lunedì 8 aprile 2013

Il lato oscuro del carbone

Da “Cassandra's Legacy”. Traduzione di MR


Ecco un post che fa parte di una mini serie sugli effetti politici e sociali del “picco del carbone” in Europa e che è stato pubblicato il 12 aprile del 2010 su “The Oil Drum”. Altri post pubblicati su Effetto Cassandra su questo tema sono”Il picco del carbone in Gran Bretagna” e “Perché l'Italia?

IL LATO OSCURO DEL CARBONE – ALCUNI CENNI STORICI SU ENERGIA ED ECONOMIA

Di Ugo Bardi


















Dettaglio del capolavoro di Telemaco Signorini “L'alzaia”, dipinto nel 1864. Mostra il duro lavoro di cinque uomini che tirano una pesante chiatta controcorrente lungo il fiume Arno, vicino a Firenze. Molto probabilmente la chiatta era carica di carbone. In questo post, parto da questa immagine per raccontare la storia del carbone in Italia e di come le fortune del paese siano andate di pari passo con quelle del carbone fino a metà del 20° secolo. (Cliccate qui per l'immagine intera).


Ho una relazione emotiva speciale con il quadro di Telemaco Signorini “L'Alzaia”. La zona mostrata nel dipinto è cambiata molto poco dai tempi in cui è stato fatto il dipinto – metà del 19° secolo – ed oggi vi potrei portare esattamente i quel posto, a Firenze. Non è lontano da dove sono nato e cresciuto, è la zona dove la mia famiglia è vissuta per generazioni. Ogni volta che vedo quel dipinto (ed ho visto due volte l'originale, in due diverse mostre) non posso evitare la sensazione che quegli uomini, che lavorano così duramente, potrebbero essere miei antenati.

“L'Alzaia” è giustamente considerato un capolavoro. Guardatelo e vedrete che è veramente una cosa eccezionale. Non solo la composizione delle figure è originale. Pensate ai contemporanei impressionisti francesi. Nessuno di loro, pur grandi maestri quali erano, hanno mai dipinto niente del genere. Non sembra che fossero preoccupati dai problemi sociali del loro tempo, come lo era invece Signorini. Così, Signorini ci mostra il tremendo sforzo di questi cinque uomini che trascinano qualcosa che non vediamo, ma che può essere soltanto una pesante chiatta. Quasi sicuramente la chiatta era carica di carbone. Era il carbone inglese che era stato scaricato al porto di Livorno e che percorreva lentamente la sua strada verso Firenze.

Quando “L'Alzaia” è stato dipinto, nel 1864, l'era del carbone era in pieno corso. Già in tempi medievali la gente aveva iniziato ad usare il carbone come combustibile, ma nel 19° secolo la produzione era enormemente aumentata. E' stato nel 1866 che William Stanley Jevons ha detto, nel suo “La Questione del Carbone”, che “Il carbone si trova non di fianco ma al di sopra di tutte le merci. E' l'energia materiale del paese – l'aiuto universale – il fattore di tutto quello che facciamo. Col carbone, quasi ogni impresa è possibile o facile. Senza di esso siamo ricacciati nelle laboriosa povertà dei tempi che furono”.

Ma il carbone aveva un problema: non era facile da trasportare. Il carbone è pesante, è impensabile trasportarlo con un carro per lunghe distanze sulle strade. Per questa ragione le prime ferrovie sono state sviluppate all'inizio del 19° secolo espressamente per trasportare il carbone. Ba le ferrovie erano costose, soggette al fallimento, ed i primi motori a vapore erano così inefficienti che usavano la maggior parte del carbone trasportato a meno che la distanza da coprire fosse devvero breve. Queste prime ferrovie potevano essere usate solo per spostare il carbone dalle miniere ai porti fluviali, dove il carbone veniva caricato in imbarcazioni chiamate “carboniere”. Solo usando vie d'acqua era possibile trasportare il carbone su lunghe distanze. Gradualmente, le ferrovie ed i motori a vapore sono diventati più efficienti, ma ovunque ci fossero fiumi e canali, questi sono rimasti il modo più economico di trasportare il carbone.

Agli albori dell'era del carbone, il costo di trasporto ha posto un limite alla diffusione del carbone. Solo quelle miniere che si trovavano vicine a vie d'acqua potevano produrre carbone e solo quelle aree che erano accessibili via acqua potevano usare carbone. Questa condizione era presente in gran parte del Nord Europa ed è stato lì che l'uso del carbone è cresciuto più rapidamente, alimentando quella che chiamiamo rivoluzione industriale. Più carbone estratto significavano più industrie e più industrie significavano più carbone estratto. Più carbone significava anche più acciaio e più acciaio significava eserciti più grandi ed efficienti. Il carbone è stato l'origine ed il combustibile dell'Impero Britannico, ma la produzione britannica era così grande che c'era carbone disponibile per l'esportazione. Col carbone britannico e, più tardi, con quello tedesco, la rivoluzione industriale si è diffusa in tutta Europa, anche in paesi che non avevano miniere di carbone. Col carbone importato, le vie d'acqua erano la condizione necessaria e sufficiente per avere industrie. Ma gran parte dell'Europa del sud e del Nord Africa erano tagliate fuori dalla rivoluzione del carbone: troppo secche e montagnose per le vie d'acqua.

Il limite più a sud delle vie d'acqua in Europa nel 19° secolo era la Toscana, dove il fiume Arno collegava la città principale, Firenze, alla città portuale di Livorno. Già nel 18° secolo l'Arno era stato artificialmente trasformato in una via d'acqua. Con questa linea vitale, la Toscana poteva importare carbone in grandi quantità dall'Inghilterra e dar inizio alla propria rivoluzione industriale. E' stata una piccola rivoluzione rispetto a quella dei paesi nordeuropei, ma la forza lavoro in Toscana era conveniente e questo ha attratto capitali dal resto d'Europa. Proprio come oggi la produzione viene esportata nelle aree più povere del mondo, da metà del 19° secolo, la Toscana era diventata un centro manifatturiero, con industrie create prevalentemente da uomini d'affari nordeuropei.

Il Granduca di Toscana di quel tempo, Leopoldo Secondo, era elogiato come un uomo buono. E' stato anche un politico e, come tale, tendeva a promettere regali al suo collegio elettorale. Uno di questi regali è stata l'illuminazione pubblica di Firenze. Già nel 18° secolo, era stato installato un sistema di illuminazione pubblica basata su lampade a petrolio, ma era debole, limitato a pochi luoghi e le lampade finivano il combustibile a mezzanotte. Nel 1845, le cose sono cambiate con le prime lampade a gas. Quelle lampade venivano riempite da un “gasometro”, un enorme cisterna dove il carbone reagiva col vapore per formare “gas di città” che poi veniva intubato fino ad ogni lampada in strada (quel vecchio gasometro c'è ancora, quasi dimenticato, in un giardino pubblico di Firenze). Era una luce splendente che durava tutta la notte; una rivoluzione. Così, grazie al carbone, Firenze era splendidamente illuminata di notte. Ma il carbone ha anche un lato oscuro: quelle persone mostrate da Telemaco Signorini mentre tirano laboriosamente una chiatta carica di carbone controcorrente. Col tempo, le chiatte sono state sostituite dalle ferrovie. E' probabile che, dai primi decenni del 20° secolo, poche persone continuavano a tirare carichi pesanti controcorrente. Ma la natura del problema era cambiata: il carbone non era infinito.

Nel 19° secolo, il carbone italiano veniva principalmente dalla Gran Bretagna e il commercio di carbone era un collegamento che connetteva i due paesi. Lo stato italiano è stato creato nel 1861, unendo gli staterelli che avevano governato la penisola italiana. E' stato, in parte, il risultato del lavoro della diplomazia britannica. C'erano vantaggi evidenti per la Gran Bretagna nell'avere un'Italia forte come contrappeso alle ambizioni espansionistiche francesi in Nord Africa. Ma la creazione dell'Italia non è stata solo un freddo calcolo politico. C'era una simpatia genuina da parte dei britannici per l'Italia e per le tradizioni italiane. Per alcuni aspetti, l'Italia era una nazione-sorella per la Gran Bretagna: Negli anni, i britannici accorrevano in Italia; essi ne amavano il clima, la gente e la relativa libertà del posto. Anche alcuni italiani si spostavano verso la nebbiosa Gran Bretagna, anche se non come turisti. L'invenzione del fish and chips (pesce e patatine fritte) viene a volte rivendicata dagli italiani della città toscana di Barga, che erano emigrati nelle isole britanniche.

Ma le relazioni fra Italia ed Inghilterra si sono inasprite col picco del carbone in Inghilterra, nei primi anni 20. Dopo la Prima Guerra Mondiale, l'Italia aveva disperatamente bisogno di carbone per ricostruire le proprie industrie. Ma la Gran Bretagna non poteva più fornire il carbone così liberamente come prima. L'Italia Ha cominciato ad importare carbone dalla Germania, ma non era sufficiente: il consumo di carbone in Italia è rimasto stabile fra le due guerre mondiali. L'economia italiana è stata trascinata già anche dal debito di guerra ed essa non ha mai realmente recuperato dopo il trauma della Prima Guerra Mondiale. Tutto ciò ha avuto conseguenze politiche. La simpatia per l'Inghilterra e per tutto ciò che era inglese è evaporata in Italia e la stampa italiana ha cominciato a vituperare la Gran Bretagna ed a lamentarsi del “problema del carbone”. D.H. Lawrence, nel suo “Mare e Sardegna” (1921), ci racconta che il problema del carbone è stato uno dei principali temi di conversazione fra gli italiani. Nel 1922, Mussolini ed il partito fascista hanno preso il potere, in gran parte anche sfruttando il risentimento della popolazione per la cattiva situazione economica.

Si dice che Mussolini avesse fatto arrivare i treni in orario. Forse è vero, ma non ha potuto fare niente per creare carbone che non c'era. La crisi del 1929 è stato un brutto colpo per l'economia italiana e – forse come reazione – il governo ha cercato di dare sfogo alla frustrazione nazionale invadendo l'Etiopia nel 1935. Ci sono state diverse spiegazioni ufficiali per l'invasione – la più comune era che l'Italia aveva bisogno di “un posto al sole” - una giustificazione curiosa per un paese che ha comunque un bel po' di sole. Ma, chiaramente, l'invasione era intesa come uno schiaffo in faccia alla Gran Bretagna: Era un modo di dire ai britannici che anche gli italiani potevano avere il loro impero, che potevano farlo da soli e che non avevano bisogno di nessun dannato carbone britannico per questo.

E' stato un errore, un errore colossale. Mussolini non aveva capito che era il carbone che creava gli imperi, non il contrario. Niente carbone, niente impero, era tutto qui. Conquistando l'Etiopia l'Italia ha dissipato immense risorse umane e materiali ed ha guadagnato una cattiva reputazione come stato canaglia del tempo. Tutto questo per un pezzo di terra arida ed il dubbio onore per il Re d'Italia di guadagnarsi il titolo di “Imperatore d'Etiopia”. Quella terra era anche strategicamente impossibile da difendere, come si sarebbe visto solo pochi anni dopo.

La Gran Bretagna ha reagito all'invasione dell'Etiopia fermando le esportazioni di carbone all'Italia. Questo, congiuntamente ad altre sanzioni economiche internazionali, ha spinto l'economia italiana già a pezzi sull'orlo del collasso. Il governo ha reagito furiosamente, spingendo una serie di misure chiamate “autarchia”, l'uso delle sole risorse nazionali. Era principalmente propaganda e qualche idea che non ha mai funzionato, come provare a fare scarpe col cartone e vestiti in lana di vetro. Il tentativo di sviluppare nuove miniere di carbone non poteva funzionare come sostituto delle importazioni. Le miniere del Sulcis in Sardegna erano la principale risorsa nazionale di carbone, ma non sono mai riuscite a produrre molto di più del 10% del consumo dell'Italia fra le due guerre. La mancanza di carbone e la tensione della guerra in Etiopia hanno pesato sull'economia italiana con quasi il 25% del bilancio dello stato dedicato a sostenere i costi dell'occupazione militare delle colonie oltremare.

Data la situazione, gli eventi so sono svolti come se seguissero una profezia scritta molto prima. L'Italia ha dovuto affidarsi sempre di più al carbone tedesco e questo ha avuto conseguenze politiche. Potete leggere la storia in questi paragrafi scritti nel 1940 da Ridolfo Mazzucconi, un popolare giornalista e scrittore italiano del tempo. Mazzucconi, fra le altre cose, aveva reso popolare il concetto di “Perfida Albione” che ha avuto origine in Francia al tempo della rivoluzione francese (dal blog di ASPOItalia).

  • L'Inghilterra ordinò, con provvedimento repentino, la sospensione dell'inoltro di carbone tedesco a noi diretto via Rotterdam. In compenso, si offrì di sostituire la Germania nelle forniture di carbone: ma il servizio era subordinato a condizioni tali che accettarli sarebbe stato aggiogarsi al carro dell'interesse politico britannico e pregiudicare nel modo più grave la nostra preparazione bellica. Il governo fascista rispose con la dovuta bruscheria; e il carbone tedesco che non poteva più venire per mare trovò più comoda e breve la strada del Brennero.

    Questa faccenda del carbone fu una salutare crisi chiarificatrice dell'orizzonte politico. Il 9 e il 10 Marzo (1940), Ribbentrop era a Roma e la visita diede luogo a un affermazione netta e precisa. L'asse era intatto, l'alleanza fra Italia e Germania continuava. Qualche giorno dopo, il 18, Mussolini e Hitler si incontravano per la prima volta al Brennero e allora anche i ciechi furono obbligati a vedere e i corti di mente a capire.

Potete leggere la stessa storia vista dall'altra parte dell'Atlantico in questo articolo sulla rivista Time intitolato “Carbone Caldo”. Ci mostra, fra le altre cose, come gli Alleati avevano completamente frainteso la situazione italiana del tempo. E' una tradizione dei produttori di combustibili usare embarghi per cercare di ottenere potere politico sugli importatori di combustibili ma, normalmente, non funziona. In questo caso, la Gran Bretagna ha provato a indurre l'Italia alla sottomissione usando l'arma del carbone. E' stato un altro errore colossale che ha spinto l'Italia ad affidarsi completamente al carbone tedesco. Ciò ha alimentato ancora di più il risentimento degli italiani contro la Gran Bretagna e ha dato a Mussolini sufficiente ascendente politico per spingere l'Italia in guerra come alleata della Germania.

Ciò che è seguito è stato, forse, inevitabile, ma non doveva esserlo necessariamente. Sarebbe stato sufficiente dare un'occhiata alle statistiche del carbone perché “anche i ciechi venissero obbligati a vedere e i corti di mente a capire” come ci racconta Mazzucconi. A quel tempo, la dimensione dell'economia nazionale poteva essere soltanto proporzionale alla quantità di carbone consumato e, con quella misura, l'Italia non poteva nemmeno paragonarsi alla Gran Bretagna. Nel 1940, nonostante avesse superato il picco, la Gran Bretagna produceva ancora più di 200 milioni di tonnellate di carbone all'anno e ne usava gran parte per la propria economia nazionale e per quella dell'Impero Britannico. L'Italia, invece, consumava poco più di 10 milioni di tonnellate all'anno. L'economia britannica era 20 volte più grande di quella italiana. I “ciechi e i corti di mente” erano tutti nel governo italiano che ha grossolanamente sovrastimato il potenziale militare del paese. Pensavano ancora che una guerra fosse combattuta da contadini armati con le baionette. Avevano completamente ignorato il lato oscuro del carbone.

Si dice che la storia si ripete; la prima volta è una tragedia, la seconda una farsa. Dopo la tragedia della Prima Guerra Mondiale, la seconda ha avuto qualche elemento di farsa. Mussolini sembrava spesso un clown durante la guerra e l'Italia ha preso alcune decisioni davvero farsesche, come quella di spedire una piccola forza di bombardieri e caccia per unirsi alla Germania durante la Battaglia d'Inghilterra. L'assurdità dell'idea non era tanto nel vedere vecchi biplani italiani cercare di combattere contro Spitfire e Hurricane, ma nel concetto stesso che l'Italia stava cercando di bombardare un paese che era stato il suo tradizionale alleato: la Gran Bretagna. C'è una tradizione da parte dei paesi che importano combustibili di bombardare quelli esportatori, ma persino Mazzucconi stesso, con tutta la retorica sulla “Perfida Albione” sembra essere perplesso dall'idea quando ci racconta della bella fratellanza fra Italia e Gran Bretagna. Alla fine, non importa quanto sia sembrato clown Mussolini e quanto la sua decisione militare fosse stupida, non c'era niente di farsesco in un esercito impreparato mandato al macello ed in un itero paese distrutto ed umiliato. Era ancora una volta il lato oscuro del carbone.

Il tempo è passato, il carbone non è più il “re”. I paesi distrutti durante la Seconda Guerra Mondiale hanno ricostruito le proprie economie usando il petrolio greggio e il gas naturale. Il lato oscuro del carbone, oggi, sembra giocare più in termini di danno ambientale: il carbone è il combustibile che genera più gas serra a fronte della stessa energia generata. Le miniere di carbone sono diventate a loro volta un'attività estremamente distruttiva, con la rimozione delle cime delle montagne (mountaintop removal) che è diventata una pratica comune per raggiungere le vene di carbone. Ma il carbone non è più una merce globale che porta alla guerra, com'era fino a metà del 20° secolo. Quel ruolo è stato assunto dal petrolio greggio. I discendenti di quegli uomini che tiravano chiatte cariche di carbone controcorrente nel 19° secolo, ora guidano auto scintillanti alimentate a petrolio e lavorano davanti a schermi di computer. Ma il problema del petrolio è lo stesso che è stato per il carbone: non è infinito e non c'è n'è a sufficienza per tutti. Ora è il petrolio greggio che fa e disfa gli imperi. La storia si ripete ancora e lo farà finché avremo combustibili fossili da bruciare.

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Ci sono molti riferimenti che ho usato per comporre questo testo. Qui vi darò qualche dato ulteriore. 
Ho pubblicato un altro saggio sul tema del carbone in Europa sulla “newsletter ASPO” n° 73 del gennaio 2007. Lo potete trovare qui: http://www.energiekrise.de/e/aspo_news/aspo/newsletter073.pdf Un grafico preso da quel saggio mostra la produzione britannica di carbone, qui: 



Un grafico quantitativo che mostra come le importazioni dell'Italia sono variate nel tempo, si può vedere qui, preso dal saggio di Walter H. Voskuil “Carbone e potere politico in Europa” (Coal and Political Power in Europe), pubblicato su Economic Geography, Vol. 18, No. 3 (luglio 1942), pp. 247-258


E' una discussione sul ruolo del carbone in Italia fra le due guerre. 

Potete trovare dati sulla produzione di carbone nelle miniere sarde del Sulcis a questo riferimento. Il fatto che l'Italia spendesse il 25% del proprio bilancio per mantenere le proprie colonie oltremare può essere trovato a questo riferimento.





sabato 6 aprile 2013

Intervista con Michael Mann: “C'è ragione per essere ottimisti...”

Da “Transition Culture”. Traduzione di MR



di Rob Hopkins


Sono molto onorato di essere in grado di presentare un'intervista che ho fatto recentemente con lo scienziato climatico Michael Mann. Mann è Professore Emerito di Meteorologia alla Penn State University, con incarichi di collaborazione nel Dipartimento di Geoscienze e all'Istituto dei Sistemi della Terra e dell'Ambiente (Earth Environmental Sistems Institute - EESI). E' anche direttore Centro della Scienza del Sistema Terrestre (Earth System Science Center ESSC). E' l'autore del libro recentemente pubblicato “La Mazza da Hockey e le Guerre del Clima“ che raccomando caldamente. Nella nostra intervista abbiamo parlato di Mazza da Hockey, dello stato di avanzamento della scienza del clima e di come questa si sia trovata nell'occhio del ciclone del 'climategate' di un paio di anni fa. Ecco l'intervista come podcast, oppure sotto c'è la trascrizione (è il nostro caso, ndt.), leggermente corretta per brevità.

https://soundcloud.com/transition-culture/an-interview-with-dr-michael


Quando è uscito il tuo libro “The Hockey Stick”, qual è stato il suo progresso? Che cosa ha rappresentato un tale balzo in avanti nella nostra comprensione del cambiamento climatico?

E' stato un passo avanti incrementale, in realtà. Il nostro lavoro è costruito sugli sforzi di decenni di accurato lavoro di altri paleoclimatologi. E' un punto che cerco di trasmettere nel mio libro. Abbiamo esteso ciò che è stato fatto prima. Non solo abbiamo fornito una ricostruzione più affidabile di come le temperature siano variate durante gli ultimi 1000 anni (inizialmente i primi 600 anni e in una pubblicazione successiva lo abbiamo esteso agli ultimi 1000 anni), ma inquadrando le stime entro un margine di errore stimato ci ha permesso di cominciare a trarre certe conclusioni sul recente riscaldamento: che non è solo riscaldamento, ma sembra essere inusuale in questo contesto a più lungo termine. Ci sono state altre ricostruzioni di questo tipo che sono state fatte in precedenza e che ne sono molte altre fatte in seguito. Il nostro lavoro era parte di un corpo di lavoro più ampio.

Penso che parte della ragione per cui la Mazza da Hockey è diventata un'icona nel dibattito sul cambiamento climatico ha proprio a che fare con le opportunità del caso. Abbiamo pubblicato il lavoro nei tardi anni 90, quando il dibattito sul cambiamento climatico stava realmente giungendo ad un crescendo. La scienza stava diventando sempre più certa rispetto alla tesi che noi stiamo riscaldando il pianeta e cambiando il clima. La pubblicazione della curva della Mazza da Hockey è servita quasi da punto esclamativo. E' avvenuta nel corso dell'anno più caldo mai visto nelle registrazioni storiche, il 1998. Ma quelle registrazioni storiche andavano indietro di un solo secolo, più o meno. Non siamo stati in grado di fornire un contesto di più lungo termine. La curva raccontava una storia semplice. Non c'era bisogno di capire la fisica o la matematica di come funzionano i modelli climatici teorici per capire cosa ci stavano dicendo.

La prima versione di Mann della curva della 'Hockey Stick”, del 1999.

Essa disegnava, in un modo molto trasparente, la natura inusuale del riscaldamento recente e, per deduzione, il rapporto che il riscaldamento ha con l'attività umana, il bruciare combustibili fossili. Ma alla fine è il fatto che sia stata presente nella sintesi dei responsabili politici nel terzo rapporto di valutazione del IPCC del 2001 che le ha assicurato lo status di icona nel dibattito sul cambiamento climatico. E una volta divenuta un'icona nel dibattito sul cambiamento climatico, la nostra schiena è diventata un bersaglio. 

Abbiamo avuto un anno di eventi meteorologici estremi in tutto il mondo, l'Uragano Sandy e così via. Qual è la tua analisi su dove ci troviamo ora in termini di cambiamento climatico?

Le prove scientifiche ci sono. Non c'è più alcun dibattito serio, non solo se il cambiamento climatico sia reale o se sia dovuto a noi, ma se vediamo gli impatti del cambiamento climatico. Gli impatti stanno di fatto avvenendo in modi sempre più dannosi, che si tratti dell'Uragano Sandy, che è stata la più grande tempesta, uragano (e quindi sistema ibrido) che abbiamo mai visto, o della più bassa pressione centrale a nord di Capo Hatteras negli Stati Uniti. Ciò ha portato ad un'alluvione record a New York City, in parte perché c'era un piede di aumento del livello del mare già in atto nell'ondata di tempesta sulla costa e quel piede di aumento del livello del mare è dovuto sostanzialmente al riscaldamento degli oceani. Abbiamo visto siccità da record e incendi negli Stati Uniti occidentali che hanno avuto un impatto enormemente dannoso sulle nostre colture, sulla produzione di grano negli Stati Uniti e sui prezzi del cibo. Penso che siamo giunti al punto in cui la gente può vedere il cambiamento climatico avvenire sotto i propri occhi e diventano sempre meno credibile i commentatori dei notiziari via cavo che dichiarano che è una truffa elaborata, che non è vero. 

La revisione più recente della curva della 'Hockey Stick'  (2008)







La gente non si fa più prendere in giro da questo tipo di retorica perché lo vede accadere. Specialmente i più anziani che ne hanno viste molte, che sanno che stanno succedendo delle cose al meteo e al clima di oggi che non succedevano mai quando sono cresciuti. Penso che abbiamo raggiunto quel punto in cui la negazione del cambiamento climatico non è più nemmeno superficialmente credibile. Ciò significa che chi si oppone all'agire si rivolgono a misure sempre più disperate. La retorica sta diventando sempre pi urlata ed aspra, gli attacchi diventano più feroci. Non stanno attaccando solamente la scienza del clima, essi – per esempio i fratelli Koch – finanziano gli attacchi contro l'energia pulita, contro l'eolico, contro l'energia solare. Nel mio libro parlo della scaletta della negazione del cambiamento climatico: nel tempo, i negazionisti hanno ritirato indietro questa scaletta. Prima, non c'era alcun riscaldamento...bene, OK, c'è il riscaldamento ma non è dovuto a noi... OK, bene, forse è dovuto in parte a noi ma gran parte di esso è naturale... OK, bene, forse gran parte di esso è dovuto a noi ma gli impatti non sono così cattivi e ci possiamo adattare... e così via. Stiamo vedendo che i negazionisti del cambiamento climatico stanno ritraendo quella scaletta verso una posizione secondo la quale sarà troppo costoso fare qualcosa per esso, così possiamo adattarci o possiamo impegnarci nella cosiddetta geo-ingegneria. E' qui che sembra che stiano andando a parare, stanno spostando le proprie truppe dalle linee del fronte della contestazione della scienza, riposizionandole lungo un nuovo fronte che ha a che fare con l'economia e la politica. Stanno lentamente scendendo lungo quella scaletta. Ma il fatto è che non possiamo permetterci questo se vogliamo evitare cambiamenti potenzialmente catastrofici nel clima. Dobbiamo mettere sotto controllo le nostre emissioni di combustibili fossili entro pochi anni, non decenni. 

Hai parlato di come sia sempre più chiaro a sempre più persone che è questo che sta accadendo, ma è troppo tardi? Sembra esserci un numero sempre maggiore di studi in uscita che dicono che in realtà non c'è modo di evitare  i 2°C. Qual è la tua sensazione?  Possiamo ancora evitare i 2°C o stiamo inevitabilmente andando verso un loro superamento?

Possiamo. Vorrei rispondere ad alcuni degli studi che che sostengono che non possiamo farlo. Se lavoriamo attraverso l'assunto di base tutto quello che stanno dicendo in realtà è che non avremo la volontà di farlo. Non c'è prova che sia fisicamente impossibile evitare un riscaldamento di 2°C. E sicuramente vero che con ogni anno di inazione, quella curva che descrive quanto presto dobbiamo portare le emissioni a un picco e quanto rapidamente esse debbano declinare, quella curva diventa sempre più irta. Ora è il caso che dovremo abbassare le nostre emissioni di gran lunga più rapidamente nei decenni. Avremmo potuto rendere l'atterraggio dolce se avessimo preso in mano le nostre emissioni un decennio o due fa. Il fatto è che ora dobbiamo realmente subire la transizione molto rapidamente e ciò significa che dovremo prendere alcune decisioni difficili se vorremo evitare un riscaldamento di 2°C. Con tutta probabilità ciò significa mantenere le concentrazioni di CO2 al di sotto delle 450 parti per milione. Ora ce ne sono circa 400, quindi se facciamo il conto questo significa che dobbiamo portare le emissioni da combustibili fossili a un picco nel giro di qualche anno e cominciare a diminuirle molto drammaticamente.

Ciò significa che dovremo transitare più rapidamente a fonti energetiche alternative. C'è un'importante dibattito che avrà luogo sul ruolo che avrà il nucleare. Lo stesso ruolo che potrebbe avere il gas naturale, un cosiddetto 'combustibile di transizione', in questo dibattito, anche se qui c'è ogni sorta di ammonimento. Col gas naturale viene un gran numero di altri rischi e complicazioni e, ovviamente, il nucleare comporta a sua volta dei seri rischi. Ci è stato ricordato giusto un anno e mezzo fa a Fukushima.  Il fatto è che ora siamo in una posizione in cui dobbiamo contrattare i rischi. John Holden, il Consigliere Scientifico Presidenziale ha un buon modo di inquadrare ciò: “ci impegneremo in una qualche combinazione di mitigazione, adattamento e sofferenza”. La discussione ora è in realtà su quanto di ognuna di esse desideriamo tollerare e l'enfasi relativa che dobbiamo mettere su ognuna di quelle opzioni. 

Poco tempo fa ho parlato con Kevin Anderson al Tyndall Climate Centre. La sua analisi è fondamentalmente che abbiamo bisogno di un taglio del 10% delle emissioni a partire da ora. E' stato molto critico che ho fatto con lui con alcuni dei suoi colleghi, in quanto percepiva che all'interno della comunità degli scienziati del clima ci fossero persone felici di dire ai nostri leader quello che essi vogliono sentirsi dire o di dare una versione più edulcorata della realtà delle cose. Hai trovato facile mantenerti saldo nel raccontare le cose come stanno quando a volte la tentazione è quella di dire “Oh bene, non va così male...”?

Ovviamente dobbiamo equilibrare un certo numero di considerazioni nel modo in cui comunichiamo la scienza e le sue implicazioni al pubblico. Ho visto colleghi presentare un quadro così pessimistico che questo corre il rischio di ricevere il contrario della risposta cercata. La gente, anziché dire “accidenti, è un bel problema, dobbiamo fare qualcosa, trovare una soluzione, lavorare in direzione della soluzione di questo problema”, alza le braccia e dice “è troppo tardi per fare qualcosa, quindi guiderò il mio Hummer e vivrò uno stile di vita dissoluto perché non c'è nulla che possiamo fare su questo, comunque”. Credo che sarebbe estremamente dannoso se questa fosse la risposta che dovessimo riscontrare nel pubblico, quindi è importante presentare un po' di ottimismo, dove è giustificato, perché ci sono alcune ragioni per l'ottimismo. Abbiamo affrontato problemi ambientali in precedenza e li abbiamo mitigati, li abbiamo affrontati prima che si trasformassero in disastri ancora peggiori, che fossero le piogge acide o l'assottigliamento dello strato di ozono. Quindi ci sono precedenti storici per credere che potremmo essere all'altezza della sfida per risolvere anche questo problema. Ci sono importanti sviluppi che hanno avuto luogo nel campo delle energie rinnovabili in anni recenti, Ci sono calcoli credibili degli scienziati del NOAA (National Oceanographic and Atmospheric Administration) qui negli Stati Uniti.

Circa un anno fa essi hanno pubblicato uno studio che ha mostrato che potremmo probabilmente soddisfare il 70% dei nostri bisogni energetici entro più o meno 20 anni attraverso una combinazione di energia solare ed eolica. Potenzialmente fino al 85% se cominciamo a tenere in conto anche la geotermia ed altre fonti energetiche. Possiamo vedere la luce alla fine del tunnel. Possiamo vedere un futuro tra un paio di decenni in cui saremo in grado di ottenere l'energia di cui abbiamo bisogno in modo pulito qui negli Stati Uniti e in tutto il resto del mondo. Il fatto è tuttavia che dobbiamo costruire un ponte per quel futuro e ciò significa prendere alcune decisioni difficili, ma c'è ragione di essere ottimisti. Possiamo arrivarci se ci impegniamo in una discussione in buona fede sui rischi che dobbiamo scambiarci nel costruire quel ponte per un futuro di energia rinnovabile. Il problema qui negli Stati Uniti ed altrove è che non c'è, nella discussione, la buona fede che ci doveva essere sulle soluzioni al problema, perché abbiamo ancora politici che agiscono essenzialmente come portavoce degli interessi dei combustibili fossili, che continuano a negare persino che il problema esista. Se riusciamo a superare questo, allora c'è una luce in fondo al tunnel. Possiamo vedere il modo di risolvere questo problema prima di impegnarci di fatto in cambiamenti davvero pericolosi per il nostro clima. 

Nel libro c'è un capitolo con un titolo del tipo 'Inizia la controffensiva', in seguito al 'Climategate' [il furto di email di scienziati del clima ed il successivo e ben coordinato tentativo di sostenere che esse mostrassero un tentativo concertato di falsificare la scienza e di ingannare il pubblico, un tentativo successivamente screditato]. Come credi stia andando questa controffensiva? Credi che nelle discussioni la scienza stia tornando in maniera forte e riguadagnando un punto d'appoggio molto più forte?





Penso di sì. Penso dove si guardi che i media trattano il problema più chiaramente. Prendiamo il cosiddetto 'Climategate', che è un termine terribile, perché di fatto l'unico crimine è stato il furto criminale delle email! Ironicamente, il Watergate è stato uno scandalo a causa del furto. Non è stato a causa dei materiali che ha trovato Nixon! Quindi c'è stata un crudele ironia in come è stato inquadrato. Le forze del negazionismo sono state molto efficaci nell'inquadrare quel problema all'interno dei media. Da subito esse hanno aiutato ad inquadrare la narrazione e molti nei media hanno adottato la loro narrativa acriticamente. Ma ciò è stato in parte dovuto, come sostengo nel libro, che ci fosse già un contesto, un ambiente in cui i media erano ricettivi a quel messaggio dei bastian contrari, forse perché c'era una sensazione, dopo “Una Scomoda Verità” (il film con Al Gore) e la copertura delle conseguenze dell'uragano Katrina, di quasi saturazione della copertura del problema del cambiamento climatico. E quasi come se ci fosse la sensazione che il problema fosse stato sovrastimato, esagerato.  Nel 2005-2006, molti dei miei colleghi stavano dicendo che il dibattito sulla scienza fosse finito e da quel momento in poi sarebbe stato solo una questione di dibattere le politiche e gli impatti ed io sapevo che questo non era vero. Sapevo che ci sarebbe stata un'opportunità per le forze negazioniste di tornare in trincea. C'era quell'euforia, una falsa compiacenza, all'interno della comunità scientifica. C'era anche un'opportunità, fra i negazionisti del cambiamento climatico, di sfruttare il fatto che i media erano andati quasi fuori di testa nel modo in cui avevano coperto il problema – storie in prima pagina, come la rivista Time, con orsi polari in mezzo a ghiaccio alla deriva con il titolo a caratteri cubitali “SIATE PREOCCUPATI, SIATE MOLTO PREOCCUPATI!”

Ciò ha quasi creato una caricatura del problema del cambiamento climatico. A la narrazione dei media a volte diventava stantia. Dire solo che il cambiamento climatico è davvero un male è una vera minaccia, la gente viene stordita dal messaggio. E così i giornalisti sentivano di dover trovare una nuova narrazione e quella nuova narrazione è stata una che ironicamente avevano contribuito a creare, per esempio che la scienza in qualche modo era stata sopravvalutata, che la preoccupazione era stata sopravvalutata. Il fatto che essa aveva un briciolo di verità era solo perché c'è stata una copertura fuori di testa del problema da parte di alcuni media. Ma ciononostante quella è diventata la nuova narrazione ed il pendolo della Finestra di Overton – ciò che è accettabile nel dibattito pubblico – è oscillatto indietro nella direzione opposta. Le forze negazioniste si sono impadronite di questo. Le email rubate, la cattiva fede, attacchi disonesti contro l'IPCC, cogliere il fatto di un inverno rigido negli Stati Uniti, come se il fatto da solo avesse qualcosa a che fare con il riscaldamento globale e il cambiamento climatico in atto, sé tutto unito come una tempesta perfetta e ha permesso alle forze del negazionismo di tornare in trincea.

Nel libro la inquadro come “La Battaglia delle Ardenne”. E' stata un'ultima resistenza. Credo che ci guarderemo indietro e diremo che questa è stata l'ultima resistenza opposta dal negazionismo del cambiamento climatico. Ora stiamo passando oltre a questo, ma non senza un costo. Il costo di quei 5, o 6, o 7 anni di inazione che sono stati comprati con una cinica campagna di disinformazione  si traduce potenzialmente in miliardi, se non trilioni, di dollari di perdite nei settori del cibo e delle risorse idriche, danni all'economia a cause di pesanti impatti meteorologici come l'uragano Sandy, gli 11 disastri collegati al meteo e al clima da più di un miliardo di dollari che abbiamo visto nel 2011 ed i danni ancora più grandi del 2012. Quindi c'è stato un enorme costo per la società nell'aver ritardato il controllo delle nostre emissioni di combustibili fossili. Gli anni di inazione significano che sarà molto più costoso avere a che fare col problema, adesso. E' una manutenzione ritardata. Ci costerà molto di più adesso, a causa della transizione più rapida che dovremo subire nell'allontanarci dai combustibili fossili. E' per tutte queste ragioni che la campagna di disinformazione da parte di interessi particolari per ritardare l'azione non è stata solo un crimine contro l'umanità, ma un crimine contro il pianeta. Penso che in futuro la guarderemo in questo modo.

Hai iniziato la tua carriera con le spalle larghe o da dove vengono le tue spalle larghe? Quando è cominciata tutta la storia del Climategate, ti sentivi di avere le spalle larghe a quel punto? Se no, com'è stato il processo per farsele?Hai dovuto svilupparle in tutta fretta , com'è stato?

Penso che sia una strada a doppio senso. E' un'esperienza di apprendimento per molti dei miei colleghi – direi anche per la comunità scientifica nel suo insieme – riconoscere che questa strategia si stava rivoltando contro gli scienziati. Essi lo hanno già visto prima, con scienziati del clima come Steve Schneider e Ben Santer. Ma nessuno lo aveva realmente inquadrato in questo modo. Ho cercato di farlo nel mio libro quando mi sono espresso su questo. Suppongo che, in una certa misura, parte di quello che ho cercato di fare nei miei tentativi di sensibilizzazione, nel mio libro, ecc. è di educare i miei colleghi scienziati al fatto che, come ha detto la rivista Nature, ci troviamo in una battaglia di strada con coloro che cercano di discreditare noi e la nostra scienza, che cercano di prendere in giro la gente. E noi dobbiamo riconoscere che queste sono le tattiche che vengono usate contro di noi. Ciò non significa che dovremmo usare noi stessi le tattiche di lotta da strada, ma dobbiamo avere strategie efficaci per combattere questi attacchi. Di nuovo, la miglior difesa è un buon attacco, quindi se possiamo usare queste opportunità di fare divulgazione positiva, di far passare il messaggio positivo di quanto la scienza ha da dire, su quanto abbiamo bisogno di fare per affrontare la sfida. Se possiamo trasformare queste situazioni in opportunità di promuovere quel messaggio positivo, allora non solo difendiamo noi stessi dagli attacchi, sconfiggiamo i nostri detrattori perché gli stiamo ribaltando il tavolo addosso. Mi piace pensare che abbiamo visto un po' di questo negli ultimi anni. Per esempio, con l'Heartland Institute ed il tracollo che hanno avuto l'anno scorso, quando le loro tattiche sono state smascherate pubblicamente, quando hanno avuto parecchie critiche dalla stampa. Similmente, coi fratelli Koch, che finanziano così tanto la negazione organizzata del cambiamento climatico qui negli Stati Uniti. Ovviamente, qui negli Stati Uniti, il network dei media di Murdoch è un attore importante nella campagna di negazione del cambiamento climatico. Ma anche gente come i fratelli Koch. Per il lungo tempo nel quale hanno operato sotto il radar, si stavano allontanando dal finanziamento i gruppi impegnati in attacchi alla scienza e agli scienziati in cattiva fede, dagli sforzi propagandistici. Per lungo tempo sono stati in grado di fare questo senza ripercussioni. Durante gli ultimi anni, abbiamo visto uscite mediatiche che vogliono mostrare la campagna di negazione sul cambiamento climatico. Potresti aver visto una serie di articoli sul Independent da parte di Steve Connor. Ha vinto un premio lo scorso anno all'Unione Geofisica Americana per il suo servizio su cambiamento climatico e politica del cambiamento climatico. Ha scritto una serie di due o tre articoli recenti su come quasti interessi privati abbiamo finanziato una campagna invisibile per screditare la scienza del clima e per screditare l'energia rinnovabile. C'è una altro articolo recente che descrive come gli interessi particolari dei combustibili fossili hanno pagato persone per protestare contro l'energia rinnovabile per 20 dollari all'ora. E' quasi certamente solo la punta dell'iceberg. Sappiamo che ciò è avvenuto su scala anche più vasta, ma sui media stanno appena cominciando a prendere piede. Su internet, nei newsgroup e nei blog, sappiamo che ci sono individui che vengono pagati da interessi particolari per postare commenti contrari, per aiutare a creare l'illusione una opposizione con base ampia all'energia pulita. E il classico prato finto e sta per iniziare ad essere smascherato come non gli è mai successo prima

C'è un termine usato nel libro alcune volte, quella che chiami la “Strategia del Serengeti” su come la persone vengono mirate e prese una ad una. Prima che accadesse questo, sentivi di avere quel tipo di sostegno o sentivi di aver bisogno di costruire un sostegno più forte fra tutti, e come lo hai fatto?

A quel punto mi sono stato indurito dalle battaglie. Sono stato duramente attaccato dai soliti sospetti – gruppi di copertura, gruppi di copertura finanziati dall'industria ed i loro sostenitori pagati. Più di un decennio fa, quando la Mazza da Hockey è diventata un'icona del dibattito sul cambiamento climatico, sono diventato oggetto di attacchi duri e in malafede, non solo sulla mia scienza, ma sulla mia persona. In quella situazione o affondi o nuoti e, fortunatamente, avevo amici e colleghi che erano passati in qualcosa di simile in precedenza, gente come Steve Schneider e Ben Santer, che sono stati presenti per darmi sostegno e darmi consiglio su come affrontare quegli attacchi. Quindi c'era una rete di sostegno lì per me. Parte di quello che ho cercato di fare adesso, adesso che gente come Steve Schneider purtroppo non è più con noi, è di sostenere e consigliare un'intera nuova generazione di scienziati più giovani che sono oggetto degli stessi tipi di calunnia e attacco. Mi piace pensare di essere parte di una nuova rete di sostegno per scienziati più giovani.  

Se dovessi consigliare qualcuno che per la prima volta si sedesse ed aprisse una email da parte di qualcuno molto aggressivo e spiacevole, di punto in bianco, quale sarebbe il tuo consiglio?

Sarebbe di non rispondere a quella email. Questa è la prima cosa. Infatti, una delle cose più importanti è quella di non fare errori iniziali. Una delle tattiche usate dai nostri detrattori è quella di esporre gli scienziati che non hanno mai avuto a che fare con cose simili ad un improvviso attacco furioso al vetriolo nella speranza he rispondano irrazionalmente, che faranno degli errori, che diranno cose che non avrebbero dovuto dire nella foga del momento. Quindi, è estremamente importante non reagire. Di non fare nulla di precipitoso. Parlate ai vostri colleghi anziani che potrebbero essere passati attraverso questo tipo di cose in precedenza e che possono fornire consiglio su come difendersi da attacchi e calunnie. Usate la rete degli scienziati e delle organizzazioni che sono lì per aiutare gli scienziati ad affrontare quegli attacchi. Mi viene in mente l'Unione degli Scienziati Preoccupati (Union of Concerned Scientists). Essi sono stati la fuori durante gli ultimi anni a fare workshop alle conferenze scientifiche, scrivendo documenti su come fare, facendo tutto ciò che possono per assistere gli scienziati – specialmente i giovani scienziati – nell'affrontare circostanze ostili, circostanze in cui sfortunatamente gli scienziati si trovano sempre più spesso, perché ci sono interesse forti ai quali non piace il messaggio della loro scienza. 

mercoledì 3 aprile 2013

Colpaccio sull'elettrico!


Pietro Cambi è l'inventore del cinquino elettrico, presidente di Eurozev, giornalista, imprenditore, blogger, geologo, ingegnere, adoratore di divinità misteriose, e molte altre cose. Nella foto, lo vedete alla guida del mitico cinquino alla partenza del "Green Rally" qualche anno fa. Continua a lavorare per un mondo più pulito e più energetico e qui ci propone una sua riflessione.



Guest post di Pietro Cambi

Dopo l'ultimo post su Crisis, vi sareste potuti aspettare un post su TEOTWAWNI* ed invece no.

Invece vi voglio scrivere due righe su un colpaccio che siamo riusciti a mettere a segno, nel caso vi fosse sfuggito.

Mentre gli inciucisti tramano, i politologhi strologano su geometrie governative variabili, i costituzionalisti si interrogano, gli opinionisti sbandano sotto la responsabilità di averne di proprie ( di opinioni), i neoeletti 5s fanno la conoscenza reciproca e del mondo alieno in cui sono stati catapultati ed affrontano le prime battaglie e problemi ( la cronaca di questi ultimi giorni), La cosiddetta Liquid democracy, la democrazia dal basso, con una incursione ferina, ha messo a segno un colpaccio clamoroso al modo tradizionale di fare politica ed alle lobbies costituite.

Nella generale distrazione dei media, intenti a tetratricotomometrie e radiografie non autorizzate del comportamento di ogni singolo parlamentare, M5S, in attesa che finalmente qualche proposta di legge filtrata dalla rete venga portata in parlamento dai cittadini eletti pentastellati. un manipolo di audaci guastatori, o ostinati idealisti (come preferite) è riuscito a far passare in parlamento, far votare e FAR APPROVARE un provvedimento di legge, grazie ad un pugno di parlamentari bipartisan di buona volontà.

Non solo. L’ha fatto OTTO MESI FA.

UH? Ma come? Ma DOVE ma COSA?

Beh, si: è andata proprio cosi ed è nato tutto da NOI.

Da noi fondatori di Eurozev ( e membri di Aspo Italia), che abbiamo lottato1 , scritto2, divulgato3, propugnato4, dimostrato5, per anni i concetti alla base dell’emendamento e da alcune aziende volenterose, alla Riker vanno aggiunte EVE e Pininfarina, che ci hanno dato retta ed hanno provato a seguire il nostro esempio su scala industriale, con buoni successi.

Non voglio ripercorrere qui tutta la sagra del cinquino elettrico e di noi 4 gatti di Eurozev, oltre che di Debora, dei blog Petrolio e Crisis, sostenitrice della primissima ora. per il bi e ba precedente potrete dare una occhiata al sito di Eurozev. www.eurozev.org. oppure potreste provare con una ricerca su Google alla voce "retrofit elettrico".

Riassumo solo la parte di interesse RECENTE.

Dopo diversi tentativi, ormai tre anni fa, scopro che il primo firmatario di una legge sulla modifica dei veicoli esistenti, L’On. Lulli, è di Prato. Dopo un poco di mail bombing da parte di voi lettori di crisis ( link 7) lo contatto via facebook e mi gira SUBITO il cellulare.

Lo incontro, capisco che ha una certa consapevolezza della validità del concetto ed una buona volontà di portare avanti la cosa. In effetti dopo circa un anno compare un disegno di legge link 8 a sua firma che prevede importanti incentivi ai veicoli elettrici, senza costi per i cittadini ma finanziato da una sovratassa sulle bottiglie in pet e sugli shoppers da supermercato.

Studio un emendamento proretrofit che viene in effetti inserito nel disegno di legge.

Tuttavia il disegno segue un percorso tortuoso e difficile in commissione. Ci mette lo zampino Fiat, con tanto di audizione del suo AD Marchionne, che, invitato a parlare in merito agli incentivi per i veicoli elettrici link 9, riesce a nominarli UNA VOLTA in 56 pagine di intervento e ad introdurre le auto a metano e gpl, che non c'entravano NULLA con il disegno di legge link 10 , si spaventa la motorizzazione civile, fremono e sono dubbiosi gli sparuti costruttori di veicoli elettrici.

Si arriva a Giugno 2013. Ricevo una concitata telefonata da una delle responsabili di Energoclub, associazione attiva nel settore delle rinnovabili e ben in contatto con la ns associazione Eurozev e con una similare nel frattempo sorta nel nord italia ed insieme decidiamo di riscrivere una nuova proposta che potrà essere inserita come comma di un articolo che riprenderà l’intero disegno di legge Lulli all’interno del primo decreto “crescitalia"?. Qualche parlamentare di buona volontà sia di dx che di sx dichiara il suo appoggio, scrive qualche emendamento etc etc. insomma: il decreto legge, viene convertito in legge dello Stato nell’Agosto 2012. Il retrofit elettrico dei veicoli esistenti, concetto introdotto in italia dal modesto sottoscritto ex coblogger di Crisis, è LEGGE DELLO STATO.

link:
http://www.altalex.com/index.php?idnot=58505
articolo 17 terdecies

come abbiamo dato la notiza a suo tempo

http://mondoelettrico.blogspot.it/2012/08/il-retrofit-elettrico-e-legge-dopo.html

Ovviamente, con mille caveat, limitato ad alcune categorie di veicoli, rimandando a circolari ministeriali per la sua concreta attuazione etc etc. More italico. Ma il concetto e’ passato.

Ed è stato concepito, scritto e proposto da un piccolo gruppo di persone senza tessere/o agganci.

Non è finita. Essendo evidenti i limiti dell'articolo cosi come passato, prendo carta penna e calamaio e scrivo una lettera ai presidenti delle commissioni interessate, ed ai deputati primi firmatari, che suggerisce le modifiche da fare per rendere pienamente operativa la norma appena approvata. La lettera viene firmata oltre che dalle nostre due associazioni anche dall' AD di Pininfarina e da quello di Riker.

Continuo a lavorare sull'emendamento e, in accordo con Lulli, ne scrivo una bozza definitiva ( debora, ce l'hai e puoi linkarla) che viene presentata in parlamento per essere inserita nella legge di Stabilità ( ex finanziaria). benchè sia stato riproposto da vari deputati di tutti gli schieramenti, nessuno degli emendamenti passa e poi, come sapete, cade il governo.

Comunque vada in parlamento, a me pare importante ricordare QUI ed ORA quale sia stato il primo provvedimento di legge proposto con una inziaitiva dal basso e dalla rete, presentato da un parlamentare del PD ed approvato in parlamento. Ci sembra un giusto riconoscimento non solo per noi di Eurozev e per i tanti che ci hanno incoraggiato ed appoggiato, in rete e nel mondo reale, ma anche per i tanti che ci hanno dato una mano e sostenuto in tanti differenti modi in questi anni , senza dimenticare il coraggiosissimo Deputato Lulli e gli altri di tutti gli schieramenti che hanno accettato di portare in parlamento una proposta di legge partita dai cittadini.

A parte il lato di primo esempio italico di democrazia dal basso o, diciamo cosi, liquida, se pensate che si tratti di qualcosa di marginale, di secondario di trascurabile, di decorativo, beh vi sbagliate di GROSSO.

Due aziende Italiche, ANCHE su nostra diretta indicazione, Pininfarina ed Irisbus, stanno cercando di salvare il trasporto pubblico in italia ( e se stesse nel processo) proprio realizzando un kit di retrofit per gli autobus esistenti. Il prototipo Pininfarina esiste già si chiama Hybus (link 11) ed è in fase di sperimentazione presso l'azienda di trasporto di Torino. La cosa ha anche generato una LUNGHISSIMA interrogazione parlamentare, aimè presentata da un deputato dai precedenti non certo limpidi ( link 12), che però riassume in termini assolutamente corretti la cosa e riprende quasi parola per parola quanto da me tante volte scritto (la lettera cofirmata con pininfarina a titolo di esempio). nel frattempo i comitati di base della Irisbus hanno sposato il progetto in toto e stanno cercando un referente industriale credibile, come del resto la Regione campania link 13.

Vada come vada, la nostra piccola idea, si è fatta grande, è maggiorenne e cammina con le sue gambe.

Da orgogliosi genitori, vi racconteremo gli sviluppi e, manco a dirlo, cercheremo di ripresentare il nostro emendamento. SE ci sarà un parlamento nei prossimi mesi, credo proprio che ne avremo l'opportunità.

AH!! Ovviamente, Lulli, il parlamentare del PD, NON è stato ricandidato a queste elezioni.

Caso o sfortuna ovviamente.


*The End Of The World As We Know It.

1 http://petrolio.blogosfere.it/2007/05/il-cinquino-elettrico-marcia-su-roma.html
2http://petrolio.blogosfere.it/2007/05/esclusivo-ecco-la-fiat-500-col-retrofit-elettrico.html
3 www.eurozev.org
4 http://petrolio.blogosfere.it/2007/05/il-cinquino-elettrico-in-trionfo-a-roma.html
5 http://crisis.blogosfere.it/2010/03/convergenze-parallele.html
6 http://crisis.blogosfere.it/2011/06/retrofit-elettrico-o-macellazione-halal-il-tuv-ha-scelto.html
7 http://crisis.blogosfere.it/2010/01/il-retrofit-elettrico-parte-il-mail-bombing-ci-date-una-mano.html
8 http://www.notiziediprato.it/2009/10/il-parlamentare-pratese-lulli-propone-una-legge-per-aumentare-i-fondi-per-i-veicoli-elettrici/
9 http://documenti.camera.it/leg16/resoconti/commissioni/bollettini/pdf/2011/02/15/0910.pdf
10 http://www.fiatindustrial.com/it-IT/media_center/press_release/FiatDocuments/SM_Audizione_alla_Camera.pdf
11 http://www.pininfarina.it/it/hybus#
12 http://www.ecquologia.com/cms/index.php?option=com_content&view=article&id=1019:in-parlamento-si-discute-della-conversione-elettrica-pura-e-ibrida-&catid=9:veicoli-elettrici-o-ibridi
13 http://www.orticalab.it/Speranza-Irisbus-la-Regione-dice

lunedì 1 aprile 2013

Smentito il picco delle uova



La tradizionale "caccia alle uova" di Pasqua è una sorgente di intuizioni a proposito della situazione petrolifera. A questo proposito, vedi il mio Post di Pasqua dell'anno scorso. Immagine da "bitrebels".



1 Aprile 2013.
da Cassandra's Legacy


Oggi, un comunicato stampa dell'industria delle uova ha commentato sulla tradizionale "caccia alle uova" della Pasqua di quest'anno, negando che il "picco delle uova si sia verificato l'anno scorso.

"Le uova sono ancora abbondanti," dice il comunicato dell'industria, "e la nuova tecnologia di fracking di uova sta creando una "nuova era delle uova" che durerà per decenni." Il comunicato aggiunge che il concetto di "picco delle uova" è solo il risultato di tattiche catastrofiste da parte di un piccolo gruppo di pseudo-esperti che sono stati smentiti molte volte nel passato.

Ambienti vicini al Coniglio Pasquale hanno anche risposto a un certo numero di domande, specificando che, si, è vero che è stato qualche volta più difficile per i bambini raccogliere dal terreno le uova frackate, ma questo non dovrebbe detrarre dai vantaggi che la nuova tecnologia ci sta portando.

Gli stessi ambienti hanno anche sostenuto che le preoccupazioni di alcuni ambientalisti a proposito del consumo di uova frackate sono fuori posto. L'industria non ha intenzione di divulgare la composizione delle sostanze chimiche utilizzate per il fracking delle uova, ma sostiene che i risultati del processo sono completamente sicuri per il consumo umano. Aggiunge che il colore blu (alle volte verde) del tuorlo è completamente naturale. Anche, il fatto che certe volte le uova frackate sono state osservate prendere fuoco spontaneamente dovrebbe essere visto come un vantaggio per la cottura delle frittate.


Secondo ambienti industriali, il fracking mostra grande promessa per la creazione di nuovi prodotti alimentari e il suo uso sarà presto esteso in nuove aree. Polli frackati, per esempio, sono promettenti per l'industria degli hamburger e gli esperimenti sono in corso.   

sabato 30 marzo 2013

Super-tempesta non solo finanziaria

Tempesta gigante nell'Oceano Atlantico - va dal Portogallo al Labrador; sembra che una cosa del genere non si sia mai vista nel passato. Durera ancora alcuni giorni, per poi attenuarsi gradualmente.

http://climatecrocks.com/2013/03/29/big-storm-really-big-storm/

venerdì 29 marzo 2013

Avevamo ragione sul picco!



Questo articolo di Stephen Hren fa il punto sulle previsioni che ASPO aveva fatto qualche anno fa sul futuro del petrolio. Viene fuori che ASPO ha avuto ragione in varia misura su quasi tutta la linea. Ma su un punto ha sbarrocciato completamente: i membri di ASPO ritenevano che, di fronte all'evidenza, tutti si sarebbero accorti del problema del picco del petrolio. E' andata esattamente al contrario.



La ricompensa di aver avuto ragione sul picco: disprezzo oltre alla derisione

Di Stephen Hren

Da “huffingtonpost.com”. Traduzione di MR

Proprio prima della fine del millennio, le prove hanno cominciato ad accumularsi. Il mondo è stato perlustrato molte volte in cerca dell'ultimo pozzo generoso di petrolio greggio. Le scoperte di nuovo petrolio hanno raggiunto il picco negli anni 60 e sono crollate da allora. I giacimenti supergiganti, il termine dei petrolieri per quei pozzi in grado di tirar fuori milioni di barili al giorno o più non sono più stati trovati e quelli in estrazione stavano cominciando ad accelerare il proprio declino, da Prudhoe Bay al campo Ghawar a quello di Cantarell. Sicuro, c'era altro “petrolio” la fuori, ma era intrappolato in acque molto profonde o bloccato in formazioni di roccia dura che doveva essere fratturata a caro prezzo per far uscire il petrolio. Questi giochi potevano funzionare, ma solo se il prezzo del petrolio fosse rimasto molto alto e anche allora il tasso di flusso non avrebbe mai compensato quello dei supergiganti e giganti dai quali il mondo dipende per per le decine di milioni di barili che servono ogni giorno perché l'economia continui a pulsare.

Così, gli ex geologi petroliferi Colin Campbell e Ken Deffeys hanno cominciato a suonare il campanello d'allarme. “Ehi!” hanno gridato a pieni polmoni, “non possiamo mantenere questo flusso di petrolio per sempre! Anche se usiamo tutte le fonti non convenzionali come le sabbie bituminose, il petrolio dell'Artico, ecc. la quantità sarà sempre di menonel corso di questo secolo. E quegli altri tipi di petrolio sono molto più sporchi e a più alta densità di carbonio del petrolio che abbiamo usato finora”!

Che cosa hanno previsto? E quanto sono andati vicino all'avere ragione? Diamo uno sguardo rapido, in modo da non essere sopraffatti dall'iperbole degli abbondantisti che ci bombardano ogni giorno.

Il prezzo del petrolio aumenterà drammaticamente, probabilmente di un ordine di grandezza. 

Verifica. Questo lo capite senza problemi. Il petrolio è passato dai 19 dollari al barile del 1999 ai circa 100 dollari al barile di oggi. Questo ha improvvisamente reso attraente tutto quel petrolio difficile da estrarre che conoscevamo da decenni in posti come l'Alberta (Canada) e il Nord Dakota.

L'estrazione rimarrà in un plateau per più o meno un decennio mentre il petrolio convenzionale comincia a diminuire e noi buttiamo tutte le risorse che abbiamo sulle fonti non convenzionali, il "tight oi"l, il petrolio di acqua ultra profonde, ecc.

Verifica. Nel 2004, la produzione ha raggiunto i 73 milioni di barili a giorno (Mb/g). La media annuale delle spese per la ricerca del petrolio è raddoppiata dal 2004 fino ai 600 miliardi di dollari all'anno nel 2012. Raddoppiando il nostro sforzo complessivo nell'estrazione di petrolio, siamo riusciti ad aumentare la produzione fino a 74 Mb/g, mentre il prezzo del petrolio è triplicato dal 2004. Sembra logico presumere che altri 2 milioni di barili a giorno in più di incremento globale richiederanno un altro raddoppio delle spese ed un altra triplicazione dei prezzi, il che significherebbe 10 dollari al gallone qui negli Stati Uniti. La Cina aumenta il suo consumo di petrolio di due Mb/g circa ogni quattro anni.

L'economia si contrarrà ed entrerà in un periodo di stagnazione. Le economie più vulnerabili collasseranno profondamente.

Verifica. L'impiego negli Stati Uniti deve ancora raggiungere i suoi livelli del 2008. Economie come la Grecia e la Spagna sono collassate del 25%.

Le esportazioni di petrolio cominceranno a crollare, specialmente quando il prezzo aumenta e i paesi estrattori diventano più ricchi, perché questo significa che questi saranno più ricchi e consumano di più del loro petrolio.

Verifica. Le esportazioni mondiali di petrolio hanno raggiunto il picco nel 2006 e sono declinate di oltre 2 Mb/g da allora. L'Arabia Saudita ha il più alto tasso di crescita nell'uso di petrolio. Il consumo è aumentato da 1 a quasi 3 Mb/g durante l'ultimo decennio e le esportazioni sono diminuite di oltre 1 Mb/g. Se le tendenze mondiali attuali continuano, le esportazioni disponibili di petrolio potrebbero raggiungere lo zero attorno al 2032. Attualmente, gli Stati Uniti estraggono circa 7 milioni dei 18 milioni di barili del petrolio che usiamo, quindi presumendo di poter mantenere l'estrazione a quel livello, avremmo bisogno di tagliare l'uso di petrolio di due terzi in 20 anni.

Le nuove risorse saranno più care e a più alta densità di carbonio.

Verifica. Il precedente assunto di mantenere l'estrazione di petrolio stabile negli Stati Uniti è molto improbabile che si verifichi. Il petrolio 'tight' e quello di alto mare (come quello che viene da Bakken e Eagle Ford) hanno dei tassi di esaurimento estremamente alti. I pozzi d'alto mare si esauriscono del 10-20% all'anno. Il petrolio 'tight' si esaurisce di circa il 40% all'anno nei primi anni. Pensate a quel secondo numero, da dove viene gran parte dell'estrazione del nostro nuovo petrolio. Coe se aveste un lavoro part-time ma entro due anni guadagnaste circa un quarto del vostro attuale stipendio. Probabilmente avreste bisogno di un nuovo lavoro part-time, gusto? Ma anche quello da lo stesso risultato. Prima che ve ne rendiate conto, avete bisogno di 40.000 lavori part-time. Ma anche questi non servono, perché continuano anch'essi ad esaurirsi del 40%. Provate a pensare a quanto dovreste lavorare per mantenere il vostro stipendio originario dopo cinque anni, poi dopo dieci, poi dopo venti... Quanti di voi là fuori pensano che finiranno per arricchirsi? Bene, se siete economisti o lavorate per una lobbie del petrolio come CERA o API siete totalmente convinti di avere fatto bingo. Ma non lasciate che le loro cazzate e l'accesso all'informazione primaria vi impest gli occhi e le orecchie talmente tanto da non vedere più la realtà. L'estrazione di petrolio nel mondo sta raggiungendo il picco proprio adesso e le fonti di petrolio alle quali ci stiamo rivolgendo sono a molta più alta densità di carbonio di quelle che stiamo lasciando, il che vuol dire che anche se usiamo la stessa quantità di petrolio e gas, stiamo ugualmente aumentando il tasso delle nostre aggiunte di veleni di gas serra in atmosfera. Conoscete la nostra atmosfera – quella cosa invisibile tutt'intorno a noi che mantiene vivi noi e chiunque altro sul nostro pianeta? Amici, lettori, non credete alle montature. L'era del petrolio sta giungendo al termine, ma questa può essere una cosa molto buona se ce ne rendiamo conto e facciamo scelte che guardino avanti per lasciarci questa nuvola nera di gas di scarico dietro di noi. Prima ci impegniamo nella transizione della nostra economia alle energie rinnovabili, meglio staremo sotto ogni aspetto.

Stephen Hren è l'autore di Storie dal Sottosuolo Sostenibile. Trovate di più su www.earthonaut.net.

mercoledì 27 marzo 2013

Dove non c'è governo

Da “Club Orlov”. Traduzione di MR

Mason London

di Dmitri Orlov

Estratto da “Le Cinque Fasi del Collasso”

Le società moderne si basano sul fatto che il governo difenda di diritti di proprietà, renda efficaci i contratti e regoli il commercio. Quando l'economia si espande, lo fanno anche le funzioni di governo, insieme alle strutture burocratiche, alle leggi, alle procedure e, ciò che si allarga più velocemente di tutto, i suoi costi. Tutti questi accordi ufficiali mostrano una accrescimento della complessità nel tempo. Ogni volta che c'è un nuovo problema da risolvere, qualcosa viene aggiunto alla struttura, ma non viene mai sottratto niente, perché i precedenti accordi sono ereditati  e perché semplificare un accordo complesso è sempre più difficile e costoso che complicarlo ulteriormente. Ma la complessità socioeconomica non è mai senza costo e una volta che l'economia raggiunge il culmine e comincia a contrarsi, questo costo diventa proibitivo. Nel contesto di un'economia in contrazione squassata da onde di crisi crescente, arriva una burocrazia fuori misura ad esibire un'economia di scala ancora maggiore, mentre l'impresa ardua di riformarla così come di ridurla di scala  e semplificarle non può avere la priorità, a causa della mancanza di risorse. Nel migliore dei casi, dopo un periodo di transizione più o meno caotico, nuove strutture semplificate e ridotte di scala alla fine emergono.

Il governo, almeno nella sua forma non funzionale e simbolica, potrebbe non essere abbandonato completamente. Alcune delle sue funzioni chiave potrebbero essere svolte da gruppi non ufficiali. Un ambiente quasi completamente senza legge potrebbe prevalere in certe aree particolarmente in difficoltà per qualche tempo, dopo che il governo perde tutte le capacità di agire a causa della mancanza di risorse e prima che le forme non ufficiali di autogoverno locale emergano spontaneamente. Bisogna ricordare che i governi esistono principalmente attraverso la tassazione. In un'economia in declino, la base delle tasse si contrae mentre le spese sociali e di mitigazione della crisi del governo aumentano soltanto, ma la popolazione non può permettersi di pagare una maggior percentuale di tasse. In questa situazione, tuttavia, gran parte dei governi tentano di aumentare le tasse, con l'effetto di portare l'economia sottoterra. Mentre la popolazione viene spinta a ricorrere a forme illegali di commercio, a contratti informali, al baratto, al regalo e alle economie di sussistenza per sopravvivere in condizioni di crescente povertà e disoccupazione, questo circolo vizioso si alimenta da solo e il governo avvizzisce da solo, si rivolge ad attività criminali per sopravvivere o entrambe le cose.

Mentre il processo di disgregazione del governo fa il suo corso, forme di governo alternative e non ufficiali prendono il loro posto piuttosto rapidamente. Non è né esatto né d'aiuto immaginare una spontanea discesa in un qualche tipo di stato di natura hobbesiano che, dato ciò che sappiamo adesso, è considerata più come una favola ridicola, un lavoro di fantasia e una proiezione di ignoranza per cui dove non c'è legge ci sono costumi e tabù che hanno la forza della legge e vengono confermate attraverso un uso giudizioso della violenza. Dove non ci sono autorità ufficiali, ne sorgono spontaneamente di non ufficiali. Gli affari e il commercio vanno avanti, ma senza governo, coinvolgimento o protezione.

Inoltre, in un ambiente transitivo e devastato dalla crisi, tali forme di governo non ufficiali spesso si rivelano molto più convenienti. Il governo, col suo insieme di comportamenti evoluti prevedibili, impersonali, governati da leggi e guidati da procedure, è in grado di funzionare solo in un ambiente stabile e prevedibile. Un'economia che collassa non è un ambiente del genere. Qui, tutti i giudizi e le azioni devono essere basati sulla situazione locale immediata, tutte le soluzioni devono essere improvvisate e quelle che comportano il passaggio attraverso i canali ufficiali per guadagnarsi l'approvazione ufficiale diventano non competitivi. I modi illegali di fare affari surclassano facilmente quelli legali.

Il focus sull'illegalità è in un certo senso inevitabile, ma non è del tutto utile, perché tende a dipingere tutte le attività come bianche o nere. E' molto più utile vederle come scala di grigi o come distribuite su una mappa bidimensionale. In un angolo ci sono le istituzione che funzionano legalmente – o che non funzionano affatto: la polizia, la giustizia, l'applicazione del codice, i servizi di ispezione e così via. Nell'angolo opposto, ci sono le istituzioni private che funzionano illegalmente: gruppi criminali organizzati. Ma ci sono altri due angoli. Ci sono anche istituzioni pubbliche che funzionano illegalmente – polizia e forze di sicurezza che agiscono privatamente, sia per conto di terzi che per conto proprio. Possono anche esserci anche organizzazioni private che forniscono legalmente dei servizi che il governo non può più fornire: sicurezza privata e compagnie di protezione. Ci sono molte aree grigie, come ufficiali che fanno rispettare le leggi a caso per regolare i conti con certi individui o gruppi o per fornire una base credibile per la una successiva richiesta di tangenti per chiudere un occhio.

Un grande incremento di attività illegale è spesso colpa diretta del governo. Un governo che rende molte attività essenziali illegali ma manca della capacità di far rispettare il divieto riesce a fare solo una cosa: creare un ampio campo d'azione per le imprese illegali. Ciò, a sua volta, crea domanda per la loro protezione privata. E' questa funzione chiave di offrire protezione privata per imprese illegali la base iniziale per un modo del tutto nuovo di governare. In questo contesto, il crimine organizzato dovrebbe essere visto non solo come una forma di organizzazione sociale, ma come una forma di governo alternativa, che riesce o fallisce sulla base della reputazione personale o del gruppo di contrattare onestamente e della capacità di usare la violenza quando è giustificata e di sopprimerla quando non lo è.

In molti modi un governo debole, che può imporre un divieto ma non farlo applicare, è di gran lunga peggiore di un governo in gran parte defunto, i cui funzionari eseguono pochi doveri cerimoniali e raramente mettono piede al di fuori del campo ufficiale fortemente sorvegliato della capitale. Un governo debole con qualche capacità residua di attuazione della legge, produce un ambiente di gran lunga più violento di uno defunto, interferendo col lavoro delle organizzazioni che offrono protezione privata alle imprese illegali. Una volta che il governo ha rinunciato all'attuazione delle leggi e diventa puramente cerimoniale, le organizzazione di protezione private possono cominciare a fornire servizi sia alle imprese legali sia a quelle illegali e di fatto al governo stesso. I legami fra tali organizzazioni possono quindi essere elaborati e i territori e le sfere di influenza suddivisi, minimizzando il livello di violenza. In questo senso, gli sforzi di un governo debole nell'applicazione della legge indebolisce ulteriormente l'economia rendendo difficile, per le organizzazioni che forniscono protezione privata, fare il proprio lavoro, mentre i loro servizi sono richiesti esattamente a cuasa dell'inefficienza del governo nel fornire protezione. Naturalmente, ciò non fa altro che minare ulteriormente il governo... [Questa Transizione] non dovrebbe essere vista come quella che comincia con le regole della legge e finisce con qualcos'altro, ma come una transizione dal crimine mal organizzato al crimine ben organizzato. Esempi di questo tipo di successione possono essere trovati nella storia e in molte parti del mondo. Che sia la mafia siciliana, la Chicago di Al Capone degli anni 20 o la Russia degli anni 90, ci sono numerosi paralleli su come avviene la transizione. Se si permette che faccia il proprio corso, alla fine soppianterà il governo e forma un sistema di autogoverno e protezione privata la cui legalità non è più in discussione.

Questo non è nemmeno un fenomeno recente: durante il Medio evo, ed anche int empi moderni, le rendite della protezione erano la fonte maggiore delle fortune fatte con il commercio, che gioca un ruolo più ampio nel generare profitti che non la tecnologia di produzione o l'organizzazione industriale. Le rendite della protezione offrono un mezzo per stimolare la ripresa economica (soggetta alle limitazioni delle risorse naturali). Questo perché un'organizzazione che offre protezione forma un monopolio naturale all'interno del proprio territorio, permettendole di aumentare il prezzo della protezione oltre i suoi costi e generare un profitto monopolistico, che poi è in grado di investire in risorse produttive. In assenza di un governo, questo è il solo attore che può creare una austerità temporanea ma produrre una grande prosperità lungo il cammino redistribuendo risorse dal consumo a beni di investimento. Se a quadri istituzionali più competitivi viene consentito di evolvere, gli ex gruppi criminali possono diventare azionisti legittimi negli affari dai quali avevano precedentemente estorto pagamenti.

Un tale schema non sorge spontaneamente dappertutto. La domanda di servizi di protezione è questione di scala. Non esiste in società dove la gente ha a che fare solo con chi conosce personalmente, faccia a faccia, e dove le dispute sono mediate da famiglie e clan. E' un sottoprodotto della specializzazione economica, delle relazioni impersonali e del bisogno di commercio a lunga distanza. Nelle società in cui la fiducia interpersonale è alta, nessuno ha bisogno di garanti e, dove c'è sufficiente solidarietà, la gente si può unire e sconfiggere la minaccia comune del gangsterismo. Come le erbacce che opportunisticamente colonizzano aree di suolo disturbato, i gruppi criminali fioriscono nelle società disturbate. La imprese su piccola scala in società di larga scala sono le più suscettibili; i proprietari di chioschi e i venditori per strada sono i bersagli tradizionali del racket. I successivi sono i funzionari corrotti, che danno spontaneamente il via alla protezione privata, perché creano una nicchia di mercato per coloro che mediano le tangenti e garantiscono le transazioni delle stesse, proteggendo entrambe le parti: il corruttore dalla non esecuzione e il corrotto dal non pagamento. …E' quindi necessario, quando cominciamo ad esaminare questo tema, mettere da parte le nostre reazioni negative a termini come ladro, racket, mafia, gangster e così via e concentrarsi sulle circostanze che creano un bisogno dei loro servizi e su come i malviventi e i gangster possono evolvere in una direzione positiva perché, abbastanza stranamente, spesso lo fanno.