma così vanno le cose su questo pianeta, ed è difficile pensare che l'energia fotovoltaica possa fare peggio di quanto abbia fatto (e sta tuttora facendo) il petrolio


Cinque miliardi di anni di approvvigionamento energetico: la “stereosfera” e la rivoluzione fotovoltaica in arrivo

Da “Cassandra's legacy”. 2016
di Ugo Bardi


Sembra che oggigiorno sia popolare pensare che l'energia fotovoltaica sia solo una “estensione” dell'energia fossile e che questa svanirà non appena finiremo i combustibili fossili. Ma il fotovoltaico è molto di più di un'estensione dell'energia fossile, è una grande rivoluzione metabolica dell'ecosistema, potenzialmente in grado di creare una “stereosfera” analoga alla “biosfera” che potrebbe durare quanto l'intero ciclo di vita che rimane all'ecosistema terrestre e probabilmente molto di più. Ecco alcune mie riflessioni, non intese come l'ultima parola sul tema, ma parte di una studio che sto portando avanti. Potete trovare di più su un tema simile in un mio articolo su Economia biofisica e qualità delle risorse  (Biophysical Economics and Resource Quality – BERQ).   


“La vita non è altro che un elettrone che cerca un luogo in cui riposarsi” è una frase attribuita a Albert Szent-Györgyi. Ed è vero: la base della vita organica per come la conosciamo è il risultato del flusso di energia generato dalla fotosintesi. La luce solare porta un elettrone ad uno stato energetico più alto nella molecola di clorofilla. Poi, l'elettrone eccitato giunge a riposare quando una molecola di CO2 reagisce con l'idrogeno strappato da una molecola di H2O per formare le molecole organiche che sono alla base degli organismi. Questa energia supporta la sostituzione delle molecole degradate di clorofilla e dei cloroplasti che le contengono, con molecole nuove. Il ciclo viene chiamato “metabolismo” ed è in corso da miliardi di anni sulla superficie della Terra. Continuerà ad andare avanti finché ci sarà luce solare per alimentarlo e i nutrienti necessari che possono essere estratti dall'ambiente.

Ma, se la vita significa usare la luce per eccitare un elettrone ad uno stato energetico più alto, ne segue che la clorofilla non è la sola entità che lo può fare. Nella figura all'inizio di questo post, vedete l'equivalente a stato solido di una molecola di clorofilla: una cella fotovoltaica a base di silicio. Questa porta un elettrone ad uno stato energetico più alto, poi questo elettrone trova riposo dopo aver dissipato il suo potenziale tramite reazioni chimiche o processi fisici. Ciò comporta l'uso di potenziali generati per costruire nuove celle fotovoltaiche e le strutture relative per sostituire quelle degradate. Analogamente al metabolismo biologico, possiamo chiamare questo processo “metabolismo a stato solido”. Quindi, le similitudini fra la catena metabolica basata sul carbonio e quella basata sul silicio sono molte. Così tante che potremmo coniare il termine “stereosfera" (dal termine greco che significa “solido”) come l'equivalente a stato solido della biosfera. Sia la biosfera sia la stereosfera usano la luce solare come il potenziale energetico per conservare il ciclo metabolico e costruiscono strutture metaboliche usando i nutrienti presi dall'ambiente della superficie terrestre.

I nutriente principale della biosfera è il CO2, preso dall'atmosfera, mentre la stereosfera consuma SiO2, prendendola dalla geosfera. Entrambe le catene metaboliche usano molti altri nutrienti: la stereosfera può ridurre gli ossidi di metalli come alluminio, ferro e titanio ed usarli come elementi strutturali o funzionali nella loro forma metallica, mentre la biosfera usa principalmente polimeri di carbonio per questo scopo. La biosfera immagazzina informazioni principalmente in molecole specializzate a base di carbonio chiamate acidi desossiribonucleici (DNA). La stereosfera le immagazzina principalmente in componenti a base di silicio chiamati “transistor”. Gli attuatori meccanici vengono chiamati “muscoli” nella biosfera, e sono basati sui filamenti di proteine che si contraggono in conseguenza del cambiamento dei potenziali chimici. Gli elementi meccanici equivalenti della stereosfera vengono chiamati “motori” e sono basati sugli effetti di campi magnetici sugli elementi metallici. Per ogni elemento di uno di questi sistemi è possibile trovare un equivalente funzionale dell'altro, anche se la loro composizione e i loro meccanismi di funzionamento sono di solito completamente diversi.

Una grande differenza fra i due sistemi è che la biosfera è basata su cellule microscopiche che si auto riproducono. La stereosfera, invece, non ha cellule riconoscibili e l'unità più piccola che si auto riproduce è una cosa che potrebbe essere definita “fabbrica di impianti solari che si auto riproduce”. Una fabbrica che può costruire non solo impianti solari, ma anche nuove fabbriche di impianti solari. Ovviamente, un'entità del genere comprende diversi sottosistemi per estrazione, trasporto, lavorazione, assemblaggio, ecc. e deve essere molto grande. Oggi, tutti questi elementi sono incorporati nel sistema chiamato “sistema industriale,” definibile anche come "tecnosfera"). Questo sistema è alimentato, attualmente, principalmente da combustibili fossili ma, in futuro, verrà trasformato in qualcosa di alimentato completamente dalla dissipazione dei potenziali dell'energia solare. Questo si può fare finché il flusso di energia generata dal sistema è maggiore o uguale all'energia necessaria ad alimentare il ciclo metabolico. Questo requisito sembra essere ampiamente soddisfatto dalle attuali tecnologie fotovoltaiche (ed altre tecnologie rinnovabili).

Una questione cruciale di tutti i processi metabolici è se l'approvvigionamento di nutrienti (cioè i minerali) può essere mantenuto per lungo tempo. Riguardo alla biosfera, evidentemente, è così: i cicli geologici che riformano i nutrienti necessari sono parte del concetto di “Gaia”, il sistema omeostatico che ha mantenuto viva la biosfera per quasi quattro miliardi di anni. Riguardo alla stereosfera, gran parte dei nutrienti necessari sono abbondanti nella crosta terrestre (silicio ed alluminio sono quelli principali) e facilmente recuperabili e riciclabili se è disponibile energia sufficiente. Naturalmente, la stereosfera avrà bisogno anche di metalli che sono rari nella crosta terrestre, ma lo stesso requisito non ha impedito alla biosfera di persistere per miliardi di anni. La geosfera può riciclare gli elementi chimici tramite processi naturali, ammesso che questi non vengano consumati a tassi eccessivamente rapidi. Questo è ovviamente un problema complesso e non possiamo escludere che il costo del recupero di alcuni elementi rari si rivelerà essere un ostacolo fondamentale alla diffusione della stereosfera. Allo stesso tempo, tuttavia, non ci sono prove che questo non sarà possibile.

Quindi, la stereosfera si può espandere sulla superficie terrestre e diventare un ciclo metabolico grande e duraturo? In linea di principio, sì, ma dovremmo tenere conto di un grande ostacolo che potrebbe impedire che si verifichi questa evoluzione. Si tratta del “Effetto Allée”, ben noto per la biosfera e che, per analogia, dovrebbe essere valido anche per la stereosfera. L'idea dell'effetto Allee è che esiste una dimensione minima di una popolazione biologica che le permette di essere stabile. Troppo pochi individui potrebbero non avere risorse sufficienti e interazioni reciproche da resistere alle perturbazioni ed evitare l'estinzione. Nel caso della stereosfera, l'effetto Allée significa che c'è una dimensione minima della fabbrica che auto-riproduce gli impianti solari che le permetterà di auto sostenersi e di durare a lungo. Abbiamo raggiunto il “punto di svolta" che porta a questa condizione? Attualmente è impossibile dirlo, ma non possiamo escludere che sia stato raggiunto o che sarà raggiunto prima che l'esaurimento dei combustibili fossili porti al collasso dell'attuale sistema industriale.

La questione successiva è se una stereosfera che si auto sostiene possa coesistere con la biosfera organica. Secondo la legge di Gause, ben nota in biologia, due diverse specie non possono coesistere nella stessa nicchia ecologica. Di solito una delle due deve estinguersi o essere marginalizzata. I sistemi a stato solido e fotosintetici sono in competizione fra loro per la luce solare, quindi se l'efficienza della trasduzione dei sistemi a stato solido dovesse rivelarsi più alta di quella dei sistemi fotosintetici, si potrebbe espandere a scapito della biosfera. Ma non è una cosa ovvia. Le celle FV oggi sembrano essere più efficienti delle piante fotosintetiche in termini della percentuale di energia solare trasformata, ma dobbiamo considerare tutto il ciclo vitale dei sistemi e, attualmente, una valutazione affidabile è difficile. Dovremmo tenere conto, comunque, che le creature a stato solido non hanno bisogno di acqua liquida e di ossigeno, non sono limitate dai nutrienti locali e possono esistere in una gamma molto più ampia di temperature rispetto a quelle biologiche. Ciò significa che la stereosfera può espandersi ad aree proibite alla biosfera: deserti aridi, cime di montagne, deserti polari ed altro. Le creature basate sul silicio sono anche scarsamente condizionate dalle radiazioni ionizzanti, quindi possono sopravvivere nello spazio senza problemi. Queste considerazioni suggeriscono che la stereosfera potrebbe occupare aree e volumi dove non si troverebbe in diretta competizione con la biosfera.

Le caratteristiche della stereosfera le permettono anche la capacità di sopravvivere alle catastrofi che potrebbero danneggiare profondamente la biosfera e che alla fine ne causeranno l'estinzione. Per esempio, la stereosfera potrebbe sopravvivere ad un cambiamento climatico improvviso (anche se non ad una “Catastrofe di Venere” del tipo di cui parla James Hansen). Sul lungo termine, in ogni caso, la biosfera terrestre è destinata ad essere sterilizzata dall'aumento dell'intensità della radiazione solare in tempi di più o meno un miliardo di anni. La stereosfera non verrebbe colpita da questo effetto e potrebbe continuare ad esistere per i cinque miliardi di anni in cui il sole rimarrà nella sequenza principale. Probabilmente, potrebbe persistere molto più a lungo, anche dopo le complesse trasformazioni che porterebbero il sole a diventare una nana bianca. Una nana bianca potrebbe in realtà alimentare sistemi FV forse per un trilione di anni!

Una serie di mie considerazioni più dettagliate su un tema collegato si possono trovare in questo articolo su “Biophysical Economics and Resource Quality”, BERQ. 


Note:

1. Qui non parlo del fatto che la possibile emersione della stereosfera  sia una cosa buona o cattiva dal punto di vista della specie umana. Potrebbe darci miliardi di anni di prosperità o portarci ad una rapida estinzione. Tuttavia sembra improbabile che gli esseri umani sceglieranno se vogliono averla o no sulla base di argomentazioni razionali mentre hanno ancora il potere di decidere qualcosa su questa materia. 

2. Il concetto di sistema metabolico terrestre chiamato stereosfera non è equivalente e probabilmente nemmeno simile, all'idea di “singolarità tecnologica” che suppone un aumento molto rapido di intelligenza artificiale. La “fabbrica di impianti solari che si auto riproduce” non dev'essere più intelligente di un batterio, deve solo immagazzinare un progetto di sé stessa e le istruzioni sulla replicazione. L'intelligenza non è necessariamente utile alla sopravvivenza, come potrebbero scoprire gli esseri umani con loro dispiacere nel prossimo futuro. 

3. Circa la possibilità di una sfera di Dyson alimentata dal FV intorno ad una nana bianca, vedete questo articolo di Ibrahim Semiz e Salim O˘gur.

4. L'idea di “vita basata sul silicio” è stata resa celebre per la prima volta da Stanley Weinbaum, che ha proposto la sua “Il mostro della piramide” nel suo racconto breve "Un'odissea marziana”, pubblicato nel 1933. Il mostro sgraziato di Weinbaum non potrebbe esistere nell'universo reale, ciononostante è stata un'intuizione notevole.


mercoledì 4 gennaio 2023

2023: Quando è che finiamo il gas?

 



Da "Il Fatto Quotidiano"

di Ugo Bardi


In Francia è uscito qualche giorno fa un rapporto interessantissimo dello “Shift Project” sull’approvvigionamento di gas naturale in Europa (lo trovate a questo link, al momento disponibile solo in francese). In Italia, mi sa che nessuno abbia gran voglia di accorgersene, ma ignorare certe notizie è una cosa che facciamo a nostro rischio e pericolo. Lo “Shift Project” è un think tank francese ben noto e rispettato che lavora da anni in campo energetico. Il loro rapporto è molto dettagliato perché ci da un quadro della situazione ben più approfondito e utile di quello che ci arriva da quelli che ci raccontano che il problema si risolve con una nuova ricetta per cucinare gli spaghetti.

Allora, come siamo messi? Decisamente non bene e la situazione potrebbe farsi drammatica in un futuro non lontano. Il rapporto richiede una lettura attenta, ma la sostanza la trovate nell’introduzione dove dice che “L’Unione Europea (Ue) rischia di essere esposta a una severa competizione di approvvigionamenti fra paesi importatori di gas naturale, ovvero a dei deficit cronici sul mercato mondiale di Gas Naturale Liquefatto (gnl) a corto, medio, e lungo termine”. Dice anche che: “La situazione del mercato mondiale del gas naturale liquido (gnl) sarà molto precaria entro il 2025, con un possibile evidente disallineamento tra l’offerta disponibile e la domanda prevista oggi. Nell’eventualità di un arresto prolungato delle forniture russe all’Ue, la domanda globale di gnl potrebbe portare a carenze di approvvigionamento endemiche e gravi”. In altre parole, rischiamo di finire al buio a breve.

E l’Italia? Trovate nel rapporto una sezione specificamente dedicata al nostro paese a pagina 55. In sostanza, anche per noi la situazione è delicata, per non dire di peggio. Anche ammesso che riusciamo a mettere in campo i nuovi impianti di rigassificazione in tempi brevi, siamo comunque di fronte a un deficit di forniture. E, notate, che i consumi di gas in Italia NON sono diminuiti nel 2022, nonostante i vari provvedimenti del governo Draghi.

Guardando i dati dello Shift Project, il deficit italiano di gas può non sembrare molto grande. Ma non è una questione che si risolve mettendosi al tavolino con un pallottoliere e sommando il gas che in teoria ci potrebbe arrivare da questa o quell’altra sorgente. Il problema è che, avendo rimosso il gas russo dal mercato (o pianificando di rimuoverlo), entriamo in competizione diretta con gli altri paesi consumatori di gas sul mercato mondiale. Il che vuol dire che, se lo vogliamo, lo dovremo pagare caro, probabilmente più di quanto ci possiamo permettere. Questo in aggiunta al fatto che il gas naturale liquido ha costi di trasporto e gestione che lo rendono comunque più caro di quello portato via gasdotto. I costi del gas si riflettono poi sui costi dell’energia elettrica e il tutto rende l’industria italiana meno competitiva sul mercato mondiale. Il risultato? Recessione, come minimo. Ancora non abbiamo capito esattamente cosa sta succedendo, ma i nodi potrebbero arrivare al pettine già la prossima primavera. E le cose non miglioreranno negli anni a seguire.

Come ci siamo messi in questo pasticcio? Beh, è una lunga storia che non è certamente cominciata con il conflitto in Ucraina. In sostanza, abbiamo traccheggiato con il discorso che il gas naturale doveva essere un “combustibile ponte” che ci aiutava a ridurre le emissioni di gas serra. Ma non è vero: il gas naturale ha “emissioni fuggitive” che lo rendono forse anche più dannoso del carbone in termini di effetto serra. Questo ve lo dicono quelli dello Shift Project, ma se volete uno studio dettagliato su questo argomento, lo potete trovare a questo link che vi porta al gruppo tedesco “Energy Watch”. Avremmo dovuto investire di più e molto prima sulle rinnovabili, ma non l’abbiamo fatto.

Cosa possiamo fare, allora? A breve scadenza, fare tutto il possibile per far finire la guerra in Ucraina e ripristinare le forniture di gas dalla Russia. Se non facciamo così, non ne usciamo fuori. A media e lunga scadenza, dobbiamo potenziare il più possibile le rinnovabili, come minimo eliminando la burocrazia che le frena. Dai dati dello Shift Project si vede chiaramente che quasi tutti i produttori mondiali di gas sono in difficoltà a mantenere la produzione attuale, e molti sono già in declino – succede lo stesso anche con il petrolio. Dovremo abituarci a un mondo in cui i combustibili fossili saranno sia rari che cari. E prima ce ne rendiamo conto, meglio sarà.

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Roma, 4 Gennaio 2023

BOLLETTE IMPAZZITE - COSA C'E' DIETRO LE NUOVE IMPENNATE TRA FEBBRAIO E MARZO

Febbraio e marzo saranno mesi decisivi per i prezzi energetici. Nuove impennate possono mettere in forte crisi soprattutto le imprese

Come ci spiega Michele Marsiglia, Presidente di FederPetroli Italia, infatti, «negli ultimi mesi il costo industriale dei carburanti si è ridotto per via di una diminuzione delle quotazioni del greggio, ma ci sono elementi che fanno pensare che ci sarà un’inversione di tendenza».

Per parlare di emergenza finita bisognerebbe avere una stabilità del prezzo, con oscillazioni contenute in un range di 5-10 punti percentuali, per un periodo di almeno tre mesi.

Il Gas non solo rischiamo di perderlo a favore di altri Paesi europei, ma renderemmo evidente al mercato un gap infrastrutturale che porterà l’Italia a nuove difficoltà di approvvigionamento.

E per il riempimento degli stoccaggi la questione chiave è reperire il prodotto. Il fatto è che nei prossimi mesi non ci sarà maggior quantità di gas disponibile. Anzi, con quello che sta succedendo con il Qatargate potrebbe essercene di meno

Diciamolo chiaramente, il mercato è ben lontano dal temere il price cap sul gas.

Leggi l'intervista: https://www.ilsussidiario.net/news/gas-petrolio-cosa-ce-dietro-le-nuove-impennate-tra-febbraio-e-marzo/2466191/

 

 

 

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