venerdì 27 settembre 2013

Disaccoppiamento: dov'è la mia torta?

Da “Cassandra's Legacy”. Traduzione di MR (Peak & Transition Translators Team)

Questa è la versione breve di una conferenza che ho tenuto il 21 settembre 2011 all'incontro del Club di Roma di Ottawa. Ho aggiunto alcune figure e link, così come la citazione di Herman Daly.


Se vogliamo una torta più grande, il cuoco può mescolare più velocemente in una ciotola più grande e cuocere la ciotola vuota in un forno più grande che, in qualche modo, si scalda da solo - Herman Daly

Signore e signori, siamo ora a parlare della questione del “disaccoppiamento”. Quindi, per prima cosa, che cosa intendiamo con questo termine? Be', il disaccoppiamento è un concetto basato sulla definizione di “intensità energetica” o “efficienza”; il rapporto del consumo energetico totale di un paese col suo prodotto interno lordo, PIL. E' stato spesso osservato che questo rapporto tende a scendere per molti paesi. In questo caso, si genera più PIL per unità di energia consumata e questo dovrebbe significare che la gente sta imparando ad essere più intelligente e più efficiente nel fare il proprio lavoro. In altre parole, sembra che possiamo “disaccoppiare” la nostra capacità di produrre ricchezza dal bisogno di consumare energia.

Quest'idea mi ricorda molto una cosa che ha detto qualche tempo fa l'economista Herman Daly. Ha confrontato l'economia al fare una torta. La tua efficienza come cuoco è data da quanta farina (l'energia) ti serve per fare la torta diviso la dimensione della torta (il PIL). Alcuni economisti, ha detto Daly, sembrano pensare di poter fare la torta senza farina, solo mescolando più rapidamente – questo è il “disaccoppiamento”. Senza dover arrivare a questa interpretazione piuttosto estrema, l'idea di “intensità energetica” è che sei un buon cuoco se puoi continuare a fare torte sempre più grandi senza il bisogno di un aumento proporzionale della quantità di farina.

Forse potrebbe funzionare, anche se ho qualche dubbio circa questa definizione di efficienza. Vi faccio vedere alcuni dati sull'Italia che potrebbero aiutarvi a capire come questi concetti possano essere applicati a un caso pratico. Ecco gli ultimi dati dell'intensità energetica in Italia (da knoema):


Sembra che l'Italia abbia mostrato una certa tendenza al miglioramento dell'efficienza così come l'avevamo definita prima, ovvero il rapporto fra consumi energetici e PIL. Possiamo dire che abbia mostrato una tendenza a “disaccoppiare”. La tendenza sembra rallentare, ma c'è ancora oggi. Questa dovrebbe essere una cosa buona, ma c'è un problema.Vi faccio vedere il PIL dall'Italia (ancora da Knoema)


Vedete che il PIL dell'Italia non ha mai recuperato dalla crisi del 2008. Potrei mostrarvi i dati dei consumi energetici italiani ma tanto vale che non lo faccia: vi dico solo che hanno raggiunto il picco nel 2004 e che da allora sono in discesa. Quindi, l'intensità energetica è diminuita non perché il PIL sta crescendo, ma perché il consumo energetico stava declinando più rapidamente. 

Quindi, vedete, forse in Italia dovremmo essere felici perché stiamo diventando più efficienti ma, come sicuramente comprendete, non c'è nulla di cui essere felici nel vivere in un paese con un PIL in declino. Le industrie stanno chiudendo, la gente perde il proprio lavoro e non ci sono soldi per cose che una volta erano date per scontate: sicurezza sociale, salute pubblica, trasporti pubblici e tutto il resto. 

Come dicevo ieri il problema dell'economia italiana è collegato all'aumento del costo delle materie prime minerali. Posso citare a memoria che nel 2012 l'Italia ha importato 66 miliardi di euro di combustibili fossili e che il bilancio netto delle importazioni o delle materie prime minerali è stato negativo per circa 110 miliardi di euro. Questo di sicuro non è trascurabile in confronto al PIL italiano che è di circa 1.500 miliardi di euro, specialmente se consideriamo che, non molti anni fa, il costo delle importazioni era molto più basso. Oggi abbiamo un peso aggiuntivo sull'economia che io stimo essere intorno ai 70 miliardi di euro in confronto a 10 anni fa. Sono soldi che devono venire da qualche parte e possono solo venire dalle tasche dei cittadini italiani. Stiamo semplicemente diventando più poveri. 

Non c'è prova che l'aumento dei prezzi dell'energia abbia causato un aumento dell'efficienza dell'economia italiana. Posso dirvelo per esperienza personale. Vedete, come ricercatori universitari, dovremmo aiutare le ditte a diventare più efficienti e cerchiamo di fare del nostro meglio. Ci sono molti modi per farlo: energia rinnovabile, metodi produttivi più agili, migliori tecnologie ed altro. Ho lavorato su questo argomento per lungo tempo, almeno 20 anni.

Il problema è che, oggigiorno, quando dico ai manager di una società che possono adottare delle tecnologie che li renderanno più efficienti, loro chiedono quando recupereranno i loro investimenti. Nei casi migliori, posso dir loro che potrebbe essere, diciamo, fra 3-4 anni. Al che mi rispondono che non possono dire con sicurezza se la ditta sarà ancora in produzione il mese prossimo, quindi non si sognano nemmeno di chiedere i soldi ad una banca (e di pagarci un forte interesse) per diventare più efficienti. Non faranno niente a meno che non paghino i governi, ma i governi non hanno più quel tipo di soldi. 

Quindi, vedete, questa è la situazione italiana – ma penso che sia un problema molto diffuso in molti paesi che hanno smesso di crescere. Non stiamo diventando più efficienti, non stiamo “disaccoppiando”. Per fare questo, avremmo bisogno di risorse – energia e minerali – ma quelle risorse stanno diventando sempre più care. Quindi, investire in efficienza sta diventando costoso e non ce lo possiamo permettere. 

Alla fine, torniamo alla metafora della torta di Herman Daly. Se siamo dei bravi cuochi possiamo fare una grande torta anche con piccole quantità di farina. Il problema è quando la mancanza di farina ci costringe a fare torte sempre più piccole. E' una magra consolazione, quindi, rendersi conto di essere dei cuochi efficienti, il problema è che la gente chiede “dov'è la mia torta?” e non è felice del fatto che non ne ha. Ma non c'è via d'uscita: per fare una torta serve la farina e per continuare a far funzionare un'economia serve energia. Dal mio punto di vista, l'energia rinnovabile è un prerequisito per il disaccoppiamento – se abbiamo energia pulita possiamo realmente disaccoppiare e saremo anche spinti a farlo, perché nemmeno l'energia a basso costo può ricreare i minerali che abbiamo distrutto e sparpagliato per il pianeta. Ma senza energia, ci sarà sempre meno torta per tutti.