giovedì 12 gennaio 2017

Le elezioni Americane: il dibattito che non c'è stato


La situazione negli USA sta diventando molto confusa e non tutti sono sicuri che Trump diventerà presidente, considerando l'ondata di accuse che i servizi segreti del suo paese gli stanno sparando addosso. Aspettando gli eventi, vale la pena di rileggersi come siamo arrivati qui in un articolo apparso in Dicembre su "Cassandra's Legacy".  Qualsiasi cosa avvenga nelle prossime settimane, i veri problemi rimangono ignorati.
 

Da “Cassandra's Legacy”. Traduzione di MR



Il picco della produzione del greggio convenzionale è arrivato fra il 2008 e il 2011. Sembra che abbiamo superato il picco di “tutti i liquidi” nel 2015, anche se ci vorrà ancora un po' di tempo per essere sicuri che sia iniziata una tendenza al declino irreversibile. Naturalmente, il raggiungimento del picco ha generato un negazionismo veemente persino sul fatto che il picco esista. In questo articolo, Eugene Marner commenta sul come e quando le elezioni presidenziali abbiano completamente ignorato i duri fatti del declino della fornitura di energia netta da parte dei combustibili fossili. (immagine da “The Victory Report”)


Da The Daily Star, di Eugene Marner

Qui negli States, recentemente abbiamo tenuto delle elezioni che hanno lasciato molti sorpresi, molti sbigottiti e molti altri impazienti di spiegare cosa sia successo e cosa facciamo adesso. Un sacco di pensieri profondi e sospiri sono finiti in quelle analisi e non ho intenzione di competere qui con gli esperti di storia e di politica. Mi piacerebbe, tuttavia, offrire quello che penso possa essere una parte importante del contesto degli eventi recenti, un contesto che è definito ed imposto dalla geologia e dalla fisica. Suggerisco che le elezioni del 2016 possano essere definite le elezioni del picco del petrolio, anche se il problema non è certamente mai emerso pubblicamente.


Nel novembre del 2000, il The Daily Star ha pubblicato un mio commento esterno in cui ho scritto di picco del petrolio, il momento in cui la produzione globale di petrolio raggiunge il suo massimo e comincia il suo inevitabile declino. Avevo sperato di stimolare le persone a pensare alle gravi conseguenze che ne sarebbero seguite quando il petrolio, la risorsa chiave che alimenta e sostiene la nostra civiltà, non è più disponibile in modo ampio ed economico. Chiaramente non ha funzionato tanto bene, in quanto la maggior parte delle persone non ha ancora idea di cosa significhi il picco del petrolio, meno ancora che le sue conseguenze si stanno dispiegando proprio in questo momento intorno a noi. Non c'è dubbio che i nostri media, sempre complici dell'agenda corporativa (le società petrolifere sono dei grandi pubblicitari), non hanno fatto molto per informare l'opinione pubblica ma, più allarmante della allegra indifferenza della popolazione nel suo complesso è l'apparente e totale incompetenza di entrambi i grandi candidati presidenziali e della maggior parte dei loro consiglieri e dei loro entourage, così come del Congresso. Il Corpo degli Ingegneri dell'Esercito  ha pubblicato un rapporto già nel 2005 intitolato “Tendenze energetiche ed implicazioni per l'e installazioni dell'esercito degli Stati Uniti” che ha suonato l'allarme sul fatto che il picco del petrolio sarebbe arrivato presto, ma nemmeno questo ha ricevuto molta attenzione.

L'economia è riconosciuta largamente come il fattore cruciale in ogni elezione. Sia Donald Trump sia Hillary Clinton, come la maggior parte dei politici ovunque, hanno parlato e continuano a parlare di “crescita economica”. Gli elettori possono perdonare scandali, bigottismo, cattivo gusto, stupidità e praticamente quasi tutto ma, quando vedono i loro standard di vita diminuire, i loro posti di lavoro svanire, i loro figli senza futuro 8e a volte senza niente da mangiare), danno la colpa ai politici, giusto o sbagliato che sia. I politici di solito fingono di avere soluzioni che quasi sempre comportano un percorso o l'altro verso la “crescita”.

Anche se nessuno di noi che è vivo oggi può ricordare un tempo in cui la crescita economica non fosse parte delle nostre aspettative per il futuro, tale crescita è stata concepita soltanto negli ultimi 200 anni circa. Finché i combustibili fossili non sono diventati l'energia che ha alimentato la Rivoluzione Industriale, le economie crescevano facendo la guerra ai propri vicini e appropriandosi della loro ricchezza. La storia era fatta di questo: gli imperi sorgevano sul principio del conquistare un territorio, esigere da questo dei tributi e alla fine collassare sotto il peso dei costi militari e delle spese del trasporto di tutto il bottino a casa.

Gli europei avevano quasi esaurito le risorse del loro angolo di continente eurasiatico quando Colombo giunse in quello che veniva chiamato Nuovo Mondo. Naturalmente, era vecchio quanto qualsiasi altro posto e, al contrario della persistente mitologia, non era vuoto ma pieno zeppo di animali, piante e, sì, molti milioni di esseri umani che vivevano in culture complesse. Nei tre secoli successivi, prima gli spagnoli e i portoghesi e, subito dopo, olandesi francesi ed inglesi, hanno attraversato l'Atlantico per sottomettere, conquistare e sterminare gli abitanti per rubare, nel modo imperiale tradizionale, le loro cose. L'Europa è tornata ad essere ricca. Ecco come veniva fatta la crescita prima del 1800 circa e dell'inizio dell'era dei combustibili fossili.

Dall'inizio del XIX secolo, la Rivoluzione Industriale è stata alimentata dal carbone fossile, che era sporco, ma aveva un contenuto energetico molto più alto della legna e della carbonella, i principali combustibili che gli esseri umani avevano usato fino ad allora. Nel 1859, un imbroglione che si definiva “Colonnello” Edwin Drake ha trivellato il primo pozzo a Titusville, in Pennsylvania, così è iniziata l'era del petrolio. Il petrolio è un combustibile senza confronti: all'inizio veniva estratto facilmente, trasportato facilmente e, cosa migliore di tutte, un singolo gallone di petrolio contiene tanta energia quanta quella prodotta da un uomo sano che lavora duramente per tre mesi o circa 700 uomini che lavorano per un'ora. Un gallone. Quella enorme quantità di energia improvvisamente a disposizione è ciò che ha dato origine a quella che ora chiamiamo “crescita economica”. Più produzione e consumo richiedono più ingressi di energia e il petrolio lo ha reso possibile. Ma, su un pianeta finito, niente può andare avanti per sempre e, dagli anni 60, le società petrolifere trovano meno nuovo petrolio ogni anno di quello che bruciamo. Quindi, circa 40 anni dopo, ecco il picco del petrolio. Il carbone e il gas continueranno ad essere disponibili per un po', ma entrambi cominceranno a declinare entro un decennio o due. Entrambi hanno già problemi finanziari seri e nessuno dei due può fare quello che fa il petrolio.

Lasciatemi ritornare al perché ho definito queste le elezioni del picco del petrolio. Nessuno dei candidati ne ha parlato. Forse non ne sono a conoscenza. O, se lo sono, non vogliono crederci. O forse nessun politico può venire eletto promettendo che l'economia continuerà a contrarsi e le disponibilità di energia saranno sempre più scarse. Sono state le elezioni del picco del petrolio perché il picco del petrolio ha sconfitto entrambi. Senza l'aumento del consumo di energia, non può esserci alcuna crescita economica e, senza aumento di forniture, non può esserci alcun aumento del consumo di energia. Le cosiddette rinnovabili dipendono disperatamente dai combustibili fossili per la produzione, installazione e manutenzione e sono molto meno concentrate dei combustibili fossili.

Il fatto è che siccome la produzione di petrolio non può essere aumentate, la crescita economica ora è finita. Le promesse di Donald Trump di riportare la produzione di carbone, aumentare l'estrazione di combustibili fossili e ricostruire il comparto manifatturiero semplicemente non si realizzeranno, non per colpa di Trump, ma perché la politica non comanda più. Da ora in avanti sono geologia e fisica che decidono. Il petrolio che rimane è troppo costoso da ottenere ed estrarre. Le società petrolifere non possono fare profitti ad un prezzo che i consumatori in un'economia in contrazione non possono permettersi di pagare. Il gioco della crescita è finito come presto lo saranno la moltitudine di frodi finanziarie che, a partire dal picco di produzione del petrolio degli Stati Uniti del 1970, sono arrivate a includere gran parte della nostra economia.

Ci serve un nuovo tipo di politica e di economia: locale, cooperativa, su base comunitaria, a basso tenore di energia, conservazionista, non inquinante, un'economia che supporti sostenibilmente i bisogni biologici e la salute, piuttosto che perseguire la ricchezza. Non penso che ci sia qualche politico che lo farà per noi, dobbiamo farlo da soli.

Nella Genesi 3:19, Dio informa Adamo che la sua punizione sarà “Con il sudore del tuo volto mangerai il pane”. Apparentemente, agli esseri umani questo non è piaciuto molto, visto che tutta la storia rivela gli stessi a  cercare di aggirare quell'ordine con qualsiasi mezzo possibile: costringendo gli altri a fare il lavoro (schiavitù), diventando ricchi ad assumendo altri per fare il lavoro (schiavitù salariata) o bruciando petrolio. E' di nuovo il tempo della cooperazione comunitaria, di soluzioni low-tech come la forza di buoi, cavalli e muli, per tecnologie semplici e relativamente non costose che possano essere costruite localmente, come zappe, falci e forconi e per il sudore sulle nostre facce. Non è questione di virtù ma di necessità; sta arrivando una vita più semplice, che noi scegliamo di abbracciarla o no.

Eugene Marner vive a Franklin, USA.