sabato 12 marzo 2016

Il peso sulla Luna è la metà della metà. Ovvero: e questi umani vorrebbero gestire un pianeta.......???




Modugno: "Selene" (1962) Tutto sommato accurato come descrizione della gravità e della geologia lunare!



Nota: le affermazioni riportate in questo post non sono suffragate da prove. Tuttavia, vista la situazione, là fuori, con tutti quanti che credono alle scie chimiche, alla demolizione programmata delle torri gemelle e roba del genere, mi sembra che questa storia sia abbastanza verosimile. Comunque, se qualcuno ha dati che dimostrano che è una bufala, lo scriva nei commenti. E' comunque un testo divertente.


---Originale di Adam Atkinson in MATE.ITA

Ho gia' messo una versione di questo messaggio in matenigmici, ma quest' area mi sembra piu' adatta... l'ho tradotto molto frettolosamente dalla versione originale in inglese. Chiedo scusa per eventuali errori di grammatica. Io essere povero straniero. Non sapere parlare.

 Da due fonti (una americana, una inglese) ho sentito una storia che mi sembrava assurda e da non credere che MOLTE persone, se le chiedi "Cosa succede se vai sulla luna, metti una penna ad un metro della superficie e la rilasci?" dicono "Rimane li'" o "Vola via". Poi, secondo la storia, la conversazione tipo continua cosi': "Perche'?" "Perche' non c'e' la gravita' sulla luna/nello spazio" "Hai visto i video degli astronauti Apollo?" "Si" "Cosa facevano" (imitazione di cammino sulla luna) "Come facevano a tornare/stare giu' se non c'e' la gravita'?" "Portavano gli stivali pesanti"

Io NON credevo a questa storia, e l'ho raccontato come barzelletta ad un gruppo di amici qui. Mi hanno guardato in maniera strana e hanno detto "E allora? Mica stai cercando di dire che le cose cadano sulla luna!" e ho scoperto che avrebbero sbagliato... Cosi' ho fatto le domande sopraelencate a MOLTE persone (quasi tutte laureate) e, non contando i fisici e matematici, almeno 90% hanno sbagliato. Poi, se la prendono se suggerisci che avrebbero dovuto saperlo, o ti prendono in giro perche' pretendi cose assurde. "SIiiiiii' Adam. Ovviamente TUTTI sanno che c'e' la gravita' sulla luna,hahaha" (tono sarcastico) come se avessi chiesto il quinto potenziale di ionizzazione dell'Uranio 235. Le poche volte che l'ho raccontato come barzelletta mi sono trovato nei guai perche' almeno uno/a dei presenti non lo sapeva e lo trovava una cosa oscura/arcana che uno puo' benissimo non sapere. Alcuni (parecchi, anzi) non mi credono e dicono che la gravita' sulla luna NON c'e' e lo sanno di sicuro. (La segretaria di un gruppo di astrofisici al CNR mi ha dato dell'ignorante...)

Oramai la racconto come barzelletta solamente in posti sicuri tipo facolta' di fisica...

Due mie amiche (che avevano sbagliato...) qui sono rimaste a bocca aperta quando hanno saputo che un mio visitatore non sapeva cosa era/erano "gli Uffizi" a Firenze e hanno cominciato a dire "Ma sei ignorante! Che vergogna!" Io ho detto "Hmm. Piu' o meno come non sapere che le cose sulla luna cadono?" Queste due si sono arrabbiate in maniera incredibile. "No! Non e' la stessa cosa! Gli Uffizi fanno parte della esperienza quotidiana di tutti, ma la luna no. Non PUOI pretendere che la gente sappia cosa succede sulla luna. E' totalmente irragionevole."

Una rivista americana/inglese a Roma ("Metropolitan") mi ha chiesto di scrivere degli articoli umoristici, e ho offerto un resoconto breve della storia "stivali pesanti". Quelli in redazione non hanno "capito cosa stavo cercando di dire". Ho detto "Beh. Non ti sembra sorprendente che la gente pensa che non ci sia la gravita' sulla luna?" "Ma NON c'e' la gravita' sulla luna, Adam. Sarebbe questo l'umorismo nella tua storia cosiddetta umoristica?" Cosi' ho scoperto che (a parte uno) nessuno a questa rivista avrebbe superato il "test". Anche loro mi dicevano che era totalmente irragionevole pretendere queste cose ecc. ecc. Commenti tipo "Who gives a fuck whether there's gravity on the moon or not? Who cares? It doesn't matter!" Ho detto "Ok, puoi benissimo passare la tua vita pensando che non ci sia la gravita' sulla luna, ma se tu scoprissi oggi che 90% dei tuoi amici pensassero che la capitale della Francia fosse Islamabad e che Beethoven fosse scultore, non ti meravigleriesti?" (Hmm non me la cavo molto bene con il congiuntivo...) Hanno detto "ovviamente si', ma non e' la stessa cosa".

Secondo me, "gli astronauti portano stivali pesanti per non volare via"
e "Betthoven era scultore" sono ignoranza da premio Nobel tutti e due.

(La stessa rivista ha quasi rifiutato di mettere una cosa su mclink e internet, dicendo in tono di voce molto pesante che i loro lettori indubbiamente non si potrebbero fregare di meno di queste cose da tecnomani, che cavolo sarebbe internet, a cosa servirebbe, hahhaha e tu SI certo che mandi messaggi in svezia tutti i giorni Adam ecc. Burini ignoranti, direi. La posta elettronica in America e' abbastanza diffusa e 'sti pseudo-giornalisti americani non sapevano cos'era) Ok. la maggior parte della gente (anche dei laureati) non sa risolvere le equazioni differenziali e probabilmente non sa neanche cosa sono. Forse non sa neanche risolvere 3x+1=10 o trovare la somma di due frazioni. (secondo me, patetico, ma cosi' stanno le cose e riesco a crederci se mi sforzo) ma questa cosa sugli stivali pesanti e' totalmente assurdo.

La cosa piu' bella e che quando racconto questa storia ai fisici mi dicono "Ma su, Adam! Questi tizi ti stanno prendendo in giro! Non c'e' NESSUNO cosi' ignorante" ma quando un fisico mi dice questo davanti a non-fisici (per. es. il caso degli Uffizi) le discussioni diventano sempre MOLTO accese e io mi nascondo.. Io ed i miei amici fisici siamo irragionevoli? Se io devo sapere che Caravaggio era artista e che la capitale della Francia e' Parigi perche' i miei amici "artistici" non devono sapere che c'e' la gravita' sulla luna? (le famose due amiche citate sopra hanno poi chiesto "Allora, se non e' per mancanza di gravita', perche' gli astronauti avevano stivali cosi' grandi?"

Quando ho menzionato il vuoto e la temperatura, hanno detto "OOh! uau! E quelli della NASA sapevano queste cose prima ancora di andare sulla Luna? Che bravi!" e NON in toni da preso in giro - dicevano sul serio. Commenti? Fra gli "ignoranti" ci sono professori (ambisessi) della Sapienza, (almeno uno/a di Biologia), un ingegnere aerospaziale della European Space Agency (brutta esperienza, questa...), la segretaria al CNR che ho gia' menzionato, molti redattori alla Treccani, mia madre, svariati laureati di Cambridge in materie umanistiche, quasi tutta la redazione di "Metropolitan", quasi tutti gli insegnanti e studenti in una scuola privata di business studies.

Il contesto della barzelletta internet sulla luna era che un prof di filosofia in una lezione unversitaria in America ha detto "Cartesio ci ha insegnato che le cose non succedono sempre come potresti immaginare. Per esempio, se rilascio questa penna qui, cade, e potresti immaginare che la stessa cosa accadrebbe sulla Luna. Ma invece no. Sulla Luna, la penna rimarebbe sospesa..." Uno studente di fisica presente per motivi di "distribuzione" (un'idea interessante nelle (o in alcune?) universita' americane che ti costringe a fare dei corsi elementari in facolta' diverse dalla tua) ha cercato di correggere il prof, che ha insistito che lui aveva ragione. Gli altri studenti guardavano male il fisico. Molti anni fa, all'inizio del mio secondo anno di italiano, stavamo (io e 20+ studenti del secondo anno del corso di laurea di Italiano a Cambridge) in Language Laboratory 2. Abbiamo visto una "puntata" di tg qualcosa e la professoressa ha cercato di farci parlare. Essendo piccole creature all'inizio del secondo anno, non sapevamo dire molto, e molti di noi non avevamo capito molto del tg. (All'epoca, ero al livello di "Ho sentito 'nonna' da qualche parte in quel brano di 15 minuti che ci ha fatto sentire, professoressa Tandello.")

Lo space shuttle (navetta spaziale) era nel tg, e allora la prof ha detto (dopo una cosa sulla versione Topolino di Casablanca) "Allora, ragazzi,cosa pensate del brano sugli astronauti? Secondo me, la parte piu' divertente dev'essere quando si allenano nella stanza senza gravita' nella loro base." (Capivo le persone, ma non le tv/radio) L'unico turbato ero io "Er. Cosa intende, stanza senza gravita'?" "Sai, la stanza nella loro base dove vanno a fare pratica in assenza di gravita'" "Ah, no. Penso che Lei abbia visto filmati presi all'interno di un'aereo che temporaneamente segue una traiettoria orbitale o va in caduta libera o qualcosa del genere." "No, no, e' nella loro base sulla Terra" "Ah. E come fanno a non averci la gravita'?" "Ci sono gli scudi antigravitazionali tutto intorno" "Ah. Ne dubito. Gli scudi antigravitazionali non esistono." "Forse sei poco informato? Mi puoi garantire che non esistono?" "Se esistessero gia', avrei probabilemente visto qualcosa su Scientific American o New Scientist, a meno che la NSA non ci nasconda proprio tutto. Ma in quel caso, non lo metterebbero nel tg. Se sono POSSIBILI, vuol dire che tutta la fisica moderna e' sbagliata ma ovviamente questo non e' da escludere." (non garantisco ogni parola, ma e' stato piu' o meno cosi') Tutti gli altri studenti non capivano che problema avevo con l'idea della prof. Se le persone, avendo visto filmati di astonauti in orbita, pensano che "non ci sia" la gravita' in orbita, ci posso credere. Quella e' ignoranza abbastanza sofisticata. (come avere idee un po' confuse su come funzionano le maree). Ma se hai visto che gli astronauti sulla luna tornano giu' quando saltano, dire che non c'e' la gravita' sulla luna e' assurdo. Infatti, quando menzioni gli astronauti alcune persone dicono "Eh. Gia'. Allora, la penna cade perche' la gravita' c'e'!" ma non molte.


h/t Gianni Comoretto

Balzani: perché dobbiamo dire di NO (ovvero, votare "SI") al referendum sulle trivelle


Guest post di Vincenzo Balzani
Università di Bologna, coordinatore del gruppo energiaperlitalia.it


Con l’avvicinarsi del referendum sulle trivellazioni, la lobby del petrolio si è fatta sentire con un apocalittico articolo del professor Alberto Clò su formiche.net, intitolato “Ecco gli effetti nefasti del NO alle trivelle”.

Clò parte da lontano. Sostiene che la vittoria del NO al rientro dell’Italia nel nucleare ha causato “la distruzione di un’intera industria – quella elettromeccanica – che contava decine e decine di migliaia di occupati, un gran numero di ingegneri, eccellenti capacità manifatturiere, un sapere scientifico e accademico tra i primi al mondo”. E aggiunge: “Con la vittoria dei NO-TRIV avremmo il medesimo risultato: la distruzione di un’altra industria italiana”.
E’ vero, la storia si ripete, ma le conseguenze sono state, sono e saranno ben diverse da quelle indicate da Clò.
Nel giugno 2011, dopo il referendum sul nucleare, importanti esponenti politici e le lobby interessate sostennero, come ripete oggi Clò, che l’Italia aveva “perso il treno”. I fatti, invece, hanno dimostrato, anche se qualcuno non se n’è ancora accorto, che rinunciare al nucleare è stata una scelta saggia e lungimirante. Grazie a quella scelta non produciamo scorie radioattive, che non sapremmo dove mettere, non rischiamo disastri e non siamo impantanati nella costruzione di centrali che avrebbero richiesto tempi e investimenti economici fuori controllo, come dimostrano gli esempi di Olkiluoto e Flamanville. Per contro, il NO al nucleare ha reso possibile il decollo delle energie rinnovabili: il fotovoltaico produce oggi una quantità di energia paragonabile a quella che avrebbero generata due reattori nucleari che, nella migliore delle ipotesi, sarebbero stati pronti nel 2025.

La storia, appunto, si ripete. Alcuni esponenti del Governo e la lobby del petrolio sostengono che rinunciando allo sfruttamento delle riserve di combustibili fossili, per altro molto marginali, perderemmo un altro treno. Anche in questo caso, però, si tratta di un treno vecchio, che causa danni dove passa e che è destinato ad arrestarsi in un futuro non troppo lontano. Meglio quindi dedicare tutte le nostre forze per salire sul treno giusto, il treno del futuro, quello delle fonti rinnovabili. Ormai tutti dovrebbero aver capito, dopo i numerosi moniti degli scienziati, la conferenza Cop21 di Parigi e l’encliclica Laudato sì di papa Francesco, che la cosa più urgente da fare è custodire il pianeta. Solo una rapida transizione dall’uso dei combustibili fossili a quello delle fonti rinnovabili può risolvere la crisi energetico-climatica. E’ una transizione già in atto, un processo inarrestabile dal quale il nostro Paese può trarre molti benefici perché siamo all’avanguardia nel manifatturiero, un settore chiave per lo sviluppo delle energie rinnovabili. Si tratta di un vantaggio che, assieme alle abbondanti fonti rinnovabili di cui disponiamo e alle ottime prospettive di mercato in campo internazionale, ci permette di guardare al futuro con serenità.
Ecco, allora, che il referendum sulle trivellazioni del 17 aprile ha un significato che va ben al di là del contenuto dei suoi singoli quesiti. Si tratta, nientemeno, di dare un senso al futuro per quanto riguarda clima, ambiente ed energia.



venerdì 11 marzo 2016

Davvero vuoi la rivoluzione ? Elogio del Luddismo pigro


Una delle tante leggende metropolitane che circolano è che ci voglia una rivoluzione per rovesciare un sistema corrotto ed inefficiente.  

Sbagliato.

In molto grossolana approssimazione le rivoluzioni storiche si possono dividere in due grandi categorie: quelle che hanno vinto e quelle che hanno perso.

Cominciamo dalle seconde.   Cosa hanno in comune sommosse avvenute in luoghi e tempi lontanissimi?   Due cose: la prima è che la gente si ribella quando non ne può più.    La seconda è che, alla fine,  la gente esausta accetta condizioni molto peggiori di quelle da cui era partita.

Le rivoluzioni che vincono, si dividono ancora in due categorie: quelle che ottengono qualcosa e quelle che stravolgono il sistema.   Le rivolte che portano a riforme, di fatto sono una dinamica interna al sistema stesso che, in questo modo, corregge alcuni errori e riesce a tirare avanti ancora.  

Per esempio la lotta per il voto alle donne.

Le rivolte che stravolgono il sistema quasi sempre ne insediano un altro peggiore.    Ne hanno fatto l’esperimento i francesi che hanno ghigliottinato Luigi XVI per trovarsi nelle mani prima di un manipolo di terroristi ben peggiori dall'attuale ISIL; e poi per 20 anni in quelle di un dittatore megalomane.

Lo hanno sperimentato i russi che si sono sbarazzati del regime zarista per cuccarsi Stalin.    E si potrebbe andare avanti.

Gli esempi di rivoluzioni che hanno instaurato sistemi completamente diversi dal precedente e (almeno temporaneamente) migliori sono stati veramente pochi.   Per esempio la “Rivoluzione Meiji”, condotta dall'Imperatore in persona; roba da giapponesi.   Oppure la “non guerra di indipendenza indiana” che ha ottenuto l’indipendenza dall'Inghilterra proprio perché non è stata combattuta.

Dunque vogliamo rovesciare o vogliamo salvare il sistema?   Ognuno ci pensi bene perché cercare di correggerne le macroscopiche nefandezze non fa altro che aumentarne l’efficienza e , quindi, la durata.

Lo abbiamo ben visto noi stessi.    Uno dei fattori che ha favorito il capitalismo nel suo storico scontro col comunismo sono state le opposizioni ambientaliste e socialiste in occidente.   Sono loro, infatti, che hanno spuntato migliori condizioni per i lavoratori ed un minimo di tutela per l’ambiente, fattori risultati strategici per migliorare le generali condizioni di vita, dunque aumentare i consumi e consentire la crescita economica che c’è stata.  

Al di la della cortina di ferro, il governo perseguiva sostanzialmente gli stessi scopi di sviluppo e di potenza dei governi occidentali, ma chi dava fastidio vinceva un viaggio premio di sola andata.    Il risultato è che il sistema, privo di una sostanziale opposizione, si è avvitato su sé stesso, finendo schiacciato sotto la propria inefficienza.

Stesso film, su scala ancor più vasta, è andato in onda dopo il parziale collasso sovietico.   Annichilite o marginalizzate le opposizioni (perlopiù con le buone, per carità), il sistema capitalista si è sviluppato liberamente, portando alle estreme conseguenze i propri presupposti.   Ed avvitandosi sempre più su se stesso.

Detto in termini tecnici: l’autodistruzione è il destino di qualunque sistema lasciato in balia delle proprie retrazioni positive.   In altri termini, sono i fattori limitanti che garantiscono la durata dei sistemi, proprio perché ne ostacolano la crescita.

Detto in parole povere, una società dove quelli che contano la pensano tutti alla stessa maniera non può che finire male.

E dunque che fare?    La rivoluzione!  

Cosa succederebbe se perdessimo?   Che un sacco di gente avrebbe una dose supplementare di sofferenza non necessaria, in aggiunta a quella inevitabile che già non sarà poca.

E che succederebbe se vincessimo?   Che passerebbero delle riforme come il razionamento dell’energia e dell’acqua, la ridistribuzione dei redditi eccetera.   Tutti correttivi in grado di far durare il sistema per altri 50 anni.

Dunque, se davvero vuoi spaccare tutto, aderisci al “Luddismo Pigro”.   Il principio basilare è semplice: chi va in giro a spaccare robe prima o poi troverà qualcuno che spacca lui.   Se invece lasci che tutto fili esattamente come ora, il sistema non mancherà di disintegrarsi da solo il più rapidamente possibile.

E' a quel punto che inizierà il gioco vero, che non sarà più puntellare una versione più o meno corretta del progressismo, ma costruire da zero qualcosa di completamente diverso.    Sarà un gioco molto duro, ma anche molto interessante che si farà col poco che sarà rimasto.   E che cosa è veramente indispensabile?

Biodiversità, fertilità, acqua e cultura; le civiltà si costruiscono con questo.

Dunque, invece di spaccare vetrine e bruciare macchine, bisogna cercare di guadagnare tempo e salvare il più possibile di queste quattro cose dalla mega-macchina tritatutto.  

Ad esempio, riuscire posticipare la costruzione di una nuova strada sull'ultima striscia di bosco del tuo comune può essere utile.   Magari fra tre o quattro anni non ci saranno più i soldi per farlo.   Oppure restaurare un oggetto artistico od un monumento.    Prima o poi andranno comunque distrutti, ma più a lungo durano e più potranno ispirare gli artisti del futuro.

Biodiversità, fertilità, acqua e cultura sono le sole quattro eredità che contano.   
Invece di fare casino, cerchiamo di lasciarne il più possibile dietro di noi.




giovedì 10 marzo 2016

I “Limiti dello Sviluppo” aveva ragione: la popolazione dell'Italia comincia a calare

Da “Cassandra's Legacy”. Traduzione di MR




Lo scenario “caso base” descritto nell'edizione del 2004 de “I Limiti dello Sviluppo”, un aggiornamento dello studio originale sponsorizzato dal Club di Roma e pubblicato nel 1972. Notate come la popolazione mondiale dovrebbe iniziare a declinare qualche anno dopo il picco dell'economia mondiale. Non stiamo ancora vedendo questo declino a livello globale, ma potremmo vederlo in alcune regioni particolari del mondo, in particolare in Italia. 

Di Ugo Bardi

Si stanno accumulando sempre più dati a smentire la leggenda degli “errori” che ha accompagnato lo studio intitolato “I limiti dello Sviluppo” (The Limits to Growth - LTG). Per esempio, Graham Turner ha mostrato come i dati storici dell'economia mondiale hanno seguito piuttosto da vicino le curve dello scenario “caso base” presentato nel 1972. Ma il fatto che questo scenario abbia funzionato bene fino all'inizio del XXI secolo non significa che continuerà a funzionare allo stesso modo in futuro. Lo scenario prevede un collasso economico mondiale che dovrebbe cominciare ad un certo punto durante i primi due-tre decenni del secolo. Chiaramente, l'economia mondiale non è collassata, finora, anche se si potrebbe obbiettare che sta mostrando segnali terribili del fatto che stia cominciando proprio a farlo. Ma non possiamo ancora provare che lo scenario base fosse giusto.

Tuttavia, lo scenario base del collasso di LTG è una media di tutto il mondo e potremmo immaginare che, se l'economia deve collassare in media, alcune parti di essa dovrebbero collassare prima. E, infatti, sembra che alcune economie locali stiano proprio facendo questo. Potrebbe benissimo essere che un paese come l'Italia sia già ben avanti nel processo di collasso economico, quindi non stiamo solo assistendo al declino del suo PIL, ma anche all'inizio di un declino irreversibile della popolazione. Se fosse così, lo scenario caso base di LTG si sta verificando in Italia e probabilmente non solo in Italia.

Così, cerchiamo di fare un confronto qualitativo dello scenario LTG e dei dati reali dell'Italia. Per prima cosa, lo scenario mostra in che modo il consumo di risorse naturali deve raggiungere un massimo e poi declinare, seguito da un traiettoria simile per quanto riguarda la produzione industriale. In Italia abbiamo superato quel punto da un pezzo. Come potete vedere nella figura in basso, proveniente da un precedente post su Cassandra's Legacy, il consumo dell'Italia di idrocarburi fossili (di gran lunga la sua fonte principale di energia) ha raggiunto il picco nel 2005, seguito dal picco del PIL nel 2008. Considerando che il PIL è una misura della produzione economica generale di un paese, possiamo considerarlo come proporzionale ai parametri che erano indicati come produzione industriale ed agricola nello studio LTG (i dati del 2015 indicano un piccolo aumento del PIL per l'Italia, ma questo cambia poco nella tendenza complessiva).


Quindi potremmo dire che, in Italia, lo scenario caso base di LTG si è verificato in termini di comportamento dell'economia del paese. Ma, se così fosse, ad un certo punto dovremmo aspettarci il picco e l'inizio del declino di un'altra curva dello scenario: quella della popolazione. E, infatti, sembra che stiamo assistendo esattamente a questo. Ecco i dati più recenti dell'ISTAT.


Si può vedere il ragguardevole salto verso l'alto del tasso di mortalità del 2015: corrisponde a 16.500 morti in più rispetto alle nascite. Nonostante l'afflusso di immigrati, l'Italia ha perso 139.000 residenti nel 2015. Non si tratta di una grande perdita (0,23%), ma è significativa. E non si era mai verificata durante i decenni passati. Inoltre, l'Italia vede per la prima volta da decenni una riduzione dell'aspettativa di vita alla nascita (da 80,3 a 80,1 anni per i maschi e da 85 a 84,7 anni per le femmine).

Quali sono state le cause di questo declino della popolazione? Ce ne sono diverse e l'estate torrida del 2015 ha sicuramente giocato un ruolo nella morte di più persone anziane  del solito, come potete vedere nella figura sotto (ancora una volta da fonte ISTAT).


Poi sono state proposte altre cause. Il generale invecchiamento della popolazione, la crisi economica, il peggioramento della dieta, l'inquinamento, i costi più alti delle cure mediche ed altro. Ma il punto qui non è discutere queste queste diverse cause, la maggior parte delle quali hanno probabilmente avuto un ruolo nel declino. Il punto è che abbiamo assistito esattamente a quello che ci potevamo aspettare di vedere se gli scenari di LTG avessero descritto la situazione italiana: un declino della popolazione che doveva seguire il declino del PIL.

Naturalmente, abbiamo dati soltanto di un anno e non possiamo dire se quello che stiamo vedendo è una tendenza a lungo termine o solo una fluttuazione statistica. Eppure, è difficile non pensare che il degrado delle condizioni sociali ed economiche in italia, così come il degrado dell'ecosistema, non stiano chiedendo il loro tributo alla popolazione. E che di fatto stiamo vendendo realizzarsi gli scenari di LTG.


mercoledì 9 marzo 2016

Cosa vogliono questi catastrofisti?




Immagine: i contatti del blog "Effetto Risorse" secondo Google Blogger


Credo che Dario Fo non abbia mai dato una definizione di "catastrofista", ma penso di poter parafrasare una sua vecchia definizione di "masochista" dicendo che "Il catastrofista è uno che gli piacciono le cose che gli fanno schifo."

Mi è venuta in mente questa cosa dopo aver visto il balzo in avanti folgorante nei contatti di "Effetto Risorse" dopo che abbiamo pubblicato tre post pesantemente catastrofisti, uno dietro l'altro. Non che si possa mai prevedere cosa andrà virale sul Web, ma credo che si possa dire che il catastrofismo tira e tira parecchio. Non solo fra i catastrofisti, ma anche fra gli anti-catastrofisti (vedi l'orribile articolo di Aldo Grasso sul "Corriere")

Ora, fa sempre piacere avere un impatto, ma non è che lo scopo di questo blog sia di "fare audience." Nemmeno per idea. E' però interessante questo fatto del catastrofismo rampante. Si sa che tutto quello che esiste esiste perché ha una ragione di esistere, e questo deve essere vero anche per il catastrofismo. Mi sa che molta gente percepisca, a qualche livello più o meno conscio, che c'è qualcosa di profondamente bacato nel modo in cui ci stiamo gestendo questo povero pianeta. E cerca, per quanto possibile, di informarsi (oppure anche di inveire contro i catastrofisti).

Quindi, tutto questo interesse nelle catastrofi è bene oppure male? In principio, potrebbe anche essere bene ma c'è il problema che nessuno fa niente in proposito (a parte inveire contro i catastrofisti). Mi viene in mente una cosa che mi disse una volta Dennis Meadows, uno degli autori dei "Limiti dello Sviluppo". "L'errore che abbiamo fatto non è stato di prevedere problemi, ma di non prevedere soluzioni."

In effetto, credo che Meadows abbia ragione. E' che è inutile parlare di catastrofi se non si parla anche dei modi per evitarle. Mettiamo soltanto la gente di cattivo umore (o rendiamo felici quelli che gli piacciono le cose che gli fanno schifo). E allora smettiamo di dire che l'energia rinnovabile non serve a niente. Non sarà la soluzione a tutti i problemi, ma è molto meglio che stare al buio a mugugnare.




Crisi globale: uno sguardo nell'altra direzione.

Di Jacopo Simonetta

Quando si parla e si scrive della crisi che minaccia la nostra civiltà, si focalizza l’attenzione sulle risorse che l’economia richiede in quantità crescenti.   Si ragiona quindi su come i ritorni decrescenti nello sfruttamento delle risorse pongano un’ipoteca sulle possibilità di ulteriore sviluppo dell’economia globale. 

Certamente è un tema di estremo interesse, ma qui io suggerisco di voltarsi e dare un’occhiata dall'altra parte; cioè a cosa succede dove scarichiamo le risorse usate.

In effetti, la nostra società (come tutte le altre nella storia) è una struttura dissipativa.   Ciò significa che esiste solamente in quanto è capace di dissipare energia, accumulando informazione al proprio interno.  Questo genera un anello di retroazione positiva: più energia permette di costruire più complessità e più complessità necessita, ma anche permette, un maggiore flusso di energia.

Io penso che il punto cruciale sia questo: alla fin fine, la ricchezza non è altro che informazione accumulata nel sistema socio-economico di varie forme (ad esempio bestiame, infrastrutture, sistemazioni agrarie, macchine, costruzioni, libri, internet eccetera.) La popolazione umana è particolare perché costituisce essa stessa una grossa fetta dell’informazione accumulata nel sistema sociale.   Quindi, da un punto di vista termodinamico, noi siamo parte integrante della “ricchezza”, mentre da un punto di vista economico la gente può essere vista semmai come il denominatore della ricchezza globale.

Le leggi fisiche ci assicurano che l’accumulo di informazione all'interno di un determinato un sistema è possibile solo aumentando l’entropia al di fuori di esso.   E’ una norma generale a proposito delle strutture dissipative, ma la nostra civiltà è unica nella storia per le sue dimensioni.   Oggi circa il 97% della biomassa di vertebrati terrestri è composta da noi e dai nostri simbionti (bestiame).   Usiamo circa il 50% della produttività primaria, più quasi 20 TWh all'anno che ricaviamo dai combustibili fossili ed altre fonti inorganiche.

Ai suoi albori, la nostra moderna civiltà si comportò allo stesso modo di tutte le altre nella storia: appropriandosi di bassa entropia sotto forma di cibo, bestiame, minerali, schiavi, petrolio, carbone eccetera.   E scaricando alta entropia nella biosfera in forme diverse come inquinanti, semplificazione di ecosistemi, estinzioni, calore, eccetera.   Oppure scaricando entropia ad altre società sotto forma di guerre, migrazioni eccetera.
Ma  mano che l’economia industriale ha soggiogato e sostituito le altre, è diventata l’unico sistema economico globale.   In tal modo, necessariamente, ha trovato sempre più difficoltà a dissipare energia fuori da se stessa.  
In pratica, le discariche (sink) sono diventate un problema prima dei pozzi (well).   Ma ricordiamoci che per mantenere il proprio livello di complessità, una struttura dissipativa ha bisogno di un flusso crescente di energia, cioè ha bisogno sia di pozzi che di discariche inesauribili.

Oggi, sia l’inquinamento globale, sia l’immigrazione di massa verso i paesi più industrializzati evidenziano che il nostro sistema non è più in grado di espellere alta entropia fuori da se stesso, semplicemente perché di questo “fuori” ce ne è sempre di meno.    Ma se l’alta entropia non è scaricata fuori dal sistema, necessariamente si accumula entro di esso.   E man mano che fluisce più energia, aumenta l’entropia interna, minando la complessità.   Una tipica dinamica di Ritorni Decrescenti.   Forse possiamo vedere in questo una retroazione negativa che sta fermando la crescita economica e che, forse, sbriciolerà l’economia globale in qualche decennio.Se questo ragionamento fosse corretto, la crisi economica e politica, la disgregazione sociale e, alla fine, la disintegrazione degli stati non sono altro che l’aspetto visibile dell’entropia che cresce all'interno del mostro meta-sistema.

Attualmente, la società globale è talmente grande e complessa da essere articolata in moltissimi sub-sistemi correlati fra loro.   Stiamo quindi gestendo le cose in modo da aumentare l’entropia nelle parti più periferiche del meta-sistema.   Ad esempio alcuni paesi, classi sociali subalterne e, soprattutto, i giovani che pagheranno il prezzo di tutto il benessere che abbiamo avuto noi.
Ma questo sistema provoca instabilità politica, sommosse e masse di migranti verso il cuore del sistema. Ciò significa anche che la classe dirigente mondiale ha perduto la capacità di capire e/o controllare le dinamiche interne del sistema socio-economico.

Nel frattempo, il sovraccarico delle discariche (sink) sta cominciando a deteriorare i pozzi di bassa entropia (well).   Esempi evidenti sono l’inquinamento dell’aria e dell’acqua, l’acidificazione degli oceani, l’estinzione di specie, la distruzione di ecosistemi e molto altro ancora.   Alla fine, man mano che l’economia cresce, il sistema sociale necessariamente perde la sua capacità di dissipare energia all'esterno, condannandosi così alla disintegrazione.

Si può trovare lo stesso fenomeno ad una scala minore.   Ad esempio un singolo organismo, come un essere umano.   Se è disponibile un buon flusso di energia in forma di cibo e calore, un bambino cresce diventando un adulto forte e sano.   Un buon flusso di energia durante la vita adulta significa una buona qualità di vita e la possibilità di sviluppare cultura, abilità, arte, scienza e di restare sani per molto tempo.  Scarsa energia significa malnutrizione e malattia.   Ma anche se il corpo assorbe più di quanto riesca a dissipare ci sono problemi come ingrassamento, malattie ed obesità; in definitiva una brutta vita con una prematura morte.

Troviamo sostanzialmente lo stesso fenomeno a scala maggiore.   Anche la Terra nel suo insieme è una struttura dissipativa ed un sistema complesso.   Non ha alcun problema dalla parte del suo pozzo principale: il Sole.   Possiamo contare sul fatto che i circa 86.000 TWh che riceviamo mediamente dal Sole non diminuiranno.   Anzi, semmai aumenteranno molto gradualmente in tempi estremamente lunghi.
 
Eppure proprio ora l’intera Biosfera sta collassando in una delle più gravi crisi mai verificatesi nei circa 4,5 miliardi di anni della sua storia.   Una crisi risultante dell’attività umana che riduce la capacità dell’ecosistema di dissipare l’energia in entrata, in particolare come risultato dell’effetto serra prodotto bruciando combustibili fossili.   Così l’entropia interna cresce minando ulteriormente gli ecosistemi e riducendo la complessità.   Potenzialmente, producendo un disastro globale di portata geologica.

In conclusione, suggerisco che, nei prossimi decenni, l’aumento dell’entropia sarà un problema anche più drammatico del rifornimento di energia.   
Solamente una drastica riduzione nell'ingresso di energia nel sistema socio-economico potrebbe salvare al Biosfera.   Ma ci sarebbe un prezzo elevato da pagare perché una riduzione nel flusso di energia significa necessariamente una riduzione della complessità e della quantità di informazione accumulata nel sotto sistema umano.   In parole povere, questo significherebbe miseria e morte per la maggior parte della popolazione attuale, anche se significherebbe speranza per quella del futuro. 
  
In definitiva, affinché  possano nascere nuove civiltà, è necessario che la nostra collassi abbastanza in fretta da lasciare un pianeta abitabile ai nostri discendenti.

martedì 8 marzo 2016

I mari si stanno sollevando al ritmo più rapido degli ultimi 28 secoli

Da “The New York Times”. Traduzione di MR (via Cristiano Bottone)

Di Justin Gillis


Juan Carlos Sanchez ha remato su un kayak con le proprie scarpe su una strada allagata di Miami Beach lo scorso anno. Lynne Sladky/Associated Press

Gli scienziati hanno dichiarato che il peggioramento delle inondazioni di marea nelle comunità costiere americane è in gran parte una conseguenza dei gas serra da attività umana e che il problema diventerà di gran lunga peggiore nei prossimi decenni. Quelle emissioni, principalmente dovute alla combustione di combustibili fossili, stanno causando l'innalzamento dell'oceano al tasso più rapido almeno dalla fondazione dell'Antica Roma, hanno detto gli scienziati. Hanno aggiunto che in assenza di emissioni umane, la superficie dell'oceano salirebbe meno rapidamente e potrebbe persino scendere. L'inondazione di marea sempre più di routine sta rendendo la vita miserabile in luoghi come Miami Beach; Charleston, Carolina del Sud  Norfolk, Virginia, anche nei giorni di sole. Anche se questi tipi di inondazione spesso producono solo 30-60 cm di acqua salata permanente, stanno rendendo la vita difficile in molte città uccidendo prati ed alberi, bloccando le strade di quartiere e intasando i tombini, inquinando le riserve di acqua dolce e a volte mettendo in difficoltà intere comunità isolane  invadendo per ore le strade che le collegano alla terraferma.