giovedì 5 gennaio 2017

Ma perché l'Europa non ne fa mai una giusta? La Caporetto delle Energie Rinnovabili


La lezione di Brexit on ha insegnato nulla alla banda di burocrati che comandano a Bruxelles. Non avendo di meglio da fare, se la prendono con le energie rinnovabili in attesa che tutta la baracca vada a pezzi. E ben gli starà.

U.

Dal Blog di Dario Tamburrano.

La caporetto delle energie rinnovabili

Sembrerebbe confermato il sostanziale addio alla priorità di dispacciamento per le rinnovabili. Target 2030 UE solo al 27% e per giunta non vincolante a livello nazionale

La Caporetto delle energie rinnovabili nell’UE. Ieri sono stati diffusi i leak di alcune proposte della Commissione Europea relative all’energia ed attese per la fine del mese. Le hanno fruttato il premio “Fossile del Giorno” a Marrakech, dove é in corso la conferenza sul clima COP22 dove i governi stanno discutendo su come rendere operativo l’accordo raggiunto l’anno scorso a Parigi per contenere le emissioni di gas serra e il riscaldamento globale conseguente all’uso dei combustibili fossili.

Dall’utilissimo blog di stollmeyer.eu (vi consigliamo di seguirlo) sono stati diffusi finora i leak di:
Sottolineiamo che i leak non rappresentano la versione definitiva dei documenti: possono ancora essere apportati cambiamenti anche significativi, ma la tendenza e l’aria che tira a Bruxelles sono comunque chiare.
Secondo i leak, la Commissione Europea vorrebbe fissare ad appena il 27% la quota di energia da fonti rinnovabili da consumare nell’UE al 2030. Il target 2020 é pari al 20% ed é già a portata di mano. Il target 2030, a differenza di quello attuale, varrebbe solo a livello UE e non sarebbe vincolante per i singoli Stati membri. Nei documenti leakati é scritto chiaro e tondo che, in assenza di politiche di sostegno e con le sole loro gambe, le rinnovabili nel 2030 assicurerebbero comunque il 24,3% dell’energia consumata nell’UE.

E gli incentivi alle rinnovabili? Sono ancora possibili, ma da assegnare mediante gara d’appalto. Note positive sono che sarà vietato ridurli retroattivamente, viene sancito il diritto all’autoconsumo e alla remunerazione dell’energia prodotta ma non consumata e ceduta alla rete elettrica. Almeno questo dovrebbe impedire il ripetersi e il diffondersi di esperienze come quelle vissute negli ultimi anni in Paesi come Italia e Spagna.

Ma non facciamoci troppe illusioni: cedere alla rete l’energia elettrica da fonti rinnovabili non sarà mica tanto semplice, perché la Commissione Europea vorrebbe sostanzialmente cancellare – era già trapelato giorni fa – la priorità di dispacciamento.

“Priorità di dispacciamento” vuol dire dare priorità all’immissione in rete dell’energia rinnovabile, perché altrimenti troverebbe davanti a sé un semaforo perlopiù rosso e passerebbe la voglia e il vantaggio economico di produrla. Nella rete elettrica infatti produzione e consumo devono essere sempre bilanciati, ma la produzione di energia da fonti fossili (gas, carbone… e per certi versi anche da nucleare) é programmabile ed adattabile ai consumi attesi: mentre non lo é l’energia prodotta col vento e col sole.

Al momento da quello che si legge nei leak, chi già ha ora la priorità di dispacciamento la conserverebbe. Gli Stati Membri potrebbero accordarla ai nuovi produttori soltanto a patto che la capacità di generazione elettrica con priorità di dispacciamento non superi il 15% della capacità di generazione totale installata.

Bisognerà fare i conti per bene sulla versione definitiva dei documenti, una volta che saranno approvati: quelle della Commissione Europea sono solo proposte che devono ancora passare attraverso il Parlamento Europeo ed il Consiglio UE.

Ad occhio comunque, se non ci saranno sorprese o cambiamenti, con tali regole in Italia non potranno essere di fatto installati altri impianti rinnovabili con priorità di dispacciamento.

Un pasticcio insomma, ben lontano dalle dichiarazioni a favore delle rinnovabili (e dell’efficienza energetica) della Commissione Europea e completamente inconciliabili con gli impegni assunti solo un anno fa firmando l’Accordo di Parigi.

Dopo il deludente pacchetto per l’economia circolare, non ci meraviglierebbe che anche in questo caso, venga confermata anche nelle versioni definitive questa vera e propria marcia indietro.

Attendiamo la pubblicazione del winter package nella sua veste ufficiale sperando che qualcuno riesca a ricondurli alla ragione.