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sabato 15 novembre 2014

Il Wall Street Journal capisce tutto al contrario sul picco

DaOur Finite World”. Traduzione di MR

Di Gail Tverberg


Lunedì 29 settembre, il Wall Street Journal (WSJ) ha pubblicato una storia intitolata  “Perché le previsioni del picco del petrolio non si sono avverate”. La storia è scritta come se ci fossero solo due risultati:

  1. La versione del picco del petrolio di cosa aspettarsi dai limiti del petrolio è corretta o
  2. I Ritorni Decrescenti possono e vengono rinviati dal progresso tecnologico – la visione del WSJ. 


Mi pare, però, che un terzo risultato sia non solo possibile, ma sia quello che sta effettivamente accadendo:

     3. Ritorni Decrescenti dei limiti del petrolio stanno già cominciando a colpire, ma gli impatti e la forma attesa della discesa sono molto diversi da quelli previsti da molti Picchisti.

Zona di confusione

Nel modo di pensare di molte persone, l'economia è separate dalle risorse e dall'estrazione di queste risorse. Se crediamo agli economisti, l'economia può crescere all'infinito, con o senza l'uso di risorse, Chiaramente, con questa visione, il prezzo di queste risorse non conta molto. Se un tipo di risorsa diventa più costosa, possiamo sostituirla con altre risorse, una volta che la risorsa scarsa diventi sufficientemente costosa da rendere dare senso finanziario all'alternativa. Gli stipendi possono crescere arbitrariamente – tutto ciò che serve è che ognuno di noi paghi vicendevolmente salari più alti. E possiamo risolvere ogni problema del sistema finanziario con la stampa di più denaro e più debito.

Questa versione sbagliata di come funziona la nostra economia è stata tramandata dal mondo accademico e dal nostro sistema peer review, dove ogni accademico che segue pedissequamente le tracce dei ricercatori precedenti. Finché i nuovi ricercatori seguono lo stesso pensiero sbagliato dei loro predecessori, i loro articoli saranno pubblicati. Gli economisti  sono stati particolarmente coinvolti nel mettere insieme questa visione del mondo errata, ma anche i politici hanno aiutato. A loro sono piaciuti i risultati dei modelli prodotti dagli economisti, erano tutti potenti. Tutto ciò che dovevano fare i politici era ritoccare il sistema finanziario, e l'economia sarebbe cresciuta per sempre. Non c'era nemmeno bisogno delle risorse!

L'impegno dei Picchisti

I Picchisti sono entrati in una situazione con questa visione del mondo sbagliata ed hanno cominciato a provare a rimetterne a posto i pezzi. Un pezzo che era chiaramente sbagliato era la relazione fra le risorse a l'economia. Le risorse, specialmente le risorse energetiche, sono necessarie per produrre qualsiasi bene e servizio che compriamo. Se quelle risorse cominciassero a giungere a ritorni decrescenti, sarebbe più difficile per l'economia crescere. L'economia potrebbe persino contrarsi. Il Dottor Charles Hall, recentemente andato in pensione come professore del SUNY-ESF, ha inventato una misura dei ritorni decrescenti – il crollo del Energy Returned on Energy Invested (EROEI). Come avverrebbe la contrazione? Per questo, i Picchisti si sono rivolti al lavoro di M. King Hubbert, che ha lavorato in un settore della geologia. Ha scritto circa il modo in cui ci si può aspettare che la fornitura di una risorsa declini con ritorni decrescenti. Hubbert non era preoccupato dall'effetto che i ritorni decrescenti avrebbero avuto sull'economia – il caso speciale in cui si poteva trovare un sostituto perfetto e messo a regime, in anticipo rispetto al declino causato dai ritorni decrescenti.

Figura 1. Figura dal saggio del 1956 di Hubbert, Energia nucleare e combustibili fossili.

Nell'esempio mostrato sopra, Hubbert ipotizza che il nucleare a buon mercato avrebbe rilevato i combustibili fossili prima che questi cominciassero a declinare. Hubbert ha persino parlato di fare combustibili liquidi a basso costo usando le risorse nucleari molto abbondanti, quindi il sistema poteva continuare come prima. In questo caso particolare, Hubbert ha suggerito che il declino delle risorse poteva seguire una curva simmetrica, declinando lentamente in uno schema simile al proprio aumento del consumo, visto che questo schema si verifica spesso estraendo una risorsa in natura. Molti Picchisti sembrano credere che questo schema avverrà nel caso più generale, anche dove non c'è un sostituto perfetto disponibile. Un sostituto perfetto dovrebbe essere a basso costo, abbondante ed essenzialmente non comportare alcun costo di transizione.

Nel caso particolare che ha modellato, Hubbert indicava che la produzione avrebbe cominciato a declinare quando circa il 50% delle riserve sarebbero state esaurite. I Picchisti hanno usato spesso questo approccio, o sue variazioni (la cosiddetta “Linearizzazione di Hubbert"), per prevedere la produzione futura e per determinare le date in cui la produzione di petrolio avrebbe “raggiunto il picco”. Naturalmente, col miglioramento della tecnologia, dell'altro petrolio è divenuto accessibile, facendo crescere le riserve. Inoltre, quando il prezzo è aumentato, le risorse che non sono mai state economicamente estraibili lo sono diventate. La produzione è continuata oltre le previsioni delle date del picco, sempre di più. I Picchisti hanno capito bene almeno una parte della storia – il fatto che stiamo di fatto raggiungendo i ritorni decrescenti rispetto al petrolio. Per questo dovrebbero essere lodati. Ciò che non si sono prefigurati è tuttavia, (1) come funziona realmente il sistema energetico-economico e (2) quali pezzi del sistema possono rompersi prima. Questo problema in realtà non è colpa dei Picchisti – è il risultato di aver iniziato con un modello molto sbagliato dell'economia e non aver capito quali pezzi di quel modello dovevano essere sistemati.

Come funziona realmente il sistema economico

Abbiamo a che fare con un'economia messa in rete, una che è auto-organizzata nel tempo. La rappresenterei come una rete vuota, costituita da imprese, consumatori e governi.

Figura 2. Cupola costruita usando Bastoncini di Leonardo.
Questo sistema economico usa energia di vari tipi oltre a risorse di vari tipi per fare beni e servizi. Ci sono molte parti di questo sistema, comprese leggi, tasse e commercio internazionale. Il sistema cambia gradualmente e si espande, con nuove leggi che sostituiscono le vecchie, nuovi clienti che sostituiscono i vecchi e nuovi prodotti che sostituiscono i vecchi. La crescita del numero di consumatori tende a portare alla necessità di più beni e servizi di ogni tipo. Una parte importante dell'economia è il sistema finanziario. Connette una parte del sistema con l'altra e quasi magicamente segnala quando di verificano delle scarsità, di modo che si possa produrre di più di un prodotto mancante, o che si possa sviluppare un sostituto. Il debito è a sua volta parte del sistema. Con un debito in aumento è possibile utilizzare profitti che saranno guadagnati in futuro, o introiti che saranno guadagnati in futuro, per finanziare gli investimenti attuali (come le fabbriche) e gli acquisti attuali (come le auto, le case e l'educazione superiore). Questo approccio funziona bene se un'economia cresce abbastanza. La domanda aggiuntiva creata attraverso l'uso del debito tende ad aumentare i prezzi dei beni come petrolio, metalli ed acqua, dando un incentivo economico alle società per estrarre questi elementi ed usarli nei prodotti che fanno. L'economia non può contrarsi in nessun modo significativo per diverse ragioni:


  1. Con una popolazione in aumento, c'è la necessità di più beni e servizi. C'è anche la necessità di più posti di lavoro. Un'economia messa in rete in crescita fornisce numeri crescenti sia di posti di lavoro sia di beni e servizi. Un'economia in contrazione porta e licenziamenti e meno beni e servizi prodotti. Si presenta come una recessione
  2. L'economia messa in rete cancella automaticamente i prodotti obsoleti e si ri-ottimizza per produrre i beni necessari ora. Per esempio, i costruttori di frustini da calesse sono piuttosto rari oggi. Così, non possiamo rapidamente tornare ad usare cavallo e calesse, anche se dovessimo, se il petrolio diventa scarso. Non ci sono abbastanza cavalli e calessi e non ci sono servizi per la pulizia del letame di cavallo. 
  3. L'uso del debito per la finanza dipende da una produzione futura sempre in aumento. Se l'economia si contrae o anche se solo smette di crescere rapidamente come in passato, tendono ad esserci un problema di default del debito. 
  4. Se il debito comincia a contrarsi, i prezzi dei beni come petrolio, oro ed anche del cibo tendono a diminuire (analogamente alla situazione che vediamo adesso). Questi prezzi più bassi scoraggiano l'investimento nella creazione di nuovi beni. Alla fine, portano ad una minore produzione e a licenziamenti. Se si verifica la deflazione, il debito può diventare davvero difficile da ripagare. 


In che condizioni può crescere l'economia?

Chiaramente aggiungere più persone aggiunge più crescita. Ciò può essere fatto aggiungendo più bambini che vivono fino alla maturità. Può essere fatto anche dalla globalizzazione – aggiungendo gruppi di persone che in precedenza facevano beni e servizi solo fra di loro in quantità limitata. Quando questi gruppi si collegano all'economia più allargata, i loro modi più vecchi e più semplici di fare le cose tendono ad essere sostituiti da attività più produttive (che comportano più tecnologia e più uso di energia) e maggior commercio internazionale. Naturalmente, ad un certo punto il numero di nuove persone che possono essere collegate all'economia globale giunge ad essere molto piccolo. La crescita dell'economia mondiale diminuisce, semplicemente a causa della diminuita capacità di aggiungere paesi “sottosviluppati” all'economia messa in rete. Oltre ad aggiungere più, persone, è anche possibile rendere i singoli cittadini “migliori” rendendo i lavoratori più efficienti nel produrre beni e servizi. La maggior parte delle persone pensa che la maggiore produttività si verifichi attraverso cambiamenti tecnologici, ma secondo me rappresenta realmente una combinazione di cambiamenti tecnologici oltre ad una combinazione di risorse non costose di vari tipi. Questa combinazione spesso comprende combustibili fossili a basso costo, forniture abbondanti di acqua a basso costo, suolo fertile, e depositi minerali facili da estrarre. Avendo queste cose disponibili rende possibile lo sviluppo di nuovi strumenti (come nuove attrezzature agricole, seminatrici e veicoli), di modo che i lavoratori possano diventare più produttivi.

I ritorni decrescenti sono la cosa che tende a “scombinare” questa crescita pro capite. Coi ritorni decrescenti, i combustibili fossili diventano più cari da estrarre. L'acqua spesso deve essere ottenuta per desalinizzazione o attraverso pozzi più profondi. I suoli hanno bisogno di più modifiche per essere fertili come in passato. I depositi minerali contengono sempre meno metallo, quindi devono essere estratti più materiali estranei col metallo per poi essere separati. Se anche la popolazione cresce, c'è la necessità di una maggior produzione agricola per acro, portando alla necessità di tecniche più avanzate. Aggirare i ritorni decrescenti tende a rendere ogni tipo di bene e servizio più costoso, relativamente ai salari. L'aumento dei prezzi dei beni non sarebbe un problema se i salari aumentassero allo stesso tempo di beni e servizi. Il problema è che in un certo senso i ritorni decrescenti rendono i lavoratori meno efficienti. Ciò accade a causa della necessità di aggirare i problemi (come scavare pozzi più profondi e rimuovere più materiale estraneo dai depositi minerali). Per molti anni, i cambiamenti tecnologici potrebbero compensare gli effetti dei ritorni decrescenti, ma ad un certo punto tendono a stagnare o persino a declinare. La Figura 3 mostra che i salari pro capite hanno avuto la tendenza a crescere negli Stati Uniti quando il petrolio era al di sotto di circa 40 0m 50 dollari al barile, ma hanno avuto la tendenza a stagnare quando i prezzi sono stati al di sopra di quel livello.

Figura 3. Salati medi statunitensi in dollari del 2012 in confronto al prezzo del petrolio Brent, anch'esso in dollari del 2012. I salari medi sono salari totali sulla base dei dati BEA adattati dal CPI-Urban , diviso la popolazione totale. Così, riflettono i cambiamenti della percentuale di popolazione impiegata così come i livelli di salario. 
Quali effetti dovremmo aspettarci dai ritorni decrescenti rispetto all'offerta di petrolio? 

Ci sono diversi effetti previsti dei ritorni decrescenti:


  1. Aumento dei costi di estrazione di petrolio ed altri beni soggetti ai ritorni decrescenti.
  2. Salari di tutti i tipi stagnanti o in diminuzione eccetto che per i lavoratori d'élite.
  3. Tassi di interesse ultra bassi per cercare di rendere i beni più abbordabili ai lavoratori stremati dai salari stagnanti e dai prezzi alti. 
  4. Aumento del debito governativo, nel tentativo di stimolare l'economia e per fornire programmi di assistenza ai molti lavoratori senza lavori ben pagati. 
  5. Aumento della preoccupazione per il default del debito, quando la quantità eccezionale di debito diventa sempre più assurda in relazione ai salari dei lavoratori e quando tutti gli incentivi al debito finiscono il loro corso, in paesi come la Cina.
  6. Un problema a due facce col petrolio. Da un lato c'è la recessione,quando i prezzi del petrolio aumentano a livelli che non possiamo permetterci. L'Economista James Hamilton ha mostrato che 10 recessioni su 11 successive alla Seconda Guerra Mondiale sono state associate a dei picchi del prezzo del petrolio. Ha anche mostrato che c'è una buona ragione per attendersi che la Grande Recessione sia stata collegata all'ascesa dei prezzi del petrolio antecedenti il 2007. Ho scritto un saggio su questo – Limiti dell'offerta di petrolio e crisi finanziaria continua.
  7. Il secondo problema col prezzo del petrolio è il contrario – i prezzi del petrolio troppo bassi in relazione al costo di estrazione, perché i salari non sono abbastanza alti da permettere ai lavoratori di permettersi il prezzo pieno di beni fatti con petrolio costoso. Questo è davvero un problema con una accessibilità inadeguata (chiamata domanda inadeguata dagli economisti).
  8. Collasso finale dell'intero sistema. 


Ci sono stati molti studi sui collassi delle economie passate. Questi collassi hanno avuto la tendenza a verificarsi quando le economie hanno raggiunto i ritorni decrescenti dopo un lungo periodo di crescita. I problemi sono stati spesso simili a quelli che vediamo oggi: salari stagnanti dei lavoratori comuni e crescita del debito. C'erano sempre più richieste al governo di trovare soluzioni ai problemi dei lavoratori, ma i governi hanno trovato sempre più difficile raccogliere tasse sufficienti per tutti i programmi di sostegno necessari. Alla fine, i sistemi economici hanno avuto la tendenza al collasso, in un periodo di anni. La forma di uso della risorsa nei collassi è stata decisamente non simmetrica. La Figura 4 mostra il mio punto di vista della forma tipica dei collassi delle economie non basati sui combustibili fossili sulla base del lavoro di Peter Turchin e Surgey Nefedof.


Figura 4. Forma del Ciclo Secolare tipico, sulla base del lavoro di Peter Turchin e Sergey Nefedov in Cicli Secolari.

Secondo me, la data della diminuzione dell'offerta di petrolio sarà determinata da ciò che sembrano ai più come problemi finanziari. Una possibile causa è che il prezzo del petrolio sarà troppo basso per i produttori (una condizione che si sta verificando ora). I governi penseranno che sia impopolare aumentare i prezzi del petrolio ma, allo stesso tempo, sarà impotente nel fermare gli impatti negativi che le diminuzioni del prezzo hanno sull'offerta mondiale di petrolio. La diminuzione dei prezzi del petrolio ha effetti particolarmente negativi sugli esportatori di petrolio, perché questi ultimi dipendono dagli introiti del petrolio per il finanziamento dei propri programmi di sostegno. Stiamo già vedendo questo adesso, con l'aumento delle tensioni in Medio oriente, l'aumento della belligeranza in Russia e i problemi del Venezuela. Questi problemi tenderanno a ridurre la globalizzazione, portando a meno crescita mondiale e ad una maggiore tendenza dell'economia mondiale alla contrazione.

Sfortunatamente, non ci sono modi ovvi di risolvere i nostri problemi. I sostituti costosi del petrolio (cioè, i sostituti che costano più di 40 o 50 dollari al barile) è probabile che abbiano un impatto ugualmente negativo sull'economia quanto il petrolio costoso. L'idea che i prezzi dell'energia possano aumentare e l'economia possa adattarsi ad essi è basata sula pia illusione. La nostra economia messa in rete non può contrarsi. Tende piuttosto a rompersi. Anche i tentativi ben intenzionati di ridurre l'uso di petrolio è probabile che si rivoltino contro, perché tendono a ridurre i prezzi del petrolio e ad avere altri effetti indesiderati. Inoltre, un uso del petrolio che una persona considererebbe frivolo (come una vacanza in Grecia), rappresenta un lavoro necessario per un'altra persona.
I Picchisti dovrebbero essere biasimati per aver mancato i limiti “reali” del petrolio?

No! I Picchisti hanno dato un contributo importante nel richiamare alla nostra attenzione il problema generico dei ritorni decrescenti dell'offerta di petrolio. Una delle loro maggiori difficoltà è stata che sono partiti lavorando con una storia dell'economia che era molto distorta. Hanno capito come sistemare parti della storia, ma sistemare tutta la storia era al di là delle loro capacità. Il grafico seguente mostra un riassunto di alcuni modi in cui il loro punto di vista ed il mio differiscono:

Figura 5. Riassunto dell'autrice di alcune differenze di vedute.
Una delle aree che i Picchisti hanno avuto la tendenza ad ignorare è stata il fatto che un sostituto del petrolio deve essere perfetto – cioè, essere disponibile in quantità enormi, a buon mercato, senza grandi costi di sostituzione – per non condizionare negativamente l'economia e per permettere il tasso di declino lento suggerito dal modello di Hubbert. Altrimenti, i problemi di ritorni decrescenti rimangono, portando a salari in declino ed all'aumento dei costi di realizzazione di beni e servizi. Per i Picchisti, saltare sul carro accademico è stata una tentazione, in cerca di sostituti del petrolio. Finché i Picchisti non fanno troppe richieste riguardo ai sostituti – solo confronti di EROEI – sembra che l'eolico e il solare FV siano delle promesse. Ma una volta che uno si rende conto che la nostra reale necessità è quella di mantenere in crescita l'economia, diventa chiaro che tali “soluzioni” sono tristemente inadeguate. Ci serve un modo di superare i ritorni decrescenti per mantenere l'intero sistema in funzione. In altre parole, ci serve un modo per far aumentare i salari e far diminuire il prezzo dei beni finiti in relazione ai salari. Non c'è nessuna possibilità che l'eolico e il solare FV faranno questo per noi. Abbiamo un problema molto più fondamentale di quanto le “nuove rinnovabili” possano risolvere. Se non riusciamo a trovare una soluzione, è probabile che la nostra economia raggiunga quello che somiglia ad un collasso finanziario a breve termine. Naturalmente, la ragione reale sono i ritorni decrescenti del petrolio e anche di altre risorse.


lunedì 10 novembre 2014

Il collasso dei prezzi del petrolio e la sicurezza energetica in Europa

DaResource Crisis”. Traduzione di MR


Questa è la versione scritta del breve intervento che ho fatto all'audizione del Parlamento Europeo sulla sicurezza energetica a Brussels il 5 novembre 2014. Non è una trascrizione, ma una versione abbreviata che cerca di conservare la sostenza di ciò che ho detto. Nell'immagine potete vedere il pubblico e, sugli schermi televisivi, il sottoscritto che fa una foto. 

Di Ugo Bardi

Signore e signori, per prima cosa lasciatemi dire che è un piacere e un onore trovarmi oggi di fronte ad un pubblico così distinto. Sono qui come membro di facoltà dell'Università di Firenze e come membro del Club di Roma, ma vi dico subito che ciò che vi dirò sono mie opinioni, non necessariamente quelle del Club di Roma o della mia Università. 

Detto questo, abbiamo discusso finora della crisi del gas e della situazione ucraina, ma devo avvertirvi che ci sono altre crisi in atto – forse molto più preoccupanti – che hanno a che fare col petrolio greggio. Devo dirvi che i bassi prezzi del petrolio NON sono una cosa buona per le ragioni che cercherò di spiegarvi. In particolare, i bassi prezzi del petrolio rendono impossibile, per molti produttori di petrolio, produrre in modo profittevole e questo potrebbe creare problemi per l'economia mondiale, proprio com'è già successo nel 2008. 

Fatemi cominciare allora con una panoramica sulle tendenze a lungo termine dei prezzi del petrolio. Eccola, con dati dal sito della BP. 


Questi dati sono al netto dell'inflazione. Vedete forti oscillazioni, ma anche una tendenza evidente alla crescita. Andiamo nel particolare, vediamo gli ultimi trenta anni, più o meno: 


Questi dati non sono corretti per l'inflazione, ma la correzione non è grande in questo lasso di tempo. I prezzi stanno crescendo, ma si sono stabilizzati negli ultimi 4-5 anni intorno ai 100 dollari al barile. Notate la diminuzione durante l'ultimo mese circa. Ho creato questo grafico circa una settimana fa, oggi abbiamo prezzi ancora più bassi, ben al di sotto degli 80 dollari a barile. 

La domanda è: cosa genera queste tendenze? Ovviamente, ci sono fattori finanziari di tutti i tipi che tendono a creare le fluttuazioni. Ma, alla fine, ciò che determina i prezzi è l'interazione di domanda ed offerta. Se i prezzi sono troppo alti, le persone non possono permettersi di comprare. E' ciò che chiamiamo “distruzione della domanda”. Se i prezzi sono troppo bassi, allora è l'offerta che viene distrutta. Semplicemente, i produttori non possono vendere i loro prodotti in perdita, perlomeno non a lungo. Quindi c'è una gamma di prezzi possibili per il petrolio: troppo alti, i clienti non possono comprare; troppo bassi, le compagnie non possono vendere. Di fatto, se si guardano i prezzi storici, vedete che quando sono arrivati oltre qualcosa come 120 dollari al barile (di dollari attuali), il risultato è stato una successiva recessione e il collasso dell'economia. 

Alla fine dei conti, è il costo di produzione che crea il limite minimo del prezzo. Qui entriamo nel cuore problema. Come vedete dal grafico del prezzo sopra, fino a circa il 2000 non ci sono stati problemi per i produttori nel fare profitti vendendo petrolio a circa 20 dollari al barile. Poi qualcosa è cambiato ed ha causato l'aumento dei prezzi. Quel qualcosa ha un nome: esaurimento.  

L'esaurimento non significa che finiamo il petrolio. Assolutamente no. C'è ancora molto petrolio da estrarre nel mondo. Esaurimento significa che consumiamo gradualmente le nostre risorse e – come potete immaginare – tendiamo ad estrarre e produrre prima quelle meno costose. Così, mentre l'esaurimento procede gradualmente, ci rimangono da estrarre le risorse più costose. E, se estrarre costa di più, i prezzi di mercato del petrolio devono aumentare: come ho detto, nessuno vuole vendere in perdita. E qui abbiamo il problema. Sotto potete vedere un grafico che mostra i costi di produzione del petrolio in varie regioni del mondo. (Da un articolo di Hall e Murphy su The Oil Drum).


Naturalmente, questi dati devono essere presi con cautela. Ma ci sono altre stime simili, compreso un rapporto del 2012 di Goldman &Sachs, dove potete leggere che gli sviluppi più recenti hanno bisogno perlomeno di 120 dollari al barile per essere redditizi. Ecco un'immagine da quel rapporto: 


Capite quindi che, con i prezzi attuali, un buon 10% del petrolio attualmente prodotto viene venduto in perdita. Se i prezzi dovessero tornare a valori considerati “normali” solo 10 anni fa, cioè circa 40 dollari al barile, perderemmo la redditività di circa la metà della produzione mondiale. La produzione non collassa nel giro di un giorno: una buona percentuale del costo di produzione proviene dall'investimento iniziale in un giacimento di petrolio. Quindi una volta che il giacimento è stato sviluppato, continua a produrre anche se i profitti potrebbero non ripagare l'investimento. Ma, a lungo termine, nessuno vuole investire in imprese a così alto rischio di perdita. Alla fine la produzione deve scendere: ci sarà ancora petrolio che potrebbe essere, teoricamente, estratto, ma non saremo in grado di permetterci di estrarlo. Questa è l'essenza del concetto di esaurimento. 

L'obbiezione classica, a questo punto, riguarda la tecnologia. Si sente dire, “sì, ma la tecnologia abbasserà i costi di estrazione e tutto andrà di nuovo a posto”. Be', ho paura che ciò non sia semplice. Ci sono limiti a ciò che la tecnologia può fare. Lasciate che vi mostri una cosa: 


Quell'oggetto che vedete in cima all'immagine è un pezzo di scisto. E' il tipo di roccia dalla quale possono essere estratti il petrolio e il gas di scisto. Ma, come potete immaginare, non è facile. Non si può pompare petrolio dallo scisto; il petrolio è lì, ma è intrappolato nella roccia. Per estrarlo bisogna spezzare la roccia in piccoli pezzi, fratturarla (è da qui che proviene il termine fratturazione idraulica - “fracking”). E a destra vedete un esempio del tipo di attrezzatura necessaria. Potete essere certi che non è a buon mercato. E non è tutto: una volta che si comincia a fratturare, bisogna continuare a farlo. Il tasso di declino di un pozzo di fracking è molto rapido; parliamo di qualcosa come una perdita del 80% in tre anni. E anche questo è costoso. Notate, a proposito, che stiamo parlando del costo di produzione. Il prezzo di mercato è un'altra cosa ed è del tutto possibile che l'industria debba produrre in perdita se è stata troppo entusiasta nell'investire in queste nuove risorse. E' ciò che sta accadendo con il gas di scisto negli Stati Uniti. Troppo entusiasmo da parte degli investitori ha creato un problema di sovrapproduzione e prezzi troppo bassi per ripagare i costi di estrazione. 

Quindi, produrre questo tipo di risorse, il cosiddetto “nuovo petrolio” è un'impresa complessa e costosa. Sicuramente la tecnologia può aiutare a ridurre i costi, ma pensate a questo: in che misura, esattamente, può ridurre l'energia che serve per spezzare la roccia e ridurla in polvere? La prenderemo a martellate con uno smartphone? Condivideremo una sua foto su Facebook? La faremo passare attraverso una stampante 3D? Il problema è che per spezzare e frantumare un pezzo di pietra serve energia e questa energia deve provenire da qualche parte. 

Alla fine, il punto fondamentale è che esiste un equilibrio fra energia investita ed energia di ritorno. Serve energia per estrarre petrolio, possiamo dire che serve energia per produrre energia. Il rapporto fra le due energie è il “Ritorno Energetico Netto” di tutto il sistema, conosciuto anche come EROI o EROEI (energy return on energy invested). Naturalmente, vogliamo che questo ritorno sia il più alto possibile, ma quando si ha a che fare con risorse non rinnovabili, come il petrolio, il ritorno energetico netto declina nel tempo a causa dell'esaurimento. Lasciate che vi mostri qualche dato. 

Come vedete, il ritorno energetico netto del petrolio greggio (in alto a sinistra) è calato da circa 100 a circa 10 in circa 100 anni (il valore di 100 potrebbe essere in qualche misura sovrastimato, ma la tendenza rimane corretta). E con energie nette più basse, si ottiene sempre meno energia da un pozzo di petrolio, come potete vedere nell'immagine in basso a destra. La situazione è particolarmente grave per il cosiddetto “nuovo petrolio”, petrolio di scisto, biocombustibili, sabbie bituminose ed altri. E' prevedibile: questi tipi di petrolio (o comunque di combustibili liquidi) sono i più costosi e oggi vengono estratti perché stiamo finendo quelli più a buon mercato. Quindi non sorprende che i prezzi debbano aumentare se la produzione deve continuare ai livelli ai quali siamo abituati. Quando il mercato si rende conto che i prezzi sono troppo alti per essere accessibili, si verifica l'effetto opposto: i prezzi scendono per dire ai produttori di smettere di produrre una risorsa troppo costosa. 

Così, abbiamo un problema. E' un problema che si manifesta sotto forma di salti improvvisi del prezzo; su e giù, ma che ci sta portando gradualmente ad una situazione in cui non saremo in grado di produrre tanto petrolio quanto quello a cui siamo abituati. La stessa cosa vale per il gas e credo che l'attuale crisi in Europa, che oggi è vista principalmente come politica, alla fine abbia le sue origini nel graduale esaurimento delle risorse di gas. Abbiamo ancora molto gas da produrre, ma sta diventando una risorsa costosa. La stessa cosa vale per il carbone, anche se finora lì non vediamo grandi problemi – in quanto al carbone, i problemi provengono più dalle emissioni e dal cambiamento climatico e questo è un problema persino più importante dell'esaurimento. Il carbone potrebbe (forse) essere considerato abbondante (o, perlomeno, più abbondante delle altre risorse fossili) ma non è una soluzione a nessun problema.

Alla fine, abbiamo dei problemi che non possono essere “risolti” cercando di continuare a produrre risorse non rinnovabili, che a lungo termine diventeranno troppo costose. E' un problema fisico e non può essere risolto con metodi politici o finanziari. La sola possibilità è di passare a risorse che non soffrono di esaurimento. Cioè, a risorse rinnovabili

A questo punto, potremmo discutere di quale sia il ritorno energetico delle rinnovabili e confrontarlo con quello dei fossili. Questa è una cosa complessa ed è stata oggetto di molto lavoro. Ci sono molte incertezze nelle stime, ma penso che si possa dire che le “nuove rinnovabili”, che sono principalmente fotovoltaico ed eolico, hanno ritorni energetici per la produzione di energia elettrica che sono comparabili a quello della produzione dello stesso tipo di energia da parte di petrolio e gas. Forse le rinnovabili non raggiungono ancora il ritorno energetico dei fossili ma, mentre il ritorno energetico dei fossili continua a declinare, il ritorno energetico delle rinnovabili sta aumentando a causa delle economie di scale e dei miglioramenti tecnologici. Quindi, raggiungeremo un punti di incrocio ad un certo momento (forse lo abbiamo già raggiunto) e, anche in termini di prezzi di mercato, il costo dell'elettricità rinnovabile oggi è comparabile a quello dell'elettricità ottenuta dai combustibili fossili. 

Il problema è che la nostra società è stata costruita sulla disponibilità di combustibili fossili a buon mercato. Non possiamo semplicemente passare alle rinnovabili come fotovoltaico che, per esempio, non può produrre combustibili liquidi per il trasporto. Quindi ci serve una nuova infrastruttura per accogliere le nuove tecnologie e questa sarà terribilmente costosa da realizzare. Dobbiamo cercare di fare del nostro meglio, ma non possiamo aspettarci che la transizione energetica – la “energiewende” - sia indolore. D'altra parte, se non ci prepariamo a questa transizione, sarà peggio. 

Così, per tornare al tema di questa audizione, stavamo discutendo della sicurezza energetica dell'Europa. Vi ho fornito alcuni dati che mostrano che la sicurezza alla fine è legata all'offerta e che in questo momento stiamo avendo grossi problemi con la disponibilità di energia fossile. Il problema può soltanto aumentare in futuro a causa del graduale esaurimento delle risorse fossili. Quindi dobbiamo pensare in termini di forniture che non siano condizionate da questo problema. Di conseguenza, è vitale per la sicurezza energetica dell'Europa investire in energia rinnovabile. Non dobbiamo aspettarci miracoli dalle rinnovabili, ma saranno di enorme aiuto nei tempi difficili che abbiamo di fronte. 

Riassumiamo i punti che ho esposto


Grazie mille per la vostra attenzione . Se volete saperne di più, potete dare un'occhiata al mio sito web “Resource Crisis”. 

Ugo Bardi insegna all'Università di Firenze, Italia. E' un membro del Club di Roma e l'autore di “Extracted, come la ricerca della ricchezza minerale sta saccheggiando il pianeta” (Chelsea Green 2014)


giovedì 11 settembre 2014

Industria estrattiva dell'oro: i costi del combustibile sono esplosi nell'ultimo decennio

Dasrsroccoreport”. Traduzione di MR

Di Steven Rocco

L'industria estrattiva dell'oro divora letteralmente energia per produrre un'oncia d'oro. Nello scorso decennio, il consumo di combustibile dei grandi cercatori d'oro è più che raddoppiato, ma i reali costi energetici sono cresciuti ad un tasso molto più alto. L'enorme aumento del consumo di gasolio dei cinque maggiori cercatori d'oro è dovuto a diversi fattori. Mentre la densità del minerale continua a declinare, le aziende estrattive dell'oro devono estrarre più minerale per produrre la stessa quantità d'oro. Così, gli enormi camion che trasportano questo minerale bruciano più gasolio nel processo. Inoltre, in quanto è l'era delle miniere a cielo aperto, vanno più in profondità, il che spinge i grossi camion a percorrere distanze maggiori ad un grado superiore. Uno dei più grandi camion del mondo è il Caterpillar 797F. Questi camion sono grandissimi e possono trasportare 400 tonnellate di minerale per ogni viaggio.


Il CAT 797F ha un serbatoio standard da 1.000 galloni e la possibilità di installarne uno da 1.500 o 2.000 galloni. Il grafico sotto (da Engineering Network) fornisce alcuni dei costi e delle statistiche del CAT 797:


Il CAT 797F costa 5 milioni di dollari ad esemplare e monta sei pneumatici che costano 42.500 dollari ognuno. Ecco un affascinante fattore di costo che ho trovato piuttosto sorprendente. Secondo un articolo sul Engineering and Mining Journal:

…alcuni studi mostrano che il costo dei pneumatici può superare il 25% dei costi operativi totali dei camion da trasporto per tonnellata e i costi della manutenzione dei pneumatici e della sostituzione nel corso della vita utile di un camion da trasporto possono superare il prezzo originario d'acquisto del camion.

Fondamentalmente, le gomme costano tanto quanto il camion stesso o di più. Questa è una statistica incredibile va giusto a mostrare quanto sia costoso estrarre oro. Inoltre, noterete che il CAT 797F ha una valutazione di consumo di combustibile eccellente di 0,3 miglia per gallone... che fa un po' più di 3 galloni a miglio. Per farsi un'idea di quanto gasolio in più consuma oggi l'industria mineraria dell'oro, diamo un'occhiata al grafico seguente.


Il consumo di gasolio per oncia d'oro prodotta è più che raddoppiato, dai 12,7 galloni per oncia nel 2005 ai 25,8 galloni per oncia nel 2013. Noterete che le cifre del gasolio del 2012 e del 2013 sono le stesse. All'inizio ho pensato che avremmo visto un aumento nel 2013, ma quando le compagnie hanno cominciato a tagliare nella costruzione di nuove miniere così come di aumentare la densità (estrarre da minerali di maggiore densità), il consumo è rimasto piatto. Dobbiamo ricordare che queste compagnie di estrazione dell'oro consumano gasolio nel trasporto delle rocce di scarto e del minerale, nella costruzione delle miniere e, in misura minore... nella generazione elettrica quando connettersi alla rete non è possibile o economicamente conveniente. Il consumo di gasolio per oncia d'oro prodotta è aumentato nel 2013 per Barrick e Newmont, ma è diminuita per AngloGold, Goldfields e GoldCorp. Tuttavia, il consumo totale di gasolio del gruppo è aumentato da 583 milioni di galloni nel 2012 a 591 nel 2013. La ragione per la cifra di galloni per oncia che è rimasta la stessa nel 2013 rispetto a quanto fosse nel 2012 è stata a causa di una produzione aggiuntiva di 300.000 once d'oro nel 2012. Mentre i cinque principali cercatori d'oro hanno raddoppiato il loro consumo di gasolio per oncia d'oro prodotta dal 2005, il loro costo energetico reale è aumentato di parecchio di più. Il prossimo grafico rivela proprio quanto siano aumentati questi costi.


Nel 2005, questi cercatori d'oro hanno speso una quantità stimata di gasolio di 30,48 dollari per oncia d'oro prodotta. Questa cifra è raddoppiata nel 2008 a 69,92 dollari quando il prezzo di un barile di petrolio è andato alle stelle a 147 dollari. Quando la recessione ha colpito nel 2009, causando la diminuzione del prezzo del petrolio, i costi del gasolio dei cercatori d'oro sono diminuiti a loro volta. Poi nei tre anni successivi, i costi del gasolio per oncia sono aumentati significativamente da una cifra stimata di 55,91 dollari nel 2010 a 102,43 nel 2012. Anche se la cifra del 2013 è leggermente più bassa di quella del 2012, i costi sono più che triplicati dal 2005. Ho stimato queste cifre usando il prezzo annuale medio del gasolio dichiarato dalla EIA. Ecco la loro tavola dei dati:



Il prezzo di un gallone di gasolio era di 2,40 dollari nel 2005, ha toccato un picco di 3,97 nel 2012 ed ha avuto una media di 3,97 nel 2013. Quindi, non solo i cercatori d'oro hanno raddoppiato il loro consumo di gasolio per ogni oncia d'oro prodotta (2005-2013), ma il prezzo del gasolio è aumentato del 63% durante lo stesso periodo. Ora, se torniamo indietro di qualche anno e guardiamo il tasso di cambiamento dal 2003... è sconcertante. Non so le cifre esatte del consumo di gasolio dei cinque più importanti cercatori d'oro del 2003, quindi qui sotto ho fornito qualche stima:

2003-2013 Cambiamento stimato del consumo e nel costo del gasolio

2003 = 12 galloni per oncia (stima per difetto)
2003 = 1,51 dollari il prezzo di un gallone di gasolio
2003 = 18.12 ollari costo del gasolio per oncia
2013 = 25,8 galloni per oncia
2013 = 3,92 dollari il prezzo di un gallone di gasolio
2013 = 101,14 dollari il costo del gasolio per oncia

Che differenza che fanno pochi anni, eh? Qui possiamo vedere che il prezzo del gasolio nel 2003 (1,51 dollari) era quasi un dollaro in meno del 2005 (2,40 dollari). Sono stato prudente ed ho stimato che il consumo di gasolio sia diminuito a solo 12 galloni per oncia nel 2003 in confronto ai 12,8 galloni/oncia del 2005. Così, i costi reali stimati del gasolio per oncia sono aumentati di più di cinque volte dal 2003.. veramente di 5,6 volte. Il che significa che i cinque maggiori cercatori do'ro hanno speso in media 101 dollari in gasolio per ogni oncia che hanno prodotto nel 2013 in confronto ai 18 del 2003. Anche se questa cifra del costo del gasolio rappresenta solo una piccola parte dei costi complessivi per estrarre l'oro, l'energia rappresenta comunque il fattore maggiore nel determinare il valore dell'oro. Quando dico questo, ciò va al di là delle fonti aggiuntive di energia come l'elettricità che una compagnia che estrae oro compra quando lavora e raffina l'oro. E' importante rendersi conto che tutte le attrezzature di estrazione ed i materiali utilizzati nell'industria dell'oro non vengono prodotti DAL NULLA, allo stesso modo in cui la Fed crea i soldi. Tutti i metalli e i prodotti che finiscono nella fabbricazione delle attrezzature estrattive sono resi possibili soltanto dalle grandi quantità di energia consumate nel processo.

Ciò è vero anche per i materiali consumati in miniera. Per esempio, la Barrick ha comprato 292.000 tonnellate di calce nel 2012 presso le sue miniere. La calce è elencata come costo materiale nei suoi bilanci, ma il fattore schiacciante per produrre la calce è calcolato per l'energia consumata in tutte le forme e stadi. Dobbiamo ricordare che la calce viene estratta da enormi escavatrici e spostata da enormi camion e poi viene trasportata dalla cava alla miniera da altri camion. Tutto ciò consuma una grande quantità di energia. Ancora una volta, il valore della calce usata nell'industria estrattiva dell'oro proviene dalla quantità di energia consumata in tutte le forme e stadi. Ultimamente dobbiamo anche considerare tutto il lavoro umano in tutti gli stadi. La calce non viene estratta o trasportata da robot (non ancora... LOL), ma da esseri umani. Il lavoro umano è una forma di energia. Quindi, quando un lettore mi manda una e-mail dicendo che il lavoro è un costo più alto dell'energia nel tipico bilancio di una compagnia aurifera, io educatamente rispondo dicendo... IL LAVORO UMANO E' A SUA VOLTA UNA FORMA DI ENERGIA. In conclusione, l'industria estrattiva dell'oro consuma molto gasolio per produrre un'oncia d'oro. Come possiamo vedere, i costi totali del gasolio stanno aumentando anche più rapidamente. Non sono preoccupato dall'impatto dei maggiori costi del gasolio per l'industria estrattiva dell'oro nei prossimi anni. Tuttavia, la vera minaccia per l'industria sarà la mancanza di disponibilità di combustibile, in futuro.. non il costo energetico. Ne parlerò più in dettaglio in articoli e rapporti futuri.