venerdì 10 novembre 2017

La Metamorfosi Liquida - Il futuro non è più quello di una volta.


Il convegno "Metamorfosi Liquida" si è tenuto a Firenze il 28 e 29 Ottobre 2017. Un po' diverso dal convegno scientifico "classico", si è parlato un po' di tutto, da varie filosofie orientali alla scienza della sostenibilità, ma l'enfasi è stata sull'ambiente, sulla società sostenibile, e sul futuro. Fra gli oratori c'era anche il modesto sottoscritto (Ugo Bardi) che ha parlato un po' di stoicismo, un po' di caccia alla balena, e un po' di scienza dei sistemi. Insomma, diciamo senz'altro un convegno molto vario!




Qui, Elena Corna commenta sul convegno. Elena è laureata in lettere antiche, insegna nella scuola secondaria, si interessa di tutela dell’ambiente e degli animali e divulgazione della cultura in modalità ludica. E' coordinatrice dell'associazione culturale "La Compagnia del Tao".



Il futuro non è più quello di una volta 

di Elena Corna


E’ naturale che il titolo del convegno, la metamorfosi liquida, faccia pensare immediatamente a Zygmund Bauman e al concetto di società liquida, che vale la pena richiamare citando le parole di Umberto Eco: "Con la crisi del concetto di comunità emerge un individualismo sfrenato, dove nessuno è più compagno di strada ma antagonista di ciascuno, da cui guardarsi. Questo soggettivismo ha minato le basi della modernità, l’ha resa fragile, da cui una situazione in cui, mancando ogni punto di riferimento, tutto si dissolve in una sorta di liquidità. Si perde la certezza del diritto (la magistratura è sentita come nemica) e le uniche soluzioni per l’individuo senza punti di riferimento sono da un latol’apparire a tutti costi, l’apparire come valore e il consumismo. Però si tratta di un consumismo che non mira al possesso di oggetti di desiderio in cui appagarsi, ma che li rende subito obsoleti, e il singolo passa da un consumo all’altro in una sorta di bulimia senza scopo.”.[1]

Oggi, soleva ripetere Bauman, “il cambiamento è l'unica cosa permanente e l'incertezza è l'unica certezza”.

Non è un’idea nuova; da Democrito che ricordava che “in verità nulla sappiamo, ché la verità è nell'abisso” e Socrate che sapeva di non sapere fino a Bertrand Russell, che ironicamente notava che “i fanatici sono estremamente sicuri di loro stessi mentre le persone sagge sono piene di dubbi”, da Laozi che sapeva bene che ogni proposizione è una limitazione del Dao alle commedie di Pirandello, tutti sappiamo che non vi è alcuna certezza. La scienza ha dovuto continuamente rivoluzionare le proprie acquisizioni[2] e oggi è noto che per il momento la conoscenza umana abbraccia solo il 4 % di ciò che costituisce l’universo. Il resto è materia oscura, energia oscura o qualcosa d’altro, ma comunque qualcosa che sfugge alla comprensione[3].

Il cambiamento poi è la cifra della vita stessa, la cui osservazione capillare è all’origine della scuola yin-yang e della medicina cinese. Il libro di saggezza orientale più famoso, l’Yijing, è chiamato Il classico dei mutamenti, e le Metamorfosi di Ovidio sono uno dei testi più affascinanti della letteratura latina. Le specie si evolvono a causa di mutazioni genetiche, molti animali crescendo fanno la muta o mutano il colore della pelliccia a seconda della stagione, cambiano anche i linguaggi. Dunque è innegabile che siamo immersi da sempre in una rete costante di mutamenti che generalmente vanno in direzione di un maggior adattamento all’ambiente.

L’elemento di novità della fase attuale, quella analizzata da Bauman e altri, è che i cambiamenti appaiono accelerati e “liquidi”, difficili da afferrare e dunque da prevedere, a partire dal cambiamento più globale in assoluto, il cambiamento climatico che sta rimodellando l’aspetto del pianeta e rendendo alcune aree non più abitabili. Per questo, sono ormai milioni i profughi ambientali costretti a spostarsi, per cui le società ospitanti a loro volta devono mutare struttura e adattarsi. Si tratta di milioni di persone.[4] Oggi i numeri sono grandi e i mutamenti sono veloci, anche se si tratta di differenti tipi di mutamento. Negli stati Uniti, una città prospera come Detroit in pochi anni si è trasformata quasi in una città fantasma dopo la bancarotta della Chrysler e della General Motors. In Cina, il piccolo borgo rurale di Shenzhen, che contava 30.000 abitanti, in solo trent’anni è diventata una città di 14 milioni di abitanti. Nel Pacifico, gli oltre 100.000 abitanti di Kiribati dovranno trasferirsi perché l’arcipelago sta finendo sott’acqua.

Anche in Italia la percezione diffusa è di vivere in perenne stato di precariato[5], non solo lavorativo ma anche, di conseguenza, relazionale. Non è più così scontata la prospettiva di trascorrere un congruo numero di anni nella stessa città né di mantenere lo stesso lavoro: dunque perché stringere relazioni stabili e soprattutto, perché comprare casa? E’ cambiato quindi anche il modo di spendere.

Questa è una delle cause del consumismo denunciato da Bauman come ingrediente basilare della modernità liquida, in cui anche gli oggetti accompagnano gli individui per brevissimo tempo, per essere rimpiazzati da altri. “Rottamare” è diventato un termine di gran successo e non si applica solo agli oggetti inanimati. E’ una situazione che può incutere paura e in effetti l’unica industria veramente fiorente è l’industria della paura. E’ indicativo che il documentario statunitense "The ages of consequences", sui cambiamenti climatici, sia affollato da militari e da armi, dall’inizio alla fine; sembra che armarsi il più possibile sia la risposta al cambiamento e l’espressione che ricorre più spesso è “sicurezza”.

Questo perché il cambiamento climatico porta turbamento sociale e quindi viene visto come un problema di sicurezza nazionale. Laozi direbbe che anche le armi meglio concepite sono strumenti nefasti[6] ma è evidente che ora la ricerca della sicurezza funge da salvagente per non affogare nell’incertezza. Le metamorfosi (del territorio, dei sistemi politici, delle società…) sono così minacciose che si cerca di studiarle, di fare delle proiezioni basate sui dati a disposizione per calcolarne le conseguenze e per capire quale di esse potrebbe avere conseguenze catastrofiche e quanto sarebbe il potenziale catastrofico. A questo la rivista Le Scienze ha dedicato un intero numero (La scienza della fine, novembre 2010).

Tuttavia, il futuro sarà sempre meno prevedibile.[7] I progressi della nostra capacità di modellare e prevedere il mondo sono ridotti dall’aumento della sua complessità, il che accresce enormemente il ruolo dell’imprevedibile. [8] L’incertezza resta diffusa e genera paura.

Se la paura è il primo elemento visibile del disagio, il secondo è lo stress generato dallo sforzo continuo che siamo chiamati a sostenere per adattarci velocemente e continuamente a un contesto che cambia ogni giorno, soprattutto nel mondo del lavoro, in cui l’energia di adattamento che viene richiesta è sempre maggiore[9]. Nel mondo del lavoro ma non solo, anche nella vita quotidiana; per esempio, una persona compra una videocamera che registra su mini CD; pochi mesi dopo cerca di acquistare altri mini CD e si sente rispondere “Questa tecnologia non si usa più”. E’ molto facile essere indotti a sentirsi idioti. E’ facile reagire rincorrendo il nuovo, ma l’oggetto nuovo oggi è obsoleto dopodomani. La bulimia di cui parla Eco spiegando Bauman ha anche la conseguenza di aver saturato la terra e il mare di rifiuti, aggravando pesantemente le condizioni degli ecosistemi.[10]

Sensazione di precarietà, paura, stress…Non stupisce che la solidarietà sociale naturale in cui credeva Cicerone [11] abbia lasciato il posto a un’interazione sociale dominata dalla diffidenza e dall’antagonismo; a giudicare dall’aumento vertiginoso delle cause legali, si direbbe che una delle modalità più frequenti di interazione sia quella tramite avvocato[12].

Forse, questa miscela di incertezza, paura e sforzo di adattamento continuo potrebbe essere anche una delle cause per l’aumento dei suicidi, che sono la prima causa di morte fra i giovani in Giappone[13] e la seconda causa di morte fra i giovani negli USA[14] e anche in Italia[15], se le notizie divulgate dalla stampa sono corrette.

Si ignora quali cambiamenti attendano in questa fase l’essere umano, chiamato a gestire una transizione delicata. Scrive Fritjof Capra: Una volta compresi i processi e i pattern delle relazioni che permettono agli ecosistemi di sostenere la vita, capiremo anche i diversi modi in cui la civiltà umana, specialmente a partire dalla rivoluzione industriale, ha ignorato questi pattern e ha interferito con essi.

Oggi ciò che risulta evidente è che i principali problemi della nostra epoca- energia, ambiente, cambiamento climatico,, sicurezza alimentare, sicurezza finanziaria- non possono essere compresi separatamente. Sono problemi sistemici, il che significa che sono tutti interconnessi e interdipendenti.[16] Anche per questo le previsioni sono ardue. L’essere umano è allo stesso tempo vittima e causa del disagio, nonché dell’estremo malessere delle altre specie; non si conosce nemmeno il numero di specie che si estingue ogni anno, ma la distruzione degli habitat, il commercio illegale, il bracconaggio, l’inquinamento e i cambiamenti climatici mettono seriamente a rischio i viventi non umani, che pur sono indispensabili alla nostra stessa sopravvivenza; è emblematico il caso del collasso degli alveari, grave per le api in primo luogo e per noi in secondo luogo, visto che la maggior parte delle risorse alimentari dipende dal lavoro di impollinazione delle api.[17]

E’ sotto gli occhi di tutti che non siamo ancora usciti, come civiltà occidentale, dall’errore antropocentrico che porta a pensare l’essere umano come separato e superiore alle altre specie e abilitato a sfruttarle indiscriminatamente, opinione che è un portato delle tradizioni delle religioni rivelate[18], nonostante voci autorevoli [19] (oltre che il buon senso) si affannino a spiegare che la connessione con altri viventi (animali e vegetali) sia fondamentale per il benessere dell’essere umano.

Forse il non pensarsi più separato potrebbe essere il primo faro in grado di guidare l’essere umano in transizione. La mentalità pagana non vedeva soluzione di continuità fra gli esseri e da questa mentalità sono nate le Metamorfosi di Ovidio, in cui i protagonisti passano da una forma umana ad una forma animale o vegetale o divina in un continuo mutare di prospettiva. E’ interessante che la possibilità di cambiare forma sia in Ovidio una tecnica di sopravvivenza: Dafne, stremata dal continuo fuggire (era inseguita da Apollo), non soccombe ma sopravvive come pianta di lauro e la figlia di Erisictone sopravvive all’avidità del padre (che la vendeva al mercato) trasmutandosi ogni volte in un animale diverso. Cassiopea, Andromeda, Perseo ed altri invece vengono tramutati in costellazioni, perché omnia mutantur, nihil interit[20].

Ciò che è da sottolineare è che le metamorfosi rivelano … una certa credenza nell’unità fondamentale dell’essere, di cui le apparenze sensibili hanno solo un valore illusorio o passeggero…[21]

L’unità fondamentale dell’essere è esattamente il principio cardine del daoismo:

Gli esseri innumerevoli hanno origine dal dao e io li vedo ritornarci. Ritornare alla propria radice significa entrare nello stato di riposo. Da questo riposo essi escono per un nuovo destino e così di seguito, senza fine. Riconoscere la legge di questa continuità ininterrotta, è questa la saggezza.[22]

Per questo la Compagnia del Tao ha ritenuto importante una riflessione su questa fase di mutamento rapido e ha organizzato il convegno Metamorfosi liquida, che si avvarrà (e non potrebbe essere altrimenti) del contributo di esperti di diverse discipline, proprio perché tutto è interconnesso e il fenomeno coinvolge tutti i viventi.



[1] Umberto Eco, La società liquida, rubrica La bustina di Minerva, L’Espresso, 29 maggio 2015. L’articolo fu scritto in occasione dell’uscita del libro di Bauman Stato di crisi (Einaudi 2015)

[2] La storia dei paradigmi scientifici è trattata in modo chiaro e preciso da Fritjof Capra e Pier Luigi Luisi, Vita e natura, una visone sistemica, Aboca 2014, p.19 sgg.

[3] Richard Panek, Il 4% dell’universo, ed. Codice 2012

[4] Vedi Marina Forti, Questo sarà il secolo dei profughi ambientali, Internazionale.it, 6 ottobre 2016

[5] Per una buona analisi si rimanda all’articolo di Elisa Magrì, Da lavoratore a precario: come cambia la percezione del presente, 6 maggio 2011, www.ilcambiamento.it

[6] Daodejing XXXI

[7] Sulla fallacia delle tecniche di previsione si veda Nassim Nicolas Taleb, Il cigno nero, Il Saggiatore, 2007. L’autore, economista, parte da una critica della curva a campana, dimostrando che “i metodi di inferenza con curva a campana non dicono quasi nulla perché la curva a campana ignora le grandi deviazioni, non riesce a gestirle, eppure ci fa credere di aver domato l’incertezza” (p.18), ma amplia il discorso includendo le acquisizioni delle neuroscienze e delle scienze sociali. Il passato presenta molti esempi di previsioni errate relative alle guerre (p.163), che hanno un effetto sulla finanza. Ma “le istituzioni finanziarie si sono fuse in poche banche di dimensioni molto grandi, le quali sono quasi tutte collegate fra loro. La maggiore concentrazione sembra avere l’effetto di rendere meno probabili le crisi finanziarie, ma quando queste si verificano assumono una scala più globale e colpiscono in modo più duro. Avremo meno crisi, ma saranno crisi più gravi. Più raro sarà l’evento e meno riusciremo a calcolarne la probabilità.” (p.238-239). Anche l’impatto sociale è assai poco prevedibile: ”Legioni di psicologi empirici della scuola delle euristiche e dei bias hanno dimostrato che il modello del comportamento razionale in caso di incertezza non solo è grossolanamente impreciso ma è anche del tutto sbagliato come descrizione della realtà”. (p. 199)

[8] Nassim Nicolas Taleb, op.cit. p. 152. E’ qui che Taleb riporta la frase utilizzata per il titolo Il futuro non è più quello di una volta.

[9] L’espressione energia di adattamento è del dott. Hans Selye (The stress of life, 1956), il primo ad aver applicato il concetto di stress agli esseri viventi. Vedi Alexander S. Haslam, Psicologia delle organizzazioni, ed. Maggioli 2015, p. 312

[10] Su questo tema verte l’inquietante documentario Trashed, del 2012, di Candida Brady e raccontato da Jeremy Irons.

[11] Cicerone, De Officiis, III, 23:” neque vero hoc solum natura, id est iure gentium, sed etiam legibus populorum, quibus in singulis civitatibus res publica continetur, eodem modo constitutum est, ut non liceat sui commodi causa nocere alteri. Hoc enim spectant leges, hoc volunt, incolumem esse civium coniunctionem. Atque hoc multo magis efficit ipsa naturae ratio, quae est lex divina et humana…”

[12] Nel 2006, ad esempio, ci sono state 4.809 nuove cause ogni 100mila abitanti in Italia (European Commission for the Efficiency of Justice, Councile of Europe )

[13] Cfr.Pio D’Emilia, Giappone, suicidi, prima causa di morte fra under 24, Il fattoquotidiano.it, 28 maggio 2015

[14] https://news.vice.com/it/article/numero-suicidi-stati-uniti. Il tasso è salito da 10.5 suicidi ogni 100.000 persone nel 1999, ai 14 nel 2014 – una crescita pari al 24 per cento.

[15] Cfr. Alessandro Malpelo, Allarme suicidio tra gli adolescenti, seconda causa di morte in Italia, Ilquotidiano.net, 10 settembre 2016

[16] F.Capra, op.cit., p. 461

[17] Il film-documentari di Markus Imhoff, More than honey (tradotto in italiano come Un mondo in pericolo), del 2012, illustra molto bene la situazione e mostra fra l’altro come in Cina già si proceda a impollinare a mano, essendo venute a mancare le api.

[18] Su questo tema si veda Gino Ditadi, Le grandi religioni e gli animali, in Zooantropologia a cura di Roberto Marchesini, ed. RED 1999, p.153 sgg, e Guido Dalla Casa, L’errore antropocentrico, online.

[19] Nalini Nadkarni, Fra la terra e il cielo, ed. Elliot 2010: Stefano Mancuso, Verde brillante, Giunti 2013;; Roberto Marchesini, Il rapporto uomo-animale nella prospettiva zooantropologica, in Zooantropologia, cit., p. 28 sgg.

[20] Tutte le cose cambiano, niente muore. Ovidio, Metamorfosi, XV, 165. Chi parla qui è Pitagora, che fra l’altro pronuncia un lungo e appassionato discorso contro il nutrirsi di carne (vv.75-142), che definisce scelus.

[21] Chevalier e Geerbrant, citazione tratta da Gianfranco Romagnoli, La metamorfosi: vitalità di un concetto, relazione tenuta al convegno La metamorfosi, archetipo e mito, Recanati, 24 ottobre 2011

[22] Laozi, Daodejing, XVI