martedì 29 giugno 2021

Il Collasso della Scienza: il caso di Katherine Flegal e le Guerre degli Obesi

 


Due settimane fa, Katherine Flegal ha pubblicato su "Progress in Cardiovascular Disease" un resoconto delle critiche ricevute da un suo articolo precedente (2005) sull'effetto dell'obesità sulla salute. L'articolo era stato pubblicato su JAMA (Journal of the American Medical Association).

Nel 2005, Flegal aveva sostenuto sulla base dei dati disponibili che un moderato eccesso di peso è associato a una vita media leggermente più lunga. L'avesse mai detto! Il suo articolo è stato attaccato, demolito, distrutto, infamato, maltrattato, disintegrato, fatto in spezzatino e servito col prezzemolo in tutti i modi possibili dentro e fuori dall' "establishment" scientifico. Una specie di "feeding frenzy" tipo quella degli squali nei documentari del National Geographic. 
 
Non ho la possibilità di controllare direttamente la veridicità delle affermazioni della dott.sa Flegal, ma quello che racconta mi sembra perfettamente sensato sulla base della mia esperienza personale. Era già successo qualcosa di simile negli anni 1970s, quando gli squali dell'accademia si erano scatenati contro il rapporto del 1972 del Club di Roma "I Limiti dello Sviluppo," che andava contro l'idea che lo sviluppo economico avrebbe potuto e dovuto continuare all'infinito. Ancora prima, i carnivori avevano fatto a pezzi e divorato il lavoro di Rachel Carson "Primavera Silenziosa" del 1962 che dava fastidio all'industria dei pesticidi.
 
La situazione non è migliorata da allora. In sostanza, quello che chiamiamo "La Scienza" (alle volte espresso come "Scienzah") sta andando giù in una spirale vorticosa attraverso il tubo di scarico del lavandino. Ci sono molte ragioni per questa situazione, ma la principale è la "finanzializzazione" della scienza. Molto di quello che si fa e si dice, specialmente nella scienza medica, è sotto il controllo diretto degli enti finanziatori privati, come pure degli editori scientifici che ci fanno sopra enormi profitti. Gli scienziati stessi hanno cominciato ad assaggiare il gusto dei soldi e di quanto si possa guadagnare trasformandosi in superstar televisive.
 
E questi sono i risultati. Qualunque cosa che vada contro gli interessi dell'industria che finanzia la ricerca ha le stesse probabilità di sopravvivenza di una sardina nella vasca degli squali tigre. 

Vi passo un pezzetto del lavoro della Flegal, tradotto in Italiano (grassetto mio). 

Una ricercatrice un po' ingenua pubblica un articolo scientifico su una rivista rispettabile. Pensava che il suo articolo fosse semplice e difendibile. Ha utilizzato solo dati disponibili pubblicamente e i suoi risultati erano coerenti con gran parte della letteratura sull'argomento. I suoi coautori includevano due illustri statistici. Con sua sorpresa, la sua pubblicazione è stata accolta con attacchi insoliti da alcune fonti inaspettate all'interno della comunità di ricerca. Questi attacchi sono arrivati spesso non dai normali canali di discussione scientifica. La sua ricerca è diventata il bersaglio di una campagna aggressiva che includeva insulti, errori, disinformazione, post sui social media, pettegolezzi e manovre dietro le quinte e lamentele al suo datore di lavoro. L'obiettivo sembrava essere quello di minare e screditare il suo lavoro. La controversia era qualcosa di deliberatamente fabbricato e gli attacchi consistevano principalmente in ripetute affermazioni di opinioni preconcette. Ha imparato in prima persona l'antagonismo che potrebbe essere provocato da scoperte scientifiche che si rivelano scomode. Le linee guida e le raccomandazioni dovrebbero essere basate su dati oggettivi e imparziali. Lo sviluppo della politica di salute pubblica e delle raccomandazioni cliniche è complesso e deve essere basato sull'evidenza piuttosto che sulla convinzione. Questo può essere difficile quando è coinvolto un argomento scottante.
A naïve researcher published a scientific article in a respectable journal. She thought her article was straightforward and defensible. It used only publicly available data, and her findings were consistent with much of the literature on the topic. Her coauthors included two distinguished statisticians. To her surprise her publication was met with unusual attacks from some unexpected sources within the research community. These attacks were by and large not pursued through normal channels of scientific discussion. Her research became the target of an aggressive campaign that included insults, errors, misinformation, social media posts, behind-the-scenes gossip and maneuvers, and complaints to her employer. The goal appeared to be to undermine and discredit her work. The controversy was something deliberately manufactured, and the attacks primarily consisted of repeated assertions of preconceived opinions. She learned first-hand the antagonism that could be provoked by inconvenient scientific findings. Guidelines and recommendations should be based on objective and unbiased data. Development of public health policy and clinical recommendations is complex and needs to be evidence-based rather than belief-based. This can be challenging when a hot-button topic is involved.