venerdì 17 aprile 2020

La pagliuzza che ha spezzato la schiena del cammello: Il virus causerà un collasso globale?





Questa è una versione dell'articolo che ho pubblicato sul "Al Arabiya" il 26 marzo 2020. Non è lo stesso testo che ho pubblicato lì-ma ho mantenuto la meravigliosa illustrazione di Steven Castelluccia. Trasmette perfettamente il concetto di " Seneca Cliff" . Tradotto da Cassandra's Legacy usando Yandex.ru.


Vi ricordate la storia della pagliuzza che ha spezzato la schiena del cammello? È un'illustrazione di come i sistemi in sovraccarico sono sensibili alle piccole perturbazioni. Quindi, l'epidemia di COVID-19 potrebbe essere la pagliuzza che spacca la schiena dell'economia mondiale?

Come un cammello sovraccarico, l'economia mondiale è sovraccaricata da almeno due oneri giganteschi: uno è l'aumento dei costi di produzione delle risorse minerarie (non fatevi ingannare dagli attuali prezzi bassi del petrolio: i prezzi sono una cosa, i costi sono un'altra). Poi, c'è l'inquinamento, compreso il cambiamento climatico, che pesa anche quello sull'economia. Questi due fattori definiscono la condizione chiamata "overshoot", che si verifica quando un sistema economico sta consumando più risorse di quanto la natura possa sostituire. Prima o poi, un'economia in overshoot deve venire a patti con la realtà. Significa che non può continuare a crescere: deve declinare.

Queste considerazioni possono essere quantificate. E' stato fatto per la prima volta nel 1972 con il famoso rapporto I Limiti dello Sviluppo, sponsorizzato dal Club di Roma. Fortemente criticato e demonizzato quando fu pubblicato, oggi ci rendiamo conto che il modello utilizzato per lo studio aveva correttamente identificato le tendenze dell'economia mondiale. I risultati dello studio hanno dimostrato che il doppio onere dell'esaurimento delle risorse e dell'inquinamento avrebbe portato prima alla cessazione della crescita economica e quindi alla sua caduta, probabilmente a un certo punto durante i primi decenni del XXI secolo. Anche con ipotesi molto ottimistiche sulla disponibilità di risorse naturali e di nuove tecnologie, i calcoli mostravano che il crollo potrebbe al meglio essere posticipato, ma non evitato. Molti studi successivi hanno confermato questi risultati: il collasso risulta essere una caratteristica tipica dei sistemi in overshoot, un fenomeno che ho chiamato il "dirupo di Seneca" da una frase dell'antico filosofo romano Lucio Anneo Seneca.



Lo scenario di base calcolato nella versione del 1972 di " i limiti alla crescita"


Il coronavirus, di per sé, è una piccola perturbazione, ma il sistema è pronto per il collasso e l'epidemia potrebbe innescarlo. Abbiamo già visto nel passato recente come l'economia mondiale è fragile: è quasi crollata nel 2008 sotto la relativamente piccola perturbazione del crollo del mercato dei mutui subprime. A quel tempo, era possibile contenere il danno ma, oggi, la fragilità del sistema non è migliorata e il coronavirus potrebbe essere una perturbazione più forte. Il crollo di interi settori dell'economia, come l'industria del turismo (oltre il 10% del prodotto lordo mondiale), è già in corso e potrebbe essere impossibile impedirne la diffusione in altri settori.

Allora, cosa ci succedera' esattamente? Siccome abbiamo comicnciato menzionando un cammello, possiamo anche citare una famosa dichiarazione dello Shaykh Rāshid che possiamo riassumere come: "mio padre cavalcava un cammello, Guido una Mercedes, Mio figlio cavalcherà un cammello." Quella frase potrebbe essere stata davvero profetica?

In effetti, la prossima crisi potrebbe rivelarsi così pesante da riportarci al Medioevo. Ma è anche vero che tutte le principali epidemie della storia hanno visto un robusto rimbalzo dopo il crollo. Consideriamo che, a metà del XIV secolo, la ”Peste Nera" aveva ucciso forse il 40% della popolazione europea, ma, un secolo dopo, gli europei scoprivano l'America e iniziavano il loro tentativo di conquistare il mondo. Può darsi che la peste nera sia stata determinante in questo rimbalzo: la riduzione temporanea della popolazione europea aveva liberato le risorse necessarie per un nuovo balzo in avanti.

Potremmo vedere un rimbalzo simile della nostra società in futuro? Perche ' no? Dopotutto, il coronavirus potrebbe farci un favore costringendoci ad abbandonare i combustibili fossili obsoleti e inquinanti che usiamo oggi. Gli attuali bassi prezzi di mercato sono il risultato della contrazione della domanda e saranno probabilmente la pagliuzza che spezza la schiena dell'industria petrolifera. Questo lascerà spazio a nuove e più efficienti tecnologie. Oggi l'energia solare è diventata così economica che è possibile pensare a una società completamente basata sull'energia rinnovabile. Non sarà facile, si può fare.

Tutto questo non significa che il collasso a breve termine potrà essere evitato. La transizione verso una nuova infrastruttura energetica richiederà enormi investimenti, impossibili da trovare in un momento di contrazione economica come quello che ci aspettiamo per il prossimo futuro. Ma, nel lungo periodo, la transizione è inevitabile e c'è speranza per un "rimbalzo di Seneca" verso una nuova società basata su energia pulita e rinnovabile, non più  sotto la minaccia dell'esaurimento delle risorse e del cambiamento climatico. Ci vorrà del tempo, ma possiamo guarire la schiena di questo povero cammello.

martedì 14 aprile 2020

La rete che ci sta per avvolgere



Guest post di Bruno Sebastiani

Nota: questo post è stato scritto prima della grande crisi del coronavirus, un tempo che sembra ormai preistorico. Tuttavia, molte delle considerazioni di Sebastiani sembrano particolarmente appropriate alla situazione attuale, non tanto per le accuse fatte al 5G di aver causato l'epidemia, ma per l'uso che si programma di farne per ottenere un controllo sempre più stretto di ognuno di noi (UB)


Ho assistito giorni fa a un dibattito dal titolo “5G, rischi o opportunità”. Il tema è stato introdotto da medici e fisici che hanno focalizzato la loro attenzione sull’aspetto “rischi per la salute”, mentre l’aspetto “opportunità” è stato sviluppato da Pietro Guindani, Presidente di Vodafone Italia e di Assotelecomunicazioni.
L’avvento ormai prossimo della rete che consentirà lo sviluppo planetario di “Internet delle cose” (IoT) sta suscitando molte polemiche.
Ma quasi tutte le critiche e le perplessità sono connesse all’aspetto fisico delle infrastrutture necessarie a consentire il funzionamento di questa rete di quinta generazione.
Lunghezze d’onda, frequenze, numero di antenne e di satelliti: ecco i principali elementi che destano preoccupazione, tutti con riguardo alla salute umana, solo secondariamente ai danni che possono arrecare all’ambiente (taglio di alberi, inquinamento visivo in cielo ecc.).
In un altro articolo ho descritto come si dispiegherà in terra, sott’acqua e in cielo quella che ho definito la Rete Sinaptica Mondiale.
Qui vorrei soffermarmi sul suo reale significato e sul suo effettivo pericolo per la biosfera, che è altra cosa rispetto alla sua nocività per la salute umana.
È probabile, se non certo, che tale nocività sussista, ma come quasi sempre accade verranno trovati rimedi per contenerne gli effetti, secondo la solita tattica di rinviare il redde rationem. Non è escluso che qualche casa farmaceutica possa anche trarre dei vantaggi economici da tale situazione di nocività.
Ma, ripeto, non è questo il punto.
Ho titolato il mio nuovo libro di prossima pubblicazione “L’Impero del Cancro del Pianeta”. Con tale espressione ho inteso definire l’organizzazione socio-economico-politica che sta divorando gli ultimi tessuti sani del pianeta. È lo stadio più avanzato della malattia che noi rappresentiamo per la biosfera. Quelle che erano masse tumorali più o meno estese, attraverso il processo di metastatizzazione hanno raggiunto ogni parte del globo e ora stanno agglomerandosi in una massa unica onnicomprensiva e onnipervasiva.
Questa massa è l’impero del cancro del pianeta, composto da miliardi di cellule “malate”, da un numero assai più grande di cellule “alterate” (gli animali degli allevamenti intensivi, i pesci delle aquafarm e le piante delle monocolture, tutti destinati all’alimentazione delle cellule “malate”, ma che anch’essi richiedono nutrimento) e da un numero ancora più grande di cellule “artificiali” (le macchine prodotte dalle cellule “malate” per potenziare le proprie capacità e alleviare le proprie fatiche, che devono a loro volta essere alimentate con ogni tipo di energia).
Ebbene questa unica massa, ormai ovunque dilagante, per continuare a sopravvivere ha necessità di coordinare al massimo tutte le sue componenti.
Immaginiamo cosa succederebbe in una megalopoli di 5, 10, 20 milioni di abitanti se si fermassero i trasporti pubblici o se gli addetti al rifornimento dei supermercati non consegnassero più la loro merce o se l’acqua non fosse più potabile o se mancasse l’energia elettrica.
Nessuno è più autosufficiente; la vita di ognuno dipende dal corretto funzionamento della “Grande Macchina” che abbiamo costruito intorno alle pareti delle nostre case e anche dentro.
Ecco dunque che alla luce di queste considerazioni appare chiaro come l’aumento della popolazione e della complessità dell’organizzazione sociale imponga l’adozione di reti di interconnessione sempre più efficienti ed onnipervasive.
Per soddisfare questa esigenza sta nascendo la rete di quinta generazione e più avanti ne spunteranno di ancor più performanti.
Ma il fatto che queste reti siano necessarie per la gestione della macchina sociale equivale ad approvarne l’introduzione e la diffusione? Equivale a darne un giudizio positivo?
Qui si spalanca la porta su un dilemma insolubile.
Da una parte abbiamo gradualmente sostituito il mondo naturale con quello artificiale, e continuiamo imperterriti a marciare in tale direzione.
Dall’altra parte abbiamo iniziato a renderci conto che il mondo artificiale non è sostenibile oltre un certo limite, che non sappiamo esattamente dove sia, se lo abbiamo già oltrepassato o se dobbiamo ancora raggiungerlo, e in tal caso quando.
Quello che sappiamo è che non possiamo tornare indietro, per tante ragioni, tra cui in primo luogo la complessità dell’organizzazione sociale impiantata in tutto il mondo.
Quindi, alla domanda se il 5G è un bene o un male l’unica risposta corretta è che collettività sempre più numerose richiedono sistemi di comunicazione sempre più sofisticati.
Il che non significa voler aggirare il quesito.
Significa che l’intera problematica va inquadrata in un discorso più ampio, quello relativo alla reale natura di Homo sapiens e al suo ruolo su questo pianeta.
Se crediamo di essere i padroni del mondo a buon diritto, allora tutto ciò che abbiamo realizzato è da considerare positivo e la rete che ci sta per avvolgere, oltre che necessaria, è da ritenere sommamente apprezzabile.
Se invece crediamo di esserci trasformati, a causa di malaugurati eventi biologici, in cellule distruttive dei tessuti sani del pianeta, allora non solo la rete 5G è da considerare nefasta, ma anche tutto ciò che abbiamo realizzato in precedenza, tutti gli infiniti dispositivi e congegni per collegare i quali oggi è necessario avere collegamenti sempre più efficienti.
Posizioni intermedie? Dobbiamo per forza considerarci i signori dell’Universo o, al contrario, il cancro del pianeta? Non possiamo pensare che la nostra intelligenza ci dia diritto a primeggiare nella biosfera ma che nel contempo ci imponga di rispettare l’ambiente e tutti gli altri esseri viventi?
Sarebbe bello poter aderire a una siffatta visione della realtà, ma ciò che vediamo in giro purtroppo la smentisce quotidianamente.
A mio avviso è dunque solo in questa ottica che si può e si deve dare un giudizio negativo sul 5G: esso rappresenta il sistema di comunicazione che intende razionalizzare ed efficientare il nostro dominio sulla biosfera, dominio che già si è rivelato distruttivo e che con l’avvento di questa nuova tecnologia rischia di divenire letale.

venerdì 10 aprile 2020

Come fu che perdemmo la coda. Relax con Elena Corna



Un racconto di Elena Corna



Dal diario dell’ antenata


20 milioni di anni fa all’incirca. Spagna


Per quanto mi sforzi, non riesco a ricordare come sia potuto succedere. So solo che è scomparsa. Di certo non è che l’abbiamo persa di botto, ce ne saremmo accorti. Fatto sta che ora siamo senza coda. Ma dico io, come si fa a vivere senza coda? Ogni volta che ci si ritrova con i cugini macachi o con i lemuri, li vedo che con la coda si attaccano ai rami, tengono meglio l’equilibrio, se la avvolgono attorno. E li invidio. Loro, discretissimi, non ci hanno fatto domande, ma si vede che sono imbarazzati. Noi facciamo sempre finta di niente, ma è certo che non abbiamo più l’agilità di prima. E poi questo culo nudo fa veramente schifo.

Alcuni giovani dicono che la situazione è cambiata, i macachi sono macachi e noi siamo dei pierolapithecus. Sarà. Oltretutto, qui la foresta si sta diradando e forse ci sposteremo.


7 milioni di anni fa, giorno più giorno meno. Africa centrale


Qui non si sta male. C’è la foresta, volendo c’è anche la savana ma sugli alberi si sta meglio anche se non siamo più così bravi a passare da un albero all’altro, a causa della mancanza della coda. Caro diario, ti voglio confidare un grande disagio: mi pare che i miei denti siano più piccoli. Mi pare anche che ce ne siano meno! Forse tutta la bocca è più piccola, il che mi sentire debole. Alcuni nostri cugini hanno dentature più forti e noi li invidiamo. Loro non fanno alcun commento, quando ci si frequenta, ma hanno la tendenza a guardarci la faccia. Credono che non ce ne siamo accorti ma invece sì. Insomma, il nostro gruppo si sta indebolendo sempre di più. Alcuni giovani dicono che ciò accade perché noi siamo dei Sahelanthropus e dobbiamo essere fieri di questo, perché siamo il futuro. Sarà, ma non mi pare una gran consolazione. Oltretutto, ci pare che faccia sempre più caldo. Credo che il mio gruppo abbia deciso di spostarsi un’altra volta.


3 milioni di anni fa, Africa centrale ma più ad est


Si fanno molte conoscenze, viaggiando. Siamo stati ospiti di alcuni simpatici cugini un po’ diversi da noi e molto più bravi a muoversi fra gli alberi, pur non essendo proprio dei brachiatori come altri nostri parenti, ad esempio i gibboni. Noi invidiamo i gibboni perché hanno braccia molto più lunghe e vanno velocissimi fra gli alberi, capacità utilissima che non abbiamo più. In effetti, mi pare che le nostre braccia si siano accorciate. Non so che fine faremo, se si continua così. Non ci siamo ancora ripresi del tutto dalla perdita della coda, per non parlare di alcuni denti. Ora ci si sono scorciate pure le braccia. Comunque, i cugini si sono presentati come Australopitecus afarensis e ci hanno chiesto chi siamo noi. Ho visto un attimo di angoscia negli occhi del nostro capogruppo, che però , devo dire, è stato bravissimo. “Siamo una specie di transizione”, ha risposto senza batter ciglio. Pensavo significasse che siamo dei disgraziati ma forse mi sbagliavo, perché quelli intelligenti dei due gruppi hanno annuito con aria soddisfatta, tranne un vecchio che ha esclamato, allarmato: “Sediba?” “No, nonno, non sono sediba. Si vede a occhio nudo. Vedi che hanno il pelo e mangiano frutta esattamente come noi?” l’ha rassicurato la cugina Lucy. Insomma, pare che un gruppo di loro sia andato a vivere più a sud , non viva più sugli alberi e sia diventato piuttosto spelacchiato (ovvio, col caldo che fa). Inoltre, vanno in cerca delle carogne di animali uccisi dai predatori e se le mangiano. Che schifo! Comunque, ora si fanno chiamare Australopitecus sediba e sono molto antipatici, a detta della cugina Lucy. Dev’essere perché stanno nelle savane e praterie con pochi alberi. Nessuno è antipatico, se vive con gli alberi. Quindi abbiamo deciso di non continuare verso sud ma di andare al mare! Mi sembra un’ottima idea, col caldo che fa; non vedo l’ora che questo Pliocene finisca.


1 milione di anni fa, da qualche parte.



Da tre giorni non esco di casa. Cioè, da quando mi sono vista in uno specchio d’acqua e ho fatto una scoperta traumatica. Sono nuda come un verme! Niente più pelliccia. Voglio dire, non sono mica scema, lo sapevo che avevamo perso la pelliccia, ma insomma, vedermi tutta intera senza un pelo addosso (quasi) mi ha fatto impressione. Oltretutto, ho messo su un bel po’ di grasso sottocutaneo. Così, ora sono grassa e nuda. Tutto il mio gruppo è ridotto così. Facciamo pena da quanto siamo brutti. Questa volta però so benissimo com’è successo. Il fatto è che, dato quel caldo assurdo, ce ne siamo andati a vivere praticamente in mare. Ci passavamo quasi tutto il tempo. Per quanto? Non saprei, almeno due milioni di anni circa. Capisci bene, caro diario, che nell’acqua il pelo non serve. In compenso, serve il grasso perché nell’acqua fa freschetto, dopo un po’. E’ stato un bel periodo , però; nell’acqua i predatori non arrivavano, e nemmeno gli incendi. Inoltre avevamo cibo in abbondanza; è incredibile quanti esseri commestibili ci siano in mare e sugli scogli! L’unico svantaggio degli scogli è che sono duri parecchio. Lo so perché ci mettevamo sedute lì per allattare, e ci faceva male il posteriore. Avessimo almeno avuto una coda da mettere sotto! (Questa faccenda della coda ancora non l’ho digerita). Dice mia madre che è per questo che ci sono cresciute le natiche. In effetti, ho notato che abbiamo il culo grasso, soprattutto noi donne. In pratica, ci siamo fatte una specie di cuscino. A parte questo, si stava bene. Ecco, quello che non capisco è perché diavolo ce ne siamo venuti via. Nemmeno il capogruppo se lo ricorda. Mi ha detto “Sai com’è, abbiamo risalito un fiume, poi la corrente era faticosa e allora siamo usciti dall’acqua, anche perché era diventata freddina.” Che stupidaggine. Inoltre, a forza di stare nell’acqua ci eravamo abituati a muoverci diversamente e ora non siamo nemmeno più capaci di correre a quattro gambe, così ci spostiamo usando solo le zampe dietro. Solo che così si procede molto più lentamente. Un disastro, insomma. Alcuni hanno mal di schiena, cosa che non era mai mai successa prima, perché questo modo di camminare schiaccia le vertebre. Alcune popolazioni di cugini ridono quando ci vedono, oramai non riusciamo più a correre come loro. Ho il sospetto che ridano anche perché si sono accorti che abbiamo difficoltà nell’accoppiamento, in quanto gli organi interni si sono ruotati verso il basso e non si sa più in che posizione mettersi per far quadrare le cose. Qualcuno però ci riesce , infatti nascono dei cuccioli. Brutti. Spelati . All’inizio vanno a quattro zampe, come sarebbe normale, poi si accorgono che è scomodo (ci si sono accorciate le braccia) e si mettono su due zampe, però traballano. Tocca trasportarli. E lì ci siamo accorte di un altro problema: dove si attaccano, i marmocchi? Prima si attaccavano alla pelliccia. In mare galleggiavano e si tenevano uniti attaccandosi ai nostri capelli, ma ora se si attaccano ai capelli ci fanno male. Qualcuno dice che bisogna vedere il lato positivo, senza pelliccia non abbiamo più il problema dei parassiti, ma a me non dispiaceva passare le serate a spulciarsi. La maggior parte della tribù, come me, non vede tutti questi lati positivi: siamo inermi e nudi, non corriamo veloci e non siamo più buoni nemmeno a ripararci sugli alberi. Potremmo estinguerci, ha proposto qualcuno, e chi s’è visto s’è visto. Tanto, non riusciamo bene nemmeno più ad accoppiarci. Ci siamo dati un po’ di tempo per pensarci.


Qualche tempo dopo


Caro diario, sono successe delle cose. Mio fratello ha trovato la pelliccia di un qualcuno ucciso da un predatore, in buone condizioni. L’ha ripulita e fatta seccare, e dopo non puzzava più. Così se l’è messa addosso e si è messo a girare tutto tronfio. Tutti i maschi della tribù sono andati in cerca di pellicce, e adesso ce l’abbiamo tutti e stiamo più calducci. E’ una buona cosa ma preferiremmo avere ancora la pelliccia nostra, invece di portarne addosso una altrui. Nel frattempo mia madre ha tirato fuori delle fibre da alcune foglie lunghe e ha fabbricato una cosa intrecciandole. Siamo convinte che servirà a qualcosa. Insomma, non si parla più di estinguersi. La sera, dato che non dobbiamo più spulciarci, la tribù fa altre cose con le mani. La vita è dura e abbiamo capito che dobbiamo fabbricare delle cose per compensare tutto quello che abbiamo perso: coda, denti, pelliccia…Indubbiamente, siamo una specie molto distratta. Già, che specie siamo, poi? Il capotribù sostiene che ora siamo degli homo erectus, per il fatto che non siamo più capaci di andare a quattro zampe. “Come, homo? Che significa homo? Non siamo più dei pithecus?” gli ho chiesto. “Penso, quindi homo” mi ha risposto dopo un po’. Vedi, caro diario, quando lui non sa cosa rispondere, dice stupidaggini. Tutti quanti pensano, è ovvio. Ora, però, oltre a pensare, noi parliamo tanto. Un’altra cosa che è successa è che ci si è abbassata la laringe e non possiamo più ingozzarci come prima, ma in compenso ci escono dei suoni articolati; in confronto, quelli che facevamo prima erano dei berci. Quindi, si parla tanto riuniti intorno al fuoco, che è un’altra novità. Il fuoco è bello e utile ma è più forte di noi, quindi bisogna stare attenti a non irritarlo. Pochi di noi lo risvegliano e lo alimentano, e loro sono improvvisamente diventati importanti. Tutti i nostri cugini di altre tribù hanno paura del fuoco e nessuno si avvicina più quando è acceso. Non vorrei che diventassimo una tribù antipatica…Ci mancherebbe solo questo, di già siamo i più brutti!


500.000 anni fa, verso l’Asia


Come temevo. Gli altri esseri ci evitano… e non perché teniamo il fuoco acceso, ma perché usiamo il fuoco contro di loro! Con il fuoco in mano, i maschi della tribù spaventano gli altri animali, li spingono verso i burroni e ce li fanno cadere, poi li prendono per mangiarli. Devo dire che, cotti sul fuoco, sono anche buoni, li mangio anche io quando ho fame, ma è una cosa molto brutta. Pare che abbiamo di nuovo cambiato nome e ora siamo Homo sapiens, e questa volta sono sicura che significa “specie molto molto antipatica”.


12.000 anni fa, Gobekli Tepe, Turchia


Caro diario, succedono cose strane. I maschi della tribù stanno partecipando alla costruzione di un edificio enorme. Proprio enorme. Dicono che così faranno vedere a tutti gli altri che, anche se siamo brutti, spelati, lenti e senza denti forti, siamo comunque i più abili. Non so da chi si siano fatti convincere ma sono sicura che c’è qualcuno che li ha convinti e che li sta aiutando. E’ ovvio, da soli non potrebbero farcela a spostare massi così pesanti. Mah…Mi sembra una fatica inutile, di già la vita è dura. Il cibo ce l’abbiamo, è vero, ma coltivare il grano è molto faticoso. Ogni tanto sogno la foresta, quando stavamo sugli alberi a mangiare e a spulciarsi, in pace con tutti. Sogno il mare, quando stavamo sugli scogli al sole e non pensavamo a cose strane. Ieri sono andata all’edificio a vedere cos’ha scolpito mio fratello con altri di noi. Loro si occupano delle decorazioni. Mio fratello è sempre stato bravo a scolpire e mi ha raccontato che aveva in mente di scolpire il ritratto della nostra mamma ma il capotribù con due berci e una bacchettata l’ha fatto smettere. Gli ha detto che dobbiamo far vedere quanto siamo abili e temibili, mica quanto siamo brutti! Allora hanno deciso di rappresentare l’essere più bello che ci sia. E così hanno scolpito un felino.

martedì 7 aprile 2020

Coronavirus: Come siamo messi? I dati veri cominciano ad arrivare


Il coronavirus quello "vero" come appare al microscopio elettronico, non quello di colorato, quasi di peluche, che è la sua immagine comune (foto dal New Scientist) (ammesso che sia proprio quello: se avete mai usato un microscopio elettronico sapete quanto e facile prendere fischi per fisarmoniche)


Avrete notato anche voi che la maggior parte dei vostri interlocutori non riescono a ragionare in termini quantitativi. Un solo esempio: vi site mai sentiti dire che "non è vero che il virus uccide solo le persone anziane: sono morti anche dei giovani."? Provate a spiegare al vostro interlocutore come stanno le cose in termini statistici e vi accorgete con orrore che molta gente proprio non ha il concetto di "probabilità statistica" o perlomeno non riesce a gestirlo nel "modello del mondo" che ha in testa. Per non parlare di essere in grado di leggere un diagramma cartesiano -- anche qui è facile accorgersi con orrore che tantissimi non ci riescono. Figuriamoci a parlargli di modelli epidemiologici

E' quello che succede anche sui media: ogni giorno ci dicono il numero dei morti e, se va bene, lo comparano a quello del giorno prima. Non viene mai comparato alla tendenza, e neppure inquadrato con i dati storici. Il risultato è che molta gente è terrorizzata: non riescono a valutare l'impatto reale dell'epidemia e si sono convinti che moriremo tutti. Altri invece si sono convinti dell'opposto, ovvero che l'epidemia è una bufala messa in giro dai poteri forti per imbrogliarci.

Tuttavia, a parte l'ignoranza diffusa e il complottismo imperante, esiste anche una realtà. Vediamo allora di quantificare un po' la situazione. Come tutti sapete, i dati sulla diffusione dell'epidemia sono molto incerti per tante ragioni, però, ci sono dei dati che non sono inficiati da fattori umani: i morti non si possono nascondere in cantina. Contare il numero totale dei decessi di quest'anno e poi confrontarli on quelli degli anni passati ci da un buon modo valutare il dnno che il coronavirus ci sta facendo. Va fatto con un po' di attenzione, altrimenti si finisce per fare l'errore che ha fatto il sito "Disquisendo" che ha sostenuto che l'epidemia non esisteva. L'approccio era giusto, erano i dati che erano sbagliati.

Quindi, come per tutte le cose, bisogna lavorare sui dati giusti e valutarli criticamente. Qui, però c'è il problema che le tabelle ISTAT con i dati di mortalità nazionali questi dati si fermano per ora al Novembre 2019. Dovremo aspettare qualche mese per avere dati certi, ma questo non vuol dire che non si possa già fare qualche stima.

Da quello che sono riuscito a trovare sul Web, ci sono tre sorgenti di dati aggiornati utilizzabili per una valutazione comparativa della mortalità. 1) ISTAT, 2) Euromomo e 3) Ministero della Salute. Anche il sito dell'istituto superiore di sanità (ISS) fornisce molti dati statistici, ma non ne ho trovati sulla mortalità comparata. Allora, vediamo cosa abbiamo.


 Per cominciare, un inquadramento generale da ISTAT per mettere le cose in prospettiva


Vedete come in Italia muoiono oggi circa 640.000 persone all'anno. Non solo, ma la mortalità aumenta gradualmente. Dal 2004 a oggi, è aumentata a una media di circa 7000 decessi in più ogni anno, un aumento quasi costante di più dell'1% all'anno. Oggi muoiono quasi 100.000 persone in più rispetto a 15anni fa. E' probabilmente il risultato della quota di anziani della popolazione che si avviano a concludere il loro percorso terreno. In più, è possibile che ci siano fattori come l'inquinamento, le ondate di calore, la dieta di bassa qualità che fanno i loro danni. Notate anche le oscillazioni nei dati: nel 2015 ci sono stati quasi 50.000 decessi in più del 2014, e nessuno sa esattamente perché. Fra le altre cose, notate la "forbice" fra nati e morti: è un deficit di 200.000 persone all'anno che continua ad allargarsi -- ma non entriamo in questo argomento.

Adesso vediamo cosa possiamo dire dell'effetto dell'epidemia sulla mortalità


ISTAT: comiciamo dai dati che ha pubblicato ISTAT a proposito di un campione di circa 1000 comuni Italiani, aggiornati al 1 Aprile 2020. Ecco qua i dati: anno e numero di morti

  • 2015: 34339
  • 2016: 30411
  • 2017: 35018
  • 2018: 33520
  • 2019: 33575
  • 2020: 40244
Sono dati interessanti ma non sono utili per una valutazione quantitativa. Non tanto per il campione statistico limitato, quanto per il fatto che ISTAT ha scelto di considerare solo quei comuni dove c'era stato un aumento di mortalità di almeno il 20% rispetto agli anni precedenti. Evidentemente, erano interessati a valutare l'impatto a livello locale. E, in effetti, certi comuni sono stati pesantemente colpiti con aumenti di mortalità anche di un fattore 3. Ma non possiamo estrapolare questi dati a livello nazionale e nemmeno regionale. Ci ha provato Vision ma, onestamente, mi sembra che abbiano sparato a caso. Limitiamoci a dire che questi dati dimostrano che l'epidemia ha fatto grossi danni in certe zone.

Euromomo. Il nome orribile vuol dire semplicemente "European Mortality Monitoring." Loro hanno dei dati abbastanza generali, anche se i grafici che forniscono sono abbastanza orribili anche quelli. Ecco qua il risultato più significativo (è quasi illeggibile, lo so, ma è così che loro lo mostrano). E' la mortalità settimanale in Italia per tutte le regioni e per tutte le classi di età.


Allora, sull'asse Y c'è un "indice di mortalità", su quello X ci sono gli anni. Parte da Maggio 2016 e arriva a comprendere la 13 settimana del 2020, ovvero fino al 31 Marzo. I dati sono "aggiustati" per tener conto del ritardo nella trasmissione dei dati, ma sembra che questo sia un lavoro fatto da professionisti e mi fiderei abbastanza. Vedete che c'è in effetti un aumento della mortalità che possiamo ragionevolmente attribuire al coronavirus. Notate però che la mortalità non è peggiore di quella del gennaio del 2017 (il picco nella parte sinistra nella curva) causata da una combinazione di freddo e influenza. A quell'epoca ci furono circa 20.000 decessi in più rispetto alla media e nessuno ci fece molto caso. Notate anche che il la curva dei decessi sembra aver passato il massimo e cominciare a calare, il che sembrerebbe in accordo con altri dati che indicano che abbiamo passato il "picco" dell'epidemia. Estrapolando, sembrerebbe poter dire che anche il coronavirus causera circa 20.000 decessi aggiuntivi, in accordo con altre analisi.

Ministero della Salute. Qui credo che ci siano i dati più interessanti, riportati sul sito del Dipartimento della Salute del Lazio. Ci sono dati comparativi della mortalità su base nazionale di quest'anno comparata con una media dei 5 anni precedenti. Attenzione che questi NON sono dati completi, ma si riferiscono a un campione di 19 città: (Aosta, Bolzano, Trento, Trieste, Torino, Milano, Brescia, Verona, Venezia, Bologna, Genova, Perugia, Civitavecchia, Roma, Frosinone, Bari, Potenza, Messina, Palermo). Notare che la maggioranza sono città del Nord, il campione è sbilanciato, ma è quello che abbiamo.


Qui vediamo che l'epidemia ha colpito duro al Nord, con quasi il raddoppio della mortalità rispetto alla media giornaliera attesa. Al Centro-Sud, invece, l'aumento è appena percettibile, forse nemmeno statisticamente significativo. Non sappiamo esattamente perché questa disparità. Potrebbe darsi che l'epidemia non si è diffusa al Sud perché è stata bloccata dal lockdown. Ma potrebbe anche essere per via del fatto che la popolazione al Nord è mediamente più anziana che al Sud. Oppure per fattori come il clima e l'inquinamento. Il legame fra inquinamento e epidemia non è stato dimostrato con certezza ma è perlomeno un legittimo sospetto.


Per riassumere


I dati di mortalità comparata indicano che l'epidemia di coronavirus non è assolutamente una bufala: esiste e ha colpito abbastanza duramente il Nord Italia. Non possiamo ancora usare questi dati per stimare quale potrebbe essere il numero totale di vittime, ma dai dati Euromomo e altri sembrerebbe chiaro che abbiamo "scavallato" il periodo peggiore. Le varie proiezioni si assestano sulle 15.000 -20.000 vittime, qualcuno dice 30.000 -- alla fine dell'anno potrebbero essere di più, ma non di ordini di grandezza. Non sono poche, ma sono comparabili alla variabilità statistica osservata nel passato per la mortalità della popolazione italiana.

In sostanza, siamo di fronte a un problema serio, ma non a quello che in inglese si chiama "existential threat" ("minaccia esistenziale"). Ovvero, non è a rischio la sopravvivenza fisica della popolazione italiana e non è nemmeno possibile che il danno diretto da coronavirus metta a repentaglio la capacità del paese di gestire la sua economia e le sue infrastrutture.

Presto avremo dati migliori, ma quello che sappiamo potrebbe essere già sufficiente per pensare al futuro. Si parla già di cominciare a sbloccarre il paese e, in effetti, va assolutamente fatto, altrimenti andiamo in rovina. (e non è detto che non ci andremo: la sopravvivenza economica del "sistema italia" potrebbe essere già stata compromessa in modo irrimediabile)

Purtroppo, come dicevo all'inizio, il problema è la grave carenza culturale del dibattito. Non solo non si riesce a valutare seriamente il problema, ma nessuno sembra riuscire a pensare ad altro metodo per risolverlo che a trovare un trucco per stampare soldi in quantità e distribuirli a pioggia ai propri amici per ricominciare a fare le stesse cose che facevamo prima, incluso inquinare e cementificare ovunque. Ma così stanno le cose. Ho l'impressione che, come sempre, cammineremo verso il futuro a testa bassa e portando occhiali molto scuri.




Nota: qualcuno mi ha fatto notare che questa analisi non tiene conto della diminuzione degli incidenti stradali come effetto del blocco. Vero, ma l'effetto è molto piccolo. In Italia i morti per incidenti stradali sono poco più di 3000 all'anno, ovvero meno di 10 al giorno. Anche assumendo che si siano ridotti a zero col blocco, i numeri dell'analisi non cambiano.


domenica 5 aprile 2020

Ma è vero che ci sono così tanti morti da coronavirus come ci raccontano? Sbufalando una bella bufala



Immagine: dal sito Facebook di Stefano Montanari, come lo si poteva vedere il 5 Aprile. NON è vero niente: è una bufala. Butac ha già correttamente sbufalato questa fesseria, ma io credo di essere andato un pochino più in fondo.



Ha girato su internet la storia che tutta la faccenda del coronavirus sarebbe una bufala perché i dati statistici indicano che ci sono stati meno morti totali in Italia nel primo trimestre di quest'anno in confronto con quello del 2019. L'ha riportata il sito "Disquisendo.org." potevate trovare il post fino a qualche giorno fa a questo link, ma ora lo hanno cambiato. Evidentemente hanno ancora un certo senso di vergogna, anche se non ammettono la fesseria che hanno detto.

Ma in queste cose non è tanto la fesseria in se, ma il tortuoso processo mentale che porta a crearla, e poi tanta gente a crederci. Qui, se guardate l'immagine all'inizio del post, sembra una cosa sensata. In effetti, confrontare i dati quest'anno con quelli dell'anno scorso potrebbe essere un buon modo per capire che danni ci sta facendo l'epidemia. Per certi aspetti migliore, in principio, delle statistiche che ci vengono dagli ospedali, dove non sappiamo esattamente, per esempio, chi è morto DI coronavirus oppure è morto CON il coronavirus. L'aumento di mortalità rispetto al periodo equivalente dell'anno scorso ci dice molto probabilmente quale è stato l'effetto del coronavirus.

Quindi se i dati qui sopra fossero veri, sarebbe vero che tutta la faccenda "Covid-19" è una bufala. E se fossero veramente dati da ISTAT, allora ci sarebbe da arrabbiarsi non poco. Beh, come al solito, è qui che casca l'oritteropo.

Per prima cosa, il sito "Disquisendo" ci da subito un'idea di ben scarsa affidabilità, per non dir di peggio. Sono sciachimisti, anti-scienza del clima, offese a sfare contro Greta Thumberg, Complotti a go-go. Tuttavia, non è detto che debbano avere torto per forza: se hanno letto bene i numeri, potrebbero anche aver ragione (è la storia della scimmia che batte sui tasti della macchina da scrivere).

Come al solito, sempre verificare. Qui, sono stati abbastanza onesti perché hanno riportato il link ai dati ISTAT che hanno usato. Eccolo qui, e qui c'è l'immagine. Sono dati veri e la somma l'hanno fatta giusta.  Nei primi tre mesi del 2019, sono morte in Italia circa 186.000 persone.


Bene fin qui, ma cosa possiamo dire del 2020? Qui, appunto, c'è la buca dove casca l'ornitorinco. Manca il link nell'articolo di Disquisendo ma cercando la figura riportata da Montanari troviamo da dove hanno preso il dato. Da un sito che sio chiama "ItaliaOra" dove ci sono contatori di vari parametri, popolazione, nascite e anche mortalità. Questi contatori sono dei programmi che cercano di stimare in tempo reale quale potrebbe essere il dato in questione ma, come vi potete immaginare, è pura fuffa -- tanto valeva il dato cercarlo su "Topolino". Specialmente in questo caso, come potrebbe il povero contatore sapere che c'è un'epidemia in corso?

Ma abbiamo dei dati veri per il 2020 da confrontare con quelli del 2019? Purtroppo no. I dati nazionali della mortalità da ISTAT si fermano al Novembre 2019, per avere quelli dell'epidemia ci vorranno ancora mesi. Quello che ISTAT ha fatto recentemente è stato selezionare dati da alcuni comuni, facendo vedere che c'è un aumento della mortalità di oltre il 20% rispetto al 2019. Ma più che altro volevano capire quali comuni avevano avuto un incremento particolarmente alto di mortalità. Per questo avevano selezionato i comuni  fra quelli che avevano un aumento significativo del numero dei morti rispetto a quelli dell'anno scorso. Il risultato ci dice solo che il virus sta facendo danni ma non li quantifica veramente. Per questo, ci vorranno ancora mesi. Una discussione dettagliata la trovate su BUTAC.

In ogni caso possiamo già concludere alcune cose. La prima, ma la sapevamo già, che gli sciachimisti sono dei cialtroni spaventosi. Più interessante che Stefano Montanari, che si auto-definisce uno scienziato, si sia fatto infinocchiare in questo modo: ha preso per buono e riprodotto sulla sua pagina un dato preso da un sito così evidentemente inaffidabile come "Disquisendo" e senza minimamente preoccuparsi di verificarlo. Insomma, un'altra bella figuraccia dopo quella del microscopio elettronico del 2006, una storia lunga di bufale e contro-bufale di cui potete leggere qui. Una roba da mettersi le mani nei capelli e scappare urlando.

Sapete anche la storia che Montanari è stato recentemente denunciato da Burioni e un gruppo detto "Il Patto Trasversale per la Scienza" per un'intervista che Montanari ha concesso a Bioblu di Claudio Messora. Anche questa  che ha fatto Burioni è stata una gran fesseria: anche se non paragonabile a quelle che ha fatto Montanari. Denunciandolo, ne ha fatto un eroe della libertà di informazione. Insomma, un'altra di quelle cose che ti fanno venir voglia di mettersi le mani nei capelli e scappare urlando.

Per combattere l'epidemia ci vorrebbero scelte informate fatte da persone competenti. Ma date un'occhiata ai commenti al post di Montanari e vi renderete conto di come ragiona la gente. Siamo in mano al complottismo più becero e disinformato: la gente (non solo Montanari) legge le cose più assurde e ci crede. Poi le diffonde e ne parla come se fossero vere. Non ci siamo proprio. Speriamo che questo coronavirus muoia da solo, perché mi sa che noi non ce la facciamo a sconfiggerlo.



Nota aggiunta dopo la pubblicazione: seppure l'ISTAT non ha dati aggiornati a livello nazionale, ci sono dati più recenti dell' Istituto Superiore della Sanità (ringrazio Alessandro Brollo per la segnalazione). Questi dati sono solo per un campione di 19 città e quindi hanno valore statistico limitato, comunque indicano che al nord la mortalità è significativamente aumentata, fino a raddoppiare. Al centro-sud, invece, l'effetto è minimo anche per gli anziani -- probabilmente non significativo. In sostanza, il danno c'è, anche se non va esagerato.





venerdì 3 aprile 2020

A proposito di crassa Ignoranza, e come vantarsene anche




Qui di seguito, un commento che ho ricevuto al mio ultimo post sul Fatto Quotidiano. Che vi devo dire? Quando uno non ha capito nulla e se ne vanta anche, cosa gli vuoi rispondere? Meglio che lasciarlo tranquillo, non saprei cosa fare. 



11 ore fa
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Postilla per il signor Bardi e per gli appassionati di modelli... Quando si afferma che i modelli sono "utilissimi", bisognerebbe fornire qualche esempio e qualche argomento... Magari il signor Bardi potrebbe dedicare il prossimo articolo alla questione e spiegare allo sprovveduto cittadino la necessità di pensare secondo modelli. Secondo me tale utilità è molto dubbia. C'è qualche ente o istituto che sta facendo un uso fruttuoso di queste esercitazioni accademiche di modellistica? Anche le previsioni meteorologiche sono basate su raffinati modelli matematici e sicuramente possiamo considerarle utili da vari punti di vista... Ma, oltre a suggerirci di prendere l'ombrello quando dobbiamo uscire, non evitano i disastri se il dissesto idrogeologico ha deciso di produrre frane, inondazioni e simili dettagli... Inoltre, per tornare all'epidemia, che significa utilizzare un modello? Dobbiamo pensare che i dati della Lombardia si adattano al modello come quelli della Toscana o del Lazio? Non sono galassie tanto distanti, eppure pare che gli effetti dell'epidemia siano molto diversi... E l'Italia nel suo insieme o gli USA forniscono le stesse conferme alla modellistica del Kenia o della Colombia? Infine, nessuno dei modelli citati prende in considerazione il concetto di CONNESSIONE, che sembrerebbe essenziale... Insomma, prima di proclamare - con inopportuno e infondato compiacimento - l'utilità dei modelli, raccomanderei un po' più di realismo, umiltà e serietà... 





Ugo Bardi parla del petrolio dopo il coronavirus






Una brevissima riflessione sulle conseguenze del crollo dei prezzi del petrolio connessi all'epidemia del coronavirus. Preparata per il programma di disseminazione di conoscenza dell'università di Firenze