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sabato 5 settembre 2015

Come il cambiamento climatico si manifesta nei dettagli della vita degli oceani

Da “New York Times”. Traduzione di MR 

Di William J. Broad



Marcos Chin

Il piccolo pesce noto come Vinciguerria Poweria è parte di un romanzo poliziesco che influenza tutto, dall'alimentazione del pianeta al monitoraggio della salute dell'oceano per imparare come prevedere meglio il cambiamento climatico. Il caso si svolge nell'area oscura dell'oceano – una regione tenebrosa che si estende da appena sotto le acque illuminate dal sole alle profondità di 1.000 metri. La sua oscurità viene spezzata solo dai raggi che filtrano giù nei giorni limpidi. Questa luce debole, anche al suo massimo, è insufficiente a sostenere la fotosintesi e le piante microscopiche. Quindi la zona non può alimentare una catena alimentare oceanica dal nulla. 

domenica 11 gennaio 2015

Gli alberi ci salveranno! O forse no......

Da “Scientific American”. Traduzione di MR (h/t Paul Chefurka)

Il biossido di carbonio cresce, gli alberi tropicali no







Gli scienziati avevano ipotizzato che gli alberi avrebbero utilizzato l'aumento delle concentrazioni di CO2 per crescere di più, ma la ricerca mostra che non è così

Di Elizabeth Harball e ClimateWire


Una nuova ricerca suggerisce che le foreste potrebbero non essere utili quanto avevamo sperato. Foto: A. Duarte/Flickr

Gli alberi sono assolutamente nostri alleati quando si tratta di catturare gas serra, aiutando così nella lotta contro il cambiamento climatico. Ma una nuova ricerca suggerisce che le foreste potrebbero non essere utili quanto avevamo sperato. I modelli computerizzati che prevedono come avverrà il cambiamento climatico ipotizzano che quando le concentrazioni di gas serra salgono, le foreste si avvantaggeranno del biossido di carbonio aggiuntivo e crescono un po' di più, aumentando la loro capacità di mitigare il riscaldamento globale. Ma dopo l'analisi di decine di migliaia di anelli degli alberi presi da foreste tropicali in Bolivia, Camerun e Thailandia, una squadra internazionale di scienziati sta mettendo in discussione questa ipotesi. La loro ricerca, pubblicata ieri nella rivista Nature Geoscience, non ha scoperto alcuna correlazione fra l'aumento delle concentrazioni di biossido di carbonio degli ultimi 150 anni e la crescita della foresta, come evidenziato dagli anelli degli alberi. Le foreste tropicali “sono riserve di cabonio molto importanti”, ha detto l'autore principale Peter van der Sleen Gruppo di Gestione ed Ecologia delle foreste dell'Università di Wageningen, in Olanda. Ma, ha detto van der Sleen, la sua ricerca mette in discussione la capacità delle foreste tropicali di mitigare il cambiamento climatico. Questa scoperta ha il potenziale di cambiare le nostre previsioni climatiche, ha spiegato Lucas Cernusak del College delle Scienze Marine ed Ambientali dell'Università James Cook a Cairns, in Australia. “Le attuali formulazioni del modello prevedono un aumento della biomassa tropicale in questo secolo”, ha scritto in una email Cernusak, che è stato coinvolto nello studio. “Se questo non avviene, il tasso di crescita del CO2 atmosferico aumenterà e il riscaldamento globale accelererà”.

Gli anelli degli alberi raccontano una storia 'sorprendente'

E' probabile che il nuovo studio sia giunto a conclusioni diverse a causa delle differenze nei metodi di ricerca. I primi studi erano basati sull'analisi della biomassa contenuta in piccoli lotti di foresta piuttosto che in una campionatura casuale di alberi sparsi in tutta una foresta come nello studio di van der Sleen. Inoltre, senza i dati a lungo termine forniti dagli anelli degli alberi, i primi esperimenti osservavano la crescita degli alberi su una scala temporale minore. Van der Sleen ed i suoi coautori hanno pensato che se gli alberi fossero effettivamente cresciuti di più con l'aumento del CO2 in atmosfera, i loro anelli si sarebbero ispessiti nel tempo. Ed hanno trovato prove che gli alberi hanno reagito al maggiore CO2 in atmosfera. Analizzando gli isotopi di carbonio nel legno, hanno scoperto che gli alberi avevano usato l'acqua in modo più efficiente e probabilmente sono diventati anche più efficienti nella fotosintesi, il processo in cui la luce viene trasformata in energia. Per una qualche ragione, però, nessuna di queste cose si è tradotta in anelli più spessi o alberi più grandi, come sospettano i ricercatori. “Un aumento nell'efficienza dell'uso dell'acqua è una delle risposte osservate più affidabili degli alberi all'aumento delle concentrazioni di CO2 in atmosfera”, ha scritto Cernusak a in un pezzo di accompagnamento allo studio di van der Sleen su “News and Views”, pubblicato anche sulla rivista Nature Geoscience. “Ma l'aumento dell'efficienza nell'uso di acqua osservato nelle foreste rende ancora più sorprendente il fatto che i tassi di crescita stagnassero”.

Potrebbero esserci più alberi?

Perché mai dovrebbe essere così? Lo studio offre tre spunti. Il primo è che è possibile che un altro fattore di stress collegato al cambiamento climatico, come l'aumento delle temperature, stia impedendo agli alberi di crescere di più. La seconda teoria è che altre parti dell'albero, come i frutti o le radici, siano cresciute di più, ma non gli anelli. La terza teoria, che sia van der Sleen sia Cernusak indicano come quella preferita, è che la crescita degli alberi sia limitata da altre risorse che non hanno a che fare con CO2 o acqua, come la quantità di nutrienti nel suolo. Ma non è ancora il momento di abbandonare l'idea che le foreste potrebbero compensare l'aumento delle emissioni – van der Sleen ha avvertito che i suoi risultati “non sono definitivi”. Ha detto che è possibile che anche se i singoli alberi non stanno crescendo di più, il numero di alberi potrebbe essere in aumento in reazione al maggior CO2 in atmosfera. “Si può pensare che forse il CO2 non stia aumentando la crescita degli alberi, ma la crescita degli alberi non è la sola cosa che determina la biomassa”, ha detto van der Sleen.