mercoledì 11 marzo 2020

M87 COV 19 - Un poema sul virus










di Marco Sclarandis

Contemporaneamente lavando le stoviglie
pensavo al possibile gerundio di giovare
s'intende al presente singolare coniugato
quando inaspettatamente Serendippo
s'insinuò nella mente trovandomi dell'altro
strano è il vagare col pensiero e stranissimo
così sentii istantaneamente un dialogo fra due
due esistenti nello stesso mondo nostro
ma in luoghi più agli antipodi dei poli
giovandomi di un frammento d'estasi
sento quelle voci parlanti in disumana voce
non posso trascrivere nulla in alfabeto
né conosciuto inedito o perso nell'oblio
una è di frastuono d'orripilante gorgo
l'altra d'affilato microscopico frammento
vi riferisco fidandomi d'allucinazione e di memoria
chissà quali arcani si scambiano bisbigliano fra loro
ed io come riesco in incognito invitato a udirli
lo saprò un domani ma sento dovere d'ascoltarli
io solo per ingoiare esisto l'oscura voragine dice
e tu perchè ci sei e indugi al confine dei viventi
qual è il tuo mandato chi ti mandò nel Cosmo
credo per me furono fango e magma stanchi
di ripeteresi in rovente agitazione e umida abulia
a mettermi su globi terrosi da soli intiepiditi
risponde al buio imbuto ostentando irriverenza
non senza un limite posso allargarmi avidamente
il tempo anche per me impercettibilmente
mi svuota il corpo condannandomi all'evanescenza
in fulgore di luce oltre gamma dovrò svanire
sì nemmeno io posso dilagare replicarmi senza
qualcuno che mi dia trasporto e alloggio plurimi
quasi ospite perfetto avrei trovato eccetto condizione
che molti posso rendere anche schiavi fino a morte
purchè parte ne lasci liberi di vivere e a Morte
permetta di toglierli dal mondo a suo giudizio
in un lampo mi vidi e i due scomparvero
uno in ammasso di stelle fu ingoiato al centro
l'altro si sparpagliò in miriadi d'impalpabili gingilli
di letale incantevole bellezza apprezzabili forse
solo da noi umani d'arrogante ingegno permeati
ora il mio nome stesso più come prima non risuona
un brusio di folla d'ascendenti lo accompagna
intervalli di silenzio annunciano nomi futuri
mi specchio in un piatto da minestra sgocciolato
sono sorridente.


Marco Sclarandis