giovedì 15 settembre 2016

Alcune riflessioni sul crepuscolo dell'era del petrolio – parte seconda



Da “Cassandra's Legacy”. Traduzione di MR

Parte prima.

di Louis Arnoux

Parte seconda - Indagare l'appropriatezza della domanda


Riconosciamolo, la situazione in cui ci troviamo, così come descritta sommariamente nella prima parte, è complessa.

Come amano affermare molti commentatori, rimane ancora un sacco di petrolio, carbone e gas “nel sottosuolo”.   Dal 2014, sono imperversati i dibattiti riguardo all'ipotetico “eccesso di petrolio”, riguardo a quanto potrebbero scendere i prezzi del petrolio, quanto potrebbero rimbalzare verso l'alto quando la domanda probabilmente recupera e “l'eccesso” svanisce e, di fronte a tutto questo, cosa potrebbe e non potrebbe succedere a proposito della “rinnovabili”.
Tuttavia, dal mio punto di vista, la situazione non è impossibile da analizzare in modo rigoroso, lontano da ciò che potrebbe apparire come buon senso, ma potrebbe non sostenere un'analisi.   Per esempio, i dati della prima parte hanno indicato che gran parte di ciò che è rimasto in termini di combustibili fossili è probabile che resti dov'è, nel sottosuolo, a meno di non avere accesso a politiche di gestione delle risorse difficili da concordare, semplicemente perché questo è ciò che impone la termodinamica.

Ora possiamo avventurarci un po' più avanti se teniamo fermo in mente che il mondo industriale globalizzato (MIG), e per esteso tutti noi, non “viviamo” di combustibili fossili ma dell'energia consegnata dal sistema energetico globale. E se teniamo  in mente anche che, in questa materia, i combustibili da trasporto derivati dal petrolio sono la chiave visto che, senza di loro, nessuno degli altri combustibili fossili e delle risorse nucleari possono essere movimentate e il MIG stesso non può funzionare.

Nella mia esperienza, molto spesso, quando ci si trova di fronte a questa ampia gamma di punti di vista in conflitto, specie se riguardano materie di pertinenza della fisica e delle scienze sociali, la mancanza di accordo è indicativa del fatto che le domande centrali non sono formulate bene. Il fisico David Bohm amava sottolineare: “Nelle indagini scientifiche, un passo cruciale è quello di porsi la domanda giusta. Infatti ogni domanda contiene presupposizioni, in modo largamente implicito. Se queste presupposizioni sono sbagliate o confuse, la domanda stessa è sbagliata, nel senso che cercare di rispondervi non ha senso. Così si deve indagare sulla pertinenza della domanda”.

Qui è importante, in termini di analisi sistemica, differenziare fra industria energetica globale (chiamiamola IEG) e il MIG. La IEG si fa carico direttamente della termodinamica e all'interno della IEG l'industria petrolifera (IP) è cruciale visto che, come abbiamo visto nella prima parte, è la prima a raggiungere il limite termodinamico di estrazione della risorsa e, visto che condiziona la fattibilità degli altri componenti della IEG, che nel loro stato attuale ed entro il quadro temporale rimanente non possono sopravvivere al collasso finale dell'IP.
Dall'altra parte, il MIG viene condizionato dal declino termodinamico con un ritardo, innanzitutto perché è tamponato dal debito – di modo che al momento dell'impatto del collasso termodinamico dell'IP diventa innegabile è troppo tardi per fare qualcosa.

Al livello micro, il debito può essere “buono” - per esempio le società prendono prestiti per espandersi e poi rimborsano il loro debito.  Al livello macro può essere letale ed ora lo è diventato, man mano che il debito globale non può più essere rimborsato (stimo che l'energia equivalente dell'attuale debito globale di stati, aziende e famiglie sia nell'ordine di circa 10.700 EJ, mentre l'attuale uso mondiale di energia è nell'ordine dei 554 EJ; non è più fattibile tenere a mente la differenza.

I prezzi del petrolio stanno precipitando.


Figura 4 - Il segnale radar di una Pearl Harbor petrolifera

 



In breve, il MIG ha vissuto su un debito totale sempre crescente all'incirca dal momento in cui l'energia netta pro-capite dal petrolio  ha raggiunto il picco nei primi anni 70.   La crisi del 2007-2008 è stato uno sparo di avvertimento.   Dal 2012 siamo entrati nell'ultima fase di questa triste saga – quando l'IP ha cominciato ad usare più energia (si dovrebbe di fatto parlare di exergia) all'interno della propria catena produttiva di quella che consegna al MIG.   Da questo punto in avanti, recuperare l'attuale sistema finanziario forzoso non è più fattibile.

Questo punto del 2012 ha segnato un passaggio radicale fra i motori del prezzo. [1] La Figura 4 combina le analisi del TGH (The Hills Group) e la mia.  Alla fine del 2014 ho visto l'inizio del crollo del prezzo del petrolio come un segnale su di uno schermo radar. Essendo ben conscio che gli EROI di petrolio e gas insieme erano già passati al di sotto della soglia minima di 10:1, ho capito che questo crollo era diverso da quelli precedenti: i prezzi erano diretti a crollare a terra. Poi mi sono reso conto che il TGH lo scorso mese lo aveva anticipato, che la loro analisi era robusta ed era corroborata dal mercato lì per lì.

Fino al 2012, il motore determinante del prezzo  era il costo energetico totale sostenuto dall'Ip. Fino ad allora il MIG poteva più o meno felicemente sostenere la traduzione di questi costi in prezzi del petrolio alti, intorno o al di sopra dei 100 dollari al barile. Ma non è più così.  Dal 2012, il motore determinante del prezzo del petrolio è ciò che il MIG si può permettere di pagare per essere ancora in grado di generare una residua crescita  del PIL (su un tempo preso in prestito) sotto l'influenza di una Regina Rossa che sta finendo il “respiro” termodinamico.  Definisco il processo in cui ci troviamo una “Pearl Harbor petrolifera”, che avviene in una specie di irreale moviola.  Ciò non è più recuperabile. Entro circa 10 anni l'industria petrolifera per come la conosciamo si sarà disintegrata.   Il MIG è attualmente senza difese di fronte a questa minaccia.


Il Re Drago del petrolio fallisce


Figura 5 – La “mano energetica”

 

Per illustrare come  funziona la IEG, spesso confronto i flussi energetici alle cinque dita di una mano: sono tutte necessarie e sono tutte collegate (Figura 5).   Sotto la Regina Rossa, la IEG sta progressivamente perdendo le sue “falangi” una dopo l'altra come per una specie di lebbra sconosciuta – ancora sconosciuta a causa del “velo” del debito che nasconde le perdite progressive e più fondamentalmente a causa di ciò a cui faccio riferimento in fondo alla Figura 5, cioè dove sono in ciò che chiamo il Re Drago del fallimento del petrolio.

Un Re Drago (RD) è un concetto statistico sviluppato da Didier Sornette dell'Istituto Federale Svizzero di Tecnologia, a Zurigo, e da altri per differenziare processi di alta probabilità e di alto impatto da eventi di tipo Cigno Nero, cioè eventi che sono di bassa probabilità ed impatto alto.

Lo chiamo il “fallimento del petrolio” perché ciò che lo innesca è lo stesso rapido “esaurimento” dell'energia netta per barile. E' un processo Re Drago, cioè ha un'alta probabilità ed alto impatto inatteso, puramente perché quasi nessuna delle élite che prendono decisioni ha familiarità con la termodinamica dei sistemi complessi che funzionano lontani dall'equilibrio; né hanno familiarità con i reali funzionamenti sociali delle società in cui vivono. I ricercatori hanno avvertito dell'alta probabilità di una cosa del genere perlomeno dal lavoro dei Meadows nei primi anni 70. [2]

Il Re Drago del “fallimento petrolifero” è il risultato dell'interazione fra questo esaurimento dell'energia netta, il cambiamento climatico, il debito e tutto lo spettro di problemi ecologici e sociali che sono cresciuti dai primi anni 70 – come ho osservato nella Figura 1, il Re Drago del “fallimento petrolifero” sta facendo montare una “tempesta perfetta” sufficientemente forte da mettere in ginocchio il MIG.  La Pearl Harbor petrolifera ci dice che il Re Drago del fallimento petrolifero è in pieno svolgimento.

Per spiegare ulteriormente questo, con riferimento alla Figura 5, il petrolio rappresenta circa il 33% dell'uso globale di energia primaria (dati BP).   I combustibili fossili hanno rappresentato circa l'86% dell'energia primaria totale nel 2014.   Tuttavia, carbone, petrolio e gas non sono come tre scatole ben allineate fianco a fianco dalle quali viene fornita energia magicamente, come vorrebbero la maggior parte degli economisti.

Nel mondo reale (cioè fuori dal mondo in cui vivono gli economisti), le catene di fornitura energetica formano delle reti piuttosto complesse. Per esempio, ci vuole elettricità per produrre molti derivati di petrolio, carbone e gas, mentre l'elettricità è essenzialmente generata da carbone e gas e così via.   Più precisamente, come osservato in precedenza, siccome il 94% di tutti i trasporti è basato sul petrolio, il petrolio è alla base di tutta la serie di reti energetiche complesse e globalizzate.

L'estrazione del carbone, il trasporto, la lavorazione e l'uso dipendono sostanzialmente da combustibili da trasporto derivati dal petrolio, idem per il gas. [3]   La stessa cosa vale per le centrali nucleari. Quindi il collasso termodinamico dell'IP, che è ora in corso e che è probabile che sia completo nel giro di 10 anni, sta innescando un effetto domino (ovvero una valanga o, in termini sistemici, una criticità auto organizzata, una CAO).

Attualmente e per il prossimo futuro, non ci sono sostituti per i combustibili da trasporto derivati dal petrolio che possano essere sviluppati entro il quadro temporale necessario e che siano accessibili per il MIG. In altre parole, il MIG sta cadendo in una trappola termodinamica proprio in questo momento.  Come ha osservato recentemente B. W. Hill, “Il mondo ora sta spendendo 2,3 trilioni di dollari all'anno in più per produrre petrolio di quanto riceve quando viene venduto.   Il mondo ora sta perdendo una gran quantità di soldi per mantenere la propria dipendenza dal petrolio”.

La Sindrome della Fatina dei Denti


Per tornare alla “domanda sulla domanda” di David Bohm, dal mio punto di vista ci troviamo in questa situazione fondamentalmente a causa di quello che chiamo la “sindrome della fatina dei denti”, da un'osservazione arguta di B.W. Hill in un dibattito su Internet all'inizio dell'anno scorso: “E' interessante che nessun analista sia ancora giunto alla conclusione ovvia che ci vuole petrolio per produrre petrolio. Credono forse che lo porti la Fatina dei Denti?”  Questa osservazione per me ha vividamente caratterizzato la prevalenza di una buona dose di pensiero magico al centro delle decisioni della IEG e del MIG.   Ovvero l'economia come una fantasia tipo macchina del moto perpetuo.  Le credenze illusorie non messe in discussione portano a conclusioni sbagliate.

Non è una cosa nuova, ecco qualche parola di spiegazione. Nel 1981 ho incontrato l'antropologa Laura Nader al congresso dell'Associazione Australia-Nuova Zelanda per il Progresso delle Scienze (AANZAS) tenutosi quell'anno all'Università del Queensland di Brisbane.   Eravamo entrambi relatori ospiti dei seminari che si concentravano su energia ed equità ed in particolare su come le società affrontano realmente le questioni energetiche, le crisi energetiche, e come decidono sulle linee d'azione.  Il titolo del suo articolo era “Energia ed equità, magia, scienza e religione rivisitate”.

Negli ultimi anni, la Nader era divenuta mombro degli organi statunitensi che supervisionano le reazioni al primo ed al secondo shock petrolifero ed all'industria dell'energia nucleare statunitense (era un membro del Comitato per il Nucleare e i Sistemi Energetici Alternativi dell'Accademia Nazionale delle Scienze (CNSEA).  Come antropologa, inizialmente è stata presa alla sprovvista da quello che osservava ed ha proceduto ad applicare le sue capacità antropologiche per provare a capire le strane “tribù” fra le quali era capitata.  Il titolo del suo articolo era una strizzata d'occhio al famoso lavoro di Malinowski su Trobriands del 1925.

Malinowski aveva evidenziato che: “Non esiste gente, per quanto primitiva, senza religione o magia. Né esistono... razze selvagge [sic] carenti o nell'attitudine scientifica o nella scienza anche se questa mancanza è stata attribuita di frequente a loro”.

La Nader ha osservato che il tipo di decisione prevalente nel mondo industrializzato in cui stava vivendo era anche il risultato di una strana miscela di “magia, scienza e religione” col pensiero magico e mitico, quasi religioso, che predomina fra le persone che erano viste e che vedevano sé stesse come razionali e che prendevano decisioni fondate sulla scienza. In quel periodo ero impegnato in una ricerca molto simile, avevo osservato esattamente lo stesso tipo di fenomeno nel mio campo di ricerca asiatico-australiano ed avevo raggiunto conclusioni simili.

Nelle mie osservazioni, dagli anni 70 la prevalenza di questa sindrome è considerevolmente peggiorata.  Questo è ciò che cerco di comprendere come la “Sindrome della Fatina dei Denti”.  Con la Pearl Habor petrolifera, l'influenza indiscussa della Fatina dei Denti sta giungendo alla fine. Tuttavia, l'impronta del tipo di pensiero in stile Fatina dei Denti rimane così forte che gran parte delle discussioni ed analisi rimane molto confusa, persino entro circoli scientifici che danno ancora per scontate le nozioni economiche.

Sul più lungo termine, la fine dell'effetto del Re Drago del fallimento del petrolio è probabile che sia un declino improvviso delle emissioni di gas serra.   Tuttavia, il pericolo che vedo è che nel frattempo la IEG, e più specificamente l'IP, non “si rannicchierà e morirà” semplicemente.   Penso piuttosto che ci troviamo in una situazione tipo “duri a morire”.   Dal 2012 stiamo già assistendo a ciò che chiamo la “Folle Corsa” (FC) da parte di una vasta gamma di attori della IEG che cercano di mantenersi in piedi finché possono, volando alla cieca verso il suolo.
Il risultato finale è difficile da evitare con una IEG che funziona solo col 12% di efficienza energetica, cioè con un uso inutile del 88% dell'energia primaria. L'agonia del MIG è probabile che finisca in una grande esplosione delle emissioni di gas serra mentre l'energia netta di esaurisce.
Il grande pericolo è che la vecchia boutade sfocerà su una scala planetaria: “l'operazione è riuscita ma il paziente è morto”... Da qui il mio appello ad “indagare sulla pertinenza delle domanda” ed al pensiero sistemico.   Siamo in grossi guai.   Non possiamo permetterci di capire male.


A seguire: Parte terza - Trovarsi leggermente oltre il bordo del dirupo



Biografia: il dottor Louis Arnoux è uno scienziato, un ingegnere ed un imprenditore impegnato a sviluppare modi sostenibili di vivere a fare affari. Il suo profilo è disponibile su Google+ all'indirizzo: https://plus.google.com/u/0/115895160299982053493/about/p/pub




[1] Come ha definitivamente chiarito il THG, vedete http://www.thehillsgroup.org/depletion2_022.htm.

[2] Il lavoro originario dei Meadows è stato ampiamente corroborato nei decenni seguenti. Vedete per esempio Donella Meadows, Jorgen Randers e Dennis Meadows, 2004, I nuovi limiti dello sviluppo, The Donella Meadows Institute; Turner, Graham, 2008, Un confronto de “I limiti dello sviluppo” con 30 anni di realtà,  Socio-Economics and the Environment in Discussion, CSIRO Working Paper Series 2008-09; Hall, Charles A. S. e Day, John W, Jr, 2009, “Rivisitare i limiti della crescita dopo il picco del petrolio” su American Scientist, maggio-giugno; Vuuren, D.P. van e Faber, Albert, 2009, Crescere entro i limiti, un rapporto per l'assemblea globale del Club di Roma del 2009, Agenzia di Valutazione Ambientale Olandese e Turner, Graham, M., 2014, Il collasso globale è imminente? Un confronto aggiornato dei Limiti dello sviluppo coi dati storici, MSSI Research Paper No. 4, Istituto della Società Sostenibile di Melbourne, Università di Melbourne.

[3] Anche se c'è una spinta ad usare sempre più gas naturale liquefatto per le metaniere o come carburante di bunkeraggio in navi ordinarie.