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giovedì 29 maggio 2014

Sta per scoppiare la bolla del gas di scisto

Da “NEO”. Traduzione di MR

Di F. William Engdahl

A leggere i titoli dei giornali sembra che gli Stati Uniti siano emersi dal nulla al punto da diventare il gigante mondiale della produzione di gas e petrolio. Tutto grazie alla Rivoluzione dello Scisto. Di recente il presidente Obama ha fatto molto rumore secondo il quale gli Stati Uniti potrebbero risolvere la dipendenza dell'Ucraina dal gas russo a causa della crescita spettacolare dell'estrazione di gas naturale e, più di recente, del petrolio dalle formazioni rocciose di scisto in tutti gli Stati Uniti. C'è solo una cosa sbagliata in questo quadro: “Non succederà...”.

I numeri apparenti in effetti sono impressionanti per un profano o per un politico. Secondo i dati della IEA del governo statunitense, fra il 2005 e il 2010 il contributo del gas di scisto al totale della produzione di gas di mercato è salita da meno del 2% a più del 20%. E il 2011 ha costituito un record assoluto per la produzione statunitense, grazie alla crescita del gas di scisto.

Tuttavia, il gas di scisto proviene da un numero ridotto di aree con formazioni di pietra di scisto significative e sfruttabili che hanno intrappolato gas e petrolio negli interstizi delle rocce di scisto sedimentarie. Le principali aree del gas di scisto sono nella formazione di Barnett in Texas. Il bacino di Fort Worth; le formazioni di Fayetteville e Woodford del bacino di Arkoma in Arkansas e Oklahoma; la formazione Haynesville al confine fra Texas e Louisiana; la formazione Marcellus nel bacino degli Appalachi e quello sfruttato più di recente, la formazione di Eagle Ford nel Texas sudoccidentale.

Due parametri largamente usati nel descrivere le prestazioni dei pozzi di scisto sono il tasso di produzione iniziale (PI) e il tasso di declino della produzione, che insieme determinano la sostenibilità economica. Un gruppo dell'università del MIT in Massachusetts ha effettuato un'analisi dei dati di produzione delle grandi regioni di scisto statunitensi. Ciò che hanno scoperto è sorprendente. Mentre la produzione iniziale da gran parte degli impianti di gas di scisto erano insolitamente alti, una componente essenziale della campagna pubblicitaria della bolla del gas di scisto di Wall Street, le stesse regioni del gas sono declinate drammaticamente entro un anno. Hanno scoperto che “in generale, la produzione di un pozzo di scisto tende a diminuire del 60% o più rispetto ai livelli del tasso di Produzione Iniziale nell'arco dei primi 12 mesi. La seconda cosa è che i dati della produzione a più lungo termine disponibili suggeriscono che il livelli di declino della produzione negli anni successivi sono moderati, spesso meno del 20% all'anno”.

Tradotto, ciò significa in media che dopo solo quattro anni si ha solo il 20% del volume di gas iniziale disponibile da un dato investimento in trivellazione orizzontale col fracking. Dopo sette anni, solo il 10%. Il volume reale del boom del gas di scisto è apparso nel 2009. Ciò significa che i giacimenti in cui erano presenti trivellazioni significative dal 2009 sono già drammaticamente esauriti del 80% e presto del 90%. Il solo modo in cui i trivellatori di petrolio e gas sono riusciti a mantenere il volume di produzione è stato trivellare sempre più pozzi, spendendo sempre più soldi, incamerando sempre più debito nella speranza di un netto aumento del depresso prezzo interno del gas statunitense. Complessivamente, le aziende di energia da scisto hanno speso più di quanto stiano facendo di profitto netto, creando una bolla di debito obbligazionario “spazzatura” per mantenere in piedi il gioco dello schema Ponzi. Quella bolla scoppierà nel momento in cui la FED suggerirà che i tassi di interesse devono crescere, o persino prima.

L'industria cerca forsennatamente di pompare le prospettive della rivoluzione dello scisto. Uno dei più espliciti di recente è stato Ryan Lance, AD di Conoco/Philips. Facendo un'analogia col baseball, ha recentemente detto ad una conferenza sull'energia a Houston che la “rivoluzione” del gas di scisto nel paese è solo all'inizio e che dovrebbero esserci rimasti diversi decenni di produzione energetica di successo: “Siamo al primo inning di una partita di 9 inning sulla rivoluzione dello scisto negli Stati Uniti. Non ha chiarito quale collegamento scientifico ci fosse fra il baseball e il gas di scisto.

La realtà del boom del gas di scisto viene sempre più mostrata essere molto diversa. Secondo Artur Berman, un geologo petrolifero con 34 anni di esperienza che ha studiato la produzione ed altri aspetti del boom del gas e del petrolio di scisto, “le previsioni mostrano che la produzione negli impianti di scisto, da Bakken nel Nord Dakota a Eagle Ford in Texas, raggiungerà il picco intorno al 2020. Coloro che investono con l'aspettativa che il boom durerà per decenni sono 'parecchio fuori strada'”.

Per essere concreti, le maggiori formazioni di scisto negli Stati Uniti, e non ce ne sono tantissime geologicamente parlando, cominceranno un declino assoluto della produzione in meno di sei o sette anni. A differenza dei giacimenti di gas e petrolio convenzionali, lo scisto è un modo non convenzionale e difficile di estrarre energia attraverso la fortemente controversa e tossica pratica del “fracking”, o fratturazione idraulica delle formazioni di scisto. Visto che lo scisto è disposto orizzontalmente, il perfezionamento delle nuove tecniche di perforazione orizzontale negli anni 90 hanno per la prima volta aperto prospettive commerciali al gas di scisto.

Il fracking sulla Formazione di Bakken in Nord Dakota

La fratturazione idraulica è composta dal pompaggio di un fluido di fratturazione – tipicamente fortemente tossico ed esentato, grazie all'influenza sul Congresso dell'allora vice presidente Cheney, dai vincoli dalla Legge sull'Acqua Pulita dell'EPA – nel pozzo ad un tasso sufficiente ad aumentare la pressione in fondo al foro nella zone designata. La roccia si spacca e il fluido di fratturazione procede ulteriormente nella roccia, estendendo ulteriormente le spaccature e così via. Spesso fino al 70% del fluido del fracking tossico fuoriesce e in molti casi in Pennsylvania e altrove è filtrato nelle acque di falda.

Persino la EIA prevede che la produzione di petrolio statunitense raggiungerà il picco a 9,61 milioni di barili al giorno nel 2019. Vedono il tight oil o il petrolio da scisto raggiungere i 4,8 milioni di barili nel 2021. E' solo fra sette anni. E se il governo degli Stati Uniti sta cercando di accelerare l'approvazione dei terminal per l'esportazione del GNL (Gas Naturale Liquefatto) sui porti della costa per permettere alle aziende degli Stati Uniti di esportare il loro gas, il completamento di tali complessi terminal includono le approvazioni degli impatti ambientali, che di solito richiedono sette anni. Hmmmm.

I soldi facili di Wall Street

Nessuno si aspetta che il presidente degli Stati Uniti abbia il tempo o il retroterra scientifico per approfondire le complessità geofisiche dell'energia da scisto. Naturalmente si affida a consiglieri competenti. E se i consiglieri, al posto di essere competenti, come in molte agenzie governative oggi, sono sotto l'influenza (e forse a volte sono anche pagati) delle aziende di energia da scisto e dei loro banchieri di investimento di Wall Street che hanno centinaia di miliardi di dollari in gioco nel promuovere la montatura dello scisto?

L'attuale boom dello scisto statunitense è stato pompato con gli steroidi, altrimenti conosciuti come "infiniti alleggerimenti quantitativi e politica di interessi a tasso zero", una situazione che non mostra segni di voler tornare a livelli di tassi di interesse normali, in quanto l'economia continua ad essere depressa dal collasso della cartolarizzazione dei mutui dell'edilizia del 2007. Infatti, i trivellatori dello scisto sono capaci di mantenersi nell'affare solo perché Wall Street ed altri investitori continuano a tirar loro dei soldi come se cadessero dagli alberi. Tim Gramatovich, responsabile degli investimenti per la Peritus Asset Management LLC, un fondo di 800 milioni di dollari, osserva: “C'è molto aiuto finanziario ora che viene bevuto dagli investitori. Le persone perdono la propria disciplina. Smettono di fare i calcoli. Smettono di fare i conti. Stanno semplicemente sognando il sogno ed è questo che sta accadendo col boom dello scisto”.

Dato l'infinito regime di tasso di interesse zero della FED, i fondi di investimento sono alla disperata ricerca di investimenti che rendano un interesse maggiore. Sono così disperati che versano soldi nelle aziende di gas di scisto, o nel petrolio di scisto o nel tight oil, come mai prima. Le aziende lavorano in perdita, cariche di debiti e le agenzie di rating valutano il loro debito come “spazzatura”, che in una recessione di mercato sono a rischio di default. Un'azienda di questo tipo, la Rice Energy, ha venduto le sue azioni in aprile con un rating di CCC+ da parte di Standard & Poor’s, sette gradini al di sotto del Investment Grade. Ciò è al di sotto del livello di rischio/qualità che è permesso comprare ai grandi investitori, come fondi pensione e compagnie di assicurazione. S&P dice che il debito valutato nella gamma CCC è “attualmente vulnerabile al non pagamento”. Nonostante questo, la Rice Energy è stata in grado di ottenere prestiti ad un tasso sorprendentemente basso del 6,25%.

“Questo è un affare da cubetto di ghiaccio che si scioglie”, ha detto Mike Kelly al Global Hunter Securities di Houston. “Se non aumenti la produzione, muori”. Delle 97 aziende di esplorazione e produzione energetica valutate da S&P, 75 sono “spazzatura” o al di sotto dell'Investment Grade. La “rivoluzione” dello scisto non è che uno Schema Ponzi mascherato da rivoluzione energetica.

F. William Engdahl è un consulente strategico del rischio e docente, ha una laurea in Scienze Politiche all'Università di Princeton e scrive con successo di petrolio e geopolitica, esclusivamente per la rivista online “New Eastern Outlook” 


lunedì 31 marzo 2014

Petrolio: soltanto gli scisti impediscono il declino della produzione, ma per quanto tempo ancora?

Da "Resilience.org" by Matt Mushalik, originally published by Crude Oil Peak. Traduzione di MR


Ignorato dai media, il petrolio di scisto americano è l'unico fattore in grado di compensare un recente declino della produzione di petrolio greggio di 1,5 mb/g nel resto del mondo (usando i dati di ottobre 2013). Ciò significa che senza il petrolio di scisto americano il mondo si troverebbe in una profonda crisi petrolifera simile alla fase di declino del 2006-2007, quando i prezzi del petrolio sono saliti. Il declino proviene da molti paesi, ma è anche causato dalle lotte per il petrolio ed altri problemi ad esso collegati in Iran, Libia ed altri paesi che possono essere visti in televisione quotidianamente.

Fig 1: Produzione incrementale di petrolio greggio mondiale a ottobre 2013

La produzione incrementale di ogni paese viene calcolata come la differenza fra la produzione totale e la produzione minima fra il gennaio 2001 e l'ottobre 2013. La somma dei minimi è la produzione di base. I paesi che hanno avuto cambiamenti sostanziali nella produzione appaiono come grandi aree nel grafico. La Russia ha fornito – in modo piuttosto affidabile – il più grande aumento e il Mare del Nord (Regno Unito e Norvegia) hanno avuto le perdite maggiori. I paesi che si caratterizzano di più sono il Venezuela (bassa produzione nel 2003 a causa dello sciopero), Iraq (bassa produzione in aprile 2003 durante la guerra), Libia (guerra nel 2011), Iran (sanzioni) e Arabia Saudita (aumento di produzione dal 2002 e cambio di ruolo).

La produzione comincia dal basso come segue:

(1) paesi con produzione in aumento: Kazakistan (di recente piatta), Russia (solo 100.000 b/g in più l'anno scorso), Colombia (+60.000 b/g), Cina (di recente piatta) e Canada (+200.000 b/g di syncrude da sabbie bituminose).

(2) paesi piatti o in declino come Regno Unito e Norvegia

(3) paesi che di recente hanno raggiunto il picco: Brasile ed Azerbaigian
I gruppi da (1) a (3) hanno raggiunto il picco nel novembre 2011 (linea tratteggiata) e la loro produzione è declinata di 1,3 mb/g da allora

(4) paesi OPEC con Iraq, Arabia Saudita, Iran e Libia

(5) Stati Uniti in cima per vedere l'impatto del petrolio di scisto

Fig 2: Il petrolio di scisto maschera il recente declino nel resto del mondo

Il mondo senza petrolio di scisto ha declinato dopo un recente picco nel febbraio 2012 ad una media di 73,4 mb/g nel 2013, incidentalmente la stessa media vista per l'intero periodo dal 2005, quando la produzione di greggio era di 73,6 mb/g.


Fig 3: Produzione annuale di petrolio greggio e di petrolio di scisto americano rispetto alle proiezioni del WEO della IEA

Il resto del mondo continua su un plateau accidentato di produzione. Le proiezioni della domanda e dell'offerta di petrolio della IEA del 2004 e del 2008 non si sono materializzate. Solo il WEO del 2010 ci è andato vicino, ma solo a causa del petrolio di scisto americano per il quale non era stato previsto un aumento come quello poi osservato. Diamo uno sguardo agli attori principali nella parte alta della Fig 1.


Fig 4: Produzione incrementale di greggio di Iraq, Iran, Libia, Arabia Saudita e Stati Uniti

Possiamo vedere che l'Arabia Saudita ha declinato nel 2006-2007 (prezzi su), pompato di più nell'anno del picco olimpico del 2008 (ma non abbastanza e i prezzi sono andati alle stelle), è servita da produttore di riserva durante la crisi finanziaria del 2009 ed è entrata in gioco (tardivamente) quando la guerra in Libia è iniziata e ha continuato a pompare a livelli record quando sono partite le sanzioni contro l'Iraq. Il petrolio di scisto americano non ha fatto scendere i prezzi in modo sostanziale e sicuramente gli Stati Uniti non agiscono da produttori di riserva. Gran parte dei produttori di petrolio di scisto andrebbero in amministrazione controllata se smettessero di pompare. L'Arabia Saudita apparentemente cerca di compensare le perdite della produzione libica ed iraniana, ma non sembra ridurre la produzione di greggio per compensare il petrolio di scisto americano. L'Iraq dovrà tornare al sistema di quote del OPEC. Sarà interessante vedere a che livello di produzione ci si accorderà e se l'Iraq vi aderirà. In ogni caso, tutti i produttori di petrolio ME devono equilibrare i loro bilanci come evidenziato in questo post: 14/8/2013 il pareggio di bilancio del prezzo medio del petrolio del OPEC aumenta del 7% nel 2013 http://crudeoilpeak.info/opec-fiscal-breakeven-oil-price-increases-7-in-2013


Fig 5: Il solo Medio Oriente

Il declino in Siria e Yemen è stato compensato dagli aumenti in Kuwait, Emirati Arabi uniti e Qatar. L'Iraq non è riuscito a compensare i cali di produzione dell'Iran. 

Russia ed ex Unione Sovietica


Fig 6: Eurasia

Paesi dell'ex Unione Sovietica: l'Azerbaigian declina di 50.000 b/g dopo il proprio picco nel 2010. Il Kazakistan è piatto dal 2010.


Fig 7: La crescita della produzione russa di petrolio greggio sta rallentando

La Russia, che ora produce circa 10 mb/g, sta ancora crescendo di circa 100.000 b/g ma questo tasso di crescita sta rallentando dagli anni 2010 e 2012. Il WEO della IEA del 2013 scrive: “La produzione di petrolio in Russia si sta avvicinando ai livelli record dell'era sovietica, ma mantenere questa tendenza sarà difficile, data la necessità di combattere i declini dei giacimenti giganteschi della Siberia occidentale che attualmente producono la maggior parte del petrolio del paese”. http://www.worldenergyoutlook.org/publications/weo-2013/

Europa


Fig 8: Il Mare del Nord è in pieno declino

Africa


Fig 9: Produzione incrementale in Africa

Indipendentemente da quanto accade in Libia, l'Africa ha raggiunto il picco.

America Latina


Fig 10:  America Latina

Il Brasile sembra aver raggiunto il picco mentre la Colombia ha lentamente aumentato la produzione di petrolio pesante. I dati del Venezuela sembrano sostenuti in quanto non sono stati aggiornati dal gennaio 2011.

Riassunto

Dalla fine del 2010, il gruppo di paesi ancora in crescita  (+1.2 mb/g) non può compensare il declino altrove (-2.4 mb/g), dando un declino risultante di 1,2 mb/g o 400.000 b/g per anno. Questo è un declino determinato principalmente geologicamente. L'OPEC, che di solito invitava a fornire la differenza fra domanda e produzione non OPEC, ha avuto i suoi problemi (anelli di retroazione geopolitici causati dalla produzione di petrolio al picco) e non è stata in grado di riempire il vuoto. Il petrolio greggio globale senza il petrolio di scisto americano è diminuito di 1,5 mb/g dal suo picco più recente nel febbraio 2012. 

Conclusione:

Mentre i media mainstream cullano il pubblico facendogli credere il petrolio di scisto americano sia una rivoluzione, il picco del petrolio in molti paesi si mangia come un cancro il sistema di fornitura petrolifera. Il grande problema è che vengono costruite infrastrutture dipendenti dal petrolio che non saranno necessarie quando il petrolio di scisto americano raggiungerà il picco e rivelerà il declino sottostante.