sabato 7 maggio 2022

Il Ritorno di Madonna Povertà: con la storia della "decrescita felice" ci hanno pesantemente imbrogliato.

 


Vi ricordate la storia di Pinocchio? Negli anni, ci è rimasto in mente il naso lungo, la fatina buona, il grillo parlante, e robe del genere. Ma non ci ricordiamo spesso di come il libro di Collodi sia crudele e violento e, soprattutto, della desolazione della povertà estrema del tardo '800. Per esempio, quando si descrive la casa di Geppetto, leggiamo che: 

La casa di Geppetto era una stanzina terrena, che pigliava luce da un sottoscala. La mobilia non poteva essere più semplice: una seggiola cattiva, un letto poco buono e un tavolino tutto rovinato. Nella parete di fondo si vedeva un caminetto col fuoco acceso; ma il fuoco era dipinto, e accanto al fuoco c’era dipinta una pentola che bolliva allegramente e mandava fuori una nuvola di fumo, che pareva fumo davvero.

Insomma, povertà abbietta. Da notare come nell'immagine all'inizio di questo post, dalla versione di Comencini di Pinocchio del 1972, il regista non ha interpretato correttamente la descrizione di Collodi. Nell'immagine, si vede un caminetto, ma non è che Geppetto aveva un caminetto che accendeva di rado, non ce l'aveva proprio! E, d'altra parte, non avrebbe avuto senso dipingere qualunque cosa sulla parete interna di un caminetto, l'immagine si sarebbe subito annerita. Il regista del film di Walt Disney, poi, se ne è proprio fregato. Fin dalla prima scena ci fa vedere un caminetto acceso, pieno di tizzoni ardenti e con una bella scorta di legna. E della povertà di Geppetto, nel film non è rimasto assolutamente niente. 


A parte i dettagli, mi sa che ci stiamo muovendo esattamente verso questo tipo di cose: povertà abbietta. In sostanza, con la storia della "decrescita felice" ci hanno imbrogliato in modo molto pesante. Ci vogliono far fare la fine di Geppetto -- anzi, peggio, perché bene o male Geppetto nel romanzo era riuscito a sopravvivere alle varie peripezie che gli arrivavano addosso. Noi, non è detto che ci riusciremo. 

Vi segnalo il mio recente post sul "Fatto Quotidiano" col suo titolo originale, che poi i titolisti del Fatto mi hanno cassato perché era un po' troppo sovversivo, ma comunque il post è questo


Il Ritorno di Madonna Povertà – Saremo veramente felici quando saremo poveri?




Di Ugo Bardi

Vi ricordate sicuramente di aver studiato, al liceo, la descrizione di Dante nel canto XI del Paradiso delle nozze di Francesco di Assisi con Madonna Povertà. Un matrimonio felice, secondo Dante, ma anche una libera scelta di Francesco e dei suoi seguaci. Per la maggior parte di noi, tuttavia, la “povertà,” nel senso di mancanza dei beni essenziali, non è che sia proprio una scelta che vorremmo fare. Si può certamente ragionare in termini della necessità di una vita più sobria, ovvero senza gli eccessi della società dei consumi, ma mi sa che quello che ci sta arrivando addosso non è una questione di sobrietà. E’ proprio un matrimonio obbligato con la signora Povertà. Un matrimonio che potrebbe non essere per niente felice, anche se è così che molti ce l’hanno presentato.

La situazione è difficile: la crisi in cui ci troviamo non è molto pubblicizzata sui giornali, ma ci siamo dentro fino al collo. Dopo la grande legnata del 2020, quando l’Italia ha perso quasi il 10% del prodotto interno lordo, stiamo faticosamente riguadagnando un po’ di terreno. Ma non siamo ancora tornati ai livelli “pre-Covid” e il bello deve ancora venire. L’aumento – in questo momento è praticamente il raddoppio – dei costi dell’energia, riverbera su tutte le attività economiche. Non è una cosa temporanea che finirà quando finisce la guerra in Ucraina (sperando che finisca presto). E’ una tendenza strutturale che è cominciata prima della guerra e durerà ancora per molto tempo. E non te la cavi semplicemente abbassando il termostato del riscaldamento di casa, come il governo ci ha raccontato. Nemmeno per idea: un privato cittadino può anche decidere di starsene al freddo indossando due paia di calzini di lana, ma non puoi far funzionare dei macchinari industriali usando dei calzini di lana.

La produzione industriale richiede energia e molte attività che potevano dare dei profitti con un certo costo dell’energia non hanno più senso con i costi attuali, molto più alti. Se le industrie italiane non riescono più a produrre a costi competitivi, sono costrette a chiudere. I dipendenti se ne vanno a casa senza stipendio e questo va a impattare su altri settori: trasporti, turismo, commercio, eccetera. Questo succede anche per l’agricoltura, che ha enormi costi energetici per i fertilizzanti, trattori, pesticidi, refrigerazione, imballaggio, trasporti, eccetera. E non diciamo niente di cosa potrebbe succedere se si arrivasse alla disgrazia dell’arresto delle forniture di gas dalla Russia. A quel punto, non è nemmeno più una questione di costi: l’energia manca proprio. Potremmo arrivare ai blackout periodici, alle code davanti ai distributori di benzina, al razionamento dei beni di prima necessità, questo tipo di cose. Sarebbe una decrescita molto, molto rapida e per niente felice.

Senza voler dir male di Madonna Povertà, sicuramente persona di grandi virtù, forse per la maggior parte di noi come fidanzata andrebbe meglio Madonna Energia Rinnovabile. Una donna assai più “elettrizzante” e che ci risolverebbe tanti problemi se mettiamo su casa insieme a lei.