giovedì 30 marzo 2023

Gli Italiani possono ancora permettersi un'automobile?

 


Nel 1960, una Fiat 500 costava circa 400.000 lire, mentre lo stipendio di un operaio era intorno alle 50.000 lire al mese. Ovvero, un operaio investiva circa 8 mesi di salario per comprarsela. Oggi, una Panda base costa circa 15.000 euro, mentre il salario medio di un operaio è di circa 20.000 euro all'anno e pertanto l'investimento è di circa 9 mesi. Sembrerebbe che il rapporto prezzi/salario non sia cambiato molto negli anni, ma ci sono altri calcoli che danno risultati un po' diversi. Per esempio, nel 1975 una Fiat 500 costava un milione di vecchie lire, che secondo "business people" equivalevano a circa 6000 euro. Oggi, la 500 Fiat costa circa 17.000 euro di base.

E questi sono solo dati relativi ai modelli "base," ovvero senza accessori. Ma se negli anni '70 ti portavi a casa la 500 senza bisogno di accessori particolari, oggi sembra impossibile evitare vari aggeggi solo teoricamente opzionali, tipo l' "infotainment," l'aria condizionata, sensori, telecamere, eccetera. Uno potrebbe anche non volerli, ma si trova poi ad avere un veicolo di poco valore sul mercato dell'usato. 

Il passaggio all'elettrico, in se, non sembra un fattore determinante che influisce sul prezzo. A parità di caratteristiche, una macchina elettrica costa oggi un 20%-30% più di una convenzionale, ma è un costo che si recupera con i minori costi di manutenzione e consumi. Il veicolo elettrico, di per se, è più semplice di uno tradizionale, fra le altre cose non ha bisogno di una scatola cambio e usa un numero di pezzi molto minore per il motore e non c'è ragione per la quale un auto elettrica debba costare di più di una tradizionale. Anzi, fra qualche anno i veicoli elettrici costeranno sicuramente meno di quelli tradizionali

Il problema è un altro, ed è ben più difficile di quanto non sembri dalle buffe polemiche "elettrico-si, elettrico-no" che vanno per la maggiore in Italia. E' proprio il sistema produttivo che sta andando in crisi, insieme a tutto l'apparato sociale ed economico che una volta riuscivano a mettere a disposizione del "popolo" un veicolo a motore in grado più o meno di portare in giro tutta la famiglia per la città e in vacanza in Estate. In Italia, avevamo la Fiat 500, in Francia c'era la 2CV, la mitica macchina che poteva portare in giro "quattro contadini con il cappello in testa," poi c'era la Renault "4" e, ovviamente, il veicolo che aveva dato inizio alla motorizzazione di massa in Europa, l'ancora più mitico "Maggiolino" Volkswagen. 

Ora non esiste più niente che si possa considerare equivalente alla vecchia Fiat 500. E' vero, esistono le "Minicar" ma per legge sono limitate a 2 posti e a una velocità massima di 45 km/h. Sono mezzi utili per tante cose, ma provate a portarci la famiglia al mare, e vedete un po' come vi trovate. E anche le minicar sono care per chi non ha uno stipendio fisso, per chi è un precario vagante, per chi deve accollarsi i costi del mantenimento dei genitori non più autosufficienti in una società che sta invecchiando sempre di più. Poi ci sono altri fattori, come tasse, consumi, sanità, eccetera. Insomma, al momento molte famiglie hanno ancora un'automobile, ma non sappiamo per quanto tempo questo sarà ancora possibile mantenerla con il declino economico in corso. Se le cose continuano così, vedremo una rapida riduzione, un vero "collasso di seneca" della diffusione degli autoveicoli.

In pratica siamo di fronte alla necessità di grossi cambiamenti per mantenere in piedi un sistema che possa garantire un trasporto che permetta alla popolazione di spostarsi. Il sistema attuale è stato costruito in gran parte con l'idea che il trasporto fosse in gran parte affidato al mezzo privato: autostrade, strade di grande comunicazione, strade a multi-corsie, tutte cose che esistono per i pendolari che si spostano dalle periferie al centro città con dei mezzi privati, perlomeno fino a raggiungere dei parcheggi scambiatori dove si possono trasferire su mezzi pubblici. 

E ora, cosa facciamo? Passare tutto al trasporto pubblico? Questa è la soluzione spesso sbandierata in giro, senza però rendersi conto il trasporto pubblico è meno costoso di quello privato soltanto lungo le tratte ad alto traffico, ma molte periferie delle nostre città non sono state pensate in per questo. Sono una dispersione di palazzine e casette che richiederebbero una diffusione capillare del trasporto pubblico che avrebbe costi fuori del concepibile (e in America le cose sono ancora peggiori). E non è che l'esperienza del trasporto pubblico sia poi così piacevole. Non so voi come vi trovate con il servizio nella vostra città, ma mi sembra che in nessun luogo la gente sia tanto soddisfatta di autobus strapieni, e spesso in ritardo. 

Se vogliamo farci un'idea di come potrebbe essere una città pensata per il solo trasporto pubblico con bus e metropolitana, dobbiamo pensare alle città dell'Unione Sovietica, dove i veicoli privati erano scoraggiati. Gli abitanti vivevano più che altro in grandi blocchi alti una ventina di piani che potevano essere serviti dal trasporto pubblico senza bisogno di disperdere troppo le linee. Vi posso dire per esperienza personale che questi edifici sono molto pratici e confortevoli, almeno finché gli ascensori funzionano (anche quelli sono un mezzo di trasporto un po' a rischio). Ma in Italia cosa facciamo? Demoliamo le periferie urbane costruite in 50 anni è più di sviluppo totalmente disordinato per ricostruirle in stile sovietico? Diciamo che non è un'idea facilmente realizzabile. 

E allora? Possiamo sempre andare a piedi o in bicicletta, o perlomeno questo è quello che i nostri ambientalisti suggeriscono. Il problema è che le città che si sono ingrandite e "gentrificate" forzando la popolazione a vivere in periferie lontane dai posti di lavoro. L'uso stesso delle automobili ha ridotto la densità abitativa per lasciare spazio a strade larghe e spazi per i parcheggi. Poi, il territorio italiano non è così piatto come in Olanda e in Danimarca, dove le biciclette sono molto più usate che da noi. Insomma, anche qui, o rivoluzioniamo una situazione urbanistica che si è evoluta a diventare quello che è oggi in almeno 50 anni, oppure ci rendiamo conto che certe "soluzioni" non lo sono. 

Possiamo ridurre le necessità di trasporto decentrando le attività produttive e commerciali? In parte si, ma la crisi Covid ci ha fatto capire molte cose sui limiti del "telelavoro"; va benissimo per tante cose, ma il contatto umano è necessario per tante altre. Soltanto per la scuola, seguire le lezioni a casa potrebbe aver rovinato un'intera generazione di ragazzi.  

Cosa resta? Beh, dovremmo perlomeno cercare di capire che il problema esiste e che non lo si risolve semplicemente passando dai motori termici a quelli elettrici -- anche se certamente aiuterebbe molto a ridurre costi e inquinamento. Per il momento, abbiamo ancora bisogno di veicoli su gomma in grado di assicurare quel trasporto capillare che è reso necessario dalle strutture urbanistiche attuali. L'industria automobilistica dovrebbe pensare a produrre veicoli elettrici a basso costo invece che concentrarsi sui soltanto sui veicoli di alta gamma, come fanno adesso. E' comprensibile, l'industria fa più soldi sui veicoli costosi che su quelli a basso prezzo. Ma bisognerebbe che i governi facessero qualcosa per incoraggiare veicoli tipo "minicar" ma più capienti e più multiuso degli attuali. Insomma, una vera "auto del popolo" come lo erano le Fiat 500 al loro tempo. 

Più a medio termine dobbiamo cominciare a pensare al concetto di "TAAS" "transport as a service," che è sostanzialmente un car-sharing esteso che riduce i costi permettendo di utilizzare di più i veicoli, e quindi ridurne il numero. E' un sistema integrato che fa uso anche di veicoli stradali su gomma, tipicamente elettrici, e che, in linea di principio, è compatibile con la situazione urbanistica attuale e non ci costringe a demolire intere periferie.

Lo so che a questo punto c'è chi si metterà a gridare, "volete portarci via le nostre macchine!" Qui, il soggetto del verbo "volete" è visto come il WEF, Klaus Schwab, Bill Gates, il Club di Roma, gli ambientalisti, gli Gnomi di Zurigo, il Grande Vecchio di Montecatini, o chi altro gestisce le fila del grande complotto internazionale. Ma se il soggetto del verbo è piuttosto "le circostanze," intese come esaurimento delle risorse, inquinamento diffuso, e crisi generalizzata della società industriale, allora è proprio così. In tempi non lunghi, l'auto di proprietà è destinata a sparire come oggetto di massa -- un po' come sono oggi i jet privati e una volta erano le carrozze a cavalli con il fiaccheraio personale. 

Ci adatteremo? Per forza.