mercoledì 6 giugno 2012

La Storia dell'Isola dei Conigli

Da Cassandra's Legacy. Traduzione di Massimiliano Rupalti.



Questo post era nato inizialmente come una recensione del libro "Too Smart for Our Own Good" di Craig Dilworth. Dopo averci lavorato per un po', tuttavia, mi sono reso conto di non poter aggiungere niente all'eccellente recensione fatta da George Mobus. Così, ho pensato che avrei potuto piuttosto esprimere le mie sensazioni attraverso una breve storia. Se avete studiato le dinamiche della popolazione, riconoscerete in quello che ho scritto una versione romanzata del modello di Lotka-Volterra dell'interazione di volpi e conigli. Non importa se sei una volpe, un coniglio o un essere umano: sei troppo intelligente per il tuo stesso bene. (Immagine sopra da Jokeroo)




La Storia dell'Isola dei Conigli
Di Ugo Bardi

Si racconta che le volpi arrivarono sull'Isola molto, molto tempo fa. Qualcuno dice che la prima coppia di volpi arrivò su una zattera da un luogo oltre l'orizzonte. Altri dicono, invece, che le volpi sono state create qui dal Dio-Volpe ed altri ancora che sono sempre state qui, dal giorno in cui gli Dei fecero emergere l'Isola dalle acque dell'oceano infinito.

Da qualsiasi posto provenissero, la prima coppia di volpi trovò l'Isola ricca di erba, alberi, acqua e molti, molti conigli. Le volpi erano furbe e forti e crebbero di numero cacciando i conigli ed uccidendoli in gran numero. Molte giovani volpi nacquero ed era così, dicevano alcune volpi, che le cose dovevano andare.

Nel tempo, le volpi crebbero ancora di più di numero ed alcune volpi cominciarono a dire che i conigli erano diventati difficili da trovare. Si racconta la storia di una vecchia volpe, che molti vedevano come più saggia di altre, che chiamò a raccolta l'intero popolo delle volpi e parlò loro. “Compagne volpi”, disse la vecchia volpe, “siamo cresciuti così tanto di numero che presto non ci saranno abbastanza conigli per sfamare la nostra gioventù. Che quindi morirà di fame. Non dovremmo uccidere così tanti conigli come abbiamo fatto finora e non dovremmo nemmeno avere così numerose cucciolate”.

Ma alcune volpi dicevano che non esisteva una cosa come l'uccidere troppi conigli. Dicevano che c'erano ancora un sacco di conigli in giro, era solo questione di cercare meglio. Se qualche giovane volpe moriva di fame, dicevano, era perché erano diventate pigre. Bisognava insegnare loro come essere più veloci e furbe. In questo modo, le volpi sarebbero ancora state in grado di cacciare tanti conigli quanti gliene erano necessari. E risero della vecchia volpe, tornando a cacciare conigli.

Poi arrivò la Grande Moria. Ho raccontato questa storia molte volte ed mi spaventa ancora, anche se sono il coniglio più vecchio dell'Isola. Ma dovevo raccontarvi questa storia, giovani conigli. L'ho sentita da mio padre, che l'ha sentita da suo padre, che l'ha sentita dal padre di suo padre e così via in una catena che arriva fino ad uno dei pochi sopravvissuti alla Grande Moria. E, credetemi, giovani conigli, era un tempo terribile, poiché l'isola era piena di volpi e i conigli morivano in gran numero e non c'era modo per loro di scappare. Si dice che solo pochi di loro si poterono nascondere nei più oscuri anfratti della foresta, fra cespugli spinosi e labirinti di radici di alberi, pregando il Dio-Coniglio di poter essere risparmiati dalla furia delle volpi.

E il Dio Coniglio deve aver ascoltato le loro preghiere perché non furono trovati delle volpi. Dopo qualche tempo, osarono uscire dalle loro tane e scoprirono che non c'erano volpi vive da nessuna parte sull'Isola. Rimanevano solo le loro ossa, disseminate sulle pianure. Un tempo ce n'erano molte, molte di più di queste ossa, ma voi giovani conigli potreste avere avuto la possibilità di vederne solo alcune delle poche rimaste.

Così, questa storia ha un lieto fine. Appena finita la Grande Moria, noi conigli abbiamo riavuto l'Isola solo per noi. E abbiamo avuto buona erba da mangiare e tanto tempo per crescere e moltiplicarci, il che, come qualcuno dice, è ciò che ci disse lo stesso Dio Coniglio. Tuttavia, a volte penso che questa storia potrebbe non avere un lieto fine, dopo tutto.

Sapete che ci sono molti, molti conigli che vivono sull'Isola, così tanti che i prati sembrano a volte essere bianchi e marroni piuttosto che verdi. E questo non può essere buono. Alcuni conigli saggi ci dicevano che non avremmo dovuto permettere che crescessimo così tanto di numero, perché l'erba non può ricrescere abbastanza velocemente per sfamarci in così tanti. Ma altri hanno detto che l'erba non è un problema. I giovani conigli sono diventati pigri, dicono, e sono solo capaci di lamentarsi così tanto perché non riescono sempre a trovare erba a portata di zampa. Questo non è come dovrebbe essere un buon coniglio: devono imparare a cercarsi il cibo, anche a costo di andare lontano, dove c'è ancora un sacco d'erba.

Potrebbe essere che ci sia ancora abbastanza erba per tutti noi, da qualche parte, anche se ne dubito. Ma quello che mi spaventa di più è ciò che ho sentito dire ultimamente. E' possibile che lo abbiate sentito dire anche voi. Alcuni conigli sono scomparsi e non si è saputo più niente di loro. Non sono state trovate nemmeno le loro ossa. E potreste aver sentito dire che qualcuno che ha raccontato di aver visto ombre grigie che si nascondono nella foresta. E alcuni hanno raccontato di aver visto, al calar della notte, occhi luminosi e gialli che li guardavano dall'oscurità. Potrebbe essere, Dio non voglia, che le volpi siano tornate?

Se questo è vero, nessuno può dirlo. Nessuno sa se qualche volpe sia sopravvissuta alla grande Moria o se alcune di loro siano tornate di nuovo su una zattera da oltre l'orizzonte. La sola cosa che posso dire è che forse non avremmo dovuto crescere così tanto di numero, perché i conigli sono un buon cibo per le volpi ed alcuni vecchi conigli ci avevano già avvisato di questo. Questo è avvenuto molto tempo fa, ma nessuno li ha ascoltati. Ed ora è troppo tardi. Sono un vecchio coniglio ormai, quindi non vedrò cosa ha in serbo il futuro. Ma voi sì, giovani conigli. Quindi è tempo che andiate a dormire. Dormite bene e non guardate la foresta.


lunedì 4 giugno 2012

La rivolta del popolo bue


Un video molto divertente, tradotto e commentato da Daniela ("Tetragono"). Purtroppo, ho l'impressione che le nostre possibilità nel mondo reale non siano molto migliori di quelle delle mucche del film

MUCCHE CON LA PISTOLA

Di "Daniela"



Questo video è molto interessante perché può far riflettere tutti noi, tontoloni, onesti e dotati di buon senso.

Noi che pazientiamo le altrui aggressività e irregolarità, noi che comprendiamo più di quanto siamo compresi, noi "cittadini comuni", come dicono i media, televisivi e non. Noi che siamo i bancomat e la ciccia di questo sistema che sta traballando vistosamente.

Per i pigri e non anglofili, traduco in sintesi il contenuto della bella canzoncina bovina.

Sebbene nessuno si aspettasse che da una razza così mansueta potesse nascere un grande guru, ecco che un vitellino magro si arrabbia della inanità dei suoi concittadini bovini placidi, dall'aspetto così stupido e che non si divertono mai, e dopo aver letto nel bosco Che Guevara e Mao Tse tongue (bellissimo calambeur), li incita alla rivolta, al non accettare il fatto di dover vivere solo per diventare hamburger.

Gli parla di Giustizia, ma loro non si smuovono. Si sente emarginato, fuori dal gregge, le mucche sono depresse.

Ma lui insiste che devono combattere, sfuggire o morire.

E allora cominciano ad ascoltarlo.

Ma viene catturato e rinchiuso e trasportato con un camion al suo destino fatale. Ma nessuno poteva sospettare che uno scheletrico vitello potesse nascondere un UZI.

Mucche con la pistola.

Arrivano i macellai con il pungolo elettrico da infilzargli nella coscia, ma lui reagisce, scalcia  e li acceca con la pipì, instaura un lotta, rimbalza su un trattore ed esce dalla porta. Del carburante infiammabile si riversa sul pavimento e scatena un incendio al macello e le mucche allora corrono fuori. Allora il guru prende un megafono e salta su un cumulo di fieno e comincia a urlare "noi siamo bovini errabondi e liberi di correre!".

Ed ecco formato un esercito di bovini che urlano "Dobbiamo combattere per la libertà dei bovini e tenere alta la nostra testona!" "Dobbiamo correre libere con il bufalo (la canzone è country) o morire!"

Escono alla rinfusa rompendo i cancelli, rovesciano un trasposto di latte e bruciano tutto il cibo.

LE MUCCHE ADESSO SI DIVERTONO. Sessanta auto della polizia vengono accumulate in una pila, completamente coperte dal letame. Fumo nero all'orizzonte oscuro il giorno, dodici Mac Donalds sono stati bruciati.

L'esercito bovino di liberazione avanza.

Ma il presidente (Bush) è stufo e si incazza.

"Questo UPPITY CATTLE (presuntuoso bestiame...noi insomma) mi ha stufato è tempo di maniere forti!"

I media gongolano, la gente tira sospiri di sollievo, il Presidente ha ordinato a 10.000 poliziotti di prendere e uccidere tutti i bovini vagabondi e di regalare hamburger ai bambini. E così accade.

Sembra tutto finito, ma all'orizzonte dei consumatori si sente un rombo assordante.

Gli elicotteri dei polli.


E qui aggiungo un link a questo post di Sergio Di Cori Modigliani, molto ben fatto secondo me e dal titolo significativo di " Meglio Beppe Grillo che il suicidio".

sabato 2 giugno 2012

Non ce la facciamo più a evitare il cambiamento climatico, allora cosa dobbiamo fare?


Di David Schlosberg, professore di Relazioni Governative e Internazionali all'Università di Sidney, e pubblicato su The Conversation. E' un'eccellente e franca panoramica delle sfide che affronteremo e con le quali dovremo venire a patti a causa della realtà del cambiamento climatico. (Traduzione di Massimiliano Rupalti)



Quando pensiamo alle sfide che dobbiamo affrontare per fronteggiare il cambiamento climatico, è il momento di ammettere che il nostro obbiettivo politico è stato piuttosto ristretto fino ad oggi: limitare le emissioni dei sistemi basati sul carbonio. Per trent'anni, la prevenzione è stata l'obbiettivo dichiarato di gran parte degli sforzi politici, dai negoziati dell'UNFCCC (United Nations Framework Convention on Climate Change) alla carbon tax. Per chiunque sia attento all'argomento, è chiaro che questi sforzi non sono stati sufficienti. Ed ora siamo entrati in una nuova era nelle relazioni fra esseri umani e cambiamento climatico, con una varietà di sfide ampie e diverse.

La prima delle sfide è ammettere che non riusciremo a fermare il cambiamento climatico. La prevenzione non è più un'opzione valida. I sistemi naturali che regolano il clima sul pianeta stanno già cambiando e gli ecosistemi che ci sostengono stanno cambiando sotto i nostri occhi.

Saremo una società che dovrà convivere con la sfida del clima per il prossimo futuro, immersa in una lunga era di adattamento. Questo è quello che dovremo fronteggiare e sono tutte questioni aperte quelle che riguardano come potrebbe essere una società adattata e come possiamo progettare una strategia per arrivarci.

Uno dei segni di speranza è che, anche se molti governi nazionali non stanno facendo niente per prevenire il cambiamento climatico, c'è una crescente preoccupazione riguardo questo adattamento a livello locale. Il cambiamento climatico sfida l'intero progetto dell'illuminismo – il sogno che la ragione ci possa guidare a svelare le verità e che queste verità portino al miglioramento ed al progresso umano.

Immaginiamo di vivere in una società razionale ed illuminata. In una società del genere, gli esperti identificherebbero i problemi da affrontare e gli obbiettivi da raggiungere in risposta alla creazione da parte nostra del cambiamento climatico. La conoscenza scientifica sarebbe rispettata ed accettata (dopo una revisione fra pari, naturalmente) e la politica sarebbe plasmata per rispondere a questo.

La realtà è che di frequente abbiamo un intervento diretto progettato esplicitamente per rompere il collegamento fra la conoscenza e la politica; abbiamo visto quanto sia facile per il potere frammentare e corrompere la conoscenza su scala globale. Di fatto, i negazionisti climatici organizzati e le figure politiche che li sostengono, hanno fatto più danni alle idee dell'illuminismo di ogni cosiddetto teorico postmoderno.

La sfida chiave dell'adattamento è ricostruire una relazione costruttiva fra la competenza scientifica, il pubblico e lo sviluppo politico. Potrebbe succedere che l'impegno necessario della competenza scientifica con le conoscenza e gli interessi locali aiuterà a ricostituire un po' di speranza di progresso umano.

Come possiamo agire in modo onesto?

Il cambiamento climatico indebolirà molti dei fondamenti ecologici della nostra capacità di provvedere ai bisogni fondamentali. Chiaramente, una delle sfide chiave sarà capire come distribuire il peso del cambiamento e come risponderemo alla vulnerabilità della gente ai cambiamenti e agli aggiustamenti climatici – dalle siccità alle alluvioni, ai problemi sanitari che vanno dalle malattie agli attacchi di cuore, alla sicurezza alimentare, alle migrazioni ambientali.

Ancora più impegnativa, comunque, è la realtà che le nostre emissioni indeboliscono gli ambienti di persone vulnerabili in altri luoghi: Bangladesh, Corno d'Africa, piccole isole-stato, New Orleans.

E, naturalmente, le nostre azioni attuali – dato il ritardo fra le emissioni e l'impatto – nuoceranno alla gente in futuro. Quindi le nostre responsabilità di giustizia ora si estendono per vaste distese di geografia e tempo.

Sono parecchie le sfide etiche da affrontare. Quindi, come potremo cominciare ad affrontare le sfide della giustizia climatica? Soprattutto, le comunità locali potrebbero essere coinvolte a fondo sia nella mappatura delle proprie vulnerabilità, sia nel determinare le politiche di adattamento. Le percezioni sulla vulnerabilità saranno diverse a seconda dei gruppi di parti interessate – indigeni, agricoltori e agenti di turismo potrebbero avere una percezione diversa di cosa è reso vulnerabile dal cambiamento climatico.

La partecipazione e la deliberazione locale – diritti fondamentali di per sé – possono aiutarci a capire e determinare i diversi bisogni ambientali locali di varie comunità e pianificare così l'adattamento. Queste strategie di adattamento possono aiutare ad affrontare la giustizia climatica.

Governare la complessità

Per tutti i cospirazionisti che pensano che il cambiamento climatico sia un complotto di sinistra per sviluppare un governo mondiale basato sull'ONU – spero stiate scherzando. L'UNFCCC rappresenta un fallimento del governo globale su una scala mai vista prima.

Potremmo avere a che fare con un problema con un livello di complessità che gli esseri umani sono semplicemente incapaci di affrontare. Il cambiamento climatico sfiderà sicuramente le nostre capacità di adattamento più di ogni altra cosa la nostra specie abbia mai affrontato.

E' un diverso tipo di problema per i governi. Richiederà risposte multi-scala, largamente distribuite, collegate in rete, flessibili, anticipatrici ed adattabili da parte dei governi dal globale fino al locale. Il cambiamento climatico richiederà un ripensamento radicale della natura stessa del concetto di governo e l'adozione di nuove forme.

Abbiamo bisogno di dare un lungo e severo sguardo a noi stessi (e alla natura)

Ma la sfida più grande del cambiamento climatico, naturalmente, è se siamo o meno capaci di cambiare le nostre attuali relazioni distruttive col resto della natura. La chiave qui è la realtà che, portando su noi stessi il cambiamento climatico, abbiamo dimostrato che il concetto stesso di come ci immergiamo nel mondo naturale e come provvediamo ai nostri bisogni fondamentali, semplicemente non funziona. Infatti, la nostra relazione con la natura sta minacciando le vite che ci siamo costruiti. Ci immaginiamo separati dal sistema e dalla relazione che ci sostiene e causiamo così queste massicce distruzioni nei processi della vita intorno a noi. Il nostro rifiuto continuato di riconoscere noi stessi come animali facenti parte degli ecosistemi ha finito col minacciare questi sistemi che ci sostengono. Questo è il nostro problema chiave, la nostra sfida principale.

Per fortuna, ci sono sempre più esempi di alternative e modelli per adattarsi ad una società sfidata dal clima. Molti gruppi e movimenti stanno ripensando e ristrutturando i modi in cui interagiamo col mondo naturale mentre provvediamo ai nostri bisogni fondamentali – riguardo all'energia sostenibile, la sicurezza alimentare locale ed anche di lavorazione e manifattura. Questi nuovi movimenti materialisti offrono modi alternativi di relazionarsi ai sistemi non umani che ci sostengono ed illustrano la possibilità di riprogettare e ristrutturare le nostre vite quotidiane basandole sulla nostra immersione nei sistemi naturali. Dopo trent'anni di fallimenti nella nostra risposta al cambiamento climatico, possiamo ancora dimostrare che gli esseri umani hanno la capacità di adattarsi.

mercoledì 30 maggio 2012

Esplode il caso piezopoli -II


I ricercatori italiani sono in rivolta contro il malfinanziamento della ricerca nel caso dello scandalo detto "Piezopoli"


Effetto valanga per il "caso piezopoli" di cui vi parlavo nel post dell'altro giorno. La petizione di accademici contro il malfinanziamento della ricerca ha raggiunto quasi 500 nomi in pochi giorni, includendo anche nomi di spicco nella ricerca italiana.

E' una cosa che non si era mai vista prima e sicuramente inaspettata considerate certe tendenze che sembravano ormai inveterate nei finanziamenti scientifici in Italia. Segno evidente che certe cose non si possono e non si devono più tollerare. Ne va di mezzo il buon nome dell'intero paese e le risorse dello stato devono essere spese con la massima cautela in un momento così difficile.

Qui di seguito, vi passo un post sull'argomento, scritto da gvdr sul blog "il Corsaro"






Piezobufale: l'energia e la pseudoscienza

Scritto da gv piezo dr on


fabio cardoneUn gruppo di scienziati, imprenditori e faccendieri italiani da vari anni afferma d'avere per le mani la più grande rivoluzione scientifica dai tempi della pietra focaia. Energia: gratis, pulita, facile da produrre, per tutti. I nomi e le sigle sono tante: piezonucleare, e-cat, athanor… Le verifiche indipendenti nulle. Gli appoggi e gli interessi tanti e ramificati. Il giro di soldi, quello sì, molto importante.

Addentrarsi nell'intrico di personaggi che girano attorno a queste pretese rivoluzioni – sempre sul punto di avverarsi ma mai concrete, sempre in cerca di nuovi finanziatori mai sazie di quelli già spremuti – non è facile. È una giungla di interessi accademici, economici e politici non del tutto chiari. Cercando sul web senza le opportune precauzioni, ci si perde fra giornalisti scientifici seri, disinformatori interessati ed entusiasti innocenti ma dannosi.

Cercheremo di entrarci un passo alla volta. 

Da dove cominciare? Dall'ottimo post di Mazzetta sul suo blog, da quelli dell'OcaSapiens o dal tentativo di riassunto qui sotto.


Cardone e l'energia dal granito


Si potrebbe partire dall'articolo di Sylvie Coyaud uscito sul domenicale del Sole 24 Ore un paio di settimane fa, il 13 maggio 2012. La giornalista scientifica, raro caso di cervello importato in Italia, incuriosita dalle roboanti esternazioni del gruppo di ricercatori che lavorano sulla cosidetta "energia piezonucleare", decide di fare le pulci e di controllare le loro affermazioni. In particolare il prof. (ne siam sicuri?) Cardone afferma che esistano molte pubblicazioni internazionali che confermano indipendentemente il fenomeno studiato da lui e dai suoi colleghi, chiamato energia piezonucleare: in soldoni si tratterebbe di un picco di emissione di neutroni durante la frattura di mattonelle di granito. Per far tornare i conti, Cardone et al. sviluppano una intera teoria fisica alternativa a quella einsteiniana. A Sylvie, come a noi, risulta che la teoria generale sia stata completamente ignorata dalla comunità (nessuno la cita tranne gli autori stessi), mentre l'esperimento abbia scaturito solo critiche senza appello quando dei gruppi indipendenti hanno cercato di ripeterlo.
La domanda è: "Professore (ne siamo sicuri?), dove sono queste conferme indipendenti? E, se non esistono, perché ha mentito?".

In realtà saremmo potuti partire prima, almeno cinque anni prima, nel 2007. Già allora Marco Cattaneo s'era imbattuto in questi rivoluzionari scienziati, a seguito di una esilarante intervista di Antonio Socci a Cardone. Insospettito dalla superlativa scoperta, e infastidito dal vizio italiano per cui tutti devono essere esperti di tutto e si sentono in grado di sproloquiare di qualsiasi cosa (Socci, di fisica nucleare, non sa ovviamente niente), Cattaneo aveva guardato più da vicino e si era chiesto: dove sono queste numerose conferme indipendenti? L'articolo di Cattaneo permette anche di vedere come l'imminente rivoluzione sia, invece, ormai stantia, rimasta in sospeso da anni e anni.

Le critiche e la mancanza di risposte

G. Ericsson, S. Pomp, H. Sjöstrand, E. Traneus hanno avanzato critiche in due riprese al gruppo di ricerca. L'ultima non ha ricevuto nessuna risposta da parte dei tre italiani. Affermano di non volersi sprecare a rispondere, perché non ce n'è bisogno. Altrettanto orfana di risposte è la critica fatta da A. Spallone, O.M. Calamai e P. Tripodi secondo i quali "No gamma rays measurements associated with any nuclear reactions and no radioactive isotopes in fractured granite blocks are reported". Tradotto: non succede nulla, nessun miracoloso fenomeno.

Si dimenticano, forse, i rivoluzionari Cardone et al. che spetta a loro l'onere della prova?

Nel tempo i ricercatori, e i loro entusiasti sostenitori (entusiasti ma refrattari al metodo scientifico), qualche risposta l'hanno tentata: hanno tirato fuori, ad esempio, la locandina di un'azienda che afferma di avere costruito un reattore a mattonelle rotte, cerca finanziamenti e conferma la teoria. Conferme terze ed indipendenti, comunque, ancora assenti.

Rossi e il bollitore

Saremmo dovuti, invece, partire da un altro gruppo, più famoso ed esposto pubblicamente? L'ingegner Rossi, il professor Focardi e la loro creatura: l'e-cat, "il reattore basato sulla fusione fredda che potrebbe rivoluzionare l'approvvigionamento di energia". Anche qui la querelle, la bufalona è ormai vecchia: fra dirottamenti fra una sponda e l'altra dell'oceano (Rossi afferma che sta costruendo, ma non può ovviamente dire dove), mancate convergenze con finanziatori e acquirenti, complotti di tutti e tutto contro i freddisti, si sta tirando avanti da anni. Anche qui: conferme internazionali indipendenti assenti. Anche qui, qualche azienda che cerca di farci sopra i soldi. La letteratura, critica e dettagliata, a riguardo è abbondante. La versione affermista, vorrebbe ora in funzione un impianto da 1MW di fabbricazione militare, la fonte è Andrea Rossi stesso.

Intanto A. Rossi, invece che cercare verifiche serie ed indipendenti, minaccia: attendiamo querela.

L'alchemico Abundo e il sophoide

Altro possibile punto di partenza è la vicenda, minore nei toni, dell'alchemico professore dell'IIS Pirelli di Roma Ugo Abundo. Questi, non pago di quello che scrive sul suo Opus Symbolicum (lunga, ma notevole per gli appassionati del genere, la teoria del sophoide: "Si è mostrato che l’equazione del sophoide [by Abundo] contiene – in nuce – tutti i principali aspetti noti di questo universo, da quello gravitazionale, al relativistico, al quantistico"…ha fatto costruire ai suoi allievi, e poi esposto in pompa magna, un fornetto "alchemico" detto Athanor, grazie al quale si realizzerebbero delle reazioni nucleari a bassa energia, o "fusione fredda". Ovviamente, di nuovo, mancano totalmente verifiche indipendenti dell'enunciato.

Mi permetto di aggiungere, a titolo personale, i forti dubbi circa la sensatezza di un intervento didattico simile in una scuola pubblica, la quale non dovrebbe esporre i ragazzi ai clamori della pseudoscienza quanto formarli al rigore della scienza – cosa che si può fare in modo moderno e coinvolgente, senza cedere al paranormale.

I quattro lettori che mi han seguito avranno notato un filo rosso: enormi affermazioni scientifiche (tali da far ribaltare Einstein e promettere un futuro diverso all'umanità) sorrette da flebili e dubbie prove (qualora ve ne siano).

Gli allegri politici

Altro elemento comune di queste tre vicende è la presenza di facili sostegni e riconoscimenti pubblici, da parte di politici e dirigenze scolastiche evidentemente sensibili ai temi della ricerca di confine in fisica nucleare. Evidentemente, ça va sans dire, in grado di valutare la portata e la veridicità delle affermazioni dei loro premiati ricercatori e docenti. Per tutti i riferimenti rimandiamo all'articolo sul Sole 24 Ore.

I sostegni al gruppo di Cardone (e del prof. Carpinteri, quotato professore di Scienza delle Costruzioni al Politecnico di Torino, di indubbia e solida fama nel ramo e, mi dicono, ottimo professore, ma apparentemente scoperto nei territori della fusione fredda) ce li racconta molto bene Coyaud nell'articolo citato, e di cui ad ora non sono note rettifiche. Gira tutto attorno ai due fratelli Aracu: l'uno, il colonnello Antonio, ha realizzato nel 2005 un reattore prototipo simile a quello voluto da Cardone (qualcuno ha notizie di questo reattore?); l'altro, il geometra Sabatino, imprenditore, presidente della Fédération internationale de roller sports e della Federazione italiana hockey e pattinaggio, vice presidente del gruppo del Popolo della Libertà alla Camera (grazie wikipedia), è primo firmatario di una decreto divenuto legge nel 2009 che, all'articolo 38, promette il finanziamento. 

Nel mentre il Consiglio regionale dell'Abruzzo affida al prof. Cardone un sito militare, a Monte San Cosimo, dove dovrebbe nascere un "centro di ricerca sulla trasmutazione delle scorie in energia pulita". Ah, Sabatino Aracu è stato eletto proprio nel collegio uninominale di Sulmona, Abruzzo.

Per intenderci, stiamo parlando di centinaia di milioni di euro. 800, secondo un preventivo disponibile in rete che fa riferimento a dati preliminari CNR/Ansaldo-Finmeccanica, non confermati ufficialmente.
A conclamare l'intervento politico va ad aggiungersi un articolo de La Repubblica che racconta di una scalata di "quota AN", spinta a livello politico, per il controllo dell'Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica (INRIM). La scalata vede in testa il prof. Carpinteri, che ha già cominciato a spostare le attività dell'istituto verso le ricerche sul piezonucleare, già finanziate nel 2011 con 10 milioni di euro e che devono essere rafforzate, stando al piano programmatico.

L'appello

Sono già un centinaio (107 al nostro controllo) i firmatari di un appello accorato in cui s'invita il ministro competente a vigilare affinché l'INRIM non abbracci un settore di indagine dubbio e sicuramente fuori dal suo scopo, con grave detrimento dell'istituto stesso e dei ricercatori che vi lavorano (bene, ad ora).

I proponenti ritengono che [la ricerca sulle piezo] getterebbe discredito sull’intero sistema della ricerca e auspicano che si possa ricondurre la politica del nostro istituto metrologico nazionale entro i canoni della prassi scientifica unanimemente accettata in tutto il mondo.

Il danno è triplice: il dirottamento di soldi pubblici che potrebbero essere destinati a scopi più seri, e qui il problema è culturale; l'affidamento di centri di ricerca e siti militari a personaggi di non cristallino rigore scientifico; il tentativo di far passare per pazzi reazionari scienziati e giornalisti seri a cui sta veramente a cuore la scienza.

Per motivi di spazio rimandiamo a nuova puntata: la partecipazione di alcune associazioni cattoliche all'avventura dei sedicenti rivoluzionari; il ruolo di alcune ditte private e degli accennati faccendieri a cui fanno riferimento (cose da trattare con le pinze); le sbracate di alcuni innocenti entusiasti che si sono impegnati in una campagna denigratoria, sessista e violenta nei confronti di Sylvie; altri sbracati commentatori (passeriformi, per chi li conosce) che procedono a tentoni nel difendere i proprio paladini, facendo più male che bene…



lunedì 28 maggio 2012

Esplode il caso piezopoli

I ricercatori italiani sono in rivolta contro il malfinanziamento della ricerca nel caso dello scandalo detto "Piezopoli" (immagine h/t Daniele Passerini)


Nell'accademia, non capita spesso che si vada a sindacare sui fondi di ricerca ricevuti dai colleghi; non lo si considera buona educazione. Però, quando è troppo è troppo e il caso di "piezopoli" lo dimostra con la nascita, mai vista fino ad oggi, di un'intera petizione di accademici che si sono sentiti in dovere di scrivere un'allerta al governo per un caso di bufala che, oltre a sottrarre preziosi fondi alla ricerca, rischia di far fare alla ricerca italiana un'ulteriore brutta figura. Dopo il caso del tunnel dei neutrini, era proprio una cosa di cui non avevamo bisogno.

La storia è venuta fuori con un articolo di Sylvie Coyaud apparso sul "Sole 24 ore". Nell'articolo si racconta del caso "Piezopoli" ovvero di come sembra che il governo avesse decretato un massiccio finanziamento per la ricerca sulla cosiddetta "energia piezonucleare" sostenuta dal Prof. Carpinteri, attuale presidente dell'INRIM.  Peccato che l'energia piezonucleare non ha alcun riscontro di prova indipendente e che gli esperimenti del prof. Carpinteri sono risultati impossibili da riprodurre mediante test fatti da altri gruppi. Le promesse sono sempre cose poco verificabili, ma è significativo il fatto stesso che si parli di diverse centinaia di milioni per un programma di ricerca basato su esperimenti incerti e addirittura esplicitamente smentiti.

Quindi ha fatto bene Sylvie Coyaud a sollevare il problema. Se sono vere le cifre riportate, si tratta di uno scandalo gravissimo che rischia di fare danni immensi a tutta la ricerca Italiana. Sicuramente, il prof. Carpinteri troverà ampi spazi per difendere il suo lavoro e la sua posizione ma quello che è successo fino ad ora è che Sylvie Coyaud si è attirata i fulmini di individui inqualificabili che l'hanno accusata di essere una povera cretina, addirittura "fallofobica" (da non credersi, ma è il termine che hanno usato contro di lei).

Nel frattempo, lo scandalo che va sotto il nome di "Piezopoli" si sta diffondendo rapidamente su internet. Ecco un rapporto di Mazzetta che descrive la storia in un certo dettaglio.

Di Mazzetta
Pubblicato il 26 maggio 2012


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Gli scienziati di un italianissimo “laboratorio cristiano a maggioranza cattolica” dicono di aver fatto la scoperta del secolo. Gli altri scienziati italiani gridano al pacco.
Lo confesso, ho colpevolmente trascurato la notizia della fondamentale scoperta e implementazione del nucleare piezoelettrico. Faccio ammenda per aver trascurato questo incredibile piccolo passo di audaci scienziati italiani che promette di diventare un grande passo per l’umanità. L’ho colpevolmente trascurata, ho creduto di più nel potenziale coinvolgente di altre trovate come l’E-cat di Rossi-Focardi e davvero mai avrei immaginato che all’ombra dei progressi degli scienziati piezonucleari si fosse già radunata una buona somma di denaro pubblico, com’è giusto per le ricerche scientifiche di valore.
 

E invece la storia del piezonucleare, pur se breve, è ricca di colore e di conseguenze, alcune delle quali molto sgradevoli per i contribuenti, tanto da spingere un gruppo di scienziati preoccupati per l’andazzo, ad aprire una petizione nella quale si chiede di avere pietà per lo stato della scienza nel nostro paese, che già ha subito l’umiliazione di veder affidate le sue istituzioni scolastiche e scientifiche alle cure di un bestiario che ha spaziato dal creazionista assurto ai vertici del CNR a quello del tunnel dei neutrini. Nel mezzo, a ruotare attorno a questa storia ci sono delle altre belle menti scientifiche, dai curricula incerti, ma dalle utili vicinanze politiche, le vera chiave di volta del progetto, che dalla ricerca pubblicata nel 2009 dal prof. Fabio Cardone e da Roberto Magnani (Insieme autori di un fondamentale testo storico nel quale hanno rivelato come la stagione d’oro dei ragazzi di via Panisperna sia stata merito della donna delle pulizie) , hanno già fatto molta strada, forse assecondati dalla “un’affabulazione scintillante” che già gli riconosceva allora chi recensì il libro:

Nel settembre scorso, il governo ha consegnato l’Inrim a Carpinteri “in quota PdL ex AN”, riferiva «La Repubblica». Stessa quota per il prof. Cardone, membro e presidente in pectore del Comitato scientifico dell’ente la cui ottima reputazione garantiva un afflusso di fondi. Non più. Il convegno mirava a procurarli attraverso “nuove alleanze”, diceva ai convenuti l’ing. Francesco Mazzuca. Ex presidente di Ansaldo nucleare, ora è commissario della Sogin, che da 20 anni dovrebbe provvedere alla bonifica ambientale degli impianti nucleari e sistemarne le scorie da qualche parte. (Fonte ilsole24ore.com)

L’INRIM è l’istituto di Metrologia e non si capisce perché dovrebbe occuparsi di energia nucleare e il prof. Cardone non è nemmeno un professore, la Sogin un buco nero che ingoia da anni miliardi a centinaia senza decontaminare niente degli avanzi del nostro pur modesto parco nucleare. In teoria il governo Berlusconi sembrava pronto a buttare quasi un miliardo di dollari sul piatto, unica garanzia gli amici degli amici, perché di evidenze scientifiche a sostegno dei proclami dei nostri Nobel in pectore non ce ne sono. A proposito dell’INRIM nell’appello si scrive:

Quanto sta accadendo all’INRIM è preoccupante perché si colloca al di fuori della tradizione del metodo scientifico e rischia di gettare discredito sull’intero sistema della ricerca italiana oltre a produrre un significativo spreco di risorse umane e finanziarie. L’INRIM è deputato alle ricerche di metrologia indispensabili alla comunità scientifica, e prima ancora alla tutela della salute e della sicurezza di tutti i cittadini. Esistono altre istituzioni deputate alle ricerce sulle reazioni nucleari quali l’INFN e l’ENEA. (Fonte La Repubblica)

Da parte della comunità scientifica ci sono state anzi numerose reazioni infastidite all’emergere dei primi annunci e ora un vero e proprio diluvio di prese di posizione, perché quei soldi il governo Berlusconi li aveva sottratti ai progetti che si sono fatti largo attraverso il vaglio della comunità scintifica, che ne riconosce il valore. Mentre questa che è sempre parsa un’orrida bufalaccia ha dalla sua parte solo il dubbio patronage politico e gli incredibili annnunci dei suoi promotori:

“Nel futuro prossimo e grazie a un brevetto chiesto dal prof. Cardone et al., la Startec Srl di Brugherio (Milano) costruirà un reattore simile a quello realizzato nel 2005 «sotto la direzione del col. Antonio Aracu», che risolverà la crisi economica italiana e quella energetica internazionale. Per le prove, nel 2010 il Consiglio regionale dell’Abruzzo ha messo a disposizione del prof. Cardone il sito militare di Monte San Cosimo, dove sorgerà un centro di ricerca sulla trasmutazione delle scorie in energia pulita.” (Fonte ilsole24ore.com)

Mica fichi, la scoperta delle reazioni piezonucleari promette non solo di risolvere il problema dell’energia pulita, abbondante e sicura, ma i nostri eroi sostengono che possa anche essere utilizzata per ridurre drasticamente e velocemente la radioattività delle scorie. 

Quello che non va è che gli studi iniziali sono stati contestati e i brevetti vantati non sono stati nemmeno rinnovati, senza che il team che aveva promosso la ricerca facesse altro che orecchie da mercante. C’è chi ora ha battezzato Piezopoli lo scandalo, che sembra prefigurare un bagno di sangue a carico delle tasche già vuote della scienza italiana, se qualcuno non vi porrà rimedio.
Cardone, che esordisce presentando i doni della divina provvidenza e ricordando che il suo si è sempre gloriato di essere “un laboratorio cristiano a maggioranza cattolica”, rende subito l’idea del livello, che poi mantiene sostenendo che i suoi hanno rischiato la vita perché non sapevano che facevano e non avevano grandi protezioni mentre sperimentavano. E non ci si crede, ma persino “l’esercito” avrebbe partecipato a questa impresa realizzando un componente fondamentale del “reattore ultrasonico”.

Ovviamente in mancanza di qualsivoglia evidenza scientifica minimamente credibile, questa storia non ha varcato i confini del paese. Analoghe richieste di fondi alla UE si sono risolte in gentili dinieghi e inviti a rivolgersi ad altre istituzioni e capitoli di bilancio. Nel mondo non ne parla nessuno, se non i critici per massacrare il lavoro che dovrebbe testimoniare la bontà dei dati alla base dei miracoli annunciati.


Ma poi è stato chiaro che un gruppo composto da quelli del “laboratorio cristiano a maggioranza cattolica“, qualche buonissimo cattolico dell’Ansaldo, qualche militare e il capo dell’istituto di metrologia, stava per mettere le mani su una parte significativa dei finanziamenti alla ricerca nel nostro paese. Gli scienziati promotori dell’appello hanno preferito tagliare corto e puntare l’indice sull’irrituale ruolo affidato all’INRIM e non solo perché affidare fondi per la ricerca nucleare alla gestione dell’istituto di metrologia farebbe ridere mezzo mondo.

Per quanto sopra esposto i firmatari invitano il ministero vigilante ad intervenire tempestivamente al fine di verificare se corrispondono al vero le affermazioni, più volte ripetute e riportate a mezzo stampa, che si intende porre tra le priorità dell’attività dell’INRIM lo studio delle reazioni piezonucleari. I proponenti ritengono che questo getterebbe discredito sull’intero sistema della ricerca e auspicano che si possa ricondurre la politica del nostro istituto metrologico nazionale entro i canoni della prassi scientifica unanimemente accettata in tutto il mondo.

Tra richiami al rispetto del “metodo scientifico” e perifrasi come ” Le novità però devono essere vagliate attentamente per evitare di incorrere in errori o, peggio, in vere e proprie frodi. Questo è un dovere morale specie quando le risorse da investire sono pubbliche. ” … è abbastanza chiaro che i firmatari dell’appello stiano lanciando una denuncia ben difficile da equivocare: i simpaticoni del piezonucleare potrebbero a breve incenerire centinaia di milioni di euro di denaro pubblico. E senza neppure usare i reattori ultrasonici.

Non resta che sperare in un’adesione massiccia all’appello e che l’attuale esecutivo di renda conto del fatto che, se si verifica quanto temuto e preannunciato, nessun componente del governo potrà dirsi innocente di tale disastro di fronte alla comunità scientifica italiana e internazionale. I sostenitori della scoperta hanno finora millantato meraviglie, e si può dire millantato perché nessuna seria prova è stata presentata a dimostrare che si possa ricavare energia in maniera conveniente, prevenire i terremoti, cambiare i “modelli attuali del ciclo del carbonio”, ridurre le radiazioni o (c’è anche questo) “produrre pieghe nel tempo e nello spazio” in prossimità di reazioni atomiche. Delle quali prima di tutto bisognerebbe confermare l’esistenza ripetendo gli esperimenti con tutti i crismi e invitando terzi tra i più qualificati che possano testimoniare quel che accade. Se non succede vuol dire che qualche problema c’è, un problema probabilmente simile a quello dell’E-cat di Rossi e Focardi, altro macchinario dalle virtù miracolose, ma dai risultati indimostrati. Che però per ora e fortunatamente, da quel che par di capire, tra le frecce al suo arco non ha ancora la capacità di mandare in fumo una tale mole di fondi pubblici.

Pubblicato in Giornalettismo

Aggiornamento: Tre pezzi di Silvia Bencivelli sul giornalismo scientifico, da leggere e ricordare. Particolarmente utili a quanti in queste ore mostrano stupore e immaginano un complotto dietro al fatto che l’appello degli scienziati sia stato rilanciato da più persone e fonti:

sabato 26 maggio 2012

Sul ritorno dei limiti dello sviluppo

Da Cassandra's Legacy. Traduzione di Massimiliano Rupalti. 




Quaranta anni dopo, “I limiti dello Sviluppo” torna a fare notizia. Prima o poi, qualcuno doveva pur notare che la crisi economica che stiamo vedendo intorno a noi è qualcosa che ricorda in modo inquietante lo scenario “caso base” dello studio dei Limiti del 1972. Alla fine qualcuno lo ha fatto. Ecco un mio commento sull'evento pubblicato su "Financialsense" il 4 Aprile 2012.


IL PUBBLICO SI RISVEGLIA RIGUARDO AI LIMITI DELLO SVILUPPO

Di Ugo Bardi

Recentemente, il Web è stato in fermento intorno a uno studio del MIT che prediceva un “collasso economico globale” a partire dal 2030. Ugo Bardi, che di recente ha pubblicato il libro The Limits to Growth Revisited, condivide i suoi punti di vista sullo studio e le sue implicazioni.







Quest'anno, ricorre il quarantesimo anniversario del controverso studio “I Limiti dello Sviluppo” condotto originariamente nel 1972. E' stato sponsorizzato dal gruppo di esperti chiamato “Club di Roma” e realizzato da un gruppo di ricercatori  del MIT, condotti da Dennis Meadows, che hanno usato i più potenti computers del tempo. Usando dati che risalivano nel tempo di centinaia di anni, hanno creato un modello a lungo termine delle grandi tendenze globali tenendo conto di esaurimento delle risorse, tassi di nascita e di morte, crescita della popolazione, inquinamento e cibo pro capite (vedi immagine).

E' stato un tentativo audace che, usando metodi innovativi, ha mostrato la crescita economica vissuta fino ad allora sarebbe stata impossibile da mantenere oltre i primi decenni del ventunesimo secolo. Non è stata una profezia di sventura, ma un avvertimento che comprendeva modi e metodi per evitare il declino indicato dai calcoli. Ma non è stato capito. Dopo un momento di intenso interesse durato pochi anni e che ha portato lo studio a diventare molto conosciuti al grande pubblico, sono arrivate forti reazioni negative. Negli anni 80 e 90, lo studio è stato attaccato, demonizzato e ridicolizzato in tutti i modi possibili. L'apparente fine della crisi petrolifera alla fine degli anni 80 e la conseguente e generale ondata di ottimismo hanno consegnato lo studio dei Limiti al bidone della spazzatura delle idee scientifiche “sbagliate”, insieme ai dinosauri di Venere e all'evoluzione del collo delle giraffe secondo Lamarck. Leggende metropolitane sugli “errori” dello studio dei Limiti sono ancora comuni oggi, nonostante non siano altro che leggende.

Ma , col cambio di secolo, l'atteggiamento generale sembra stia cambiando. Nel 2004, alcuni degli autori della versione originale dei “Limiti” hanno pubblicato "Limits to Growth; The 30-Year Update", confermando i risultati del precedente studio del 1972. Nel 2011, Ugo Bardi ha pubblicato "The Limits to Growth Revisited" (Springer) che ripercorre l'intera storia dello studio, dal suo inizio alla demonizzazione fino alla nuova tendenza di rivalutazione. Nel 2008, il fisico Australiano Graham Turner (1) ha confrontato i dati del mondo reale con quelli dello scenario del “caso base” dello studio originale del 1972, trovando una buona concordanza. Un risultato impressionante tenendo conto che lo scenario copre più di tre decenni! Questi sono solo esempi del ritorno di interesse sui vecchi Limiti che ora sono percepiti come sempre più rilevanti per noi, specialmente di fronte alla crisi economica in corso.

Oggi, con il quarantesimo anniversario del primo libro, il ritorno di interesse sui Limiti sembra letteralmente esplodere. Il 6 Marzo del 2012, la rivista dello Smithsonian ha pubblicato un commento citando il lavoro di Turner (2). Il pezzo dello Smithsonian è stato ripreso il 4 Aprile da  Eric Pfeiffer su Yahoo news (3), il che sembra essere la prima apparizione dello studio sulla stampa mainstream del ventunesimo secolo (dal 5 Aprile ha ricevuto oltre 13.000 commenti!).

Sfortunatamente, il pezzo di Pfeiffer è pieno di imprecisioni ed errori. Fra questi, Pfeiffer dichiara che “questo post è stato pubblicato per riflettere sul fatto che il MIT non ha aggiornato la sua ricerca dallo studio originale del 1972”, il che non è vero: lo studio è stato aggiornato due volte, nel 1992 e nel 2004. Poi Pfeiffer dice che “lo studio diceva che la crescita illimitata è ancora possibile se i governi mondiali attuassero politiche ed investissero in tecnologie verdi che ci aiuterebbero a limitare l'ampliamento della nostra impronta ecologica”, mentre lo studio diceva esattamente il contrario: cioè che la crescita economica illimitata è impossibile e che le tecnologie verdi ed altre forme di politica potevano al massimo evitare il collasso.

Il testo di Pfeiffer mostra come sia difficile, ancora oggi, capire lo studio dei Limiti. Tuttavia, è un'importante pietra miliare della percezione pubblica che certe tendenze che stanno avendo luogo sono insostenibili. La rinnovata diffusione dello studio potrebbe portare a riconsiderare le idee proposte come modi per evitare il collasso nello studio del 1972 (e ripetuto nelle edizioni successive). Abbiamo perso quarant'anni che potevao essere usati per prepararci per quello che vediamo accadere oggi nel mondo dell'economia ma, forse, non è troppo tardi per fare qualcosa per ridurre l'impatto della crisi. Il futuro non può essere mai predetto esattamente, ma possiamo essere preparati ad esso, e lo studio dei Limiti,  e le sue versioni successive, ci possono essere di grande aiuto in questo.

Riferimenti

1.Graham Turner (2008). "A Comparison of `The Limits to Growth` with Thirty Years of Reality" . Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation (CSIRO)
2. http://www.smithsonianmag.com/science-nature/Looking-Back-on-the-Limits-of-Growth.html#ixzz1rCjl1Wn4
3. http://news.yahoo.com/blogs/sideshow/next-great-depression-mit-researchers-predict-global-economic-190352944.html 







giovedì 24 maggio 2012

"Mi avete fatto sciogliere il rimmel." Sylvie Coyaud ringrazia per la solidarietà



Nel post precedente, avevo raccontato di come Sylvie Coyaud è stata insultata e minacciata da un bullo sessista per un articolo che aveva scritto sul sole 24 ore. Sono stato molto contento di vedere come il post abbia ricevuto decine di commenti di solidarietà per Sylvie, come pure molti altri messaggi di solidarietà privati e su altri forum. Sylvie ha ringraziato tutti in un commento in cui dice, "mi avete fatto sciogliere il rimmel."

Quindi, mi pare che il bullo che si firmava "Carneade" abbia fatto una pessima figura, come si meritava ampiamente. Purtroppo, però, queste tattiche aggressive sono spesso efficaci. Come sia difficile difendersi dalla calunnia via internet è raccontato, fra le altre cose, nel libro "Primo, non diffamare" di Luca Bauccio. Come si suol dire, la calunnia ha già fatto il giro del mondo mentre la verità si sta ancora allacciando le scarpe. Quello che poi è la cosa peggiore è l'abitudine inveterata di presentarsi in forma anonima, cosa che tira fuori i peggiori istinti di chiunque.

Su questo punto, vi lascio con un pensiero di Schopenauer (da un articolo di Paul Carr sul Telegraph - traduzione mia)

Ma, prima di tutto, l'anonimato, quello schermo che copre tutta la mascalzonaggine letteraria, dovrebbe scomparire. Era stata introdotta con il pretesto di proteggere il critico onesto, che voleva allertare il pubblico, contro il risentimento dell'autore e dei suoi amici. Ma se c'è un caso del genere, ce ne saranno cento dove serve meramente per sollevare dalla sua responsabilità un uomo che non ha il coraggio di affrontare le conseguenze di quello che ha detto <..>

Vorrei raccomandarvi un "anti-criticismo" generale, una medicina universale o panacea per mettere fine a tutti commenti anonimi, sia che lodino il male o che se la prendano con il bene: Bastardo! Il tuo nome!  Se un uomo si deve coprire tutto e mettersi il cappello sulla faccia, per poi prendersela con la gente che cammina senza nessun camuffamento, allora questo non è il ruolo di un gentiluomo, ma quello di una canaglia e di un mascalzone.