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giovedì 9 febbraio 2012

Non ci sono più le mezze stagioni

Vignetta di "Quiff"

Siamo tutti soggetti al cosiddetto "confirmation bias", ovvero "deformazione da conferma". In pratica, tendiamo a classificare le cose secondo le idee preconcette che abbiamo. Per esempio, il freddo polare degli ultimi giorni viene preso come un motivo per rinforzare varie convinzioni precedenti; tipo che il riscaldamento globale non esiste, che dovremmo costruire delle centrali nucleari, e facciamo i rigassificatori, eccetera.

E' umano, ma è anche una strada che ci porta poco lontano se non siamo esperti di quello di cui parliamo. Su cose come l'influsso di aria siberiana, dovremmo fidarci di chi studia queste cose è ne sa qualcosa di più dei dilettanti. Così, il meteorologo Stu Ostro rilascia delle dichiarazioni molto interessanti e - curiosamente - forse è vero che non esistono più le mezze stagioni!


Da "Climate Change: the next generation"

Il meteorologo Stu Ostro, un tempo scettico sulla scienza del cambiamento climatico globale, scrive che gli eventi meteorologici di questo inverno, che hanno battuto tutti i record, distruttivi ed estremi, sono un'ulteriore evidenza che gli scienziati del clima avevano ragione a lanciare l'avvertimento che l'inquinamento da gas serra avrebbe alterato radicalmente il nostro sistema climatico. Scrive Ostru:
Eventi meteorologici estremi sono esistiti fin da quando c'è stato un sistema atmosferico terrestre. Questa è la ragione fondamentale per la quale, come meteorologo che tutti i giorni osserva i fenomeni, sono rimasto scettico per lungo tempo sul fatto che ci fosse qualcosa fuori dell'ordinario. 
Tuttavia, sempre più nel passato decennio, circa, i fenomeni estremi sono diventati così straordinari e frequenti, e a volte anche in contemporanea e in locazioni molto vicine fra loro, che mi sono convinto che c'è qualcosa che non va. Che, se è vero che i fenomeni estremi sono sempre esistiti, la loro natura sta cambiando.
Questo inverno mi convince ancora di più.


A proposito di opinioni di esperti, sulla situazione degli ultimi giorni potete anche dare un'occhiata a questi due post di steph


http://climafluttuante.blogspot.com/2012/02/euro-switch.html

http://climafluttuante.blogspot.com/2012/02/nastri.html

mercoledì 8 febbraio 2012

Il grande freddo

Una minor copertura estiva di ghiaccio del mar artico significa inverni più freddi e nevosi nell'Europa centrale

ScienceDaily (1 febbraio 2012)Anche se la situazione meteo attuale sembra suggerire il contrario, la probabilità di inverni freddi con più neve nell'Europa centrale aumenta quando l'Artico è coperto da meno ghiaccio marino in estate. Gli scienziati della Research Unit Potsdam dell'Alfred Wegener Institute per le ricerche polari e marine dell'Associazione Helmholtz, hanno identificato un meccanismo per cui una contrazione della copertura di ghiaccio marino estivo cambia le zone di pressione dell'aria nell'atmosfera artica ed ha un effetto sul tempo invernale europeo.





Questi risultati di un'analisi del clima globale, sono stati pubblicati recentemente in uno studio sulla rivista scientifica Tellus A. Se avviene una particolare fusione su larga scala del ghiaccio del mare Artico in estate, come osservato in anni recenti, due effetti importanti vengono intensificati. In primo luogo, il ritirarsi della leggera superficie ghiacciata rivela l'oceano più scuro, causando il suo maggior riscaldamento in estate per via della radiazione solare (il meccanismo di feedback dell'albedo del ghiaccio). In secondo luogo, la diminuita copertura di ghiaccio non può più evitare che il calore immagazzinato nell'oceano venga rilasciato in atmosfera (effetto coperchio). Il risultato della diminuita copertura di ghiaccio marino è che l'aria viene riscaldata molto di più di quanto lo fosse in precedenza, in particolare in autunno e inverno, perché durante questi periodi l'oceano è più caldo dell'atmosfera. “Queste temperature più alte possono essere comprovate dalle attuali misurazioni provenienti dalle regioni artiche”, riferisce Ralf Jaiser, autore principale della pubblicazione della Research Unit Potsdam dell'Alfred Wegener Intitute

Il riscaldamento dell'aria vicino al suolo porta all'aumento dei movimenti e l'atmosfera diventa meno stabile. “Abbiamo analizzato i processi complessi e non lineari che stanno dietro a questa destabilizzazione, che hanno mostrato come queste condizioni alterate nell'Artico influenzino la circolazione tipica e gli schemi di pressione dell'aria”, spiega Jaiser. Uno di questi schemi è la differenza di pressione dell'aria fra l'Artico e le medie latitudini: la cosiddetta oscillazione artica con gli alti delle Azzorre e i bassi dell'Islanda rese famose dalle previsioni meteo. Se questa differenza è alta, ne risulta un forte vento da ovest che in inverno porta masse d'aria calda ed umida atlantica proprio verso l'Europa. Se il vento non arriva, l'aria fredda artica può penetrare attraverso l'Europa, come nel caso degli ultimi due inverni. I calcoli dei modelli mostrano che la differenza di pressione dell'aria con una diminuita copertura di ghiaccio marino durante l'estate artica, viene indebolita nell'inverno seguente, permettendo al freddo artico di spingersi fino alle medie latitudini. Nonostante la bassa copertura di ghiaccio marino nell'estate 2011, non c'è ancora stato un inverno freddo qui in Germania. Jaiser spiega questo come segue: “Naturalmente, molti altri meccanismi giocano un ruolo nel complesso sistema climatico della nostra Terra, che in parte si sovrappongono. I nostri risultati spiegano i meccanismi di come i cambiamenti regionali nella copertura di ghiaccio del mar Artico abbiano un impatto globale ed i loro effetti in un periodo che va dalla tarda estate all'inverno. Altri meccanismi sono collegati, per esempio, con la copertura di neve in Siberia o con le influenze tropicali. Le interazione fra questi fattori di influenza saranno oggetto di un futuro lavoro di ricerca e quindi rappresentano un fattore di incertezza nelle previsioni”. E' intenzione dei ricercatori di Potsdam di trovare ed analizzare ulteriori meccanismi e di mostrare correttamente il sistema climatico della Terra con l'aiuto di questi meccanismi sotto forma di modelli. “Il nostro lavoro contribuisce a ridurre le attuali incertezze sui modelli del clima globale e a sviluppare scenari regionali più credibili – un importante fondamento per permettere alla gente di adattarsi alle nuove condizioni”, spiega il Prof. Dott. Klaus Dethloff, Capo della Sezione della Circolazione Atmosferica al Research Unit Potsdam dell' Alfred Wegener Institute.

Traduzione dell'articolo di Science Daily del 1 febbraio 2012 a cura di Massimiliano Rupalti
Grazie a Luca Mercalli per la segnalazione dell'articolo.

domenica 5 febbraio 2012

Neve??? Ma com'è possibile????


Gli scienziati del mondo presi alla sprovvista dalla tempesta di neve


Notizie dell'ultimissimo momento: il riscaldamento globale non lo è! 

"Questa è arrivata adesso: una recente tempesta di neve lascia gli scienziati completamente basiti"

Dr. J. Hansen, NASA. "Che cosa posso dire? Questa non l'avevo vista arrivare. Una tempesta di neve? Non posso argomentare contro una cosa del genere."


Il pannello intergovernativo sul cambiamento climatico ha aperto una sessione di emergenza per rispondere al problema

"Benvenuti, amici scienziati!!"

"NEVE? CHE Cxxxx!?"

"Come è pouto succedere?"
 

"Una vita di ricerca rovinata"
 

"Ordine, ordine!"


Nel frattempo, altri climatologi accolgono le notizie senza scomporsi

"Verrà Luglio, e vi dimenticherete tutti della neve e crederete al nostro imbroglio di nuovo!"

"Wa-ha-ha!"


La prossima settimana: la pioggia in Europa nega la realtà della siccità in Africa



Ripubblicato da "Effetto Cassandra" del Novembre 2010
Fonte dell'immagine