mercoledì 16 febbraio 2011

Il clima e i nostri corpi III: Il mito vegetariano.


Questo post fa parte di una serie dedicata al concetto che il corpo umano somiglia al sistema climatico nel senso che sono entrambi "sistemi complessi." Ovvero, sono sistemi dominati da interazioni che si rinforzano o si smorzano fra loro, generando un comportamento difficile da prevedere e da gestire. Mediamente, non siamo molto bravi a capire come funzionano i sistemi complessi e questo lo si vede sia da come gestiamo il clima terrestre, sia da come molti di noi gestiscono i propri corpi. Questo post, in particolare, è dedicato a una discussione del libro di Lierre Keith "Il mito vegetariano".
(altri post di Ugo Bardi su questo argomento si trovano qui e qui)


Con gli anni, mi sto convincendo sempre di più che c'è soltanto una cosa che ci può salvare dal pasticcio in cui ci siamo messi per tante cose; dal cambiamento climatico all'esaurimento delle risorse. E' il metodo scientifico; quel pensiero rigoroso che ci può far capire cosa succede in un mondo che, altrimenti, non può che apparire insensato.

Il metodo scientifico non basta da solo, certo. Ci vuole anche quella cosa che si chiama etica per farci agire come esseri umani. Ma, pensateci un attimo, l'etica da sola, cosa sarebbe senza una guida che ci dice se quello che stiamo facendo è veramente la cosa buona che pensiamo che sia?

Un esempio: non credete che nel passato ci siano state persone che credevano in buona fede che le streghe esistessero? E se uno crede una cosa del genere, non deve concludere che ammazzare le streghe è necessario per il bene di tutti? Cosa ci tiene a distanza dal legare a un palo delle donne e bruciarle se non le cose che sappiamo di come funziona il mondo reale, delle leggi della fisica?

Per fortuna, bruciare le streghe è una cosa che è passata di moda, ma la nostra società rimane profondamente ignorante dal punto di vista scientifico. Per via di questa ignoranza ci stiamo comportando come il classico rinoceronte nel negozio di bicchieri. Facciamo danno al pianeta e a noi stessi senza neanche rendercene conto. Alle volte, lo facciamo credendo sinceramente di far bene, come quando si bruciavano le streghe.

Il libro di Lierre Keith, "Il Mito Vegetariano" è centrato proprio su questo punto: su un comportamento che parte da ottime intenzioni dal punto di vista etico, ma che si scontra spesso con la realtà fisica delle cose. Keith dice esplicitamente: "la mia divergenza con i vegetariani non è per ragioni etiche, ma è un fatto di dati"

Ci sono molte ragioni per essere vegetariani o anche vegani - la versione estrema del vegetarianismo che rifiuta ogni alimento di origine animale. C'è chi sostiene che la dieta vegetariana e quella quella vegana sono salutari e fanno stare bene e vivere a lungo. Ma, quasi sempre, c'è un forte fattore di tipo etico che spinge a essere vegetariani. Comunemente, si ritiene che una dieta vegetariana impatti di meno sull'ecosistema planetario. Quest'ultima argomentazione è sostenuta dall'osservazione che la produzione di calorie di origine animale è meno efficiente di quella delle calorie di origine vegetale. Allora, l'idea è che, se tutti fossimo vegetariani, in teoria, potremmo produrre più cibo e aiutare chi non ha abbastanza da mangiare. E', in fondo, una versione a lungo raggio del comandamento cristiano "dar da mangiare agli affamati."

Sono argomentazioni piuttosto comuni, ma il libro di Keith le sottopone a una critica approfondita. Quello che è interessante di questa discussione non è tanto lo specifico quanto il metodo. Keith ha capito bene come ci sia qui un conflitto di fondo fra il metodo scientifico, che ci dice che cosa siamo biologicamente strutturati per mangiare, e una certa visione etica sostenuta dalle buone intenzioni, che ci dice che cosa dovremmo mangiare. Le due cose non sono facilmente compatibili.

Da quello che si sa del metabolismo umano, è abbastanza ovvio che la nostra specie non si è evoluta per una dieta vegetariana. Abolire completamente i cibi di origine animale vuol dire rischiare di privarsi di proteine essenziali per la nostra salute. Ciononostante, con molta attenzione, è possibile vivere da vegetariani. Più difficile, ma forse non impossibile, è vivere da vegani. Ma impegnarsi in diete del genere senza conoscere le basi della scienza dell'alimentazione è rischioso; soprattutto se ci si basa soltanto su un'ideologia mascherata da etica.


Lierre Keith è stata vegana per 14 anni e ne ha ricavato danni irreversibili alla salute. Ci sono molti altri casi del genere, tipo quello di Robb Wolf che, nel suo libro "Paleo solution," ci racconta la sua odissea alimentare da vegetariano a onnivoro. Un altro caso è quello di Sara Miller, che racconta come ha dovuto smettere con la sua dieta vegana su consiglio dei suoi stessi maestri spirituali. Insomma, la dieta è una cosa importante, e fare certe scelte con leggerezza rischia di rovinarci la vita e la salute.

Ma, se il fatto di essere vegetariani o vegani è una scelta, molta gente si trova a fare diete totalmente sbagliate per ragioni di ignoranza o anche semplicemente economiche. Una delle ragioni principali dell'epidemia di obesità che affligge gli Stati Uniti (e parzialmente anche l'Europa) è la dieta sbagliata, specialmente per le fasce più povere della popolazione. A parte qualche hamburger e qualche hot dog, questa dieta somiglia a quella vegetariana nel senso che è basata su un forte eccesso di carboidrati, soprattutto in forma di cereali. I risultati sono disastrosi: un terzo della popolazione americana è classificata come afflitta da obesità. Il corpo umano è un sistema complesso; va gestito con attenzione ed è facile fare dei grossi danni.

Quindi, la dieta vegetariana e, in ogni caso, diete ad alto contenuto di carboidrati, non sono ottimali per la salute. Ma uno dei ragionamenti che stanno dietro l'idea vegetariana si basa su un concetto completamente diverso. Certo, abbandonare le proteine di origine animale comporta un certo rischio e un certo sacrificio, ma questo è compensato dal valore etico della scelta. Se tutti fossero vegetariani ci sarebbe più cibo e risolveremmo il problema della fame. Encomiabile, ma ne siamo veramente sicuri?

Un esame di cosa potrebbe succedere se tutti fossimo vegetariani e stato fatto da Bob Holmes su "The New Scientist" in un articolo intitolato "perché mangiare vegetali non salverà il pianeta" La sostanza del suo ragionamento è che, si, è vero che abolendo gli allevamenti intensivi avremmo più spazio per la coltivazione di cereali per consumo umano. Tuttavia, questo non risolverebbe nessun problema. Al momento, non è che non stiamo producendo abbastanza cereali per tutti; il problema è che li stiamo producendo in modo non sostenibile.

L'agricoltura di oggi si basa principalmente sui combustibili fossili per fertilizzanti, pesticidi, irrigazione e meccanizzazione. Via via che esauriamo i fossili, saremo sempre più in difficoltà a produrre a sufficienza. Ma non è solo questo il problema: l'agricoltura industriale distrugge il suolo fertile genera la desertificazione di vaste aree di territorio. E il suolo fertile, una volta distrutto, richiede secoli per riformarsi. Non nascondiamoci dietro una foglia di fico: i vegetariani che fanno la spesa al supermercato non fanno altro che favorire ulteriormente l'agricoltura industriale e contribuire un altro po' a scorticare un intero pianeta.

Certo, la scelta vegetariana è spesso accoppiata a una scelta più oculata dell'origine degli alimenti. Si cerca di ottenerli da un'agricoltura che usa metodi meno impattanti sull'ecosistema: un'agricoltura sostenibile che rispetti il suolo. E' quell'agricoltura che viene detta "biologica" o "organica," basata per esempio sul concetto di "permacoltura." E' un punto molto dibattuto se questo tipo di agricoltura possa produrre altrettanto cibo per unità di area dell'attuale agricoltura industriale. Ma, a parte questo, un'agricoltura veramente "organica" non può fare a meno degli animali come produttori di fertilizzanti e distruttori dei parassiti. Così, d'altra parte, erano strutturate le fattorie di 100 anni fa, che erano sistemi integrati di produzione alimentare che comprendevano sia animali che piante. E' un'illusione romantica pensare che si possa coltivare qualcosa senza includere l'allevamento di almeno alcune specie animali. La permacultura, infatti, mira a riprodurre gli ecosistemi naturali e - ovviamente - gli ecosistemi naturali includono sia animali che piante.

Allora, se parliamo in termini di massimizzare la produzione di questi sistemi, è una sciocchezza non utilizzare anche gli animali che, oltretutto, forniscono proteine di alta qualità. Attenzione che questo non vuol dire che dobbiamo continuare con gli allevamenti industriali che sono forse anche peggiori dell'agricoltura industriale in termini di impatto sull'ecosistema. Vuol dire, però, che possiamo - anzi, dobbiamo - utilizzare delle forme di allevamento sostenibile in modo oculato come una sorgente alimentare che ottimizza la produzione agricola.

Il problema di armonizzare etica e scienza non si applica solo alla nutrizione. Lo vediamo in tantissimi campi, dove le buone intenzioni non bastano a risolvere i problemi. Questa è la tesi di fondo di Lierre Keith in un libro che è una preziosa revisione di quello che sappiamo oggi della nutrizione umana. E' un libro veramente bello e interessante; occasionalmente un po' troppo polemico, ma ricco di spunti di riflessione e di dati utilissimi per chi cerca di orizzontarsi nella complicata faccenda di cosa mangiare e che dieta seguire.

Come è ovvio, non tutti hanno apprezzato il messaggio di Lierre Keith: il risultato è che si è beccata in faccia una torta infarcita di pepe di cayenna da parte di alcuni fanatici imbecilli. Fortunatamente, non ha sofferto gravi danni. L'etica parte con buone intenzioni, ma quando si scontra con la realtà spesso diventa ideologia e l'ideologia non ammette opinioni contrarie. Come ha detto Poul Anderson, il male è soltanto bene che è marcito.

lunedì 14 febbraio 2011

Ghiacci artici e antartici: poggio e buca fa pari?


Sembra che il ghiaccio marino antartico stia un po' meglio di quello artico; anzi, addirittura che stia recuperando un po' in estensione. Questo è diventato un argomento favorito dai diversamente esperti di clima per fare un po' di confusione sulla realtà del riscaldamento globale. Ma, prima di mettersi a raccontare sciocchezze sul clima, è sempre bene imparare un po' di fisica. La temperatura dell'oceano antartico non sta affatto aumentando, il leggero aumento dell'estensione dei ghiacci e dovuto a un cambiamento della salinità superficiale - è il principio che si sfrutta per eliminare il ghiaccio dalle strade.


Uno degli ultimi argomenti lasciati ai terrapiattisti del clima per negare il cambiamento climatico ha a che fare con i ghiacci marini antartici. Se è vero che i ghiacci artici stanno sparendo rapidamente, quelli antartici, invece, sembrerebbero aumentare debolmente, come si vede qui (da wikipedia):


Allora, non sarà che per qualche misterioso contrappasso planetario la Terra, dopotutto, non si sta veramente riscaldando ma, semplicemente, trasferisce calore dall'emisfero Sud a quello Nord? Ovvero, non sarà per caso che - come si dice dalle parti di Firenze - poggio e buca fa pari, e alla fine magari la storia del riscaldamento globale è veramente una bufala?

Ma, in realtà, poggio e buca NON fanno pari e il riscaldamento globale NON è una bufala. Questo lo si vede benissimo da questa figura (da Skeptical Science)  che mette insieme i dati dell'artide e dell'antartide


Si vede benissimo che l'oceano artico perde nettamente più ghiaccio di quanto non ne guadagni quello antartico (se ne guadagna). Ma, se volete essere proprio sicuri, potete fare la somma delle due cose, e questo è il risultato (sempre da "Skeptical Science")

Quindi non c'è nessun contrappasso planetario che fa si che la Terra - in media - non si scaldi. La leggera ripresa dell'estensione del ghiaccio marino antartico (ammesso che esista) non compensa minimamente il declino di quella del ghiaccio artico.

Ma cosa succede in Antartide? E' possibile che il pianeta non si scaldi da quelle parti? No. L'oceano antartico si scalda, eccome, come sta succedendo ovunque su questo disgraziato pianeta.

Ma allora, perché aumenta l'area ghiacciata? Beh, la cosa è abbastanza complicata. Se volete leggere i dettagli, li trovate in questo articolo di Zhang sul "Journal of Climate". Sostanzialmente, il riscaldamento produce una stratificazione dell'oceano e una riduzione delle correnti di rimescolamento ("overturning"). Questo si traduce in una minore salinità di superficie. L'effetto finale è quello opposto a quando si butta il sale sulla neve per farla sciogliere. Nell'oceano antartico, si riduce la quantità di sale e il ghiaccio si forma.


Quindi, il pianeta continua a scaldarsi - il riscaldamento globale non è una bufala e tanto vale prenderne atto.

(da leggere anche il post di Steph sull'argomento)

sabato 12 febbraio 2011

Attacco al pianeta Terra




"Mountaintop Removal", un film di "Ilovemountains.org." Vale la pena di guardare le prime scene, dove si vede la distruzione delle montagne degli Appalachi con alto esplosivo.


Non ci sono molti film in giro dove si vede la distruzione delle montagne ("mountaintop removal") per arrivare agli strati di carbone sottostanti. Ci sono solo alcuni brevi film amatoriali - come quello che vedete qui sopra. Evidentemente, le compagnie che estraggono il carbone non amano che si veda quello che fanno.

Sembra la guerra. Una una vera e propria guerra dove si bombardano le montagne con alto esplosivo. I risultati sono qualcosa del genere.


Ma a chi stiamo facendo la guerra esattamente? Al nostro stesso pianeta? Più probabilmente, a noi stessi. Abbiamo incontrato il nemico, e il nemico siamo noi.




venerdì 11 febbraio 2011

L'astronauta-contrarista: perso nello spazio


Harrison Schmitt, ex-astronauta e ora diversamente esperto di clima, ha ritirato la candidatura al suo posto di direttore del dipartimento dell'energia del New Mexico. Perso nello spazio profondo. 


Menzionavo l'altro giorno il caso (clinico) dell'ex-Astronauta Harrison Schmitt che si era lanciato in un delirante documento anti-scienza sul riscaldamento globale. Il documento aveva dato origine a una pesantissima serie di critiche che avevano evidenziato come Schmitt avesse imbrogliato selezionando i dati che gli facevano comodo per dimostrare le sue tesi.

Bene - Schimitt ha fatto (metaforicamente) la fine dell'astronauta sparato fuori dalla navicella e perso nello spazio profondo. Ha ritirato la sua candidatura a direttore del dipartimento dell'energia del New Mexico.

Apparentemente, Schimitt era stato già nominato direttore dal governatore del New Mexico, ma ha rifiutato di presentare certi documenti necessari per assumere la carica e se n'è andato sbattendo la porta dopo un litigio con il comitato responsabile di queste cose.

Non è dimostrabile che questi eventi siano dovuti alle critiche che Schimtt ha ricevuto per il suo documento. Però, possiamo sospettare che qualcosina abbiano pesato; e forse più di qualcosina. La faccia, dopotutto, conta sempre qualcosa e uno dovrebbe averne una per presentarsi in giro.

Sarebbe troppo ottimistico sperare che ora metteranno una persona seria al posto di Schmitt, ma perlomeno c'è un estremista pericoloso di meno in un posto importante. Questo ritengo che sia una conferma della mia opinione che con certa gente bisogna essere aggressivi e trattarli come si meritano.


Da "Climate Change, the next generation"

Friday, February 11, 2011



by Joseph Romm, Climate Progress, February 10, 2011

Harrison Schmitt, a former NASA astronaut who was chosen by Gov. Susana Martinez to head up the state’s Energy, Minerals and Natural Resources Department, has withdrawn his nomination after a squabble with the Senate Rules Committee over background checks.
The moonstruck moonwalker refused the state-mandated background check and that was that.  While I’m sure his replacement will also be a science denier, Schmitt was such an extremist everyone in and out of NM should be delighted by this:

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giovedì 10 febbraio 2011

Riscaldamento globale: tutto era chiaro 50 anni fa!


Un impressionante film di Frank Capra sul riscaldamento globale. 


Nel 1958, più di 50 anni fa, ben prima di Al Gore e del Climategate, i concetti fondamentali del riscaldamento globale erano già chiari. Lo dimostra il film qui sopra che trovate descritto in dettaglio anche su "Discovery." In un minuto circa, c'è tutto: il riscaldamento, lo scioglimento delle calotte polari, l'innalzamento degli oceani, eccetera. Insomma, lo potremmo far vedere ancora oggi come introduzione al problema del cambiamento climatico.

E' impressionante il progresso della scienza. Fino a pochi anni prima, l'idea del riscaldamento globale era una possibilità teorica, espressa per la prima volta da Arrhenius molti anni prima, ma non sostanziata da nessuna misura.

Poi, le misure di Keeling avevano dimostrato che la concentrazione di CO2 nell'atmosfera stava salendo gradualmente e inesorabilmente. Infine, Revelle aveva pubblicato nel 1957 il suo articolo fondamentale dove univa insieme i puntini e mostrava che cosa si nascondeva dietro i dati. Da allora è nata la scienza del cambiamento climatico, così come la conosciamo oggi.

Tutto era già chiaro allora. Quello che non era chiaro (e non si capisce neanche adesso) perché per più di 50 anni l'umanità ha scelto di ignorare il problema, e sta continuando.

mercoledì 9 febbraio 2011

Prima o poi, ci insegneranno come batterli


Dopo una serie di sconfitte subite dagli Svedesi, si racconta che lo Zar Pietro il Grande abbia detto "Prima o poi, ci insegneranno come batterli". Nel 1709, a Poltava, i Russi avevano imparato a sufficienza da infliggere una sconfitta decisiva agli Svedesi. Sembra che anche nel dibattito sul cambiamento climatico gli scienziati abbiano imparato qualcosa da Pietro il Grande e abbiano cominciato a reagire contro i contraristi in modo molto più aggressivo e efficace.


Sembra che qualcosa stia decisamente cambiando nel dibattito sul cambiamento climatico. Fino a poco tempo fa, scienziati e ambientalisti si erano fatti prendere a calci facilmente, con l'imbroglio del Climategate e con tante altre cosa. Avevano reagito come un pugile suonato, come una banda di nerd incapaci di mettere insieme una risposta sensata. Avevo commentato che, in termini strategici, si erano comportati come se Napoleone fosse arrivato a Waterloo da solo, dimenticandosi l'esercito a Parigi (Ooops....)

E invece sembra che abbiano imparato qualcosa. Non so se si sono ispirati veramente a Pietro il Grande, ma certamente reagiscono in modo molto più efficace e aggressivo - alla "Cassandra" per intenderci (!!).

Ci sono un paio di esempi recenti. Per esempio, qualche giorno fa l'ex astronauta Harrison Schmitt ha pensato di farsi una lucrosa carriera come segretario all'energia nel New Mexico. Per questo, ha scritto un pezzo di contrarismo da vero diversamente esperto dove ha accumulato un po' tutte le solite leggende. Bene, la risposta classica da parte degli scienziati sarebbe stata di ignorarlo oppure di scrivere una lunga e dettagliata risposta a tutti i punti. Ovviamente, non l'avrebbe letta nessuno.

Invece, scienziati e ambientalisti hanno usato una tattica molto più efficace: concentrarsi su un singolo punto e battere su quello; una tattica comunicativa molto efficace, usata comunemente dai contraristi. Una delle più atroci fesserie del pezzo di Schmitt è quella dove lui sostiene che il ghiaccio artico oggi è allo stesso livello del 1989. Per riuscirci si è scelto con cura due (!!) punti specifici da un grafico che ne contiene migliaia. Facendo notare questa bufalata, il risultato è l' "ArticGate," una bordata contro Schmitt che lo ha veramente colpito e affondato, come nella battaglia navale. 

Vi passo qualche link su questo argomento (se cercate "ArcticGate" su Google ne trovate molti altri). Cliccare per credere (e sghignazzare)

ArcticGate, Or: Harrison Schmitt And Cherry-Picked Sea Ice Data

Arctic sea ice was higher in 1989 cherrypicking by Harrison Schmitt and Heartland Institute

"ArticGate" - NSIDC Confirms Schmitt, Heartland Misrepresented Data

Climate Science Stories of the Day

 Peter Gleick: Misrepresenting Climate Science: Cherry-picking the data to hide the disappearance in Arctic Sea Ice, by ex-astronaut Harrison Schmitt


Qualcosa di simile è successo per la cosiddetta "Conferenza di Lisbona" convocata dai diversamente esperti di clima. Anche qui, andare a criticare i dettagli dell'ignobile imbroglio che questa banda di pataccari ha organizzato sarebbe stato dargli un'importanza che non si meritano. Invece, la comunità del clima ha localizzato qualcosa di Fred Pearce che si è inventato di sana pianta una dichiarazione che Gavin Schmidt (un climatologo serio) avrebbe fatto a proposito della conferenza. Il risultato è il "PearceGate", un ulteriore dimostrazione che sono dei mentitori di professione.

La conferenza di Lisbona è finita silurata dal PearceGate più o meno come quella di Copenhagen dal Climategate. E ben gli sta: vedete che si può imparare dai propri nemici?

Ecco qualche link sul PearceGate:

Deep Climate: Post Normal Meltdown in Lisbon, part 1

Il treno del carbone



Un treno carico di carbone nel Maryland, USA. Da vedere solo per la pura sensazione fisica della massa immensa che trasporta. 


Un treno così porta circa 15.000-20.000 tonnellate su non so più quanti vagoni (di questo, ho provato a contarli, ma ho perso il conto). Tipicamente, una centrale a carbone si mangia un vagone come questo ogni venti minuti. Ed è solo una parte infinitesima del miliardo di tonnellate - circa - di carbone che si producono negli Stati Uniti tutti gli anni. 

Niente si crea e niente si distrugge. Tutte queste tonnellate, da qualche parte vanno a finire - vanno a finire nell'atmosfera. E quello che succede, lo sappiamo....