La storia dell'"esperimento di Filadelfia" racconta come negli anni 1940 la marina americana aveva trovato il modo di teletrasportare intere navi a grandi distanze. E' difficile pensare a una bufala più assurda di questa ma ancora oggi c'è gente che ne parla e, probabilmente, c'è persino chi la da per vera. Se non altro, questo indica la voglia matta che c'è in giro di credere ai complotti; anche quelli più strampalati. Un caso per certi versi simile a quello dell'esperimento di Filadelfia si è verificato di recente nel dibattito sulla "fusione fredda"
Nel 1955, un appassionato di dischi volanti americano, Morris K. Jessup, ricevette una strana lettera da qualcuno che si firmava Carlos Allende. Nella lettera, si raccontava di un esperimento segreto eseguito dalla Marina Militare degli Stati Uniti nel 1943, sulla base di una teoria sviluppata da Albert Einstein e Nikola Tesla. Secondo Allende, era stato possibile teletraspore un intero cacciatorpediniere a parecchie miglia di distanza, per poi ritrasportarlo in porto.
E' una storia talmente assurda che non meriterebbe particolare attenzione se non fosse per la sua incredibile resistenza negli anni e per il fatto che se ne parla ancora oggi - certe volte come se fosse vero. Vale la pena allora di ragionarci un po' sopra.
Cominciamo dall'inizio: Jessup era un astronomo mancato che si dilettava di dischi volanti e che aveva scritto diversi libri sull'argomento. Sosteneva le solite strampalate teorie su Atlantide, Lemuria, Mu, e cose del genere. L'identità di "Carlos Allende" fu scoperta nel 1980: si chiamava in realtà Carl Allen ed era soltanto un tale un po' strampalato. Aveva letto alcuni dei libri di Jessup e aveva pensato di fargli uno scherzo inventandosi la storia del cacciatorpediniere teletrasportato. Jessup sembra averci creduto perché cercò di trovare altri dati e provò a scrivere dei libri sull'argomento. Non ebbe molto successo; cominciò a soffrire di depressione e finì per suicidarsi nel 1959.
Tutta qui la storia dell'esperimento di Filadelfia: uno scherzo giocato da un buontempone a un appassionato di dischi volanti, probabilmente più credulone della media. Però, rimane da capire che cos'è che ha fatto si che la storia sia ancora viva e vegeta oggi. Uno dei motivi potrebbe essere che quando si chiama in causa Nikola Tesla siamo già un bel passo avanti nel creare una leggenda. Ma non basta Tesla; quello che ha reso la storia veramente irresistibile è stata la tendenza umana a credere ai complotti dei poteri forti. Non c'è niente da fare, quando entra di mezzo questo fattore il successo della leggenda è assicurato. Il fatto stesso che la Marina Americana abbia negato tutta la storia (e, come è ovvio, non avrebbe potuto fare altrimenti) sembra essere per molti una prova irrefutabile che sta nascondendo qualcosa.
La voglia matta di credere ai complotti è un fattore che vediamo all'opera continuamente: cospirazione dei climatologi, scie chimiche, falsi allunaggi, energia gratis, terremoti artificiali e tantissime altre cose. Esiste, insomma, una diffusa tendenza a credere automaticamente a qualsiasi cosa, purché venga smentita dal governo o dalla scienza "ufficiale".
Questa tendenza l'abbiamo vista venir fuori anche di recente in una curiosa storia che ha coinvolto i sostenitori della cosiddetta "fusione fredda" e la loro forte tendenza al complottismo. La storia la riporta in dettaglio Sylvie Coyaud ("Ocasapiens") in un post dal titolo "Il passero uccellato". Tutto è partito da una discussione sui commenti del blog "scettico" di Camillo Franchini. A un certo punto, alcuni dei commentatori si sono messi a parlare di un complotto segreto che coinvolgeva la ricerca del bosone di Higgs al CERN. Si parlava di tentativi di nascondere i dati, di una rivolta (poi occultata) dei post-doc del CERN, del fallimento della scienza ufficiale. Insomma, cose che fanno felici i complottisti.
Era, ovviamente, tutto uno scherzo come sarebbe dovuto essere ovvio per chiunque; se non altro perché se c'è veramente un complotto segretissimo da qualche parte è difficile pensare che se ne discuta apertamente nei commenti di un blog pubblico. Tuttavia, il dialogo sul blog di Franchini è stato preso seriamente e riprodotto per intero sul blog pro-fusione fredda "22passi" di Daniele Passerini. Dai commenti, appare chiaro che sia Passerini come alcuni dei frequentatori del blog avevano creduto che fosse tutto vero. Gli era parso veramente che quello che avevano letto sul presunto complotto del CERN per nascondere i dati era un indicazione del fallimento della scienza "ufficiale" e una conferma dell'esistenza della fusione fredda.
E' curioso pensare di come è simile questo caso a quello dell'esperimento di Filadelfia: in entrambe i casi abbiamo uno scherzo giocato a qualcuno più credulone della media che ci è cascato in pieno. Tuttavia, a differenza del caso di Filadelfia, i buontemponi del blog di Franchini hanno rivelato quasi subito lo scherzo mettendosi a parlare di assurdità lampanti, come quella di aggiustare gli algoritmi invertendo l’input con l’output ma che non lo si poteva fare perché i sistemisti del CERN sono troppo ciccioni per infilarsi in certi buchi strettissimi. Alla fine, c'era un tale accumulo di assurdità nei commenti che era veramente impossibile non accorgersene e anche sul blog "22passi" se ne sono accorti. Così, la leggenda del "complotto del CERN" non si è diffusa (perlomeno per ora).
Alla fine dei conti, non c'era gran bisogno di dimostrare che i credenti nella fusione fredda sono più sensibili al complottismo della media. La loro voglia matta di credere appare evidentissima da quello che scrivono proprio sulla fusione fredda. Ma non sono i soli a soffrire di questo problema. L'Internet è una terra di leggende e tutti abbiamo voglia di credere in qualcosa. Bisogna starci molto attenti: le leggende sono belle e affascinanti, ma ricordiamoci che esiste anche un mondo reale. Nel mondo reale non si teletrasportano navi, non si produce energia nucleare in uno scaldabagno e non si spaccano i nuclei atomici a martellate.