venerdì 22 settembre 2017

Cambiamento Climatico: To believe or not to believe?





Una riflessione di Marco Sclarandis sulla realtà del cambiamento climatico: un dibattito che è un "non dibattito" perché pochissimi di quelli che dibattono sanno di cosa stanno parlando. E così andiamo avanti



Il cambiamento climatico antropogenico è una questione di fede. O ci si crede o non ci si crede. A leggere i commenti sui blog che ne parlano si evince che la scienza, la climatologia nella fattispecie non c'entri, ma la fede sì, e sovente anche cieca, oltre che slovacca.(l'ultima frase è un non-sense, per chi non l'avesse capito).

Eppure siamo immersi ed anche sommersi da cose e da abitudini che non esisterebbero senza la scienza cosidetta moderna. Per esempio, l'esistenza degli smartphone deriva dall'impiego diretto o derivato di quasi tutti gli elementi chimici scoperti fino ad oggi. Un Democrito un Lavoisier un Mendelejev rimarrebbero attoniti di fronte alle conseguenze delle loro teorie.E forse esiterebbero a credere, fede quindi, che quella piastrella permette di conversare con l'intera umanità addirittura sfiorandola con un dito o parlandogli come si farebbe ad un cane.

Un Maxwell li rassicurerebbe che non ci dovrebbero essere né trucchi, magie od inganni. Un Sagan confermerebbe che una tecnologia sufficientemente sofisticata è (però) indistinguibile dalla magia, ma non aggiunse se da quella bianca nera o della fisica quantistica.Allora perché il cambiamento climatico antropogenico è una questione di fede?

Perchè nessuno di noi è onnisciente. Forse nemmeno il Padreterno. O almeno se lo è si comporta come se si dimenticasse di saperlo. Ma tra l'onniscienza umana, Divina, e la conoscenza scientifica che prima o poi si traduce in tecnologia applicata, ci sono tanti percorsi del bravo commesso viaggiatore, che possono essere seguiti, senza pretendere di trovare quello migliore in assoluto. (https://it.wikipedia.org/wiki/Problema_del_commesso_viaggiatore)

Ora, quello che una percentuale di climatologi vicina al novantasette per cento, afferma, è che siamo riusciti a cambiare il clima terrestre. Una percentuale vicina al tre per cento afferma che non è vero. A chi può credere una persona che non immagina nemmeno quale sia la ragione per cui alcuni gas hanno un effetto cosidetto “serra” come il CO2, ovvero biossido di carbonio, ovvero aria viziata, CH4 ovvero metano, ovvero quello che una volta ci promise di darci una mano, H20 ovvero acqua in forma di vapore, ( ma non N l'Azoto, il senza vita ovvero il morto)? Per Ar (Argon detto anche il pigro) Ne (Neon, il nuovo) Xe (Xenon detto lo straniero, ma nobile di creazione), sto indagando, e nell'attesa non mi preoccupo perché non mi risulta che esistano al riguardo complotti ai quali credere od infischiarsene. Dimenticavo i clorofluorocarburi.Ma non voglio annoiare il lettore, esperto, sopratutto.

Certamente, si può riempire man mano una serra di CO2, stando attenti che non s'intrufoli il CO, monossido di carbonio, questo sì che procura il morto, e vedere cosa succede, sempre man mano, al sorgere e splendere del Sole. Ma fatto questo esperimento e il desumerne che abbiamo veramente cambiato il clima della Terra, ce ne corre, e infatti migliaia di oneste persone hanno corso per decenni in lungo e in largo per accertarsi di come stiano veramente le cose riguardo il clima. Affrontando il meteo di luoghi diversissimi in ogni stagione.

La cosa strana, si fa per dire, è che i climatologi nella percentuale grande del novantasette per cento hanno capito che è bastata una piccola percentuale di CO2 in aggiunta a quella esistente da migliaia di anni per cambiare il clima terrestre. Il restante tre per cento dice di no, ma essendo scienziati pure loro, dovrebbero poter fare degli esperimenti migliori di quelli della controparte, per smentirla. Li fanno, non li fanno, qualcuno glielo impedisce Sono vittime di scherzi preteschi o del Padreterno?

Resterebbe sempre il fatto che chi non sa neanche come inventarsi un esperimento e siamo in tanti, azzardo un novemilanovecentonovantanove per cento dell'umanità intera, deve accontentarsi di credere ad una delle due fazioni, per adoperare un eufemismo. Eppure è altrettanto strano che dovunque si vada, che sia sul Kilimangiaro o sul Gran Sasso o sopra il polo Nord, e ci si ricordi come erano decenni fa, la vista sia molto più arida e molto meno imbiancata.Anche la superficie della Groenlandia s'è rammollita. E mica perché hanno sparso solvente con gli aerei.Anche nell'Antartide succedono cose bizzarre, a detta di chi ci vive e lo studia da decenni. Non tanto che se ne sia staccata una parte grande come la Liguria, ma che lo abbia fatto prima che si pensasse potesse farlo.Forse bisogna aspettare che se ne stacchi un pezzo grande come la Padania, monti compresi, o la Gran Bretagna Scozia esclusa, per arguire che le arie polari si son fatte troppo tiepide. O invece la stranezza svanisce considerando che in tre secoli abbiamo aumentato la percentuale di CO2 nell'atmosfera del cinquanta per cento?

Naturalmente anche qui occorre fede, che le misure di questa variazione gassosa non siano contraffatte, sbagliate, inventate, anche solo per il banale scopo di arraffare denaro, dovunque stia. E ancora fede per credere che siano state proprio quelle montagne di C, Carbonio il sesto elemento,volgarmente detto carbone a produrre quel sovrappiù di CO2, insieme al carbonio contenuto nel metano e nel petrolio bruciati in innumerevoli fuochi, molti dei quali fatui.

Io preferisco credere alla realtà del cambiamento climatico antropogenico recente e rapido. Sebbene questa fede comporti come conseguenza l'adattamento ad un mondo che si prospetta diventerà sempre più infernale, almeno per quanto riguarda il meteo di molte settimane all'anno e in tanti luoghi che ancora si definiscono temperati.

A proposito di To be or not to be, non credo che assisterò ai meteo del clima che s'insaurerà a partire dal prossimo mezzo secolo perchè ritengo molto improbabile che ci sarò ancora. Ma un pensiero a quelli che ci saranno, lo dedico quotidianamente. E sovente non mi fa dormire, anche più della calura di questi giorni d'Agosto del 2017 in Italia.


Marco Sclarandis