giovedì 15 maggio 2014

Come distruggere una civiltà

DaResource crisis”. Traduzione di MR


di Ugo Bardi

Questo è il terzo post di commenti sul “saggio finanziato dalla NASA” (un termine che è diventato virale) sul collasso sociale di Motessharry, Rivas e Kalnay (MRK). Nel mio primo post sul tema, ho discusso alcune caratteristiche qualitative del modello. Nel secondo post, ho commentato sul dibattito. Qui approfondirò la struttura del modello e penso di poter mostrare che i risultati del modello MRK sono molto generali, in quanto possono essere riprodotti con un modello semplice. Alla fine dei conti, è  possibile distruggere una civiltà spendendo troppo in infrastrutture non produttive – come i Moai nell'Isola di Pasqua (immagine sopra da Wikimedia, licenza creative commons)

I modelli matematici possono essere molto divertenti, ma se li si usano per proiettare il futuro della nostra civiltà i risultati potrebbero essere un pochino spiacevoli, per non dire peggio. E' stato questo il destino del primo modello quantitativo che ha esaminato il futuro del sistema mondiale, il famoso studio “I Limiti dello Sviluppo”, sponsorizzato dal Club di Roma nel 1972. Questo studio ha mostrato che se l'economia mondiale fosse stata portata avanti come al solito, il solo risultato possibile sarebbe stato il collasso.

Questo genere di risultati spiacevoli sono una caratteristica di gran parte dei modelli che tentano di prevedere il destino a lungo termine della nostra civiltà. Non che la cosa debba sorprendere, considerata la velocità alla quale stiamo buttando via le nostre risorse naturali. Ciononostante, ogni qualvolta vengono discussi, questi generano molte critiche ed opposizione. E' il risultato, principalmente, di reazioni emotive: non c'è niente da fare: è il modo in cui funziona la mente umana.

Ma proviamo a mettere da parte le emozioni ed esaminiamo uno studio recente di Motessharry, Rivas e Kalnay (MRK) sul destino della società umana che è diventato famoso come “lo studio finanziato dalla NASA”, dopo un commento di Nafeez Ahmed. Il modello ha attratto molte critiche (al solito) ma vale la pena darci un'occhiata con un po' di attenzione perché evidenzia alcune caratteristiche del nostro mondo che dovremmo cercare di capire se pensiamo ancora di poter evitare il collasso (o perlomeno mitigarlo).

Il modello MRK ha questa caratteristica specifica: divide la specie umana in due categorie, la “gente comune” e le “élite”, assumendo che la prima categoria produca ricchezza mentre la seconda no. In alcune assunzioni, risulta che le élite possano completamente drenare tutte le risorse disponibili e portare la società ad un irreversibile collasso, anche se le risorse sono rinnovabili e possano ricostituire la riserva iniziale.

Penso che questo sia un punto fondamentale che descrive eventi che sono accaduti in passato. Come ho osservato in un post precedente, il modello potrebbe descrivere il modo in cui l'Impero Romano ha distrutto sé stesso attraverso spese militari eccessive (forse noi stiamo facendo la stessa cosa). Oppure potrebbe descrivere il collasso della società dell'Isola di Pasqua, con moltissimo capitale naturale sperperato nella costruzione di inutili statue di pietra mettendo a dura prova le risorse disponibili (la storia potrebbe essere più complessa di così, ma i suoi elementi principali rimangono gli stessi).

Così, sembra che le élite (meglio definite come “élite non produttive") potrebbero giocare un ruolo fondamentale nel collasso delle società. Ma come può essere modellata questa cosa esattamente? Il modello MRK lo fa usando un approccio che, come ho osservato in precedenza, è tipico della dinamica dei sistemi, anche se loro non usano quel termine nel loro saggio. Non solo, si tratta chiaramente un modello sullo stile di quei modelli “a portata di mente” che ho proposto in un mio saggio. L'idea dei modelli a portata di mente è di evitare il flagello di gran parte dei modellidi tutti i tipi – quello della “sovraparametrizzazione strisciante”. Siccome, come modellista, vieni spesso accusato che il tuo modello è troppo semplice, allora tendi ad aggiungere parametri su parametri. Il risultato non è necessariamente più realistico, ma certamente si aggiunge sempre più incertezza al modello. Da qui la necessità di modelli “a portata di mente” (un termine che attribuisco a  Seymour Papert).

Lasciate quindi che provi a rielaborare il modello MRK, semplificandolo un po' e rendendolo più snello. Al posto di parlare di “élite” e “gente comune”, parliamo di due diversi tipi di capitale. Un tipo che chiamiamo “produttivo” e l'altro “non produttivo”. Il capitale è il risultato dello sfruttamento delle risorse naturali. “il capitale “produttivo” è il tipo che porta ad ulteriore sfruttamento e crescita dell'economia, l'altro tipo è capitale che viene semplicemente buttato.

Vi spiego cosa intendo con l'esempio dell'economia dell'Isola di Pasqua: il capitale produttivo è la struttura agricola, mentre il capitale non produttivo è la struttura per costruire i Moai. L'agricoltura sostiene le persone che coltivano la terra. La costruzione dei Moai non fa niente del genere – è un puro spreco di risorse e lavoro umano. Ai nostri tempi, possiamo dire che il capitale produttivo è qualsiasi cosa sfrutti le risorse disponibili, dalle raffinerie ai pescherecci. Il capitale non produttivo è tutto il resto, dagli yacht privati ai carri armati.

Quindi, possiamo costruire un modello che includa questi elementi? Certo che possiamo. Ecco una versione del modello sullo stile dei modelli “a portata di mente”.(fatto usando il software "Vensim")
Il modello una versione snellita del modello MRK, dove ho aggiunto una riserva di “inquinamento” (che non c'era nel modello MRK) e dove ho semplificato la struttura produttiva a cascata. Servirebbe un po' di tempo per spiegare il modello in dettaglio e non c'è abbastanza spazio qui. Se volete approfondire questo tema, potere leggere il mio saggio su “Sustainability” o questo mio post col titolo piuttosto ambizioso di “Picco del petrolio, entropia e filosofia stoica”. Ma, per favore, tenete conto che il modello, anche se molto semplificato, ha una logica. Ciò che fa è descrivere il degrado del potenziale termodinamico delle risorse iniziali (il primo riquadro in alto a sinistra) in una serie di riserve di capitale che, alla fine, vengono dissipate sotto forma di inquinamento. Le “K” sono costanti che determinano quanto rapidamente il capitale fluisce da una riserva all'altra. Le frecce indicano le retroazioni: qui ipotizziamo, per esempio, che la produzione di capitale industriale sia proporzionale alla dimensione sia della riserva di risorse sia della riserva di capitale.

Ora, andiamo ai risultati ottenuti con alcuni valori dei parametri. Prendiamo r1=0,25, k1=0,03, k2=0,075, k3=0,075, k4=0,05. I valori iniziali delle riserve sono, dall'alto in basso, 5, 0,1, 0,1, 0,01 – potreste pensare alla riserva come se fosse misurata in unità di energia e le costanti in unità di energia/tempo. Con questi presupposti, il modello produce lo stesso fenomeno osservato dal modello MRK. Cioè, si osserva il collasso irreversibile del sistema, anche se le risorse naturali si ricostituiscono, tornando abbondanti come all'inizio del ciclo.


Vedete? Il capitale produttivo e non produttivo (che MRK chiamano della “gente comune” e delle “élite”) vanno entrambi a zero e scompaiono. Ma osservate come le risorse naturali si ricostituiscono e tornano al loro valore precedente (in realtà più alto che all'inizio!). Questa civiltà ha distrutto tutto il proprio capitale e non ricomincerà ad accumularne ancora per moltissimo tempo. Osservate anche come questi risultati dipendano dall'ipotesi che il capitale non produttivo non possa essere trasformato in capitale produttivo. Forse si tratta di una semplificazione drastica, ma è anche vero che trasformare spade in aratri è una bella metafora, ma non una cosa che si possa fare facilmente. 

A questo punto, lasciate che dica che questo post è solo una bozza. Posso dirvi che mi ci sono voluti circa 15 minuti per scrivere il modello, qualche ora per provarlo e circa un'ora per scrivere questo post. Quindi, queste considerazioni non hanno la pretesa di essere alcunché di definitivo: il modello deve essere studiato molto più in dettaglio. Quando ho tempo (cioè, non appena mi riesce di riparare la mia macchina della clonazione), mi piacerebbe scrivere un articolo completo su questo tema (qualcuno fra i lettori mi darebbe una mano? Magari qualcuno che ha una macchina della clonazione migliore della mia?). 

Ciononostante, anche se questi risultati sono solo preliminari, penso che il fatto che i risultati di MRK siano così facilmente riproducibili indichi che ci sia qualcosa di concreto nel loro lavor. Ci stiamo distruggendo perché stiamo sprecando il nostro capitale naturale in imprese inutili, dai carri armati ai SUV? (ed anche molta burocrazia  un sistema finanziario sovradimensionato). Stiamo distruggendo la nostra civiltà costruendo queste strutture inutili proprio come gli abitanti dell'Isola di Pasqua hanno distrutto sé stessi per costruire i Moai? E' una cosa alla quale dovremmo pensare. 

(Come considerazione finale, penso che questo modello abbia molto a che fare con l'idea di Tainter dei “ritorni decrescenti della complessità”, se intendiamo che “complessità” significhi che molte risorse vengano usate per costruire cose che non producono niente. Ho già cercato di modellare l'idea di Tainter con un modello a portata di mente in un mio post precedente e mi dispiace vedere che a Tainter non è piaciuto particolarmente il modello MRK. Ma penso che sia principalmente una questione di linguaggio utilizzato. Se lavoriamo sulla comunicazione, penso che sia possibile trovare molti punti di contatto nei diversi approcci dei modellatori e degli storici). 

martedì 13 maggio 2014

L'invasione degli zombie delle risorse

DaResource crisis”. Traduzione di MR


(immagine da WikiHow  - licenza Creative Commons)

Probabilmente avrete sentito dire che le “nuove idee nascono come eresie e muoiono come superstizioni”. Ma può essere anche peggio: ci sono idee che si rifiutano semplicemente di morire e, come zombie, continuano per sempre a perseguitare il panorama mentale umano. Una di queste idee è che il problema delle risorse minerali consiste nel “finire” qualcosa. Una manifestazione tipica di questa idea-zombie è un recente articolo di Matt Ridley apparso sul Wall Street Journal dal titolo “Le risorse del pianeta non stanno finendo”.

Difficilmente mi posso immaginare un articolo più inutile di questo: contiene tutte le banalità tipiche di questo campo, compreso la ormai quasi obbligatoria calunnia al Club di Roma sulla base dell'idea che lo studio su “I limiti dello Sviluppo” del 1972 aveva previsto che a questo momento avremmo dovuto finire le risorse minerali (e, naturalmente, non è così). Pura leggenda; quello studio non ha mai detto niente del genere. E' solo un'altra idea-zombie che perseguita il panorama mentale umano.

Ma, a parte le banalità e le leggende, l'articolo di Matt Ridley è sbagliato perché è basato sul classico "specchietto per le allodole":  quello che dice che non ci dobbiamo preoccupare di “finire” le risorse minerali. Non è così. Lasciatemelo dire enfaticamente, con certezza e inequivocabilmente: NON finiremo un bel niente. Non è questo il problema; il vero problema con le risorse sono i ritorni economici decrescenti. Significa che abbiamo estratto le risorse “facili” (leggi poco costose) e che ora siamo costretti ad estrarre da risorse più “difficili” (leggi più costose). Lasciate che vi mostri cosa sta accadendo con un esempio: il caso dell'estrazione dell'argento.



Questa immagine, dal blog “SRSrocco Report”, dice tutto. In meno di 10 anni, il rendimento dell'estrazione dell'argento è diminuito di quasi la metà di quello che era all'inizio. Cioè, oggi dobbiamo trattare quasi il doppio della roccia rispetto a 10 anni fa per estrarre la stessa quantità di argento. Non stiamo finendo l'argento: la produzione è rimasta più o meno costante nell'ultimo decennio, ma estrarlo costa di più. Questo non è che un esempio, come espongo nel mio recente libro “Extracted”, tutte le risorse minerali stanno mostrando lo stesso problema: rendimenti di estrazione decrescenti.

Ora, ci si può eccitare per le nuove tecnologie quanto si vuole (come fa Matt Ridley nel suo articolo), ma qui c'è un problema reale. Per estrarre minerali, bisogna trivellare, sollevare e macinare roccia e per questo serve energia e risorse (leggi soldi). La tecnologia può fare molte cose, per esempio bellissimi smartphone, ma non si può macinare la pietra con gli smartphone. La tecnologia, proprio come quasi tutto il resto, soffre del problema dei ritorni decrescenti (discuto questo punto in dettaglio in un mio articolo recente).

Quindi c'è una ragione per l'aumento dei prezzi di tutti i beni minerali – sono i ritorni economici decrescenti. Sfortunatamente, tuttavia, alcune menti tendono ad essere infettate dal virus dello zombie delle risorse che ci racconta che non c'è nulla di cui preoccuparci. Ma c'è molto di cui preoccuparsi: se qualcosa costa di più, potresti non essere in grado di permettertela. In un caso del genere, potresti anche dire che non c'è (o persino che l'hai “finita”).

Quindi, non è una buona idea rilassarsi e sperare che i miracoli della tecnologia ci libereranno dall'esaurimento delle risorse: nessun problema può mai essere risolto se ci si rifiuta di ammettere che esiste. A quel punto si possono trovare soluzioni sotto forma di maggiore efficienza, sostituzione, riciclaggio e altro. Si può fare, ma ci servono soldi, pianificazione e sacrifici. Più di tutto, dobbiamo sparare alla testa dello zombie delle risorse e riconoscere il problema per poter agire.


lunedì 12 maggio 2014

Ultima chiamata a Urbania

Ciao a tutt*,
breve comunicazione di servizio: se vi troverete nella zona di Urbania (Pesaro - Urbino) il 21 maggio prossimo, potrebbe interessarvi la proiezione del film documentario di Enrico Cerasuolo "Ultima Chiamata".

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Il messaggio del rapporto su “I Limiti dello Sviluppo” è oggi più importante che mai: la Terra è un sistema finito e la crescita economica infinita rischia di portare società e ambiente al collasso.

Oltre 40 anni dopo la pubblicazione del libro, che prevedeva già nel 1972 gli scenari di crisi che stiamo vivendo, la tendenza a prendere decisioni a breve termine condiziona e ritarda ancora la nostra capacità di agire.

Oggi gli autori de “I Limiti dello Sviluppo” ci forniscono uno sguardo diverso sulle ragioni dell'attuale crisi globale, condividendo con noi la loro visione del futuro. C'è ancora tempo per un'ultima chiamata?

Grazie a materiali di repertorio, in parte inediti, e alle voci di oggi dei protagonisti coinvolti nella discussione del libro, con questo documentario il regista Enrico Cerasuolo ci conduce in un racconto coinvolgente, che sottolinea l'urgenza di prendere decisioni che possano salvaguardare il nostro futuro.

Il finale di questa storia non è ancora stato scritto. Scriviamolo insieme.






sabato 10 maggio 2014

Riscaldamento globale e religione: una speranza di cambiamento?

Katherine Hayhoe è una protagonista di rilievo nel dibattito attuale. Scienziata, credente, e madre di un figlio, ha avuto il coraggio di dire come la pensa sul controverso argomento del clima e si è avuta tutti gli insulti e le minacce del caso. Ma continua a farlo e lo fa con argomenti molto forti e convincenti e, soprattutto, basati sulla religione. Se il mondo è una creazione divina che ci è stata data perché la conservassimo e la curassimo, allora non ci è lecito distruggerla e rovinarla in nome della massimizzazione dei profitti economici. Sono persone come Katherine Hayhoe che possono cambiare le cose in modo radicale. (U.B.)






DaMother Jones”. Traduzione di MR (h/t Dante Lucco)

Milioni di americani sono Cristiani evangelisti. La scienziata del clima Katharine Hayhoe li sta convincendo che il nostro pianeta è in pericolo.

Di Chris Mooney


Katharine Hayhoe. Anni vissuti pericolosamente/Showtime/YouTube 

La scienziata del clima Katharine Hayhoe, una Cristiana evangelica è stata in una posizione abbastanza forte ultimamente. Poche settimane fa è stata presente nella prima puntata della serie Anni vissuti pericolosamente (The Years of Living Dangerously), incontrandosi con l'attore Don Cheadle nella sua casa nello stato del Texas, per spiegargli perché fede e un pianeta che si scalda non sono in conflitto (potete guardare gratuitamente l'episodio su YouTube; la Hayhoe è consigliere scientifico della trasmissione). Poi, la rivista Time l'ha nominata una delle 100 persone più influenti del 2014. Cheadle ha scritto l'entrata. “C'è qualcosa di affascinante circa una persona intelligente che sconfigge gli stereotipi”, ha osservato Cheadle.

Perché la Hayhoe è sotto i riflettori? Detto semplicmente, milioni di americani sono Cristiani evangelici e la loro fiducia nella scienza è ben al di sotto della media nazionale. E se qualcuno ha una possibilità di raggiungere questa vasta ed importante audience, queste è proprio la Hayhoe. “Mi sento come la comunità conservatrice, la comunità evangelica e molte altre comunità Cristiane, sento che ci hanno mentito, “spiega la Hayhoe nell'ultima puntata del podcast Inquiring Minds. “Ci hanno dato delle informazioni sul cambiamento climatico che non sono vere. Ci è stato detto che è incompatibile coi nostri valori, mentre di fatto è completamente compatibile coi valori conservatori e Cristiani”.

L'approccio della Hayhoe alla scienza – ed alla religione – è stato fortemente influenzato da suo padre, un ex educatore scientifico di Toronto ed anche, allo stesso tempo, un missionario. “Per lui non c'è mai stato un conflitto fra l'idea che ci sia un Dio e l'idea che la scienza spieghi il mondo che vediamo intorno a noi”, dice la Hayhoe. Quando aveva 9 anni, la sua famiglia si è trasferita in Colombia, dove i suoi genitori hanno lavorato come missionari ed educatori, e dove la Hayhoe ha visto cosa sia davvero la vulnerabilità ambientale. “Alcuni dei mie amici vivevano in case fatte di scatoloni o di onduline di metallo”, dice. “E ti rendi conto conto che non ti serve così tanto per essere felice, ma allo stesso tempo, meno hai più sei vulnerabile all'ambiente intorno a te”.

La sua ricerca oggi, sugli impatti del cambiamento climatico, sfocia da queste prime esperienze. E, naturalmente, è ispirata dalla sua fede che, per la Hayhoe, ha una forte enfasi sulla cura dei più deboli e i più vulnerabili fra di noi. “Questo ci dà ancora più motivi per occuparci del cambiamento climatico”, dice la Hayhoe, “perché colpisce le persone e colpisce in modo sproporzionato i poveri, le persone vulnerabili e coloro che non possono avere cura di sé stessi”.

Resta il fatto, comunque, che la maggior parte dei Cristiani evangelici negli Stati Uniti non la pensano come la Hayhoe. Dati recenti del Pogetto Yale sulla Comunicazione del Cambiamento Climatico suggeriscono che, mentre il 64% degli americani pensano che il riscaldamento globale sia reale e causato dagli esseri umani, solo il 44% degli evangelici la pensano allo stesso modo. Gli evangelici in generale, spiega la Hayhoe, tendono ad essere più conservatori politicamente e possono essere piuttosto diffidenti nei confronti degli scienziati (pensando, a torto, che siano una banda di atei). Inoltre, alcuni evangelici credono davvero in tutta questa storia secondo la quale “il mondo sta finendo” - una prospettiva che non ispira un gran rispetto per l'ambiente. Quindi, come fa la Hayhoe a raggiungerli?

Dalla nostra intervista, eccovi cinque delle argomentazioni principali della Hayhoe, per i cristiani evangelici, sul cambiamento climatico:

1. La conservazione è conservatrice. La comunità evangelica non è solo una comunità religiosa, è anche una comunità politicamente conservatrice in media. Quindi la Hayhoe parla direttamente a quel sistema di valori. “Cosa c'è di più conservatore di conservare le nostre risorse naturali, assicurarsi di averne abbastanza per il futuro e di non sprecarle come facciamo oggi?”, chiede. “Questo è un valore molto conservatore”.

Infatti, molti conservatori non accettano il cambiamento climatico perché a loro non piacciono le “grandi soluzioni governative” che sospettano il problema comporti. Ma la Hayhoe ha una risposta pronta anche per questo: le soluzioni amiche della conservazione e guidate dal mercato ai problemi climatici sono in realtà tutte intorno a noi. “Un paio di settimane fa, il Texas ha battuto il record della maggior quantità di energia eolica mai prodotta. Il 38% della nostra energia quella settimana è venuta dal vento”, dice. E la Hayhoe pensa che questo sia solo l'inizio: “Se si guarda la mappa di dove si trova il maggior potenziale per l'energia eolica, questa si trova proprio sopra gli stati rossi. E penso che questo farà una grande differenza in futuro”.

2. Sì, Dio lo lascerebbe accadere. Una obiezione dei Cristiani conservatori è che Dio non lascerebbe che le attività umane rovinino la creazione. O, come lo ha espresso il Senatore James Inhofe dell'Oklahoma, “Dio è ancora lassù e l'arroganza delle persone che pensa che noi, esseri umani, saremmo in grado di cambiare quello che fa lui col clima è, per me, scandaloso”. Potete vedere Inhofe ed altri politici religiosi di destra che respingono il cambiamento climatico su basi bibliche in questo video:


La Hayhoe pensa che la risposta all'obiezione di Inhofe sia semplice: da un punto di vista Cristiano, abbiamo il libero arbitrio di prendere le decisioni e dobbiamo viverne le conseguenze. Ciò è, dopo tutto, una soluzione Cristiana classica al problema teologico del male. “Succedono le cose cattive? Sì, sempre”, dice la Hayhoe. “Qualcuno si ubriaca, si mette al volante di un'auto ed uccide un passante innocente, probabilmente un bambino o una madre”.

Il cambiamento climatico è, secondo la Hayhoe, solo un'altro errore, un altro problema, dovuto al cattivo uso del proprio arbitrio da parte degli esseri umani che non è pienamente consigliabile. “Il cambiamento climatico è proprio questo”, dice. “E' una conseguenza delle decisioni che abbiamo preso”.

3. La Bibbia non approva il fatto di lasciare che il mondo bruci. La Hayhoe è d'accordo con la percezione comune liberale secondo la quale la comunità evangelica sia composta in percentuale significativa da persone che credono nell'apocalisse e nella fine dei tempi – e che questa credenza, letteralmente che il giudizio ci sovrasti, mini la loro preoccupazione di preservare il pianeta. Ma crede che ci sia qualcosa di profondamente sbagliato in questa prospettiva e di fatto che la Bibbia stessa la rifiuti.

“Il messaggio secondo cui non ci interessa di nessuno, si fottano tutti, e lasciamo che il mondo bruci, quel messaggio non è coerente col messaggio della Bibbia”, dice la Hayhoe. In particolare lei pensa che l'apostolo Paolo abbia una risposta molto bella ai chi crede nella fine dei tempi nella sua seconda lettera ai Tessalonicesi. La Hayhoe butta giù il messaggio di Paolo in questo modo: “Ho sentito che state abbandonando i vostri lavori, che vene andate bighellonando senza fare nulla, perché pensate che Cristo stia tornando e che il mondo stia per finire”. Ma Paolo li rimprovera. Nella parole della Hayhoe: Trovate un lavoro, sostenete voi stessi e le vostre famiglie, abbiate cura degli altri – ancora una volta, i poveri e i vulnerabili che non possono prendersi cura di sé stessi – e fate ciò che potete, essenzialmente, per rendere il mondo un posto migliore, perché nessuno sa quando questo accadrà”.


Una ragione per cui alcuni evangelici rifiutano le preoccupazioni per il clima è la visione del mondo apocalittica. Igor Zh./Shutterstock 

4. Anche se credi in una Terra giovane, si sta comunque scaldando. Uno dei motivi per cui c'è una tale tensione fra la comunità evangelica e la scienza è, be', la scienza stessa. Molti evangelici sono creazionisti che credono in una terra giovane, una Terra che ha circa 6.000 anni. La Hayhoe non è una di quelli. Ha studiato astrofisica e quasar che sono molto antichi e, osserva, credere che la Terra e l'Universo siano giovani crea una comprensione piuttosto problematica di Dio: “O devi credere che Dio abbia creato tutto come se fosse vecchio di miliardi di anni o devi credere che abbia miliardi di anni”. Nel primo caso, in effetti, Dio sembra che cerchi di imbrogliarci.

Ma quando si tratta di parlare ad un pubblico evangelico del cambiamento climatico, la Hayhoe non enfatizza l'età della terra, semplicemente perché, dice, non ce n'è bisogno. “Quando parlo a pubblici Cristiani, mostro solo i dati delle carote di ghiaccio ed altri dati proxy antichi di 6.000 anni”, dice la Hayhoe, “perché credo che si possa esprimere un punto ancora più forte, a causa del modo massiccio in cui gli esseri umani hanno interferito col sistema naturale, guardando solo un periodo di tempo più breve”.


6.000 anni di dati delle temperature e proiezione del riscaldamento in arrivo. Jos Hagelaars /La mia visione del cambiamento climatico

"Per quanto riguarda l'affrontare il problema climatico”, dice la Hayhoe, “non abbiamo tempo perché tutti la pensino allo stesso modo riguardo all'età dell'Universo”.

5. "Avere cura del nostro ambiente significa avere cura delle persone”. Alla fine, la Hayhoe pensa che  sia cruciale enfatizzare agli evangelici che salvare il pianeta significhi salvare le persone.. non solo salvare gli animali. “Penso ci sia questa percezione”, dice la Hayhoe, “che se un ambientalista guidasse e vedesse un cucciolo di foca da un lato e un essere umano dall'altro, svolterebbe per evitare il cucciolo di foca e prenderebbe sotto l'essere umano”. Ecco perché è così importante, nella sua mente, enfatizzare il modo in cui il cambiamento climatico colpisce le persone (una logica che afferma ancora una volta che la percezione dell'orso polare è stato un simbolo terribile per il riscaldamento globale). E di questo ci sono prove abbondanti: rapporto del "Gruppo di Lavoro II" sugli impatti climatici appena pubblicato enfatizza le minacce al nostro approvvigionamento di cibo, un rischio di peggioramento della violenza in un mondo che si scalda e il potenziale dislocamento di popolazioni vulnerabili.

Quindi, il messaggio funziona? La Hayhoe pensa di sì. Dopo tutto, mentre solo il 44% degli evangelici potrebbe accettare la moderna scienza del clima oggi, lei osserva che si tratta di un considerevole progresso rispetto a un sondaggio fra i gruppi religiosi del 2008, che era solo al 34%. Alla fine, per la Hayhoe, si tratta di questo: “Se si crede che Dio abbia creato il mondo, e fondamentalmente lo ha consegnato agli esseri umani come incredibile dono sul quale vivere, perché lo si dovrebbe trattare come spazzatura? Trattare il mondo come spazzatura dice molto su ciò che si pensa della persona che si crede abbia creato la terra”.


giovedì 8 maggio 2014

Pubblicato il libro di Ugo Bardi “Extracted”

Da “Resource crisis”. Traduzione di MR

(una versione più breve, e anche un po' datata (2011), è disponibile in Italiano con il titolo "La Terra Svuotata"


Il mio nuovo libro, “Extracted” ora è in vendita. E' una versione aggiornata in inglese dell'originale in tedesco che è stata pubblicata lo scorso anno. Potete comprarlo direttamente dall'editore, Chelsea Green o dai soliti siti internet.

Questo libro è stato un grande lavoro, ma devo dire che sono molto contento del risultato finale e vorrei ringraziare i miei coautori, che hanno fornito le competenze specialistiche per gli “scorci” sui beni minerali specifici, lo staff di Chelsea Green per il loro aiuto altamente professionale, e lo staff del Club di Roma per aver reso possibile l'impresa.

Le prime reazioni al libro sembrano molto favorevoli, il che è, credo, un po' preoccupante. Per fortuna, c'è stata almeno una recensione negativa su Amazon.com da parte di qualcuno che dice che si sente “insultato” dal libro, ciononostante gli da una valutazione di tre stelle su cinque!

Ecco un esempio di recensione ricevuta, questa è apparsa su “Publishers Weekly”:

La nostra enorme infrastruttura di estrazione sta mostrando segni di tensione, scrive Bardi (I limiti dello Sviluppo Rivisitati), professore di chimica all'Università di Firenze, in questa perspicace, anche se pessimistica, descrizione della storia, del funzionamento e del futuro dell'industria. Tutti i minerali estratti che includono carbonio (carbone, petrolio e gas) sono risorse non rinnovabili la cui disponibilità sta già diminuendo. Tristemente, come col riscaldamento globale, ci sono scettici e negazionisti che insistono che (a) non è vero e (b) che la tecnologia sistemerà queste questioni. Gli stessi contraristi dichiarano, correttamente, che abbiamo estratto una percentuale minima di petrolio, ferro p persino di oro dalla crosta terrestre. Ma ignorano che, mentre la qualità del minerali diminuisce e l'estrazione diventa più difficile, il prezzo aumenta. Per esempio, platino (essenziale nei convertitori catalitici), argento e petrolio costano quattro volte di più che nel 2000. Questi presumono anche che la tecnologia produrrà una “macchina mineraria universale”, che consumerà pietra comune estraendone qualsiasi cosa di valore. Anche se in teoria sarebbe possibile, tale macchina richiederebbe immense quantità di energia, lasciandosi dietro una quantità di rifiuti impensabile. Bardi conclude che le cose devono cambiare e anche se il suo non è un libro incoraggiante, i lettori apprezzeranno il suo racconto intelligente, lucido e inquietante della nostra cattiva gestione delle risorse minerali . (May)

Quindi il libro sembra aver avuto una buona partenza, vedremo come procedono le cose. Il lancio "ufficiale" del libro avverrà a Brussels il 12 giugno.


mercoledì 7 maggio 2014

Rassegna stampa di Luis de Souza su energia e esaurimento delle risorse

Da “Resource crisis”. Traduzione di MR

Una panoramica che parte della recente pubblicazione di “Extracted” di uno dei coautori del libro, Luis de Souza, dal suo blog “At the edge of time”. In questo post Luis esamina principalmente i recenti sviluppi della crisi ucraina ed altre caratteristiche della situazione energetica mondiale. 

Rassegna stampa del 3 maggio 2014 - Extracted 

Di Luis de Souza


Due anni fa Ugo Bardi mi ha invitato a prendere parte alla redazione di un libro sulle materie prime. Ho passato gran parte del 2012 ricercando e scrivendo per produrre un capitolo su due metalli specifici: argento ed oro. Dopo una prima edizione del libro in tedesco dello scorso anno, è finalmente arrivata la versione in inglese, che sembra essere accolta calorosamente.

“Extracted” fornisce una panoramica sulla relazione fra la nostra società, l'economia e le riserve di materie prime che si trovano nella crosta terrestre. Queste riserve di fonti di neghentropia – entropia negativa, cioè materia organizzata e concentrata, al contrario di caos e dispersione – che alimentano le nostre industrie con con input a basso costo. Le difficoltà economiche che viviamo oggi sono strettamente collegate a un declino della qualità delle risorse necessarie per alimentare le nostre economie – cioè un aumento di entropia – che a un certo punto potrebbe anche tradursi in un declino dei tassi di estrazione.

Crisi delle risorse

Pubblicato “Extracted”

Ugo Bardi, 29-04-2014

“Il mio nuovo libro, “Extracted” ora è in vendita. E' una versione aggiornata in inglese dell'originale in tedesco che è stata pubblicata lo scorso anno. Potete averlo direttamente dall'editore, Chelsea Green o dalle fonti solite.

Questo libro è stato un grande lavoro, ma devo dire che sono molto contento del risultato finale e vorrei ringraziare i miei coautori, che hanno fornito le competenze specialistiche per gli “scorci” sui beni minerali specifici, lo staff di Chelsea Green per il loro aiuto altamente professionale e lo staff del Club di Roma per aver reso possibile l'impresa.

Le prime reazioni al libro sembrano molto favorevoli, il che è, credo, un po' preoccupante. Per fortuna, c'è stata almeno una recensione negativa su Amazon.com da parte di qualcuno che si definisce un creazionista. Dice che si sente “insultato” dal libro, ciononostante da una valutazione di tre stelle su cinque!”

Ma a breve termine le preoccupazioni sono più rivolte alla geo-politica delle materie prime. Mosca ha appena dato un ultimatum all'Ucraina riguardo ai suoi debiti per il gas, minacciando di tagliare le forniture dopo il 7 maggio. Qualche giorno dopo il FMI ha approvato un pacchetto di aiuto per i paesi in difficoltà, provando che il controllo è accompagnato da un conto.

The Telegraph

Ucraina: la Gazprom russa da un ultimatum per il 7 maggio sulle forniture di gas

Emily Gosden, 25-04-2014

Il gigante energetico controllato dallo stato russo Gazprom ha drasticamente aumentato la pressione sull'Ucraina, dando un ultimatum per il 7 maggio per saldare il debito non pagato di 3,5 miliardi di dollari o cominciare a pagare in anticipo il gas. Alexander Medvedev, vice amministratore delegato, ha avvertito che l'Europa deve aiutare l'Ucraina a pagare il conto – ed ulteriori 5 miliardi di dollari necessari per riempire gli impianti di immagazzinamento quest'estate – o affrontare “gravi problemi” con la fornitura di gas il prossimo inverno. Il 7 maggio, l'Ucraina dovrebbe pagare circa 3,5 miliardi di dollari per il gas che ha usato nei mesi scorsi, ha detto il signor Medvedev. Se non venissero pagati, la Gazprom smetterebbe di fornire gas all'Ucraina per l'uso domestico da giugno, a meno che non venga pagato in anticipo. 

Ecco una delle ragioni per cui la Russia non può lasciare semplicemente che l'Ucraina passi nella sfera di influenza degli Stati Uniti. E perché estendere la NATO così lontano sia un'idea così terribile.

Il Contra Corner di David Stockman

Perché il partito della guerra sta giocando col fuoco: gran parte del complesso industriale-militare di Putin si trova nell'Ucraina orientale!

Pater Tenebrarum, 30-04-2014

Tuttavia, risulta che ci sia qualcos'altro che rende l'est dell'Ucraina particolarmente importante – per la Russia. Quando l'Ucraina si è separata dall'Unione Sovietica, si è portata via con sé il 30% dell'industria del paese – in particolare un bel pezzo della sua industria della difesa. Come evidenziato in un articolo del Financial Times di Jan Cienski, il complesso militare-industriale della Russia rimane fortemente dipendente dai ricambi prodotti nelle fabbriche ucraine – e non a caso le loro consegne di recente sono state fermate. Questo getta una nuova luce sul passo indietro rispetto ai precedenti sconti sul gas e sulla decisione di minacciare uno stop delle consegne a meno che il governo ucraino non paghi il suo debito con la Gazprom. Occhio per occhio. Tuttavia, ci sono implicazioni aggiuntive. [...]

L'articolo evidenzia ulteriormente che 'invadere l'Ucraina per prendere possesso di questi impianti sarebbe un modo in stile 19° secolo di guardare ad una relazione da 21° secolo', una valutazione con la quale si dovrebbe essere d'accordo. In assenza delle attuali tensioni, le fabbriche ucraine venderebbero ancora questi ricambi, dopo tutto – è il loro business e non possono mangiarseli. Siccome molti dei ricambi sono altamente specifici, non sarà facile riadattare le fabbriche, in special modo per un paese che è essenzialmente in bancarotta come l'Ucraina. La Russia del presidente Putin invaderebbe l'Ucraina per questo? Ne dubitiamo veramente. Tuttavia, la Russia non è un paese monolitico governato da un dittatore onnipotente. Putin ha un grande vantaggio al momento perché sta godendo di tassi di popolarità incredibili in Russia (a metà marzo, erano al nuovo massimo del 76%). Dodici volte più persone hanno detto che loro “piace e che provano anche ammirazione per lui”, rispetto a quelli che esprimono disapprovazione. Alcuni risultati recenti di questionari dettagliati si trovano qui.

In Iraq hanno avuto luogo delle elezioni-farsa in cui hanno partecipato 270 partiti per 320 seggi in parlamento. I vincitori prenderanno di fatto il potere su Baghdad e una piccola altra parte del paese. Il fronte della guerra continua ad approssimarsi alla capitale, sia da est sia da nord.

New York Times

I militanti costituiscono una minaccia alla vigilia delle elezioni nazionali in Iraq

Tim Arango e Duraid Adnan, 28-04-2014

La realtà, cui il governo sembra impotente a porre rimedio, offre un post scriptum che fa pensare alla guerra americana e a un contesto volatile per le elezioni programmate per mercoledì. Il voto rappresenterà le prime elezioni nazionali dell'Iraq dal ritiro delle forze statunitensi alla fine del 2011 ed è chiaro che si terranno in mezzo a violenze che crescono rapidamente e a un bagno di sangue settario. Lunedì, sei attentatori suicidi hanno colpito sedi elettorali in tutto il paese mentre le forze di sicurezza hanno votato in anticipo, uccidendo almeno 27 persone, dicono i funzionari. La più grande paura, comunque, è che stavolta non si torna indietro, che la divisione settaria della nazione diventerà radicata mentre il governo concentra le sue forze per proteggere il suo seggio di potere a Baghdad. Con una battaglia ad Abu Ghraib, sul margine occidentale di Baghdad e a meno di 20 miglia dal centro della città, di recente il governo ha chiuso la prigione locale. Gli insorti hanno guadagnato forza nella provincia di Salahuddin Province, a nord di Baghdad, e in quella di Diyala Province, a nordest della capitale. “Tutte le frecce sono puntate su Baghdad ora”, ha detto Jessica D. Lewis, direttore di ricerca all'Istituto per lo Studio della Guerra, che ha seguito da vicino il combattimento ad Anbar.

In siti Web come PeakOilBarrel.com la precisione delle cifre pubblicate dalla EIA sulla produzione del gas negli Stati Uniti sono state messe in discussione in un modo o nell'altro per un po' di tempo. Questa settimana mi sono imbattuto nell'articolo sotto, che espone quello che appare essere una manipolazione deliberata dei dati.

Post Carbon Institute 

La EIA sta gravemente esagerando la produzione di gas di scisto nel suo rapporto di produttività delle trivellazioni

David Hughes, 21-04-2014

“La produzione di gas naturale dai margini del campo di Marcellus negli Stati Uniti più vicina ai 15 miliardi di piedi cubici al giorno: dice la EIA”, dichiarava il titolo di Platts che ha attratto la mia attenzione, visto che gli ultimi dati sul gas di scisto del campo di Marcellus di Pennsylvania e Virginia Occidentale indicavano che la produzione era inferiore ai 12 miliardi di piedi cubici al giorno. Questo titolo era basato sull'ultimo numero del nuovo Rapporto di Produttività delle Trivellazioni mensile della EIA pubblicato il 14 aprile. Leggendo ulteriormente, l'articolo ha dichiarato che il campo di scisto di Haynesville “ha raggiunto il picco a circa 10 miliardi di piedi cubici al giorno nel 2011. Questi errori sono gravi esagerazioni della realtà e necessitano di ulteriore investigazione, visto che il Rapporto di Produttività delle Trivellazioni della EIA è molto letto e citato nei media. Per fortuna la EIA pubblica anche dati di produzione indipendente per campo singoli campi di scisto nel suo Aggiornamento Settimanale sul Gas Naturale. Un controllo dei dati di produzione di Marcellus ha rivelato che era ad 11,8 miliardi di piedi cubici al giorno in febbraio e che Haynesville aveva in effetti raggiunto il picco a 7,2 miliardi di piedi cubici al giorno nel novembre 2011. Queste cifre sono corroborate anche da Drillinginfo, un database commerciale che viene utilizzato dalla EIA.

Il punto di vista erroneo che la EIA (e più ampiamente dell'amministrazione Obama) ha cercato di trasmettere  riguardo alle riserve a alla produzione di gas nel loro paese è un chiaro tentativo di adescare gli investitori verso un'industria dubbia. Finora sta funzionando, dei soldi a basso costo sono stati prontamente disponibili per aziende che spendono di gran lunga di più di quanto guadagnano. Finché un giorno non li chiameremo “subprime delle scisto”.

Bloomberg 

La sagra dei trivellatori dello scisto sul debito-spazzatura per restare nel giro

Asjylyn Loder, 30-04-2014

La Rice Energy Inc. (RICE), un produttore di gas naturale con credito a rischio, ha raccolto 900 milioni di dollari in tre giorni questo mese, 150 milioni in più di quelli di cui aveva originariamente bisogno. Non male come prima emissione dopo essere entrata in borsa in gennaio per l'azienda con base a Canonsburg, in Pennsylvania. Specialmente a causa del fatto che ha perso soldi per tre anni consecutivi, ha trivellato meno di 50 pozzi – la maggior parte chiamati come supereroi o monster trucks – è ha detto che spenderà 4,09 dollari per ogni dollaro che guadagnerà nel 2014. La spinta degli Stati Uniti per l'indipendenza energetica è sostenuta da un'ondata di indebitamento a tassi-spazzatura che è stata tanto vitale quanto le innovazioni tecnologiche che hanno permesso la baldoria delle trivellazioni. Mentre il mercato del debito ad alto rendimento è raddoppiato in dimensione dalla fine del 2004, la quantità emessa dalle aziende di esplorazione e produzione è cresciuto di nove volte, secondo Barclays Plc. E' questo che mantiene in vita la rivoluzione dello scisto anche se le aziende spendono soldi più rapidamente di quanto non ne guadagnino. “C'è molto aiuto finanziario ora che viene bevuto dagli investitori”, dice Tim Gramatovich, che aiuta a gestire più di 800 milioni di dollari come responsabile degli investimenti della Peritus Asset Management LLC di Santa Barbara, California. “Le persone perdono la propria disciplina, Smettono di fare i calcoli. Smettono di fare i conti. Stanno semplicemente sognando il sogno e è questo che sta accadendo col boom dello scisto”. 

Un'altra cattiva notizia per il settore del petrolio e del gas negli Stati Uniti è la possibilità crescente di un regolamento ambientale che sta per essere attuato. Prima era una protezione dell'approvvigionamento di acqua potabile, più di recente per i terremoto, ma ora sembra che la minaccia maggiore sia l'esplosione.

OilPrice.com

Questo problema sta per esplodere per Big Oil?

Dave Forest, 28-04-2014

Non è un segreto che la produzione di petrolio è aumentata in molte parti del Nord America di recente. Spesso in aree che hanno infrastrutture limitate in termini di linee di distribuzione – specialmente per il gas naturale. Ciò significa che i produttori devono bruciare tutto il gas prodotto durante la produzione di petrolio. Lo bruciano semplicemente perché non c'è un modo di farlo arrivare sul mercato. Ma questo mese due governi regionali hanno detto che il flaring del gas deve finire. Il più critico è il Nord Dakota, dove il Dipartimento delle Risorse Minerali dello stato sta approntando nuove regole per limitare il flaring.

L'ipotesi della Cina che approfitta dei prezzi dell'oro relativamente bassi per costruire una riserva strategica rilevante del suo metallo monetario è girata per circa un anno. Ora anche i media mainstraem contemplano questa ipotesi. Questa storia è parte di un piano più ampio che ci riporta a “Extracted”, la difficoltà di trovare accesso a risorse di alta qualità sta portando via il potere alle vecchie strutture di potere.

Reuters 

La Cina permette le importazioni di oro via Pechino, dicono alcune fonti, fra voci di acquisto di riserve

20-04-2014

La Cina non rilascia alcun dato di mercato sull'oro. Il solo modo in cui i mercati dell'oro possono avere un'idea degli acquisti cinesi è dalla pubblicazione mensile dei dati sull'esportazione da parte di Hong Kong, che lo scorso anno ha fornito 53 miliardi in controvalore di oro alla terraferma. “Abbiamo già cominciato a spedire materiali direttamente a Pechino”, ha detto una fonte dell'industria, che non ha voluto essere nominata perché non autorizzato a parlare ai media. Le quantità portate dentro finora sono piccole, in quanto le importazioni via Pechino sono state permesse soltanto dal primo quarto di quest'anno, ha detto la fonte. Si pensa che la Banca Popolare Cinese (BPC) lo aggiunga alle sue riserve auree, secondo il Consiglio Mondiale per l'Oro (CMO), in quanto sembra diversificarsi dal Tesoro statunitense. La banca centrale raramente rivela i numeri. La caduta dell'oro del 28% dello scorso anno e il record cinese delle importazioni nel 2013 hanno innescato delle speculazioni secondo le quali la BPC abbia aggiunto quantità significative di oro alle proprie riserve e potrebbe probabilmente fare un annuncio entro quest'anno. 

Un editore del Financial Times che propone la nazionalizzazione delle banche? Sì, la crisi sta forzando il ripensamento delle strutture e dei sistemi tradizionali. Mentre ci si possono attendere conseguenze positive da un tale cambiamento, il nostro non è esattamente un problema di soldi, a prescindere da quanto possano essere delusi i monetaristi.

Financial Times

Togliere alle banche private il loro potere di creare soldi

Martin Wolf, 24-04-2014

L'attività bancaria pertanto non è una normale attività di mercato, perché fornisce due beni pubblici collegati: i soldi e la rete dei pagamenti. Da un lato dei bilanci bancari si trovano i beni a rischio, dall'altra parte si trovano le passività che il pubblico crede siano sicure. E' per questo che le banche centrali agiscono come prestatrici di ultima istanza e i governi forniscono l'assicurazione sui depositi e le iniezioni di capitale. E' anche il motivo per cui l'attività bancaria è fortemente regolata. Eppure i cicli del credito sono ancora enormemente destabilizzanti. Cosa si deve fare? Una risposta minima lascerebbe questa industria in gran parte com'è, a parte irrigidire il regolamento e insistere sul fatto che una percentuale maggiore del bilancio sia finanziata da capitale o da un assorbimento credibile delle perdite. Un capitale più alto è la raccomandazione fatta da Anat Admati di Stanford and Martin Hellwig del Max Planck Institute su “I nuovi abiti dei banchieri”. Una risposta massima sarebbe dare allo stato il monopolio della creazione di soldi. 

Ora un po' di spazio alle energie rinnovabili. Ho seguito particolarmente da vicino lo sviluppo e il dislocamento dei sistemi energetici delle onde Palami in Portogallo qualche anno fa. Sono stati in acqua solo un paio di mesi, per poi svanire nell'oblio in seguito. L'energia delle onde è in effetti una risorsa promettente ma la tecnologia è lontana dall'essere pronta, come dice in dettaglio l'articolo sotto.

Environment360

Perché l'energia delle onde è rimasta tanto indietro come fonte energetica

Dave Levitan, 28-04-2014

Non è difficile immaginare cosa sia l'energia eolica – a questo punto tutti quanti abbiamo visto le turbine imponenti che punteggiano il panorama. La stessa cosa è per l'energia solare e i pannelli che si stanno diffondendo sui tetti di tutto il mondo. Ma c'è un'altra forma di energia rinnovabile, disponibile in enormi quantità, che non riporta nulla alla mente: com'è fatta la tecnologia dell'energia dalle onde? Eolico e solare sono decollati negli ultimi due decenni, in quanto i costi sono scesi rapidamente e le minacce del cambiamento climatico hanno reso chiara la necessità di transitare via dai combustibili fossili. Nel frattempo, numerosi studi hanno concluso che l'energie delle onde – e in misura minore quella delle maree – potrebbe contribuire con quantità massicce al quadro energetico generale. Ma mentre l'industria ha fatto progressi incerti, gli esperti sono d'accordo sul fatto che essa rimane di decenni indietro rispetto ad altre forme di rinnovabili, con grandi quantità di soldi e ricerca necessari perché possa almeno recuperare. 

La maturità è una cosa di cui il FV non manca. Sotto, un esempio notevole di penetrazione di questo mercato che fornisce energia alle comunità povere che probabilmente non possono permettersi di prendere elettricità dalla rete.

Deutsche Wella 

L'energia solare illumina le vite in Kenya

Victoria Averill, 29-04-2014

Daniel Tempes Olonapa, di 52 anni, si trova fuori dalla sua serra arroccata sulla cima di una collina prospiciente gli edifici imponenti della capitale del Kenya, Nairobi. Indica due pannelli neri della dimensione di un foglio di carta sopra il suo tetto. “Li può vedere?” chiede Daniel, indicando concitatamente i pannelli. “Sono piccoli, ma sono molto potenti. Li ho installati io stesso lassù e messo le batterie. Poi quando arriva il sole abbiamo luce, possiamo caricare i nostri cellulari. I miei sei figli [sic, ndt] possono fare i loro compiti di notte”. L'azienda è impegnata nella missione di fornire energia solare economica, pulita e sotenibile alle migliaia di kenioti esclusi dalla rete come Daniel, che fino ad ora hanno solo sognato di essere attaccati alla rete elettrica. M-Kopa ha messo insieme le ultime tecnologie solari con pannelli solari di alta qualità, batterie e luci e le sta vendendo nei chioschi e nei negozi in tutto il Kenya.


I seguaci europei potrebbero voler leggere il commento di metà settimana sul primo dibattito presidenziale. Buon fine settimana.