giovedì 10 novembre 2016

Elezioni negli Stati Uniti: gli scienziati del clima reagiscono alla vittoria di Donald Trump

Da “Carbon Brief”. Traduzione di MR (via Stefan Rahmstorf e Michael Mann)

In ciò che è stato ampiamente descritto come il capovolgimento più scioccante nella storia delle elezioni statunitensi, Donald J Trump ha battuto Hillary Clinton e sarà il quarantacinquesimo presidente degli Stati Uniti.

Come uno dei maggiori emettitori di gas serra del mondo, ogni possibilità  al vertice della politica statunitense giustifica una considerazione di cosa potrebbe significare per il clima e le priorità energetiche del paese.

Ma dati i commenti di Trump in campagna elettorale, la reputazione recente degli Stati Uniti di nazione che affronta seriamente il cambiamento climatico sotto Barack Obama, ora sembra essere in pericolo.

Per esempio, Trump ha detto che pensava che il cambiamento climatico fosse una “truffa” perpetrata dai cinesi. Inoltre, si è impegnato a porre fine alla spesa federale sull'energia a basso tenore di carbonio e a tirare fuori gli Stati Uniti dall'accordo di Parigi dell'ONU sul cambiamento climatico. Carbon Brief ha chiesto agli scienziati del clima le loro reazioni.


Dottor Philip B Duffy, direttore esecutivo del Woods Hole Research Center ed ex analista senior dell'Ufficio per la Politica Scientifica e Tecnologica della Casa Bianca:

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Dottor Malte Meinhausen, ricercatore senior sugli impatti del clima all'Università di Melbourne e all'Istituto Potsdam per la Ricerca sugli Impatti del Clima:

“Trump ha detto molte cose. Sembra che l'amministrazione Trump possa fare qualsiasi cosa. Dal giocare un ruolo distruttivo nella protezione internazionale del clima al lasciare semplicemente che altri vadano avanti col lavoro... Tuttavia, nonostante la spinta per la protezione del clima abbia, in parte, un motore autonomo a causa dell'economia dei costi minori delle energie rinnovabili, una amministrazione Trump ostile all'accordo di Parigi potrebbe fare molti danni.  
Trump non sarà in grado di ritirarsi dall'accordo di Parigi per tre anni (Articolo 28), ora che è appena entrato in vigore – una delle storie di maggior successo del mondo. Un'amministrazione Trump ostile, tuttavia, potrebbe ritirarsi dalla convenzione dell'UNFCCC e quindi indirettamente anche dall'accordo di Parigi. In teoria, questo potrebbe avvenire più rapidamente. E' improbabile quindi che l'amministrazione sia tanto autolesionista. Ma Trump sembra sfidare il buon senso, quindi non lo sappiamo.  
L'accordo di Parigi senza gli Stati Uniti sopravviverebbe, ma lo spirito e il focus internazionale su una delle sfide determinanti del nostro tempo potrebbe essere perso. E le opportunità economiche per gli Stati Uniti potrebbero essere ugualmente perse... Non un buon risultato per gli Stati Uniti a questo riguardo. Non un buon risultato per il clima. Troppo presto ora per dire quanto sarà negativo, comunque. Si può udire il mondo che ansima per respirare”.  

Professor Hans Joachim Schellnhuber, direttore dell'Istituto Potsdam per la Ricerca sugli Impatti del Clima:

“La posizione del presidente eletto Donald Trump sul riscaldamento globale è risaputa. Ironicamente, ha contribuito alla popolarità della nostra recente serie di rapporti per la Banca Mondiale “Abbassa il calore”, attaccandola su Twitter.  
Eppure, a parte questo, la scienza non può aspettarsi nessuna azione positiva da lui. Il mondo ora deve andare avanti senza gli Stati Uniti sulla strada verso la mitigazione del rischio climatico e dell'innovazione della tecnologia pulita”.

Dottoressa Rachel James, ricercatrice di modellazione climatica all'Environmental Change Institute dell'Università di Oxford:


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Dottoressa Twila Moon, docente di scienze della criosfera all'Università di Bristol:

“Avere una persona nella posizione di presidente degli Stati Uniti che non riconosce i fatti scientifici che stabiliscono la realtà chiara del cambiamento climatico antropogenico è una disgrazia. E' un risultato triste e spaventoso per la scienza e per l'azione per fermare il cambiamento climatico pericoloso.  
Ma sono fiduciosa che il popolo americano – di tutti i partiti – si stia rendendo conto che il cambiamento climatico sta avvenendo nei nostri stessi giardini di casa e il volere della gente spingerà l'ago politico. Penso che la nostra risposta debba essere di lavorare più alacremente, insieme , per andare avanti con l'azione climatica localmente, a livello regionale e, al meglio che si può, a livello nazionale. Come essere umano, penso che sia il nostro obbligo morale”. 
Professor Jean-Pascal van Ypersele, professore di climatologia e scienze ambientali all'Università Cattolica di Louvain:


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Professor Andrew Dessler, professore di scienze dell'atmosfera all'Università Texas A&M:

“Credo che nessuno sappia cosa significa per la politica statunitense sul cambiamento climatico o sulla riduzione delle emissioni. Penso che tutti ci aspettassimo che il Clean Power Plan alla fine sarebbe finito di fronte alla Corte Suprema e il suo destino lì è più incerto ora che Trump nominerà il prossimo Giudice. D'altra parte, l'energia rinnovabile sta diventando rapidamente economica e la mia speranza ottimistica è che l'energia rinnovabile diventi così economica che possiamo passare ad essa senza alcuna politica del governo nazionale. Vedremo!”

Professor Shaun Marcott, professore di paleoclimatologia all'Università del Wisconsin-Madison:

“Queste elezioni, in termini di cambiamento climatico globale futuro, erano cruciali in quanto il presidente prenderà decisioni che avranno conseguenze di lungo termine, sia per quanto riguarda le politiche stabilite internamente, sia per le politiche che aiuteranno a stabilire con le controparti internazionali.
Proprio come la Gran Bretagna e il voto della Brexit, ora gli Stati Uniti si trovano ad un bivio e vanno in una direzione che, secondo me, non sembra essere sostenibile. Questo credo sia ovvio per la maggior parte delle persone. Penso che il modo migliore che abbia sentito descrivere sia che le decisioni prese da questo presidente entrante stabiliranno politiche che potrebbero avere effetti di cambiamento climatico duraturi che si estendono per 10.000 anni. La posta in gioco è molto alta e sfortunatamente entrambi i candidati non hanno nemmeno parlato, o lo hanno fatto molto raramente, di cambiamento climatico in generale in nessun dibattito”.

Dottoressa Emily Shuckburgh, capo de “oceani aperti” alla British Antarctic Survey:

“Un tema significativo del recente dibattito politico è stato l'uso e l'abuso delle prove. Andando avanti, piuttosto che compiangere un “mondo post-verità”, quelli di noi che hanno ruoli nella raccolta, cura e diffusione di prove devono sforzarsi di capire meglio il processo decisionale umano.
Dobbiamo assolutamente fare una politica sul clima ed altre materie che siano coerenti con le prove di base. Ma all'interno di una democrazia, questo deve essere ottenuto attraverso la volontà del popolo. Ciò richiede un impegno ampio e profondo da parte nostra con tutte le parti della società per capire le circostanze contestuali e per mettere  proattivamente le prove in modi che siano rilevanti per la gente.
Se vogliamo soddisfare gli obbiettivi dell'accordo di Parigi, è abbondantemente chiaro che servirà una grande trasformazione della società. Si tratta di una sfida tecnologica significativa, ma gli eventi politici nel Regno Unito e negli Stati Uniti che hanno sorpreso l'establishment ci servono anche per ricordarci l'importanza del riconoscimento delle implicazioni del cambiamento per tutti i settori della società. Se possiamo imparare da questo, c'è speranza che potremmo essere in grado di navigare con successo nel pericoloso viaggio che abbiamo di fronte nel rispondere alla sfida del clima”.

Professor Jean-Pierre Gattuso, professore di oceanografia biologica al Centro Nazionale della Ricerca Scientifica all'Università della Sorbona e dell'Istituto per lo Sviluppo Sostenibile e le relazioni internazionali:

Il risultato delle elezioni presidenziali statunitensi è molto preoccupante in molti sensi, compreso naturalmente per i negoziati climatici. L'accordo di Parigi è una costruzione che ha richiesto molti anni, pertanto è estremamente fragile. Anche se gli Stati Uniti formalmente non possono lasciare l'accordo nei prossimi 4 anni, non avere gli Stati Uniti d'accordo e che spingono per la piena implementazione dell'accordo di Parigi potrebbe influenzare milioni di persone per centinaia di anni. Il risultato di queste elezioni chiaramente non è la fine del mondo, ma le conseguenze per l'umanità sono potenzialmente terribili”.

Professor Jason Box, professore di glaciologia presso la Geologic Survey di Danimarca e Groenlandia:

“Quelli fra noi che sono nella scienza sono razionali e si circondano di media razionali. Il risultato delle elezioni statunitensi riflette l'irrazionalità e il modo in cui gli elettori sono stati influenzati dai media irrazionali”.

Dottor Michael. E. Mann, professore emerito di scienze dell'atmosfera all'Università Penn State:

“Per citare James Hansen, temo che questo possa essere la fine dei giochi per il clima”.

Zeke Hausfather, analista di sistemi energetici ed economista ambientale presso la Berkeley Earth:

“E' certamente un grande passo indietro per il progresso della lotta al cambiamento climatico. Anche se gli Stati Uniti hanno molti controlli ed equilibri istituzionali che speriamo possano moderare l'impatto di una presidenza Trump, ciò significa la fine del Clean Power Plan ed un grosso ostacolo per ottenere le riduzioni aggressive necessarie per un mondo che si scalda di 2°C. Il solo lato positivo è che i fattori strutturali del settore energetico probabilmente favoriranno il continuo declino del carbone (e l'ascesa di gas e rinnovabili) per la generazione di elettricità negli Stati Uniti, anche se questo avverrà più lentamente. Di sicuro mi aspetto di parlare molto di più di geoingegneria e di scenari di superamento ora di quanto non facessi qualche giorno fa.

Professor Eric Steig, professore di scienze della terra e dello spazio all'Università di Washington:

“E' impossibile sapere quanto lontano vogliano spingere il proprio programma anti-intellettuale ed anti-scienza Trump e Camera e Senato sotto controllo repubblicano. Sospetto che ci saranno preoccupazioni politiche più immediate. Nel medio termine, non mi aspetto che ci saranno grandi tagli al finanziamento della scienza; penso che Trump probabilmente governerà meno come ideologo e più come opportunista in questo senso. Ora è ampiamente improbabile, naturalmente, che qualsiasi accordo di mitigazione del cambiamento climatico vada avanti. O, se lo fa, non sarà con l'accordo degli stati Uniti”.