Dei vari guai che ci affliggono, uno è l'epidemia di obesità che colpisce in particolare gli Stati Uniti. E' un vero disastro umano e economico; una ragione di sofferenza, malattie e morte precoce per decine - forse centinaia - di milioni di persone. Ne sappiamo anche le cause e i rimedi; eppure, non riusciamo a metterli in pratica. Il nostro corpo è un po' come l'intero pianeta, non riusciamo a gestire bene nessuna delle due cose.
Se vivi negli Stati Uniti per un po', non puoi fare a meno di notare come sia ossessiva e onnipresente la pubblicità dei fast food. C'è uno spot che mi è rimasto in mente; ancora dopo parecchi anni. Era la storia di una bambina che tornava a casa dopo essere stata in un campo scout o qualcosa del genere. Si intuiva che al campo le avevano dato da mangiare una sana dieta bilanciata, poveretta, dato che, in macchina con il babbo e la mamma, guardava con aria famelica tutti i ristoranti di fast food che incrociavano. Il babbo, diabolico, le faceva l'occhiolino e le diceva "niente patatine fritte al campo, vero?" e poi si fermava per portarla, tutta contenta, a mangiarsi una bella porzione di roba fritta e inzuppata nel ketchup e nella maionese.
E così quella bambina, con gli anni, sarebbe diventata una gran palla di lardo, anche se questo, ovviamente, non c'era nello spot. Infatti, un'altra cosa che non potete fare a meno di notare negli Stati Uniti è l'epidemia di obesità che pervade la nazione. E' una cosa che non si può descrivere; bisogna vederla per capirla. Qui da noi, per fortuna, le cose vanno meglio, ma il problema esiste.
Sappiamo cosa dovremmo fare per evitare questi problemi: dovremmo fare una dieta variata che comprenda giuste quantità di proteine, carboidrati e grassi. Ma, nella pratica, la dieta americana include quantità veramente eccessive di "junk food" ovvero "cibo spazzatura:" merendine, snack, panini, patatine fritte, bibite sintetiche, caramelle, dolci, biscotti, eccetera. Questo è il cibo che si mangia tipicamente nei ristoranti di fast food, ma è comunque una caratteristica della cucina moderna, soprattutto in termini di eccesso di carboidrati, anche di quella casalinga. I risultati si vedono, purtroppo.
Come è stato possibile ridursi in queste condizioni? In effetti, è stato il risultato inevitabile della nostra struttura economica e decisionale.
La prima causa dell'epidemia di obesità è la politica dell'industria alimentare. Come per tutte le industrie, la salute della gente non è cosa di cui loro si debbano occupare; il loro scopo è vendere i loro prodotti. E, per vendere, bisogna fare pubblicità. Avvertire la gente del danno che viene da una dieta scorretta è compito di altre entità, come la FDA (Food and Drugs Administration). Così, da una parte vediamo il bombardamento mediatico ossessivo che invita a mangiare cibo spazzatura; dall'altra comunicati che invitano a mangiare cibo sano. Ben pochi sono i consumatori che sono in grado di valutare correttamente i messaggi contraddittori che ricevono. E' una forma di vera schizofrenia sociale e specialmente i poveri non hanno gli strumenti culturali per riuscirci e sono i più colpiti dall'epidemia di obesità.
C'è poi un altro effetto perverso che favorisce il cibo spazzatura: il suo costo. Il cibo ad alto contenuto di carboidrati (merendine, bibite, patatine, ecc.) è quello che fornisce la maggior quantità di calorie a parità di costo. In confronto a una merendina o alle patatine inzuppate nel ketchup, una quantità equivalente di calorie in forma di spinaci o broccoli è molto più costosa. Così, quello che succede è che la gente ottimizza il valore del dollaro in termini di calorie alimentari, senza preoccuparsi del danno che si procura a lungo andare in termini di obesità e di altri problemi di salute.
Questi fattori sociali ed economici che portano la gente all'obesità sono esattamente gli stessi che ci portano a surriscaldare il pianeta. L'industria dei fossili gioca lo stesso ruolo dell'industria alimentare nel promuovere aggressivamente i propri prodotti, denigrando il più possibile le alternative, come pure chi si preoccupa del riscaldamento globale. Lo scopo dell'industria dei fossili è di vendere i propri prodotti, non di preoccuparsi del surriscaldamento del pianeta. Così, anche qui ci troviamo di fronte a una forma di schizofrenia sociale in cui il pubblico è bombardato di messaggi contraddittori senza avere gli strumenti culturali per discernere
Poi, avere energia sana - così come mangiare sano - costa ancora abbastanza caro. Così, anche per quanto riguarda l'energia, tendiamo a ottimizzare il valore del dollaro (o dell'euro) in termini di chilowattora prodotti. Quindi, continuiamo a usare i combustibili fossili senza preoccuparci dei danni che ci procuriamo a lungo andare. E' una specie di epidemia planetaria che non riusciamo a controllare.
Per evitare questi danni, bisognerebbe cominciare a pensare a lungo termine. Dovremmo evitare la trappola mortale del profitto immediato e fornire al pubblico delle informazioni chiare sui danni di certi comportamenti. Ma non lo stiamo facendo. L'epidemia di obesità continua, come pure continua il riscaldamento globale.
(Per fortuna, l'epidemia di obesità sembra mostrare qualche segno di rallentamento negli Stati Uniti. Magari succedesse lo stesso per il riscaldamento globale!)