giovedì 21 novembre 2013

Requiem per un Meme. Il Riscaldamento Globale NON si è fermato


Da “The frog that jumped out”. Traduzione di MR

Di Ugo Bardi

Il riscaldamento globale NON si è fermato. Sappiamo che ha in qualche modo rallentato, ma i dati più recenti mostrano che persino il rallentamento era più che altro un'illusione; il riscaldamento, semplicemente, continua. Ma le bugie hanno una loro vita propria e non possono essere fermate dalla logica e dalla ragione, da sole. Ci vorrà tempo prima di poter celebrare un requiem per questo pessimo meme. 


La propaganda di solito si basa su deformazioni della realtà  - così persino la valanga di bugie che ci circonda sulla “pausa” riscaldamento globale sono partite da un minimo di verità.

Gli scienziati erano stati i primi a notare che l'aumento delle temperature aveva rallentato con l'arrivo del primo decennio del 21° secolo. Ciò ha generato alcuni commenti contro la scienza, per esempio nell'australiano "Courier" nel 2007 e con un saggio pseudo scientifico di Easterbrook nel 2008 su Global Research. Ma questi commenti sono rimasti isolati e non molto conosciuti.

Tuttavia, la “Pausa del riscaldamento globale” aveva tutti gli elementi necessari per diventare un meme, un termine che indica un concetto che si diffonde in modo virale nelle menti umane. La diffusione del meme è iniziata dopo che Kaufmann et al. hanno pubblicato un saggio su PNAS nel giugno del 2011. Lì, gli autori hanno notato esplicitamente il rallentamento della temperatura planetaria, attribuendola all'aumento di emissioni di zolfo in Cina. Kaufmann ed i suoi co-autori sono stati attenti a dichiarare che non intendevano dire che ci fosse qualcosa di sbagliato nel concetto di riscaldamento globale antropogenico. Ma, forse, non sono stati abbastanza attenti ad evitare di usare nel loro saggio espressioni come “mancanza di riscaldamento”. Queste dichiarazioni sono state riprese in vari siti negazionisti e descritti come prova della non esistenza del riscaldamento globale. Il concetto di pausa ha iniziato a comportarsi come un meme, diffondendosi in tutto il Web.

L'ultima spinta che ha portato il meme della pausa ad una notorietà mondiale è stata probabilmente create da un articolo di David Rose apparso su “The Mail” il 13 ottobre 2011. Nell'articolo, Rose ha mostrato un grafico che dichiarava essere basato su dati pubblicati dal Met Office (il servizio nazionale meteorologico britannico). Tuttavia, Rose ha sistemato la scala temporale in modo da dare l'impressione di una pausa che non è mai esistita; forse anche “aggiustando” un pochino i dati. Ecco un confronto fra il grafico di Rose e i dati reali.


Sopra: il grafico di David Rose da “The Mail”, sotto: i dati reali

Anche senza le correzioni recenti, è chiaro che non c'è mai stato niente di simile ad uno “stop” nel riscaldamento globale. Ma l'articolo di Rose aveva tutti gli elementi per creare un meme di successo mondiale. Ha sostenuto la presenza di una cospirazione, ha calmato le coscienze del pubblico, ha detto che i soldi del governo erano stati spesi male. Ed è stato pubblicato su un tabloid che vende circa 2 milioni di copie al giorno, con oltre 100 milioni di visitatori al mese nel proprio sito web. Al momento, la “pausa del riscaldamento globale” è probabilmente uno dei meme più diffusi del negazionismo climatico nel mondo.

Questo meme può essere fermato? Non ha mai avuto ragione di esistere ma è anche vero che i media mainstream non hanno diffuso i nuovi risultati che lo smentiscono completamente. E, in ogni caso, i meme hanno una vita di per sé; non possono essere uccisi usando soltanto la ragione. Quindi è troppo presto per celebrare un requiem per il meme della pausa. Alla fine, la verità tende a vincere, ma ci vuole tempo.

Nel frattempo, dovremmo ricordarci che non stiamo discutendo di entità virtuali – i meme – che esistono solo nelle nostre teste. Il riscaldamento globale è una cosa brutta che esiste nel mondo reale ed uccide persone reali. Così, date un'occhiata all'immagine sotto ed alla dichiarazione relativa, da un articolo di David Rose. Guardatelo con gli occhi di un australiano che ha perso tutto in uno di questi giganteschi incendi. Quanto può diventare indecente il negazionismo, signor Rose?


”Anziché concentrarsi sulla notizia che il riscaldamento globale si è fermato, altri quotidiani hanno scritto dell'ondata di calore e sugli incendi impetuosi in Australia” 


mercoledì 20 novembre 2013

Riscaldamento globale: ancora evidenza che il sole non c'entra.






In alto, la curva delle temperature globali. In basso l'intensità misurata dei raggi cosmici che arrivano sulla terra. Notate che la scala delle intensità dei raggi cosmici è stata invertita per mostrare quella che dovrebbe essere la correlazione con le temperature che avviene mediante la formazione di nubi stimolate dall'irradiazione. In teoria, più intensi i raggi cosmici, minore la temperatura. Ma non ci siamo propro (dal un articolo di Dana Nuccitelli)


Una serie di articoli recenti hanno messo una pietra tombale sull'idea che il riscaldamento globale non sia causato dall'effetto dei gas serra, ma da fattori esterni al pianeta Terra, come i raggi cosmici modulati dall'attività solare.

L'idea dietro all'ipotesi è che questi raggi, particelle di alta energia che arrivano sulla terra dallo spazio esterno, sono in grado di favorire la nucleazione di goccioline d'acqua nell'atmosfera. In questo modo, sono in grado di stimolare formazione di nubi che hanno un effetto raffreddante. L'ipotesi vuole anche che il numero di raggi cosmici che arrivano nell'atmosfera dipende anche dall'attività solare, il cui campo magnetico dovrebbe defletterli, perlomeno in parte. Ne consegue che periodi di alta attività solare dovrebbero corrispondere a un raffreddamento e viceversa.

Nella pratica, come si vede nel diagramma qui sopra, non c'è nessuna correlazione significativa fra le due cose; anzi, semmai si vede una correlazione inversa. Un riassunto delle ultime scoperte arriva da un articolo di Dana Nuccitelli sul suo blog sul "Guardian".

Al solito, ci si può continuare a nascondere dietro le ipotesi più strampalate, ma il riscaldamento globale continua ad avanzare.









martedì 19 novembre 2013

Il Sole non è la causa del riscaldamento globale!

Da “Science Daily”. Traduzione di MR

7 novembre 2013 — Un nuovo studio ha scoperto che i cambiamenti nell'attività solare hanno contribuito non più del 10% al riscaldamento globale nel 20° secolo.

Alba sul Pianeta Terra. Un nuovo studio ha scoperto che i cambiamenti dell'attività solare hanno contribuito non più del 10% al riscaldamento globale nel ventesimo secolo. (foto: © marcel / Fotolia)

Le scoperte, fatte dal professor Terry Sloan dell'Università di Lancaster e dal professor Sir Arnold Wolfendale all'Università di Durham, trovano che ne i cambiamenti nell'attività solare né i suoi impatti nel blocco dei raggi cosmici possono essere un contributo significativo al riscaldamento globale.

I risultati sono stati pubblicati oggi, 8 novembre, sulla rivista ufficiale del IOP (Institute of Physics), Environmental Research Letters. I cambiamenti nella quantità di energia dal Sole che raggiunge la Terra sono stati proposti precedentemente come motori dell'aumento delle temperature globali, come lo è stata la capacità del Sole di bloccare i raggi cosmici. Era stato proposto che i raggi cosmici possano avere un ruolo nel raffreddamento della Terra incoraggiando la formazione di nuvole, che di conseguenza riflettono i raggi del Sole nello spazio.

Secondo questa proposta, nei periodi di grande attività, il Sole blocca alcuni dei raggi cosmici che entrano nell'atmosfera della Terra, di modo che si formano meno nuvole e la temperatura della superficie terrestre sale. Nel tentativo di quantificare l'effetto dell'attività solare – direttamente o attraverso i raggi cosmici – potrebbe aver avuto nel ventesimo secolo, Sloan e Wolfendale hanno confrontato i dati sul tasso di raggi cosmici che entrano nell'atmosfera, che possono essere usati come proxy per l'attività solare, con le registrazioni delle temperature globali tornando indietro al 1955.

Gli autori hanno scoperto un modesta correlazione fra i raggi cosmici e le temperature globali che avviene ogni 22 anni; tuttavia, il tasso variabile di raggi cosmici è rimasto indietro rispetto alle variazioni di temperatura da uno a due anni, suggerendo che la causa potrebbe non essere attribuita ai raggi cosmici ed alla formazione di nuvole, ma agli effetti diretti del Sole. Confrontando le brevi oscillazioni dei tassi di raggi cosmici, che sono stati presi dai dati di due schermi di neutroni, e della temperatura con le tendenze complessive in entrambi dal 1955, Sloan e Wolfdale hanno scoperto che meno del 14% del riscaldamento globale osservato durante questo periodo può essere attribuito all'attività solare. Inoltre, i ricercatori hanno revisionato i loro studi precedenti e passato in rassegna la rilevante letteratura per trovare altre prove di un collegamento fra l'attività solare e l'aumento delle temperature globali già avvenuto. Le loro scoperte hanno indicato che in generale, il contributo delle variazioni dell'attività solare, sia direttamente sia attraverso i raggi cosmici, è stato persino minore e non può aver contribuito per più del 10% al riscaldamento globale nel ventesimo secolo. Essi hanno concluso che le prove paleontologiche, derivate dagli isotopi di carbonio e ossigeno , erano “deboli e confuse” e che uno studio più aggiornato che collega i raggi cosmici ad un minor livello di copertura era viziato perché la correlazione avveniva solo in alcune regioni piuttosto che sull'intero globo. Sloan and Wolfendale hanno anche parlato dei risultati dell'esperimento CLOUD al CERN, dove i ricercatori stanno cercando dei modi in cui i raggi cosmici possono ionizzare, o caricare, gli aerosol nell'atmosfera, che poi può influenzare il modo in cui si formano le nuvole. Hanno esaminato anche i casi in cui gli eventi del mondo reale hanno prodotto una ionizzazione su larga scala nell'atmosfera. Ci si aspettava che eventi come il disastro nucleare di Cernobyl e i test sulle armi nucleari avessero condizionato la produzione di aerosol nell'atmosfera, ma non è riscontrabile nessun effetto del genere.

Il professor Sloan ha detto: “Il nostro saggio passa in rassegna il nostro lavoro per provare e trovare una connessione fra raggi cosmici e formazione di nuvole e i cambiamenti della temperatura globale. Abbiamo concluso che il livello di contributo della variazione di attività solare è meno del 10% del riscaldamento globale misurato osservato nel ventesimo secolo. Come risultato di questo e di un altro lavoro, l'IPCC dichiara che non è stata identificata nessuna associazione robusta fra i cambiamenti dei raggi cosmici e la nuvolosità”.


lunedì 18 novembre 2013

La terra continua a surriscaldarsi (anche se i media hanno deciso di ignorarlo).


La scoperta di Cowtan e Hay che ha corretto la curva di crescita della temperatura planetaria è stata quasi completamente ignorata dai media in Italia. Solo sulle testate on line si può leggere qualcosa in proposito. Ecco qui un articolo di Maddalena Montecucco su "Lettera43". Calca un po' troppo la mano su certe cose: le vecchie rivelazioni non erano sbagliate, solo un po'  sottostimate: non c'è stato nessun "flop della scienza". Tuttavia,  nel complesso, l'articolo centra bene i punti essenziali

http://www.lettera43.it/ambiente/la-terra-continua-a-surriscaldarsi-il-flop-della-scienza_43675113835.htm

AMBIENTE

La Terra continua a surriscaldarsi: il flop della scienza

Smentita la fine del global warming: sbagliate le vecchie rilevazioni. La temperatura è sempre più alta.

di Maddalena Montecucco

Nessuna pausa al surriscaldamento globale. Ma solo un errore di calcolo.
Per anni si è creduto che la temperatura della superficie terrestre non si fosse alzata, supportando le tesi di chi considera una bufala il global warming.
IL CLIMA IMPAZZITO. A dimostrare che il clima appare impazzito ci sono le catastrofi: gli oltre 80 tornado nel Midwest americano, pur abituato a essere flagellato dal maltempo, sono un record. E che dire di Haiyan, il tremendo tifone che ha devastato le Filippine a inizio novembre.
Perfino la città di New York ha dovuto fare i conti con il meteo, alla fine di ottobre 2012, quando su Manhattan si è abbattuto l'uragano Sandy.
COLPITA ANCHE L'ITALIA. Fenomeni rari, ma sempre più frequenti. Che lasciano una scia di morte e distruzione. E che non hanno risparmiato il nostro Paese: come le violente trombe d'aria che si sono abbattute sull'Emilia e sulla Lombardia tra maggio e luglio 2013. Per non parlare delle nevicate record, che hanno congelato il Nord Italia nel febbraio 2012.
TEMPERATURA IN CRESCITA. Come ha riportato il quotidiano britannico The Independent, l'aumento della temperatura non si è infatti arrestato, anche se dopo l'impennata degli Anni 70 il processo sembrava essere rallentato.
La cosiddetto 'pausa' che avevano scovato i ricercatori e che aveva incoraggiato gli scettici a mettere in dubbio il global warming, era solo un 'vuoto' di dati.
Le nuove misurazioni hanno dimostrato che negli ultimi 15 anni il surriscaldamento globale è aumentato con una forte accelerazione. Insomma, si è trattato di un errore.
LA SCOPERTA DELL'ERRORE. A scoprirlo sono stati due scienziati, che hanno trovato una falla nella raccolta dei dati relativi alla calotta artica.
Kevin Cowtan dell'Università di York e Robert Way dell'ateneo di Ottawa hanno escogitato un sistema differente per studiare il fenomeno mediante letture dal satellite. E hanno smentito la 'pausa' della crescita della temperatura.
RILEVAZIONE DIFFICILE. Tuttavia, che le stime sull'artico non fossero del tutto attendibili era risaputo.
La colpa era da attribuire al sistema di rilevazione dei dati, difficile in un ambiente tanto ostile: «La mancanza di dati dalle aree polari è conosciuto da tempo, ma credo che questo studio lo abbia principalmente risolto», ha commentato al The Indipendent Stefan Rahmstorf del Postdam institute for climate impact research in Germania.
Per ora il global warming continua. Con buona pace di chi lo credeva un lontano ricordo.
Lunedì, 18 Novembre 2013


domenica 17 novembre 2013

Discutere di cambiamento climatico in modo sensato

L'ultimo negazionista climatico


Normalmente, quando ci si mette a discutere di cambiamento climatico, viene sempre fuori un buon numero di cafoni che credono che il modo di aver ragione sia di insultare chi non è d'accordo con loro. Di solito riescono a fare abbastanza confusione da rendere impossibile una discussione seria e civile.

Alle volte, però, si può fare anche un discorso sensato con persone che sono genuinamente interessate a capire come stanno le cose. In queste discussioni ti accorgi quanto i media abbiano disabituato la gente a ragionare. A furia di ripetere sciocchezze come "la terra non si riscalda più" o "i ghiacci antartici sono in aumento", molta gente finisce per credere in buona fede che il lavoro decennale e dettagliato di migliaia di scienziati sia tutta una fesseria.

Non è impossibile, però, spiegare come stanno veramente le cose, posto che non arrivino i soliti cafoni a fare confusione. In un mio post recente sul "fatto quotidiano", è successo proprio questo. Non che non ci siano stati i soliti casinisti, ma non sono riusciti a distruggere la discussione. Che sia una tendenza? Magari fosse!

Ecco comunque un pezzetto della discussione, dove racconto in un certo dettaglio a "Gaspare75" come stanno le cose con i ghiacci antartici

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gaspare75

Mi scusi professore, i modelli IPCC sono anche in grado di spiegare il graduale aumento di estensione dei ghiacci antartici negli ultimi anni?
In particolare, come si concilia questo fatto sperimentale con la sua affermazione che l'aumento di temperatura e' piu' accentuato nelle regioni polari?

Ugo Bardi gaspare75

Caro Gaspare, si tratta di capire cosa si misura. Una cosa è l "estensione" dei ghiacci, un altra la temperatura della regione.

Una volta definiti i termini, possiamo dire che non c'è dubbio che la zona antartica si sta riscaldando altrettanto di quella artica. Questo fatto è in completo accordo con i modelli e con le aspettative.

Però su questo punto si fa spesso un po' di confusione: l'aumento di temperatura in Antartide causa una riduzione del VOLUME dei ghiacci continentali, ma non della loro AREA (ovvero estensione). Si stanno fondendo, si, ma sono così spessi che l'area coperta non cambia.

Una cosa diversa, invece, è il cambiamento di estensione dei ghiacci MARINI. E' di questo tipo di ghiaccio che si parla quando si dice che i ghiacciai antartici aumentano. Qui c'è effettivamente un lieve aumento dell'estensione in Antartide per varie ragioni che si possono spiegare ma è una cosa un po' lunga.

Il punto è che è un effetto del tutto marginale rispetto a quello che sta succedendo nell'Artico - in altre parole non c'è un bilanciamento fra Artico e Antartico; il riscaldamento globale arriva altrettanto forte sia a Nord che a Sud

gaspare75 Ugo Bardi

Beh, a questo punto pero' sarei curioso, si riesce almeno a dare un'idea grossolana di qual e' il meccanismo? Ogni estate viene enfatizzato dai media il record di scioglimento dei ghiacci artici ma anche in quel caso si parla sempre di superficie dei ghiacci marini, visto che al polo nord e' quasi tutto mare. Del caso antartico invece si parla poco e mi sembra molto piu' interessante perche' va apparentemente in controtendenza

Ugo Bardi gaspare75


Nel caso dei ghiacci artici i ghiacci si stanno riducendo sia in area come in volume e questo viene detto di solito, anche se spesso sui media si fa un po' di confusione.

Per l'antartico, ripeto che i ghiacciai continentali stanno chiaramente PERDENDO volume, come ci si dovrebbe aspettare se la zona si sta riscaldando - come in effetti sta succedendo.

E allora, perché i ghiacci marini stanno leggermente aumentando in area, in Antartide? Beh, ci sono vari effetti, uno è dovuto alla parziale perdita dello strato di ozono che ha rivoluzionato la circolazione atmosferica, un altro alle maggiori piogge/nevicate nella regione che cambiano la salinità dell'acqua e quindi favoriscono il congelamento, e poi anche che i ghiacci continentali che si fondono buttano acqua fredda nelle acque limitrofe.

Insomma, come vedi si può discutere delle varie interpretazioni. Di sicuro, però, NON si può usare questo effetto per dire che la terra non si sta riscaldando!




sabato 16 novembre 2013

Clima, la bufala della pausa nel riscaldamento globale


real-climate
Immagine da "Real Climate"


Era da un pezzo che si sentiva parlare un po’ ovunque della “pausa” nel riscaldamento globale. Sui giornali e sui blog si raccontava di questi 15 anni in cui non c’era stato nessun riscaldamento. E questo, secondo alcuni, indicava che tutta la storia del cambiamento climatico era una bufala: non esisteva proprio. E invece no: la bufala era la storia della pausa, come dimostra un recente studio.

Già non era vero che il riscaldamento globale si era fermato. Semmai, i dati disponibili indicavano che era un po’ rallentato (come ho descritto in un post precedente sul Fatto). Ma gli ultimi dati indicano che questo rallentamento è molto più debole di come sembrava.

Tutte le misure, si sa, sono approssimate e misurare la temperatura di un intero pianeta non è cosa facile. Lo si fa con una serie di stazioni di misura, ma queste non possono coprire tutto quanto il pianeta per cui bisogna cercare di interpolare al meglio possibile. C’è poi un problema che deriva dal fatto che il pianeta non si scalda uniformemente; si scalda molto di più nelle regioni polari dove è più difficile mettere delle stazioni di misura. Per cui, le incertezze sono maggiori proprio dove è maggiore il riscaldamento.

E’ proprio qui che gli autori dello studio, Kevin Cowtan e Robert Way, sono andati a rivedere le misure, tenendo conto dei dati satellitari e utilizzando dei nuovi metodi di analisi. Rifacendo i conti è venuto fuori che c’è una correzione da fare ai dati. E questa correzione spinge in su le temperature; non tanto, ma quel tanto che basta per riportarle in linea con le tendenze del periodo precedente, ovvero un po’ di più di un decimo di grado per decennio.

Questo studio di Cowtan e Way, insieme con l’ultimo rapporto dell’Ipcc, mette una pietra sopra sui dubbi che ancora qualcuno esprime. Non c’è nessuna pausa nel riscaldamento globale. Le temperature continuano a crescere, il livello del mare continua a salire e i ghiacci continuano a fondersi. Cerchiamo di farcene una ragione prima che sia troppo tardi. 




giovedì 14 novembre 2013

Addio "pausa". Il riscaldamento globale dal 1997 è più rapido di quanto stimato in precedenza

Da “The Guardian”. Traduzione di MR

Un nuovo studio riempie le lacune lasciate dal Met Office e scopre che la 'pausa' di riscaldamento è a malapena un rallentamento di velocità



Il Met Office e Hadley Center non include le temperature dell'Artico, dove il riscaldamento globale sta avvenendo più rapidamente. Foto: Jenny E Ross/Corbis

Un nuovo saggio pubblicato sulla Rivista Trimestrale della Royal Meteorological Society riempie i vuoti nei gruppi di dati sulla temperatura di superficie HadCRUT4 del britannico Met Office e scopre che il riscaldamento globale della superficie dal 1997 è avvenuto più di due volte più rapidamente di quanto stimato da HadCRUT4. Questo breve video-sommario riassume l'approccio e i risultati dello studio:



Lo studio, opera degli autori Kevin Cowtan dell'Università di York e Robert Way dell'Università di Ottawa (entrambi collaboratori del sito Web Skeptical Science), rileva che l'insieme dei dati del Met Office copre soltanto l84% circa della superficie terrestre. Ci sono grandi lacune nella sua copertura, principalmente nell'Artico, Antartico e Africa, dove le stazioni di monitoraggio delle temperature sono relativamente scarse. Queste sono mostrate in bianco nella figura del Met Office sotto. Notate la rapida tendenza al riscaldamento (rosso) nell'Artico nella versione di Cowtan e Way, che manca dall'insieme dei dati del Met office.

La coperture delle temperature di superficie e le tendenze del Met Office contro quelle di  Cowtan e Way

Le registrazioni delle temperature di superficie GISTEMP della NASA cerca di affrontare le lacune della copertura estrapolando le temperature nelle regioni non misurate basandosi sulle misurazioni più vicine. Tuttavia, i dati della NASA mancano di includere le correzioni di un cambiamento nel modo in cui le temperature della superficie del mare vengono misurate – un problema impegnativo che ha finora è stato affrontato solo dal Met Office. Il progetto Berkeley Earth Surface Temperature (BEST) ha usato un approccio analogo a quello della NASA, ma con un metodo statistico conosciuto come “kriging” per riempire i vuoti interpolando ed estrapolando le misure esistenti. Tuttavia, il BEST ha applicato questo metodo solo alle temperature sulla terraferma, non sugli oceani. Il dottor Cowtan è uno scienziato computazionale interdisciplinare che ha riconosciuto delle soluzioni potenziali a questo problema di vuoto di copertura della temperatura.

“Come molti scienziati, sono un risolutore di problemi ossessivo. A volte vediamo un problema e pensiamo 'Questa è roba mia, qui posso dare un contributo'”

Nel loro saggio, Cowtan e Way applicano un approccio kriging per colmare i vuoti fra le misurazioni di superficie, ma lo fanno sia per la terraferma sia per gli oceani. In un secondo approccio, approfittano della copertura quasi globale delle osservazioni satellitari, combinando le misurazioni satellitari della temperatura dell'Università dell'Alabama di Hauntsville (UAH) coi dati disponibili sulla superficie per colmare i vuoti con un insieme di dati 'ibrido'. Essi hanno scoperto che il metodo kriging funziona meglio per stimare le temperature sugli oceani, mentre il metodo ibrido funziona meglio sulla terraferma e, ancora più importante, sul ghiaccio marino, che conta per gran parte delle regioni non osservate. Entrambe i loro nuovi insiemi di dati delle temperature di superficie mostrano un riscaldamento significativamente maggiore negli ultimi 16 anni rispetto a quello rilevato da HadCRUT4. Ciò è dovuto principalmente al fatto che HadCRUT4 ha tralasciato l'accelerato riscaldamento dell'Artico, specialmente dal 1997.

Cowtan e Way investigano sulla dichiarazione di una presunta 'pausa' nel riscaldamento della superficie globale negli ultimi 16 anni esaminando le tendenze dal 1997 al 2012. Mentre HadCRUT4 stima la tendenza al riscaldamento delle superficie a solo 0,046°C a decennio in quel periodo e la NASA lo pone a 0,080°C a decennio, i nuovo insiemi di dati kriging e ibridi stimano la tendenza durante lo stesso periodo in 0,11°C e 0,12°C a decennio rispettivamente.

Questi risultati indicano che il rallentamento della temperatura media di superficie non è significativo quanto si pensasse in precedenza. Il riscaldamento della superficie ha rallentato un po', in gran parte grazie al fatto che più riscaldamento globale complessivo si è trasferito agli oceani durante l'ultimo decennio. Tuttavia, questi tipi di rallentamento (e accelerazione) temporaneo del riscaldamento della superficie avviene su base regolare a causa delle influenze naturali a breve termine. I risultati di questo studio hanno anche una qualche attinenza con una recente ricerca. Per esempio, correggere le recente distorsione fredda indica che le temperature globali della superficie non sono così lontane dalle media delle proiezioni dei modelli climatici di quanto pensassimo in precedenza e di sicuro rientrano tutte entro la gamma delle simulazioni delle temperature dei singoli modelli climatici. Studi recenti che hanno concluso che il clima globale è un po' meno sensibile all'aumento dell'effetto serra di quanto creduto in precedenza potrebbero anche avere in qualche modo sottostimato la reale sensibilità climatica. Questo naturalmente è solo uno studio, come il dottor Cowtan nota rapidamente.

“Nessun problema scientifico difficile è mai stato risolto in un singolo saggio. Non mi aspetto che il nostro saggio sia l'ultima parola su questo, ma spero che abbiamo fatto fare progressi alla discussione”.

Il recente rallentamento percepito delle temperature della superficie globale rimane una questione scientifica interessante. Sembra essere dovuta ad una qualche combinazione di fattori interni (più riscaldamento globale che finisce negli oceani), fattori esterni (una attività solare relativamente bassa ed una alta attività vulcanica) ed una sottostima del reale riscaldamento globale della superficie. Quanto ogni fattore contribuisca viene investigato da una ricerca scientifica estesa, ma il saggio di Cowtan e Way suggerisce che la seconda spiegazione contribuisca in modo significativo. Il temporaneo rallentamento del riscaldamento globale della superficie sembra essere più piccolo di quanto crediamo attualmente.