sabato 19 marzo 2022

Il problema della propaganda è che rimbecillisce anche chi la crea

 

Questa pagina sembra venire dall'edizione stampata di "Repubblica" del 2 Febbraio 2022. Non trovo conferma sul Web, ma comunque tutti i giornali stanno riportando la stessa notizia con gli stessi toni trionfalistici.


Guardate bene l'illustrazione qui sopra. E poi pensate che una volta andava di moda prendere in giro l'Unione Sovietica perché facevano propaganda distorcendo il significato dei dati.

Se non vi accorgete subito del barbatrucco, ve lo spiego con un esempio. Immaginate di stare camminando per una strada in piano e di cadere all'improvviso in una buca profonda 8 metri. Poi, arrampicandovi per uscire, riuscite a risalire di circa 6 metri. Certo, meglio che essere in fondo, ma siete sempre 2 metri sotto, dentro la buca. Ora, immaginatevi che un giornalista pubblichi la storia di quello che vi è successo facendo vedere un grafico dove sembra che siate 6 metri più in alto del livello stradale. E che con grande entusiasmo commenti sul vostro progresso. 

Vedete cosa hanno fatto? Hanno messo i punti sul grafico come se l'economia nel 2021 fosse partita da zero, non da -8.9% dell'anno prima. I dati sono giusti, ma sono presentati in modo fuorviante. Mi domando se quello che ha inventato questo trucchetto si sia reso conto di quello che ha fatto. Di sicuro nessuno ha detto una parola in proposito: tutti i giornali hanno pubblicato la stessa cosa, con lo stesso trionfalismo. E dai commenti, mi sa che la maggior parte della gente ci creda (o forse fa finta di crederci).

Da questo, vi potete immaginare cosa vi stanno raccontando su tante altre cose. Vi faccio un altro esempio dal "Guardian" (non è solo in Italia che i giornali imbrogliano il pubblico).

Qui, un articolo apparso sul "Guardian" che alcuni definiscono come un giornale serio. Forse lo era, ma ora è quasi peggio della nostra "Repubblica".

Leggete il titolo "𝘐𝘭 𝘤𝘢𝘴𝘰 𝘱𝘦𝘳 𝘭𝘦 𝘮𝘢𝘴𝘤𝘩𝘦𝘳𝘪𝘯𝘦 𝘦̀ 𝘥𝘪𝘷𝘦𝘯𝘵𝘢𝘵𝘰 𝘦𝘯𝘰𝘳𝘮𝘦𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘱𝘪𝘶̀ 𝘧𝘰𝘳𝘵𝘦. 𝘎𝘭𝘪 𝘴𝘤𝘪𝘦𝘯𝘻𝘪𝘢𝘵𝘪 𝘢𝘮𝘮𝘦𝘵𝘵𝘰𝘯𝘰 𝘪 𝘭𝘰𝘳𝘰 𝘦𝘳𝘳𝘰𝘳𝘪 𝘤𝘰𝘯 𝘪𝘭 𝘊𝘰𝘷𝘪𝘥" Ne dedurreste che l'articolo parla di scienziati che prima sostenevano che le mascherine non funzionavano, mentre ora le raccomandano.

E invece no! Per niente. Manco col piffero! Di 7 (sette) scienziati intervistati, 𝐬𝐞𝐢 𝐧𝐨𝐧 𝐝𝐢𝐜𝐨𝐧𝐨 𝐮𝐧𝐚 𝐩𝐚𝐫𝐨𝐥𝐚 𝐬𝐮𝐥𝐥𝐞 𝐦𝐚𝐬𝐜𝐡𝐞𝐫𝐢𝐧𝐞. Solo una, questa signora Susan Michie (*), ne parla. Ma se guardate cosa ha detto in passato, vedete che 𝐧𝐨𝐧 𝐞̀ 𝐚𝐟𝐟𝐚𝐭𝐭𝐨 𝐯𝐞𝐫𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐡𝐚 "ammesso i suoi errori." Non ha minimamente 𝐜𝐚𝐦𝐛𝐢𝐚𝐭𝐨 𝐢𝐝𝐞𝐚 𝐬𝐮𝐥𝐥𝐞 𝐦𝐚𝐬𝐜𝐡𝐞𝐫𝐢𝐧𝐞!! Assolutamente no. Già le raccomandava a Maggio del 2020 in un articolo su "Nature Human Behavior" 

Insomma, vedete come siamo ridotti. Ahimé.......


(*) Fra le altre cose, se leggete la biografia della signora Michie, vedete che è un membro del partito comunista britannico. Non me lo invento, c'è scritto sulla sua pagina di wikipedia. https://en.wikipedia.org/wiki/Susan_Michie. Attenzione! Questo non vuol dire che per il fatto di essere comunista abbia torto e neppure che un comunista non possa avere idee scientificamente corrette. E' solo per vostra curiosità.








sabato 12 marzo 2022

L'Esperimento di Zimbardo: le Origini della Crudeltà Umana

 


Da "Unconditional Blog"

La Società di Guardie e Prigionieri: Le Origini della Crudeltà Umana

Daniel Nuccio ci racconta la storia del famoso “esperimento carcerario” fatto negli anni 70 dallo psicologo americano Phillip Zimbardo. Aveva diviso un gruppo di studenti in “guardie” e “prigionieri” e aveva notato come le “guardie” sviluppavano comportamenti sadici e crudeli, mentre i “prigionieri” si auto-accusavano e si auto-colpevolizzavano di crimini che non avevano mai commesso.

Ci sono state varie critiche al modo in cui questi esperimenti sono stati condotti, ma rimangono un punto essenziale per capire come funziona la mente umana e come certe condizioni possano portare gli esseri umani a commettere crudeltà spaventose. Non sono solo esperimenti, lo abbiamo visto succedere nella storia, e sta ancora succedendo. Nuccio fa l’esempio molto calzante di come la popolazione dei paesi Europei si è divisa in “carcerieri” e “carcerati,” il primo gruppo quello dei vaccinati, il secondo quello dei “No-vax.” Tutto quello che è successo e che sta succedendo somiglia in modo preoccupante agli esperimenti Zimbardo, anche se eseguito su scala mondiale. E si può pensare che il futuro potrebbe anche essere peggiore. (U.B.)


***

Cosa può dirci l’esperimento carcerario di Stanford sulla vita nell’era della pandemia?

di Daniel Nuccio, Istituto Brownstone (articolo originale)

Traduzione a cura del Prof. Ugo Bardi per The Unconditional Blog

Nella tarda estate del 1971, un giovane fu prelevato dalla sua casa di Palo Alto, in California. Poi un altro. E un altro ancora. Nove in tutto, furono portati via a forza. Alla fine furono portati in un posto senza finestre e senza orologi, furono spogliati e incatenati. Furono vestiti con abiti simili a tute. Furono dati loro dei numeri da usare al posto dei loro nomi. I piccoli piaceri furono ridefiniti come privilegi, così come gli atti basilari come fare il bagno, lavarsi i denti e usare una toilette adeguata quando si voleva.

In sostanza, erano diventati i giocattoli degli altri nove giovani che ora li tenevano in quel posto senza finestre. Vestiti uniformemente con pantaloni e camicie color kaki, insieme a grandi occhiali da sole riflettenti, con fischietti al collo e mazze da golf, questi altri nove giovani avrebbero potuto essere i loro compagni di classe, i loro colleghi di lavoro, i loro amici se si fossero incontrati in un altro luogo o tempo, ma invece ora possedevano il controllo quasi assoluto su di loro, spesso esercitandolo per nessun altro scopo che umiliare ed sottomettere, per ricordare ai loro prigionieri il loro stato subordinato.

Questi giovani uomini vestiti in uniforme, in kaki e occhiali da sole, erano le guardie della “Stanford County Prison”. Agivano per ordine del dottor Phillip G. Zimbardo.

La ricerca che Zimbardo condusse quell’agosto sarebbe diventata uno degli studi più famosi e più infami della storia della psicologia.

Come la storia è raccontata nella maggior parte dei testi introduttivi di psicologia, Zimbardo si propose di studiare il potere delle forze situazionali e dei ruoli sociali sull’identità e sul comportamento. Per farlo, ha assegnato in modo casuale studenti universitari apparentemente normali, senza storia criminale o malattia mentale, il ruolo di guardia o prigioniero in una prigione simulata, fornendo poche o nessuna istruzione.

Tuttavia, a causa delle azioni spontanee e sempre più sadiche delle guardie e dei crolli emotivi estremi dei prigionieri, Zimbardo ha dovuto interrompere prematuramente l’esperimento – ma non prima di fare alcune importanti scoperte su come i ruoli sociali e gli ambienti oppressivi possono alterare la psiche e le azioni delle persone normali in modo patologico.

Le descrizioni di Zimbardo del suo lavoro tendono ad essere un po’ più grandiose, a volte confinando con il racconto di un mito greco o un racconto biblico, una storia di qualcosa di surreale, o come Zimbardo ha detto una volta, qualcosa di “kafkiano”.

Nel modo in cui la storia è presentata nella trascrizione di una presentazione messa insieme da Zimbardo, tutti coloro che sono entrati in quella finta prigione da lui costruita sembravano alla deriva in un sogno. Le menti di coloro che rimasero troppo a lungo si fratturarono. Ben presto, tutti quelli che rimasero cominciarono a trasformarsi in creature possedute da un incubo.

Fortunatamente, però, il buon dottore fu svegliato dalle suppliche di un giovane che, nel bel mezzo di un crollo mentale, implorò di non essere rilasciato per poter dimostrare di essere un buon prigioniero. Fu allora che Zimbardo capì che era giunto il momento di porre fine al mondo che aveva creato.

I critici, tuttavia, hanno messo in discussione molti aspetti del racconto di Zimbardo e la sua narrazione spesso acritica, anche se meno drammatica, nei testi di psicologia.

Solo un terzo delle guardie si è effettivamente comportato in modo sadico. Alcuni dei prigionieri potrebbero aver simulato i loro crolli emotivi per un rilascio anticipato dopo essere stati indotti a credere che come prigionieri volontari non erano autorizzati a lasciare la finta prigione.  

Ma forse la critica più incriminante è che fin dall’inizio, Zimbardo, che ha assunto il ruolo di sovrintendente della prigione, ha reso chiaro che era dalla parte delle guardie. Lo ha fatto insieme al suo direttore, che aveva ricercato e progettato una versione rudimentale della simulazione tre mesi prima per un progetto in una delle classi di Zimbardo. Fornì alle guardie istruzioni dettagliate su come gestire i prigionieri all’inizio, poi li spinse continuamente ad essere più duri con i detenuti man mano che l’esperimento di Stanford andava avanti.

In un documentario, Zimbardo ha riconosciuto che, anche se ha proibito alle guardie di colpire i prigionieri, ha spiegato loro che potevano infondere noia e frustrazione. Il video del giorno dell’orientamento mostra il carismatico professore nel fiore degli anni che istruisce le sue guardie: “Possiamo creare paura in loro, in qualche misura. Possiamo creare una nozione di arbitrarietà, che la loro vita è totalmente controllata da noi, dal sistema”.

Alcuni partecipanti ammisero in seguito di aver seguito deliberatamente i ruoli loro assegnati. Dato che Zimbardo li pagava 15 dollari al giorno per la loro partecipazione, era essenzialmente il loro capo nel loro lavoro estivo.

Nonostante questi dettagli aggiuntivi però, rimane difficile negare che lo studio di Zimbardo può dirci qualcosa di importante sulla natura umana.

Forse come i preadolescenti con cui Muzafer Sherif giocò al Signore delle Mosche nelle estati del 1949, 1953 e 1954, i giovani della prigione della contea di Stanford arrivarono a interiorizzare le identità associate ai loro gruppi arbitrariamente assegnati, ma qui in un ambiente intelligentemente progettato per l’oppressione e con una gerarchia sociale prestabilita.

Forse, come gli americani apparentemente normali che Stanley Milgram incaricò di somministrare quelle che credevano essere scosse sempre più dolorose a studenti smemorati in un presunto esperimento sulla memoria, stavano solo obbedendo all’autorità.

Forse sapevano semplicemente che venivano pagati di giorno in giorno e volevano che questa situazione continuasse.

Forse era una combinazione di tutte queste cose.

Alla fine, però, almeno una parte delle guardie e dei prigionieri ha agito in conformità con i ruoli arbitrariamente assegnati, e forse i membri di entrambi i gruppi hanno accettato l’autorità di quelli sopra di loro, anche se questo significava comportarsi con crudeltà casuale o accettare la degradazione.

L’esperimento attuale: Anno uno

Nei primi giorni dell’Era Pandemica, i nostri sovrintendenti e guardiani presero il controllo di tutti gli aspetti della vita quotidiana. Ci hanno fatto indossare delle maschere. I piccoli piaceri, così come gli atti basilari come passare il tempo con la famiglia e gli amici furono ridefiniti come privilegi. Hanno creato la paura. Hanno instillato noia e frustrazione. Hanno creato una nozione di arbitrarietà, che le nostre vite erano totalmente controllate da loro, dal sistema. Eravamo loro prigionieri. Eravamo i loro giocattoli.

Nei primi giorni dell’Era Pandemica, non c’erano vere guardie o raggruppamenti arbitrari oltre alle autorità e ai prigionieri – almeno nessuno con cui molti si identificassero veramente.

Avevamo delle forze dell’ordine regolari che si poteva dire avessero agito come guardie in alcuni luoghi, seguendo gli ordini dei sovrintendenti e dei guardiani, arrestando i passeggiatori solitari e molestando i genitori che permettevano ai loro figli di giocare insieme. Eppure, la maggior parte delle persone in gran parte degli Stati Uniti, almeno, non ha mai sperimentato quel livello di tirannia diretta.

All’inizio avevamo le denominazioni di essenziale e non essenziale, ma nessuno sapeva davvero cosa significassero queste categorie. Nessuno ne traeva reale potere o status.

Le uniche distinzioni che si poteva dire avessero un significato per l’Anno Uno dell’Era Pandemica erano obbediente e dissidente, mascherato e smascherato, prigioniero buono e prigioniero cattivo, sebbene anche queste perdessero un po’ di significato in virtù del fatto che erano impermanenti e fluide e che rivelare la propria appartenenza era generalmente una questione di scelta personale.

Gli obbedienti si concedevano l’occasionale indulgenza, incontrando partner romantici e togliendosi le maschere in compagnia degli intimi. Gli smascherati indossavano con riluttanza il simbolo della loro oppressione quando richiesto. Nessuno doveva dichiarare la propria dissonanza cognitiva.

Fu solo quando i vaccini Covid divennero disponibili che cominciarono ad emergere gruppi più significativi.

Illustrazione di Doug Chayka

L’esperimento attuale: Secondo anno

Quando i vaccini Covid divennero ampiamente disponibili, i gruppi di vaccinati e non vaccinati presero forma ed era chiaro quale gruppo i nostri sovrintendenti e guardiani favorissero fin dall’inizio.

A volte fornivano istruzioni dirette. A volte non lo facevano. Ma, nei luoghi e nelle istituzioni dove il loro potere era più forte, i nostri sovrintendenti e guardiani incoraggiavano e costringevano i loro prigionieri a far parte del gruppo favorito, permettendo loro di riguadagnare privilegi come l’istruzione, il lavoro, e piccoli piaceri della vita che una volta vivevano. Mettevano anche in chiaro che nessuno poteva sollevarsi completamente dal suo stato attuale finché praticamente tutti non avessero scelto di farlo.

In breve tempo persone presumibilmente normali arrivarono ad accettare e favorire i requisiti di vaccinazione per i viaggi, il lavoro e l’istruzione.

Alcuni, tuttavia, sembravano fare un passo avanti e cominciarono a immaginarsi come guardie.

Come nella prigione della contea di Stanford, la violenza fisica era fuori discussione. Così come il tipo di spinte, spintoni e incursioni notturne che Sherif osservava tra i ragazzi arbitrariamente divisi, scelti per i suoi campi estivi. Tuttavia, varie forme di ostracismo erano considerate pienamente accettabili, se non incoraggiate e condonate. 

Più esplicitamente questo avveniva sotto forma di quelle guardie appena delegate che, agendo in una capacità ufficiale o professionale, eseguivano obbedientemente gli ordini dei nostri sovrintendenti e guardiani, allontanando i clienti non vaccinati dai ristoranti, facendo allontanare i medici non vaccinati dagli ospedali, mettendo i piloti non vaccinati in congedo indefinito e non pagato.

Tuttavia, più sottilmente, ha preso anche la forma di una sorta di crudeltà casuale all’interno delle famiglie, degli uffici e delle scuole.

I propri cari richiedevano l’un l’altro di mostrare la prova della vaccinazione per partecipare a matrimoni e vacanze.

Coloro che avevano ricevuto esenzioni mediche o religiose dai datori di lavoro e dalle università con obblighi di vaccinazione avevano, in alcuni posti, supervisori che li escludevano da certi angoli dei loro posti di lavoro e colleghi e compagni di classe, che da tempo avevano smesso di mascherarsi e di prendere le distanze tra di loro, ricordavano loro di mantenere le distanze e pretendevano che prima di entrare in una stanza stessero sulla porta e dessero il tempo ai presenti di mascherarsi.

Anche se forse non è sufficiente a fomentare il tipo di presunti collassi psicologici notati dal sovrintendente Zimbardo nella prigione della contea di Stanford, almeno a breve termine, non ci vuole molto per immaginare come tali umiliazioni quotidiane possano erodere il senso di appartenenza o di significato di una persona. A lungo termine, sembrerebbe naturale che questi costanti richiami al proprio stato subordinato generino sentimenti di depressione, alienazione e inutilità.

Un considerevole corpo di ricerca sull’ostracismo e l’esclusione sociale suggerirebbe che tali sentimenti sarebbero solo naturali.

Ulteriori lavori nell’area indicano che coloro che sono stati ostracizzati, in una certa misura, arrivano a vedere se stessi e i loro aggressori sociali come se avessero perso elementi della loro natura umana, trasformandosi in cose fredde e rigide prive di iniziativa ed emozione.

In altre parole, i nostri prigionieri moderni, con il tempo, arrivano a vedere se stessi e le loro guardie come metamorfosi in orrori da incubo.

Direzioni future: Terzo anno

Con il passare del tempo, però, sta diventando sempre più chiaro che l’efficacia dei vaccini Covid non è proprio quella promessa inizialmente.

Numerosi studi condotti in California, Israele, Ontario e Qatar, insieme ad altri, hanno costantemente dimostrato che gli individui completamente vaccinati possono ancora contrarre e presumibilmente trasmettere la SARS-CoV-2, specialmente dopo la comparsa della variante Omicron.

Quindi la base per attribuire qualsiasi significato reale ai gruppi di vaccinati e non vaccinati, o almeno qualsiasi significato reale da cui i primi potrebbero essere concessi o derivare una qualche forma di superiorità sociale o morale sugli altri, è stata demolita.

Di conseguenza avrebbe solo senso che questi raggruppamenti si dissolvessero.

Eppure, la ricerca ha dimostrato che le persone continuano a trovare un significato anche nei raggruppamenti più insignificanti, anche quando non c’è una ragione oggettiva per farlo.

Dopo un anno in cui i nostri sovrintendenti e guardiani hanno imputato pubblicamente i non vaccinati come una letterale e figurativa rovina della società che ostacola il ritorno alla normalità, è ancora più comprensibile che alcuni continuino a trovare un significato in queste denominazioni.

Così, anche se alcune città e aziende abbandonano i mandati di vaccinazione, non tutte sono state disposte a restituire gli stessi diritti, ora definiti privilegi, sia ai vaccinati che ai non vaccinati.

Inoltre, la famiglia, gli amici, i colleghi e i compagni di classe di alcuni individui non vaccinati non si fanno scrupoli a comportarsi con crudeltà casuale nei loro confronti. Alcuni individui non vaccinati sono addirittura ancora disposti ad accettare la loro degradazione casuale.

Forse, come i ragazzi preadolescenti con cui Muzafer Sherif giocava al Signore delle Mosche, queste guardie e prigionieri moderni hanno interiorizzato le loro nuove identità, ma in un ambiente intelligentemente progettato per l’oppressione e con una gerarchia sociale implicita.

Forse, come gli americani apparentemente normali che Stanley Milgram incaricava di somministrare quelle che credevano essere scosse sempre più dolorose a studenti smemorati in un presunto esperimento sulla memoria, stanno solo obbedendo all’autorità.

Forse stanno cercando di fare la loro parte per compiacere i loro sovrintendenti e guardiani nella speranza di guadagnare qualche ricompensa immaginaria.

Forse è una combinazione di tutte queste cose.

Una lezione finale dal sovrintendente Zimbardo.

Dato il mondo in cui abbiamo vissuto negli ultimi due anni, nonostante i numerosi difetti che i critici hanno trovato nel lavoro di Zimbardo, così come Zimbardo l’uomo e Zimbardo la leggenda, sembrerebbe che sia lui che altri membri dell’età dell’oro della psicologia sociale possano ancora dirci molto su come i ruoli sociali, gli ambienti oppressivi e le autorità potenti possono alterare la psiche e le azioni delle persone normali in modi patologici.

Ma forse una delle ultime lezioni che Zimbardo può insegnarci è più un ricordo di qualcosa che George Orwell scrisse in 1984: “Chi controlla il passato controlla il futuro; chi controlla il presente controlla il passato”.

Durante la sua carriera Zimbardo sembra aver lavorato attivamente per scrivere il proprio mito e ha influenzato i campi della psicologia e della giustizia penale per decenni.

Quindi, forse fino a quando coloro che hanno lavorato per dare un significato sociale o morale ai raggruppamenti di vaccinati e non vaccinati sono autorizzati a scrivere il mito di come le politiche pubbliche e i comportamenti interpersonali che sono seguiti hanno contribuito a consegnarci alla nostra parvenza di normalità di ritorno, più è probabile che continueremo ad avere una società di guardie e prigionieri che agiscono con crudeltà casuale e accettano la degradazione mentre andiamo avanti nel futuro. 

Daniel Nuccio

domenica 6 marzo 2022

Ascesa e caduta dello scientismo. Abbiamo bisogno di una nuova religione?


Cos'è la religione, esattamente? Monaci ieratici che cantano i loro inni? Fanatici che compiono sacrifici umani? Vecchie signore che recitano il rosario? Pentecostali che parlano in lingue? È tutto questo e altro ancora. Le religioni non sono vecchie superstizioni, ma parte del modo in cui funziona la mente umana. Sono strumenti di comunicazione progettati per costruire l'empatia nella società su larga scala. (originariamente pubblicato su "The Seneca Effect")


Avrete sicuramente notato come una nuova religione stia nascendo proprio davanti ai nostri occhi. Include una serie completa di sacrifici, rituali, canoni, santi, preghiere, e il conflitto del bene contro  male. Non include ufficialmente la credenza in un Dio onnipotente, ma adora un'entità chiamata "Scienza". Possiamo definirlo "scientismo".

Non sono una persona religiosa, non normalmente, almeno. Ma riconosco che la religione può essere una buona cosa. È uno strumento che ti dà una bussola morale, un codice di comportamento, uno scopo sociale, una dignità e un sostegno mentre vai avanti nei vari passaggi della vita. Per alcuni, fornisce anche un percorso verso qualcosa di più alto della semplice esperienza umana in questo mondo. Quindi non mi sorprende che molte persone abbiano abbracciato lo Scientismo con entusiasmo.

Il problema è che ci sono aspetti malvagi della religione. Caccia alle streghe, sacrifici umani, cultisti fanatici, l'inquisizione spagnola, attentatori suicidi e altro. Anche religioni moderate, come il cristianesimo, possono essere perfettamente malvagie quando cercano di spaventarti per sottometterti, o usano la forza o l'inganno per lo stesso scopo.

Quindi, che tipo di religione è lo scientismo, buona o cattiva? Può essere entrambe le cose dato che continua a cambiare e ad adattarsi a una situazione in evoluzione in cui l'umanità sta affrontando sfide enormi, dall'esaurimento delle risorse al collasso dell'ecosistema. Lo scientismo può essere inteso come una reazione disperata a queste minacce, ma può anche peggiorare la situazione. È normale quando gli umani cercano di controllare sistemi complessi.

Di seguito, vi propongo il mio pensiero su questo punto. Mi dispiace che sia una storia lunga (circa 5000 parole). Scusate anche se si concentra principalmente sul cristianesimo nell'Europa occidentale - è un argomento che ho studiato in dettaglio e userò la storia romana antica come uno specchio in cui vedere il nostro futuro. Ma credo che quello che propongo sia valido, con alcune modifiche, anche per altre regioni e altre religioni.

1. Il cristianesimo: la prima religione universale

Nel 250 d.C. l'imperatore Decio emanò una legge che obbligava tutti i cittadini romani a fare sacrifici pubblici alle divinità romane tradizionali, compreso l'imperatore stesso come Dio vivente. Il rifiuto di farlo comportava pene severe, anche la morte. Il governo non risparmiò gli sforzi per assicurarsi che nessuno potesse sfuggire. Il sacrificio doveva avvenire in presenza di testimoni e di un pubblico ufficiale che rilasciava un "libellus", un certificato che attestava che il sacrificio era stato compiuto.

Abbiamo una descrizione dettagliata di questi eventi da Cipriano, vescovo di Cartagine, che ci racconta nel suo "De Lapsis" di come le autorità romane giocavano sul senso di responsabilità dei romani verso lo stato e i loro concittadini. Questa tattica di persuasione ebbe un certo successo: molti cristiani caddero nell'idolatria piuttosto che affrontare la morte o la rovina. Ma alcuni resistettero e offrirono la loro vita come martiri (testimoni) della fede cristiana. Cipriano stesso fu martirizzato in una successiva persecuzione ordinata dall'imperatore Valeriano.

A quel tempo, lo stato romano era ancora in grado di imporre la sua volontà con la forza bruta, ma questo non durò a lungo. Il regno di Decio durò solo due anni. Più tardi, Valeriano fu catturato in battaglia contro i Persiani e si dice che fu usato come uno sgabello umano quando l'imperatore persiano Shapur 1 montava a cavallo. Qualche decennio dopo, l'Impero Romano era governato da un imperatore cristiano, Costantino.

Se il cristianesimo ebbe così tanto successo nonostante gli sforzi dello stato per eliminarlo, ci saranno state delle buone ragioni. Principalmente, fu perché era la prima religione veramente universale, almeno nella parte occidentale dell'Eurasia (dall'altra parte, il buddismo arrivò secoli prima). Prima del cristianesimo, non c'era nulla del genere: il termine "religione" era applicato principalmente ai culti delle divinità locali.

Durante la loro fase di espansione, i romani giocavano al sincretismo, termine che implica la combinazione di diverse credenze e mitologie. Questa è, tra l'altro, la probabile origine del termine "religione" che deriva dal verbo latino ligare, che significa "legare insieme". I romani si occupavano dei culti delle regioni conquistate affermando che le divinità venerate erano le stesse di Roma, tranne che per i nomi diversi. Così, il greco "Zeus" doveva essere la stessa entità del latino Iovis (Giove), e continuavano a far corrispondere ogni divinità straniera con la sua controparte romana.

Per i romani, la religione non era un elemento marginale della loro cultura. Attribuivano i loro successi al loro comportamento corretto e alla riverenza verso gli dei tradizionali: era il concetto di "pietas". Quindi, era importante per tutti eseguire i riti sacrificali e rifiutarsi di farlo era un grave crimine. I culti che erano visti come incompatibili con questa visione erano considerati malvagi e venivano soppressi. I loro seguaci potevano essere sterminati. Questo fu il destino dei druidi, per esempio, accusati di compiere sacrifici umani dalla propaganda romana. Anche i primi cristiani erano visti in questo modo, comprese le solite accuse di sacrifici umani e cannibalismo.

L'approccio romano alla religione funzionò ragionevolmente bene fino al I-II secolo d.C., quando l'Impero iniziò a mostrare segni di declino. Come è tipico in tutte le società in declino, il risultato fu quello di tentare di risolvere i problemi insistendo con le cose che li avevano causati.  L'Impero fu gradualmente trasformato in una dittatura militare dominata da un'élite preoccupata solo di mantenere la propria ricchezza e il proprio potere a spese di tutti gli altri. I riti religiosi divennero sempre più focalizzati sul sostegno allo stato.

Il cristianesimo nacque come risposta a queste tendenze totalitarie. Era un tentativo di proteggere i poveri e i diseredati dando loro la dignità che deriva dall'essere membri dell'ecclesia, la comunità dei fedeli. Questa era sicuramente un'idea altamente sovversiva. I cristiani sostenevano che l'imperatore non era un dio e che anche l'imperatore doveva sottomettersi a un'entità soprannaturale onnipotente: il Pantocrator, il creatore e il dominatore dell'universo, il solo e unico Dio.

In un certo senso, i cristiani stavano cercando di usare i libri sacri, la Bibbia e i Vangeli, per imporre ciò che oggi chiamiamo "costituzione" allo stato romano. Mentre Dio era teoricamente più potente degli imperatori, almeno non era pazzo, crudele o pervertito, come molti imperatori si rivelarono essere. Dio era buono per definizione e, più tardi, sarebbe stato caratterizzato nell'Islam come benevolo e misericordioso.

Contrastare l'eccessivo potere delle élite romane era un'idea necessaria, ma non facile da mettere in pratica. Contro la repressione della polizia imperiale, era necessario un Dio potente; un pantheon di molte divinità semplicemente non avrebbe funzionato. I filosofi stoici di quell'epoca avevano già giocherellato con il monoteismo, ma non avevano mai cercato di trasformarlo in un fenomeno di massa. Il cristianesimo, invece, fece esattamente questo. Fu un trionfo di ingegneria sociale realizzato da un solo uomo: Paolo (Saul) di Tarso.

Paolo era un ebreo e creò il cristianesimo come una sorta di "ebraismo light". Come molte religioni dell'epoca, l'ebraismo non era universale: era la religione del popolo d'Israele che aveva stretto un'alleanza con il suo Dio. Ma era una religione speciale nella sua affermazione che c'era un solo Dio e che tutti gli altri erano illusioni o spiriti maligni. Il genio di Paolo fu quello di fare perno sui principi religiosi ebraici per promuovere il monoteismo come una forma di religione universale. Il cristianesimo poteva essere abbracciato da chiunque, indipendentemente dalla sua origine etnica. Paolo eliminò anche molti dei requisiti dell'ebraismo: I cristiani non avevano bisogno di passare attraverso la dolorosa e rischiosa cerimonia della circoncisione, né dovevano rispettare speciali regole alimentari.

Una volta creato, il cristianesimo divenne un potente strumento sociale. Non solo poteva opporsi all'eccessivo potere degli imperatori, ma i cristiani potevano creare servizi di governo a basso costo sfruttando la loro capacità di creare comunità sulla base di credenze condivise piuttosto che sull'applicazione della legge. Anche dopo il crollo dell'Impero, il cristianesimo mantenne un'organizzazione che rispecchiava lo stato scomparso: il Papa era l'equivalente dell'imperatore, i vescovi svolgevano il ruolo dei burocrati, il clero era l'esercito, e così via.

Il cristianesimo continuò a dominare l'Europa per tutto il Medioevo. Cominciò a perdere importanza con il Rinascimento, quando i governi europei scoprirono che era un ostacolo ai loro piani di espansione mondiale. La "controversia di Valladolid" vide gli stati europei e la Chiesa cristiana dibattere sullo status dei nativi americani. Gli Stati li volevano come schiavi, la Chiesa come cristiani devoti. La Chiesa vinse il dibattito, ma fu una vittoria vuota. Iniziò un declino irreversibile del cristianesimo che continua ancora oggi, quando gli stati sembrano aver deciso di sostituirlo con lo scientismo - una nuova religione secolare che fa a meno di molti dettagli, incluso "Dio". È una lunga storia che deve essere raccontata in dettaglio, partendo dal capire cosa sia esattamente la "religione".

2. La religione come tecnologia per la creazione di empatia su larga scala

Le interazioni tra gli esseri umani si basano sull'"empatia". È un concetto di ampio respiro che include molte sfaccettature del comportamento umano, ma, in ogni caso, senza empatia, gli umani non possono lavorare insieme e non possono realizzare nulla. Chuck Pezeshky fornisce una definizione di base del concetto di empatia:

L'empatia è un fenomeno complesso, sovrapposto e annidato. Non è semplicemente 'sentire' per qualcuno, o peggio ancora, 'dispiacersi' per qualcuno. Quella è simpatia. E si impila attraverso i nostri centri automatici, emotivi e cognitivi. L'empatia, e il modo in cui si manifesta, è LA funzione di coerenza dell'informazione per gli esseri umani, e di conseguenza, le reti sociali. Essa, a seconda del livello di sviluppo degli individui, è la chiave di volta di come funziona la sovra-mente collettiva.

Pezeshky elenca cinque livelli di empatia, dal più basso ("automatico") al più alto ("immersivo"). Il livello più basso ha sfumature militari di obbedienza agli ordini, fai quello che ti viene detto di fare, o quello che vedi fare agli altri (marciare al passo dell'oca, per esempio). Il più alto ha alcuni aspetti di comunione con gli altri allo stesso livello globale - si fa ciò che si pensa sia bene che tutti facciano per il bene di tutti.

Questi sono elementi interessanti che descrivono come gli esseri umani interagiscono tra loro. Ma c'è un requisito di base implicito in tutti questi livelli: l'empatia è possibile solo finché le persone possono capirsi. Per questo, hanno bisogno di un linguaggio comune.

Il problema è che il linguaggio è uno strumento locale o al massimo regionale. Nell'antichità, se camminavi per un centinaio di chilometri da dove eri nato, ti trovavi circondato da persone che non riuscivano a capire una parola di quello che dicevi - ed era vero anche il contrario. Era un problema noto fin dai tempi della torre di Babele.

Ora, come si fa a costruire un sentimento empatico con persone che non si possono capire? Non è facile, e non c'è da meravigliarsi che gli antichi chiamavano tutti gli stranieri "Barbari", cioè quelle persone che parlano facendo "bar-bar", rumori senza senso.

I barbari possono essere combattuti, tenuti lontani o uccisi. Ma è anche vero che un seguace vivo vale molto di più di un nemico morto. Quindi, il problema dei re e degli imperatori era come governare su persone che non capivano la loro lingua. È il problema del governo che potremmo considerare come una forma di empatia su scala statale.

Una possibilità per il governo su larga scala è quella di usare "lingue commerciali" internazionali, come la koinè dell'antica regione mediterranea. Queste lingue sono potenti strumenti di networking, ma è costoso addestrare le persone in una lingua che non è la loro e che la maggior parte di loro non sarà mai in grado di padroneggiare completamente. E non è facile costruire una relazione empatica di alto livello usando una lingua che non si padroneggia bene.

Una soluzione per aggirare il problema è usare metodi di comunicazione non vocale. È un'idea molto antica: se ti trovi circondato da persone straniere che non parlano la tua lingua: cosa fai? Prima dei tempi moderni, c'erano solo due modi: 1) usare i gesti, 2) offrire regali.

Per quanto riguarda la prima possibilità, i gesti, è notevole come alcune forme di linguaggio del corpo siano universalmente note: un cenno della testa su e giù, per esempio, significa "sì" praticamente ovunque nel mondo. A partire da questo, si possono costruire interi linguaggi basati sui gesti, come facevano gli indigeni americani. Naturalmente, ci sono limiti alla complessità del messaggio che si può trasmettere usando i gesti, ma in alcuni casi, un gesto può diventare un rituale.

Pensate a fare il segno della croce: è un gesto semplice, ma anche una dichiarazione di ciò che siete, di ciò che credete, e a quale gruppo appartenete. Lo si può fare anche vestendosi in un certo modo, un'altra forma di comunicazione simbolica. Non c'è una ragione specifica per cui indossare una camicia nera dovrebbe definirti "fascista", ma è normalmente inteso esattamente così. Lo stesso vale per un intero universo di bandiere, cappelli, spille da bavero e altri accessori di abbigliamento.

Un insieme di rituali religiosi è chiamato "liturgia" dalla parola greca leitourgia, che può essere tradotta come "servizio pubblico". Infatti, la caratteristica chiave della liturgia è che è pubblica. È un evento in cui tutti i partecipanti dichiarano pubblicamente la loro appartenenza a un certo gruppo sociale e la loro adesione a un insieme di credenze.

In una liturgia non è necessario che i fedeli conoscano la lingua del clero e nemmeno quella degli altri membri della congregazione. Basta unirsi agli altri con gesti e danze e, in alcuni casi, cantando o recitando formule sacre - senza bisogno di capirle. Pensate a come, fino a tempi relativamente recenti, i cristiani cattolici recitavano formule in latino durante la messa, anche se la maggior parte di loro non capiva il latino. La liturgia può anche comportare complesse manifestazioni di comportamento collettivo, preghiere pubbliche, astensione da alcuni cibi specifici in periodi specifici, esecuzione di sacrifici (che significa "rendere sacro"), e altro.

A volte, la liturgia implica anche la penitenza, un modo tipico per mostrare che uno è serio nel proclamare il suo credo. Può significare digiuno, disagio o dolore autoinflitto. È tipico delle giovani religioni quando devono affrontare la dura opposizione dei concorrenti e dello Stato. Ai primi cristiani è stato talvolta chiesto di rinunciare alla loro vita per promuovere il loro credo. I primi martiri furono un potente fattore di diffusione del cristianesimo nell'Impero Romano.

Oltre alla liturgia, un gruppo religioso può sviluppare una sovrastruttura di governo formata dalle persone che possono comprendere il linguaggio sacro del culto: possono essere chiamati "sacerdoti", "imam" o "iniziati". Il risultato può essere una struttura chiamata "chiesa." Una chiesa è un'entità più complessa e non tutte le religioni ce l'hanno. L'Islam non ce l'ha, ma in alcune religioni secolari, come il fascismo e il comunismo, la Chiesa ha preso il nome di "partito".

Queste strutture sono state meccanismi comuni di creazione empatica nel corso di alcune migliaia di anni di impero umano. Le religioni più diffuse nel mondo, il cristianesimo, l'islam e altre affermano chiaramente che tutti gli esseri umani sono uguali di fronte a Dio e quindi tendono a generare una forma "orizzontale" o egualitaria di empatia. Non che l'assemblea dei fedeli (l'ecclesia) sia veramente egalitaria, ma almeno tende ad evitare un'eccessiva disuguaglianza: si suppone che tutti siano uguali di fronte a Dio.

Come si vede, le religioni sono entità complesse e sfaccettate, lungi dall'essere solo superstizioni di vecchio stampo. Rispondono a bisogni profondi dell'uomo per creare empatia in società complesse. Sono un'innovazione che è apparsa nella storia in tempi molto recenti: solo poche migliaia di anni fa, dopo centinaia di migliaia di anni in cui gli esseri umani vivevano in piccoli gruppi di non più di poche centinaia di individui. Stiamo ancora cercando di adattarci a questo nuovo modo di vivere, e la religione può essere un aiuto o un ostacolo. Si sta evolvendo con noi tutto il tempo, e con l'altra entità complessa che si evolve in parallelo: lo stato.

3. Stato, denaro ed empatia

Stati e religioni hanno obiettivi simili, ma modi diversi di metterli in pratica. Entrambi mirano a creare sistemi di governo basati sull'empatia. Ma mentre la religione si basa sulla liturgia, lo stato si basa sul denaro.

Le economie monetarie e gli stati associati sono nati dall'antica tradizione del dono. Con la diffusione del commercio, i metalli iniziarono ad essere usati come forma compatta e portatile di merce. Abbiamo prove del commercio dei metalli già nel 3° millennio prima della nostra era. Dal 6° secolo a.C., la moneta divenne una tecnologia diffusa in Eurasia. Il "denaro" acquisì presto la forma di dischi di metallo standardizzati, monete d'oro o d'argento, con un'immagine impressa che garantiva il loro titolo e il loro valore. Queste monete erano una forma pratica di comunicazione anche tra persone che non condividevano una lingua.

Già nell'antichità, il denaro e lo stato erano strettamente legati l'uno all'altro. Lo stato produceva metalli preziosi dalle miniere e coniava monete. Lo stato riscuoteva anche le tasse, in modo da recuperare dai cittadini il denaro che spendeva. È lo stesso oggi, anche se il denaro non è più basato sui metalli ma è diventato un'entità astratta creata da oscuri processi virtuali eseguiti dal "sistema finanziario" per conto dello stato. La triade di denaro, mercati e stato è stata il motore dei sistemi sociali umani negli ultimi 5.000 anni, e lo è ancora.

Spendere denaro è il modo di comunicare agli altri il proprio status e il proprio potere (oggi si chiama "consumo cospicuo"). La bellezza dell'idea è la sua universalità. Nell'antichità, il denaro a base d'oro o d'argento era riconosciuto in tutte le società urbane del mondo. Permetteva ai ricchi romani di acquistare seta preziosa dalla Cina (un'abitudine che alla fine li ha rovinati, ma questa è un'altra storia).

Se vediamo la società umana come una complessa rete di nodi (singoli esseri umani) collegati tra loro, possiamo dire che il denaro è un tipo di empatia "verticale", cioè un tipo di comunicazione unidirezionale dove qualcuno dà ordini e qualcun altro li esegue. Il denaro tende a generare una gerarchia semplicemente perché le persone ne hanno quantità diverse e chi ha più denaro tende a dominare su chi ne ha meno. La disuguaglianza tende ad aumentare quando gli stati attraversano i loro cicli di declino (e, come diceva Seneca lo stoico: la crescita è lenta, ma la rovina è rapida).

Nel corso della storia, gli stati giovani tendono ad essere forti e in crescita, e i loro governanti spesso pensano di non aver bisogno di una religione, se non come ornamento alla loro gloria. Quando questi stati forti entrano in conflitto con una religione, quest'ultima è quasi sempre perdente. La ragione è semplice: se vuoi combattere una guerra, hai bisogno di soldati. E i soldati devono essere pagati. Quindi, hai bisogno di soldi, e per avere soldi, hai bisogno di uno stato. È il controllo del denaro che dà allo stato la sua forza militare.

Le religioni non sono così brave a fare le guerre. Dai tempi dei monaci guerrieri chiamati parabolonoi del V secolo d.C. (quelli che si dice abbiano ucciso la filosofa pagana Ipazia nel 415 d.C.) ai moderni piloti kamikaze giapponesi e agli attentatori suicidi islamici, al massimo le religioni sono state capaci di creare bande di fanatici armati, ma non dei veri e propri eserciti. Anche i Cavalieri Templari, che avevano fama di essere guerrieri d'élite, furono facilmente sconfitti e sterminati dal re di Francia quando decise di liberarsene, nel 1307. Ma non c'è bisogno che gli stati ricorrano alla forza bruta per sottomettere le religioni. I capi religiosi sono facilmente corruttibili e trasformati in dipendenti del governo.

L'interazione tra stato e religione passa attraverso cicli di dominio e interdipendenza. Quando lo stato è forte, tende a respingere o sopprimere la religione. Quando lo stato attraversa una fase di declino, il denaro è costoso da produrre e, più di tutto, per funzionare deve esistere un mercato dove coloro che hanno soldi possano comprare qualcosa. Se l'economia crolla, il denaro scompare. E, con esso, lo stato. Allora, la religione appare come una forma più economica di rete sociale e lo stato scopre che ha bisogno di arruolarla come sostegno. Col tempo, lo stato può diventare così debole che la religione subentra come struttura che gestisce la società. È successo quando l'Impero Romano d'Occidente è crollato.

Questi cicli tendono a ripetersi e forse ora ci troviamo in una situazione in cui il declino del potere dello stato genera la necessità di nuove forme di religioni. Quella che sembra emergere dalla battaglia dei memi si chiama "scientismo".

4. L'ascesa e la caduta dello Scientismo

Lo scientismo è nato come un insieme di idee legate ai rapidi sviluppi economici e tecnologici del Rinascimento. Il fondatore si dice sia stato Galileo Galilei, che si trovò in conflitto con la Chiesa Cattolica e subì una forma minore di martirio - come si addice ai fondatori di nuove religioni.

Al tempo di Galileo, durante il XVII secolo, la Chiesa aveva ancora il sopravvento nel conflitto, ma le cose cambiarono con Charles Darwin e la sua idea di evoluzione per selezione naturale, a metà del XIX secolo. Presto i leader europei scoprirono che una versione distorta del darwinismo poteva essere usata per giustificare il loro dominio mondiale. L'idea che gli europei fossero una razza superiore, destinata a dominare tutte le altre, divenne una posizione ufficiale di diversi governi durante il 20° secolo, con alcuni di loro attivamente impegnati nello sterminio delle "razze inferiori" e degli individui inadatti come atto di igiene razziale. Naturalmente, Darwin non ha mai lontanamente inteso che le sue idee fossero capite in quel modo, anzi, sono perfettamente compatibili con le opinioni religiose cristiane. Ma è così che funziona la mente umana.

Lo scientismo ha guadagnato un enorme prestigio durante il 20° secolo. Le armi nucleari divennero le divinità paradigmatiche dello scientismo. La spettacolare liturgia associata di potenti esplosioni minacciò (e in due casi ottenne) sacrifici umani su una scala mai vista prima. Col tempo, lo Scientismo si è spostato in una serie di rituali ancora più potenti, quelli che coinvolgono la modifica della natura stessa degli esseri umani, chiamati anche "ingegneria genetica".

Fino a tempi relativamente recenti, gli stati occidentali hanno mantenuto il cristianesimo come religione di stato. Ma le cose stanno rapidamente cambiando man mano che gli stati occidentali raggiungono i limiti delle risorse naturali che sfruttano. È una condizione che normalmente non viene riconosciuta, ma i suoi effetti sono chiari a tutti. I costi crescenti dello sfruttamento delle risorse naturali appaiono sotto forma di profondi problemi finanziari.

Finora, la cura al problema è stata il "denaro virtuale", che, a differenza delle monete di metallo prezioso, può essere creato dal nulla. Forse siamo a corto di minerali, ma di sicuro non saremo mai a corto di moneta virtuale. Il problema è che senza un mercato, il denaro di qualsiasi tipo è inutile. E un mercato ha bisogno di risorse per essere creato. Questo è il problema irrisolvibile che affronta oggi l'Impero Globale.

Attualmente, il denaro viene progressivamente dirottato dalla gente comune alle élite, che hanno ancora accesso a un mercato e possono continuare a giocare al gioco del consumo cospicuo (molto cospicuo, oggi). Allo stesso tempo, aumenta il numero di coloro che hanno zero soldi, attualmente conosciuti come i "deplorevoli". I lockdown servono a dare ai membri superstiti della classe media l'illusione di avere ancora soldi e che si tratta solo di una situazione temporanea di non poterli spendere. Ma una frazione sempre più grande della popolazione viene spinta fuori dal sistema economico in un limbo in cui sopravvive solo finché le élite sono in grado e disposte a fornire loro dei sussidi. E nessuno può dire per quanto tempo.

L'inflazione finale si verifica quando non c'è nulla che si possa comprare, a quel punto il denaro semplicemente cessa di esistere (o, se volete, il suo valore diventa zero). Con esso, sparisce la rete di empatia "verticale" che tiene insieme lo stato. E lo stato scompare. Non ci siamo ancora, ma questo è il momento in cui lo stato ha un disperato bisogno del sostegno della religione. E sembra che gli stati occidentali stiano scaricando il cristianesimo per lo scientismo, ormai ufficialmente la religione di stato quasi ovunque nel mondo.

Lo scientismo ha avuto tanto successo in questo nuovo ruolo perché lo stato ha usato la sua forza bruta sotto forma di propaganda di massa per sfruttare la caratteristica fondamentale di tutte le religioni: creare legami empatici tra persone che non capiscono il linguaggio degli altri. Non è più la stessa cosa della diversificazione geografica di una volta, oggi è la complessificazione della società che ha creato campi di conoscenza specializzati che usano gerghi diversi e reciprocamente incomprensibili. Lo scientismo unisce tutta la Babele risultante sotto un'unica bandiera, "fiducia nella scienza". La fiducia negli "esperti" sostituisce la necessità di comprendere diversi insiemi di idee.

Il risultato è che ai fedeli non è richiesto di sapere nulla dei complessi rituali eseguiti dagli adepti dello scientismo. In effetti, gli scienziati aborrono l'idea della "citizen science" e tendono a credere che la scienza debba essere lasciata solo agli scienziati. Ai laici viene chiesto di esprimere la loro accettazione della nuova religione partecipando ad una liturgia che comporta punture, maschere per il viso, allontanamento sociale, igienizzazione delle mani e altro.

La nuova liturgia sembra aver avuto un notevole successo: i fedeli sono sinceramente convinti di fare quello che fanno come un servizio agli altri. È la magia dell'empatia "orizzontale". Alla gente piace aiutare gli altri, è un comportamento intrinseco della psiche umana che è stato sfruttato dai creatori della nuova religione. Lo Scientismo, così com'è ora, è un notevole successo di ingegneria sociale.

Sfortunatamente per i promotori dello Scientismo, ci sono enormi problemi con la loro idea. Uno è che può essere definito come un "granfalloon", per usare il termine di Kurt Vonnegut per "una coalizione insensata di esseri umani orgogliosi". Anche se molte persone vedono la nuova liturgia come un servizio per gli altri, i rituali dello scientismo devono comunque essere imposti dal governo per mezzo di rigide sanzioni. È lo stesso di quando il governo romano imponeva sacrifici all'imperatore, pena la morte. Non siamo arrivati a questo per i miscredenti dello scientismo, finora, ma stiamo chiaramente scivolando in quella direzione.

Una religione che ha bisogno di essere imposta con la forza è condannata fin dall'inizio. Significa che non può creare un tipo stabile di "empatia orizzontale" naturale per gli esseri umani. Non può crearla sulla base dell'idea che gli esseri umani sono sacchi di sporcizia e portatori di germi che devono essere tenuti a distanza gli uni dagli altri o chiusi in gabbia. E le persone mascherate non possono davvero parlare tra loro, ci si aspetta solo che ricevano ordini dall'alto. È una forma brutale di empatia "verticale", basata sul potente che dà ordini al meno potente. Come accadde ai tempi delle persecuzioni romane contro i cristiani, la gente può cedere per sopravvivere, ma rimane pronta a gettare via la patina di correttezza politica alla prima occasione. Lo scientismo potrebbe già iniziare un declino irreversibile, spinto verso il basso dai suoi stessi sostenitori che bombardano la gente dagli schermi televisivi con frasi come "fidatevi della scienza".

Un altro enorme problema dello scientismo è che richiede anni di addestramento per gli adepti ("ricercatori") per renderli capaci di eseguire la complessa liturgia richiesta ("esperimenti scientifici"), anche perché hanno bisogno di costose attrezzature liturgiche ("strumentazione"). Tutto l'aggeggio è semplicemente impossibile da tenere insieme in una società che sta rapidamente scivolando verso il collasso economico.

La Chiesa cattolica è durata quasi duemila anni, il comunismo (che lo scrittore cattolico italiano Lorenzo Milani ha definito "una pagina strappata dai libri cristiani") è durato meno di un secolo. Lo scientismo durerà più di un decennio? E se no, cosa verrà dopo?


5. Il futuro della religione

Vedete nell'immagine un gruppo di lavoratori italiani nella città di Trieste che protestano contro le restrizioni imposte dal governo, questo ottobre, prima di essere dispersi dalla polizia con idranti, gas lacrimogeni e bastoni. Notate come alcuni di loro tenevano in mano un rosario. Non è usuale per i lavoratori che protestano, normalmente si suppone che siano gentaglia di sinistra senza Dio. Ma vedete come cambiano le cose: alcune vecchie ideologie hanno perso completamente la presa sulle persone che avrebbero dovuto rappresentare e ora vediamo riemergere vecchi valori e idee. Questa immagine mostra come il cristianesimo possa tornare alla sua forma originale di un modo per proteggere la gente comune dagli eccessi di un governo totalitario.

Naturalmente, al momento, il cristianesimo occidentale ha assunto una posizione completamente sottomessa di fronte all'impeto dello scientismo trionfante, ma questo potrebbe cambiare in futuro e ci sono prove della crescita di una nuova forte opposizione. Lo stesso vale per le altre grandi religioni mondiali, Islam, Buddismo e altre.

Poi, c'è la possibilità di nuove forme di religione. Il gaianesimo è un movimento in crescita che include alcuni elementi dell'antico paganesimo, e lo stesso vale per il movimento wiccan. Al momento, queste sono per lo più mode intellettuali. Specialmente il gaianesimo sembra fare gli stessi errori che stanno facendo le chiese tradizionali, cioè l'asservimento allo scientismo. A meno che non sviluppiamo una liturgia forte e convincente, il gaianesimo rischia di diventare poco più di un'agenzia di pubbliche relazioni per aziende coinvolte nel greenwashing. In questo momento, Gaia lavora come influencer per una catena italiana di supermercati. 

Ciò di cui abbiamo bisogno è una forma più alta di empatia che coinvolga le relazioni non solo tra gli esseri umani, ma anche tra tutte le creature viventi. Forse potrebbe assumere forme completamente nuove e inaspettate: la religione, in fondo, è solo uno strumento per raggiungere l'empatia e l'illuminazione. Quindi, potremmo forse rivitalizzare lo scientismo riportandolo al suo significato originale di "filosofia naturale"? Non impossibile, ma nemmeno facile. 

Secoli fa, San Francesco cercò di rivitalizzare una chiesa cristiana corrotta eliminando la fonte stessa della corruzione: il denaro. Non funzionò, ma oggi si propone di sostituire il denaro con forme di "credito sociale" che non sono controllate dallo stato, almeno non direttamente. Quindi, che ne dite di usare Google per creare empatia attraverso il credito sociale? La nuova religione potrebbe chiamarsi "Googlismo"? Chi lo sa? Come minimo, una religione dovrebbe difendere noi, poveri esseri umani, dalla tirannia dei governi. 

O potrebbe essere che potremmo andare avanti senza alcuna forma di religione ed essere ciò che siamo e siamo stati nella nostra storia? Semplicemente umani. Immaginatevi! 


venerdì 25 febbraio 2022

Ritorno alla realtà: Siamo tutti figli del petrolio




In questi giorni, mi sono capitati in mano per caso alcuni documenti della conferenza "ASPO-5," il convegno dell'associazione per lo studio del picco del petrolio che io e altri membri di ASPO-Italia avevano organizzato a Pisa nel 2004. Sembra che sia passato un secolo da quando ci eravamo illusi che sarebbe stato possibile convincere quell'entità nebulosa che si chiama "umanità" che stavamo esaurendo le nostre risorse naturali, petrolio in primo luogo, e che dovevamo fare qualcosa in proposito prima che fosse troppo tardi.

All'epoca, non sapevamo quanto tempo avevamo. I nostri dati ci davano il picco del petrolio "convenzionale" intorno al 2012, ma in realtà siamo riusciti a tirare avanti fino quasi ad oggi spremendo le riserve al massimo possibile. Abbiamo avuto quasi vent'anni di tempo per prepararsi ma, come ci si poteva aspettare, non abbiamo fatto quasi niente di serio in proposito. 

Al contrario, sono stati 20 anni di ottovolante alla ricerca disperata di un nemico. L'entità chiamata "umanità" ha dimostrato la maturità e la saggezza di un indemoniato in preda a convulsioni parossistiche. Il nemico è stato additato come Osama, Saddam, Assad, Qaddafi, Putin, e tanti altri, incluso una creaturina peduncoluta invisibile a occhio nudo che ci ha terrorizzato per due anni. Anche il picco del petrolio è stato demonizzato, come tutte le cose che ci fanno paura. Non lo si poteva bombardare, e nemmeno ci si poteva vaccinare contro di esso. Ma lo abbiamo marginalizzato, ridicolizzato e fatto scomparire dalla vista, come se l'avessimo sconfitto. 

Ma, ogni volta che ci sembrava di aver distrutto il nemico del giorno, questo si ripresentava in un'altra forma, più grosso e più brutto di prima. E ogni volta, nella lotta contro il mostro di turno, perdevamo qualcosa della nostra saggezza, della nostra libertà, della nostra umanità.

E ora? E ora siamo in trappola. Come ha detto uno dei nostri televirologi alla moda, "come sorci." I paesi europei (e l'Italia in particolare) si fanno trovare completamente impreparati in una situazione in cui dipendono pesantemente dall'estero per la loro produzione energetica. Senza energia a basso prezzo, l'industria non produce, e nemmeno l'agricoltura. E i sorci muoiono di fame. Se questa guerra non finisce presto, i sorci siamo tutti noi. 

UB

Nel seguito, un testo di Jacopo Simonetta. Come tutto quello che viene scritto nel mezzo di una crisi, molte cose che contiene potrebbero rivearsi sbagliate ma, secondo me, Jacopo qui le azzecca quasi tutte. 


Trappola per Topi in Ucraina

Di Jacopo Simonetta
https://www.apocalottimismo.it/trappola-per-topi-in-ucraina/

E così, questa volta gli americani avevano ragione: nella notte fra il 23 ed il 24 febbraio la Russia ha lanciato un attacco in grande stile sull’intero territorio ucraino senza neppure darsi la briga di una dichiarazione formale di guerra. Tutti, legittimamente, si chiedono se intenda conquistarla tutta o solo una parte. Sotto alcuni aspetti somiglia ad una riedizione dell’invasione dell’Ungheria del 1956 su ben più vasta scala, ma in un contesto completamente diverso ed un rischio consistente di escalation a livello continentale, se non mondiale, in ragione di molti fattori ignoti. Per esempio: cosa faranno gli USA con i loro satelliti (non la NATO come tale che interviene solo in caso di attacco al territorio di uno dei membri)? Esistono degli accordi segreti sulla partizione dell’Ucraina? La Cina approfitterà dell’occasione per attaccare Taiwan? E molti altri.

In un articolo apparso sul “Fatto Quotidiano”, Loretta Napoleoni ha ricordato che Putin da ragazzo andava a caccia di topi e che è solito chiosare le sue memorie ricordando che questo sport gli ha insegnato che non bisogna mai intrappolare un grosso ratto nell’angolo senza una via di fuga perché allora attacca e può fare molto male. Eccellente metafora, solo che in questo caso l’impressione è che ci siamo cacciati in trappola tutti quanti, a cominciare proprio da Putin. Forse, gli unici che ci guadagneranno qualcosa saranno proprio gli americani, ma vedremo.

Il contesto.

Tutti, nessuno escluso, stiamo impattando brutalmente contro il Limiti della Crescita (chi non conoscesse il libro lo legga, è fondamentale). Solo per dirne qualcuna, abbiamo certamente superato il picco del greggio e probabilmente anche quello di tutti i petroli. Il picco del gas e del carbone è alle spalle per molti e nel prossimo futuro per tutti, ergo il temuto “picco di tutto” è alle porte. Assai più grave è che la biosfera è stata devastata a tal punto che ha almeno parzialmente perduto la capacità di controllare i cicli bio-geo-chimici. Ciò significa che le variabili chimico-fisiche del pianeta sono fuori controllo e che più nulla ci garantisce che restino ancora a lungo compatibili con la vita o, perlomeno, con una civiltà complessa.

Anche se nessuno ne parla, tutto questo ha già da parecchi anni delle conseguenze dirette sulle persone, una delle quali è che le condizioni di vita della stragrande maggioranza peggiorano e sempre di più peggioreranno, mentre quelle di alcuni migliorano a vista d’occhio. I modi ed i tempi con cui questo accade differiscono profondamente a seconda dei luoghi e delle classi sociali, ma la tendenza è generale perché generali sono le forzanti principali alla base di essa (ivi compresa l’incapacità della classe dirigente ad affrontare e mitigare questo fenomeno). In UE questa tendenza è assai meno sviluppata che nella maggior parte degli altri paesi (inclusi Russia, USA e Cina), ma comunque è evidente e crescente.

Questo crea malcontento e delegittimazione della classe dirigente. Chi vuole scalare il potere soffia sul questo fuoco in molti modi spesso disonesti. Chi invece lo detiene cerca di mantenerlo ed i metodi disponibili sono molti: rafforzare la polizia segreta e non, controllo sempre più capillare della popolazione, perseguitare i dissidenti, ecc. Ogni oligarchia sceglie il mix che preferisce, ma arriva un punto in cui tutto questo non basta più ed occorre qualcosa che ricompatti la popolazione sotto la propria bandiera. Costi quel che costi e di solito si ricorre ad una minoranza interna (etnica, culturale, politica o altro) come capro espiatorio; oppure ad un bel nemico estero, specie se già conosciuto e temuto per tradizione.

Le due opzioni possono anche andare insieme ed è per questo che il nazionalismo è quasi sempre la carta che viene giocata sia da chi teme di perdere il potere, che da chi vi spira. Quasi sempre funziona benissimo perché fa appello a sentimenti molto profondamente radicati e già sapientemente manipolati per un paio di secoli. La fregatura è che rappresenta una strada a senso unico: una volta imboccata si può solo alzare progressivamente la posta, anche se diventa controproducente, perché altrimenti si passa di colpo da “eroe nazionale” a “Traditore della Patria”. In una parola, è una trappola.

Una politica estera aggressiva può quindi essere tanto la manifestazione di una potenza imperialista in fase espansiva, quanto il disperato tentativo di un’oligarchia in declino di restare attaccata al potere. Distinguere i due casi è spesso difficile, ma importante perché i risultati sono spesso opposti.

La trappola.

Vediamo telegraficamente i principali protagonisti di questa tragicommedia:

Ucraina.

Gli ucraini si sono sbarazzati di Jankovic nel 2014. Certo, la goccia che ha fatto traboccare il vaso fu il voltafaccia repentino a proposito di un trattato commerciale con l’UE, ma la rivolta fu soprattutto contro livelli di malgoverno e corruzione arrivati a livelli intollerabili. Tanto che grandi manifestazioni contro il governo si tennero anche in città e regioni a larga maggioranza russa.

Il governo provvisorio pensò però di legittimarsi giocando sulle mal sopite rivalità storiche fra ucraini e russi annunciando lo sfratto della base russa di Sebastopoli. Trappola: il governo ucraino non aveva alcuna possibilità di sloggiare i russi da un territorio per loro fondamentale sotto tutti i punti di vista (militare, politico, psicologico, ecc.). Dunque dirlo servì solo a porsi con le spalle al muro, senza più alcuna possibilità né di recuperare il territorio perduto, né di trattare e nemmeno di normalizzare la propria posizione sia con il potente vicino, sia con gli altri paesi del mondo. A livello internazionale, avere contese territoriali irresolubili preclude infatti moltissime opzioni fra cui quella di entrare nella famigerata NATO.

Russia.

La popolarità di Putin crebbe a dismisura con la ripresa economica che coincidette con i suoi primi anni di “regno”. Finita la ripresa, il suo partito cominciò a perdere seguito e non ha mai più recuperato. Alle lunghe, l’indurimento della repressione ed una vasta rete di appoggi fra i miliardari locali ed internazionali non possono bastare e, per Putin, rilanciare periodicamente la propria popolarità personale è quindi vitale. Gli va riconosciuto di essere riuscito in una specie di miracoloso paradosso: piacere sia ai nostalgici dello Zar che a quelli di Stalin. Notevole, ma al prezzo di dipendere sempre di più dalla chiesa e da una politica estera aggressiva che certo non giova al suo paese.

Tuttavia, fino al 2014, si è sempre mosso con abilità, riuscendo ad avere risultati tangibili per i suoi fans, senza creare crisi internazionali irreparabili. Anche il colpo di mano con cui occupò la Crimea quasi senza colpo ferire fu accolto con un “minimo sindacale” di proteste internazionali: tutti sanno che nessun governo russo, per nessuna ragione, può rinunciare alla Crimea senza cadere. Ma con l’annessione è invece scattata la prima trappola. Questa ha infatti degradato in maniera irreparabile i rapporti della Russia con la maggior parte degli altri paesi, ma soprattutto ha galvanizzato eccessivamente i nazionalisti russi che, circa un mese più tardi, hanno lanciato la rivolta nelle regioni orientali dell’Ucraina (a larga maggioranza russa). Un pasticcio irreparabile che già prima dell’invasione era costato caro sia agli ucraini che ai russi, entrambi intrappolati nella logica nazionalista secondo cui il primo che fa una cosa sensata “è un vile che vende la patria al nemico”. Trappola rilanciata in questi mesi con la minaccia di guerra e poi di nuovo l’occupazione formale delle due città contese, fino ad oggi con l’avvio di una guerra senza precedenti fin dal 1945, che mette ancora di più la Russia in un angolo dal quale può oramai solo attaccare.

Fra le poche cose certe di questa vicenda vi è che Putin ha deciso di giocarsi il tutto per tutto, visto che non mette sul piatto solo il suo paese, ma anche il suo formidabile patrimonio personale, pazientemente accumulato in decenni di potere ininterrotto.

Europa.

L’Europa (qui intesa come UE), si è messa in trappola da sola già dagli anni ’90. Allora avrebbe infatti potuto pretendere il rispetto degli accordi siglati fra Regan e Gorbaciov che impedivano l’allargamento ad est della NATO, ma non quello della UE. Questo apriva per noi un’opportunità unica per creare uno strumento militare europeo autonomo dagli americani, uno strumento che ci avrebbe permesso di tornare ad esercitare un’almeno parziale sovranità sul nostro continente. Forse Gorbaciov sperava proprio in questo, per far sorgere una potenza geopolitica, intermedia fra la Russia e gli USA, con cui sarebbe stato forse possibile collaborare visti gli evidenti e numerosi interessi che avevamo e tuttora avremmo in comune. Di sicuro del pericolo se ne accorsero però gli americani che ebbero cura di impedire una simile eventualità, con la piena collaborazione dei governi europei.

Oggi, anche volendo e nessuno lo vuole, un simile programma non sarebbe possibile perché non ci sono più né i tempi, né le risorse necessarie. Non ci rimane dunque altro da fare che seguire più o meno diligentemente le veline che ci vengono da Washington, sperando che non ci costino troppo care (il che non è detto).

Bielorussia.

Per Lukashenko la crisi russo-ucraina è stata una benedizione. Nel suo ruolo di mediatore, ha fatto ottimi affari con tutti i soggetti in causa sia a livello personale che nazionale, ma tutto questo è finito. Con una situazione interna esplosiva ed il paese di fatto sotto occupazione russa l’ex “ultimo dittatore d’Europa” è oramai solo un patetico burattino nelle mani di Putin che lo terrà finché gli farà comodo, non un giorno di più. Nel frattempo i bielorussi pagano il conto.

USA.

Se Atene piange, Sparta non ride. L’assalto al Campidoglio da parte di migliaia di cittadini che volevano sovvertire il risultato delle elezioni presidenziali è stata la clamorosa dimostrazione che gli USA sono ormai uniti solo di nome, ma non più di fatto. Il rischio di una parziale disintegrazione delle stato non è più un’ipotesi fantascientifica e sembra che la politica interna non sia in grado di farci molto. Così, come spesso accade, la politica estera può sopperire al bisogno con un nemico per combattere il quale occorre fare nuovamente fronte comune. Non sempre funziona (talvolta l’effetto è anzi contrario), ma spesso si. Riguardo all’Ucraina, finora l’amministrazione Biden si è limitata ai discorsi roboanti e poco più; nulla lascia pensare che davvero sia disposto ad intervenire militarmente. Del resto, la sua preoccupazione principale rimane la Cina, ma non è detto che non cambi idea. Presentarsi alle elezioni di medio termine come paladino della libertà dei popoli oppressi è una cosa che può far molto comodo.
Comunque, già ora ha incassato alcuni dei regali di Putin: ha rafforzato la presa statunitense sull’Europa, rimesso i fila anche i più riottosi dei suoi satelliti e dimostrato per l’ennesima volta che per parlare con “il mondo occidentale” esiste un unico numero di telefono: quello della casa Bianca. Del resto, indebolire l’UE è sempre stato forse l’unico interesse comune fra i governi americani e russi succedutisi negli ultimi 50 anni, con l’unica eccezione di Gorbaciov che tentò la carta contraria, invano.

Possibili sviluppi.

Il futuro sta in grembo a Zeus, ma sembra molto improbabile che Putin si possa accontentare di poco. Scatenando una guerra su vasta scala in Europa (qui in senso geografico) si sta giocando il tutto per tutto: una trappola da cui può uscire solo sconfitto o vincitore, senza più spazi di manovra. Una duplice trappola particolarmente perversa perché, con l’offensiva, a messo nell’angolo anche gli americani che, se lasceranno fare, perderanno completamente di credibilità e, dunque, di potere sul mondo. E come lui stesso insegna, i topi nell’angolo sono pericolosi.

L’esercito ucraino non può competere con quello russo in campo aperto, ma assediare le grandi città potrebbe richiedere molti morti e, soprattutto, molto tempo ai russi. Forse, un tempo sufficiente per convincere gli USA ed alcuni dei suoi satelliti, per esempio la Polonia, ad intervenire. Se preparare l’invasione ha richiesto ai russi alcuni mesi di lavoro, preparare una contro-invasione non può essere fatto nel giro di giorni e neppure di settimane.

Potrebbe quindi finire con la capitolazione dell’Ucraina, o potrebbe nascerne una vera grande guerra o, forse, una partizione fra un’Ucraina est occupata dai russi e un’Ucraina ovest occupata dagli americani. Nel mezzo la Bielorussia che si troverebbe quasi accerchiata, mentre con l’occasione probabilmente si chiuderebbe la partita in Transnistria (dove sono di stanza altre truppe russe) e la NATO imbarattolerebbe Kaliningrad come a suo tempo la Russia aveva imbarattolato Berlino. Come minimo, tutti i dispositivi militari euroamericani saranno rafforzati (anzi si stanno già rafforzando). In pratica, se davvero Putin voleva allontanare la Nato dai suoi confini, rischia di ottenere il risultato esattamente opposto.

Ritorno al contesto

Ci sono ben pochi punti sicuri in questa vicenda ed uno di questi è che europei, russi, bielorussi ed ucraini hanno tutto da perdere; forse gli americani invece ci guadagneranno qualcosa, vedremo. Ma se allarghiamo un tantino lo sguardo, vediamo che siamo tutti nella stessa trappola globale in cui ci siamo cacciati viribus unitis fra gli anni ’80 e ’90, quando abbiamo deciso di rilanciare il consumismo e globalizzare il capitalismo, anziché usare il poco tempo che ancora avevamo a disposizione per smantellare entrambi e tentare di slittare in una “steady state economy” senza scossoni troppo dolorosi.

E’ all’interno di questo trappola planetaria che i topi, non contenti del loro destino, si incantonano da soli per poi azzuffarsi fra loro.

Comunque vada, questa guerra accelera ulteriormente il consumo delle residue risorse che abbiamo e, se poi davvero scoppierà una guerra in grande stile, le distruzioni saranno tali da essere solo in parte recuperabili. Come disse credo Einstein: “Non ho idea di quali armi serviranno per combattere la terza Guerra Mondiale, ma la quarta sarà combattuta coi bastoni e con le pietre”. Lui temeva l’uso di armi nucleari, ma oggi non ne abbiamo più bisogno: anche con armi convenzionali abbiamo i mezzi per distruggere molta più roba di quella che potremmo poi ricostruire.

Forse, quello cui mira Putin è riconquistare più territorio possibile prima di calare una nuova “cortina di Ferro” attraverso l’Europa e sembra che su su questo punto USA, Russia e Cina siano d’accordo: una bella guerra fredda è quello che ci vuole per rifondare il potere degli stati più importanti. In effetti la “Cortina di Ferro” giocò un ruolo molto stabilizzante per 50 anni, ma il contesto era completamente diverso da oggi. Allora, le economie dei soggetti principali erano quasi completamente indipendenti, tutti avevano a disposizione abbondanti materie prime ed usufruivano di una biosfera funzionale. Oggi non c’è più nessuno di questi presupposti. Solo pochi mesi fa abbiamo sperimentato come il banale incagliamento di una grande nave in un canale possa mettere in crisi le economie mondiali, figuriamoci cosa accadrà se la guerra dovesse sbrodolare fuori dall’Ucraina o, perfino, coinvolgere la Cina. Per non parlare della catena di disastri irreparabili se qualcuno cominciasse a colpire obbiettivi strategici come piattaforme petrolifere, centrali nucleari e simili.

Ma forse chissà? Questa potrebbe essere la strada che inconsapevolmente abbiamo scelto per ridurre definitivamente la nostra impronta ecologica e la nostra popolazione. La peggiore possibile, come spesso accade, ma sempre meno peggio della “Sindrome di Venere”.

Il futuro sta in grembo a Zeus, ma neppure Lui ha il potere di modificare il Fato: una trappola in cui spesso ci cacciamo da soli.