lunedì 30 luglio 2012

Picco del Petrolio: è arrivato?



Da Cassandra's Legacy. Traduzione di Massimiliano Rupalti







La scorsa settimana ad un incontro pubblico, mi è stato chiesto diverse volte se questo famoso “picco del petrolio” è arrivato o no. La gente che ha sentito parlare di picco del petrolio sembra diventare impaziente, ma ho paura che dovremo aspettare ancora un po'. Il picco del petrolio non è ancora arrivato, almeno se lo intendiamo come un significativo declino della produzione dei combustibili liquidi. Ciò significa che le previsioni basate sul modello di Hubbert erano sbagliate? In un certo senso, sì: dovreste sapere che i modelli sono sbagliati per definizione, Alcuni, tuttavia, possono essere utili se sappiamo come usarli. Ed è il caso del modello di Hubbert: esso ci ha dato un utile avvertimento che, tuttavia, scegliamo di ignorare. Lasciate che vi spieghi questo punto per usando il riassunto di una conferenza che ho tenuto alla conferenza sul futuro dell'energia organizzata dal Club di Roma a Basilea il 16/17 ottobre 2011. Sono passati diversi mesi da quando ho tenuto quella conferenza, ma le cose non sono cambiate molto da allora.

Buon pomeriggio, signore e signori. Il mio tempo è breve oggi, quindi proverò ad andare più veloce possibile, limitandomi ad una breve discussione sui modelli che hanno portato al concetto chiamato “picco del petrolio”. Da questo potrete farvi un'idea su quanto accade oggi al mercato del petrolio e su come l'economia potrebbe esserne colpita.

Quindi, prima di tutto, cos'è il “picco del petrolio”? Il termine è stato introdotto nel 2002 da Colin Campbell per indicare i “punto di non ritorno” della produzione mondiale, che è il punto in cui viene raggiunto il massimo storico della produzione ed inizia un irreversibile declino. Ma l'idea di un Picco di produzione” del petrolio è molto più vecchia. Risale a un saggio che Marion King Hubbert ha presentato nel 1956, dove sosteneva che la produzione del pretrolio greggio negli Stati Uniti (più esattamente nei 48 stati meridionali) avrebbe seguito una curva a campana. Ecco la curva proposta da Hubbert.


Vedete che si suppone che la curva raggiunga un picco a metà strada e questo è l'elemento che ha avuto gran parte dell'attenzione oggi. La data del picco, in particolare, ha assunto un certo valore di profezia. E non c'è dubbio che Hubbert abbia colto qualcosa in modo giusto. Ecco il confronto coi dati storici.


Ora, come potete vedere, la concordanza coi dati storici di una delle curve proposte da Hubbert è molto buona. In realtà è eccellente, considerando il lasso di tempo preso in considerazione. Non è così facile fare una previsione che si rivela essere così buona dopo 14 anni! E la previsione ha continuato ad essere buona per molti anni, fino a poco tempo fa, quando la produzione ha mostrato un aumento che l'ha spostata dalla curva di Hubbert. Ma, ancora una volta, questo non sottrae nulla al fatto che Hubbert aveva chiaramente previsto che la produzione avrebbe avuto dei problemi ad un certo punto. E li ha avuti.

Quindi, passiamo al “Picco del Petrolio”, il vertice della produzione petrolifera mondiale. Nello stesso saggio del 1956 dove aveva stimato la data del picco statunitense, Hubbert ha fatto il primo studio serio su quanto a lungo sarebbero durate le riserve mondiali. E' stata un'impresa difficile, perché le riserve mondiali di petrolio non erano conosciute così bene allora, ma Hubbert ci ha provato. Vediamo quali sono stati i suoi risultati: 


Come vedete, la curva della produzione mondiale ha la stessa forma di quella della produzione statunitense ed è stato previsto che il picco arrivasse al 2000. In tempi successivi, altri autori hanno rivisto lo studio di Hubbert usando metodi simili. Per esempio, Campbell e Laherrere nel 1998 hanno previsto il picco  per circa il 2005. Più tardi ASPO (Association for the Study of Peak Oil) ha rivisto queste previsioni trovando il picco da qualche parte fra il 2005 e il 2010 (guardate, per esempio, queste previsioni per il 2007).

Come si comportano queste previsioni confrontate con i dati storici? Vediamo qualche dato di Euan Mearns, che comprende non solo il petrolio greggio, ma anche condensati e liquidi del gas naturale.


Non vediamo un picco nel 2000, e nemmeno nel 2005. Se il picco fosse stato nel 2000 o nel 2005, dovremmo già vedere un significativo declino della produzione. Quello che vediamo, invece, è un plateau che è durato per tutti i cinque anni passati, più o meno, e che ha interrotto la tendenza alla crescita che è stata la regola dal 1983. Quindi ancora niente picco, ma chiaramente “qualcosa” è accaduto nella produzione petrolifera a partire dal primo decennio del ventunesimo secolo, considerando anche il notevole aumento dei prezzi del petrolio di quel periodo. Ma cos'è successo, esattamente? Dov'è il picco? Ce lo dobbiamo aspettare presto o tarderà a lungo?

Penso che a questo punto abbiamo bisogno di un momento di pausa. Cos'è esattamente un modello e per cosa può essere usato? I modelli si presentano con un certa varietà di forme: formali, informali, complessi, semplici, aggregati, multiparametro ed altro. Ma, a prescindere dal modello usato, una cosa che può essere detta è che se pensate che possano predire il futuro, ho paura che sarete delusi pesantemente. I modelli matematici complessi possono benissimo non essere migliori della sfera di cristallo, parte integrante della scatola degli attrezzi di ogni mago che si rispetti. I modelli non sono magia. I modelli sono solo strumenti. E, proprio come per ogni strumento, bisogna sapere come usarlo, altrimenti si rischia di farsi male.

Il futuro non è una cosa semplice da studiare. Esso si dipana sempre in direzioni multiple mentre si procede. Così, si usano i modelli non per fare previsioni, ma per capire quale direzione si è presa. Senza modelli si cammina alla cieca e non si ha idea di dove si va. Coi modelli è come avere una torcia elettrica. E' probabile che non si riesca a vedere lontano nell'oscurità, ma almeno si ha un'idea di dove si cammina. I buoni modelli daranno una panoramica più vasta, quelli meno buoni saranno più limitati. Ma se si conosce quello che può fare il modello (e cosa non può fare), allora esso può sempre essere utile. 

Possiamo applicare queste considerazioni ai modelli del picco del petrolio. La versione più semplice, come abbiamo detto, è quella di Hubbert. Lo possiamo chiamare un modello di “primo ordine” in quanto ha assunto che i fattori principali che colpiscono l'estrazione del petrolio sono relativi alla geologia e che l'industria continuerà ad agire come al solito, anche quando affronta il picco. Ma ciò non è accaduto. Il mercato ha reagito con prezzi del petrolio in aumento e il sistema produttivo si è adattato con un fiume di investimenti nello sfruttamento di risorse petrolifere costose che il modello di Hubbert non aveva considerato come estraibili. In un certo senso, il futuro è stato cambiato da un fattore di “secondo ordine”: i prezzi. E quindi abbiamo preso una diversa direzione e non abbiamo avuto un picco, non ancora, almeno. 

Ma il modello di Hubbert non ha “sbagliato”, ha lavorato bene entri i propri limiti. Ci ha dato un utile avvertimento sul fatto che ci saremmo dovuti aspettare dei problemi con la produzione petrolifera durante il primo decennio del ventunesimo secolo. Abbiamo scelto di ignorare quell'avvertimento e siamo stati presi di sorpresa dal picco dei prezzi che sta causando un sacco di problemi. Il futuro sorprende sempre, specie se non si hanno buoni modelli. 

Cosa dobbiamo aspettarci adesso? Be', non ci serve un modello formale per capire che l'industria del petrolio può continuare ad estrarre fino a che i clienti sono in grado di pagare. Il problema è che, con l'esaurimento progressivo, i costi di estrazione possono solo aumentare, visto che mettiamo mano a risorse sempre più difficili, sporche e remote. Ciò continuerà a determinare prezzi alti. Così, avremo un picco del petrolio quando non saremo più in grado di pagare questi prezzi a lungo.

Se volete un modello formale che tenga in considerazione questi fattori, potreste dare uno sguardo al mio “Modello di Seneca”. Esso genera una curva di produzione come questa:


Seneca, come potreste ricordare, era un filosofo Romano che ha notato che “la rovina è più rapida del progresso”. Il modello di Seneca è di “secondo ordine”, nel senso che tiene in considerazione fattori che il semplice modello di Hubbert non considera. Vedete che, in questo modello, il picco è spianato, appare come un plateau che dura pe un po', simile a quello che abbiamo visto con la produzione petrolifera fino ad oggi. Poi, abbiamo una caduta precipitosa, cosa che ho definito il “Dirupo di Seneca”. 

E' questo il futuro? Probabile, ma ricordiamo sempre che se un modello è una torcia elettrica, non mostra che una debole impressione di un certo numero di direzioni che il futuro può intraprendere. Non prendete il modello di Seneca come una previsione. Non possiamo prevedere il futuro, possiamo solo essere preparati a qualsiasi cosa il futuro ci riserverà.

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