lunedì 19 aprile 2010

La torre d'avorio dei nerd

George Mombiot sta pubblicando una serie di articoli sulla questione climatica che sono tutti estremamente ricchi di elementi di riflessione. Ne avevo già pubblicato uno, notando come Monbiot non è certamente tenero con gli scienziati, ma fa delle considerazioni inoppugnabili sulla necessità di smetterla di fare i nerd (cosa che condivido in pieno) e cominciare a capire che bisogna aprirsi al mondo reale e far vedere che la scienza serve a qualcosa.

Qui, Monbiot parte dall'audizione di Phil Jones al parlamento britannico per arrivare a una serie di brillanti considerazioni sulla separazione fra "le due culture" che ci ha portato a una situazione di ignoranza generalizzata: "Da quel punto in poi ci siamo separati in due culture e tale processo ci ha reso tutti degli idioti. Forse arriveremo a dividerci in due specie. Riproducendoci tra di noi, gli scienziati diventeranno presto così geneticamente isolati che non saranno più in grado di accoppiarsi con gli altri esseri umani."
 

Decisamente da leggere e da rifletterci sopra (ringrazio Carlo Fusco per la traduzione)

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Chiudersi dentro una torre d'avorio

La scienza e gli studi umanistici si guardano l’un l’altro senza capirsi: la colpa è del nostro stupido e ristretto sistema scolastico.

Di George Monbiot, pubblicato sul Guardian del 6 Aprile 2010. - Traduzione di Carlo Fusco.

I parlamentari sono stati davvero gentili col professor Phil Jones. Durante l’audizione il comitato sulla Scienza e la Tecnologia non ha chiesto all’uomo al centro della crisi delle email rubate di giustificare neppure la parte più importante delle accuse da cui egli doveva difendersi, ovvero il fatto che egli abbia esortato altri scienziati a cancellare il materiale oggetto della richieste di divulgazione conformi alla legge sulla libertà di informazione [NDT: Freedom of Information, FOI, ovvero un corpo di regole che garantisce l'accesso ai dati posseduti dallo stato] (1). La scorsa settimana il comitato ha reso pubbliche le proprie conclusioni e ha dato la colpa alla sua università per questa "cultura della segretezza" sulla quale era Jones a presiedere (2).

Forse i parlamentari Forse i parlamentari si sono orientati a suo favore a causa della prestazione disastrosa del suo capo durante l’audizione. Edward Acton, vice rettore dell’università della East Anglia si è mostrato in modo teatrale, untuoso e falso (3). D’altra parte Jones è sembrato allo stesso tempo mortalmente noioso e assolutamente onesto. Come ha potuto questo classico topo di laboratorio [NDT: Nerdy forma aggettivata di Nerd], chiaramente una brava persona, aver combinato un simile disastro?

Nulla di tutta questa storia ha alcun senso: il suo rifiuto intollerante di adempiere alla richiesta di rilascio dei dati non pubblici, la sua completa mancanza di reazione alla pubblicazione delle email rubate, il rifiuto di altri ricercatori di riconoscere che ci fosse qualche cosa che non andava in tutta questa vicenda. Ma ad un certo punto ho letto un articolo di un ricercatore informatico, Steve Easterbrook, e per la prima volta mi si è accesa una lampadina (4).

Easterbrook nel tentativo di difendere Jones ed i suoi colleghi, descrive una cultura ripiegata su se stessa nel quale il resto del mondo è solo una noiosa quanto incomprensibile distrazione. "Gli scienziati normalmente interagiscono solo con i loro colleghi. Noi viviamo una vita piuttosto protetta ... per uno scienziato, chiunque sia così stupido da provare ad ottenere dei dati scientifici con delle richieste di FOI abbastanza chiaramente si merita solo del disprezzo. Jones aveva semplicemente espresso (in privato) un sentimento comune alla maggioranza degli scienziati - ovvero una frustrazione estrema verso degli individui che chiaramente non capiscono."

Quando ho letto ciò sono rimasto colpito dalla vastità dell'oceano che divide i nostri due mondi. Per quelli di noi che si sono battuti per instaurare una legge sulla libertà di informazione tali richieste legali sono sacre. La promulgazione di tali leggi è stata una vittoria rara per la democrazia; queste sono tra i pochi mezzi a nostra disposizione per assicurarci che i politici ed i servitori dello stato debbano rispondere delle loro azioni ai cittadini. Quello che gli scienziati considerano triviale e fastidioso i giornalisti e i promulgatori della democrazia vedono come centrale e irriducibile. Noi parliamo lingue diverse e abitiamo mondi diversi.

So bene come questo possa succedere. Come quasi tutti quelli che hanno ottenuto una laurea scientifica, io ho lasciato l'università con un patrimonio di conoscenze recondite che non potevo dividere con praticamente nessuno. Non in grado di capire un qualsiasi soggetto che non fosse quello per cui ho studiato, mi sono sentito tagliato fuori dal resto del pianeta. La tentazione di ritirarmi in un posto sicuro è stata quasi irresistibile. Solamente l'estrema specializzazione che sarebbe stata necessaria per ottenere un dottorato di ricerca, cosa che mi avrebbe isolato come un anacoreta, mi ha dissuaso dall'intraprendere una simile strada.

Io ho odiato tale isolamento. Avevo un interesse appassionato per la letteratura, la storia, le lingue straniere e le arti, ma all'età di 15 anni sono stato costretto, come tutti gli studenti, a scegliere se studiare le scienze o le materie umanistiche. Da quel punto in poi ci siamo separati in due culture e tale processo ci ha reso tutti degli idioti. Forse arriveremo a dividerci in due specie. Riproducendoci tra di noi, gli scienziati diventeranno presto così geneticamente isolati che non saranno più in grado di accoppiarsi con gli altri esseri umani.

Noi detestiamo i mondi arroccati e recintati: il Vaticano e il suo congedarsi dagli scandali sulla pedofilia definendoli "chiacchiere inutili" (5), il Palazzo di Westminster [NDT: la sede delle due Camere del Parlamento del Regno] i cui membri non riescono a capire la furia popolare riguardo le loro spese, le forze di polizia che rifiutano di disciplinare gli agenti che non si attengono al proprio dovere (6). La maggior parte di noi abbraccerebbe volentieri la tesi di George Bernard Shaw che tutte le professioni sono delle cospirazioni contro la laicità. Gran parte della pubblica ostilità verso le scienze origina dalla percezione che queste sono possedute da una razza a cui noi non apparteniamo.

Ma succede che la scienza sia quel particolare mondo arroccato e recintato con la più efficace forma di autoregolamentazione: il processo di Revisione dei Pari [NDT Peer-Review, la procedura per la quale un articolo scientifico viene pubblicato solo dopo aver passato il vaglio congiunto di esperti del settore scelti dagli editori della rivista, normalmente due o tre]. Questo mondo è anche altamente competitivo e la competizione consiste nel tentativo continuo di stendersi a vicenda. L'apice del trionfo scientifico è quello di dimostrare la falsità di una teoria dominante. Questo succede molto raramente dato che solo le teorie che hanno resistito ad attacchi portati continuamente riescono a restare in piedi. Chiunque riuscisse a ribaltare i canoni della scienza climatica sarebbe immediatamente considerato come Newton o Einstein. Non c'è alcun premio nel concordare con i colleghi e degli incentivi tremendi nel provare i loro errori. Queste sono le circostanze meno favorevoli nelle quali si potrebbe schiudere una genuina cospirazione.

Ma non è più sufficiente per gli scienziati parlare solo tra di loro. Per doloroso e disorientante che sia, occorre che questi si confrontino con quella distrazione così irritante chiamata resto del mondo. Tutti debbono qualche cosa alla laicità e la scienza morirebbe se non fosse per i miliardi che ci spendiamo sopra. Gli scienziati non devono scendere a compromessi con la razionalità, ma hanno non di meno il dovere di capire il contesto nel quale essi operano. Non è più accettabile che i ricercatori del clima si barrichino nel loro mondo e lascino ad altri la difesa della loro professione.

Ci sono segni che tutto questo sta cambiando. Un importante membro della comunità di ricercatori che sostengono la validità del cambiamento climatico, Simon Lewis, ha appena inviato un lungo reclamo alla commissione di vigilanza della stampa [NDT: Press Complaints Commission, PCC] riguardo una falsa rappresentazione delle sue posizioni perpetrata dal Sunday Times (7). Il giornale ha sostenuto che la commissione intergovernativa sul cambiamento climatico [NDT: Intergovernmental Panel on Climate Change, IPCC] avrebbe affermato che il riscaldamento globale potrebbe distruggere fino al 40% della foresta pluviale amazzonica "basandosi su delle affermazioni arbitrarie di attivisti politici verdi con nessuna competenza scientifica" (8). Ed il giornale ha quotato Lewis suggerendo che egli supportasse questa storia. L'articolo e le sue affermazioni sono state riprodotte in tutto il mondo.

Ma tali affermazioni erano del tutto errate: ci sono solide ricerche che mostrano come un danno di tale portata è del tutto plausibile in Amazzonia (9, 10). Lewis afferma che il Sunday Times ha riportato la propria posizione in modo del tutto falso. Lui ha lasciato un commento sul sito web, ma questo è stato cancellato. Ha poi mandato una lettera al giornale, ma questa non è stata pubblicata. Solo dopo il reclamo al PCC il Sunday Times gli ha risposto. Il giornale ha lasciato un messaggio sulla sua segreteria telefonica che lui ha reso pubblico: "riconosciamo che la storia era sbagliata" (11). Dopo diverse settimane in cui il giornale ha tergiversato, finalmente il Sunday Times si è offerto di pubblicare la sua lettera. Ma non hanno né ritrattato l'articolo errato né pubblicato una correzione.

Buona fortuna a Simon Lewis, ma come la commissione di vigilanza della stampa ha mostrato col suo comportamento in occasione dello scandalo sulle intercettazioni telefoniche perpetrate dal giornale News of the World [NDT: http://en.wikipedia.org /wiki/News_of_the_World_phone_hacking_affair], è probabile che egli si troverà al di fuori dal recinto difensivo di un altro mondo arroccato su se stesso, il giornalismo, in cui i
meccanismi di autoregolamentazione chiaramente non funzionano (12). Ecco una professione che sembra davvero cospirare contro la laicità, persino dal suo interno.

L'incomprensione con cui gli studenti di scienze e discipline umanistiche si confrontano l'uno con l'altro è una tragedia di opportunità perdute. Una specializzazione precoce permetterà anche di competere in un mercato sempre più specializzato, ma non ci equipaggia con null'altro. Come il professor Don Nutbeam, vice rettore della Southampton University, lamenta, "le nuove generazioni imparano sempre di più su sempre meno cose" (13).

Noi veniamo privati da uno stupido sistema scolastico della maggior parte delle meraviglie del mondo, delle capacità e conoscenze necessarie alla sua navigazione e sopra tutto della capacità di comprensione reciproca. Il nostro ristretto, antiquato sistema educativo ci spinge a separarci come i protagonisti in un ritratto di Francis Bacon, ognuno rinchiuso all'interno di una scatola, incapaci di comunicare.

www.monbiot.com

Bibliografia:

1. http://www.publications.parliament.uk/pa/cm200910/cmselect/cmsctech/387/387ii.pdf

2. http://www.publications.parliament.uk/pa/cm200910/cmselect/cmsctech/387/387i.pdf

3. Watch from 01.29.30, at
http://www.parliamentlive.tv/Main/Player.aspx?meetingId=5979&player=windowsmedia

4. http://climateprogress.org/2010/03/29/how-scientists-think-peer-review-global-warming/

5. http://www.guardian.co.uk/world/2010/apr/04/pope-defiant-child-sex-abuse

6. http://www.monbiot.com/archives/2010/03/29/morality-policing/

7. http://climateprogress.org/2010/03/24/simon-lewis-jonathan-leake-richard-north-amazon-gate-ipcc-sunday-times-complaint-pcc/

8. http://www.timesonline.co.uk/tol/news/environment/article7009705.ece

9. DC Nepstad et al, 2004. Amazon drought and its implications for
forest flammability and tree growth: a basin-wide analysis. Global
Change Biology, 10, 704-717.

10. eg DC Nepstad et al, 2007. Mortality of large trees and lianas
following experimental drought in an Amazon forest. Ecology 88(9):
2259-2269.

11. http://climateprogress.org/2010/03/25/audio-sunday-times-leake-simon-lewis-ipcc-amazon-story/

12. http://www.guardian.co.uk/media/2010/mar/01/phone-hacking-pcc

13. http://www.guardian.co.uk/education/2009/nov/17/a-levels-degrees-narrow-education-broaden