Di Ugo Bardi
Alla fine devi percepire di quale universo sei parte e di quale amministratore dell'universo la tua esistenza è efflusso e che un limite di tempo è stato fissato per te, e che se non lo usi per disperdere le nuvole dalla tua mente, esso se ne andrà e tu te ne andrai, e non tornerà mai più. (Marcus Aurelius, “Meditazioni”)
Non si possono capire le azioni di un uomo se non si tiene conto che quello che fa in un dato giorno è il risultato di eventi che hanno avuto luogo durante tutta la sua vita e che risulteranno in altri eventi in futuro. E' la stessa cosa per l'intero pianeta, anche se l'arco di vita della Terra è molto più lungo di quello di un singolo essere umano. Se vogliamo capire cosa sta succedendo oggi nel nostro pianeta, dobbiamo provare a capire come esso sia cambiato durante gli eoni per diventare quello che è ora e cosa può diventare in futuro.
L'idea di guardare all'intero arco della storia di un intero pianeta o persino dell'intero universo ha un sapore speciale; anche se nessuno di noi sarà mai testimone del fine ultimo della nostra biosfera, ciononostante l'idea di poter immaginarlo è fonte di grande magia. E non è una cosa nuova: è un un campo completo del pensiero umano che possiamo chiamare “escatologia”, dal greco “eskhatos”, che significa “l'ultimo”.
Nella storia delle persone che che hanno meditato sulla fine di tutto, possiamo vedere due linee di pensiero che possiamo registrare, per pura convenienza, come le visioni “Occidentale” e “Orientale”. La visione occidentale vede l'universo, gli esseri umani e tutto quanto come aventi una arco di vita finito e limitato, la visione orientale vede gli stessi concetti come un'infinita serie di cicli. La visione del ciclo singolo è tipica dei pensatori impregnati della tradizione greco-latina e delle religioni monoteistiche che sono sorte intorno all'area del Mediterraneo. Nella sua forma di base, l'idea è che Dio ha creato il mondo e che il mondo avrà una fine (apocalisse, da una parola greca che significa “rivelazione”). Gli esseri umani devono vivere una prova una sola volta. Ce tu abbia successo o no, Dio non ti da un'altra opportunità. Il pensiero dell'est asiatico sembra essere fondato su un diverso punto di vista: i Buddhismo pensa che l'anima si reincarna per sempre in nuovi corpi. Non c'è fine e non c'è inizio a questo ciclo infinito che, tuttavia, il saggio è in grado di interrompere.
E' difficile dire quali fattori abbiano creato queste due diverse scuole di pensiero, Una cosa che sappiamo, tuttavia, è che la scienza occidentale di oggi può essere vista come una continuazione dell'antica tradizione occidentale, quella del ciclo unico. Da quello che sappiamo, l'Universo è apparso in un evento specifico chiamato “Big Bang” ed è destinato a finire, secondo i dati più recenti, come un posto freddo e squallido fatto di materia sparsa su un volume immensamente grande. Nel 1956, Isaac Asimov stava ragionando all'interno di questa tradizione quando ha scritto una storia intitolata “L'ultima domanda”, dove ha immaginato l'umanità impegnata in una ricerca infinita di come invertire il ciclo e ringiovanire l'Universo. Ma Asimov stava anche pensando al di fuori della scatola occidentale quando ha proposto alla fine che la domanda poteva avere una risposta, anche se non dagli esseri umani in sé, ma dal computer che avevano creato. Siccome non c'è nessuno a cui dare la risposta, il computer procede nel portare avanti la risposta nella pratica creando la luce e riavviando l'Universo.
Devo aver letto questa vecchia storia di Isaac Asimov quando avevo forse circa 15 anni ed essa mi ha ispirato un post dal titolo “I prossimi 10 miliardi di anni”, per il quale ho preso in prestito da Asimov lo stesso finale. Questo mio post ha avuto un certo successo e, di recente, John Michael Greer (“L'Arcidruido”) lo ha commentato ed ha prodotto la sua versione dei prossimi 10 miliardi di anni come lui li vede. E' un pezzo affascinante quello di Greer, ma diverso dal mio in un senso profondamente filosofico. Fedele al suo ruolo di druido, Greer rifiuta esplicitamente la tradizione del “ciclo unico” cristiano e propende verso la visione dell'Universo come ciclo multiplo, per esempio dicendo che, fra dieci milioni di anni da adesso,
non meno di 8.639 civiltà globali saranno sorte e cadute durante gli ultimi 10 milioni di anni, ognuna con le sue scienze, tecnologie, arti, letterature filosofie e modi di pensare al cosmo unici
e poi continua a descrivere diverse civiltà non umane che sorgono e scompaiono nell'arco di diversi milioni di anni, compresa una derivata dai raccoon, una dai corvi ed una dai molluschi d'acqua dolce. Non c'è traccia nella visione di Greer dell'esaurimento dell'Universo causato dall'Entropia. Gli atomi che un tempo formavano la Terra e i suoi abitanti finiscono dispersi nello spazio dalle ultime convulsioni del Sole e sono finite a formare un'altra stella ed altri pianeti. Il ciclo riparte.
Come ho detto, stiamo discutendo di filosofia e non troveremo mai un accordo su come sarà la Terra, diciamo, fra 10 milioni di anni da adesso. Così, qui commenterò soltanto su come la scienza ci dia prove molto forti per una Terra a "singolo ciclo”. Con questo, non intendo solo una fine apocalittica del nostro pianeta quando alla fine verrà consumato da un Sole in espansione. No, la Terra è cambiata sempre durante i suoi 4 miliardi di anni di esistenza, continua a cambiare e i cambiamenti sono profondi ed irreversibili.
Ciò che chiamiamo “biosfera” è parte di questo grande ciclo di lunga durata. Come tutte le cose che sono nate e che sono destinate a morire, la biosfera deve raggiungere un picco e declinare. Di fatto ha già raggiunto il picco e sta declinando. La produttività della biosfera durante gli ultimi 3,5 miliardi somiglia un po' ad un gigantesco picco di Hubbert, secondo un saggio di Franck, Bounama and Von Bloh.
In un precedente post, ho scritto di questo grafico che:
Come vedete, la biosfera della Terra, Gaia, ha raggiunto il picco con l'inizio dell'era Fanerozoica, circa 500 milioni di anni fa. Dopodiché ha declinato. Naturalmente, ci sono molte incertezze in questo tipo di studi, ma sono basati su fatti conosciuti sull'omeostasi planetaria. Sappiamo che la radiazione solare continua ad aumentare col tempo ad un ritmo di circa l'1% ogni 100 milioni di anni. Questo dovrebbe risultare in un riscaldamento del pianeta, gradualmente, ma i meccanismi omeostatici dell'ecosfera hanno mantenuto approssimativamente costanti le temperature abbassando gradualmente la concentrazione di CO2 nell'atmosfera. Tuttavia, c'è un limite: la concentrazione di CO2 non può andare al di sotto del livello minimo che rende possibile la fotosintesi, altrimenti Gaia “muore”.
Così, a un certo punto in futuro, l'omeostasi planetaria smetterà di essere in grado di stabilizzare le temperature. Quando raggiungiamo quel punto, le temperature cominceranno a salire e, alla fine, la Terra sarà sterilizzata. Secondo Franck et al., in circa 600 milioni di anni da adesso la Terra sarà diventata troppo calda per l'esistenza di creature multicellulari.
Naturalmente, l'estinzione della biosfera non è cosa a breve scadenza o, almeno, i calcoli dicono così. Ma è come stimare l'arco di vita di qualcuno dai dati statistici. Teoricamente, il meccanismo omeostatico che aziona il nostro corpo potrebbe mantenerci vivi finché non raggiungiamo un'età rispettabile; sicuro, ma l'omeostasi non è mai perfetta. Per esempio, ci sono meccanismi nel nostro corpo progettati per invertire gli effetti dei traumi. Potremmo aspettarci che questi meccanismi funzionino bene se siamo giovani ma, se veniamo investiti da un camion a tutta velocità, be', finiamo dalla parte sbagliata delle statistiche sull'aspettativa di vita.
Considerazioni simili si applicano a Gaia. Teoricamente, i meccanismi omeostatici del pianeta dovrebbero mantenere gaia viva ancora per centinaia di milioni di anni, ma che ne dite di grandi perturbazioni, un qualche equivalente polanetario dell'essere investiti da un camion? Gaia sarebbe in grado di recuperare da una catastrofe di gas serra fuori controllo creata dagli esseri umani?
Non possiamo dirlo con certezza. Ciò che possiamo dire è che viviamo in un periodo chiamato la “sesta estinzione”, simile alle altre grandi estinzioni del passato. In molti casi, queste estinzioni sembrano essere state causate da un aumento della concentrazione di gas serra nell'atmosfera. La sesta estinzione, a sua volta, sta avendo luogo sotto una radiazione solare che non è mai stata alta come oggi. Non possiamo escludere che la sesta estinzione sarà l'ultima.
Così, come ho detto all'inizio, il presente e il futuro di una singola persona possono essere compresi dal suo passato ed è la stessa cosa per la Terra (cioè, “Gaia”). La scienza ci dice con molta, molta forza che il momento presente è unico nella storia del pianeta: il futuro non sarà come il passato. E' vero che, se non riusciamo a sopravvivere come civiltà, ci sarà probabilmente spazio per altre civiltà umane. E, se ci estinguiamo, potrebbe esserci spazio per l'evoluzione di nuove specie senzienti. Ma tutto ciò avverrà in condizioni diverse e lungo una parabola discendente.
Le nuove civiltà umane che si sviluppano entro le poche centinaia di migliaia di anni non avranno il carbone e gli idrocarburi fossili che abbiamo consumato oggi. In poche centinaia di milioni di anni da adesso, nuove specie senzienti potrebbero trovare il petrolio che si è riformato nei bassi mari anossici – ma non avranno il carbone, risultato di condizioni del tutto speciali avvenute una sola volta (per quello che ne sappiamo) su questo pianeta. Ed essi vivranno in un pianeta con una produttività biologica molto più ridotta in confronto a quella attuale. Questo non significa che non saranno in grado di sviluppare il viaggio spaziale, come propone Greer. Il futuro è pieno di opportunità, ma non è mai come il passato.
Alla fine, queste considerazioni ci danno giusto un accenno della pura immensità del futuro e di come di quanto sia difficile il tentativo umano di concepirlo. Per quello che ne sappiamo, siamo tutti piccole increspature in cima ad una gigantesca onda di tsunami che si sta infrangendo su qualche remota spiaggia. Quando l'increspatura scompare, altre ne appaiono, ma l'onda continua a rotolare in avanti verso la sua inevitabile fine. E tuttavia, sappiamo così poco: potrebbero esserci altre spiagge, altre onde, il mare universale potrebbe non smettere mai di rotolare e la luce e l'oscurità potrebbero scambiarsi il posto in una danza senza fine. Così, proprio come Asimov conclude la sua storia, qualcuno, un giorno, potrebbe dire ancora “E la luce fu”. E ci sarà ancora luce.
tutto pervade,
sempre si muove.
Può quindi agire come la madre
di tutte le cose
Non conoscendo il suo vero nome
noi la chiamiamo solo la Via
Se dev'essere nominata
lasciamo che si chiami Grande
Grandezza significa andare avanti
andare avanti significa andare lontano
e andare lontano significa tornare indietro
(Tao Te King, come riportato da Ursula K. Le Guin)