martedì 28 dicembre 2021

Contadini: stritolati da media, finanza e industria.

 Di Silvano Molfese

 

La centrale termoelettrica a biomasse di Laino (CS), nel 2016 ha ricevuto 39 milioni di incentivi pubblici per bruciare 340 mila tonnellate di alberi. (1) 

 In Italia da molti anni in qua sui media, quando si parla di agricoltura, ci si riferisce frequentemente a qualche prodotto di nicchia impreziosito magari da una confezione infiocchettata, per aumentarne il prezzo: per contadini e agricoltori che annaspano con i ricavi, è diventato quasi l’unico modo per ripagare il proprio lavoro e gli altri costi di produzione.

In questo contesto culturale c’è chi confonde l’agricoltura con l’industria come capitò a chi scrisse “L’agricoltura inquina più delle automobili” (https://laprovinciapavese.gelocal.it/pavia/cronaca/2016/01/08/news/l-agricoltura-inquina-piu-delle-automobili-1.12745660) quando in realtà si trattava di centrali termoelettriche a legna (biomasse) che trasformano l’energia chimica del legno in energia elettrica: tali centrali fanno parte a tutti gli effetti del settore industriale.

Scrivere che bruciare legna per ottenere energia elettrica è agricoltura, è come dire che fabbricare guanti in cuoio è attività zootecnica. Con ciò non si vuole escludere che l’agricoltura possa inquinare.  (*)

Vediamo come influisce l’industria finanziaria sull’agricoltura. Nel documentario "I signori dell'acqua", trasmesso su Rai 2 (il 2 ottobre 2020, ore 22,55), si mettono in evidenza i danni che il mondo della finanza ha arrecato al settore primario: un esempio ci viene dall’Australia dove, in seguito alle speculazioni di borsa “migliaia di agricoltori e allevatori sono finiti sul lastrico: l’acqua si compra, per quote, con una valutazione di 500 dollari per megalitro (un milione di litri d’acqua). Come viene spiegato non si compra o si vende acqua materiale, ma il diritto a prelevarla e utilizzarla. In un paese che sta soffrendo una siccità mai conosciuta prima a causa del cambiamento climatico.” (https://www.watergrabbing.com/i-signori-dellacqua/)

Nel XX secolo anche in agricoltura è stata impiegata diffusamente la meccanizzazione per ridurre i tempi di lavoro: se per coltivare un ettaro di grano agli inizi del ‘900 erano necessarie circa mille ore di lavoro all’anno, attualmente si impiegano circa venti ore soltanto!

Nello stesso periodo si è fatto largo uso di concimi di sintesi e di pesticidi pensando di aumentare le rese e senza considerare i deleteri effetti sulla biosfera.

La grande industria, nonostante tutti gli forzi di adattamento sostenuti dagli agricoltori, esercita una concorrenza spietata e altre forme di pressione, nei confronti dei prodotti agricoli.

Queste grandi imprese cercano di proteggere i loro affari con attività lobbistiche condizionando le scelte governative: negli USA per esempio, durante l’111° Congresso, l’industria dei combustibili fossili spese ben 347 milioni di dollari per attività lobbistiche e contributi alla campagna elettorale a fronte dei quali il governo stanziò circa 20,5 miliardi di dollari per sovvenzionare questo comparto industriale. (2)

Fino ad alcuni decenni fa il vestiario era fatto a partire da fibre naturali (come cotone, lana, lino, ecc.) che sono state largamente sostituite con fibre sintetiche derivate da petrolio.

Sicché nella biosfera si trovano microplastiche in quantità sempre maggiori che risultano molto dannose per i viventi uomo incluso.

Purtroppo oltre al costoso danno ambientale per tutti, c’è la beffa per gli allevatori: mentre una volta la lana era molto apprezzata (un kg di lana valeva quanto un kg di olio) ora, in base alle leggi vigenti, è considerata rifiuto speciale.

Paradossalmente la lana, che da tempo immemore fa parte del ciclo della biosfera, è considerata da qualche anno pericolosa per la biosfera stessa!

Per farla breve gli allevatori annualmente per tosare una pecora perdono 2,25 € per la tosa. Se la lana avesse mantenuto il valore di tanti decenni fa, l’allevatore avrebbe avuto un incasso netto equivalente ad almeno 10 € a capo (**)

Le industrie petrol-chimiche hanno immesso cosi tanta plastica nella biosfera che non solo vestiamo ma respiriamo, mangiamo e beviamo plastica.

Un altro aspetto che ha influito sull’industrializzazione agricola, dopo la II guerra mondiale, è legato alla conversione di diversi comparti dell’industria bellica ad usi civili. Un esempio è il nitrato di ammonio, usato come esplosivo, che è stato largamente utilizzato in agricoltura a partire dall’ultimo dopoguerra: i milioni e milioni di quintali sparsi sui suoli agricoli di tutto il mondo negli ultimi cinquanta anni, hanno indotto eutrofizzazione, alterazione del ciclo dell’azoto e spreco di energia. Quando è noto che l’inserimento delle leguminose nella rotazione agraria e le letamazioni, sono più che sufficienti a ripristinare i livelli di azoto nel terreno coltivato.  (https://ilblogdellasci.wordpress.com/2013/05/02/molecole-a-due-facce/)

(L’ultimo gravissimo incidente con il nitrato di ammonio si è verificato il 4 agosto 2020 nel porto di Beirut.)

 Una volta l’Italia, per il suo variegato paesaggio agrario, era considerata il giardino d’Europa: con la meccanizzazione gran parte dell’ambiente rurale è stato stravolto. Inoltre il passaggio dall’agricoltura all’industria agricola ha comportato l’espulsione dal mondo rurale di milioni di contadini in pochi decenni e la perdita di saperi, cultivar e numerose razze di animali domestici.

 

Note

(*) - Inquinamento: alterazione in senso sfavorevole dei caratteri fisici, chimici o

        biologici dell’ambiente naturale, causata dalle attività umane. (dal Dizionario

        enciclopedico dei termini scientifici - BUR Dizionari Rizzoli, 1990)

 

(**) – La lana prodotta annualmente da una pecora varia da un paio di kg fino a 8 – 10 kg ed anche di più: ho considerato una media di 5 kg di lana ed il costo della tosa pari a 2,5 € per capo; l’azienda che smaltisce la lana paga all’allevatore 0,05 € per ogni kg di lana conferito (questi dati in base a quanto riferitomi da un allevatore); ho considerato 2,5 €/kg il prezzo al produttore dell’ olio vergine di oliva.

 

(1) - Laghi F. - intervento al webinar “Biomasse forestali ad uso energetico: impatto su clima ambiente e salute.” del 25 marzo 2021 dal 29° al 47° minuto  (https://www.facebook.com/gufitalia/videos/524323588552842/)

 

 (2) - Musolino E., Auth K. 2014 – Governance climatica e maledizione delle risorse.

State of the world 2014,  Edizioni ambiente, 205-213