mercoledì 6 maggio 2015

Siamo programmati per ignorare il problema?

Da "Do the Math". Traduzione di FDN

Di Tom Murphy

Ho iniziato “Do the Math” nel 2011 come un modo per raggiungere un pubblico più vasto di una manciata di studenti ogni anno o due in un corso di energia a UCSD (University of California, San Diego). Avevo (e ho ancora) profonde preoccupazioni per i presupposti che assumiamo come società basata, dal secolo scorso o giù di lì, sulla corsa all'utilizzo dei combustibili fossili. Cercare di dirigere la politica dall'alto sembra una proposta perdente: i politici incapaci si adeguano ai desideri dei loro elettori attraverso un meccanismo che chiamiamo democrazia, quindi perché non cercare di convincere le persone direttamente?

Non ho mai immaginato di creare un blog con milioni di visite, e questo è ben lungi dall'avere un impatto su grande scala. Ma ho pensato che lo dovevo a me stesso di raggiungere il maggior numero di persone possibile. Quello che ho scoperto è che pochi “eletti” sembrano condividere le mie preoccupazioni. E alcuni commentatori del blog sono decisamente in disaccordo sul fatto che bisogna preoccuparsi (perché allora fare lo sforzo apparentemente sprecato di rispondere - dal loro punto di vista- a un eccentrico catastrofista, se in realtà non abbiamo bisogno di essere preoccupati?). Ma la maggior parte delle persone semplicemente non si preoccupa abbastanza per entrare in sintonia con questi temi. Forse hanno imparato a ignorare qualsiasi tipo di previsione. Ultimamente, a causa di un aumento della produzione mondiale di petrolio (guidato quasi interamente dallo shale oil degli Stati Uniti) e di un'economia in ripresa, ancor meno persone prendono in considerazione il concetto di limiti delle risorse.

Ma penso che stia succedendo qualcosa di più fondamentale. Credo che abbiamo a che fare con i tratti di personalità insiti nella natura umana. Siamo capaci di attenuare una potenziale e lontana calamità attraverso energici sforzi decenni prima di una presunta crisi? In questo post, userò alcuni dati di un sondaggio che suggeriscono che possiamo essere nei guai.

La prova di un problema

Circa un anno fa un amico ha condiviso un grafico da un sondaggio informale sul sito Peak Prosperity, il sito di Chris Martenson, che ospita un "corso intensivo"che consiste di 4,6 ore di contenuti video di qualità che descrivono perché dovremmo preoccuparci che il domani possa non essere più grande dell'oggi, e perché la fase di crescita potrebbe essere proprio questo, una fase. Per inciso, nel 2012 ho rilasciato una intervista per il sito di Chris Martenson.

I visitatori del sito Peak Prosperity probabilmente hanno molto in comune con i lettori di Do the Math: la preoccupazione fondamentale è la stessa. Si tratta di persone che, nel complesso, non si accontentano di desumere, estrapolare il futuro dal “qui ed ora”. Pensiamo che ci saranno cambiamenti fondamentali nel modo in cui funziona l'intero pianeta Terra rispetto ai nostri primi giorni di sfruttamento delle risorse in una Terra vergine. In molti casi ci sono calcoli convincenti che giustificano una preoccupazione. Piuttosto che cercare di prevedere un futuro terribile, il mio obiettivo in "Do the Math" è stato quello di sviluppare una spiegazione plausibile del fatto che le cose stano andando fuori controllo, nella disperata speranza che il riconoscimento di questa possibilità possa stimolare immediatamente l'azione per evitare questa potenziale insidia (e così sbaglio, ma felicemente). Si sta cercando di mostrare un punto cieco, un drago addormentato.

Ma questo punto cieco può essere insito nella natura umana. Ed eccoci al sondaggio:
Il sondaggio chiedeva alla gente di indicare il loro tipo di personalità secondo la classificazione dell'indicatore di Myers-Briggs. Tenete a mente che si tratta di persone che visitano il forum di Peak Prosperity. Definiamo queste persone "ricettive al messaggio di allarme". O almeno interessate a questo argomento, siano essi sostenitori o detrattori.

Il risultato del sondaggio

Definirò subito i tipi di personalità, ma prima diamo un'occhiata ai dati del sondaggio di Peak Prosperity.
 Figura 1 - Peak Prosperity poll: 114 respondents; INXX-heavy

Vediamo un enorme picco per il tipo INTJ. Indovinate che tipo sono io?

Il risultato è stato abbastanza sorprendente. Delle 114 risposte, i visitatori del sito sono dominati dal tipo INTJ (43 persone, 38%), anche se questo gruppo costituisce circa il 2-3% della popolazione. Il sito sembra essere altamente selettivo. E 'come se si organizzasse un incontro a San Diego per parlare delle punte da trapano e quasi la metà dei partecipanti fossero persone coi capelli rossi. Se questo dato è corretto l'implicazione è che meno del 8% di tutta la popolazione umana è presumibilmente ricettiva al messaggio di allarme di Peak Prosperity (e, per estensione, di Do the Math, le cui visite suggeriscono un numero ancora più piccolo). Questa è una piccola parte della popolazione, e probabilmente ben al di sotto di una "massa critica" per un'azione preventiva. Quindi la crisi potrebbe essere inevitabile.

Motivato da questo scioccante risultato, mi sono rivolto ai lettori di Do the Math per ottenere un altro sondaggio della stessa natura, ma questa volta con una maggiore grado di controllo e di conoscenza sui metodi. Ho ottenuto quasi 1000 risposte uniche, e il risultato è sorprendentemente simile, se non ancora più squilibrato. Ve lo mostrerò in seguito; prima farò una digressione per spiegare l'indicatore Myers-Briggs, e poi analizzerò alcuni interessanti risultati che emergono dai nuovi dati.

I Tipi di personalità secondo Myers Briggs

Non aggiungo nulla a ciò che è stato detto a proposito dei tipi MB, e per il contesto raccomando la pagina di Wikipedia. Tuttavia darò una breve spiegazione in modo che non ci sia bisogno di cercare altrove, almeno per padroneggiare il gergo specifico.

L'indicatore MB dispone di quattro campi/caratteristiche, ciascuna delle quali ha a sua volta due possibili lettere/caratteristiche . Così ci sono 16 possibili combinazioni/tipi, il che porterebbe a circa il 6% per tipo se uniformemente distribuiti ( ovviamente non è così). Ogni persona ha in parte entrambe le caratteristiche opposte, e alcuni individui saranno più o meno nel mezzo (nè convintamente da una parte né dall'altra).

Introvert/Extravert: introversione/estroversione


Il primo campo è rappresentato da una I o una E a seconda se una persona tende a sentirsi impoverita o stimolata dall'interazione sociale.

Sensing/iNtuiting: sensitività/intuizione


Il secondo campo è S o N. Le informazioni di una persona si basano in gran parte su input sensoriali diretti, o provengono più da una lettura astratta, intuitiva, di sintesi di un più ampio insieme di input? Pensate a questo come ad una tendenza alla concretezza piuttosto che all'astrazione. Qualcuno che tiene una palla di neve davanti al Congresso per negare il concetto di cambiamento climatico è un tipo S puro. La dicotomia S/N è forse l'attributo più importante per stabilire se un individuo prenderà in considerazione il punto di vista di Do the Math.

Thinking/Feeling: ragionamento/sentimento


La dicotomia T/F è abbastanza auto-esplicativa. Una persona punta più sulla fredda logica e sulla deduzione, o sulla considerazione delle esigenze e dei sentimenti degli altri? Spock o Kirk?

Judging/Perceiving: giudizio/percezione


Per me la designazione J/P è la più difficile da descrivere. Giudizio non significa essere moralista. Tecnicamente, quando si tratta di elaborare delle informazioni dal mondo, i tipi J si basano più pesantemente sulla loro struttura T/F mentre i tipi P contano più sulla struttura S/N. Come proprietà emergente unisci un tipo T con un J (come me) ed avrai un pianificatore puntuale.

“Comporre” le personalità

Mettete questi quattro tratti insieme e otterrete le diverse personalità. Ci sono un sacco di pagine e libri che descrivono gli attributi dei tipi MB. Il test ufficiale Myers-Briggs è a pagamento. Ma nel web si trovano un sacco di imitazioni del test (come qui – bisogna essere consapevoli che ottenere il 56% in una categoria significa il 56% della strada da neutrale a hard-over (ossia totalmente di un tipo), o qui , o qui ). Se volete vedere una descrizione abbastanza precisa del tipo INTJ, per esempio, guardate questo link (modificate le ultime quattro lettere dell'indirizzo URL per vedere gli altri tipi).

Può essere interessante leggere le caratteristiche dei vari tipi. Leggendo le caratteristiche del tipo INTJ mi ritrovo a dire: "Sì, mi hanno capito - come hanno fatto a sapere addirittura questo su di me?" E non è come l'oroscopo in cui trovi un sacco di generalizzazioni, a tal punto che chiunque può identificarsi con porzioni significative di qualsiasi descrizione. Quando ho letto le descrizioni degli altri tipi di Myers-Briggs ho trovato molte meno sovrapposizioni. E a differenza dell'astrologia, che lega ridicolmente tratti di personalità alla data di nascita, il tipo MB si basa sulle vostre personali (e presumibilmente oneste) risposte a una serie di domande: il risultato è auto-diretto così da essere una personale riflessione rilevante ed accurata del tuo modo di essere.

Soffermiamoci a riflettere: pensate che un campione di lettori di Peak Prosperity o di Do the Math mostrerebbe una correlazione od un forte orientamento per il segno zodiacale o il mese di nascita? Quando un qualsiasi sistema di classificazione produce risultati così netti come si vede sopra, ci deve essere qualcosa di "reale" per il sistema, anche se non si capisce di cosa si tratta. Il fatto che così tanti scienziati sono INTJ non è un caso. E' una questione del tipo di personalità, e spesso si manifesta molto presto nella vita.

Diffusione nella popolazione

La pagina (inglese) di Wikipedia ha alcune statistiche sulla diffusione dei 16 tipi nella popolazione degli Stati Uniti, così come alcune etichette sul tipo di carattere. Altri siti assegnano altre etichette; la tabella sottostante fornisce alcune sintesi.

 
Per essere precisi ho modificato la fascia alta delle gamme ISTJ e ISFJ dell'1% in modo che la somma dei valori medi sia il 100%. Nella colonna "diffusione adottata", ho messo due numeri: il primo è la media del range indicato nella seconda colonna, e l'altro viene dal sito Truity (che ha anche una ripartizione di genere).

I risultati di Do the Math

Così ho lanciato un sondaggio su Do the Math per vedere se il risultato di Peak Prosperity veniva confermato. Volevo fare il sondaggio super-semplice (una domanda con 16 scelte a scorrimento), ma un giorno e centinaia di risposte più tardi mi è venuto in mente che avrei voluto chiedere un altro paio di domande (conoscevi già il tuo tipo MB? - sottoscrivi il messaggio di allarme?). Così ho fatto un altro appello e ho raccolto 230 integrazioni al primo sondaggio oltre a circa 500 nuovi partecipanti, per un totale di 958 (in totale 725 persone hanno risposto al secondo sondaggio con le domande supplementari).

Il confronto tra le due serie di risposte non ha rilevato problemi statistici, quindi presento i dati combinati.

Ecco il risultato, tracciato sopra i dati di diffusione della popolazione (secondo Wikipedia in rosso, secondo Truity in blu, la sovrapposizione in viola).

 Figura 2 - Do the Math respondents (958): looks nothing like the overall population!

Praticamente la stessa storia del sondaggio originale di Peak Prosperity. La differenza principale è che Do the Math ha circa la metà di INFJ in percentuale rispetto a Peak Prosperity. Forse la propensione ad un approccio analitico di Do the Math seleziona un po 'più persone T rispetto alle F. Ma in ogni caso si noti che la distribuzione delle personalità in Do the Math e la distribuzione della popolazione in generale non sembrano per niente simili! Guarda tutti quei capelli rossi tra il pubblico! Chi si immaginava che le punte da trapano catturassero esclusivamente l'interesse di un tale pubblico?

La popolazione ricettiva

Ok, ora che conosciamo alcuni dei principi fondamentali sui tipi di personalità e sulla loro distribuzione, e abbiamo visto i dati di Do the Math, cerchiamo di valutare il significato dei risultati.

INTJ rappresenta il 44% degli intervistati, ma solo il 2-3% della popolazione. E questo, molto semplicemente, è ciò che rende questo sondaggio così notevole. Ancora non riesco a crederci.

Per “contrastare” questo squilibrio estremo (della rappresentatività del tipo INTJ nel sondaggio e nella popolazione), assumiamo che il 100% dei tipi INTJ ascoltino il messaggio di Do the Math e lo prendano sul serio (o siano persuasibili). Questo gruppo ha già dimostrato una predilezione: portiamola all'estremo. Certo, questo può essere eccessivamente ottimistico, ma vedremo che anche questa generosa ipotesi ci porterà comunque ad un risultato modesto. Possiamo quindi calcolare il livello di interesse in altri gruppi.

Il grafico che segue aiuta ad illustrare l'approccio scelto.


Figura 3 - Saturating INTJ, we capture only 6.8% of the total population!

In questo grafico ho tracciato in rosa la distribuzione dei tipi nella popolazione presa da Wikipedia, la cui somma totale è il 100%. Sopra vi ho tracciato i dati del sondaggio di Do the Math in modo tale che la linea blu non supera la popolazione di ciascun tipo. In altre parole le risposte ottenute per ogni tipo non possono essere maggiori di quelle che esistono nella società secondo i dati di Wikipedia. Non sorprende che il tipo INTJ, fortemente sovra rappresentato, imposta il limite superiore di saturazione. Imporre che le due distribuzioni siano uguali per INTJ equivale ad affermare che il 100% delle persone INTJ sono tutti potenziali sostenitori di Do the Math (che sarebbero tutti naturali sostenitori/ascoltatori del messaggio di allarme). Ancora una volta, questo è probabilmente un'esagerazione.

Ma qui ci sono due aspetti interessanti: In primo luogo se sommiamo su questa scala le percentuali di tutti i sostenitori di Do the Math per ogni tipo otteniamo solo il 6,8% della popolazione, un po' meno di quanto si ottiene facendo la stessa cosa con i risultati di Peak Prosperity ( 8%). Se si usa la distribuzione del sito Truity il 6,8% diventa 4,5%, quindi siamo in un range del 5-6%.

La seconda cosa interessante è che possiamo determinare il livello di interesse degli altri tipi (normalizzate all'ipotesi del 100% per INTJ: se questa ipotesi non si considera accurata si possono scalare tutte le percentuali). Guardando la linea rossa del grafico (distribuzione di Wikipedia) possiamo vedere che il livello di interesse del tipo INTP è di circa il 40%, per INFJ è forse del 25%, e tutti gli altri sono molto inferiori. Così abbiamo un grafico del livello dedotto di interesse per i due insiemi di dati di distribuzione della popolazione (stesso schema di colori di prima).

Figura 4 - Interest level in DtM as function of type, if INTJs are 100% interested, for two prevalence models

Dove sono andate a finire le persone Esxx (10°, 11° e 12° colonna) e le ISFx (4° e 5° colonna)?

Ricordate, questo grafico è normalizzato secondo l'ipotesi che il 100% delle INTJ potrebbe aderire al messaggio di allarme. Nella misura in cui questo non è vero il numero nella popolazione totale scende.

Il risultato è notevole. Anche se fuori di un fattore due a causa di qualche problema sistematico (esaminato sotto), probabilmente non abbiamo una frazione abbastanza elevata di persone con la disposizione a prendere il messaggio di allarme sul serio e in anticipo rispetto a delle crisi evidenti. Se il 5% è una percentuale troppo bassa per essere una massa critica (ed ho il sospetto che sia proprio così), allora questo potrebbe segnare il nostro tragico destino: la natura umana non è all'altezza della sfida.

Cassandra – anche se alla fine aveva ragione – rappresenta il simbolo di allarmismi ingiustificati. Gridare al lupo al lupo è un modo di dire per indicare falsi allarmi, anche se alla fine della storia il lupo arriva davvero. La lezione da imparare da queste storie non viene forse fraintesa? Invece di concludere che si devono sempre esaminare gli avvertimenti (le conseguenze sono nefaste), creiamo delle etichette per criticare coloro che lanciano un allarme.

Se il messaggio di allarme è fuori strada, allora forse è per questo che gli aderenti non raggiungono la massa critica, anche se non sono sicuro di quale danno deriverebbe da una campagna aggressiva per ridurre l'esaurimento dei combustibili fossili e di altre risorse, diversi da quelli di un rallentamento/inversione economica. Naturalmente credere nel sogno utopico è considerato abbastanza criminale, visto che innumerevoli persone perderebbero comfort e vita agiata.

Questa si può chiamare Scienza?

Beh, no, quello che sto facendo qui non si può chiamare "scienza". E' uno studio, un'analisi basata su due sondaggi. È interessante. Ha una possibilità significativa di essere nel giusto, e ne parlerò usando un po' di intuito. Come minimo sembra essere qualcosa a cui dovremmo prestare attenzione, e se non altro provare a fare uno studio scientifico più controllato. Penso che sia importante. Se gli esseri umani nel loro complesso non sono programmati per pianificare a lungo termine evenienze mai viste prima, allora dovremmo saperlo ed accettarlo, e riconoscere una vulnerabilità di base (si potrebbe anche dire: difetto, limite, ostacolo, punto cieco).

Potrebbe esserci qualcosa di sbagliato nei dati?

La mia prima esposizione di questo straordinario squilibrio riguarda il sondaggio di Peak Prosperity per il quale non avevo conoscenza personale della fonte e dei metodi impiegati: c'era un link per fare un test di tipo MB nel caso in cui i partecipanti non conoscessero già il proprio tipo? I risultati ottenuti riguardavano solo chi conosceva già il proprio tipo, e le persone INTx apprezzano davvero questo genere di cose? Le persone INTx amano fare sondaggi (io non molto)? Il risultato è stato così impressionante che ho anche contemplato la possibilità che fosse stato falsificato per dimostrare una tesi forte. Non che ci abbia creduto davvero, ma non ne ero sicuro.

Questo è il motivo per cui io stesso ho rifatto il sondaggio. Così conosco l'audience (lettori di Do the Math che apprezzano il sito così tanto che hanno impostato la notifica di nuovi post, o controllano periodicamente in cerca di post sempre più speciali). So anche che ho fornito un link ad un test MB nel caso in cui le persone non conoscano già il proprio tipo.

Il grafico che è venuto fuori è praticamente uguale (stessa distribuzione, anche se con una notevole riduzione di INFJ), ma avevo ancora dei dubbi. Stavano partecipando solo persone che già conoscevano il proprio tipo? Così un paio di giorni dopo ho inserito un nuovo sondaggio in sostituzione dell'originale, aggiungendo due domande: prima di partecipare al sondaggio conoscevate già il vostro tipo MB?; e, fondamentale: Sottoscrivi il messaggio di allarme di Do the Math?

Ho avuto 463 risposte al primo sondaggio. Grazie al secondo sondaggio (725 risposte), ho scoperto che circa il 35% delle persone conosceva già il proprio tipo di personalità MB, ma non c'era nessuna evidenza che questo sia la causa dello squilibrio di risposte a favore del tipo INTJ. Le sole deviazioni statisticamente significative rispetto alla media sono che il tipo INTP tende a sapere chi è, e INFJ no. Nessuna delle altre deviazioni (vedi sotto) hanno i numeri per essere distinguibili da una distribuzione casuale.

Figura 5 - Previous familiarity with MB type; number of respondents of each type are indicated across the bottom

L'altra cosa che ho scoperto è che il 76% degli intervistati è d'accordo con l'affermazione: "Ho paura che, se non riconosciamo i limiti delle risorse e della crescita, rischiamo il fallimento sistemico" Appena il 6% ha optato per la dichiarazione: "l'innovazione umana e il mercato economico scongiureranno qualsiasi scenario di collasso". Il 18% ha dichiarato di non essere d'accordo con nessuna delle due affermazioni. Non ho visto prove convincenti che il campo degli ottimisti tenda verso qualche tipo MB (tranne una leggera prevalenza degli ISTJ). Si noti, tuttavia, che la maggior parte dei tipi non sono ben rappresentati in questo sondaggio: tra i visitatori di Do the Math i non INTx sono una stravagante anomalia, quindi è rischioso trarre conclusioni sull'atteggiamento di gente non INTx rispetto al messaggio di allarme.

Le sole anomalie statisticamente significative sono che INTP è meno propenso ad essere messo alle corde (il 26% respinge entrambe le dichiarazioni), mentre il 17% del tipo ISTJ ha aderito alla risposta ottimista.

Effetti di selezione

Vari effetti selettivi potrebbero essere la causa dello squilibrio così marcato dei risultati dei sondaggi di Peak Prosperity e Do the Math. Forse gli INTJ, essendo persone analitiche, sono più propensi a conoscere il proprio tipo di personalità Myers-Briggs, ma il risultato sopra descritto non avvalora questa possibilità. O forse sono più propensi a riconoscere l'importanza del sondaggio. Forse gli INTJ sono più interessati a partecipare a forum online di qualsiasi tipo, o forse il modo in cui i messaggi e le informazioni si diffondono sui forum online comporta effetti di selezione dell'audience tra persone in cui esistono correlazioni, come tra colleghi di lavoro (io, per esempio, ho molte persone INTJ tra i miei colleghi di lavoro). Forse tutti questi fattori insieme giocano un ruolo.

Sono sicuro che alcuni di questi effetti distorcono i risultati. Ma di un fattore due, o addirittura di un fattore tre? Anche in questa ipotesi avremmo comunque meno del 20% delle persone che aderiscono al messaggio di allarme (di nuovo sotto l'ipotesi improbabile che tutte le persone INTJ aderiscano). La mia sensazione è che, comunque la si giri, non si raggiunge la massa critica per un'azione su larga scala in una democrazia sana.

iNtuizione

Essendo un INTJ, mi baso più sull'intuizione e l'astrazione che sull'esperienza diretta e immediata della vita quotidiana. Gli scienziati devono farlo se vogliono sviluppare modelli teorici. Apprezzo veramente la concretezza (lo sperimentatore che è in me), ma propendo comunque all'astrazione. Ho notato che tendo a generalizzare le situazioni cercando una chiave di lettura universale. Mi piace sintetizzare. E 'il distillato finale che mi rimane nella memoria a lungo termine. Tendo a fare una dichiarazione sulla base di una vasta gamma di input ricevuti nel corso degli anni, ma quando mi viene chiesto di fare esempi specifici faccio fatica: li ho già buttati via, dimenticati in favore del principio generale.

La divisione sensitività/intuizione è la componente della personalità decisiva in questo contesto, anche se la dimensione ragionamento/sentimento è comunque molto importante. Proiettare la società attuale nel futuro e riconoscere un pericolo che non sembra molto simile a quelli che le generazioni passate hanno conosciuto richiede capacità di astrazione (e di ragionamento), piuttosto che percepire il mondo nell'immediato. Così i tipi N hanno più probabilità di prestare attenzione al messaggio di allarme. Lo si vede chiaramente se guardate di nuovo il grafico del “livello dedotto di interesse". Non credo che sia un caso.

Secondo i dati di distribuzione i tipi S costituiscono il 69-73% delle persone. E' moltissimo! E guardate come sono totalmente assenti nel grafico del “livello dedotto di interesse". Ci manca la maggior parte delle persone. Questo fa parte del motivo per cui è così difficile convincere le persone a “stare dalla nostra parte” tramite messaggi di allarme sul riscaldamento globale. I pensatori (tipi T) sono più comuni, anche se ancora in minoranza, al 40-47%. Quindi il collo di bottiglia è proprio la caratteristica S/N.

Anche se l'indagine fosse profondamente difettosa e assumessimo che in realtà il 20% degli S-tipi (rispetto al 1% dei risultati) e, in media, ben il 50% degli N-tipi (il doppio dei risultati ottenuti) siano sensibili al messaggio di allarme, saremo comunque sotto il 30%. E così facendo abbiamo introdotto una distorsione sistematica del sondaggio abbastanza seria. Se sono ricettivi il 100% del tipo N e lo 0% del tipo S siamo ancora al 30%. E 'difficile immaginare degli effetti di selezione accettabili che siano così totalmente sbilanciati verso INTJ. E se così fosse, saremmo costretti a dare ancora più credito all'utilità/significatività dei tipi di personalità MB.

In sintesi, se la vostra visione del mondo si basa sulla concretezza, su fatti "dimostrabili" e visibili chiaramente, allora avrete poco a che spartire con estrapolazioni e riflessioni sul futuro. Più la previsione si discosta radicalmente dal "normale", meno è probabile che possa essere presa sul serio. Queste sono caratteristiche solide e positive per gli esseri umani, e possiamo immaginare il loro ruolo positivo in senso evolutivo. Le cose di solito sono come sono, e come sono state sempre e dovunque a memoria d'uomo. Tranne quando non lo sono.

Coinvolgiamo gli estroversi!

Val la pena di esaminare un altro aspetto: e se, per esempio, gli ENTJ avessero le stesse probabilità degli INTJ di farsi convincere a prestare attenzione al messaggio di allarme, se non fosse che spendono il loro tempo socializzando (di persona o virtualmente) piuttosto che stare appartati da soli a leggere siti spaventosi? E se potessero essere coinvolti? In effetti, il livello di interesse tra i tipi ENxx in qualche modo rispecchia la scala decrescente vista nel grafico del livello di interesse per il gruppo INxx. E se incrementiamo gli estroversi (di un fattore 13) in modo che il 100% degli ENTJ sia ricettivo?

Il risultato è nella figura sotto con gli Estroversi modificati, utilizzando la distribuzione della popolazione, più generosa, ottenuta da Wikipedia.

Figura 6 . The Party’s Over: getting the extraverts’ attention still results in a small total yield

Benvenuti a bordo, persone mondane e festaiole! Ora siamo l'11-18% della popolazione, a seconda della distribuzione usata, e solo il 4,5-6,8% quando siete occupati a socializzare. Hmm, non è ancora uno scenario impressionante. Anche se questa distorsione che incrementa gli estroversi fosse giustificata siamo comunque sotto la massa critica.

Rassegnazione rafforzata

Come ho detto all'inizio la mia spinta durante tutto il lavoro di Do the Math è stata quella di tracciare le basi, quantitative e razionali, del perchè non dovremmo dare per scontato la nostra futura crescita/benessere/felicità. Potremmo davvero far saltare questa possibilità. La nostra migliore speranza, secondo me, è quella di convincere la gente a riconoscere e accettare la minaccia e quindi sforzarsi di scongiurarla. Come per qualsiasi “programma dei 12 passi” (riferimento al programma dell'Anonima Alcolisti, NdT), ammettere che c'è un problema è il primo passo.

Non riconoscere quello che per me è un insieme del tutto plausibile delle principali preoccupazioni, innesca una forte reazione da parte mia. Come possiamo attenuare e limitare un problema che non riconosciamo? La mia idea è che il mancato riconoscimento del rischio porta solo a consolidare la probabilità del rischio stesso. Paradossalmente dichiarare che sono completamente in errore probabilmente mi rende più nel giusto. E mi considero già soddisfatto se mi si dice che potrei sbagliarmi, o anche che probabilmente sono in errore, pur ammettendo qualche possibilità di aver centrato il bersaglio e riconoscendone l'enorme importanza se fosse vero.

Questa analisi delle personalità mi aiuta a capire la portata della sfida. E' servita soprattutto a rafforzare la mia preoccupazione. Sembra che abbiamo un ostacolo strutturale alla mitigazione preventiva delle crisi senza precedenti. In qualche modo mi fa solo sentire rassegnato: nessuna speranza nei politici, e ora nessuna speranza nella natura umana.

Ma essendo un tipo cerebrale, avere un'idea di come e perché potremmo fallire mi dà una certa soddisfazione. Se il mondo cadrà a pezzi prima che io muoia, almeno avrò una vaga idea di ciò che sta succedendo, e non sarò psicologicamente frantumato dalla vicenda. Ma ho paura che sarò in compagnia di un numero di persone pateticamente piccolo.



lunedì 4 maggio 2015

Arabia Saudita: il grande gioco del petrolio

Da “Resource Crisis”. Traduzione di MR

Di Ugo Bardi




L'Arabia Saudita ha appena aumentato la produzione petrolifera a un livello record, mai raggiunto nella storia. Lo stanno facendo in un momento di prezzi del petrolio da record negativo. Cosa hanno in mente? (Immagine da Arthur Berman). 

Quando è cominciato il collasso dei prezzi del petrolio, nell'estate 2014, tutti hanno notato che l'Arabia Saudita non stava giocando il suo ruolo tradizionale di “produttrice tampone”, cioè di variare la propria produzione in modo tale da mantenere prezzi ragionevolmente costanti. Di fronte ad un crollo della domanda, dovrebbe ridurre la produzione, ma non lo ha fatto, almeno non abbastanza.

Inizialmente, ho pensato che i sauditi fossero stati presi semplicemente di sorpresa e che fossero lenti a reagire. Ma ora, col recente aumento della produzione saudita, è chiaro che hanno qualcosa in mente. Forse non hanno progettato il collasso del mercato, ma in qualche modo lo stanno cavalcando.

In questa pazzia, c'è del metodo. Ma quale metodo potrebbe esserci nell'aumentare la produzione proprio mentre i prezzi sono i più bassi? Qualsiasi testo di economia vi dirà che il mercato si deve adattare ai cambiamenti della domanda e dell'offerta in modi esattamente opposti: di fronte ad una riduzione della domanda, la produzione deve scendere a sua volta.

Naturalmente, come sappiamo tutti, ciò che si legge nei libri di testo di economia ha poco a che fare col mondo reale. E nel mondo reale c'è una strategia di mercato ben conosciuta che consiste nel far fallire i tuoi concorrenti vendendo sotto costo. L'idea è di creare un monopolio e ricuperare dopo ciò che il vincitore della lotta ha perso all'inizio. Naturalmente, è illegale, ma il fatto stesso che ci siano leggi per impedirlo significa che si fa.

Tuttavia, c'è un piccolo problema nell'applicazione di questa strategia al mercato del petrolio. Ha a che fare col fatto che il petrolio è una risorsa finita. Quindi, se i produttori riescono ad ottenere un monopolio, ciò significa che finiranno la risorsa prima degli altri. Immaginate di essere dei mercanti d'arte: vendereste i vostri Picasso a basso costo per tagliare fuori gli altri mercanti d'arte e ottenere un monopolio? Naturalmente no, ciò che otterreste è semplicemente di finire in fretta i vostri preziosi quadri di Picasso e poi di lasciare il mercato completamente aperto ad altri.

Per cui, cosa stanno facendo esattamente i sauditi? Art Berman suggerisce che stiano combattendo contro le banche che hanno reso possibile la bolla del tight oil. Dopo l'eliminazione della bolla, il mercato potrebbe ritornare a prezzi relativamente alti e massimizzare gli introiti della saudita Aramco.

L'interpretazione di Berman è certamente possibile ma, come in tutti questi casi, stiamo guardando i governi come se fossero delle “scatole nere” intenti a capire i meccanismi interni che li fanno muovere. Questo è molto rischioso: proprio come vediamo nelle nuvole delle facce che non esistono, potremmo vedere in un atto di governo un'intelligenza che non c'è. I sauditi stanno realmente pianificando un profitto a lungo termine? O stanno semplicemente valutando male l'estensione delle loro risorse?

Dopotutto, abbiamo diversi esempi di risorse non rinnovabili che sono state gestite come se fossero infinite. Considerate solo a come le risorse petrolifere del Mare del Nord sono state estratte al tasso più alto possibile quando il mercato petrolifero stava sperimentando prezzi bassi storici. Ciò ha lasciato i produttori con campi petroliferi in declino quando i prezzi di mercato hanno cominciato ad aumentare. Non è stata una strategia molto intelligente, a dir poco.

Nel caso del Mare del Nord, non c'è stata pianificazione a lungo termine, è stato solo che il problema dell'esaurimento a lungo termine non è stato capito. I sauditi sono quindi ciechi al concetto stesso di “esaurimento”? (*) E' impossibile dirlo al momento. Il solo fatto certo è che l'era dei combustibili fossili a buon mercato è finita, anche se qualche oscillazione selvaggia potrebbe farci credere che sono tornati i bei tempi – ma solo per un attimo.

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(*) Sul fatto di essere incapaci di percepire che una risorsa minerale è finita, un caso particolarmente tragico è quello dello Yemen. Per alcuni anni, ho seguito lo “Yemen Times” e, in tutto quel tempo, non sono stato in grado di leggere nessuna dichiarazione che indicasse che il problema dell'esaurimento del petrolio fosse stato capito. Ogni qualvolta veniva menzionato il declino della produzione, veniva attribuito al terrorismo, ai disordini sociali e ad altri problemi temporanei. Da ciò che ho potuto leggere, mi pare che la società yemenita fosse (ed è ancora) completamente e totalmente cieca rispetto al fatto che hanno gradualmente finito il petrolio e che l'esaurimento del petrolio è la causa principale di tutti i guai che hanno avuto e che stanno avendo ora (grafico da “our finite world”)


sabato 2 maggio 2015

La grande catastrofe in arrivo: l'esplosione del metano artico

DaArctic News”. Traduzione di MR 

Di Sam Carana

Il grande dispiegamento del modo in cui la catastrofe climatica si sta manifestando sulla terraferma e negli oceani, nell'atmosfera e nella criosfera, sta diventando sempre più chiaro di mese in mese. Le temperature di marzo 2015 sono state le più alte a marzo nel periodo di 136 anni di registrazioni. L'analisi del NOAA mostra che la temperatura media di tutte le temperature di superficie insieme di terraferma e oceano di marzo 2015 è stata 0,85°C più alta della media del XX secolo di 12,7°C. Le anomalie della temperatura dell'oceano dell'Emisfero Nord di marzo 2015 sono state le più alte mai registrate. Per diversi aspetti, la situazione sembra destinata a peggiorare. Nel periodo di 12 mesi da aprile a marzo, i dati dal 1880 contengono una linea di tendenza che punta ad un aumento di 2°C per il 2032, come illustrato dall'immagine sotto.


giovedì 30 aprile 2015

Cambiamento climatico:l'effetto Seneca può salvarci?

Da “Resource Crisis”. Traduzione di MR

Di Ugo Bardi




Il “Dirupo di Seneca” (o “Collasso di Seneca”). L'antico filosofo Romano disse che “La strada dell'ascesa è lenta, ma quella della rovina è rapida”. Un Collasso di Seneca” dell'economia mondiale ridurrebbe sicuramente le possibilità di un disastro climatico, ma sarebbe un grande disastro in sé e potrebbe anche non essere sufficiente. 

Niente di ciò che facciamo (o cerchiamo di fare) sembra essere in grado di fermare l'accumulo di biossido di carbonio in atmosfera. E, di conseguenza, niente sembra essere in grado di fermare il cambiamento climatico. Con la situazione che peggiora in continuazione (guardate qui, per esempio), siamo a sperare che un qualche tipo di accordo internazionale per limitare le emissioni possa essere raggiunto. Ma, dopo molti tentativi e molti fallimenti, possiamo davvero aspettarci che la prossima volta, miracolosamente, possiamo avere successo?

Un'altra linea di pensiero, invece, sostiene che l'esaurimento ci salverà. Dopotutto, se finiamo il petrolio (e i combustibili fossili in generale) dovremo smettere di emettere gas serra. Questo non risolverà il problema? In linea di principio sì, ma succederà?

Il nocciolo del dibattito sull'esaurimento dei combustibili fossili è che, nonostante le risorse teoricamente abbondanti, il tasso di produzione è fortemente condizionato da fattori economici. Questi fattori costringono normalmente la curva di produzione a seguire una forma “a campana”, o “di Hubbert”, che raggiunge il picco e comincia a declinare molto prima che le risorse finiscano in senso fisico. In pratica, gran parte degli studi che tengono conto del fenomeno del “picco” giungono alla conclusione che gli scenari del IPCC spesso sovrastimano la quantità di carbonio fossile che si può bruciare (vedete questa recente rassegna di Hook et al.). Da questo, alcuni sono giunti alla conclusione ottimistica che il picco del petrolio ci salverà dal cambiamento climatico (vedete questo mio post). Ma questo è troppo semplicistico.

Il problema del cambiamento climatico non è che le temperature continueranno a crescere dolcemente da adesso alla fine del secolo. Il problema è che ci troveremo in grossi guai molto prima se lasciamo aumentare le temperature oltre un certo limite. Aumento del livello del mare, acidificazione dell'oceano e desertificazione sono soltanto alcuni dei problemi, ma uno peggiore potrebbe rivelarsi il “punto di non ritorno climatico”. Cioè che, oltre un certo punto, l'aumento delle temperature comincia ad essere alimentato da una serie di effetti di retroazione interni all'ecosistema e il cambiamento climatico diventerebbe inarrestabile.          

Non sappiamo dove possa essere situato il punto di non ritorno climatico, ma c'è un consenso sul fatto che dobbiamo impedire che le temperature aumentino oltre un certo limite. Spesso il livello di 2°C è considerato il limite per evitare la catastrofe. Grazie al saggio del 2009 di Meinshausen et al. possiamo stimare che, da ora in avanti, non dobbiamo rilasciare più di circa 1x10+12 t di CO2 nell'atmosfera. Considerando che finora abbiamo rilasciato circa 1,3x10+12 t di CO2 (fonte: global carbon project), il totale non deve essere più di circa 2,3x10+12 t di CO2.

Cosa possiamo aspettarci quindi in termini di emissioni totali considerando uno scenario di “picco”? Lasciate che vi mostri alcuni dati di Jean Laherrere, che è stato fra i primi a proporre il concetto di “picco del petrolio”.


In questa figura, fatta nel 2012, Laherrere elenca le quantità di combustibili bruciate, con una “U” ("ultimate"), misurate in Tboe (Terabarrels of oil equivalent, vedete più in fondo i fattori di conversione usati). Come prima approssimazione, se tutte le emissioni fossero da petrolio greggio, emetteremmo 4,5x10+12 t di CO2. Le cose cambiano un po' se separiamo i contributi dei tre combustibili fossili. Il petrolio greggio, da solo, produrrebbe 1,3x10+12 t di CO2. Il carbone produrrebbe 2,8x10+12 t e il gas naturale 0,95x10+12 t. Il risultato finale è quasi esattamente  5x10+12 t di CO2.

In breve, anche se seguiremo una traiettoria di “picco” nella produzione di combustibili fossili, emetteremo circa due volte il biossido di carbonio di quello che al momento è considerato essere il limite “di sicurezza”.

Naturalmente, ci sono moltissime incertezze in questi calcoli e il punto di non ritorno potrebbe essere più lontano di quanto stimato. Ma potrebbe anche essere più vicino. A dobbiamo tenere conto del problema dell'aumento delle emissioni di CO2 per unità di energia man mano che progressivamente passiamo a combustibili più sporchi e meno efficienti. Così, stiamo davvero giocando col disastro, con una buona possibilità di correre dritti in una catastrofe climatica.

Ciononostante, potrebbe anche essere che Laherrere fosse ottimista nella sua stima. Infatti, la curva quasi simmetrica “a campana” o “di Hubbert” è il risultato dell'ipotesi che l'estrazione venga eseguita in un'economia pienamente funzionante. Ma, una volta che il sistema economico comincia a disfarsi, una serie di retroazioni distruttive accelerano il declino. Si tratta del “Collasso di Seneca” che genera una curva di produzione asimmetrica “il “Dirupo di Seneca”).

Il dirupo di Seneca ci può salvare? Perlomeno ridurrebbe considerevolmente la quantità di carbonio fossile bruciato. A titolo di prova, se il collasso dovesse cominciare entro i prossimi 10 anni e dovesse tagliare più della metà della produzione potenziale di carbone, allora potremmo rimanere entro il limite di sicurezza. Laddove Hubbert non può salvare l'ecosistema, Seneca potrebbe (forse).

Ma, anche se ciò dovesse avvenire, un collasso di Seneca è un grande disastro in sé per l'umanità, quindi c'è poco di cui rallegrarsi al pensiero che potrebbe salvarci dal cambiamento climatico fuori controllo. In pratica, la sola speranza di evitare il disastro sta nell'assumere un ruolo più attivo nel sostituire i fossili con le rinnovabili. In questo modo, possiamo costringere la produzione di combustibili fossili a diminuire più rapidamente, ma senza perdere la fornitura energetica di cui abbiamo bisogno. E' possibile – è un grande sforzo, ma possiamo farlo se siamo disposti a provarci (vedete questo saggio di Sgouridis, Bardi e Csala per una stima quantitativa dello sforzo necessario).
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Unità di conversione

Un Boe di petrolio greggio = 0,43 t CO2 (http://www.epa.gov/cleanenergy/energy-resources/refs.html)

Un Boe di carbone = 0,53 t CO2 (calcolo da https://www.unitjuggler.com/convert-energy-from-Btu-to-boe.html?val=1000000 e da http://www.epa.gov/cpd/pdf/brochure.pdf)

Un Boe di gas naturale: 0,31 t CO2 (calcolo da https://www.unitjuggler.com/convert-energy-from-Btu-to-boe.html?val=1000000 e da http://www.epa.gov/cpd/pdf/brochure.pdf)

martedì 28 aprile 2015

Perché la democrazia non funziona (e come sistemarla)

Da “Resource Crisis”. Traduzione di MR

Di Ugo Bardi





“Non sono un truffatore” Non è stato uno scambio di armi per ostaggi” “Non ho fatto sesso con quella donna” (fonte dell'immagine)

Questo post non è una proposta di riforma della democrazia. Ogni vera riforma sembra essere impossibile in un mondo in cui la regola principale (e forse la sola) sembra essere “non pensarci nemmeno di cambiare qualcosa di importante”. Detto questo, ho notato un recente articolo di Dean Burnett su "The Guardian" che ha cercato di rispondere alla domanda del perché le persone continuano ad eleggere degli idioti. Questo ha messo in moto la mia mente e mi sono uscite fuori alcune considerazioni sulla base dell'effetto delle “pubbliche relazioni” (PR) sul processo democratico. Non dico di essere un esperto in PR ma, se avete a che fare col cambiamento climatico, come spesso faccio io, è impossibile perdersi il ruolo delle PR in un dibattito che è stato basato su bugie ed esagerazioni volte a demonizzare la scienza e gli scienziati. Così, questo post è più che altro una riflessione mia sull'importanza della PR nel nostro mondo. 


Sembra che non ci sia categoria peggio vilipesa e disprezzata di quella dei politici. Eppure, in teoria gli elettori possono votare per chi vogliono. Perché continuano ad eleggere persone che disprezzano? (Somiglia alla vecchia barzelletta: 'un masochista è uno a cui piacciono le cose che gli fanno schifo'). La maggioranza degli elettori è masochista o cosa?

Penso che ci sia una spiegazione a questo comportamento apparentemente bizzarro degli elettori. Ha a che fare coi metodi di PR usati nelle campagne elettorali e, in particolare, con la pubblicità negativa che ha generato un vilipendio auto-inflitto generale su tutti i politici. Lasciate che vi spieghi.

Nelle pubbliche relazioni ci sono due approcci fondamentali per promuovere le idee o i prodotti di qualcuno: uno negativo ed uno positivo. L'approccio negativo (demonizzare l'avversario) di solito è molto più potente di quello positivo (idolatrare l'amico) Devono esserci ragioni psicologiche profonde per questo, ma è così che vanno le cose (*).

Il problema della pubblicità negativa è lo stesso che si ha con le armi chimiche: fa miracoli, ma può ritorcersi contro chi la usa. Questa è una cosa che gli eserciti della prima guerra mondiale hanno imparato quando il vento riportava indietro su di loro il gas che avevano diretto contro i loro nemici.

Infatti, la pubblicità negativa è così potente – e così pericolosa – che non viene quasi mai usata nella pubblicità commerciale (**). Pensate cosa accadrebbe se, diciamo, la Pepsi dovesse mettere in piedi una campagna basata sull'accusa che la Coca Cola fa venire il cancro. Ed immaginate che la Coca Cola dovesse ribattere dicendo che la Pepsi causa attacchi di cuore. Un'idea non buona, ovviamente: ci sarebbe qualcuno che berrebbe ancora una bibita gassata? E' un principio ben conosciuto: se la butti sul ventilatore, si diffonde dappertutto.

Ma in politica? Non si applicano gli stessi limiti. In politica, la dimensione del mercato è fissa: è una poltrona in parlamento (o nel comune, o dove sia). Non importa quante persone si presentano a votare ai seggi elettorali, qualcuno avrà lo stesso la poltrona. Per cui, per un politico, le PR negative non comportano un rischio di contrazione del mercato. Di conseguenza, le PR sono uno strumento fondamentale per venire eletti. E' risaputo: vilipendere il proprio avversario fa miracoli (***). Ma, naturalmente, se tutti se ne avvalgono il risultato è la demonizzazione generalizzata di tutti i politici. Ancora una volta, si vede l'effetto di buttarla sul ventilatore; si sparpaglia dappertutto.

Così, è probabile che la sfiducia diffusa rispetto ai politici sia il risultato di una lunga serie di campagne di demonizzazione politica che hanno portato il pubblico a concludere che tutti i politici siano ladri, bugiardi, psicopatici, maniaci sessuali, idioti, inetti e cose simili. Forse alcuni di loro meritano di essere definiti così, ma il problema è che le campagne di vilipendio tengono lontane le persone oneste dalla corsa. E questo è il problema della democrazia, in poche parole.

Possiamo fare qualcosa per migliorare? In linea di principio, sì. Dopotutto, gran parte dei governi hanno promulgato leggi pensate per proteggere i consumatori dalla pubblicità ingannevole. Spesso, la pubblicità dispregiativa verso il prodotto di un concorrente è proibita e persino la pubblicità comparativa è strettamente regolamentata. Ma nessuna di queste regole si applica alla politica, dove tutto è lecito ed arrivare a regole simili sembra essere semplicemente impensabile.

Possiamo usare una tattica diversa? Possiamo rendere le campagne negative una cattiva idea per coloro che usano questo metodo? Possiamo, per esempio, rendere il “mercato” politico più simile al mercato commerciale nel senso che il numero totale di poltrone in parlamento potrebbe diventare come la dimensione del mercato di un prodotto. Cioè, che il numero di poltrone in parlamento potrebbe essere proporzionale al numero delle persone che votano realmente. Così, se si presenta solo metà degli elettori, vengono assegnate metà delle poltrone. Quelle che restano rimangono vuote, o forse riassegnate da una lotteria nazionale. In questo modo, i politici diffiderebbero dell'uso di tattiche che rischiano di ridurre la dimensione del mercato (per esempio il numero di poltrone assegnate).

Potremmo quindi pensare modi di sistemare la democrazia. Ma il problema non è che ci sia qualcosa di sbagliato nella democrazia. Il problema è con le PR – e con le PR negative in particolare. Non andiamo da nessuna parte in nessun campo finché non capiamo il potere straordinario delle PR negative nella nostra percezione del mondo. E' davvero un'arma di distruzione della mente, come testimonia quanto siano state efficaci le PR nell'attaccare la scienza del clima e gli scienziati del clima e nel convincere un gran numero di persone che il cambiamento climatico sia una truffa.

C'è solo un'arma buona contro questo tipo di PR: è ricordare che, come ha detto Baudelaire, “Il miglior inganno del diavolo è persuaderti che non esiste”.

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(*) Sul maggior potere del negativo, vedete per esempio “Il cattivo è più forte del buono”.
Baumeister, Roy F.; Bratslavsky, Ellen; Finkenauer, Catrin; Vohs, Kathleen D.
Review of General Psychology, Vol 5(4), Dec 2001, 323-370 http://psycnet.apa.org/index.cfm?fa=search.displayRecord&uid=2001-11965-001 

(**) Un caso famoso di pubblicità commerciale negativa potrebbe essere la campagna “dov'è la ciccia?” ("where's the beef?") usata da Wendy's nel 1984 per denigrare i sandwiches venduti dai loro concorrenti, McDonald's e Burger King. Notate, tuttavia, che non era realmente una pubblicità negativa; era una pubblicità comparativa ('i nostri hamburger sono più grandi dei loro'). Ciononostante era abbastanza aggressiva che è stata copiata da Walter Mondale che ha usato con successo lo stesso slogan contro il suo avversario nelle primarie di quell'anno.  

(***) Circa le campagne negative in politica, c'è un sacco di documentazione sul Web. Potete cominciare, per esempio, da questo articolo su Wikipedia.





domenica 26 aprile 2015

Il 2015 sarà più caldo del 2014?

Non si può ancora dire, ma non comincia bene.....


h/t Greg Laden Nota: il grafico non riporta temperature assolute sull'asse delle Y, ma "anomalie"; ovvero differenze di temperatura rispetto a una media. In questo caso, la media è l'intero database del GISS (Goddard Institute for Space Studies) della NASA. La media è lo "zero" del grafico e le anomalie sono in centesimi di grado centigrado. Ovvero, l'anomalia di "84" per il Marzo 2015 vuol dire la temperatura globale media è stata più alta da di 0,84 oC rispetto alla media di tutte le misure disponibili fino ad oggi. 

sabato 25 aprile 2015

Come costruire un'economia “lagomista”

DaThe Guardian”. Traduzione di MR

di Robert Costanza

Il termine svedese “lagom” è perfetto per descrivere un sistema economico in cui viene prodotto e consumato solo quello che serve. Ma è un obbiettivo raggiungibile? 


Un nuovo modello economico deve raggiungere un'alta qualità della vita per noi stessi e i nostri figli sostenibile ed equa. Foto:  Dio Liveson/Glogster

L'attuale sistema economico capitalista è in continua crisi. Come ha detto Thomas Friedman in un editoriale del New York Times: “E se la crisi del 2008 rappresenta qualcosa di molto più fondamentale di una semplice recessione? E se ci sta dicendo che l'intero modello di crescita che abbiamo creato negli ultimi 50 anni è semplicemente insostenibile economicamente ed ecologicamente e che il 2008 è stato il momento in cui ci siamo scontrato col muro, quando madre natura e il mercato hanno entrambi detto 'basta'”? Nel XXI secolo ci serve un nuovo modello economico per ottenere un'alta qualità della vita per noi stessi e i nostri figli sostenibile ed equa. Questo modello deve superare gli “ismi” convenzionali (comunismo e capitalismo) del XX secolo, tutti concentrati sulla “crescita ad ogni costo”. Ottenere un giusto equilibrio fra privato, bene comune e proprietà di stato è cruciale in questo nuovo modello. Il Comunismo (più che altro povertà comune) e il capitalismo (più che altro proprietà privata) hanno entrambi fallito nell'ottenere il giusto equilibrio. La crisi economica ed ambientale globale in atto presenta l'opportunità di trovare un nuovo equilibrio.

Trovare una strada alla prosperità sostenibile ha bisogno che noi raggiungiamo quell'equilibrio. Abbiamo bisogno anche di un nuovo termine per descrivere questo modello. Ci serve un termine che implichi un miglior equilibrio fra beni costruiti, umani, sociali e naturali. Ci serve un termine che implichi un passaggio dal modello economico della “crescita a tutti i costi” ad uno concentrato sul benessere umano sostenibile – basato sulla misura, l'equità e la sostenibilità. Gli svedesi hanno un termine che connota molte delle qualità di un'economia del genere. Il termine è “lagom”, che significa “solo la quantità giusta”. L'origine del termine è nelle antiche storie vichinghe sul far girare l'idromele in un corno nell'accampamento dove tutti ne prendono solo la quantità giusta, di modo che ne rimanesse ancora un po' per l'ultima persona del cerchio.