martedì 19 gennaio 2010

Le tre leggi dell'incompetenza

Questo post ha avuto origine l'anno scorso, quando ho notato un comunicato del presidente dell'autorità per la concorrenza pieno di errori elementari, fino addirittura a sbagliare il numero di litri che stanno in un barile di petrolio (qui il mio commento). Come è possibile, mi sono chiesto, che il presidente di un ente di una certa importanza non si preoccupi di verificare - o di far verificare - i dati di un comunicato che spedisce in tutta Italia? Da qui, è nata una riflessione generale sul problema dell'incompetenza, che - mi sto rendendo conto - è uno dei più gravi che ci troviamo di fronte oggi


Si deve a Laurence J. Peter quello che è stato forse il primo studio approfondito sull'incompetenza. Questo lo portò a enunciare il "principio di Peter" che si può esprimere come "ogni impiegato viene promosso fino a raggiungere il proprio livello di incompetenza". In altre parole, Peter sostiene che una persona competente a un certo livello finisce per salire i gradini aziendali fino a raggiungere un livello in cui non è più competente. Lì rimane e nessuno lo promuove ulteriormente. Secondo Peter, questo spiega la diffusa incompetenza che tutti riscontriamo a tutti i livelli delle organizzazioni: aziendali, statali, militari, sportivi, ecc.

Ci sono degli elementi di verità nel principio di Peter che, tuttavia, parte da assunzioni difficilmente sostenibili. La prima è che più o meno tutti siano competenti in qualcosa, la seconda è che le organizzazioni siano in grado di riconoscere e premiare la competenza. Questo può essere vero in certi casi, ma l'esperienza comune mostra che non lo è in termini generali. L'incompetenza è molto più diffusa e "sistemica" di quanto il principio di Peter possa far supporre.

Mi proverò allora a esprimere dei principi di incompetenza più generalizzati e - credo - più aderenti alla realtà. Dopo molto ragionamento, sono arrivato a condensarli in tre principi piuttosto lapidari, ove il lettore potrà o non potrà riconoscere la sua quotidiana esperienza. Io ci riconosco la mia.

I principi li riassumo qui all'inizio per poi descriverli in dettaglio. Uso il termine "vero incompetente" per indicare i casi cronici e tragici, da distinguersi da condizioni transitorie di qualcuno che si trova nella fase di apprendimento di qualcosa di nuovo.

  1. Il vero incompetente non si rende conto di esserlo (legge dell'idiota giulivo)
  2. Il vero incompetente è incompetente in quasi tutto quello che fa (legge delle braccia rubate all'agricoltura)
  3. Il vero incompetente fa dei danni enormi (legge di Chernobyl)


Prima legge: Il vero incompetente non si rende conto di esserlo. (legge detta "dell'idiota giulivo")


Questa di non rendersi conto della propria condizione è una delle caratteristiche fondamentali dell'incompetente, ovvero quella di essere un idiota giulivo. La legge non richiede veramente dimostrazione: è auto-evidente. Se l'incompetente si rendesse conto di esserlo, farebbe qualcosa per migliorarsi oppure abbandonerebbe il tentativo di fare quello che fa. Invece, il vero incompetente continua allegramente nella sua azione distruttiva per se stesso e per chi gli sta intorno essendo del tutto incapace di diagnosticare la propria incompetenza. Se vogliamo, possiamo dire che l'incompetente è affetto dalla sindrome di Dunning-Kruger; due ricercatori che hanno verificato sperimentalmente il fatto che i meno abili in qualche specifico test erano quelli che consistentemente si reputavano i più abili.

Ci possiamo domandare come si sviluppi questa condizione di incompetenza non percepita. Su questo, vedremo nelle due leggi che seguono alcuni corollari che danno all'idiota giulivo alcuni vantaggi adattativi che ne hanno consentito la persistenza nel pool genetico umano. In particolare, l'incompetente spesso maschera bene la propria insufficiente competenza non solo a se se stesso ma anche a chi lo circonda. Spesso, in effetti, l'incompetente è molto aggressivo nelle sue manifestazioni e questo viene a volte scambiato per sicurezza e - quindi - competenza. Ci vuole un certo tempo per determinare il grado di incompetenza di una persona e questo - spesso - lo possono fare soltanto persone veramente competenti; che purtroppo scarseggiano. Questo permette al vero incompetente di sopravvivere e prosperare, perlomeno per un certo tempo.

Ci sono tantissimi casi che possono servire da esempio per questa legge. Quello che ho citato nell'introduzione ne è uno lampante; ovvero come il presidente dell'autorità della concorrenza abbia emesso e firmato un comunicato contenente errori elementari, fra i quali financo quello del numero di litri di petrolio che stanno in un barile. Evidentemente, non ha ritenuto necessario verificare o far verificare i dati - il marchio classico dell'incompetente è proprio questo: la sicurezza di se. 

Da questa legge, segue un corollario interessante e anche utile: "il vero incompetente si può riconoscere dal fatto che non ha dubbi sulla propria competenza," o anche "il vero incompetente lo è in modo aggressivo". Questo stesso corollario si può esprimere forme complementari come "la persona competente ha dei dubbi" e "la persona competente è disposta anche ad ascoltare le ragioni degli incompetenti". Combinate insieme, questi corollari producono la ben nota massima "non metterti a discutere con un imbecille, chi ti sta intorno potrebbe non capire la differenza"  


Seconda legge: il vero incompetente è incompetente in tutto quello che fa (legge detta "delle braccia rubate all'agricoltura")



Questa seconda legge fondamentale deriva dalla prima. Se l'incompetente non è in grado di determinare la propria incompetenza in un certo campo, è poco probabile che lo possa fare in altri campi. Ne consegue che la sua incompetenza è a vasto raggio e omnicomprensiva.

Non che l'incompetente non possa essere ragionevolmente competente in qualche specifico compito; posto però che questo sia semplice, ripetitivo e non richieda di adattarsi a condizioni variabili - appunto come il mestiere del contadino. In questo caso, l'incompetente può perseverare per tempi molto lunghi a fare cose anche moderatamente utili (per esempio, rivoltare la dura zolla nei campi). Oppure, può operare in cose pochissimo utili ma non dannose (per esempio timbrare i francobolli in qualche ufficio postale). Infine, può operare causando danni perlomeno circoscrivibili ad ambienti limitati (per esempio, il pusher di droga).

Persino in mestieri giudicati necessari di una certa competenza - per esempio il chirurgo - l'incompetente può sopravvivere senza fare grossi danni finchè si limita a operazioni ripetitive e che non divergono da quello che è comunemente accettato come quello che si dovrebbe fare - tipo rimuovere un'appendice. Se, peraltro, un oncologo incompetente fa danni limitati finché si limita a prescrivere cure comunemente accettate per i tumori; ne fa di immensi al momento in cui esce dal seminato e si convince - per esempio - che il cancro si cura col bicarbonato di sodio

Nella storia umana, il vero incompetente è sopravvissuto a lungo in mestieri come quello di bracciante agricolo, dove essere intelligente e farsi delle domande sulla propria competenza è una dote sicuramente inutile, molto probabilmente negativa. In un certo senso, la competenza del contadino si esplicità proprio sull'incompetenza a fare cose che non siano ripetitive e molto semplici. Certo, non tutti i contadini erano così; ma i contadini intelligenti non erano favoriti in nessun modo. Le rivolte dei contadini di una volta erano probabilmente iniziate da persone che si facevano domande. Ma quasi sempre queste rivolte finivano male e i promotori venivano impiccati. Questo portava probabilmente a una pressione selettiva per eliminare quei contadini che si ponevano domande.  Nel mondo complesso di oggi, tuttavia, le qualità che facevano un buon bracciante agricolo fanno un pessimo manager.

Da questa legge seguono alcuni corollari, uno dei quali è "il vero incompetente si può riconoscere in cucina" ovvero, presumendo che sia incompetente in tutto, farà in casa propria gli stessi danni che fa in ufficio - a meno che non si limiti a compiti, anche qui, estremamente limitati e ripetitivi. L'incompetente può anche riuscire a cucinare una decente pasta al pomodoro, ma non chiedetegli di fare lo chef.

Il corollario si può esprimere anche come "La persona competente si riconosce dai suoi hobby" Spesso, infatti, le persone competenti raggiungono dei livelli di eccellenza anche al di fuori del loro lavoro ufficiale.


Terza legge: l'incompetente è la persona più pericolosa che esista (detta "la legge di Chernobyl")

Questo effetto micidiale dell'incompetenza deriva da una combinazione delle leggi precedenti. Il fatto che l'incompetente riesca spesso a mascherare bene la propria incompetenza (prima legge) fa si che venga promosso a livelli anche molto alti nelle amministrazioni pubbliche, come pure in quelle private. A questo livello, sono necessarie capacità adattative che il vero incompetente non possiede (seconda legge) e che cominciano a rivelarsi anche pubblicamente. Ne segue la terza legge che fa si che l'incompetente sia in grado di fare danni immensi.

La legge deriva dall'esperienza di Chernobyl, dove un incompetente o un gruppo degli stessi si è messo (o si sono messi) a fare "esperimenti" con una centrale nucleare. Cosa che non è bene fare in generale, ma soprattutto non è bene che sia fatta da degli incompetenti. D'altra parte, l'esperienza di Chernobyl ci dimostra anche un ulteriore corollario delle tre leggi dell'incompetenza; ovvero che "gli incompetenti sono presenti ovunque" che, alla fine dei conti, è un caso particolare della legge di base di Murphy, ovvero "Se qualcosa può andar male, andrà male sicuramente". Applicate al caso di Chernobyl, queste leggi spiegano molte cose - incluso il fatto che non esisterà mai una centrale nucleare "incompetent-proof".

Dove l'incompetenza si manifesta in modo tale da far rifulgere il valore della terza legge è nel caso del cambiamento climatico o riscaldamento globale.
Qui vediamo dei casi da manuale di incompetenza aggressiva, dove persone che sono passabili veterinari o discreti archeologi si improvvisano climatologi - ovviamente incompetenti - che tuttavia pretendono aggressivamente di negare il ruolo umano nel cambiamento, o addirittura di negare lo stesso cambiamento. Ne seguono squallidi dibattiti dove vediamo l'effetto della seconda legge, ovvero vediamo persone competenti in campo climatico che si mettono a dibattere con persone del tutto incompetenti, ma molto aggressive.

Il risultato di questi dibattiti non è solamente squallido ma obbedisce alla terza legge; ovvero rischia di creare danni immensi. Un incompetente nella centrale di controllo di un impianto nucleare non può fare danni molto superiori a quello di rendere inabitabile un area di qualche decina di migliaia di chilometri quadrati. Ma gli incompetenti climatici rischiano di fare ben di peggio; ovvero scassare mezzo pianeta o un pianeta intero con danni immensi a tutta l'umanità. Qui, vediamo come in effetti le leggi dell'incompetenza siano consistenti con le "leggi della stupidità espresse dal compianto M. Cipolla che in questo caso si leggono: "l'incompetente climatico è la persona più pericolosa che esista"