domenica 23 gennaio 2011

Cambiamento climatico: paleontologi e picchisti a confronto.


Da sinistra a destra, Michael Benton, Telmo Pievani e Peter Ward al convegno "La Fine del Mondo" al festival delle scienze del 2011 a Roma. 


Sono di ritorno dal festival delle scienze di Roma - è stata una cosa un po' faticosa, ma ne valeva la pena. Ho parlato di picco del petrolio insieme a Kjell Aleklett, presidente di ASPO. Ma credo che la conferenza di Micheal Benton e Peter Ward sia stata più interessante della nostra.

Benton e Ward sono due grandi della paleontologia mondiale. Entrambi sono oratori favolosi. Quando cominci a sentirli, non ti stacchi più. Qualcosa di quello che hanno detto lo trovate in due post precedenti su "Cassandra," basati in buona parte sui lor testi. Il discorso di Benton è stato più che altro sulle estinzioni del passato, e ne trovate una versione molto simile qui. Ward ha parlato dell'evoluzione futura del pianeta, è molto di quello che ha detto lo trovate qui.

Una cosa è leggere quello che una persona pubblica, un'altra è parlargli di persona a cena. E, in effetti, Ward e Benton si rivelano persone affascinanti e di grandissima cultura. E' stato curioso questo confronto fra  paleontologi e picchisti (c'era anche Kjell Aleklett a tavola). Sia picchisti che paleontologi hanno una visione a lungo termine del futuro, ma mentre i picchisti ragionano in termini di decenni, i paleontologi ragionano in termini di milioni di anni. In entrambe i casi, comunque, è sempre più della visione dei politici, che ragionano in termini dei pochi anni che li separano dalle prossime elezioni.

Dal punto di vista dei paleontologi, il cambiamento climatico è una minaccia terribile. Loro, che sono esperti di estinzioni di massa, vedono benissimo le somiglianze e capiscono benissimo come potremmo fare la fine dei dinosauri per gli stessi motivi, ovvero riscaldamento globale causato da un effetto serra incontrollato. Sia Benton che Ward non hanno dubbi sul fatto che stiamo distruggendo il pianeta con le nostre emissioni di CO2. Devo dire, però, che vedono la cosa con una certa filosofia. In fondo, tante specie sono esistite, tante sono scomparse, capiterà anche a noi; è nella natura delle cose.

Curiosamente, forse, sono rimasti piuttosto sorpresi dall'esposizione sul picco del petrolio che abbiamo fatto io e Aleklett. Non si aspettavano che il problema fosse così immediato. Un conto è parlare di estinzione; che prende pur sempre un certo tempo. Un altro è rendersi conto che stiamo vedendo - ora - la fine di un era: quella dei combustibili fossili a buon mercato. Peter Ward mi ha detto che era rimasto molto colpito e che era preoccupato per suo figlio, che ha 14 anni e che era anche lui con noi.

E questo porta alla domanda da qualche trilione di dollari: è possibile che il picco del petrolio ci salvi dal riscaldamento globale? E' qualcosa che più di uno mi ha chiesto al Festival e che ho cercato di esaminare nella mia conferenza.

In effetti, sembra che il picco, e il conseguente rallentamento dell'economia mondiale, stiano perlomeno riducendo la crescita delle emissioni di CO2. Questi sono i dati più recenti disponibili, da nature, una slide che ho fatto vedere al convegno. (Da  Friedlingstein et al.  Nature Geoscience  (2010))


Basta questo a salvarci? Purtroppo, molto probabilmente no. Come ho discusso in un post su "The Oil Drum" anche con ipotesi piuttosto drastiche in termini della riduzione di emissioni causata dal picco, è probabile che arriveremo a una concentrazione intorno o maggiore di 500 parti per milione di CO2, che dovrebbe essere più che sufficiente per farci tutti bolliti, specialmente considerando gli ultimi risultati che indicano che il fattore di sensibilità del clima per la concentrazione di CO2 potrebbe essere maggiore di quanto non si credesse.

giovedì 20 gennaio 2011

Chi ha ucciso i dinosauri? Risolto il mistero delle grandi estinzioni


L'estinzione dei dinosauri, 65 milioni di anni fa, è un evento che ha colpito la fantasia di tutti. L'interesse nella questione è stato anche aumentato dalla scoperta - nel 1980 - dell'impatto di un asteroide contemporaneo all'estinzione.  Ma la questione delle grandi estinzioni, delle quali quella dei dinosauri è solo uno dei casi, non si spiega con impatti di asteroidali. Soltanto negli ultimi anni possiamo dire di aver risolto il problema: le grandi estinzioni sono il risultati dei cambiamenti climatici associati a grandi eruzioni vulcaniche. Questo post riassume quello che sappiamo oggi di questo argomento, soprattutto sulla base di un articolo recente di Kidder e Worsley (1)



Non so quanti di voi abbiano il "pallino" dei dinosauri, ma io ce l'ho da quando ero piccolo. Credo di essermi letto il mio primo libro sui dinosauri quando avevo, forse, otto anni. Sicuramente, non sono il solo con questo pallino e l'idea che la terra sia stata popolata nel passato da animali giganteschi e terribili, i dinosauri, è stata un elemento di grande fascino per tanta gente dal tempo in cui si è scoperto che erano esistiti, verso la metà dell'800.

Ma il fatto che oggi i dinosauri non esistano più è anche quella una cosa affascinante. Dove sono finiti? Cosa gli è successo? E non sono soltanto i dinosauri ad essere spariti. Ci sono tantissime specie animali e vegetali che sono esistite nel remoto passato ma che, a un certo punto, sono scomparse. E' il "problema delle estinzioni" che ha dato da pensare ai paleontologi per un paio di secoli almeno. 

Nei libri che leggevo da piccolo sui dinosauri c'erano già molte diverse ipotesi sulle ragioni della loro estinzione. In un libro recente di Michael Benton ("When life nearly died," 2003) ne ho trovate elencate 100, e lui dice che li' si è fermato perché sarebbero state di più. Solo il fatto che fossero così tante indica la grande confusione che regnava. Insomma, fino agli anni 1980, circa, non c'era un'idea soddisfacente sul perché i dinosauri e tante altre specie si fossero estinte - si andava da cose nebulose come la "senilità razziale" ad altre francamente improbabili, per esempio che i dinosauri fossero morti di AIDS.

Con gli anni, tuttavia, la scienza ha progredito enormemente. Oggi, possiamo dire che il problema è stato risolto: è una vera rivoluzione scientifica del ventunesimo secolo. In sostanza, le estinzioni sono una conseguenza delle emissioni di CO2 da parte di grandi eruzioni vulcaniche. Siccome c'è di mezzo la CO2 e siccome ne stiamo emettendo in gran quantità nell'atmosfera, la faccenda potrebbe riguardarci direttamente. Ovvero, potremmo essere prossimi a una nuova grande estinzione, anche se questa non sarebbe causata dai vulcani ma dall'attività umana. Ma vediamo le cose in dettaglio.

La scienza progredisce per prima cosa per mezzo di misure. Le misure servono a quantificare le cose - quando hai dei buoni dati quantitativi, allora puoi costruire delle buone teorie. Il quadro generale delle estinzioni è venuto fuori piano piano, attraverso il lavoro di generazioni di paleontologi. L'immagine si è fatta chiara nel 1982, quando Raup e Sepkoski hanno pubblicato un famoso articolo (2) che fa vedere tutte le estinzioni nel periodo detto "fanerozoico", quello delle forme di vita complesse: piante ed animali multicellulari. Ecco qua i loro risultati in una forma recente:



Vedete che l'estinzione dei dinosauri (marcata come "Cretaceous-Tertiary boundary") è soltanto uno dei tanti casi e non è nemmeno il più grave. Si parla spesso delle "cinque grandi estinzioni" per identificare quelle principali. Ma il punto è che, a partire dal lavoro di Raup e Sepkoski, sappiamo che le estinzioni non sono cose graduali, ma eventi rapidi (su scala geologica) e disastrosi. Nel caso più grave, quello della fine del Permiano, la vita terrestre ha rischiato seriamente di estinguersi completamente.

Partendo da questi dati, è evidente che la causa delle estinzioni deve essere qualcosa di veramente catastrofico - perlomeno nel caso delle cinque grandi estinzioni. A questo punto, è venuta fuori la scoperta di Luis Alvarez nel 1980 (3): un grande asteroide ha colpito la Terra più o meno al momento dell'estinzione dei dinosauri. Certamente è stata una catastrofe planetaria, ma era quella la causa dell'estinzione?

La storia dell'asteroide ha colpito la fantasia di tutti. Già i dinosauri da soli sono spettacolari, ci mettiamo anche gli effetti speciali di un impatto asteroidale e sono veramente i fuochi artificiali. Ma non solo si sono fatti film e scritto libri sull'argomento. Geologi e paleontologi si sono messi a studiare la faccenda con l'idea che forse impatto asteroidali erano la causa di tutte le estinzioni, non solo di quella dei dinosauri. E qualcuno ha anche trovato qualche traccia che ha interpretato come il risultato di altri impatti; in corrispondenza di altre estinzioni.

Questa storia ci fa vedere come la scienza si auto-corregge sulla base dei dati sperimentali. Oggi, sappiamo che non si possono spiegare le cinque grandi estinzioni con degli impatti asteroidali. Può essere stato il caso di quella dei dinosauri, ma tutte le altre sono state causate da eventi interni al sistema terrestre: grandi eruzioni vulcaniche.

C'è voluto un po' di tempo per arrivarci e, ancora nel 2001, un articolo di Wignall (4) invitava alla cautela su questa ipotesi dato che i dati erano molto incerti. Ma oggi sembra che il problema si possa definire come risolto. Nuovi dati e nuove scoperte hanno confermato la correlazione fra i grandi eventi vulcanici chiamati "Grandi Province Magmatiche" (Large Igneous Provinces, LIP) e estinzioni.

Queste grandi province magmatiche sono delle aree immense, tipicamente di aree vaste come l'Italia intera, o anche di più, dove grandi masse di basalto fuso vengono gradualmente emesse dal mantello, accumulandosi in tipiche strutture a gradini. Queste che vedete qui sotto sono alcune delle LIP del passato; oggi geologicamente inattive. Ci sono eventi simili in corso, per esempio a Yellowstone negli USA, ma per fortuna molto più deboli di quelli del passato.





Recentemente, Kidder e Worsley (1) hanno dimostrato la correlazione fra le LIP e le grandi estinzioni. Vedete nella figura seguente, dal loro lavoro, come la correlazione sia veramente ottima. Praticamente a ogni estinzione corrisponde una LIP e viceversa



Figura da Kidder e Worsley "Phanerozoic Large Igneous Provinces (LIPs), HEATT (Haline Euxinic Acidic Thermal Transgression) episodes" Palaeogeography, Palaeoclimatology, Palaeoecology Volume 295, Issues 1-2, 1 September 2010, Pages 162-191 

La correlazione implica anche causazione se pensiamo agli effetti di queste grandi eruzioni. Le estinzioni sono causate da una cascata di effetti che nascono in primo luogo dall'emissione nell'atmosfera di grandi quantità di biossido di carbonio che origina dalle LIP. Il biossido di carbonio causa riscaldamento globale. Il riscaldamento globale genera ulteriore biossido di carbonio - può darsi che questo causi, a sua volta, il rilascio degli idrati di metano; gas serra ancora più potenti. Il risultato, in ogni caso, è un "runaway greenhouse effect," un effetto serra incontrollato.

Il calore e la desertificazione colpiscono le specie terrestri. Ma c'è di peggio. La CO2 acidifica gli oceani e il riscaldamento globale blocca la circolazione delle correnti termoaline. Questo causa una generale "anossia oceanica" che, accoppiata alla mancanza di nutrienti minerali, causa la moria di una gran quantità di specie marine. Si sviluppano solfobatteri anaerobici che generano acido solfidrico e questo avvelena ancora altre specie. Insomma, un bel disastro dove la Terra si trasforma in una "hothouse" ("bagno turco") caldissima e inospitale per la vita. Queste condizioni hanno generato la maggior parte delle grandi estinzioni del passato.

E l'asteroide che ha ucciso i dinosauri? Beh, quello si, c'è stato, ma probabilmente non è la cosa che ha ucciso i dinosauri. Ha soltanto intensificato gli effetti di una grande provincia magmatica che - a quel tempo - si stava sviluppando in quella che oggi è l'India. Come si dice alle volte, "agli zoppi grucciate," ai dinosauri sono capitati addosso due disastri planetari insieme (potremmo dire "ai dinosauri, asteroidate").

Insomma, forse non ve ne eravate accorti, ma negli ultimi anni c'è stata una grande rivoluzione scientifica. Abbiamo capito la ragione delle grandi estinzioni del passato; un problema che era rimasto insoluto per oltre un secolo, adesso non lo è più.

E questa scoperta ci porta delle lezioni importantissime per quello che sta succedendo oggi. In primo luogo, ci fa vedere come la scienza riesca ad auto-correggersi. Partendo da un'ipotesi sbagliata ("tutte le estinzioni sono causate da impatti asteroidali") siamo arrivati a capire che non è così. Ma, più che altro, ci fa vedere come sia sensibile il sistema climatico terrestre alla presenza di CO2.

Nel passato, ci sono voluti probabilmente decine di migliaia di anni o anche molto di più perchè le grandi province magmatiche potessero emettere abbastanza CO2 da causare le grandi estinzioni. Ma noi lo stiamo facendo in pochi secoli. Gli effetti potrebbero essere veramente disastrosi: possiamo arrivare alla "sesta grande estinzione" della quale potremmo avere l'onore (per così dire) di essere causa e vittime allo stesso tempo.

E dopo le grandi estinzioni, cosa succede? Come fa il pianeta a ritornare alle condizioni di prima? Beh, per fortuna c'è sempre la buona vecchia Gaia che rimette le cose a posto. In pratica, è l'erosione dei silicati che, piano piano, riassorbe il biossido di carbonio dall'atmosfera, lo trasforma in carbonati minerali, lo sedimenta sul fondo degli oceani e, da li', lo riporta nel mantello attraverso la "subduzione"; il grande nastro trasportatore oceanico.

Ma Gaia si prende il suo tempo: dopo un episodio di LIP ci possono volere milioni di anni - anche decine di milioni - per ritornare alla varietà biologica di prima dell'estinzione. Per noi umani, è un tantino troppo lungo per poterci far conto.....

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1. David L. Kidder, Thomas R. Worsley "Phanerozoic Large Igneous Provinces (LIPs), HEATT (Haline Euxinic Acidic Thermal Transgression) episodes, and mass extinctions"  Palaeogeography, Palaeoclimatology, Palaeoecology, Volume 295, Issues 1-2, 1 September 2010, Pages 162-191

2. Raup, D.; Sepkoski Jr, J. (1982). "Mass extinctions in the marine fossil record". Science 215 (4539): 1501–1503. 

3. Alvarez, LW, Alvarez, W, Asaro, F, and Michel, HV (1980). "Extraterrestrial cause for the Cretaceous–Tertiary extinction". Science 208 (4448): 1095–1108

4. Wignall, P.B., 2001. Large igneous provinces and mass extinctions. Earth Science Reviews 53, 1–33. 

domenica 16 gennaio 2011

Il sacro furore di Cassandra

Cassandra di Frederick Sandys

Cassandra sembra veramente presa dalla sacra furia: un post al giorno la settimana scorsa (anzi, per più di una settimana). Imbrogli sbufalati (qui e qui), infamie rivelate (qui), disastri mostrati (qui), verità ribadite (qui e qui), problemi discussi (qui) e tante altre cose.

Questa iperattività è dovuta in parte alla pausa fra i due semestri di insegnamento. Ma, in realtà, devo dire che l'argomento clima è talmente interessante, talmente appassionante, talmente ricco di significati, di scienza, di politica, di umanità, che mi ha coinvolto. Imparo cose nuove ogni giorno e mi fanno pena quei poveracci che credono che tutta la faccenda si riduca a elucubrare su email vecchie di 10 anni.

Comunque, anche per non sovraccaricare i lettori (che sono in netto aumento e che ringrazio per l'interesse), ho intenzione di rallentare un po' il ritmo. Cosa non facile perché l'argomento è così interessante che ci potrei fare quattro post al giorno; ma, insomma, ci proverò.

A parte i lettori in aumento, tutto questo lavoro, mio e di tanti altri, sembra avere un certo risultato. Ho la netta sensazione che stiamo vincendo questa battaglia contro il fronte dell'anti-scienza. Ne parlavo l'altro giorno con Michael Mann, il climatologo americano, e mi diceva anche lui che ha la stessa sensazione; stiamo vincendo.

Certo, i terrapiattisti climatici stanno ancora combattendo; ma sembrano a corto di idee, non hanno più argomenti. Sono ridotti a ripetere sempre le stesse cose: "nascondere il declino", "quest'anno è stato freddo", "è tutto un ciclo", "E' un complotto" e "negli anni '70 si parlava di era glaciale" eccetera, eccetera. Sui media, di clima si parla molto poco in questi ultimi tempi, come ci racconta Richard Littlemore su Desmog blog. Un po' è una saturazione dopo l'effetto climategate. In parte può anche essere che al quartier generale dell'anti scienza hanno ragionato che se di cambiamento climatico non si parlava più, allora forse sarebbe sparito da solo (un po' come ragionavano i vittoriani a proposito del sesso).

In Italia, il silenzio mediatico sul clima è quasi totale - pensate soltanto a come, nel 2009, i media avessero fatto infinita polemica sulle nevicate; descritte come prova evidente che il riscaldamento globale non esisteva. Quest'anno, di fronte alle nevicate del dicembre 2010, sulla questione "riscaldamento globale" è stato un silenzio di tomba. Sembra che siano spariti gli interventi negazionisti dei vari De Bellis, Granzotto, Zichichi, eccetera.

Ma il cambiamento climatico sta andando avanti per conto suo e l'evidenza sta diventando talmente forte che non la si può più ignorare. Dal 2010 che è l'anno più caldo della storia, agli incendi in Russia, alle alluvioni in Australia e in Brasile, e tante altre cose, il cambiamento è non solo evidente, ma dirompente. Così, i contraristi si sono ridotti a dover giocare in difesa, cercando di dimostrare che questi eventi non sono statisticamente significativi (vedi "Il Foglio" sulle alluvioni in Australia). Ma, presi tutti insieme, questi eventi sono significativi e, - in ogni caso - nel conflitto mediatico, se sei costretto a difenderti sei già sconfitto.


Ovunque, il fronte dell'anti-scienza è sulla difensiva. Sembrano sempre di più un circolo ricreativo di persone che si incontrano la domenica a giocare a carte e a raccontarsi sempre le stesse cose. Il loro tentativo di darsi un velo di rispettabilità "scientifica" sta naufragando in un fallimento veramente vergognoso per loro, come per esempio nel caso dell'ultimo disastro che è stato il tentativo di dimostrare che gli oceani non si scaldano.

In Italia, sui blog rimangono gli ostinati dell'era glaciale imminente, che somigliano sempre di più a un culto esoterico di provincia in attesa dell'atterraggio degli extraterrestri nel cortile del condominio. Fanno il paio con quelli che aspettano il pianeta Nibiru e che - vedi caso - sono negazionisti climatici anche loro. Persino Claudio Costa, gatto silvestro dell'anti-scienza, è sparito; non si sente più da metà Novembre del 2010. Scoraggiato? Convertito? O forse, semplicemente, non gli hanno rinnovato il contratto? (*)

Per dare un'idea dello sconforto nelle file dei terrapiattisti, credo valga la pena dare un'occhiata a questo sfogo di Teo Georgiadis intitolato "noi cattivi". E' un esempio del fatto che quando uno non ha più argomenti da presentare non gli rimane altro che lamentarsi. E non solo lamentarsi: gli insulti di Georgiadis contro Sylvie Coyaud, ("Ocasapiens") sono particolarmente pesanti e ingiustificati (e Sylvie risponde per le rime come è giusto che faccia).

In fin dei conti, il momento di silenzio dei media sul clima non può che essere che temporaneo. Quindi, si tratta di insistere e continuare il dibattito per dimostrare la mala fede del fronte dell'anti-scienza. Lo spazio mediatico che è la "blogosfera" è particolarmente adatto a questo scopo e, come facevo notare qualche giorno fa, il successo dei blog seri sul clima nelle classifiche, in confronto a quelli non seri, è un elemento importantissimo. Indica che le argomentazioni scientifiche sul clima stanno avendo successo sulla frazione più preparata e intelligente dell'opinione pubblica - quella che legge i blog.

A lungo andare, questo successo deve finire per tradursi in un'azione politica di qualche genere. Certo, servirà a poco se ci arriveremo quando il pianeta sarà ormai stato devastato in modo irreparabile. Ma è un dovere combattere per la verità - come faceva Cassandra con il suo sacro furore. E allora, continuiamo così. Forza, Cassandra! (**)


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(*) C'è anche Maurizio Morabito (aka "il Tafano") che per mancanza di argomenti si è ridotto a farmi da psicanalista della domenica e a criticarmi per un errore nell'attribuzione di un quadro. Beh, sulla psicanalisi domenicale, continua a fare lo stesso errore che fa sul clima: credersi un professionista quando invece è soltanto un dilettante. Quanto al nome del pittore, glie l'ho lasciato così apposta per farlo divertire un po'. Ora che l'ho fatto contento lo posso anche mettere giusto, ringraziandolo per la correzione.  :-) 


(**) Siccome trovo sempre qualche allocco che mi contesta il fatto che Cassandra non è mai esistita, allora preciso che - si, ragazzi - lo so benissimo che, quasi certamente, Cassandra non è mai esistita. E' una metafora - esattamente come quando Freud parlava di "Complesso di Edipo" e lo sapeva benissimo che Edipo, quasi certamente, non è mai esistito. Contenti adesso?





venerdì 14 gennaio 2011

La fabbrica degli imbrogli: continua il riscaldamento degli oceani?

Ovvero: come continuano a prenderci per scemi.



L'industria automobilistica sovietica riusciva a produrre un gran numero di veicoli ma non a farli funzionare bene. Lo stesso vale per l'industria del negazionismo climatico che continua a produrre un gran numero di "prove" che il riscaldamento non esiste o che non è causato dall'uomo. Alla verifica pratica, nessuna di queste "prove" funziona - sono accrocchi sferraglianti e inutili peggio della Zaz o della Moskvitch.

I diversamente esperti di scienza del clima non sono particolarmente preparati e neppure intelligenti. Però, come attivismo danno dei punti a tutti. La quantità di scemenze che riescono a tirar fuori una dietro l'altra è incredibile - neanche se li pagassero (o forse è proprio per questo....)

Allora, ecco la novità del giorno che comincia a diffondersi in tutti i siti anti-scienza. Due tali di nome Knox e Douglass sono riusciti a farsi pubblicare un articolo su un'oscura rivista scientifica (*) (link all'articolo completo) dove "dimostrano" che gli oceani non si scaldano. Il nocciolo della loro "prova" è la figura seguente: 



Figura 1 dell'articolo di Knox e Douglass "Recent Energy Balance of Earth" International Journal of Geosciences, 2010, 1, 99-154 (link all'articolo completo).



Guardate la linea rossa: è una lisciatura dei dati e sembrerebbe che scenda leggermente. Quindi, concludono gli autori, gli oceani non si scaldano. E se gli oceani non si scaldano, ne consegue che la Terra non si scalda. E se la terra non si scalda, allora l'effetto serra non esiste e allora tutta la faccenda dell'AGW (riscaldamento globale antropogenico) è un imbroglio.

E invece, l'imbroglio è proprio questo immondo accrocchio di Knox e Douglass. Dovrebbe uscire fra breve un post su "Skeptical Science" dove i due sono trattati come si meritano. Ma non c'è bisogno di scomodare gli esperti per sbufalarli. Lo può fare chiunque un minimo di attenzione e di spirito critico.

Guardate solo il set di dati che presentano: dal 2004 al 2008: perché proprio quell'intervallo? Beh, perché è esattamente il periodo che gli consente di dire che il calore immagazzinato negli oceani diminuisce.

Notate che la linea rossa fitta i dati solo fino all'inizio del 2008. Ma perché non hanno considerato il periodo posteriore? Eppure i dati ci sono fino a metà del 2008. Ma se avessero incluso anche quei dati non gli sarebbe venuto fuori un declino. E te li fanno anche vedere!!!

Ma veramente ci prendono per scemi? Prendete qualsiasi serie di dati climatici: troverete sempre un intervallo di qualche anno in cui la temperatura non sale. Troppo facile: basta scegliere un intervallo abbastanza breve e si ritorna al solito trucco. Che poi si riduce al ragionamento, "oggi fa freddo dalle mie parti, dunque il riscaldamento globale non esiste" Eh, già........

Date invece un occhiata alla serie dei dati completa, eccola qui, da un articolo di Trenberth su Nature (Vol 465, 20 May 2010)


Prendete l'intervallo fra il 2004 e il 2008, vedete che è una zona dove le temperaure non aumentano o aumentano di poco. Sono, più o meno, i dati presentati da Knox e Douglass.  Potevano divertirsi a prendere i dati dal 1995 al 1998 per "dimostrare" altrettanto bene che gli oceani non si scaldano. Basta prendere una zona abbastanza piccola di questo diagramma e poi mettersi a gridare che "gli oceani non si scaldano". Facile, no?

Il problema non è tanto che ci sia chi riesce farsi pubblicare questa roba in qualche modo - è il fatto che qualcuno ci crede!

Meglio detto, il problema è il fatto che qualcuno ci racconta queste storie come se ci credesse e se si aspettasse che noi ci crediamo. Alla fine, continuano a prenderci per scemi.

Nota aggiunta dopo la pubblicazione: E' uscito il 14 gennaio un articolo di John Cook su Skeptical Science che demolisce l'articolo di Knox e Douglass con argomentazioni molto simili alle mie, anche se più dettagliate.
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(*) Vi può incuriosire qualche dettaglio sulla cosiddetta "rivista scientifica" che ha pubblicato l'articolo di Knox e Douglass, ovvero l'International Journal of Geosciences. Rivista del tutto sconosciuta ai più e che era al suo primo volume quando ha pubblicato l'articolo in questione. E' pubblicata da un'entità chiamata "Scientific Research Publishing" che, fra le altre cose, pubblica una rivista intitolata "Journal of Modern Physics and Psychology" il cui titolo è tutto un programma. Apparentemente, l'editore ha sede in Cina, ma la rivista di geoscienze è uno spinoff, o è sponsorizzata, della Shakes Sazan Ltd, una ditta iraniana che si occupa - sembrerebbe - più che altro di costruzioni edili. Come sta che si sponsorizzano studi climatici... boh? Inoltre, hanno scuccato l'editore dalla rivista a copiare articoli di altre riviste come pure hanno trovato che aveva inserito dell'editorial board gente che non sapeva nemmeno di esserci. Insomma, un bell'imbroglio anche la rivista da sola. Questo ci dice qualcosa sulla qualità degli articoli che ci compaiono stampati dentro.

Vi può anche incuriosire sapere qualcosa del background scientifico degli autori dell'accrocchio di cui abbiamo parlato. Uno, Robert Knox è professore emerito all'università di Rochester e ha lavorato nel campo della biofisica. L'altro, David Douglass, è professore a Rochester con esperienza nel campo della fisica dello stato solido. Entrambi sembrerebbero persone con qualifiche più che rispettabili nei campi in cui sono competenti. Sembra incredibile che si siano ridotti a pubblicare robaccia come questa su una rivista indegna di persone serie.

Ringrazio Paolo Marani per la segnalazione, come pure Michael Mann, Carlo Cacciamani, Claudio della Volpe e Riccardo Reitano per alcuni chiarimenti. 

giovedì 13 gennaio 2011

30 denari per tradire Michael Mann



Continua la caccia alle streghe nella forma di attacchi personali contro Michael Mann, il climatologo. Arriva da Richard Littlemore la notizia di un tale chiamato "Kent Clibze"; apparentemente ex-impiegato della CIA, che ha mandato (e sta ancora mandando) lettere ai climatologi, invitandoli a trovare, produrre, o inventarsi dati che possano in qualche modo mostrare irregolarità o frodi nella gestione dei fondi di ricercca di Mann. Il tutto dietro la promessa di un premio in denaro che lui quantifica come "oltre 12 milioni di dollari" (e, fra le altre cose, non sa nemmeno fare il conto di quanto sono esattamente il 30% di 50 milioni di dollari).

La bassezza umana e morale di questa gente è pari soltanto alla loro incompetenza e alla loro sete di denaro. Lavorano solo per quello; non fosse altro che per i 50 centesimi che guadagnano per ogni commento che mandano ai blog per conto della lobby dei combustibili fossili.

La loro fissazione sul denaro è dimostrata anche dall' accusa che continuano a ripetere che la scienza del clima sarebbe solo un complotto dei climatologi per lucrare sui contratti di ricerca. Non riescono nemmeno a concepire che si possa ragionare in modo diverso da come ragionano loro.

Non faccio ulteriori commenti. Segue il testo completo del post di Richard Littlemore che comprende le lettere di questo spione ("spook"), incompetente oltre che infame.



Da DeSmog Blog

Spook's antics would be creepy if they were competent

A self-proclaimed counter-terrorism expert and former CIA case worker is soliciting for "whistleblowers" who will make allegations of impropriety against Dr. Michael Mann, director of Penn State's Earth System Science Center and author of the apparently bulletproof Hockey Stick climate reconstruction.

Kent Clizbe has been sending letters, annually, to Mann's colleagues promising them a big payout if they can offer any evidence that Mann has been misusing his federal research funds. In the first such letter that Clizbe sent, more than a year ago, he reported that the U.S. False Claims Act stipulates that whistleblowers can claim up to 30% of any recovered money and that Mann has received $50 million. Clizbe adds: "30% of $50 million is more than $12 million."

In this single sentence, Clizbe reveals all you need to know about the man: he doesn't care about the accuracy of his facts; and he can't wrangle a calculator effectively enough to establish that 30% of 50 is 15. (Neither do his math skills improve over time, in this year's version, he writes: "Up to 30% of $50 million (the total Dr Mann claims to have received for climate research) could net a whistleblower more than $10 million.")

For the record, Mike Mann lists his research grants proudly on his CV - they total something under (a very impressive) $6 million. As Mann has quite obviously used this money to produce research that continues to give fits to his detractors, it's hard to imagine there is sufficient slush left over to provide a big enough payday to keep Clizbe or any of his would-be accomplices in Ray Bans.

But this attack - silly on the surface - is still pointedly unfunny for Mann. First, according to the suspiciously well-informed Telegraph columnist and libertarian mouthpiece James Delingpole, Clizbe sent his solicitation last year to all 27 of his (Mann's) colleagues at the Earth System Science Center. Purely as a matter of freelance character assassination, this is an afront - an organized effort to encourage Mann's co-workers to think that he is cheating.

Now Mr. Cloak-and-Dagger is back, this time invoking the witch hunt launched against Mann by Virginia Attorney General Ken Cuccinelli. Apparently Clizbe plans to sustain the campaign and to make common cause with others who are harassing Mann.

The letter also raises questions about Clizbe himself: Who is this guy, really? And who's paying his bills?

You can more or less answer the first question by reading Clizbe's website, and you can learn more by looking at his blog, which features all manner of paranoid raving, including a charge that President Barack Obama's "minions in ACORN revealed their plans to spend federal funds to import illegal alien child sex slaves for Obama-brothels." (I obviously missed 60 Minutes that year.)

So Clizbe is either an ex-CIA contractor - a mercenary who finds that anti-Islamic "counter-terrorism" is no longer paying the bills, forcing him to take money from people who want to make trouble for legitimate climate scientists. Or he's a kook. In the current climate, neither of those possibilities is reassuring.

The full text of Clizbe's frankly libelous letters are below. The first is the one reported by Delingpole (and by ClimateProgress's Joe Romm, here, a year ago.) The second was passed along by one of Mann's colleagues in the last week.
[January 2010 letter]

Hi,
Greetings and best wishes for a prosperous New Year.
National Search
After the recent whistleblower revelations of emails between climate researchers and data from the University of East Anglia’s Climate Research Unit, there are on-going investigations into potential fraudulent use of grant funds in Climate Research in the US.  I am assisting interested parties who may have details of fraud in climate research to make contact with the proper authorities, and to share in the rewards paid when the funds are recovered.
Whistleblower Rewards Program
The federal government has established vigorous programs to identify and prosecute fraudulent grant applications and administration.  The US Department of Justice (DOJ) administers the False Claims Act.  It allows rewards for those who come forward with details of grant fraud to share in the recovery of federal funds.  This reward can be as much as 30% of the total amount reclaimed.  The program is almost completely reliant on insiders to report their knowledge of the fraud in their institutions.
Attorney Literally “Wrote the Book” on Fraud Recovery Lawsuits
Joel Hesch, Esq., of Hesch and Associates, literally wrote the book on how to report federal fraud.  He has an extensive background in representing whistleblowers in all types of federal funding fraud cases, including Educational/ Research Grant Fraud.  According to Mr Hesch: “Many institutions receive grants, whether for research or educational purposes. When they lie to get the grant or keep the grant or if they use the funds for purposes outside the grant, they are liable under the DOJ program. There have been many grant cases brought by whistleblowers. ”
If you know of anyone who might have details about fraudulent statements or actions by recipients of federal grant funds for climate research, please have them contact me immediately at the below email or cell phone.  Alternatively, they may also contact Mr Hersch directly,  and let him know that they were referred by me.  All communications are completely confidential.  They may want to consider using a third party email service (Yahoo, Hotmail, or other) instead of work email to communicate.
30% of $50 million is more than $12 million.  Ask your friends to do the right thing, and be rewarded for doing it.
Our country, and in fact, the entire world is counting on someone to stand up and tell the truth about climate research. The effects of moving forward with taxes and policies based on fraudulent science could potentially cripple the US economy and cost lives and jobs for generations.
Look forward to hearing from you.
All the best
Kent Clizbe

[January 2011 letter]
Greetings and best wishes for a prosperous New Year.
I understand that you worked in the University of Virginia's Department of Environmental Sciences with Dr Michael Mann, during the period 1999-2005.
National Search
After last year's whistleblower revelations of emails between climate researchers and data from the University of East Anglia's Climate Research Unit, there are on-going investigations into potential fraudulent use of grant funds in Climate Research in  the   US. I am assisting interested parties who may have details  of  fraud  in climate research to make contact with the proper   authorities, and  to share in the rewards paid when the funds are recovered. I have no  financial interest in this whatsoever. My role is simply to help  those who would like to do the right  thing  make contact with the  proper authorities. This is my own  personal  project, to help the  truth come to light.
University of Virginia Stonewalling Search for Evidence
In April of last year, the Attorney General of Virginia requested the University of Virginia to produce documents related to Dr Michael Mann's tenure at U.Va between 1999 and 2005. The State is researching the potential of fraud in Mann's receipt of nearly half a million dollars in State grants for climate-research. It  is possible that information from Mann's time at U.Va. could  also   illuminate potential fraudulent receipt of federal grants  in his   later work, at the Pennsylvania State. U.Va refuses to  cooperate,  so  far.
Whistleblower Rewards Program
The federal government has established vigorous programs to identify and prosecute fraudulent grant applications and administration. The  US Department of Justice (DOJ) administers the False Claims Act. It  allows rewards for those who come forward with details of grant  fraud to share in the recovery of federal funds. This reward can be  as much as 30% of the total amount reclaimed.  The program is almost  completely reliant on  insiders to report their knowledge of the  fraud in their institutions.
Attorney Literally "Wrote the Book" on Fraud Recovery Lawsuits
Joel Hesch, Esq., of Hesch and Associates, literally wrote the  book  on how to report federal fraud.  He has an extensive background in  representing whistleblowers in all types of federal funding fraud cases, including Educational/Research Grant Fraud.  According to Mr Hesch: "Many institutions receive  grants, whether for research or educational purposes. When they  lie to get the grant or keep the grant or if they use the funds  for purposes outside the grant, they  are liable under the DOJ  program. There have been many grant cases  brought by  whistleblowers."
http://howtoreportfraud.com/examples-of-federal-fraud/grant-fraud
http://howtoreportfraud.com/do-i-have-a-case
Do you know of anyone with details on potentially fraudulent  grant activities at U.Va or PSU?
If you know of anyone who might have details about fraudulent statements or actions by recipients of federal grant funds for climate research, please have them contact me immediately at the below email or cell phone.  Alternatively, they may also contact  Mr Hesch directly, and let him know that they were referred by  me. All communications are completely confidential.  They may  want to consider using a third party email service (Yahoo,  Hotmail, or other) instead of work email to communicate.
Up to 30% of $50 million (the total Dr Mann claims to have  received  for climate research) could net a whistleblower more  than $10   million.  Ask your friends to do the right thing, and be rewarded for doing it.
Our country, and in fact, the entire world is counting on someone   to  stand up and tell the truth about climate research. The  effects of  moving forward with taxes and policies based on  fraudulent  science  could potentially cripple the US economy and  cost lives  and jobs for  generations.
Look forward to hearing from you.
All the best.
Kent Clizbe
Intelligence Education, Training, Consulting, Commentator
kent@kentclizbe.com
571-217-0714
www.kentclizbe.com


Ringrazio Luca Lombroso per la segnalazione

mercoledì 12 gennaio 2011

Impressionante: il cambiamento climatico in tutta la sua potenza

Ovvero: cosa non farebbe la gente per la propria SUV.




Video assolutamente impressionante delle alluvioni australiane. Semmai vi capitasse una cosa del genere NON fate come quel tizio (a partire dal minuto 1.10 circa) che mette a rischio la pelle per salvare la sua auto. Cosa non farebbe la gente per la propria SUV?


C'è ancora qualche imbecille, la' fuori, che sostiene che parlare di "Cambiamento Climatico" invece che di "Riscaldamento Globale" sia un trucco dei climatologi per "nascondere il declino". Beh, guardatevi il video qui sopra e sappiatemi dire cosa ne pensate.

Qualsiasi cosa stia succedendo al clima, non è cosa buona.

martedì 11 gennaio 2011

Imbrogli, imbrogli, e ancora imbrogli: ne inventano sempre di nuovi.


Figura da Don Easterbrook su "What's up with that" da un articolo intitolato "2010-where does it fit in the warmest year list" Per il momento, questo grafico non è ancora apparso sui siti anti-scienza italiani, per cui mi pregio di anticiparli. Su questo grafico, sicuramente avranno di che auto-convincersi dell'imminente prossima era glaciale. Si divertono così, contenti loro....


Una cosa che va detta a proposito dei "diversamente esperti" della scienza del clima è che sono estremamente attivi a riciclare bugie e anche a inventarsene sempre di nuove.

L'ultima della lunghissima serie arriva da Don Easterbrook, che la pubblica su "WUWT" In sostanza, anche i paleo-anti-allarmisti si sono accorti che il fatto che record di caldo del 2010 deve ben voler dire qualcosa e che smentisce in pieno la bugia che hanno raccontato che "non c'è stato riscaldamento dal 1998 a oggi". Allora, devono correre ai ripari inventandosi qualche altra cosa.

Così, ci prova Don Easterbrook, professore emerito di geologia, che però non sa niente di clima e questo suo articolo lo prova in pieno. Come vedete dalla figura all'inizio del post, Easterbrook cerca di dimostrare che le variazioni climatiche del passato sono state molto più ampie - e più verso il caldo - di qualsiasi cosa stiamo vedendo oggi. E' sbagliato da cima a fondo per tanti motivi, come spiegano bene sia Michael Tobis come Gareth.

L'imbroglio fondamentale di Easterbrook è quello di prendere i dati da una singola stazione di misura, quella del GISP2 della Groenlandia centrale, e di presentarcelo come se fosse l'unica e vera ricostruzione del clima dei passati 5000 anni. In realtà, sappiamo benissimo che il riscaldamento globale varia molto in funzione della latitudine, per cui prendere dei dati così a Nord vuol dire amplificare di molto l'effetto che - se mediato globalmente - sarebbe molto minore.

Il secondo imbroglio (forse un errore, ma più probabilmente voluto) di Easterbrook è correlato al primo. Ovvero lo "zero" della scala dei dati, che lui prende come l'anno 2000, è invece è il 1950. I dati dalla carota di ghiaccio presentati da Easterbrook, in effetti, partono addirittura dal 1855!! Quelli posteriori sono da altre sorgenti.

Allora, sommando queste due distorsioni fondamentali, si ottiene il grafico di cui sopra dove sembra veramente che il riscaldamento globale del passato sia stato enormemente superiore a quello di adesso. Bello vero? Un vero gioco di prestigio.

E invece le cose non stanno per niente così, come fa vedere Gareth in un altro grafico dove i dati del GISP2 usati da Easterbrook sono calibrati con dati di temperatura recenti presi in una zona vicina (questa calibrazione appare come un "offset" nel grafico). Vedete allora come cambiano le cose quando si fanno vedere i dati in modo onesto. Fate caso alle crocette blu a destra in alto: vedete come la temperatura media del 2009 - nella stessa area geografica - sia stata superiore a qualsiasi temperatura media misurata nei passati 10.000 anni!!






Alla fine dei conti, in ogni caso, si sa bene - e non c'era bisogno di Easterbrook per dircelo con tanta fanfara - che si possono sempre trovare dei periodi nel remoto passato in cui la temperatura terrestre è stata più alta di oggi. Al limite, si arriva al Cambriano, quando era diversi gradi più alta, 500 milioni di anni fa. Ma il Cambriano era anche il tempo in cui vivevano i trilobiti, non gli esseri umani. E comunque questo ci dice ben poco sulla situazione attuale, dove vediamo la temperatura in crescita molto rapida senza sapere bene dove andremo a fermarci.

A furia di superare un record di temperatura dopo l'altro, anche certe teste dure dovranno rendersi conto che siamo nei guai. Ma gli ci vuole tempo, proprio perché sono teste dure - e anche, spesso, teste dure intellettualmente disoneste.

Adesso aspettiamo che il grafico menzognero di Easterbrook sia ripreso e glorificato dai soliti blog anti-realtà in Italia. Intanto, stavolta li ho preceduti.


(ringrazio Marisa Cohen per la segnalazione di questa storia)