mercoledì 4 dicembre 2013

Cambiamento climatico? Provate a chiedere ai contadini

Da “The Guardian”, Traduzione di MR (Peak Transition Translators Team) 

Le osservazioni di contadini in Africa, Asia e America Latina confermano i rapporti di temperature in aumento ed eventi atmosferici estremi


Il cambiamento climatico colpirà più duramente i paesi più poveri, dice l'IPCC. Sopra: capre colpite dalla siccità che bevono da un pozzo a Wargadud, Kenya. Foto: Stephen Morrison/EPA



I gruppi europei per lo sviluppo hanno riportato che le ultime valutazioni scientifiche dell'Intergovernmental Panel on Climate Change del fenomeno combacia con le osservazioni e le esperienze dei gruppi agricoli e di altri gruppi coi quali collaborano in Africa, Asia e America Latina. Gli scienziati dell'IPCC, che riconoscono di avere spesso dati approssimativi sulle precipitazioni e sulle temperature per molte aree di paesi in via di sviluppo, dicono che le temperature sono aumentate, che gli eventi atmosferici estremi sono più frequenti e le precipitazioni meno prevedibili. Se le emissioni non vengono tagliate in modo netto, dicono, il mondo si può aspettare un costante aumento del livello del mare e delle temperature, più eventi atmosferici estremi e precipitazioni meno certe.

“Qui il cambiamento climatico è una realtà. Possiamo vederne gli impatti ovunque. Ci sono nuovi insetti sulle nostre colture a causa delle temperature più alte. Ora non possiamo più produrre senza irrorare i campi” ha detto un contadino boliviano, Alivio Aruquipa, che vive a La Granja, vicino a La Paz, e lavora con un gruppo che collabora con Christian Aid di nome Agua Sustentable (CARE). “Noi siamo quelli che risentono dell'impatto del cambiamento climatico. Abbiamo subito molto la mancanza d'acqua. La gente sente di dover lasciare il proprio paese o di lasciare le proprie case per cercare lavoro e trovare un modo di sfamare le proprie famiglie. Ci sono conflitti per l'acqua fra le diverse comunità perché tutti noi abbiamo bisogno d'acqua e non ce n'è abbastanza per tutti”, ha detto.

“La gente con la quale lavoriamo convive con gli effetti del cambiamento climatico adesso. Nel Niger, i contadini sono stati costretti a trovare nuove fonti di reddito dal momento in cui il cambiamento climatico ha reso il pascolo di bestiame impossibile. In Perù, le comunità degli altipiani che si sono affidate a disponibilità regolari d'acqua provenienti dai ghiacciai andini per secoli, devono con una disponibilità d'acqua incostante che sta condizionando la loro capacità di coltivare del cibo per sfamare le proprie famiglie e guadagnarsi da vivere”, ha detto il funzionario per il cambiamento climatico, Sven Harmeling. Nkhuleme Ntambalika, che vive nel distretto di Balaka in Malawi ed è stato aiutato dal Centro per il Patrocinio e le Politiche Ambientali, ha detto che i ritmi delle precipitazioni sono diventati sempre più irregolari, una cosa che egli attribuisce al cambiamento climatico. “Avevamo precipitazioni molto stabili che erano adeguate e non provocavano erosione. Al giorno d'oggi nessuno sa più quando mettere a dimora una coltura. Quando arrivano le piogge, o sono troppo leggere per piantare o sono troppo pesanti, quindi i campi si allagano o vengono erosi. Poi segue un periodo di siccità prolungato che brucia le colture germinate. Il seme così viene perduto”.

“La climatologia più recente conferma ciò che i piccoli contadini nel mondo ci raccontano, cioè che le stagioni stanno cambiando, sia perché sono sempre più estreme sia perché sono imprevedibili, rendendo così più difficile sfamare le loro famiglie”, ha detto Oxfam in un nuovo documento informativo. “E' importante riconoscere che il cambiamento climatico sta avvenendo nello stesso momento in cui stanno cambiando drasticamente le vulnerabilità. Dei 3 miliardi di persone che vivono in aree rurali dei paesi in via di sviluppo, 2,5 miliardi sono impegnati nell'agricoltura e 1,5 miliardi vivono in piccole fattorie familiari. Molti si trovano pericolosamente esposti ai cambiamenti del clima, il che significa che troppa pioggia, o troppo poca, può fare la differenza fra l'avere abbastanza cibo e vivere nella fame”.


Camilla Toulmin, direttrice dell'Istituto Internazionale per l'Ambiente e lo Sviluppo, ha detto che il rapporto ha confermato che le attività umane sono responsabili dell'aumentata instabilità climatica. “Ma c'è valore anche in quello che il rapporto dell'IPCC non dice, per esempio come cambierà il clima da luogo a luogo. I modelli climatici non sono ancora abbastanza robusti da prevedere gli impatti su scala locale e regionale ma è chiaro, dall'esperienza di molta gente con la quale lavoriamo e che ha affrontato perdite e danni solo quest'anno, che tutti sono vulnerabili in qualche modo. Quest'incertezza sugli impatti locali, insieme alla certezza che gli impatti arriveranno, è un duro avvertimento per il quale tutti ci dobbiamo preparare. I cittadini e i dirigenti di impresa del mondo devono far pressione sui governi ad agire, sia in casa propria che nel consesso internazionale”.