domenica 15 aprile 2018

Qualche osservazione in occasione della presentazione dell libro di Ugo Bardi "The Seneca Effect". Di Roberto Peccei, parte III


Parte III dell'intervento di Roberto Peccei a Firenze il 5 Aprile 2018 - questa sezione è dedicata alla resilienza dei sistemi



I migliori esempi di sistemi resilienti sono forniti da ecosistemi viventi, i i quali sono stati ottimizzati da milioni di anni di selezione naturale. Nel suo libro Bardi sottolinea che nel mondo non sembrano esserci molti esempi di sistemi sociali veramente resilienti, in particolare se questi sistemi coinvolgono grandi strutture sociali. Quindi Bardi è piuttosto scettico che l'umanità sarà in grado di incorporare abbastanza resilienza nel attuale sistema globale per evitare un rovinoso collasso sociale e politico. Teme che i governi e le società di fronte a circostanze difficili prenderanno provvedimenti, come scoraggiare il dissenso e la discussione aperta, che rendono il sistema sociale più rigido e aumentano il rischio di un collasso improvviso. Parafrasando Jay Forrester, Bardi chiama questa reazione

"tirare le leve nella direzione sbagliata".

Recentemente un concetto importante è stato aggiunto alla discussione sul futuro dell'umanità nel nostro pianeta. Questa è la nozione di confini o limiti planetari, in inglese planetary boundaries, introdotta da Johan Rockstroem e Will Steffen e dai loro collaboratori. Mentre il primo rapporto del Club di Roma, The Limits to Growth, metteva in dubbio l'idea di una crescita perenne, l'idea dei confini planetari offre la possibilità di misurare con maggiore precisione lo stato del pianeta.

Secondo Rockstoem e Steffen la nostra società planetaria è in pericolo, se determinati parametri fisici, i confini planetari, vanno oltre certi limiti. Un esempio di limite planetario è la quantità di CO2 nell'atmosfera, e la scienza suggerisce che la terra potrebbe aver gia attraversato un limite planetario andando oltre i 400 ppm di CO2 nella atmosfera. Se questo parametro e altri simili rimangono entro certi limiti, l'umanità sulla terra può continuare a prosperare nel futuro. Quindi, stare all'interno di questi confini planetari è il modo per garantire la resilienza del nostro mondo. Andare oltre questi confini può portare a cambiamenti ambientali irreversibili.

In altre parole, attraversare un confine planetario rende il collasso molto più probabile. Nel linguaggio usato da Bardi nel suo libro, man mano che questi confini vengono attraversati, il sistema Terra rischia di lasciare il suo punto "attrattore" stabile e di muoversi verso un tipping point.

In un recente articolo su Science, Rockstroem, Steffen e i loro collaboratori indicano che quattro dei nove confini planetari da loro studiati sono gia stati incrociati a causa dell'attività umana. Quindi concludono che quando si parla di cambiamenti climatici, estinzione delle specie e perdita di biodiversità, deforestazione e altri cambiamenti del sistema terrestre, il degrado che ha già avuto luogo sta guidando il Sistema Terra, nel suo complesso, in un nuovo stato di squilibrio. Forse lo scetticismo di Bardi che non potremo evitare il collasso del nostro mondo globalizzato è davvero giustificato!

A peggiorare le cose, il forte aumento del consumo umano negli ultimi 50 anni ha causato non solo l'attraversamento dei confini planetari fisici. Ci sono stati cambiamenti sociali altrettanto significativi, tra cui l'aumento della povertà, della malnutrizione e della disuguaglianza dei redditi. Ad esempio, l'anno scorso Oxfam ha riferito che solo 8 uomini possiedono la stessa ricchezza di mezzo mondo! È probabile che questi cambiamenti sociali siano un'altra fonte di instabilità che puo far crollare il nostro attuale sistema planetario.

Questo mi porta a riflettere su quanto "mite" possiamo sperare di fare l’ inevitabile collasso di ciò che Bardi chiama l'impero globalizzato. Possiamo prendere dei provvedimenti per contribuire a rafforzare la capacità di recupero del sistema attuale? Un segnale di speranza in questo contesto è il tentativo delle Nazioni Unite di fornire degli obbietttivi volti a garantire la sopravvivenza dell'umanità nel futuro. Tipico di una grande organizzazione burocratica globale, non sorprendentemente, l’approccio delle Nazioni Unite consiste nel creare un accordo su una serie di obiettivi per raggiungere la sostenibilità: gli obiettivi di sviluppo sostenibile, in inglese Sustainable Development Goals (SDG). Le Nazioni Unite, attraverso gli SDG, hanno presentato una visione estremamente ambiziosa e trasformativa, che prevede nel futuro avere un mondo libero da povertà, fame e malattie, in cui tutti possono prosperare senza paura della violenza, e dove si rispettera la biodiversità e il clima.

Il fatto che tutti i paesi delle Nazioni Unite siano riusciti a raggiungere un accordo unanime su 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) e’ notevole. Questi SDGs vanno dall'eliminazione della povertà e della fame nel mondo, ad impegni per garantire la salute dei nostri oceani e la biodiversità del pianeta. Sebbene gli SDGs siano eccellenti, e chiaro che solo enunciarli veramente non basta per muovere il mondo verso la sostenibilità. La domanda chiave per me è in quali condizioni gli SDG sociali ed economici e gli SDG ambientali possono essere resi reciprocamente compatibili.

È chiaro che raggiungere gli obiettivi sociali ed economici - se fatti sulla base di politiche di crescita convenzionali - renderebbe praticamente impossibile ridurre il riscaldamento globale, fermare la pesca eccessiva negli oceani, arrestare il degrado della terra e fermare la perdita di biodiversità. Quindi, a meno che il mondo non cambi cammino, ci dovranno essere massicci compromessi tra gli SDG socio-economici e quelli ambientali.

Forse più diretto è l'approccio che il Club di Roma ha preso per cercare di aumentare la resilienza della nostra societa. Per un vero sviluppo sostenibile è necessario continuare a esaminare la tensione tra economia e popolazioni in crescita e i sistemi vitali di supporto planetario. Questo è precisamente il messaggio contenuto nell'enciclica di Papa Francesco, Laudato Si, che parla della progressiva distruzione della nostra "casa comune", il pianeta Terra. L'enciclica del Papa affronta il divario scandaloso tra ricchi e poveri e l'incapacità di quasi tutti i paesi di ridurre questo divario e sottolinea il problema centrale di perseguire obiettivi economici a breve termine, ignorando il costo reale dell'impatto a lungo termine sulla natura e società.

Per rendere il sistema globale più resiliente e smorzare la gravità di un futuro collasso, è importante agire subito, dal momento che procedere come facciamo al solito (il famoso business as usual) ci porterà alla rovina. Questo è il messaggio del rapporto al Club di Roma appena pubblicato dal titolo Dai! capitalismo, breve termismo, popolazione e la distruzione del pianeta che esamina vari approcci per aiutare il nostro pianeta a diventare più sostenibile. Pero’, come Ugo Bardi chiarisce nel suo libro, non sara` possibile avere successo al 100% in questi tentative, poiché i sistemi complessi hanno una direzione preferita nella quale fluiscono. Nel linguaggio colorato che Bardi spesso usa:

"non sara possibile far si che i conigli diano caccia alle volpi".

Tuttavia, bisogna agire, perche non agire certamente peggiorebbe le cose.