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lunedì 16 febbraio 2015

Petrolio ed economia: dove siamo diretti nel 2015-16?

Da “Our Finite World”. Traduzione di MR (rev. Luca Pardi)

Di Gail Tverberg

Il prezzo del petrolio va giù. Come possiamo aspettarci che si comporti l'economia nel 2015 e nel 2016?

I giornali negli Stati Uniti sembrano enfatizzare gli aspetti positivi della diminuzione dei prezzi. Ho scritto le Dieci ragioni per cui i prezzi del petrolio alti sono un problema. Se il nostro solo problema fossero i prezzi del petrolio alti, allora i prezzi del petrolio bassi sembrerebbero essere una soluzione. Sfortunatamente, il problema che stiamo incontrando ora sono i prezzi estremamente bassi Se i prezzi continuano su questo livello basso, ci troviamo in seri problemi rispetto alla futura estrazione di petrolio. Mi sembra che la situazione sia molto più preoccupante di quanto creda gran parte delle persone. Anche se ci sono alcuni effetti temporanei positivi, verranno più che compensati da quelli negativi, alcuni dei quali potrebbero essere davvero negativi. Potremmo aver raggiunto i limiti di un mondo finito.

La natura del nostro problema coi prezzi del petrolio

I bassi prezzi del petrolio che stiamo vedendo sono un sintomo di problemi gravi interni all'economia – quello che ho chiamato “aumentata inefficienza” (in realtà “riotrni decrescenti”) che portano a salari bassi. Vedete il mio post Come la aumentata inefficienza spiega il crollo dei prezzi del petrolio. Mentre i salari sono rimasti stagnanti, il costo  dell'estrazione del petrolio è aumentato di circa il 10% all'anno, come descritto nel mio post L'inizio della fine? Le compagnie petrolifere tagliano gli investimenti. Inutile dire che salari stagnanti insieme ad un rapido aumento dei costi di produzione del petrolio portano ad un disallineamento fra:


  • Quanto i consumatori si possono permettere per pagare il petrolio
  • Il costo del petrolio stesso, se il prezzo del petrolio coincide col costo di produzione


giovedì 22 gennaio 2015

Barile a 50 dollari: rischio di recessione per il settore petrolifero

L'articolo che segue è di solo due settimane fa. Ora, i prezzi sono scesi addirittura intorno ai 45 dollari al barile. (UB)
 


DaOil Man”. Traduzione di MR

Di Matthieu Auzanneau

Esistono le gare di fondo. Questa è una gara verso il fondo. I prezzi del petrolio cadono a 50 dollari questa settimana, come mai visto dai giorni successivi alla crisi del 2008. Tanto vertiginosa quanto inaspettata, la caduta del prezzo dell'oro nero ha ormai raggiunto il 55% dall'inizio di giugno.

E' la prova di un ritorno duraturo dell'abbondanza petrolifera? Non corriamo troppo.

Conseguenza del boom del petrolio “di scisto” negli Stati Uniti e della fragilità della crescita economica mondiale, questo contro-shock petrolifero sta per mettere a nudo i re del petrolio. Da Ovest a Est, da Nord a Sud, tutti i produttori petroliferi del mondo, grandi e piccoli, oggigiorno pompano il greggio a rotta di collo al fine di salvaguardare un po' il loro giro d'affari, con la speranza che la concorrenza crepi prima. Di fronte a difficoltà economiche molto gravi, la Russia di Putin, oggi prima produttrice mondiale di oro nero davanti all'Arabia Saudita, ha ampiamente contribuito a rilanciare il giro infernale in questo inizio d'anno, annunciando una produzione record per il mese di dicembre (anche se Mosca l'estate scorsa lasciava intendere che le estrazioni russe dovrebbero diminuire nel 2015, mancanza di investimenti sufficienti...). I prezzi non sono in procinto di tornare a crescere nei prossimi mesi, come prevede la maggior parte degli analisti: la crescita economica rimane debole (eccetto per gli Stati Uniti, dopati fin qui dal gas e dal petrolio “di scisto”) e dei barili in più arrivano sul mercato provenienti dall'Iraq, ma anche dall'Africa Occidentale, dal Brasile, dal Canada e dagli Stati Uniti.

lunedì 12 gennaio 2015

Come la aumentata inefficienza spiega il crollo dei prezzi del petrolio

DaOur Finite World”. Traduzione di MR

Gail utilizza qui l'espressione "aumentata inefficienza", ma, come lei stessa spiega nel testo, è la stessa cosa del termine più comune "ritorni decrescenti." E' una manifestazione del fatto che il graduale esaurimento delle risorse ne rende sempre più costosa l'estrazione. (UB)


Di Gail Tverberg

Circa dal 2001, diversi settori dell'economia sono diventati sempre più inefficienti, nel senso che servono più risorse per ottenere una data produzione, come 1.000 barili di petrolio. Credo che questo aumento dell'inefficienza spieghi sia il rallentamento della crescita economica sia il netto calo recente dei prezzi di molti beni, compreso il petrolio. Il meccanismo in atto è ciò che chiamerei l'effetto di spiazzamento. Se servono più risorse per settori sempre più inefficienti dell'economia, sono disponibili meno risorse per il resto dell'economia. Di conseguenza, i salari ristagnano o declinano. Le banche centrali trovano necessario abbassare i tassi di interesse, per mantenere in piedi l'economia. Sfortunatamente, con salari stagnanti o più bassi, i consumatori trovano che i beni provenienti dai settori sempre meno efficienti siano sempre più inaccessibili, specialmente se i prezzi salgono per coprire le necessità di questi settori inefficienti. Per gran parte dei periodi passati, i prezzi dei beni sono rimasti prossimi ai costi di produzione (almeno per il “produttore marginale”). Ciò cui sembra che stiamo assistendo di recente è una diminuzione del prezzo di ciò che i consumatori possono permettersi rispetto ad alcuni di questi settori sempre più inaccessibili. A meno che la situazione non possa essere ribaltata rapidamente, l'intero sistema rischia di collassare.

Settori dell'economia sempre più inefficienti

Possiamo pensare a diversi settori dell'economia sempre più inefficienti:

Petrolio. Il problema del petrolio è che gran parte di quello facile (e quindi economico) da estrarre è finito. Sembra che ci sia molto petrolio costoso da estrarre disponibile. Una parte si trova in fondo al mare, anche sotto strati di sale. Una parte di questo petrolio è molto pesante e deve essere “vaporizzato”. Una parte richiede il “fracking”. I passi estrattivi in più richiedono l'uso di maggiore lavoro umano e di maggiori risorse fisiche (petrolio e gas, tubi di metallo, acqua dolce), ma la produzione aumenta di pochissimo. I liquidi estensioni del petrolio, come biocombustibili e operazioni di estrazione di liquidi dal carbone, tendono a loro volta ad essere forti consumatori di risorse, esacerbando ulteriormente il problema dell'aumento del costo di produzione dei combustibili liquidi. Ho descritto il problema che sta dietro ai costi come sempre maggiore inefficienza di produzione. Il nome tecnico del nostro problema è ritorni decrescenti. Questa situazione si verifica quando un aumento di investimento offre ritorni sempre minori. I ritorni decrescenti tendono a verificarsi in qualche misura ogni qualvolta risorse di ogni tipo vengono estratte dal sottosuolo. Se la portata dei ritorni decrescenti è sufficientemente piccola, i costi totali possono essere mantenuti piatti con progressi tecnologici. Il nostro problema ora è che i ritorni decrescenti sono cresciuti in misura tale che i progressi tecnologici non tengono più il passo. Di conseguenza, il costo di produzione di molti tipi di beni e servizi sta crescendo più rapidamente dei salari.

venerdì 2 gennaio 2015

La fine dello sviluppo globale come lo abbiamo conosciuto

Da “Engineering for Change”. Traduzione di MR (h/t Maurizio Tron)

Di Josh Kearns

Il petrolio non scorre più così. Questo è il Lakeview Gusher
Number One, un'eruzione di petrolio da un pozzo in pressione
 dal pozzo petrolifero di Midway-Sunset a Kern County,
 in California, nel 1910. 100 anni fa, pozzi come questo
producevano 90.000 barili al giorno, ma ora
sono scesi a 2 soli barili al giorno. Foto di dominio pubblico
Wikimedia Commons 
I professionisti dello sviluppo fanno il loro lavoro assumendo che il mondo in via di sviluppo un giorno somigli molto al mondo sviluppato. Ma ci sono buone possibilità che si sbaglino. Uno sguardo paratico alla fornitura mondiale di energia ed una interessante nuova ricerca sul collegamento fra energia, cultura e qualità della vita, mostra che probabilmente è vero il contrario: il mondo sviluppato presto somiglierà al mondo in via di sviluppo. Ecco perché sta accadendo e cosa possiamo fare per prepararci ora ad un grande cambiamento.

Da contadini a desk jockey

Dai primi anni 90 del secolo scorso il governo statunitense non ha tenuto dei “contadini” come una categoria del censo nazionale e questo è un sintomo di consumo di energia. Gasolio, fertilizzanti chimici e pesticidi sono tutti forme di energia che hanno soppiantato i muscoli umani ed animali nelle fattorie. Questa energia, che proviene da combustibili fossili accessibili e a buon mercato, ha trasformato i servi della gleba medievali negli odierni “servi del cubicolo” degli affari, del governo e delle accademie, nei paesi sviluppati. E i professionisti dello sviluppo globale stanno cercando di guidare il mondo in via di sviluppo lungo lo stesso sentiero.

L'energia rinnovabile dipende pesantemente
dai combustibili fossili, come esemplificato da questo convoglio
 di camion diesel che trasportano un enorme pezzo di turbina eolica.
 Foto: Tom/ Flickr
L'energia fossile ha facilitato tre raddoppi della popolazione globale dal 18° secolo, mentre ha eretto una gerarchi bizantina tecno-sociale nel mondo sviluppato e nei centri di potere del mondo in via di sviluppo.

Ritorno energetico dall'investimento

Guardiamo l'energia dal punto di vista contabile. Non vedremo la quantità totale di energia posseduta dal pianeta Terra – carbon fossile, petrolio e gas, luce solare, vento, maree, nuclei radioattivi o la somma totale dell'energia incorporata nei legami chimici. Guardiamo piuttosto l'energia netta: la quantità di energia utile rimanente dopo aver sottratto l'energia che serve per esplorare le fonti energetiche poi estrarle, raffinarle, trattarle e così via. Un metodo per calcolare questo surplus di energia netta è chiamato Ritorno Energetico dall'Investimento, in breve EROI (più corretto sarebbe EROEI, ndt). Questo concetto è stato introdotto da Charles Hall e dai suoi colleghi all'Università di Stato di New York a Syracuse. Al centro dell'EROEI c'è una semplice equazione: EROEI = energia che torna alla società / energia investita per ottenerla.

Succhiare 500 milioni di anni di luce solare

L'accesso a fonti di energia ad alto EROEI è ciò che permette alle società di sviluppare i sistemi tecnologici avanzati e le gerarchie sociali complesse e fortemente differenziate che vediamo oggi intorno a noi. Al contrario, le persone del medioevo avevano fonti di energia a basso EROEI – solo muscoli umani ed animali, oltre alla biomassa da bruciare e un modesto uso delle correnti di venti ed acqua. In quei giorni, gran parte della popolazione doveva mettere la propria schiena nel proprio lavoro perché non aveva un motore diesel che lo facesse per lei. L'era dei combustibili fossili ha inaugurato una manna di EROEI alto senza precedenti nella storia del pianeta. Gli esseri umani hanno liberato il potere di 500 milioni di anni di luce solare stoccata e concentrata. Ed abbiamo continuato a bruciare questa abbondanza finita ed irripetibile con notevole velocità.

L'EREOI è direttamente collegato allo sviluppo. Per conservare gli attuali stili di vita occidentali, i paesi sviluppati hanno bisogno di un surplus di energia netto. Jessica Lambert e i suoi colleghi alla Next Generation Energy Initiative, Inc. a Marcellus, New York, postula che le società soddisfano prima i bisogni energetici più fondamentali ed importanti poi, se rimane dell'energia, soddisfano bisogni sempre più complessi lungo una scala che chiamano la “gerarchia dei bisogni energetici”. E' simile alla gerarchia (piramide) di Maslow dei bisogni umani. I ricercatori hanno dato voce alle loro idee nell'edizione dell'agosto 2013 della rivista Energy Policy (pdf). Sopra, ho allegato una figura dal loro saggio con frecce che indicano le coordinate dell'EROEI in aumento disponibile per la società e l'aumento della complessità tecno-sociale.

I ricercatori hanno calcolato l'accesso all'energia e l'EROEI dei paesi del mondo , mettendo su grafici i dati rispetto ai comuni indici di sviluppo e qualità della vita, compreso l'Indice di Svuluppo Umano dell'ONU (ISU), percentuale dei bambini sottopeso, spese per la salute pubblica, cultura femminile, uguaglianza fra i sessi ed accesso a forniture “migliorate” d'acqua. Ho riprodotto uno di quei grafici sulla sinistra con una linea sovrapposta che corrisponde all'EROEI che segna il confine approssimativo fra livelli superiori ed inferiori di sviluppo umano. I ricercatori hanno scoperto che i paesi con livelli da moderati ad alti di sviluppo umano, tendevano ad avere EROEI in eccesso di 20:1 o 30:1 (un EROEI di 20:1 significa che per ogni unità investita se ne acquisiscono 19). dall'altro lato, i paesi che hanno accesso ad energia a meno di 20:1 generalmente non sono stati in grado di ottenere alti livelli di sviluppo. Gli autori hanno anche guardato le tendenze dell'EROEI fornito dalle tecnologie energetiche prevalenti, compresi petrolio, gas, carbone, solare fotovoltaico ed eolico, nucleare, idroelettrico e così via.

Le fonti con EROEI più alto sono andate

Le fonti di combustibili fossili del 20° secolo avevano un EROEI di gran lunga maggiore di qualsiasi altra fonte ed ora sono finite. I giacimenti di petrolio e gas convenzionale storici, per esempio, fornivano un EROEI della di una grandezza da 50:1 a 100:1 o oltre. Abbiamo via via bruciato i depositi che erano più facili da estrarre ed ora l'EROEI del petrolio e del gas globale è declinato a qualcosa come 20:1. Per esempio, il costo della trivellazione dei pozzi di petrolio convenzionale di un tempo era di 400.000 dollari e producevano circa 1.000 barili al giorno per alcuni decenni. Le trivellazioni dei pozzi di petrolio da “fracking” di oggi costano 6-12 milioni di dollari e producono al massimo poche centinaia di barili al giorno da uno a tre anni.

E le risorse rinnovabili non hanno un EROEI alto

Ma è comunque un EROEI molto più alto di quanto il combustibili rinnovabile possa fornire. Le tecnologie rinnovabili hanno EROEI più bassi, da circa 5:1 a 15:1 e dipendono da combustibili fossili a buon mercato per lo sviluppo su larga scala. Per esempio, le turbine eoliche contengono grandi quantità di neodimio per fare i magneti che usano per generare elettricità e lo estraiamo con macchinari a gasolio della dimensione di Godzilla. Eolico e solere fotovoltaico costituiscono meno del 1% del portafogli energetico globale. Negli Stati Uniti, il solare FV fornisce meno di un centesimo del 1% della nostra elettricità. Rese zoppe da EROEI relativamente bassi e dipendendo da una piattaforma di combustibili fossili a buon mercato ed alto EROEI per la produzione, l'installazione e la manutenzione, non è fattibile che le rinnovabili siano rapidamente portate su scala per soddisfare le necessità energetiche future se puntiamo a mantenere il business as usual (BAU) con la crescita esponenziale delle economie nazionali, della popolazione e della ricchezza. Sembra quindi che ci troviamo di fronte a carenze di energia netta molto preoccupanti. L'EROEI che ha alimentato il nostro sviluppo sino ad ora se ne andrà presto con l'esaurimento e il declino della qualità dei combustibili fossili e non possiamo compensare la differenza sostituendoli con le rinnovabili. Ciò che preoccupa ancora di più, però, è che l'EROEI non sembra declinare in modo lineare.

Il dirupo energetico

Le implicazioni di questa analisi sono a diro poco preoccupanti. Globalmente, il ritorno netto del nostro petrolio e gas prevalenti è declinato nella gamma di 20:1 – 30:1. Uno sguardo allo stato dello sviluppo globale odierno suggerisce che questo è un EROEI che rende difficile per le società raggiungere un alta qualità della vita. L'EROEI delle tecnologie rinnovabili ricade in questa gamma o al di sotto di essa. Ora vediamo cosa succede in Un EROEI di 10:1 – 20:1. La funzione esponenziale dell'EROEI comincia a scendere nettamente. Ciò viene chiamato il “dirupo dell'energia netta”. Una società che passa in questa gamma di EROEI in declino diventa sempre meno in grado di sostenere alti livelli di complessità tecno-sociale. Noi che viviamo nell'opulento Occidente siamo giunti a dare per scontati i frutti di questa complessità, come la conditio sine qua non per un alto standard di vita così come il nostro diritto di nascita perpetuo.

La fine dello sviluppo globale

Questa analisi ha due messaggi chiave per i lettori di E4C e chiunque sia impegnato nell'ingegneria dello sviluppo globale. Il primo: è improbabile che il mondo in via di sviluppo si “svilupperà” mai tanto. Il secondo: il mondo sviluppato opulento  affronterà un “de-sviluppo” catabolico, in quanto le fonti di energia diminuiscono e alla fine non riescono a sostenere i livelli superiori della gerarchia dei bisogni energetici. Il catabolismo avviene quando una società esaurisce le proprie risorse, quando non può più crescere e comincia a disassemblare la propria infrastruttura per consumarla per l'energia, come spiega John Michael Greer (pdf). Presto, gran parte della struttura dalla moderna vita opulenta data per scontata si spezzerà e verrà dimenticata nei recessi della storia. Sfortunatamente, questo sarà un processo doloroso che coglierà molti di sorpresa. Le ipotesi prevalenti sono che la crescita è infinita e che la prosperità aumenta sempre. Abbiamo una fede quasi utopistica nei proventi benefici senza limiti di tecnologia ed innovazione. Ma uno sguardo pratico all'energia netta suggerisce il contrario.

La risposta degli ingegneri

Dovremmo agire ora per prepararci al declino. La prima priorità dovrebbe essere acquisire più esperienza sviluppando tecnologie che sono in rapporto ai limiti delle risorse del futuro. E dobbiamo far questo non semplicemente per obbligo morale verso i poveri del mondo, ma anche perché, a breve, avremo bisogno di quelle stesse tecnologie anche noi. I calcoli dell'EROEI dovrebbero informare le decisioni sul corso della scienza, della ricerca ingegneristica e dello sviluppo. Dovrebbe essere perseguita l'innovazione per fare un uso migliore delle risorse locali. Ciò che costruiamo ci deve aiutare a vivere con meno energia, enfatizzando la qualità sulla quantità materiale, il tutto mentre diventiamo complessivamente più poveri. E ciò dovrebbe aiutarci a prevedere quali tipi di shock abbiamo di fronte e come possiamo rispondere in modo intelligente e creativo. In breve, la scienza ingegneristica e la tecnologia di ricerca e sviluppo si dovrebbero concentrare su soluzioni che soddisfino i bisogni fondamentali che non dipendono da alti ingressi di EROEI, lunghe e vulnerabili filiere di fornitura o fragili e complessi sistemi tecno-sociali. Per stabilire obbiettivi appropriati per questa innovazione, dobbiamo accettare la probabilità che il mondo sviluppato del futuro assomiglierà molto di più al mondo in via di sviluppo di oggi, non il contrario come è stato tradizionalmente ipotizzato nel settore dello sviluppo. Ci sono moltissime opzioni per l'innovazione, la creatività, la speranza, il miglioramento della nostra qualità di vita e la costruzione della comunità, una volta che la gente comincia a considerare seriamente e ad abbracciare i limiti al BAU. C'è così tanto del BAU che è inefficiente e non salutare, quindi un cambiamento potrebbe davvero essere una vittoria per tutti, anche in un difficile futuro di declino e collasso economico protratto.

Previsioni dolorose, ma pratiche

Quali tipi di speculazioni ragionevoli possiamo fare sul futuro per delineare gli obbiettivi della tecnologia di ricerca e sviluppo? Eccone alcuni; vi invito a sottoporne altri nella sezione dei commenti.

  • Il futuro contemplerà molto di più carriera nelle attività dirette di conversione di energia solare come l'agricoltura e le attività forestali su piccola scala (rimboccatevi le maniche e prendete una zappa!). 
  • Le economie locali guadagneranno importanza mentre le filiere dei trasporti a lunga distanza dipendenti dai combustibili fossili diventano impraticabili (Cominciate a conoscere i vostri vicini e le imprese locali!).
  • Non osiamo ipotizzare che i sistemi complessi, globali, high tech ed energeticamente intensivi come Internet e l'onnipresente connettività wireless cellulare 24/7 siano una caratteristica permanente dell'esistenza umana (chi non darebbe il benvenuto al fatto di passare meno tempo di fronte ad uno schermo luminoso?). 
  • I capi di governo, d'impresa, dei media, delle istituzioni culturali e così via, faranno ogni sforzo per mantenere lo status quo e il BAU  più a lungo possibile, mentre insisteranno che va tutto bene, nonostante le prove crescenti del contrario (dipende da noi – mettiamoci al lavoro!). 

Josh Kearns

Josh è un candidato al dottorato in ingegneria ambientale all'Università del Colorado, a Boulder, ed un ricercatore ospite dell'Università di stato della Carolina del Nord. Le sue ricerche esplorano l'applicabilità di biochar prodotto localmente come assorbente a basso costo per il trattamento dell'acqua potabile nelle comunità in via di sviluppo. Josh ha lavorato nei campi dell'economia ecologica e della scienza sostenibile ed ha fondato Aqueous Solutions, una organizzazione no profit che ricerca e diffonde tecnologie appropriate per l'acqua e l'igiene. 





giovedì 11 dicembre 2014

Combustibili fossili: ci troviamo sull'orlo del Dirupo di Seneca?

Da “Resource Crisis”. Traduzione di MR


Di Ugo Bardi

"Sarebbe una consolazione per la nostra debolezza e per i nostri beni se tutto andasse in rovina con la stessa lentezza con cui si produce e, invece, l'incremento è graduale, la rovina precipitosa.”
Lucio Anneo Seneca, Lettera a Lucilius, n. 91 

Questa osservazione di Seneca sembra essere valida in molti altri casi, compresa la produzione di una risorsa non rinnovabile come il petrolio greggio. Ci troviamo sull'orlo del “dirupo di Seneca”?

E' un principio ben conosciuto dalle persone che lavorano con la dinamica dei sistemi che ci sono un sacco di casi di soluzioni che peggiorano il problema. Spesso, le persone sembrano essere perfettamente in grado di capire quale sia il problema ma, altrettanto spesso, tendono ad agire sullo stesso nel modo sbagliato. E' un concetto espresso anche come “tirare la leva dalla parte sbagliata”. Coi combustibili fossili, capiamo tutti che abbiamo un problema di esaurimento, ma la soluzione, finora, è stata quella di trivellare ulteriormente e di continuare a trivellare. Spremere un po' di combustibile da tutte le fonti possibili, a prescindere da quanto difficile e costoso sia, ha potuto compensare il declino dei giacimenti convenzionali e mantenere la produzione in crescita negli ultimi anni. Ma è una vera soluzione? Cioè, non pagheremo la crescita presente con un declino più rapido in futuro?

Questa domanda può essere trascritta in termini di “Dirupo di Seneca”, un concetto che ho proposto qualche anno fa per descrivere come la produzione di una risorsa non rinnovabile possa mostrare un rapido declino dopo aver superato il suo picco di produzione.


Non si tratta solo di un modello teorico: ci sono diversi casi storici in cui la produzione di una risorsa ha collassato dopo aver raggiunto un picco. Per esempio, ecco i dati dello storione del Mar Caspio, un caso che ho chiamato “picco del caviale”.


Rischiamo di vedere qualcosa di simile nel caso della produzione mondiale di petrolio e gas? Secondo me sì. Ci sono alcune analogie. Sia i combustibili fossili sia il caviale sono risorse non sostituibili ed in entrambi i casi i prezzi sono saliti rapidamente durante e dopo il picco. Così, se lo storione del Caspio ha mostrato un tale chiaro dirupo di Seneca, il petrolio e il gas potrebbero fare la stessa cosa. Ma lasciate che entri nei dettagli. Nella prima versione del mio modello di Seneca, il rapido declino della produzione è stato interpretato in termini di aumento dell'inquinamento, che pone un peso supplementare sul sistema produttivo e riduce la quantità di risorse disponibili per lo sviluppo di nuove risorse. Tuttavia, ho scoperto che il comportamento di Seneca è piuttosto robusto in questi sistemi ed appare ogni volta che le persone cercano di “stiracchiare” un sistema per forzarlo a produrre più velocemente di quanto questo non possa fare naturalmente.

Nel caso dello storione del Caspio, mostrato più sopra, è poco probabile che l'inquinamento sia la causa del rapido collasso della produzione (anche se potrebbe certamente aver contribuito). Piuttosto, ciò che è successo è che i prezzi alti di una risorsa rara e non sostituibile (il caviale) ha stimolato gli investitori a investire sempre di più risorse per tirarne fuori dal mare quanto più possibile. Ha funzionato, per un po', ma alla fine non si può pescare storione che non c'è. E' finito in un disastro: un caso classico di dirupo di Seneca.

Questo fenomeno può essere modellato? Sì. Sotto, descrivo il modello per questo caso in dettaglio. L'essenza dell'idea è che i produttori debbano reinvestire una percentuale dei loro profitti per sviluppare nuove risorse per mantenere la produzione. Tuttavia, il rendimento dei nuovi investimenti declina col passare del tempo, perché le risorse più redditizie (per esempio i giacimenti petroliferi) vengono estratte per prime. Di conseguenza, sempre meno capitale è disponibile per nuovi investimenti. Alla fine la produzione raggiunge un massimo, poi declina. Se ipotizziamo che le società reinvestano una percentuale costante dei loro profitti in nuove risorse, il modello porta alla curva a campana simmetrica conosciuta come “Curva di Hubbert”. Tuttavia, come descrivo sotto in dettaglio, il declino può essere posticipato se gli alti prezzi forniscono capitale extra per nuovi sviluppi produttivi. Sfortunatamente, la crescita è ottenuta a scapito di bruciare rapidamente le risorse di capitale. Il risultato finale non è più la curva simmetrica di Hubbert, ma una curva di Seneca classica: il declino è più rapido della crescita.


E' questo ciò che abbiamo di fronte coi combustibili fossili? Naturalmente, stiamo solo parlando di modelli qualitativi ma, dall'altra parte, i modelli qualitativi sono spesso robusti e ci danno di cosa aspettarci, anche se non possono dirci molto in termini di previsione di eventi su una scala temporale precisa. Il collasso in corso dei prezzi del petrolio potrebbe essere un sintomo che stiamo finendo le risorse di capitale necessarie per continuare a sviluppare nuovi giacimenti. Così, ciò che possiamo dire è che ci sono alcune buone possibilità di tempi duri davanti a noi – in realtà molto duri. Il dirupo di Seneca potrebbe essere anche parte del nostro futuro a breve termine.
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La curva di Seneca come risultato dell'aumento della percentuale di profitti allocata per la produzione di una risorsa non rinnovabile

Di Ugo Bardi - 7 dicembre 2014

Nota: questo non è un saggio scientifico formale, si tratta più di un calcolo approssimativo del tipo “scritto sul retro di una busta” pensato per mostrare come percentuali in aumento di CAPEX possano condizionare il tasso di produzione di una risorsa non rinnovabile. Se qualcuno potesse darmi una mano per fare uno studio più raffinato e pubblicabile, sarei felice di collaborare!

I fondamentali del modello di dinamica dei sistemi che descrive lo sfruttamento di una risorsa non rinnovabile in un mercato libero sono descritte in dettaglio in un saggio del 2009 di Bardi e Lavacchi. Questo saggio fornisce una descrizione teorica del modello di Hubbert e della curva di produzione “a campana”. Nel modello, si ipotizza che la risorsa non rinnovabile (R) esista in forma di riserva iniziale di misura fissa. La riserva di risorsa viene gradualmente trasformata in riserva di capitale (C) che a sua volta declina gradualmente. Il comportamento delle due riserve come funzione del tempo è descritto da due coppie di equazioni differenziali.

R' = - k1*C*R
C' = k2*C*R - k3*C,

dove R' e C' indicano il flusso delle riserve come funzione del tempo (R' è ciò che chiamiamo “produzione”), mentre “ks” è costante. Questo è un modello “nudo e crudo” che, ciononostante, può produrre la curva di Hubbert e adattarsi ad alcuni modelli storici. Aggiungendo una terza riserva (inquinamento) al sistema genera la “Curva di Seneca”, cioè una curva di produzione inclinata in avanti, col declino più rapido della crescita. Il sistema a due riserve può produrre anche la Curva di Seneca se le equazioni sopra vengono leggermente modificate. In particolare, possiamo scrivere:

R' = - k1*k3*C*R
C' = ko*k2*C*R - (k3+k4)*C.

Qui, “k3” indica esplicitamente la percentuale di capitale reinvestito in produzione, mentre “k4” che è proporzionale alla deprezzamento del capitale (o qualsiasi altro uso non produttivo). Poi, ipotizziamo che la produzione sia proporzionale alla quantità di capitale investito, cioè a C*k3. Notate anche che “ko” è un fattore che definisce l'efficienza della trasformazione di risorse in capitale; può essere visto come collegato all'efficienza tecnologica, ma questo punto non verrà esaminato qui. Ecco il modello come è stato implementato con il software Vensim (TM) per la dinamica dei sistemi. Alle “ks” sono stati dati nomi specifici. Uso anche la convenzione di “modelli a portata di mente” con riserve di energia libera maggiori che appaiono sopra le riserve di energia libera minore.


Se le k vengono mantenute costanti durante il ciclo di produzione, la forma delle curve generate da questo modello è esattamente la stessa del modello semplificato, cioè una curva di produzione simmetrica a forma di campana. Ecco i risultati di un run tipico:


Le cose cambiano se permettiamo a “k3” di cambiare durante il ciclo della simulazione. La caratteristica che rende “k3” (percentuale di investimento produttivo) un po' diverso dagli altri parametri del modello è che è interamente dipendente dalla scelta umana. Cioè, mentre gli altri ks sono limitati da fattori fisici e tecnologici, la percentuale del capitale disponibile reinvestito nella produzione può essere scelto quasi a piacere (naturalmente, rimangono i limiti della quantità totale di capitale disponibile!).

Prezzi più alti porteranno a profitti più alti per i produttori e alla tendenza ad aumentare la percentuale reinvestita in nuovo sviluppi. Si sa anche che nella regione vicina al picco di produzione i prezzi tendono ad essere più alti – come nei casi storici del caviale e dell'olio di balena. Nel caso del caviale, l'aumento del prezzo è stato quasi esponenziale, nel caso dell'olio di balena, più come una curva logistica. Ipotizzando che la percentuale di capitale reinvestito vari in proporzione ai prezzi, alcune modellazioni potrebbero essere tentate. Qui lasciate che vi mostri solo i risultati ottenuti con l'aumento esponenziale.



Ho anche provato altre funzioni per la tendenza all'aumento di k3. I risultati di un aumento lineare sono qualitativamente gli stessi di uno logistico: Seneca domina. Lasciatemi sottolineare ancora una volta che questi non sono intesi come risultati completi. Si tratta solo di prove fatte con qualche ipotesi arbitraria per le costanti. Ciononostante, questi calcoli mostrano che il comportamento Seneca si verifica quando ipotizziamo che i produttori sollecitano il loro sistema allocando percentuali in aumento di capitale per la produzione.



lunedì 8 dicembre 2014

L'era della solitudine ci sta uccidendo

DaThe Guardian”. Traduzione di MR

Di George Monbiot

Per le creature più sociali, le api mammifere, ora non esiste la società. Questa sarà la nostra rovina


‘L'isolamento sociale è una causa potente di morte prematura come fumare 15 sigarette al giorno. La solitudine è il doppio più mortale dell'obesità'. Foto: Feri Lukas/Rex

Come la chiamiamo stavolta? Non è l'era dell'informazione: il collasso dei movimenti per l'educazione popolare hanno lasciato un vuoto riempito dal marketing e dalle teorie della cospirazione. Come l'età della pietra, del ferro e dello spazio, l'era digitale dice molto sugli oggetti ma poco sulla società. L'antropocene, in cui gli esseri umani esercitano un grande impatto sulla biosfera, non distingue questo secolo dai 20 precedenti. Quale chiaro cambiamento sociale distingue il nostro tempo da quelli che lo hanno preceduto? Per me è ovvio. Questa è l'Era della Solitudine. Quando Thomas Hobbes ha affermato che allo stato naturale, prima che emergesse l'autorità a tenerci sotto controllo, eravamo impegnati in una guerra “di tutti contro tutti”, non poteva sbagliarsi di più. Eravamo creature sociali dall'inizio, api mammifere, e dipendevamo completamente gli uni dagli altri. Gli ominidi dell'Africa orientale non avrebbero potuto sopravvivere una notte da soli. Siamo formati, in misura maggiore di quasi ogni altra specie, dal contatto con gli altri. L'era in cui stiamo entrando, in cui esistiamo separatamente, è diversa da tutto ciò che è successo prima.

Tre mesi fa abbiamo letto che la solitudine è diventata un'epidemia fra i giovani. Ora apprendiamo che è una cosa che affligge grandemente anche i più anziani. Uno studio di Independent Age mostra che la solitudine grave in Inghilterra rovina le vite di 700.000 uomini e 1.100.000 donne oltre i 50 anni e sta aumentando a velocità sorprendente. E' improbabile che Ebola ucciderà mai tante persone quante ne abbatte questa malattia. L'isolamento sociale è una causa potente di morte prematura come fumare 15 sigarette al giorno. La solitudine, suggerisce la ricerca, è il doppio più mortale dell'obesità. Demenza, pressione sanguigna alta, alcolismo ed infortuni – tutte queste cose, come la depressione, la paranoia, l'ansia e il suicidio, diventano più prevalenti quando vengono tagliate le connessioni. Non possiamo farcela da soli.

Sì, le fabbriche hanno chiuso, la gente viaggia in auto anziché in autobus, usa Youtube piuttosto che il cinema. Ma questi cambiamenti da soli non riescono a spiegare la velocità del nostro collasso sociale. Questi cambiamenti strutturali sono stati accompagnati da un'ideologia che nega la vita, che impone e celebra il nostro isolamento sociale. La guerra di tutti contro tutti – competizione ed individualismo, in altre parole – è la religione del nostro tempo, giustificata da una mitologia di guardie solitarie, commercianti in proprio, persone intraprendenti, uomini e donne che si fanno da soli, che fanno da soli. Per le creature più sociali, che non possono prosperare senza amore, non esiste la società, solo l'individualismo eroico. Ciò che conta è vincere. Il resto è un danno collaterale. I bambini inglesi non aspirano più a diventare conduttori di treni o infermiere – più di un quinto dice di “voler diventare solo ricco”: ricchezza e fama sono le sole ambizioni del 40% degli intervistati. Uno studio del governo di giugno ha rivelato che la Gran Bretagna è la capitale europea della solitudine. E' meno probabile che abbiamo amici stretti o che conosciamo i nostri vicini rispetto agli altri europei. Chi se ne sorprenderebbe, quando ovunque siamo sollecitati a combattere come cani randagi per un bidone della spazzatura?

Abbiamo cambiato il nostro linguaggio per riflettere questo cambiamento. Il nostro insulto più mordace è 'perdente'. Non parliamo più di persone. Ora li chiamiamo individui. Questo termine alienante ed atomizzante è diventato così pervasivo che anche gli enti di beneficenza che combattono la solitudine lo usano per descrivere le entità bipedi un tempo conosciute come esseri umani. Difficilmente riusciamo a finire una frase senza andare sul personale (per distinguere me stesso da un pupazzo di un ventriloquo), io preferisco gli amici personali all'impersonale varietà e l'appartenenza personale al tipo che non appartiene a me. Anche se questa è solo la mia preferenza personale, altrimenti conosciuta come la mia preferenza.

Una delle conseguenze tragiche della solitudine è che le persone si rivolgono al proprio televisore per essere consolate: due quinti delle persone anziane riportano che il dio da un occhio solo è la loro compagnia principale. Questo curarsi da soli aggrava la malattia. Una ricerca di economisti dell'Università di Milano suggerisce che la televisione aiuta ad alimentare l'aspirazione competitiva. Rinforza fortemente il paradosso del reddito-felicità: il fatto è che, mentre il redditi nazionali aumentano, la felicità non aumenta con loro.

L'aspirazione, che aumenta con il reddito, assicura che il punto di arrivo, della soddisfazione costante, si ritragga di fronte a noi. I ricercatori hanno scoperto che coloro che guardano molta TV fanno accelerare il tapis roulant edonistico, spingendoci a sforzarci ancora più duramente per sostenere lo stesso livello di soddisfazione. Dovete solo pensare alle aste onnipresenti nella TV durante il giorno, Dragon's Den, l'Apprendista e la miriade di forme di competizione per la carriera che i media celebrano, l'ossessione generalizzata per la fama a la ricchezza, la sensazione pervasiva, nel vederla, che la vita è da qualche altra parte rispetto a dove si è, per capire perché è così. Quindi qual è il punto? Cosa ci guadagniamo da questa guerra di tutti contro tutti? La competizione alimenta la crescita, ma la crescita ormai non ci rende più ricchi. Le cifre pubblicate questa settimana mostrano che, mentre il reddito dei direttori di società è aumentato di più di un quinto, gli stipendi della forza lavoro nel complesso sono diminuiti in termini reali rispetto all'anno scorso. I boss guadagnano – scusate, volevo dire prendono – 120 volte più della media dei lavoratori a tempo pieno. (Nel 2000 era 47 volte). Ed anche se la competizione ci ha resi più ricchi, non ci renderebbe più felici, in quanto la soddisfazione derivata da un aumento del reddito sarebbe minata dagli impatti di aspirazione della competizione.

L'1% possiede il 48% della ricchezza globale, ma nemmeno loro sono felici. Una indagine del Boston College su persone con un netto medio di 78 milioni di dollari ha scoperto che anche loro venivano assaliti da ansia, insoddisfazione e solitudine. Molti di loro hanno riferito di sentirsi finanziariamente insicuri: per raggiungere un terreno di sicurezza, credevano, avrebbero bisogno, in media, di circa il 25% in più di soldi. (E se li ottenesse? Gliene servirebbe senza dubbio un altro 25%). Uno degli intervistati ha detto che non si sentirà a posto finché non avrà un miliardo di dollari in banca. Per questo, abbiamo fatto a pezzi il mondo naturale, degradato le nostre condizioni di vita, sacrificato le nostre libertà e prospettive di appagamento ad un edonismo compulsivo, atomizzante e senza gioia, nel quale, avendo consumato tutto il resto, cominciamo ad essere prede di noi stessi. Per questo, abbiamo distrutto l'essenza dell'umanità: la nostra connessione. Sì, ci sono palliativi, sistemi intelligenti  e gradevoli come Men'n Sheds e Walking Football, sviluppati dagli enti di beneficenza per le persone sole. Ma se vogliamo spezzare questo ciclo e tornare di nuovo insieme, dobbiamo affrontare il sistema magia mondo e mangia carne in cui siamo stati costretti. La condizione pre-sociale di Hobbes era un mito. Ma noi stiamo entrando in una condizione post-sociale che i nostri antenati avrebbero considerato impossibile. Le nostre vite stanno diventando brutte, brutali e lunghe.


lunedì 17 novembre 2014

La scivolata del prezzo del petrolio – Non c'è nessuna via d'uscita

 In questo momento, il prezzo del petrolio WTI è sceso sotto i 75 dollari al barile. Siamo decisamente in una "scivolata" (UB)


DaOur Finite World”. Traduzione di MR

Di Gail Tverberg

Il mondo è un posto pericoloso adesso. Gran parte dei venditori di petrolio hanno bisogno degli introiti della vendita del petrolio. Devono continuare a produrre, a prescindere da quanto diminuiscano i prezzi del petrolio, a meno che non vengano fermati dal fallimento, dalla rivoluzione e da qualcos'altro che dia loro un segnale molto chiaro che si devono fermare. I produttori di petrolio dello scisto statunitense rientrano in questa categoria, come la maggior parte degli esportatori di petrolio, compresi molti dei paesi dell'OPEC e la Russia. Alcune grandi compagnie petrolifere, come la Shell e la ExxonMobil, hanno deciso persino prima del recente crollo dei prezzi che non riuscivano a fare dei soldi sviluppando risorse producibili e disponibili ai prezzi allora a disposizione, probabilmente intorno ai 100 dollari al barile. Vedete il mio post L'inizio della fine? Le compagnie petrolifere tagliano gli investimenti. Queste grandi compagnie stanno vendendo terreni, se riescono a trovare qualcuno che li compri. Il loro comportamento alla fine porterà ad una diminuzione della produzione, ma non molto rapidamente – forse in un paio d'anni. Quindi c'è un determinato ritardo temporale nel rallentamento della produzione – persino con prezzi molto alti. Infatti, se la produzione da scisto statunitense continua ad aumentare, e la Libia e l'Iraq continuano a lavorare per mettere in distribuzione la loro produzione petrolifera, potremmo persino assistere ad un aumento della produzione mondiale, in un momento in cui la produzione mondiale deve diminuire.

Una diminuzione dei prezzi del petrolio potrebbe non risolvere il problema della domanda

Allo stesso tempo, la domanda non riprende velocemente quanto la caduta dei prezzi. Abbiamo a che fare con un mondo che ha un'enorme quantità di debito. La Cina in particolare ha vissuto una sagra del debito che non può continuare allo stesso ritmo. Una riduzione del debito della Cina, o anche una sua minore crescita, riduce la crescita di domanda di petrolio. La stessa situazione vale per i paesi che ora sono saturi di debito e che cercano di avvicinarsi al proprio pareggio di bilancio. Inoltre, la sospensione dell'alleggerimento quantitativo da parte della Federal Reserve ha tagliato un grande flusso di fondi per i mercati emergenti. A causa di questo cambiamento, la domanda del mercato emergente del petrolio è crollata. Ciò è accaduto in parte a causa dei minori fondi di investimento disponibili e in parte perché il valore delle valute del mercato emergente sono crollate in rapporto al dollaro. Ancora una volta, una diminuzione del prezzo del petrolio è improbabile che risolva questo problema in misura significativa. L'Europa e il Giappone stanno avendo difficoltà ad essere competitivi nel mondo di oggi. Una diminuzione dei prezzi del petrolio aiuterà un po', ma i loro problemi rimarranno in gran parte a causa della misura in cui sono collegati ai salari, alle tasse ed ai prezzi dell'elettricità in confronto ad altri produttori. La riduzione dei prezzi del petrolio non risolverà questi problemi, a meno che non porti a salari inferiore (oh, oh!). La riduzione dei prezzi del petrolio è invece probabile che porti un problema diverso – la deflazione – che è difficile da affrontare. La deflazione potrebbe portare indirettamente a default del debito ed a un ulteriore crollo della domanda di petrolio e dei suoi prezzi. Così, i prezzi del petrolio è probabile che continuino nella loro scivolata per un po', finché non sarà compiuto il danno reale, forse per diverse economie simultaneamente.

Il ruolo degli Stati Uniti nello scontro fra sovrapproduzione di petrolio/bassa domanda

Gli Stati Uniti sono il paese col maggior aumento di produzione di petrolio negli ultimi anni. Questa crescita della produzione di petrolio non sembra si sia fermata negli scorsi anni.


Figura 1. Produzione di petrolio statunitense mensile fino al 24 ottobre. Grafico EIA.

Allo stesso tempo, lo stesso consumo statunitense non è aumentato (Figura 2).


Figura 2. Consumo statunitense di petrolio (chiamato “Prodotto fornito”). Grafico EIA.

Il risultato è una diminuzione della necessità di importare. Diversi esportatori di petrolio sono stati danneggiati dalla diminuzione delle importazioni degli Stati Uniti. La Nigeria estrae un petrolio molto leggero che compete per lo spazio nelle raffinerie con il petrolio dalle formazioni di scisto. Le nostre importazioni di petrolio nigeriano si sono ridotte a zero (Figura 3). (Le quantità che mostro su questo e diversi altri grafici sono “importazioni nette”. Queste riflettono transazioni in entrambe le direzioni. Spesso gli Stati Uniti importano petrolio greggio ed esportano prodotti petroliferi, a volte allo stesso paese. In quel caso, stiamo vendendo servizi di raffineria).


Figura 3. Importazioni statunitensi nette di petrolio dalla Nigeria. Grafico EIA.

Le nostre importazioni di petrolio dal Messico sono a loro volta in discesa (Figura 4), in parte perché il loro petrolio è crollato.


Figura 4. Importazioni statunitensi di petrolio nette dal Messico. Grafico EIA.

E solo negli ultimi mesi che le importazioni statunitensi dall'Arabia Saudita hanno cominciato ad esserne colpite significativamente (Figura 5).



Figura 5. Importazioni statunitensi di petrolio nette dall'Arabia Saudita. Grafico EIA.

L'Arabia Saudita, come altri esportatori di petrolio, dipendono dagli introiti della vendita del petrolio per fornire introiti delle tasse per il proprio bilancio. Mentre hanno un fondo di riserva per i giorni peggiori, sul lungo termine anche loro dipendono dagli introiti delle esportazioni di petrolio. Se le esportazioni dell'Arabia Saudita verso gli Stati Uniti diminuiscono, l'Arabia Saudita ha bisogno di trovare qualcun altro a cui vendere queste potenziali esportazioni, oppure gli introiti per finanziare il proprio bilancio diminuiranno. In alternativa, può ridurre il prezzo che richiede alle raffinerie statunitensi, per influenzare le decisioni d'acquisto – cosa che ha appena fatto. Abbassare il proprio prezzo per le raffinerie statunitensi tende a spingere il prezzo mondiale del petrolio verso il basso. Naturalmente, gli Stati Uniti parlano anche di permettere una quantità maggiore di esportazioni di petrolio greggio, visto che il petrolio dalle formazioni di scisto aumenta. Questo aumento renderebbe il surplus di petrolio sul mercato peggiore, ed il prezzo del petrolio più basso, se la domanda di petrolio non si riprende.

Dipende da Arabia Saudita e OPEC

In Occidente, siamo stati portati a credere che l'OPEC in generale e l'Arabia Saudita in particolare, esercitino un grande controllo sui prezzi del petrolio. Ci è stato detto che diversi paesi OPEC hanno una capacità di riserva. Diversi dei paesi del Medio Oriente sostengono di avere delle riserve molto ampie e siamo stati portati a credere che possano possano aumentare la propria produzione se investono più soldi per farlo. Ci è stato anche detto che quei paesi ridurranno la produzione di petrolio, se necessario, per mantenere alti i prezzi. Una parte significativa di ciò che siamo stati portati a pensare è esagerata. Le esportazioni di petrolio dell'Arabia Saudita erano molto maggiori negli anni 70 di quanto non siano ora (Figura 6). Quando tagliano la produzione di petrolio e le esportazioni negli anni 80, probabilmente avevano una capacità di riserva.



Figura 6. Produzione, consumo ed esportazioni petrolifere saudite sulla base dei dati EIA.

Ma dove ci troviamo ora, la situazione è fortemente cambiata. La popolazione dei paesi produttori del medio oriente è aumentata. Con lei è aumentato l'uso del petrolio che estraggono. I loro bilanci sono aumentati e i paesi necessitano di maggiori introiti dalle tasse sul petrolio per soddisfare i loro bilanci. Alcuni paesi, compresi Venezuela, Nigeria ed Iran, hanno bisogno di prezzi del petrolio ben al di sopra dei 100 dollari al barile per sostenere i propri bilanci (Figura 7).


Figura 7. Stima del prezzo di pareggio per il petrolio OPEC, compresi i requisiti fiscali da parte dei paesi che controllano, da APICORP.

Se i prezzi del petrolio sono troppo bassi, i sussidi per cibo e petrolio dovranno essere tagliati, così come le spese sui programmi per dare lavoro e nuove infrastrutture come gli impianti di desalinizzazione. Virtualmente, nessun paese OPEC può andare d'accordo con prezzi del barili attorno agli 80 dollari al barile (Figura 7). Gran parte del comportamento dell'OPEC negli ultimi anni sono sembrati comportamenti che ci si aspetterebbe se i paesi dell'OPEC non fossero per nulla diversi dagli altri produttori di petrolio – le loro forniture di petrolio sono state soggette a limiti ed hanno avuto la tendenza a muoversi per il proprio interesse. Quando i prezzi del petrolio stavano salendo rapidamente nel periodo 2007-2008, hanno aumentato la produzione, ma non di molto e non molto rapidamente (Figura 8). Quando i prezzi del petrolio sono diminuiti, hanno diminuito la produzione al livello precedente, prima del grande aumento dei prezzi del petrolio.


Figura 8. Produzione petrolifera OPEC e non OPEC relativa al prezzo del petrolio. (Produzione di greggio e condensati proveniente dalla EIA). 

Un'altra situazione si è verificata quando la produzione della Libia è diminuita nel 2011. L'Arabia Saudita ha detto che avrebbe aumentato la sua fornitura per compensare, ma è riuscita a produrre soltanto greggio molto pesante mentre ciò che serviva era il petrolio leggero. Di fatto, anche l'aumento del petrolio pesante è in qualche modo dubbio. Inoltre, le dinamiche dell'OPEC sono state cambiate considerevolmente negli ultimi anni. Parte del problema ha a che fare col fatto che sia i prezzi del petrolio sia la quantità di esportazioni di petrolio sono stati più o meno piatti nel periodo fra il 2011 e metà del 2014. In una situazione del genere, gli introiti dalle esportazioni di petrolio tendono ad essere piatti. I membri dell'OPEC hanno scoperto che questo è un problema, perché le loro popolazioni hanno continuato a crescere e il loro fabbisogno di acqua e cibo d'importazione è continuato ad aumentare. Questi paesi hanno bisogno di sempre più introiti dalle tasse, ma gli introiti dal petrolio non li stanno fornendo. Come minimo, i paesi dell'OPEC hanno un forte “bisogno” di mantenere il loro attuale livello di esportazioni petrolifere. L'altra parte delle dinamiche in cambiamento dell'OPEC ha a che fare con l'aumentata volatilità della produzione petrolifera. I bombardamenti della Libia e le sanzioni contro l'Iran hanno entrambi prodotto situazioni instabili. Le esportazioni di petrolio da entrambi quei paesi sono minori che in passato, ma possono improvvisamente aumentarle qualora i loro problemi vengano “risolti”, aggiungendole alle pressioni verso il basso del prezzo. Un altro problema è il tentativo significativo di aumentare la produzione dell'Iraq negli ultimi anni. Se la produzione petrolifera dell'Iraq (più la produzione statunitense da scisto) è troppa per soddisfare la domanda mondiale di petrolio, dovrebbero essere gli altri dell'OPEC a “risolvere” il problema?


Figura 9. Importazioni nette statunitensi dall'Iraq. Grafico EIA.

La Figura 9 sembra indicare che le importazioni statunitensi dall'Iraq siano aumentate negli ultimi mesi. Naturalmente, se importiamo di più dall'Iraq, dovremo probabilmente tagliare le importazioni altrove. Ciò non genera un buon clima fra gli esportatori OPEC.

Gli Stati Uniti non dovrebbero prendersi qualche responsabilità nel risolvere il problema?

Ci si potrebbe chiedere se gli Stati Uniti non debbano ridurre la propria produzione di petrolio, in risposta ai prezzi bassi. Naturalmente, come indicato sopra, le grandi compagnie statunitensi (come Shell, Chevron ed Exxon) stanno riducendo gli investimenti in molti giacimenti e questo è probabile che alla fine porti ad una minore produzione. La domanda è se questo sarà un cambiamento sufficiente e sufficientemente rapido. E' meno probabile che i trivellatori dello scisto riducano intenzionalmente e rapidamente. I trivellatori dello scisto hanno affittato superfici enormi e sono riluttanti a farsi indietro adesso. Per questo, parte dei loro costi sono già stati pagati, riducendo i loro costi nell'andare avanti nelle superfici già in sviluppo. Hanno anche debiti che devono essere ripagati e molti accordi contrattuali in atto che ammorbidiranno l'impatto della discesa del prezzo del petrolio, almeno per un po'. A causa di tutti questi fattori, c'è una tendenza a continuare col business as usual il più a lungo possibile. Se i trivellatori dello scisto pianificheranno o meno di ridurre la produzione di petrolio, alcuni di loro potrebbero esservi costretti, che credano o meno che sia probabile che la produzione sia redditizia sul lungo termine. E' probabile che il problema sia il crollo del flusso di cassa a causa dei prezzi bassi, se il crollo del prezzo non viene mitigato da contratti futuri. A causa di questo, alcune compagnie potrebbero essere costrette a ridurre le trivellazioni molto presto. Un'altra alternativa potrebbe essere l'aumento dei prestiti, ma i prestatori potrebbero non essere molto contenti di una tale modalità. Notiamo che alcune compagnie si trovano già in situazioni di flusso di cassa davvero negative – in altre parole, in situazioni in cui continuano ad aggiungere nuovo debito. Per esempio, Continental Resources, il più grande operatore di Bakken, mostra un eccezionale debito in rapida crescita fino al 30 giugno 2014, senza apparentemente acquisire nuove superfici significative (Figura 10).


Figura 10. Cifre scelte dai documenti SEC della Continental Resources.

Quando le compagnie sono già in una tale situazione di flusso di cassa negativo, potrebbero esserci più problemi del previsto.

Se i prezzi del petrolio bassi “rimangono in giro” per mesi o anni, cosa potrebbe significare?

In una situazione del genere, ci troviamo in un territorio inesplorato. Uno dei grandi problemi è la potenziale deflazione. Il problema non sembrano essere solo i prezzi del petrolio bassi, ma anche i prezzi bassi di molti altri beni. La preoccupazione è che i salari crolleranno, così come le entrate pubbliche. Sembra che salari bassi ci siano già in Spagna. A meno che i governi non si inventino un modo per “risolvere” la situazione, questa renderà il pagamento del debito molto difficile. Un debito inferiore tenderà a rinforzare i prezzi bassi del petrolio e di altri beni. Se i prezzi bassi diventano la norma per molti tipi di beni, possiamo attenderci grandi tagli della produzione di quei beni. Sarebbe la situazione degli anni 30 del secolo scorso che ritorna di nuovo. Ben Bernanke ha detto che spedirebbe degli elicotteri di soldi per impedire una situazione del genere. La domanda è se questo può essere realmente fatto, dato che gli Stati Uniti (e diversi altri paesi) hanno già “stampato soldi” dal 2008. Ad un certo punto, sembra che gli arsenali delle banche centrali si esaurirà. Se c'è una riduzione del debito e della produzione di beni, molti beni che siamo giunti ad attenderci nel mercato spariranno, così come molti posti di lavoro. E' probabile che ci siano rotture nella catena dei rifornimenti che portano ad ulteriori riduzioni della produzione.

Con tutti questi problemi di debito, c'è il problema di quanto il mercato internazionale resisterà. Gli aspiranti esploratori si fideranno dei compratori che hanno di recente fatto default del debito e non sembrano essere in grado di guadagnare abbastanza per pagare i beni che stanno attualmente ordinando? La discussione è stata prevalentemente sul petrolio, ma il gas naturale liquefatto (GNL) è probabile che venga a sua volta condizionato dai prezzi bassi. La Reuters riporta che la probabilità di esportazioni statunitensi di GNL verso l'Asia sia bassa, per diverse ragioni, compresa la scoperta che i costi sarebbero maggiori di quanto ipotizzato originariamente e il processo di regolamentazione meno dolce. Un'altra ragione per cui le esportazioni di LGN è probabile che siano bassi è il fatto che i prezzi asiatici sono crollati da un massimo di 20,50 dollari/mmBtu a febbraio ad un minimo di 10,60/mmBtu in agosto. Senza prezzi dei LGN mantenuti alti è difficile sostenere l'enorme investimento in infrastruttura necessario per le esportazioni di LGN.

I prezzi del petrolio possono rimbalzare indietro?

Se potessimo in qualche modo risolvere i problemi mondiali di debito, un aumento del prezzo del petrolio sembra essere molto più probabile di quanto appaia ora. Finché il crollo della domanda è legato al declino del debito, le potenziali reazioni sembrano essere nella direzione della deflazione e la possibilità di fare default sempre più probabile, abbiamo un problema. La sola direzione in cui andrebbero i prezzi del petrolio è verso il basso. Lo so che abbiamo delle banche centrali molto creative, ma il problema in esame sono in realtà i ritorni decrescenti. Prima che i ritorni decrescenti diventassero un problema, era possibile estrarre e raffinare petrolio a basso costo. Col petrolio a basso costo, era possibile creare un'economia con petrolio a basso prezzo. I lavoratori sembravano essere molto produttivi in una situazione del genere, in parte perché il petrolio a basso prezzo permetteva una maggiore meccanizzazione della produzione e il trasporto a basso costo dei beni. Una volta che i ritorni decrescenti si sono insediati, il petrolio è diventato sempre più costoso da estrarre, perché avevamo bisogno di usare più risorse per ottenere petrolio che era molto profondo, o in formazioni di scisto, o che richiedeva impianti di desalinizzazione per sostenere la popolazione. Una volta che abbiamo dovuto assegnare le risorse per questi sforzi, erano disponibili meno risorse per usi più generici. Con meno risorse per attività generiche, la crescita economica è stata inibita. Questo ha avuto la tendenza a portare a meno posti di lavoro, in particolar modo quelli ben pagati. Ciò rende anche il debito più difficile da ripagare. La storia mostra che molte economie hanno collassato a causa dei ritorni decrescenti.

Gran parte delle persone presume che naturalmente i prezzi del petrolio aumenteranno. E' ciò che hanno imparato nelle discussioni su offerta e domanda nell'economia di base. Penso che ciò che abbiamo imparato dall'economia di base sia sbagliato perché il modello di offerta e domanda che la maggioranza degli economisti usa ignora anelli di retroazione importanti. (Vedete il mio post Perché i modelli standard dell'economia non funzionano – la nostra economia è una rete). Sentiamo dire spesso che non c'è abbastanza petrolio ad un dato prezzo, la situazione porterà alla sostituzione o alla distruzione della domanda. A causa della natura di rete dell'economia, questa distruzione della domanda si manifesta in un modo diverso da quanto la gran parte degli economisti si aspetta – si manifesta con meno persone che hanno posti di lavoro ben pagato. Con salari più bassi, proviene anche dalla minore disponibilità di debito. Ci ritroviamo con una disparità fra ciò che i consumatori si possono permettere di pagare per il petrolio e quanto costa estrarre il petrolio. E' questo il problema che stiamo affrontando oggi ed è una cosa molto difficile. Abbiamo sentito per così tanto tempo che il problema del picco del petrolio sarà un'offerta inadeguata e prezzi alti che non riusciamo ad adeguarci alla situazione reale. Di fatto, i due problemi più grandi dei limiti del petrolio è probabile che siano la contrazione del debito e la contrazione dei salari. La ragione per cui l'offerta di petrolio diminuirà è probabile che sia perché i consumatori non si possono permettere di pagarlo; non hanno lavoro ben pagato e non possono avere prestiti. Per certi versi, la situazione dei prezzi del petrolio alti mi ricorda il guidare su una strada per cui siamo stati avvisati di guardare con attenzione a sinistra per potenziali problemi. Di fatto, il potenziale problema è proprio dalla parte opposta – sulla destra. Il problema è trascurato da moltissimo tempo, perché gran parte di noi ha prestato attenzione alla finestra sbagliata.

Per approfondire questo tema, leggete i miei due ultimi post:
Il Wall Street Journal capisce tutto al contrario sul picco 
Otto pezzi del nostro dilemma del prezzo del petrolio