martedì 14 aprile 2020

La rete che ci sta per avvolgere



Guest post di Bruno Sebastiani

Nota: questo post è stato scritto prima della grande crisi del coronavirus, un tempo che sembra ormai preistorico. Tuttavia, molte delle considerazioni di Sebastiani sembrano particolarmente appropriate alla situazione attuale, non tanto per le accuse fatte al 5G di aver causato l'epidemia, ma per l'uso che si programma di farne per ottenere un controllo sempre più stretto di ognuno di noi (UB)


Ho assistito giorni fa a un dibattito dal titolo “5G, rischi o opportunità”. Il tema è stato introdotto da medici e fisici che hanno focalizzato la loro attenzione sull’aspetto “rischi per la salute”, mentre l’aspetto “opportunità” è stato sviluppato da Pietro Guindani, Presidente di Vodafone Italia e di Assotelecomunicazioni.
L’avvento ormai prossimo della rete che consentirà lo sviluppo planetario di “Internet delle cose” (IoT) sta suscitando molte polemiche.
Ma quasi tutte le critiche e le perplessità sono connesse all’aspetto fisico delle infrastrutture necessarie a consentire il funzionamento di questa rete di quinta generazione.
Lunghezze d’onda, frequenze, numero di antenne e di satelliti: ecco i principali elementi che destano preoccupazione, tutti con riguardo alla salute umana, solo secondariamente ai danni che possono arrecare all’ambiente (taglio di alberi, inquinamento visivo in cielo ecc.).
In un altro articolo ho descritto come si dispiegherà in terra, sott’acqua e in cielo quella che ho definito la Rete Sinaptica Mondiale.
Qui vorrei soffermarmi sul suo reale significato e sul suo effettivo pericolo per la biosfera, che è altra cosa rispetto alla sua nocività per la salute umana.
È probabile, se non certo, che tale nocività sussista, ma come quasi sempre accade verranno trovati rimedi per contenerne gli effetti, secondo la solita tattica di rinviare il redde rationem. Non è escluso che qualche casa farmaceutica possa anche trarre dei vantaggi economici da tale situazione di nocività.
Ma, ripeto, non è questo il punto.
Ho titolato il mio nuovo libro di prossima pubblicazione “L’Impero del Cancro del Pianeta”. Con tale espressione ho inteso definire l’organizzazione socio-economico-politica che sta divorando gli ultimi tessuti sani del pianeta. È lo stadio più avanzato della malattia che noi rappresentiamo per la biosfera. Quelle che erano masse tumorali più o meno estese, attraverso il processo di metastatizzazione hanno raggiunto ogni parte del globo e ora stanno agglomerandosi in una massa unica onnicomprensiva e onnipervasiva.
Questa massa è l’impero del cancro del pianeta, composto da miliardi di cellule “malate”, da un numero assai più grande di cellule “alterate” (gli animali degli allevamenti intensivi, i pesci delle aquafarm e le piante delle monocolture, tutti destinati all’alimentazione delle cellule “malate”, ma che anch’essi richiedono nutrimento) e da un numero ancora più grande di cellule “artificiali” (le macchine prodotte dalle cellule “malate” per potenziare le proprie capacità e alleviare le proprie fatiche, che devono a loro volta essere alimentate con ogni tipo di energia).
Ebbene questa unica massa, ormai ovunque dilagante, per continuare a sopravvivere ha necessità di coordinare al massimo tutte le sue componenti.
Immaginiamo cosa succederebbe in una megalopoli di 5, 10, 20 milioni di abitanti se si fermassero i trasporti pubblici o se gli addetti al rifornimento dei supermercati non consegnassero più la loro merce o se l’acqua non fosse più potabile o se mancasse l’energia elettrica.
Nessuno è più autosufficiente; la vita di ognuno dipende dal corretto funzionamento della “Grande Macchina” che abbiamo costruito intorno alle pareti delle nostre case e anche dentro.
Ecco dunque che alla luce di queste considerazioni appare chiaro come l’aumento della popolazione e della complessità dell’organizzazione sociale imponga l’adozione di reti di interconnessione sempre più efficienti ed onnipervasive.
Per soddisfare questa esigenza sta nascendo la rete di quinta generazione e più avanti ne spunteranno di ancor più performanti.
Ma il fatto che queste reti siano necessarie per la gestione della macchina sociale equivale ad approvarne l’introduzione e la diffusione? Equivale a darne un giudizio positivo?
Qui si spalanca la porta su un dilemma insolubile.
Da una parte abbiamo gradualmente sostituito il mondo naturale con quello artificiale, e continuiamo imperterriti a marciare in tale direzione.
Dall’altra parte abbiamo iniziato a renderci conto che il mondo artificiale non è sostenibile oltre un certo limite, che non sappiamo esattamente dove sia, se lo abbiamo già oltrepassato o se dobbiamo ancora raggiungerlo, e in tal caso quando.
Quello che sappiamo è che non possiamo tornare indietro, per tante ragioni, tra cui in primo luogo la complessità dell’organizzazione sociale impiantata in tutto il mondo.
Quindi, alla domanda se il 5G è un bene o un male l’unica risposta corretta è che collettività sempre più numerose richiedono sistemi di comunicazione sempre più sofisticati.
Il che non significa voler aggirare il quesito.
Significa che l’intera problematica va inquadrata in un discorso più ampio, quello relativo alla reale natura di Homo sapiens e al suo ruolo su questo pianeta.
Se crediamo di essere i padroni del mondo a buon diritto, allora tutto ciò che abbiamo realizzato è da considerare positivo e la rete che ci sta per avvolgere, oltre che necessaria, è da ritenere sommamente apprezzabile.
Se invece crediamo di esserci trasformati, a causa di malaugurati eventi biologici, in cellule distruttive dei tessuti sani del pianeta, allora non solo la rete 5G è da considerare nefasta, ma anche tutto ciò che abbiamo realizzato in precedenza, tutti gli infiniti dispositivi e congegni per collegare i quali oggi è necessario avere collegamenti sempre più efficienti.
Posizioni intermedie? Dobbiamo per forza considerarci i signori dell’Universo o, al contrario, il cancro del pianeta? Non possiamo pensare che la nostra intelligenza ci dia diritto a primeggiare nella biosfera ma che nel contempo ci imponga di rispettare l’ambiente e tutti gli altri esseri viventi?
Sarebbe bello poter aderire a una siffatta visione della realtà, ma ciò che vediamo in giro purtroppo la smentisce quotidianamente.
A mio avviso è dunque solo in questa ottica che si può e si deve dare un giudizio negativo sul 5G: esso rappresenta il sistema di comunicazione che intende razionalizzare ed efficientare il nostro dominio sulla biosfera, dominio che già si è rivelato distruttivo e che con l’avvento di questa nuova tecnologia rischia di divenire letale.