(Immagine dal sito http://www.whoisbolaji.com/ ) ASPO, l'associazione per lo studio del picco del petrolio, sembra essere in crisi - qualcosa che avviene sia a livello nazionale come internazionale. Nel dibattito corrente, il concetto di "picco del petrolio" sembra essere diventato irrilevante e abbiamo visto recentemente un'ondata di commenti sul tono che gli ultimi eventi hanno in qualche modo dimostrato che non ci sarà nessun picco, perlomeno nel futuro prevedibile. In un certo senso, sembra che ASPO stia subendo lo stesso processo di demolizione che fu riservato tempo fa agli autori dei "Limiti dello Sviluppo".
Chiaramente, il fatto che tutti ritengano che un certo concetto sia sbagliato non vuol dire affatto che lo sia - anzi, per "I Limiti dello Sviluppo" gli eventi stanno dimostrando la bontà degli studi che hanno preso questo nome, a partire dal 1972. Lo stesso vale per il picco del petrolio che, nonostante i dinieghi urlati, si sta verificando sotto i nostri occhi. Tuttavia, l'esperienza dei "Limiti" ci dice anche che dobbiamo muoverci, cambiare, evolvere, se non vogliamo che un'ondata di propaganda e di leggende condanni ASPO all'irrilevanza. Allo stesso tempo, si sta facendo sempre più chiaro che il problema non è soltanto il picco del petrolio, ma tutta una serie di problemi correlati che hanno a che vedere con l'esaurimento di varie risorse, incluso la capacità dell'atmosfera di assorbire gas serra senza riscaldarsi oltre un certo limite. Nel post che segue, Toufic El Asmar prova a fare il punto della situazione.
Chiaramente, il fatto che tutti ritengano che un certo concetto sia sbagliato non vuol dire affatto che lo sia - anzi, per "I Limiti dello Sviluppo" gli eventi stanno dimostrando la bontà degli studi che hanno preso questo nome, a partire dal 1972. Lo stesso vale per il picco del petrolio che, nonostante i dinieghi urlati, si sta verificando sotto i nostri occhi. Tuttavia, l'esperienza dei "Limiti" ci dice anche che dobbiamo muoverci, cambiare, evolvere, se non vogliamo che un'ondata di propaganda e di leggende condanni ASPO all'irrilevanza. Allo stesso tempo, si sta facendo sempre più chiaro che il problema non è soltanto il picco del petrolio, ma tutta una serie di problemi correlati che hanno a che vedere con l'esaurimento di varie risorse, incluso la capacità dell'atmosfera di assorbire gas serra senza riscaldarsi oltre un certo limite. Nel post che segue, Toufic El Asmar prova a fare il punto della situazione.
Guest Post di Toufic El Asmar
Ugo Bardi fondatore di ASPO Italia, vede giusto quando dice che il compito
vero, inziale di ASPO Italia si è ormai esaurito. ASPO Italia, sezione italiana
dell'associazione scientifica ASPO (Association for the Study of Peak Oil) era
stata fondata più o meno nel 2005 con lo scopo principale di studiare le
dinamiche delle estrazioni e dei consumi del petrolio e del gas e le conseguenze
derivanti da tali attività sull’ambiente, l’ecologia, la salute umana; ma anche
sulle società moderne e meno moderne, e sulle loro rispettive economie. I
membri di ASPO Italia, in generale, si sono attivati durante questo ultimo
decennio per capire i fenomeni e cercare di proporre eventuali soluzioni di
mitigazione e di adattamento, ossia di sostenibilità e di resilienza.
Numerosissime proposte tecnico – politiche erano state sviluppate e presentate
ai decisori (amministratori e politici in generale) allo scopo di creare una
strada verso una società più sostenibile, capace di mantenere un certo livello
anche minimo di benessere, seguendo le indicazioni base uscite dagli scenari
dei modelli utilizzati nel rapporto “Limit To Growth” pubblicato nel 1972 (e
revisionato durante gli anni successivi) dal Club di Roma.
La strada non è stata facile e questo come ASPO Italia lo sapevamo.
Tuttavia grazie al lavoro di molti, sono però stati raggiunti risultati
incredibili. Basta pensare che fino al 2002 - 2003, le fonti rinnovabili
rappresentavano circa il 25% della produzione energetica Italiana (18% nel
2000) mentre è proprio grazie all’attività delle associazioni ambientaliste, di
molti iscritti al partito dei Verdi Italiani e in particolare/soprattutto
all’attività iniziale dei membri fondatori di ASPO Italia, il Paese, malgrado
le vicissitudini delle lobby e della maggior parte dei partiti Italiani, ha
visto le Rinnovabili crescere raggiungendo il record di +25.974 GWh rispetto al
2000 (fonte, Silvia Morelli del GSE).
Non
solo, ASPO Italia, durante il periodo 2004 – 2010 si è mossa anche sui
fronti della gestione dei rifiuti quando l’allora presidente di ASPO
Italia (Ugo Bardi), partecipò alla “Commissione Interministeriale
(Ambiente e Industria) per le Migliori Tecnologie di Gestione e
Smaltimento dei Rifiuti” sviluppando nel 2007, insieme
ai suoi colleghi della commissione, un documento completo per una
gestione virtuosa di una risorsa che tutti chiamano rifiuti ma che
effettivamente per come le cose si sono evolute oggi, non posso che
essere considerate come Risorse per il futuro. Oltre ai rifiuti, ASPO
Italia aveva sostenuto, sempre durante lo stesso periodo, il retrofit
elettrico (fiat 500, ad opera dell'associazione Euro Zev http://www.eurozev.org/) ed in parallelo, la ideazione del progetto RAMSES (finanziato completamente dalla Unione Europea, www.ec-ramses.net)
per lo sviluppo del primo veicolo completamente elettrico per
l’agricoltura. Non solo ASPO Italia attraverso uno dei suoi noti soci ha
contribuito alla produzione del primo prototipo di "sistema di
produzione di energia elettrica mediante lo sfruttamento dei venti di
alta quota" o KITEGEN http://www.liquida.it/kitegen/ .
I
campi di attività di ASPO sono sempre stati ampi e variegati, dalla
divulgazione tecnico scientifica, alla formazione, alla pubblicazione di
documenti e articoli (sia nel sito dell’Associazione www.aspoitalia.it che nei suoi due blog http://aspoitalia.wordpress.com/ e http://www.aspoitalia.it/blog/nte/,
dove vi si trovano i migliori contributi tecnici, scientifici,
ambientali, sociali, politici ed economici dei vari soci ma anche di non
soci ma simpatizzanti).
I campi di attività di ASPO sono sempre stati ampi e variegati,
dalla divulgazione tecnico scientifica, alla formazione, alla pubblicazione di
documenti e articoli (sia nel sito dell’Associazione www.aspoitalia.it che nei suoi due blog
http://aspoitalia.wordpress.com/ e http://www.aspoitalia.it/blog/nte/, dove vi si
trovano i migliori contributi tecnici, scientifici, ambientali, sociali,
politici ed economici dei vari soci ma anche di non soci ma simpatizzanti).
Purtroppo, e lo scrivo di malincuore, non basta e non basterà. Intanto la
situazione si è deteriorata, a tutti i livelli. La politica è completamente
assente da quasi 20 anni, e se ha avuto qualche cenno di presenza era solo per
tirare fuori delle decisioni che sono sempre andate nel senso contrario alla sostenibilità;
le maggiori linee guida o anzi le migliori burlesque dei politici sono state
quelle di portare avanti gli interessi del mondo della finanza, degli
immobiliaristi e dei cementificatori, delle lobby del petrolio, del gas. Molto
tempo e molti soldi sono stati sprecati con le politiche che hanno favorito gli
inceneritori (chiamandoli per eufemismo termovalorizzatori), le centrali
nucleari, la produzione delle auto convenzionali a combustione (chiamate Euro
2, 3, 4, ecc…), snobbando completamente qualsiasi soluzione alternativa. Sono
state favorite le politiche delle cosiddette grandi – opere, l’espansione
urbanistica selvaggia con le conseguenti bolle immobiliari (vedi la Spagna), la
corruzione finanziaria – politica, la distruzione dell’ambiente, degli ecosistemi, della biodiversità, e l’inizio
della fine delle risorse in generale.
Questa perdita di tempo potrebbe, forse,
diventare fatale non solo per le prossime generazioni ma anche per quelle
attuali compresa la nostra.
I problemi che abbiamo affrontato come associazione erano troppi e
rimangono i soliti, con l’aggravante che oggi sono peggiorati in maniera
esponenziale. Per chi riesce a immaginarsi il sistema Terra nella sua
complessità, e per chi tenta di seguire i percorsi delle varie crisi in atto,
si renderà conto che ormai siamo molto al di là della fase di allarme, e che
abbiamo superato abbondantemente il punto di non ritorno: siamo in completo
deficit ecologico, climatico, umano, ed economico (siamo in Overshoot): La domanda di risorse è
talmente superiore ai fabbisogni quotidiani della attuale popolazione mondiale
e delle sue società iper-consumistiche che ci vorrebbero almeno 1,5 – 2 pianeti
simili al nostro per essere soddisfatta. E se le cose, nel breve o medio
periodo, dovessero continuare ce ne vorrebbero forse più di 5 pianeti Terra.
Penso che ormai sia insufficiente se non riduttivo continuare a
parlare di petrolio, gas, energie rinnovabili. Il pericolo invece è molto più
ampio e la sua ampiezza sarà la risultante dell’azione di tre problemi
fondamentali:.
a-
La continua crescita della popolazione, in particolare nelle aree
considerate ad economia emergente (Cina, India, Pakistan) ma anche in
quelli ad economia meno emergente (Nord Africa, e Africa Saheliana in
particolare, ed il
Medio Oriente con Gaza, Iran, Libano, e ovunque il fattore umano inteso
come
numero di persone è considerato un arma per le prossime guerre settarie o
di
cosiddetta liberazione);
b-
I Cambiamenti Climatici ed in particolare il Riscaldamento Globale,
fenomeno negato da troppi ma che si sta manifestando in questo 2012 con
inverni estremamente rigidi e estati fortemente bollenti, il cui
fenomeno più
inquietante è la siccità diffusa superiore a quella del 2003, e le cui
conseguenze economiche e di sicurezza alimentare mondiale si sentiranno
soltanto nell'anno a venire.
c- La crisi finanziaria – economica, che è conseguenza non soltanto dei
comportamenti demenziali delle banche e assicurazioni, del mondo della finanza,
della cecità totale e stupidità dei politici stessi. Ma soprattutto per chi
ancora non lo ha capito, è una prima conseguenza amara dell’esaurimento delle
risorse (energetiche, minerarie, idriche, e alimentari).
Dunque, iIl problema oggi non è il ritorno ad una società e ad un pensiero comunista (come qualcuno ancora si auspica) che
alla fine ha dimostrato il proprio fallimento, e nemmeno quello di proporre un
pensiero ambientalista idealista e puro; il problema è cercare di trovare una nuova strada per arginare
l'aggressività e gli effetti nefasti del capitalismo selvaggio del quale troppi
regimi anche dichiaratamente comunisti, oggi, ne fanno ampiamente parte e ne
godono degli effetti. Non basta più dire alle persone che il petrolio ormai è
in esaurimento, ma va raccontata tutta la storia e questa storia purtroppo è e
sarà segnata da catastrofi (tra l’altro già in corso).