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sabato 29 aprile 2023

Nucleare? Che idea Balzana!




Perché il nucleare pulito è una chimera
da "Il Manifesto" del 28 Aprile 2023

ENERGIA. Mentre la Germania spegneva le sue centrali atomiche, l’Italia ha partecipato da
«osservatore» a un meeting dei paesi nuclearisti

Gruppo di ricerca Energia per l'Italia (coordinato dal prof. Vincenzo Balzani)


Il 15 aprile la Germania ha spento i suoi ultimi tre reattori nucleari ancora in funzione (Isar 2, Emsland e Neckarwestheim), con quattro mesi di ritardo rispetto alla scadenza originaria. Lo stop è giunto a conclusione di un percorso che ha portato la Germania ad abbandonare l’opzione nucleare fin dopo il grave incidente di Fukushima e a privilegiare la produzione elettrica da fonti rinnovabili: nel primo trimestre del 2023, queste hanno infatti coperto il 51% del fabbisogno di energia elettrica contro un risicato 4% del nucleare. L’obiettivo al 2030 è ancora più ambizioso: ottenere un mix energetico composto per l’80% da rinnovabili.

A Parigi, pochi giorni prima, l’Italia invece si univa, in qualità di osservatore, assieme a Belgio e Olanda, ai paesi appartenenti all’Alleanza Nucleare, che concordavano «sulla necessità di un quadro industriale e finanziario favorevole per i progetti nucleari», sottolineando l’importanza dei piccoli reattori modulari che, come scritto nel comunicato finale, «possono contribuire, insieme alle grandi centrali nucleari, al raggiungimento degli obiettivi climatici dell’Ue e alla sicurezza energetica, sviluppando competenze e indipendenza tecnologica».

Secondo fonti governative, l’Italia non avrebbe sottoscritto alcun documento, ma l’aver partecipato alla riunione resta pur sempre un fatto politicamente significativo e coerente con quanto dichiarato dalla Presidente Meloni al termine del Consiglio Europeo del 24 marzo.

L’ITALIA SI AGGANCIA AL TRENO del cosiddetto nucleare pulito e sicuro, seguendo il miraggio della produzione di energia elettrica da fusione nucleare. Tanto ottimismo appare fuori luogo: produrre energia dalla fusione nucleare è tutt’altro che facile.Realizzare il processo di fusione nucleare è stato paragonato a mettere il sole in bottiglia, sicuramente una frase d’effetto, capace di colpire la 
fantasia del pubblico, che però nasconde cosa in realtà ciò significhi. Allora, vale la pena confrontare quello che davvero avviene nel nucleo del sole a 150 milioni di km da noi rispetto a quanto possiamo disporre noi sulla piccola Terra che gli ruota attorno. All’interno della nostra stella c’è un plasma di protoni che, a quattro per volta, grazie a temperatura e pressioni elevatissime (16 milioni di gradi centigradi e 500 miliardi di atmosfere) fondono per dare un nucleo di elio, con un difetto di massa di 0,007, che si traduce in un’enorme quantità di energia secondo la famosa formula di Einstein E = mc2.

Poiché queste estreme condizioni non possono essere riprodotte, nei laboratori terrestri più avanzati si cerca di ovviare all’impossibile replicabilità del processo di fusione solare, imitandone solo il principio. Si ricorre, infatti, ai nuclei di due isotopi dell’idrogeno – il deuterio e il trizio – che, però, non hanno alcuna voglia di fondersi perché, essendo entrambi carichi positivamente, si respingono violentemente. Tuttavia, se si riesce in qualche modo a portarli a contatto, entra in gioco una forza nucleare attrattiva che agisce solo a cortissimo raggio, ma che è molto più intensa della repulsione elettromagnetica: i due nuclei fondono con la formazione di un nucleo di elio (He), l’espulsione di un neutrone e l’emissione di una grandissima quantità di energia che si manifesta sotto forma di calore. Il problema è che, al fine di costringere i nuclei di deuterio e trizio a scontrarsi per poi incollarsi, occorre mantenere confinato il tutto per il tempo necessario a produrre la fusione.

PER OTTENERE CIÒ SI UTILIZZANO principalmente due approcci. Uno si basa sul confinamento magnetico del plasma caldissimo formato dai nuclei di deuterio e trizio: un campo magnetico potentissimo generato dall’esterno costringe questi nuclei a muoversi lungo traiettorie circolari in modo che, giro dopo giro, acquistano l’energia necessaria per dare il processo di fusione. La difficoltà è che il campo magnetico deve essere intensissimo e per mantenerlo tale ci vogliono dei magneti superconduttori che devono lavorare a temperature molto basse (-268 °C). L’altro approccio è quello basato sul confinamento inerziale che consiste nel bombardare con dei potentissimi impulsi laser un piccolo contenitore in cui è presente una miscela solidificata (in quanto freddissima) di deuterio e trizio: si verifica così una intensissima compressione che fa salire contestualmente la pressione e la temperatura (fino a una sessantina di milioni di gradi), tanto da innescare la fusione.

IL PRIMO APPROCCIO È QUELLO che si sta affrontando a Cadarache in Francia da parte di un folto gruppo di paesi, compresi Usa, Ue, Cina e India, noto come il progetto Iter. La dice lunga il fatto che sono già stati spesi 20 miliardi di euro senza essere ancora riusciti a produrre quantità di energia maggiori di quelle utilizzate.

PRESSO LA NATIONAL IGNITION FACILITY (NIF) del Laurence Livermore National Laboratory in California (Usa) si sta invece studiando il secondo approccio. Il 13 dicembre dello scorso anno i giornali di tutto il mondo hanno riportato con grande enfasi che il NIF ha ottenuto un importante risultato: l’energia di 192 laser focalizzata su una sferetta (pellet) contenente deuterio e trizio ha indotto in pochi nanosecondi la loro fusione, generando una quantità di energia (3,15 MJ) leggermente maggiore a quella iniettata dai laser nella sferetta (2,05 MJ).

La cosa passata sotto silenzio è che i 192 laser hanno consumato circa 400 MJ, ai quali va aggiunta l’energia richiesta dalle altre apparecchiature costruite e utilizzate per preparare e seguire l’esperimento. Oltre a vincere la sfida energetica (produrre più energia di quella consumata), per generare energia su scala commerciale si deve vincere un’altra sfida praticamente impossibile: modificare l’apparecchiatura per far sì che produca energia non per una piccolissima frazione di secondo, ma in modo continuo. La maggioranza degli esperti concorda sul fatto che con questo metodo così complicato è impossibile  generare elettricità a costi commerciali competitivi. C’è allora il dubbio che i laboratori di ricerca, per assicurarsi gli ingenti finanziamenti pubblici necessari, cercano di vendere ai decisori e ai cittadini i risultati conseguiti come successi strepitosi e, anche, che la competizione presente da decenni tra confinamento magnetico e confinamento inerziale spinge a dimostrare di essere i più bravi.

Resta sullo sfondo l’inquietante spettro militare, perché il compito primario del NIF non è quello di studiare la fusione per ottenere energia, ma di sfruttarla a fini bellici.

LA FUSIONE NUCLEARE HA MOLTI ALTRI MA. Il primo riguarda il fatto che, indipendentemente dal modo con cui verrà ottenuto questo processo (ammesso che ci si riesca), occorre disporre dei due isotopi dell’idrogeno. Mentre il deuterio è abbastanza abbondante, il trizio è molto raro (è radioattivo e decade con un tempo di dimezzamento di soli 12 anni). Quindi, problema non da poco, ci si imbarca in un’impresa titanica sapendo già in partenza che manca la materia prima. Chi lavora nel settore dice che il trizio potrà essere ottenuto in situ bombardando con neutroni il litio 6, cosa che però aggiunge complessità a complessità.

UN ULTERIORE MA È CONNESSO alla radioattività che i neutroni prodotti nella fusione inducono nei materiali che li assorbono, il che vuol dire che la struttura stessa del reattore diventa radioattiva e che, in fase di dismissione, crea scorie. Anche se in questo caso i tempi di decadimento degli isotopi radioattivi non sono così lunghi come quelli creati dalla fissione, è un falso in atto pubblico definire il nucleare da fusione una tecnologia pulita, perché lascia comunque il problema della difficile gestione delle scorie.

C’È POI UN GROSSO MA LEGATO al confinamento magnetico e, in particolare, al fatto che i superconduttori devono essere raffreddati a elio liquido, un gas molto raro e sicuramente non sufficiente per la gestione dei futuri reattori a fusione dal momento che già ora sta scarseggiando. Qualcuno teme addirittura che a breve non sarà più possibile utilizzare la tecnica Nmr, così importante nella ricerca scientifica e, soprattutto, in ambito diagnostico, proprio perché usa come liquido di raffreddamento l’elio.

LA STORIA DELLA FUSIONE NUCLEARE, dagli anni Cinquanta a oggi, dimostra che questa tecnologia non riuscirà a produrre elettricità a bassi costi e in modo attendibile in un futuro ragionevolmente vicino. Nonostante ciò, l’11 marzo di quest’anno, i giornali hanno riportato che Eni vuole puntare tutto sulla fusione nucleare «perché – ha detto l’ad Claudo Descalzi – permette di ottenere  energia pulita, inesauribile e sicura per tutti: una vera rivoluzione capace di superare le diseguaglianze fra le nazioni e di favorire la pace». Questa affermazione lascia alquanto perplessi dal momento non si capisce come i paesi poveri potranno accedere a una tecnologia così sofisticata e costosa.

Descalzi ha poi aggiunto che nel 2025 sarà pronto un impianto pilota a confinamento magnetico in grado di ottenere elettricità dalla fusione e che nel 2030 sarà operativa la prima centrale industriale basata su questa tecnologia. Sembra che all’improvviso e velocemente verranno risolti i tanti problemi incontrati dagli scienziati che lavorano nel settore da decenni: un vero miracolo! C’è il dubbio, non tanto remoto, che questa sia un’ulteriore mossa di Eni per sottrarre risorse alle già mature ed efficienti tecnologie del fotovoltaico e dell’eolico.

* coordinato dal professor Vincenzo Balzani


sabato 22 aprile 2023

"Schiacciare la curva". Le origini di una pessima idea


Nel 2003, il terrore dell'antrace ha portato molte persone negli Stati Uniti a usare il nastro adesivo per sigillare le finestre delle loro case per proteggersi dai germi mortali. Sarebbe stata una buona idea se lo scopo era quello di soffrire ancora più del solito dell'inquinamento indoor e allo stesso tempo fare poco o nulla contro un ipotetico attacco biologico. Eppure, questa follia è stata raccomandata e incoraggiata dal governo centrale e da quelli locali. Era un primo assaggio di cose che sarebbero arrivate poi con il Covid. Ho già accennato a questa storia in un post precedente , ma qui approfondisco meglio la questione.



Ci stiamo ancora riprendendo da tre anni di follia, ma sembra che molti di noi stiano iniziando a fare uno sforzo serio per cercare di capire cosa ci è successo e perché. Come è possibile che la reazione all'epidemia di Covid abbia comportato un insieme di "misure" di dubbia efficacia, dai lockdown nazionali al mascheramento universale, che non erano mai state tentate prima nella storia dell'umanità?

Per tutto ciò che accade, c'è una ragione perché accada, e anche gli "interventi non farmaceutici" (NPI) adottati nel 2020 hanno le loro ragioni. Alcune persone parlano di cospirazioni globali e alcune persino di divinità malvagie, ma l'origine dell'intera storia potrebbe essere più prosaica. Può essere trovata nello sviluppo delle moderne tecnologie di manipolazione genetica; un nuovo ramo della scienza che ha iniziato a farsi notare negli anni '90. Come accade sempre, i progressi scientifici hanno conseguenze militari; la manipolazione genetica non è un'eccezione.

Non che le "armi biologiche" siano qualcosa di nuovo. Le cronache di antiche guerre riportano come carcasse infette di animali venivano gettate all'interno delle mura di città assediate e cosette del genere. Più recentemente, durante il XIX secolo, si dice che siano state distribuite coperte infette dal vaiolo agli indigeni americani dai funzionari del governo britannico. Nel complesso, tuttavia, la guerra biologica non è mai stata molto efficace e nemmeno le coperte al vaiolo hanno fatto grossi danni agli indigeni. Inoltre, le armi biologiche soffrono di un difetto fondamentale: come si può danneggiare un nemicoe allo stesso tempo risparmiare la propria popolazione? A causa di questo problema, la storia della guerra biologica non include casi in cui le armi biologiche sono state utilizzate su larga scala, almeno finora. La scarsa efficacia delle armi biologiche è la probabile ragione per cui non è stato difficile elaborare un accordo internazionale per vietarne l'uso ( "BWC", convenzione sulle armi biologiche), ratificato nel 1975.

Fino a tempi recenti, le armi biologiche non erano considerate molto più pericolose dei normali germi, e la visione generalmente accettata su come affrontarle era la stessa di quella per le epidemie natural. Un approccio "soft": lasciar correre il virus nella popolazione con l'obiettivo di raggiungere la naturale "immunità di gregge".  Ad esempio, in un documento del 2007, quattro rispettati esperti di epidemiologia rifiutavano ancora idee come il confinamento, i divieti di viaggio, il distanziamento e altri. Sulle quarantene, hanno affermato che "non ci sono osservazioni storiche o studi scientifici che supportano il confinamento in quarantena di gruppi di persone potenzialmente infette per periodi prolungati al fine di rallentare la diffusione dell'influenza". Ma i pianificatori militari stavano lavorando all'idea che le armi biologiche sarebbero state ordini di grandezza più mortali dell'influenza stagionale, e questo ha cambiato tutto.

Si diceva che le tecnologie di ingegneria genetica fossero in grado di creare germi nuovi e migliorati, un approccio noto come "guadagno di funzione". Potrebbero anche diventare possibili idee decisamente antipatiche, come per esempio ingegnerizzare un virus per attaccare solo un gruppo etnico specifico. Anche senza questa caratteristica, un paese o un gruppo terroristico potrebbe sviluppare un vaccino contro i germi che ha creato e, in questo modo, infliggere enormi danni a un nemico proteggendo la popolazione del proprio paese (o i pochi eletti di un'élite che mira allo spopolamento globale) .

Fortunatamente, nessuna di queste idee si è rivelata fattibile. O, almeno, non ci sono prove che possano essere messe in pratica. Ciò non significa che non siano stati esplorate, anche se la ricerca sulle armi biologiche è vietata dalla convenzione BWC. La ricerca di nuovi germi è ordini di grandezza meno costosa rispetto alla fabbricazione di armi nucleari, e quindi è fattibile anche per governi relativamente poveri. (si dice che la guerra biologica sia l'arma dei poveri). Se possano effettivamente esistere armi biologiche veramente efficaci è dubbio, ma, supponendo che possano esistere, allora ha senso prepararsi per un possibile attacco.

Il "terrore dell'antrace" del 2001 è stato il primo esempio di come potrebbe essere un moderno attacco terroristico con l'uso di armi biologiche, anche se non era neanche lontanamente un'arma di distruzione di massa, e nessuno fino ad oggi può dire chi abbia diffuso i germi per posta. Tuttavia, è stato preso sul serio dalle autorità, e ha portato alla "legge sul bioterrorismo" nel 2002. Poco dopo, l'Iraq è stato accusato di aver sviluppato armi biologiche di distruzione di massa, e forse ricorderete come, nel 2003, Colin Powell, allora segretario di stato Usa, mostrò in tv una fiala di talco per bambini, dicendo che poteva essere un'arma biologica. Nel corso degli anni, diverse agenzie governative sono state coinvolte nella pianificazione contro gli attacchi con armi biologiche,

L'idea era che un attacco di virus veramente mortale avrebbe paralizzato l'infrastruttura di un paese e causato danni immensi prima che i germi potessero essere fermati da un vaccino appositamente sviluppato. Quindi, era imperativo reagire rapidamente e con decisione con interventi non farmaceutici ("NPI") o "misure" per fermare l'epidemia o almeno rallentarla. Questa idea è stata raramente espressa esplicitamente nei documenti pubblici, ma è stata chiaramente l'ispirazione per diversi studi che hanno esaminato gli effetti di un virus mortale. Uno è stato preparato dal Department of Homeland Security nel 2006. Un altro proviene dalla Rockefeller Foundation nel 2010, dove si può leggere di uno scenario chiamato " Operazione Lockstep" che descrive qualcosa di molto simile a quanto avvenuto nel 2020 in termini di restrizioni.

Questi studi di orientamento militare erano per lo più qualitativi. Erano basati su tipiche idee militari come emergenze con codici colorati, tipo "allarme rosso", "allarme arancione" e simili. Per ogni colore c'erano una serie di accorgimenti consigliati, ma poco si diceva sul perché si scegliessero proprio certi colori da accoppiare a certe azioni. Ma ci sono stati anche tentativi di quantificare l'effetto degli NPI. Un documento su questo argomento è stato pubblicato nel 2006 dal gruppo di Neil Ferguson dell'Imperial College di Londra, dove gli autori si sono cimentati nel compito di districare gli effetti di diverse misure sulla diffusione di un patogeno. Sono stati esaminati fattori come le quarantene domestiche, la chiusura delle scuole, la chiusura dei confini, la mobilità ridotta e altri (è interessante notare che non è stato considerato l'uso diffuso delle mascherine). Lo studio non ha speso molto sforzo per confrontare le congetture con i dati del mondo reale, ma non era poi così male rispetto agli innocui balbettamenti che gli scienziati normalmente pubblicano. Diciamo che poteva essere un interessante esercizio di modellazione epidemiologica teorica, ma niente di più. Il problema era che arrivò in un momento in cui la "guerra biologica" era di gran moda e che potrebbe aver influenzato la successiva pianificazione militare.

Uno studio che ha avuto un'enorme influenza sulla (cattiva) gestione della pandemia del 2020 è stato direttamente ispirato dall'articolo di Ferguson. Fu proposto come rapporto del CDC da Rajeev Venkayya nel 2007, che presentò il suo modello nella forma della “doppia curva” divenuta poi famosa. Ecco qui; è l'origine del meme "schiacciare la curva" che divenne popolare 13 anni dopo.






Sorprendentemente, il modello di Venkaya era completamente qualitativo. Le curve erano solo una versione di quelle proposte da Ferguson et al. senza alcun tentativo di quantificazione. Il rapporto di Venkayya non ha raggiunto una grande popolarità ed è rimasto inattivo per più di un decennio fino all'arrivo della pandemia di Covid-19. Poi, improvvisamente, la doppia curva è diventata di gran moda. È diventato virale ed è letteralmente "esploso" sul Web e sui media.

Durante i primi giorni dell'epidemia di Covid-19, uno dei principali sostenitori del modello a doppia curva fu Tomas Pueyo, che è stato forse il primo a usare il termine "schiacciare la curva" ("flatten the curve"). Il suo post del 10 marzo 2020 in merito ha avuto più di 40 milioni di visualizzazioni. Pueyo era noto come esperto in ingegneria e comunicazione, in particolare per una discussione sui personaggi della serie "Star Wars" come modelli di comportamento nel business. Quindi, si potrebbe essere ragionevolmente perplessi sull'autorità che ha affermato di avere in campo epidemiologico. Inoltre, non è chiaro chi abbia spinto il suo blog ai primi posti dei motori di ricerca. In ogni caso, Pueyo non mostrava segni di eccessiva modestia nel considerarsi un esperto. Ad esempio, ha scritto:

  • Come politico, leader di comunità o leader aziendale, hai il potere e la responsabilità di impedirlo.
  • Oggi potresti avere delle paure: cosa succede se reagisco in modo eccessivo? La gente riderà di me? Saranno arrabbiati con me? Sembrerò stupido? Non sarebbe meglio aspettare che siano gli altri a fare i primi passi? Danneggerò troppo l'economia?
  • Ma tra 2-4 settimane, quando il mondo intero sarà bloccato, quando i pochi preziosi giorni di distanziamento sociale che avrai consentito avranno salvato vite umane, le persone non ti criticheranno più: ti ringrazieranno per aver preso la decisione giusta.

Pueyo è stato persino invitato in TV , dove ha avuto la possibilità di denigrare apertamente il concetto di "immunità di gregge", che è stato un concetto fondamentale in epidemiologia per almeno un secolo. Se lo ascoltiamo in quel programma televisivo, è facile notare che non sembra che abbia veramente capito come si diffondono le epidemie in una popolazione, ma non è sorprendente per qualcuno la cui esperienza è principalmente nel marketing e nella comunicazione. Guardate il minuto 12:30 dell'intervista televisiva per vedere il viso e il gesto di Pueyo quando lo scienziato intervistato menziona l'immunità di gregge. Chiaramente, Pueyo non aveva idea di cosa fosse l'immunità di gregge. È sorprendente che a questo bizzarro personaggio sia stato permesso di avere così tanta influenza sulle politiche globali. Ma così è andata, e la doppia curva è stata accettata come saggezza scientifica e obiettivo indiscusso per gli interventi governativi ovunque.

Ho discusso le carenze del modello a doppia curva in un post precedente. Fondamentalmente, il modello era disastroso perché non includeva metodi per verificare se le misure stavano facendo qualcosa o meno. Quindi, i risultati del tentativo di "appiattire la curva" sono stati modesti, ammesso che siano esistiti. Ma la storia non è finita qui. Non esiste qualcosa di così fatto male che qualcuno non possa peggiorarla.

Poco più di una settimana dopo aver lanciato il suo post "schiacciare la curva", il 19 marzo 2020, Tomas Pueyo era di nuovo in marcia, ed è andato avanti rapidamente nella direzione del peggio. Si è sbarazzato dell'unica cosa che aveva qualche contatto con la realtà nel modello di Venkayya: il fatto che le curve epidemiche sono a forma di campana. Ora Pueyo affermava che la forma naturale delle curve epidemiche è la crescita esponenziale e che solo misure specifiche potevano costringerle a piegarsi in una curva a campana. Questa era probabilmente una conseguenza necessaria del fatto che Pueyo non aveva mai veramente compreso le basi dell'epidemiologia. 

Quindi, partendo dal presupposto sbagliato (crescita esponenziale), è arrivato a conclusioni altrettanto sbagliate. Partendo da un valore irrealisticamente elevato per il tasso di mortalità (3,4%), ha proposto il grafico sottostante, "il martello e la danza". L'idea era che la curva epidemica sarebbe cresciuta all'infinito se non fosse stata abbattuta con dure e immediate misure di contenimento (il martello) e poi tenendola bassa con misure più leggere (la danza). I dati che dimostrano che questo avrebbe funzionato... dati? Quali dati?






Questo diagramma, evidentemente, non deriva da un modello epidemiologico, nemmeno molto semplificato. E neppure deriva da dati di nessun tipo. È semplicemente quello che Pueyo pensava nella sua testolina che doveva essere il comportamento del sistema. Incredibile che tanta gente gli abbia dato retta. 

La storia del martello e della danza è stata l'inizio di un dibattito  (chiamiamolo così) disastroso in cui un sacco di gente è venuta fuori affermando che l'immunità di gregge era un concetto sbagliato e che l'unico modo per evitare di essere tutti infettati e molti uccisi era quello di utilizzare pesanti misure di contenimento. Ha anche portato al concetto che la curva non può essere solo appiattita ma "azzerata" ("squash the curve"). Ancora una volta, possiamo vedere l'influenza dell'approccio militare: termini come "schiacciato" o "azzerato" sono tipici della guerra, ma i virus non possono essere uccisi usando armi militari. In ogni caso, il concetto di "schiacciare la curva" ha fatto nascere l'idea del "Covid Zero". È stato un altro disastro. Ci sono voluti tre anni per scoprire che il "Covid Zero" era un'utopia e che le "misure" erano inefficaci per contenere la diffusione dell'epidemia, creando solo danni e umiliazioni per i cittadini vessati e maltrattati. 

Principalmente, l'intero disastro era dovuto alla nostra incapacità di capire come funzionano i modelli. I modelli matematici formali sono una caratteristica recente del modo umano di trattare la realtà. Dovrebbero aiutarci a capire come funziona il mondo e persino a prevedere come si evolverà. Ma bisogna stare attenti: il modello non è la realtà, così come una mappa non è il territorio. Un modello sbagliato non è necessariamente pericoloso, ma può esserlo. Un modello militare che ti dice che attaccare la Russia in inverno è una buona idea è un buon esempio. L'idea di "schiacciare la curva" è un altro esempio.

Impareremo mai a usare i modelli? Forse. Ma, per il momento, sono come pistole date in mano ai bambini.


lunedì 27 marzo 2023

Piccolo lessico di politica ambientale

 

Di  | Mar 6, 2023 | Da "Apocalottimismo"


Cosa in realtà significano le parole usate nei discorsi e nei documenti politici.

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Un succinto lessico per decrittare le parole usate dalla politica parlando di ambiente e dintorni; basato su circa 40 anni di pratica.

Albero: Oggetto pericolosissimo da eliminare prima possibile.
Ambientalista: individuo nemico del progresso, socialmente pericoloso.
Area protetta (tutte le tipologie): Territorio arretrato, in attesa di sviluppo e valorizzazione (v.).
Attivista climatico: Pericoloso terrorista ossessionato dal cambiamento climatico (v.), noto anche come “gretino”.
Biodiversità: suono inarticolato emesso dai nemici del progresso.
Biosfera: Idem
Bosco abbandonato: Superficie boschiva suscettibile di taglio.
Cambiamento climatico: Leggenda urbana molto utile per ottenere fondi per lo sviluppo di nuove attività industriali.
Comitato scientifico: consesso di cattedratici la cui opinione non è comunque rilevante.
Conversione energetica: fonte di finanziamento per incrementare i consumi complessivi di energia.
Decisione politica: So che è sbagliato, ma lo voglio fare lo stesso.
Democratico: Concorde con le mie opinioni.
Ecologia: Attività industriale di raccolta e smaltimento rifiuti.
Ecologico: Prodotto recentemente lanciato sul mercato.
Ente Parco: Organismo politico-amministrativo dedicato allo sviluppo/valorizzazione di un determinato territorio (v.).
Natura incontaminata: Gradevole paesaggio bisognoso di valorizzazione (v.)
Non democratico: In disaccordo con le mie opinioni.
Pista ciclabile: Infrastruttura utile alla valorizzazione (v.) di aree altrimenti vincolate.
Processo partecipativo: Farraginosa procedura che consiste nel convocare persone per informarle tardivamente e parzialmente circa le decisioni già assunte dall’amministrazione e stilare un elenco delle loro lagnanze da seppellire poi in un cassetto.
Progresso: Divinità suprema che si manifesta tramite la crescita dal PIL.
Servizio di vigilanza (riferito alla vigilanza ambientale): Organizzazione paramilitare dedita a disturbare i cittadini nell’esercizio dei loro diritti.
Servizio di vigilanza (riferito ad ogni altro contesto): Prezioso organismo di controllo della cittadinanza.
Sicurezza: Eccellente pretesto per bypassare qualunque ostacolo alla porcata che vuoi fare.
Sostenibile: Parola magica utile per ottenere i finanziamenti pubblici necessari alla valorizzazione privata.
Stato di emergenza climatica: Formula priva di significato, ma necessaria per sbarazzarsi di imberbi gretini (v.)
Sviluppare: Costruire qualunque cosa, ma costruire.
Valorizzare: Realizzare un profitto dalla distruzione di una risorsa.
Valutazione di Incidenza o impatto ambientale (Vinca/Vas/Via): Complessa procedura finalizzata a pagare un professionista affinché trovi un modo fantasioso per asserire che il progetto di sviluppo e valorizzazione in questione non ha impatti negativi di sorta.
Viabilità: Divinità ancillare del Dio Progresso.
Vincolo: fastidiosa ed assurda norma che costringe a complicate manovre per valorizzare (v.) un’area.

sabato 25 febbraio 2023

Tarcisio Zebedei: Le Macchine Elettriche sono un Grandissimo Imbroglio!




Ogni speranza di poter discutere seriamente a proposito di qualsiasi cosa sui social è stata distrutta completamente dall'arrivo dei chatbot. Ecco una piccola storia inventata di sana pianta per denigrare i veicoli elettrici. L'ho chiesta a chatGPT che ha generato un testo molto simile a quelli che girano in questo periodo per Facebook, Twitter, eccetera. La gente li prende per veri, e li condivide. 

E qua stiamo. Più sopra, un esempio particolarmente brutto e antipatico della propaganda anti-elettrica. Perlomeno, non sembra sia stato fatto da un Chatbot


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Puoi scrivere una storia firmata da Tarcisio Zebedei in cui l'autore racconta in prima persona come si è fatto convincere di comprare un'auto elettrica e poi si è accorto che ha tantissimi difetti e se ne è molto pentito?

Certamente, ecco la storia che hai richiesto:

Mi chiamo Tarcisio Zebedei e, da sempre, ho avuto una passione per le auto sportive. Ho sempre sognato di possederne una con un motore potente e un suono inconfondibile. Tuttavia, un giorno ho deciso di cambiare completamente strada e passare all'auto elettrica. Sì, lo so, sembra assurdo, ma mi hanno convinto che fosse la scelta giusta.

Mi hanno detto che avrei risparmiato moltissimo sulla benzina, che l'auto sarebbe stata ecologica e che avrei potuto godermi la guida senza il rumore del motore a combustione interna. Sono stato convinto da tutte queste ragioni e ho deciso di acquistare un'auto elettrica di fascia alta.

Tuttavia, non appena ho preso in mano la mia nuova auto, mi sono accorto che non era come me l'aspettavo. Innanzitutto, la carica della batteria durava molto meno di quanto mi era stato detto, costringendomi a dover ricaricare spesso la macchina. Inoltre, la velocità massima era molto più bassa rispetto alla mia vecchia auto sportiva e la manovrabilità lasciava molto a desiderare.

Non solo, ma l'auto elettrica era molto costosa, con parti di ricambio e riparazioni che richiedevano un meccanico specializzato e che costavano una fortuna. Non avevo mai avuto così tanti problemi con una macchina, e mi sono presto reso conto che avevo fatto un grande errore.

Ora mi pento amaramente della mia scelta e vorrei tornare indietro nel tempo per acquistare un'auto a benzina. Sì, so che non sarebbe stata una scelta ecologica, ma avrei potuto godermi la guida senza dovermi preoccupare di tutti i problemi che ho avuto con l'auto elettrica.

Questa è la mia storia, e se potessi darti un consiglio, ti direi di pensarci due volte prima di comprare un'auto elettrica, e di fare attenzione a tutte le informazioni che ti vengono fornite prima di prendere una decisione così importante.


Regenerate response

ChatGPT Feb 13 Version. Free Research Preview. Our goal is to make AI systems more natural and safe to interact with. Your feedback will help us improve.


giovedì 2 febbraio 2023

La "Svolta Storica" sulla Fusione Nucleare. L'opinione di un Esperto


Per qualche ragione, il concetto di "Fusione Nucleare" riesce a mandare il cervello dei politici in una condizione di deliquescenza ancora più disperata di quella che è normale per loro. Lo si è visto bene in questi ultimi tempi, con l'annuncio del "miracolo" che la fusione inerziale avrebbe ottenuto. Qui, ne parla Giuseppe Cima, esperto di energia nucleare


Di Giuseppe Cima.

 A proposito dell’annuncio recente sulla fusione inerziale del Lawrence Livermore National Laboratory, (LLNL) ne ho parlato molto dettagliatamente e in contesto con la ricerca sulle armi a fusione in un articolo sul Domani del 20 ott 2022 piu di un mese prima dell’annuncio aspettandomi il breakthrough. Per chi non potesse accedere all’archivio del Domani: https://drive.google.com/file/d/13ZlFbjWlqp_G8zJxzlgj1VgoTPkTfSDk/view?usp=share_link

E piu’ brevemente su Qualenergia il 28 ott 2021, un anno prima.

Quel che mi preme ricordare qui e’ che l’LLNL e’ gestito sostanzialmente dal sistema delle Università’ della California per conto del dipartimento dell’energia, cioè il governo, al suon di una cospicua fee di gestione dell’ordine di 100 M$ su circa 2 B$ di spesa, rivista tutti gli anni dal congresso USA. Dopo l’annuncio nessun parlamentare si potrà permettere di rivedere al ribasso i contributi pubblici nonostante la sostanziale irrilevanza di questa ricerca per gli scopi civili. L’LLNL si trova vicino a Berkley  e gli studenti dell’università’ della California hanno storicamente avversato la ricerca per nuove armi nucleari a Livermore (la missione ufficiale del NIF e’ infatti quella di occuparsi della sicurezza delle armi termonucleari esistenti mentre in pratica ne sta progettando di nuove). Accentuando il contributo (inesistente) di produzione di energia decarbonizzata si attenuano anche le potenziali proteste pubbliche per gli investimenti in nuove armi nucleari.

Condivido completamente le tesi tecniche dell’articolo di Elena Comelli sul Sole 24 , che ricalca quelle del mio articolo sul Domani, in particolare il riferimento al Comprehensive Nuclear Test Ban Treaty, non condivido il riferimento a Putin che non si fa certo impressionare da questi risultati molto poco rilevanti anche dal punto di vista militare, I russi queste cose le hanno “inventate” e le conoscono benissimo. La valenza mediatica e’ quella che ho menzionato prima, serve per lubrificare i finanziamenti. In USA bisogna sempre pensare prima di tutto all’utilità domestica di qualsiasi annuncio.

Non posso rinunciare a riportare l'abominevole commento al riguardo di Cingolani:

“è evidente come la strada non possa che essere questa”. “È qualcosa che ho già detto, scatenando in alcuni casi reazioni anche molto ideologiche. Dopodiché, rimane comunque l'unica fonte di energia veramente pulita per il futuro. L'ha fatta la natura, non siamo più furbi di lei: se ci fosse stato qualcosa di meglio per mandare avanti l'Universo, credo che la natura – o Dio, a seconda di come la si pensi – lo avrebbe indubbiamente inventato. È il meccanismo che, facendo funzionare il Sole e le altre stelle, permette a tutto di esistere. Nasce tutto da lì... quando ci arriveremo, poi, è un altro discorso."

Anche Renzi perde un' occasione per tacere:

Roma, 14 dic 14:15 - (Agenzia Nova) - "L’annuncio americano sui risultati legati alla fusione nucleare è emozionante. E dimostra che questo pianeta sarà salvato dalla tecnologia, non dall’ideologia; dalla ricerca, non dal populismo. La scoperta è destinata a cambiare il futuro". Lo scrive su Twitter il leader di Italia viva, Matteo Renzi. (Rin)


mercoledì 8 giugno 2022

Il centro non resiste più e l'albero sacro è morto. Il collasso del dibattito scientifico

 


A Cartabianca di ieri, un evento emblematico della situazione attuale. Luca Mercalli si scontra con Francesco Borgonovo sul cambiamento climatico e alla fine si stufa, si alza e se ne va.

https://www.raiplay.it/video/2022/06/cartabianca---Puntata-del-07062022-d35a8cf6-fd26-45db-b4de-04fef7036c56.html (Mercalli appare a 2h17m)

Comprensibile la reazione di Mercalli, dopo che Borgonovo aveva buttato tutto in caciara: il riscaldamento globale è un complotto per imporci nuove tasse. (incluso la classica fesseria, "qui a Trento, dove sono, io si sta belli freschi"). Per non parlare della Berlinguer che era partita tutta convinta a raccontare che "nel medioevo faceva più caldo." 

Ma il fatto stesso che si sia arrivati a uno scontro del genere indica che siamo immersi in una sostanza viscosa e marrone che non è Nutella. Abbiamo perso il controllo della gestione dei cosiddetti "dibattiti" dove ormai chiunque può venir fuori a pretendere di aver ragione perché urla più forte di un altro. Per non parlare della giornalista che parte subito contro tutte le regole dei dibattiti che vorrebbero che il moderatore rimanga neutrale, per poi mostrarsi allibita della reazione di Mercalli. (*)

Nel medioevo, i cosiddetti anni bui, quando si facevano dibattiti c'erano regole ben precise su come condurre una "disputatio." E allora si vedeva chi sapeva di cosa parlava e chi non ne aveva la minima idea. E non era che uno poteva presentarsi a una disputatio seria urlando, "ho ragione io" oppure interrompendo l'oppositore, o sparando le prime fesserie che gli venivano in mente. Col piffero.  Il problema non è Francesco Borgonovo o Bianca Berlinguer. Sono soltanto elementi particolarmente visibili del problema. Gli anni bui sono oggi.

E non è solo un problema di conduzione del dibattito. Magari fosse tutto lì. Il problema vero è che la sfiducia nella scienza sta crescendo in modo esponenziale -- come si diceva del virus non molto tempo fa. Per chi non è un esperto, non è sbagliato pensare che molta della cosiddetta "scienza" sia diventata più che altro un imbroglio per far soldi a nostre spese. 

I climatologi, di solito, sono scienziati "duri e puri" -- non fanno soldi sul loro lavoro, a parte il loro stipendio di ricercatori. Ma pensate a tutta la storia dell' "economia basata sull'idrogeno." Che sia un imbroglio lo sanno gli stessi proponenti, eppure i politici continuano a proporci treni a idrogeno e autobus a idrogeno. Per non parlare della banda dei televirologi che ci hanno impestato per due anni raccontandoci tutto e il contrario di tutto, sempre sostenendo di essere loro i soli portavoce autorizzati della "scienza."

Ti fa venire in mente Alce Nero che vedeva il suo mondo distrutto, il suo popolo sterminato, la disfatta di tutto quello in cui aveva creduto e commentava "There is no center any longer, and the sacred tree is dead." Il centro non esiste più, e l'albero sacro è morto.






(*) Nota Pietro Cambi che questa faccenda è stata un vero e proprio agguato mediatico fatto contro Mercalli. Infatti, dice Cambi che Bianca Berlinguer

1) interrompe Mercalli a piffero, con l’osservazione sulla telecamera. Queste cose non si fanno a caso, se si è professionisti.

2) interrompe di nuovo con l’affermazione sul caldo del Medioevo, chiaramente in cattiva fede, visto che appena Mercalli fa presente che è bufala marcia, da quanto stantia, si cheta.

3) quando Borgonovo sragiona sul nucleare, assentisce, conferma, con pochi ma ben centrati monosillabi.

4) quando Borgonovo da di catastrofista ad un climatologo che lavora a raccogliere dati che disgraziatamente sono, loro si catastrofici, non apre bocca.

5) il finto stupore e dispiacere, dopo l’agguato mediatico, sono la parte peggiore.