martedì 12 gennaio 2010
Galileo Galilei contro i negazionisti
Una delle scene più interessanti del "Galileo" di Bertolt Brecht è quando Galileo cerca di convincere i suoi oppositori a guardare con i loro occhi dentro il telescopio. Ma questi si rifiutano di mettere l'occhio all'oculare, preferendo credere ai loro arzigogoli filosofici. Questa scena di Brecht è una drammatizzazione di un fatto vero: ovvero che, al tempo di Galileo, molti negarono i suoi risultati su basi puramente filosofiche, senza degnarsi di esaminare i dati.
Sembra che il tempo di Galileo sia passato da un pezzo eppure, come sempre, la storia si ripete. Oggi vediamo il rifiuto di esaminare i dati sperimentali in una polemica apparsa su "Il giornale" del 12 Gennaio 2010 fra Vittorio Barale, ricercatore al Centro di Ricerca Europeo di Ispra, e Paolo Granzotto, giornalista.
Barale mette di fronte a Granzotto i dati sulle temperature del Mediterraneo: dati veri, documentabili, pubblicati su riviste internazionali. E, esattamente come aveva fatto Galileo ai suoi tempi, invita Granzotto a fargli visita; a toccare con mano gli strumenti che usa, a verificare e a documentarsi.
E Granzotto che fa? Reagisce esattamente come gli oppositori di Galileo. Si rifiuta di verificare; si rifiuta di toccare con mano. Si rifugia nelle battute di dubbio gusto ("Calma e gesso, caro Barale"); nell'argomentare su dettagli del tutto marginali ("venti o trenta, Barale?"), nell'arrampicarsi sugli specchi citando i dati che ha ripescato in un vecchio articolo su La Stampa ("Circa. Facciamo 19.6?") nel tirar fuori il complottismo più classico: le email del "climategate" che nulla hanno a che vedere con le temperature del Mediterraneo. Fra le altre cose, citando il preteso imbroglio dei ricercatori del Climate Research Unit, Granzotto da dell'imbroglione anche a Barale - che nulla ha a che fare con il climategate. In effetti, l'insulto gratuito è il rifugio di tutti gli incompetenti.
Per finire, non avendo altri argomenti a disposizione, Granzotto si rifugia nella negazione pura e semplice: "qui non si scalda un bel niente" Sembra di sentire gli oppositori di Galileo che proclamano solennemente "Le lune di Giove non esistono"
Non resta, a questo punto, che qualche equivalente moderno della Santa Inquisizione costringa i climatologi a pentirsi e negare i loro errori, pena essere messi al rogo. Vista la situazione, non sembra che ci siamo neanche tanto lontani - allora l'analogia con il caso di Galileo sarebbe veramente completa.
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Ringrazio Franco Miglietta per la segnalazione dell'articolo sul "Giornale"