sabato 20 giugno 2020

Cancrismo e libero arbitrio


Annibale Carracci - Ercole al bivio (indeciso tra virtù e vizio)

Post di Bruno Sebastiani

Il pensiero umano, sin da quando ha iniziato a elaborare concetti astratti, si è diviso tra chi ritiene che Homo sapiens possa agire liberamente e chi lo nega.
Agli animali sarebbe preclusa questa possibilità poiché il loro cervello non elabora concetti astratti e il loro comportamento è guidato unicamente dall’istinto.
Già da questa introduzione appare chiaro come la diatriba sul “libero arbitrio” poggi sul fatto che il nostro cervello ha patìto una evoluzione abnorme, sconosciuta a ogni altra specie vivente.
E poiché, sin dal suo apparire, questa evoluzione abnorme è stata glorificata come l’evento più importante nella storia della biosfera, ne consegue che anche il libero arbitrio da allora è stato considerato condizione preminente rispetto alla “schiavitù” dell’istinto, tipica del mondo animale.
Le principali religioni, e in particolare le più diffuse, Cristianesimo e Islam, considerano il libero arbitrio una caratteristica imprescindibile della natura umana.
Questa attribuzione ha una sua ben precisa ragion d’essere: è l’espediente escogitato da profeti e teologi per giustificare la presenza del male nel mondo.
Come sarebbe stato possibile credere in un Dio perfettissimo che avesse creato degli esseri malvagi? L’ostacolo è stato aggirato dicendo che Dio aveva creato l’uomo (il “re del mondo”) tanto perfetto da essere libero, in grado cioè di decidere autonomamente del suo destino.
Salvo arrabbiarsi, lui, Dio, quando la scelta dell’uomo cade sul male anziché sul bene. E allora perché non “inclinarlo” verso il bene sin dall’inizio, impedendogli di fare il male?
Se è veramente onnipotente avrebbe potuto farlo!
In realtà il mondo della natura, come già detto, non gode di questa libertà. E, per di più, non conosce il concetto di bene e di male. O meglio. Il bene in ottica evoluzionista è ciò che tende a preservare la vita dell’individuo e a perpetrare quella della specie. Il male è ciò che vi si contrappone. Ciò all’interno di un complicatissimo sistema di pesi e contrappesi che mantiene la vita nel suo insieme in una perenne condizione di equilibrio instabile.
Ogni specie tende a espandersi ed è frenata in questa sua attività dalla capacità espansiva delle specie circonvicine, in un intreccio di territorialità e di convivenza che coinvolge tanto il mondo vegetale quanto quello animale.
La foresta con i suoi grovigli di piante, grida di animali, volo di uccelli, ombre, luci, vento e quant’altro è la rappresentazione vivente (o meglio: lo era) di questo mondo tanto complesso e tanto autoregolantesi.
Poi, come sappiamo, a un primate crebbe il volume del cervello e con esso la capacità di elaborazione delle idee.
Questo evento spostò gradualmente l’ago della bilancia a favore del primate in questione, divenuto nel frattempo “homo habilis”, poi “erectus” e infine “sapiens”.
Le specie circonvicine non furono più in grado di contrastare l’avanzata di questa specie, e iniziarono fatalmente a ritirarsi.
Ma la specie “homo” avrebbe potuto decidere di non espandersi ai danni delle specie circonvicine? Questa è la domanda fondamentale in merito alla questione del libero arbitrio.
Siamo tutti consapevoli di poter scegliere liberamente se andare al cinema o se restare a casa a guardare, la televisione.
Ma avremmo potuto scegliere di rinunciare all’utilizzo della parte superiore del nostro cervello, la neocorteccia, la quale, essendo intimamente connessa agli strati inferiori ove risiedono gli istinti primordiali, non poteva che sbilanciare a nostro vantaggio i delicati equilibri della natura?
Ebbene la risposta è no.
No in via teorica, per il semplice motivo che il cervello, sebbene tripartito, è tutt’uno (per un approfondimento su questo argomento si veda il primo capitolo del mio libro “Il cancro del pianeta consapevole” dal titolo “L’evoluzione abnorme del cervello”).
No in via empirica, in quanto tutta la storia del genere umano sta a dimostrare come dalle prime pietre levigate agli ultimi ritrovati della tecnica, ogni scoperta, invenzione, applicazione elaborata dal nostro cervello sia sempre stata usata per accrescere il nostro potere nei confronti del mondo della natura.
Tutto ciò premesso, vi è da dire che l’evoluzione umana, dopo aver conseguito a livello biologico l’abnorme evoluzione del cervello (la carcinogenesi), ha proseguito il suo cammino a livello culturale.
La ragione, frutto dell’evoluzione di primo tipo, si è dimostrata di gran lunga l’arma più potente nella lotta per la vita di darwiniana memoria, tanto potente da riuscire a modificare anche le proprie capacità elaborative.
Sinora lo ha fatto a proprio esclusivo vantaggio. Non solo. Lo ha fatto esaltando questa sua caratteristica, glorificando queste sue capacità: è il mito del continuo progresso che ha sospinto la ruota della storia sino al punto in cui ci troviamo.
Potrà la ragione modificare questo iter? Potrà assurgere al “libero arbitrio” e utilizzare se stessa contro se stessa?
Finora i segnali in questa direzione sono scarsi, diffusi solo a livello personale, del tutto insignificanti a livello socio - politico.
Il “servo arbitrio” impera a ogni latitudine. Tutti i popoli vogliono “progredire”, accrescere la produzione di ogni genere di beni, aumentare i consumi, arricchirsi, espandersi.
Questa è l’evoluzione culturale condizionata dagli istinti primordiali di sopravvivenza.
Contro questo modello c’è chi invoca la decrescita, la chiusura degli allevamenti intensivi, la rinuncia alla deforestazione e alle grandi monocolture, ma si tratta di una esigua minoranza, la cui predicazione, oltretutto, si scontra con il livello di complessità raggiunto dall’organizzazione sociale dell’impero del cancro del pianeta.
Una minoranza che esercita il libero arbitrio. È l’unico esempio che abbiamo.
Ed è per dare una voce più vigorosa a questa minoranza che nasce il Cancrismo.
Le idee possono muovere il mondo? Preferisco non pronunciarmi su ciò che accadrà in futuro, ma se esiste una tale possibilità, richiede senz’altro di poggiare su basi solide, su idee coerenti e ben strutturate intorno a una metafora fondante di sicuro impatto emotivo.
La metafora, l’immagine che io propongo è quella della cellula sana che si trasforma in cellula tumorale e si espande indefinitamente nel corpo dell’ammalato.
Lo choc provocato da questa immagine è del tutto voluto: intende smuovere le coscienze di quanti più umani è possibile dalla passiva accettazione degli impulsi originati a livello di cervello limbico e rettiliano per accedere finalmente ad uno spiraglio di libero arbitrio.
Se ciò non accadrà (e difficilmente accadrà), sarà la natura prima o poi a intervenire, presentandoci il conto del sontuoso banchetto sin qui consumato ai danni di tutte le altre specie vegetali e animali. C’è solo da augurarsi di non essere presenti nel momento in cui sul pianeta si scatenerà questo “redde rationem”.
Ma, visto che sto scrivendo queste pagine in tempo di pandemia, riflettiamo sul fatto che anche questo evento ha potuto verificarsi a causa della distruzione di tanti habitat naturali da noi causata, dalla nostra eccessiva concentrazione in spazi ristretti (le megalopoli) e dai numerosi mezzi di comunicazione che hanno trasformato il pianeta in un villaggio globale.
Le poche settimane di forzata inattività umana sono bastate alla natura per riprendersi qualche spazio che le era stato tolto.
Non so cosa accadrebbe se questo confinamento della nostra specie dovesse prolungarsi per mesi o anni.
A fianco di una espansione di tante specie vegetali e animali ai nostri danni, assisteremmo all’inceppamento della macchina sociale, con tutte le conseguenti gravi problematiche.
Ma cosa accadrà una volta superata l’emergenza sanitaria? Se tutti riprenderanno le loro abituali attività, proseguiremo la nostra folle corsa verso il baratro.
Vale dunque la pena di fare un estremo tentativo per conquistare realmente il libero arbitrio e volgere l’uso della ragione contro se stessa.
Il Cancrismo non vuol essere un “divertissement” letterario, ma una vera e propria rivoluzione culturale in questa direzione.