martedì 2 maggio 2017

Apocalisse Zombie: il nostro futuro?

DI UGO BARDI
Traduzione di Gaia Galassi. (leggermente adattato e corretto da UB).
Per quelli di noi che si dilettano a studiare i trend a lungo termine, la diffusione del genere cinematografico sugli Zombie è un rompicapo affascinante. Non c’è dubbio che ci sia un trend netto: guardate a questi risultati da Google Ngrams.

Il termine “zombie” era completamente sconosciuto prima degli anni ’20, poi ha cominciato lentamente a guadagnare attenzione. Negli anni ’70 è esploso, soprattutto dopo il successo del film del 1968 di George Romero “La notte dei morti viventi”. Il termine “zombie” non è stato usato nel film, ma il concetto è diventato rapidamente popolare e ha creato il genere chiamato “apocalisse zombie”. Oggi l’idea si è estesa: riguarda l’improvvisa comparsa di una gran quantità di non-morti che attaccano periferie e centri commerciali alla ricerca di umani vivi da mangiare. Sono normalmente il bersaglio dell’attacco di gruppi di persone pesantemente armate ma molto meno numerose che sono sfuggite all’epidemia o a qualunque cosa abbia trasformato le persone in zombie.
Ora, se qualcosa esiste, deve esserci un perché. Allora, perché questa attrazione per gli zombie? Come mai abbiamo creato un genere che non è mai esistito prima nella storia umana della letteratura? Vi immaginate Omero raccontarci che la città di Troia è assediata dagli zombie? Dante Alighieri ha forse trovato zombie nel suo viaggio all’inferno? O Shakespeare ci ha forse raccontato di un Enrico V che combatte gli zombie a Agincourt?
Io credo ci sia una ragione: la letteratura riflette sempre paure e speranze della cultura che la crea; a volte in maniera davvero indiretta e simbolica. E, in questo caso, gli zombie potrebbero riflettere una paura non detta dei nostri tempi, una paura che è presente più che altro nel nostro subconscio: la fame.
Iniziamo con una caratteristica tipica degli zombie: i cerchi neri intorno agli occhi.

Gli zombie dovrebbero essere “non-morti”, cadaveri che in qualche modo tornano a un’apparenza di vita. Ma i cadaveri hanno forse questo genere di occhi? devo ammettere che non ho molta esperienza nelle autopsie (a dire il vero, nessuna) ma, da quando vedo dal web, mi sembra raro che i cadaveri abbiano queste borse nere sotto gli occhi, a meno che non abbiano sviluppato lividi prima di morire. E’ vero che un cadavere in decomposizione perde lentamente i tessuti molli e, alla fine, gli occhi scompaiono lasciando solo cavità nere in un teschio mummificato. Ma questo non sembra combaciare con l’aspetto facciale degli zombie così come compare nei film. (Lo so, questa è una ricerca piuttosto orribile, ma la faccio in nome della scienza).

Invece, per quello che so, gli occhi cerchiati di nero possono essere una caratteristica delle persone malnutrite, spesso come conseguenza dello sviluppo di un edema facciale. Qui, per esempio, la foto di una ragazza Olandese durante la carestia del 1944-1945 in Olanda.Non è sempre una caratteristica delle persone malnutrite, ma compare abbastanza di frequente.



Un altro esempio è la Grande Carestia in Irlanda iniziata nel 1845. Non abbiamo foto di quei tempi, ma gli artisti che dipingevano gli Irlandesi che morivano di fame percepivano chiaramente questo dettaglio. Qui, per esempio un’immagine abbastanza famosa di Bridget O’Donnell, una delle vittime della grande carestia. Notate i suoi occhi anneriti.
Quindi, abbiamo qualche idea di chi questi zombie potrebbero rappresentare. Sono persone affamate. Ed è chiaro che lo sono. Nei film, sono descritti mentre avanzano inciampando, disperatamente alla ricerca di cibo. Sembrano la rappresentazione perfetta degli effetti di una carestia. Guardate il memoriale della carestia irlandese, a Dublino.


Non sembrano zombie di un film moderno? Si, lo sembrano. Questa non è una mancanza di rispetto per le donne e gli uomini irlandesi che morirono in una delle più grandi tragedie dei tempi moderni. E’ solo per notare come, nella nostra immaginazione, persone reali che muoiono di fame possono essere trasposte in immaginari zombie.
Ora, immaginate che una carestia stia decimando la nostra società, oggi. E’ vero che il mondo non ha visto grandi carestie negli ultimi 40 anni circa, ma ciò non vuol dire che le carestie non potrebbero tornare di nuovo. Oggi, il nostro sistema commerciale globale è fragile, basato su lunghe catene di fornitura che coinvolgono trasporto marittimo e distribuzione su strada. Il sistema ha bisogno di combustibili fossili a basso costo per funzionare e, più ancora, ha bisogno di un sistema finanziario globale che funziona. Se il cibo viaggia attraverso tutto il mondo, è perché qualcuno paga per farlo viaggiare. Una crisi valutaria farebbe collassare l’intero sistema. Le conseguenze potrebbero essere, ebbene, immaginiamo l’inimmaginabile.
Le persone che vivono nelle aree suburbane non hanno fonti di cibo nei loro negozi. Ora, immaginate che, improvvisamente, e le navi e i camion smettano di girare. Allora, gli scaffali dei supermercati non potrebbero più essere riempiti. Gli abitanti dei sobborghi sarebbero prima sorpresi, poi arrabbiati, quindi disperati e, infine, quando le loro riserve di cibo domestiche fossero finite, affamati. Anche prima di questo, avrebbero finito il carburante delle loro macchine, l’unico mezzo di trasporto a loro disposizione. Ora, supponiamo che le classi dirigenti decidano che è più facile per loro lasciare che gli abitanti dei sobborghi muoiano di fame piuttosto che tentare di sfamarli. Supponiamo che decidano di confinare con delle recinzioni i sobborghi e di istruire l’esercito di sparare a vista a chiunque tenti di fuggire. Chi li costringerebbe a fare diversamente?
Possiamo immaginare quale sarebbe il risultato. Gli abitanti dei sobborghi diventerebbero persone emaciate, impacciate, affamate che attaccano i vicini e i centri commerciali alla disperata ricerca di qualcosa da mangiare: qualsiasi cosa. Arriverebbero al cannibalismo? Forse, è probabile addirittura. Alcuni di loro riuscirebbero a mettere le mani su una buona fornitura di armi e munizioni, quindi giocherebbero al re del castello, accaparrandosi la maggior parte del cibo che rimane e sterminando i poveri disgraziati che ancora barcollano per le strade, almeno fino a che non finiranno cibo e munizioni anche loro. Sarebbe l’apocalisse degli zombie, nulla di meno che questo.
Certo, questo è solo uno scenario. Tuttavia, ritengo sia un’interessante rappresentazione di come funziona la mente umana. In un post precedente, avevo notato che il meme “sovrappopolazione” sia scomparso dal cyberspazio in conseguenza di come la gente ha gradualmente sviluppato una sorta di “anticorpi”. Il meme zombie sembra collegato allo stesso aspetto, ma è un meme molto più infettante e sta ancora crescendo e diffondendosi nella popolazione mondiale.
C’è una ragione per il successo del meme zombie. Le catastrofi ridotte a fiction (“è solo un film!”) sono di sicuro meno minacciose di quelle descritte come se fosse possibile che accadessero sul serio. Così il concetto di “prepariamoci agli zombie” si sta facendo strada. Apparentemente, prepararsi per un'apocalisse zombie è più socialmente e politicamente accettabile che prepararsi alle conseguenze dell’esaurimento delle risorse e dei cambiamenti climatici. Questo è un aspetto curioso della mante umana, ma è il modo in cui funziona. Rende il concetto di “fantaclima” (cli-fi) qualcosa di attraente per generare preparazione ai cambiamenti climatici.
Può essere che il solo modo che ha a nostra mente per riconoscere le catastrofi che stanno arrivando è vederle come una favola. In irlanda, prima della grande carestia, c’era qualche premonizione dell’imminente disastro. Qui quello che il poeta irlandese Clarence Mangan ha scritto nel 1844 a proposito di un “evento” non descritto che si aspettava accadesse in futuro.
Spegni la lampada, e seppellisci la ciotola,
tu dal cuore pieno di fede!
E, come i tuoi veloci anni si affrettano verso la meta
dove le parole se ne sono andate,
usa forza, vigore, anima sul tuo lavoro per espiare
l’ozio e gli errori del passato;
così che al meglio tu possa arrivare ad incontrare da solo
l’Evento e i suoi terrori.
Gli irlandesi avevano avuto una specie di premonizione dell’”evento” che stava arrivando per ucciderli, la grande carestia del 1845, anche se questo non li aveva aiutati molto ad evitarla. Un simile “Evento” sta arrivando anche per noi? Forse è già iniziato.
Ugo Bardi
20.03.2017
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di GAIA GALASSI