lunedì 10 maggio 2021

Lunga vita per "Medioevo elettrico"


 

 

 Un post di Fabio Vomiero

 

Personalmente concordo molto con la raccomandazione fatta dal prof. Bardi ai lettori/commentatori del suo blog "Medioevo elettrico", un sito molto interessante e peraltro, proprio di recente, rinnovato nel titolo e nelle intenzioni.

E' abbastanza chiaro, infatti, come la collocazione di un blog come questo nel panorama informativo generale non passi soltanto dall'eventuale spessore culturale degli articoli proposti, ma anche, inevitabilmente, dalla qualità degli interventi e delle discussioni che seguono generalmente il post, i quali, più di ogni altra cosa, testimoniano in qualche modo il target di pubblico che l'articolo proposto è riuscito a intercettare.

Sì, perchè ogni tipo di comunicazione non dovrebbe mai essere fine a sè stessa, ma, se fatta consapevolmente, dovrebbe avere sempre lo scopo di raggiungere, nel miglior modo possibile, un certo destinatario, che in questo caso è rappresentato da una certa tipologia di pubblico. Ci si potrebbe per esempio anche rivolgere ad un illusorio "tutti", con il rischio però alla fine di non riuscire a raggiungere paradossalmente nessuno, oppure, come penso sia il caso di "Medioevo elettrico" si possa invece avere in testa veramente una progettualità consapevole, legata sia alla proposta, che al target di pubblico che si vorrebbe tentare di coinvolgere.

Ebbene, il prof. Bardi, nelle sue note, prova chiaramente a definire quale possa essere la linea editoriale del suo blog. Si vuole proporre un taglio che abbia certamente delle velleità di tipo scientifico, o tutt'al più filosofico-scientifico, visto che poi scienza e filosofia non sono per niente delle discipline così estranee tra di loro. E questo è perfettamente condivisibile in quanto la formazione e il background scientifico del prof. Bardi, nonchè le sue spiccate doti comunicative, conducono naturalmente a questo tipo di impostazione, immagino.

Pertanto, appare chiaro come una proposta di questo tipo miri prevalentemente ad un pubblico che, come minimo, nutra almeno un certo interesse e una certa simpatia nei confronti della scienza e soprattutto sposi e condivida, di conseguenza, un certo modo di pensare, di ragionare e di proporsi.

Purtroppo la situazione socio-culturale dominante in questo Paese non è esattamente questa, e credo sia giusto ribadirlo. Forse producono più click e visualizzazioni certi siti di fatto inutili, quando non addirittura dannosi, che parlano magari sfacciatamente di credenze comuni e di complotti, e che mirano a colpire quella parte animalesca di noi che reagisce d'istinto sentendosi minacciata da ogni sorta di presunta provocazione. Basti guardare ai contenuti di Facebook, per esempio, quel grande contenitore olistico dove, simultaneamente, può essere vero tutto ma pure il suo contrario, e dove se pubblichi un pseudoarticolo sulle scie chimiche ricevi centinaia di "mi piace", mentre se pubblichi un articolo raffinato di "Medioevo elettrico", non lo legge nessuno. Troppo serio, troppo impegnativo... Non ho voglia di pensare, non ho tempo di approfondire...

Quindi certo, il prof Bardi ha tutto il mio appoggio se intende sposare una linea editoriale di una certa qualità scientifica dove, per principio logico, non possa affatto essere vero tutto e pure il suo contrario e dove si cerchi veramente, con la saggia consapevolezza di chi non intende diffondere Verità Assolute, ma piuttosto prospettive di conoscenza, di raccontare fatti e non fattoidi, di cui siamo già abbondantemente circondati. Sarebbe bello che su "Medioevo elettrico" si aggiungessero anche altri commentatori esperti e competenti che apprezzino l'offerta e che abbiano voglia di cogliere gli assist intellettuali per contribuire a portare avanti delle discussioni serie di approfondimento, in cui tutti abbiano la possibilità di confrontarsi costruttivamente e di imparare sempre qualcosa di nuovo.

Guardate che non è facile trovare spazi di opportunità di questo tipo.

Ma la comunicazione scientifica, altrimenti chiamata anche e orribilmente "divulgazione", ha però, per sua natura, regole e identità ben precise, l'abbiamo accennato appena sopra. Una di queste riguarda proprio la discussione, a me piace chiamarla "Igiene della discussione". Se si parla di A, si discuta di A e magari della frontiera di A, probabilmente di Z e di B, ma non certo del numero 4, se non c'entra proprio niente.

Quindi, regola numero uno: pertinenza e rilevanza.

Penso che alla fine, escludendo il problema trasversale dell'educazione, che nemmeno voglio nominare, il prof. Bardi intendesse riferirsi proprio a questo.