sabato 12 agosto 2017

Povertà e auto da 20.000 Euro



Leonardo Libero ci presenta alcuni dati interessanti sul mercato dell'automobile in Italia. Curiosamente, gli Italiani, pure in gravi difficoltà economiche, continuano ad indebitarsi per comprare degli arnesi scintillanti e sostanzialmente inutili. 


Guest post di Leonardo Libero


L’Agenzia Fitch ha ritenuto che il rating dell’Italia sia ormai sceso fino ad appena due punti sopra la sufficienza. Eppure si continua a spremere la residua capacità di spesa degli Italiani sfruttando un pretesto ambientale infondato.

Secondo l‘Istat, nel 2016 erano 7.209.000 gli Italiani in seria difficoltà economica e nel 2015 erano in povertà assoluta il 6,1% delle famiglie italiane – cioè 4.598.000 persone – mentre erano in povertà relativa il 10,4% di esse, cioè 8.307.000 persone.

Ovvie conseguenze anche del fatto che nel 2014 solo il 55,7% degli Italiani fra i 15 ed i 64 anni di età aveva avuto un lavoro retribuito, mentre la media UE era stata del 64,9% e, nella UE, solo il tasso di occupazione dei coetanei croati e greci era stato inferiore a quello degli italiani. Andamento purtroppo confermato anche dall’ultimo rilevamento Eurostat sull’occupazione dei neolaureati) .

Secondo la Centrale Rischi Finanziari, nel 2016 il 34,6% (oltre un terzo !) degli Italiani maggiorenni (circa 15,6 milioni di persone) aveva debiti, in media per 34.253 Euro ciascuno (quindi per un “debito privato” totale di 533 miliardi, pari ad oltre il 25% del nostro Debito Pubblico !!).

Debiti che sarebbero logici, data la situazione, se gli Italiani li avessero contratti per esigenze di salute o per investimenti in qualche modo produttivi.

Invece i loro investimenti sono crollati fra il 2008 ed il 2015 ed ora languono mentre uno dei principali motivi dei loro indebitamenti non è stata la salute, bensì l’acquisto di una nuova auto per lo più in sostituzione di una vecchia (ma non per questo fuori uso), che viene rottamata; un motivo quindi consumistico e, in apparenza, voluttuario.

Nel 2015 essi ne hanno infatti acquistate, nuove di fabbrica, 1.574.872 (+ 18% rispetto al 2014), ad un prezzo medio di 19.800 Euro, spendendo - o indebitandosi – per un totale di 31.100.000.000 di Euro, come risulta da un compiaciuto comunicato dell’Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli (notare) Esteri.

Nel successivo 2016 (fonte ACI), ne hanno acquistate, sempre nuove di fabbrica, 1.824.968 (+ 15,88% rispetto al 2015), per un importo totale stimabile – al prezzo unitario medio risultato per il 2015 - in almeno 36.000.000.000 di Euro.

NOTA: i circa 67.000.000.000 di Euro spesi in 2 soli anni a quel titolo, sono pari ad oltre sei volte il costo previsto per il TAV Torino-Lione, da coprire in 16 anni, ad oltre otto volte quanto è costato al Paese il “disastro Alitalia” in quarant’anni e ad oltre 200 volte quanto gli è costato, in 35 anni, l’inesistente Ponte sullo Stretto di Messina.

Sul piano dell’Economia Nazionale – tanto povera di capitali e di investimenti - va notato che tali enormi somme in danaro e crediti sono state in maggior parte di fatto ESPORTATE, come gran parte di quelle spese in Italia allo stesso titolo nei 25 anni precedenti (*), perché sono prodotte all’estero la maggioranza delle auto più recenti e costose che circolano sulle nostre strade e perché anche la Casa che più ne produce in Italia ha la Sede Legale ad Amsterdam e quella Fiscale a Londra.

Sul piano del Riscaldamento Globale e dell’Ambiente in generale, va notato che il costo energetico complessivo delle 3.399.840 auto vendute in Italia - ma prodotte in ogni parte del mondo - nei due soli anni qui considerati – essendo di 30.000 kWh quello medio di ciascuna di esse (https://de.wikipedia.org/wiki/Graue_Energie) - è stimabile in 101.995.200.000 kWh e che perciò – dando in almeno 500 g di CO2 emessi per kWh di elettricità prodotto la media mondiale ( https://www.ipcc.ch/pdf/special-reports/sroc/Tables/t0305.pdf ) – la loro produzione deve aver fatto emettere almeno 51 milioni di tonnellate di CO2, insieme a grandi quantità di particolato, CO, SOx ed NOx, cioè degli stessi inquinanti per i quali oggi si mettono sotto accusa le auto diesel (http://www.eea.europa.eu/data-and-maps/indicators/en09-emissions-co2-so2-and/emissions-co2-so2-and-nox ), che certo non hanno fatto del bene al Clima e all’Ambiente. Si aggiunga che ogni auto tolta dalla circolazione è un “rifiuto speciale” inquinante, che pesa almeno una tonnellata ed occupa almeno 6 metri quadri di territorio (così è p.es. la Fiat Panda), e che nel solo 2015 ne risultano “radiate dal PRA” 1.131.134 ( http://www.aci.it/laci/studi-e-ricerche/dati-e-statistiche/annuario-statistico/annuario-statistico-2016.html).

A far spendere tutti quei soldi agli Italiani – ed a far fare tutto quel danno alla Natura - non è stata però la loro ambizione a pavoneggiarsi con un’auto nuova, ma in prevalenza la pressione di un “sistema” che dal 1992 sfrutta le direttive sulle classi ecologiche “Euro” per perseguire il continuo rinnovo del parco circolante europeo, pretesa insensata sia sotto l’aspetto economico che sotto quello ambientale. Un “sistema” composto da Poteri Forti privati (spregiudicati al punto da truffarsi anche fra loro, taroccando i dati su emissioni e consumi, come il “dieselgate” ha rivelato), i cui motivi sono ovvii, e da Poteri Pubblici, nazionali e locali, il cui unico motivo per assecondare i disegni dei primi voglio sperare sia la superficialità della loro preparazione in materia di Ambiente ed Energia.

I principali mezzi e modi con cui il “sistema” opera sono :

a)- continuare a dare per vero – e perciò a far credere - che le emissioni dei motori delle autovetture siano la fonte principale dell’inquinamento urbano, nonostante che ciò sia stato smentito dal prof. Hans Peter Lenz fin dal 1999 ( http://www.automoto.it/eco/polveri-sottili-tutto-quello-che-non-vi-dicono.html ), dall’ing. Dario Faccini nel 2015-16 (https://aspoitalia.wordpress.com/2015/12/30/inquinamento-il-colpevole-nascosto/ ) e soprattutto dalla “prova regina” sperimentale (Galileo 1564-1642), dato che nessun blocco del traffico privato lo ha mai fatto diminuire (http://www.corriere.it/cronache/15_dicembre_29/blocco-traffico-targhe-alterne-non-servono-resta-l-allerta-smog-348291ee-ae65-11e5-a515-a44ff66ae502.shtml - http://www.altramantova.it/it/cronacaam/mantova-am/14410-emergenza-smog-pm10-sempre-fuori-legge-nonostante-i-blocchi-la-polizia-locale-controlla-70-auto-ed-eleva-6-multe.html?jjj=1493710279089 );

b)- imporre blocchi del traffico privato per dichiarati motivi ambientali, ma esentandone i veicoli più recenti e/o con certe caratteristiche; operazioni che la UE non ha mai richiesto (diversamente da quanto si è fatto e/o lasciato credere) e che in pratica obbligano chi debba poter circolare sempre, e non abbia un mezzo di tipo compreso fra quelli esentati, ad acquistarne uno (che però potrà non essere più esentato già dal blocco successivo !!); di tali limitazioni “selettive”, in Italia ne sono state imposte parecchie; le quali ovviamente, per i motivi di cui al punto a), non hanno fatto diminuire l’inquinamento, che anzi in quei giorni è talvolta aumentato, (http://milano.repubblica.it/cronaca/2015/12/29/news/anci_decalogo_delle_buone_intenzioni_incertezza_sui_blocchi-130291182/ - http://www.ilgiornale.it/news/cronache/pisapia-blocca-traffico-smog-milano-aumenta-1208528.html ).

c)- incentivare con danaro pubblico la rottamazione sostitutiva dei veicoli meno recenti; in Europa lo hanno fatto alcuni Paesi, fra cui l’Italia, fino ad almeno il 2011 (https://www.senato.it/application/xmanager/projects/leg17/attachments/dossier/file_internets/000/001/188/Volume_Completo_Automotive_con_copertina.pdf pag 193); in Italia, ancora nel 2014 sono stati stanziati a quel titolo 63,4 milioni di Euro ( http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/04/28/auto-il-6-maggio-tornano-gli-ecoincentivi-stanziati-634-milioni-di-euro/966836/ ) e nel 2016 sono state concesse agevolazioni fiscali ( https://scenarieconomici.it/incentivi-auto-2016-tante-agevolazioni-per-privati-e-aziende/ )

d)- invadere con la pubblicità di Case automobilistiche tutti gli organi di informazione; in Italia, gli investimenti pubblicitari per il settore auto, piuttosto limitato come numero di operatori, sono da molti anni inferiori, e per poco, solo a quelli per il vastissimo settore alimentare; con risultati anche assurdi, come mandare in onda gli spot di tre o quattro Case Auto diverse nel giro di pochi minuti e perfino in successione

http://wac.6f93.edgecastcdn.net/806F93/static.pubblicitaitalia.it/wp-content/uploads/2016/11/Nielsen-tab-2.pdf

http://www.primaonline.it/2016/02/11/228202/investimenti-pubblicitari-in-crescita-dell17-nel-2015-considerando-anche-il-web-in-calo-la-stampa-e-web-bene-la-radio-i-dati-nielsen-infografiche/

http://www.primaonline.it/wp-content/uploads/2014/02/Nielsen_20130218_nota_adv_dicembre.pdf

http://www.focusmarketing.it/a-gennaio-2013-pubblicita-in-calo-del-153/

e)- criminalizzare il motore diesel, che è la più recente trovata del “sistema” e tende a far sì che perfino chi ha un’auto Euro6, ma a gasolio, debba acquistare un’altra auto se vuole essere sicuro di poter circolare sempre; il presupposto è che il motore diesel sia il più inquinante, perché emette particolato ed ossidi di Azoto (NOx); presupposto anch’esso smentito dall’esperienza dato che, per esempio, nei diversi giorni di fermo delle auto diesel, imposti dal Comune di Torino lo scorso febbraio, l’inquinamento non è diminuito, ma è anzi aumentato

(http://torino.repubblica.it/cronaca/2017/02/21/news/smog_confesercenti_attacca_il_blocco_degli_euro_diesel_4_un_eccesso_di_zelo_che_danneggia_-158815727/ )


Il perché ciò sia accaduto, e quel presupposto sia sbagliato, lo ha spiegato uno dei più esperti giornalisti italiani dell’automotive, Enrico De Vita, durante un convegno di venditori di auto ( http://www.italiabilanci.com/automotive-dealer-report-2017-24-febbraio-bolzano/ ), quindi ad un uditorio di esperti, con la relazione pubblicata qui http://ugobardi.blogspot.it/2017/03/il-motore-scoppio-e-ormai-obsoleto-come.html , la cui conclusione, in breve, è che il motore diesel è in realtà molto meno inquinante di quello a benzina e con emissioni molto meno rischiose per la salute umana; conclusione che è di dominio pubblico, ma che nessuno, dal “sistema”, ha contestato e meno che mai smentito.

Due ulteriori conseguenze negative e non trascurabili di tutto quanto sopra sono l’ingiusto danno inferto ai proprietari delle auto non esentate dai blocchi selettivi, che ne fanno crollare il valore di mercato praticamente a zero (anche a vantaggio delle Compagnie Assicurative), e la sottrazione di lavoro e reddito ad intere categorie artigianali come autoriparatori e piccoli carrozzieri, causato dal forzato ringiovanimento del parco circolante.

A quest’ultimo proposito, va ricordato:

- che il 14 giugno 2016 la Commissione Ambiente del Senato ha approvato all’unanimità una risoluzione in favore dell’Economia Circolare http://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/istituzioni/2016/06/14/commissione-ambiente-senato-ok-risoluzione-su-economia-circolare_694fabdc-900c-40d2-b94d-2ad6bd11bd63.html ;

- che il 9 luglio 2015, alla Commissione Ambiente del Parlamento Europeo, una risoluzione analoga era stata approvata con 394 voti a favore, 197 contrari e 82 astensioni, http://www.europarl.europa.eu/news/it/news-room/20150702IPR73644/economia-circolare-deputati-chiedono-un-cambiamento-sistemico ;

- che il 10 luglio 2015 il Parlamento Europeo, in seduta plenaria, ha adottato l’Economia Circolare come modello di sviluppo del futuro, anche per merito di deputati italiani http://www.movimento5stelle.it/parlamentoeuropeo/2015/07/leconomia-circolare.html ;

- e che il principio-base dell’Economia Circolare é l’azzeramento dei rifiuti ottenuto col “riutilizzare, aggiustare, rinnovare e riciclare” (altro che rottamare!!) http://www.torinosocialinnovation.it/post-it/economia-circolare-2/ .

Per concludere, e per chi pensasse che quelli sono pii desideri, porto l’esempio pratico, modesto ma convincente, di una relativamente piccola azienda francese, la Envie Anjou (http://www.envieanjou.com/produits.php), che dal 2000 ritira e ricondiziona elettrodomestici usati e che da allora ne ha rivenduti, con garanzia, ben 68.414 (come dire, in media, 4.000 all’anno !).

Leonardo Libero






(*) In Italia, nel periodo 2000-2014 (soli dati disponibili) , le “prime iscrizioni” di “autovetture” nuove di fabbrica sono state 269.230.725 (http://www.aci.it/fileadmin/documenti/ACI/Trasparenza/Open_Data/ANNUARIO_STATISTICO_OD.pdf )








martedì 8 agosto 2017

Rapa Nui chiama Roma, rispondete!


Guest Post di di Stefano Ceccarelli

da Stop fonti fossili!

C'è una scena drammatica del celebre film Rapa Nui che è rimasta impressa nella mia memoria: è il momento in cui, nonostante la strenua resistenza dell'unico isolano che aveva intuito le conseguenze di quel gesto, viene abbattuto l'ultimo albero presente sull'isola. Mi sono sempre chiesto come fu possibile per le élites dei diversi clan che regnavano sull'Isola di Pasqua non rendersi conto che il disboscamento totale e definitivo dell'isola avrebbe segnato il collasso ecologico e lo stesso destino di una popolazione priva di vie di fuga. Al tempo stesso, pensando all'insegnamento recato da quella vicenda, ho sempre sperato che la civiltà occidentale, apparentemente più evoluta di quella che eresse i Moai, possa evitare lo stesso triste epilogo affidandosi alla scienza e alle ben più robuste capacità previsionali da questa fornite anziché a primitivi riti tribali.

sabato 5 agosto 2017

Ritorna Cassandra: Profetessa Inascoltata.




Oggi, questo blog riprende il vecchio e glorioso nome di "Effetto Cassandra", dopo qualche anno in cui aveva usato quello di "Effetto Risorse".

La decisione di usare "Effetto Risorse" nasceva dall'idea che con quel nome si sarebbe potuto fare un ragionamento serio su un problema reale, quello dell'esaurimento delle risorse. Cassandra come titolo poteva sembrare darsi la zappa sui piedi, assumendo fin dall'inizio che nessuno ci avrebbe dato retta. 

In pratica, l'idea di fare un discorso serio su un argomento serio si è rivelata una pia illusione di fronte alla mancata serietà con la quale in questo paese (e non solo) si affrontano i problemi. A nessun livello si riesce a parlare seriamente di certe cose senza essere accusati di catastrofisti, millenaristi, disfattisti e, immaginatevi, "Cassandre". 

Allora, tanto vale prenderne atto e ritornare al vecchio nome, Cassandra. Una persona che forse non è mai esistita ma - se è esistita - è stata una donna coraggiosa che ha fatto del suo meglio incurante dei rischi a cui si esponeva. 

Siamo delle Cassandre, si, e ne siamo orgogliosi! 




mercoledì 2 agosto 2017

Cambiamento Climatico: fra Speranza e Disperazione


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    Senta, egr. prof, sulla assoluta validità dei modelli matematici il suo è un articolo di fede, e La capisco: è il Suo lavoro e, diciamo, con quello "ci paga il mutuo". (...) Ecco, se la climatologia sarà in grado di predire con esattezza quanti millimetri di pioggia cadranno a Piazza Garibaldi di Scurcola Marsicana nella settimana tra il 9 e 15 marzo 2018, allora anch'io mi convertirò alla sua fede. (...)



    Un commento che ho ricevuto al mio post sulla petizione-bufala di Zichichi che ho pubblicato sul "Fatto Quotidiano".  (la storia completa la potete leggere qui). 


    Zichichi, apparentemente sta antipatico a parecchia gente. Fra i commenti al mio post sul Fatto Quotidiano, qualcuno l'ha paragonato a Padre Pio e un altro ha contro-commentato dicendo che sono entrambi piacevoli come un calcio nei denti. E' forse per questa ragione che il mio post ha suscitato molto interesse, qualcosa come 700 commenti e oltre; la maggioranza dei quali dedicati a negare o a sostenere l'interpretazione scientifica corrente del cambiamento climatico.

    Se avete una mezz'oretta, date un'occhiata a questa serie di commenti. Ne vale la pena se non altro per le sublime idiozie che ci potete trovare. Un'esempio fra i più eclatanti lo trovate nella figura qui sopra. Questo qui vorrebbe che i modelli climatologici potessero calcolare esattamente quanti millimetri di pioggia cadranno in un certo posto in una data specifica fra un anno o giù di lì. Tanto assurdo che gli ho chiesto se non volesse per caso fare dell'ironia, ma mi ha risposto che era completamente serio. Ce ne sono stati di altrettanto ameni, per esempio quel tale che mi ha accusato di "prosopea". Gli ho spiegato che si dice "prosopopea", ma quello ha continuato a dire "prosopea" e pretendeva anche di aver ragione. Da ritirargli il diploma di terza media, posto che ce l'abbia. E lascio a voi di trovarne altri su questo livello.

    Insomma, da questa serie di commenti, possiamo dire qualcosa su come siamo messi in questa faccenda del cambiamento climatico? Possiamo. E viene fuori che siamo messi molto male. Non tanto per il fatto che ci sia gente ignorante e presuntuosa che si lancia a parlare di cose di cui sa poco o niente, ma perché ci sono delle ragioni per cui molta gente si riduce a fare commenti del genere. Non tanto perché sono ignoranti (in parte lo sono) ma perché non sono cosi ignoranti da non aver capito che siamo in grossi guai. Ma veramente grossi.

    Ovvero, ammesso che sia vero tutto quello che i climatologi ci stanno dicendo da anni, che speranze abbiamo di cavarcela? Ben poche, e non basteranno certamente le ricette da quatro soldi che i vari verdi/verdastri/verdolini ci vengono a raccontare. Allora, fra la disperazione e la speranza, uno sceglie sempre la speranza, e la sceglie come può. Un modo è di negare disperatamente l'evidenza, magari pretendendo cose impossibili dai modelli climatici. Oppure consolandosi pensando che gli scienziati si stanno facendo ricchi con una bufala totalmente inventata. Certamente.

    Il commentatore "nonnus" ha detto molto candidamente come stanno le cose. E ho paura che abbia perfettamente ragione.



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      Siamo costretti a parteggiare per Zichichi anche nel caso in cui le sue considerazioni dovessero essere tutte delle bufale, solo per il fatto che se fossero vere le teorie dei climatologi che egli ha cercato di contrastare per il genere umano non ci sarebbe più nulla da fare. Nessuno sano di mente crede infatti che sia possibile ridurre in maniera generale e uniforme le emissioni, e in maniera consistente, considerata la condizione dei vari governi al mondo, che sarebbero tutti da convincere ad agire immediatamente.





      lunedì 31 luglio 2017

      Tre Ecologisti Italiani (I): San Francesco



      Post di Silvano Molfese


      Inizio questa trilogia con San Francesco d’Assisi: i versi in volgare del Cantico delle Creature segnano l’inizio della letteratura italiana.
      Il Cantico delle Creature ebbe una vasta eco anche perché trovò terreno fertile tra gli uomini del tempo che erano a stretto contatto con l’ambiente circostante: gli atti del vivere quotidiano erano scanditi dai ritmi stagionali, da disponibilità di risorse materiali locali, in carenza delle quali, si poteva sopperire con scambi commerciali in modo limitato; tutta la produzione richiedeva manualità e via dicendo.

      Penso che San Francesco possa essere considerato a tutti gli effetti anche il primo ecologo italiano. Nel Cantico Francesco, esaltando tutte le creature, ci ricorda l’armonia della natura.
      Dopo la lode al Signore San Francesco comincia per prima cosa a magnificare “messor lo frate sole”; ciò indica una radicata e diffusa consapevolezza nella società del tempo: quanto fosse indispensabile la nostra stella per la vita sulla terra.
      A dire il vero da sempre e ovunque è stata riconosciuta la necessità della luce solare per la vita; forse di meno in questo breve intervallo temporale caratterizzato dall’intenso consumo di combustibili fossili (petrolio, carbone, gas e uranio) che volge al termine col suo venefico colpo di coda: il riscaldamento globale.
      In un primo momento il cantico era stato intitolato da San Francesco al “frate sole” come rammenta Chiara Frugoni (*); erano passati quasi sette secoli dal misterioso e prolungato oscuramento della nostra stella causato dalla grande eruzione vulcanica del 535 AD. 
      Forse rimanevano ancora i ricordi della fame e delle sofferenze patite dai sopravvissuti alla carestia causata dal prolungato oscuramento del sole. 

      Francesco conclude il cantico invocando gli uomini al perdono e ricorda che nessun uomo può sfuggire alla “sora nostra morte corporale”. Manca ogni riferimento al denaro probabilmente per rimarcare l’importanza dei doni offertici dalla natura. San Francesco, provenendo da una famiglia mercantile, forse percepiva che tra le classi sociali più agiate, la spinta interiore si stava indirizzando sempre più verso l’accumulazione di ricchezze. (Comunque nulla a che vedere con quanto avviene ai giorni nostri).
      E del resto in quel periodo, sette nobili fiorentini andarono sui monti a nord di Firenze a fondare un Santuario sul monte Senario, per essere di esempio e forse anche per allontanarsi dalle iniziali diatribe locali di una Firenze sempre più proiettata verso gli scambi commerciali. (https://it.wikipedia.org/wiki/Santuario_di_Montesenario)
      Nelle vicinanze di questo santuario è rimasta la ghiacciaia di monte Senario, semicadente, testimonianza di inverni normalmente molto nevosi, ma adesso, col cambiamento climatico in atto, lì vi cade sempre meno neve come su tutto l’Appennino e l’arco Alpino italiano.
      La neve è una fondamentale riserva d’acqua per tutti i cicli vitali e, quando era abbondante, è stata una ricchezza per la nostra agricoltura.




      Bibliografia
      (*) Frugoni C. . 1995 - Vita di un uomo: Francesco d’Assisi. Einaudi, 149



      martedì 25 luglio 2017

      Nuova Figuraccia del Prof. Zichichi: Una non-petizione sul cambiamento climatico



      Questa è una storia molto interessante che vi passo dopo che ho partecipato attivamente alla fase investigativa della storia e alla stesura dell'articolo. Vi può interessare sapere che il prof. Zichichi ha risposto ai firmatari del contro-appello con una lunga lettera in cui ribadisce le sue posizioni sulla scienza del clima, ma non nega il fatto che i firmatari della sua petizione non avevano mai firmato con l'idea di essere d'accordo con lui. Insomma, una figuraccia senza appello. Sembra proprio che quelli che continuano a cercare di screditare la scienza del clima non abbiano più a disposizione che questi mezzucci da quattro soldi (UB)

       

      La falsa petizione “contro le eco-bufale” del Prof. Zichichi e Il Giornale

      Il 5 luglio è apparso su “Il Giornale” un articolo in cui il Prof. Antonino Zichichi ha ribadito le sue posizioni estreme sulla questione climatica, parlando di “eco-bufale”, di “terrorismo” e criticando in modo radicale la modellistica climatica; l’articolo è stato presentato da un titolo (si presume della redazione) in cui si definivano “ciarlatani” gli scienziati che ritengono che le attività umane stiano modificando il clima del pianeta.

      Climalteranti ha già spiegato in un precedente post lo scarso spessore scientifico di questa ulteriore raffica di “zichicche”, nonché la stranezza della sezione intitolata “Appello della Scienza contro le eco-bufale” dove “La Scienza” sembrava rappresentata, oltre che dal prof. Zichichi in persona, dalle firme di venti scienziati.
      Ora, questa cosa è parecchio strana per vari motivi. Il primo è che dei venti firmatari non ce n’è uno, che sia uno, che si occupi di clima. Sono quasi tutti fisici delle particelle o fisici teorici. La seconda stranezza è che non si capisce bene dall’articolo de “Il Giornale” che cosa queste persone abbiano firmato. Di quali “eco-bufale” si tratta, esattamente?

      Così, abbiamo pensato di contattare direttamente i firmatari, chiedendo loro gentilmente se potevano darci qualche delucidazione su cosa avessero firmato e se fossero d’accordo con le idee di Zichichi. La lettera è stata firmata da 37 studiosi che in diverso modo lavorano nel settore dei cambiamenti climatici.

      I risultati sono stati interessanti. Dei venti firmatari, cinque ci hanno risposto esplicitamente che non hanno firmato niente del genere e che NON sono assolutamente d’accordo con le opinioni di Zichichi e nemmeno con l’idea di chiamare “ciarlatani” e “terroristi” quelli che si occupano di clima. Degli altri 15, nessuno ha confermato che ha firmato sapendo cosa firmava e che è d’accordo con Zichichi.

      Ad esempio:

      – Isabell Melzer-Pellmann ci ha scritto: “sono molto dispiaciuta che il mio nome sia stato citato nel giornale con l’articolo del Prof. Zichichi, di cui non condivido le opinioni”;

      – Michael Duff ci ha scritto: “potrei aver firmato una richiesta di sanzioni più dure contro l’inquinamento, ma è un peccato se la mia firma e l’articolo del professor Zichichi hanno creato l’impressione che io sia uno scettico sul clima, perché non lo sono”;

      – Peter Jenni ci ha scritto: “è vero che ho firmato un testo in inglese con quattro punti, pensando (forse non abbastanza) che fossero ragionevoli. In nessun modo ho pensato che avrebbero implicato il contenuto o lo stile / le accuse riportato nell’articolo de Il Giornale firmato dal Prof. Zichichi”.

      In sostanza, dalle risposte ricevute, ci sembra di capire che in una recente scuola di fisica tenuta a Erice sia circolata una breve petizione (“cinque righe in inglese”) in cui si parlava di agire con più forza contro l’inquinamento atmosferico, ma non si diceva niente delle particolari opinioni del Prof. Zichichi sulla scienza e sugli scienziati del clima.

      Alla fine dei conti, sembra chiaro che qualcuno abbia sfruttato la buona fede di perlomeno alcuni (e forse molti) dei firmatari della “petizione” per una delle solite operazioni politiche dove si cerca di screditare la scienza del clima.
       
      In conclusione, l’appello dei 20 scienziati contro le eco-bufale semplicemente non esiste: ci sono solo le tesi senza fondamento di un fisico delle particelle, a cui – e questa è la cosa più grave –, un quotidiano nazionale continua a dare credito. In spregio non tanto alle regole basilari della deontologia professionale che imporrebbero di controllare le fonti (su questo ci siamo abituati, non chiediamo tanto a Il Giornale), ma al buon senso.

      Ecco il testo della lettera ai 20 scienziati presunti firmatari dell’appello pubblicato da “Il Giornale”:

      Dear colleague,

      You may be aware that your name and academic affiliation have been included in a list of signatories of an appeal related to climate change recently published in a National Italian newspaper (Il Giornale, 05-07-2017).
      From the article as it has been published, it is difficult to understand what is exactly the text of the “appeal.” However, the title says that the signatories are against unspecified “climate hoaxes” and against “environmental terrorism.” 

      The appeal seems to consist of (or at least to be in agreement with) a series of statements by Professor Antonino Zichichi which appear in the same pages. As scientists directly and indirectly involved in climate science, we find hard to follow the logic of Prof. Zichichi’s arguments and surely we don’t agree with his interpretation of climate science. We note also that the text includes branding as “charlatans” those who maintain that greenhouse gases can modify the earth’s climate.

      We are, of course, open to discuss different interpretations of climate than the currently accepted ones. But we find hard to believe that a group of scientists who don’t seem to have qualifications and/or experience in climate science agreed to sign a document in which their colleagues engaged in climate science research are defined as charlatans and terrorists.

      We therefore wonder whether you are aware of what exactly you signed and of how your signature has been presented and used in Italian media. On this point, we hope that you can provide us with a clarification.

      For your information, we include a scan of the article that was published on “Il Giornale.” We also thought you might be interested in a list of the scientific organizations – which include many thousands of working scientists – which agree on the fact that climate change is the result of human activities.  

      https://www.opr.ca.gov/s_listoforganizations.php.

      Signed by the following scientists
      Vincenzo Artale, ENEA, Roma
      Carlo Barbante, Università di Venezia
      Ugo Bardi, Università di Firenze
      Alessio Bellucci, Centro EuroMediterraneo sui Cambiamenti Climatici, Bologna
      Daniele Bocchiola, Politecnico di Milano
      Giorgio Budillon, Università Parthenope, Naples
      Carlo Cacciamani, Arpae-Simc, Bologna
      Simone Casadei, Fuels Department, Innovhub-SSI
      Stefano Caserini, Politecnico Milano
      Claudio Cassardo, Università di Torino
      Sergio Castellari, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia
      Claudio Della Volpe, Università di Trento
      Sara Falsini, Università di Firenze
      Davide Faranda, LSCE-IPSL, Université Paris-Saclay
      Paolo Gabrielli, The Ohio State University
      Antonio Garcia-Olivares, Institute of Marine Sciences, Barcelona
      Emilio García-Ladona, Institute of Marine Sciences, Barcelona
      Mario Grosso, Politecnico di Milano
      Klaus Hubacek, University of Maryland
      Christian Kerschner, Masaryk University, Brno, Czech Republiic
      Piero Lionello , Università del Salento
      Luca Lombroso, Università di Modena
      Vittorio Marletto, ARPAE Emilia-Romagna
      Simona Masina, Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, CMCC
      Maurizio Maugeri, Università di Milano
      Luca Mercalli, The Italian Meteorological Society
      Gabriele Messori, Stockholms Universitet
      Daveide Natalini, Global Sustainability Institute, Anglia Ruskin University, Cambridge
      Elisa Palazzi, Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima (ISAC-CNR)
      Antonello Pasini, CNR, and Università di Roma 3.
      Ilaria Perissi, INSTM, University of Florence
      Lulin Radulov, BSERC, Technical University of Sofia
      Jordi Sole Olle, Institute of Marine Science, Barcelona
      Stefano Tibaldi, Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici
      Antonio Turiel, Institute of Marine Sciences, Barcelona
      Marina Vitullo. National Institute for Environmental Protection and Research, ISPRA
      Dino Zardi, Università di Trento

      Testo del Comitato Scientifico di Climalteranti e di Antonello Pasini