martedì 29 marzo 2016

Il tasso di rilascio delle emissioni di carbonio “non ha precedenti” negli ultimi 66 milioni di anni

Da “The Guardian”. Traduzione di MR (via Cristiano Bottone)

I ricercatori calcolano che gli esseri umani stiano immettendo il carbonio 10 volte più rapidamente di qualsiasi altro momento dall'estinzione dei dinosauri




Ciminiere di fonderie di ferro ed acciaio a Qian’an, nella provincia di Hebei in Cina. L'attuale tasso di rilascio di carbonio è talmente senza precedenti che i dati geologici non possono aiutarci a prevedere gli impatti del cambiamento climatico. Foto: Lu Guang/AFP/Getty Images

Di Damian Carrington

L'umanità sta immettendo biossido di carbonio che riscalda il clima nell'atmosfera 10 volte più rapidamente che in qualsiasi momento negli ultimi 66 milioni di anni, secondo una nuova ricerca. La rivelazione mostra che il mondo è entrato in un “territorio inesplorato” e che le conseguenze per la vita sulla terraferma e negli oceani potrebbe essere più grave di qualsiasi altro momento dall'estinzione dei dinosauri. Lo studio esce mentre la World Meteorological Organisation ha pubblicato il suo Rapporto sullo stato del clima che riporta in dettaglio una striscia di record meteorologici e climatici che sono stati infranti nel 2015.



“Il futuro sta avvenendo adesso”, ha detto il segretario generale della WMO Petteri Taalas in una dichiarazione rilasciata insieme al rapporto. “L'allarmante tasso di cambiamento del nostro clima in conseguenza dell'emissione di gas serra di cui ora siamo testimoni non ha precedenti nelle registrazioni moderne”. Gli scienziati hanno già avvertito che il riscaldamento globale non controllato infliggerà “impatti gravi, diffusi ed irreversibili" sulle persone e sul mondo naturale. Ma la nuova ricerca mostra quanto sia senza precedenti l'attuale tasso di emissioni di carbonio, dicendo che i dati geologici non sono in grado di aiutarci a prevedere gli impatti dell'attuale cambiamento climatico. Gli scienziati hanno recentemente espresso allarme per i record di calore frantumati nei primi mesi del 2016. “Il nostro tasso di rilascio di carbonio non ha precedenti in un periodo di tempo così lungo nella storia della Terra, che significa che siamo effettivamente entrati in uno stato 'senza paragoni'”, ha detto il professor Richard Zeebe dell'Università delle Hawaii che ha condotto il nuovo lavoro. “Il tasso attuale e futuro di cambiamento climatico e di acidificazione degli oceani è troppo rapido per l'adattamento di molte specie, il che è probabile che porti a diffuse estinzioni in futuro”.

Molti ricercatori pensano che gli impatti umani sul pianeta lo abbiano già spinto in una nuova era geologica chiamata Antropocene. La vita selvaggia viene già persa a tassi analoghi a quelli delle estinzioni di massa del passato, processo in parte alimentato dalla perdita di habitat. “Il nuovo risultato indica che l'attuale tasso di emissioni di carbonio non ha precedenti... l'evento di riscaldamento globale più estremo degli ultimi 66 milioni di anni, di almeno un ordine di grandezza”, ha detto Peter Stassen, un geologo dell'Università di Leuven in Belgio e che non è stato coinvolto nel lavoro. La nuova ricerca, pubblicata sulla rivista Nature Geoscience, ha esaminato un evento di 56 milioni di anni fa ritenuto il più grande rilascio di carbonio in atmosfera dall'estinzione dei dinosauri, 66 milioni di anni fa. Il cosiddetto Massimo Termico del Paleocene-Eocene (PETM) ha visto un aumento delle temperature di 5°C in poche migliaia di anni. Ma finora, è stato impossibile determinare quanto rapidamente il carbonio sia stato rilasciato all'inizio dell'evento perché la datazione fatta con la radiometria e gli strati geologici manca di risoluzione sufficiente.

Zeebe e i colleghi hanno sviluppato un nuovo metodo per determinare il tasso di cambiamento di temperatura e carbonio usando gli isotopi stabili di ossigeno e carbonio. Questo ha rivelato che all'inizio del PETM, è stato rilasciato non più di un miliardo di tonnellate di carbonio ogni anno nell'atmosfera. In netto contrasto, dalla combustione di combustibili fossili ed altre attività umane, ogni anno vengono rilasciati 10 miliardi di tonnellate di carbonio nell'atmosfera. “Le conseguenze è probabile che saranno molto più gravi”, ha detto Zeebe. “Se si spinge un sistema molto rapidamente di solito risponde in modo diverso che spingendolo leggermente e lentamente ma in modo costante”. Gli scienziati hanno avvertito che il cambiamento climatico potrebbe non provocare l'aumento costante della temperatura, ma che i “punti di non ritorno” - come la perdita di tutto il ghiaccio dell'Artico o il rilascio in massa di metano dal permafrost – potrebbero vedere cambiamento più netti e pericolosi. “Se i tassi delle emissioni antropogeniche non hanno paragoni nella recente storia della Terra, allora sono possibili risposte imprevedibili del sistema climatico”, hanno concluso i ricercatori.
“Studiando uno degli episodi più drammatici del cambiamento globale della fine dell'era dei dinosauri, questi scienziati mostrano che attualmente ci troviamo in un territorio inesplorato per quanto riguarda il tasso di rilascio del carbonio in atmosfera e negli oceani”, ha detto Candace Major, della Fondazione Nazionale per la Scienza statubitense, che ha finanziato la ricerca. La fonte delle emissioni di carbonio del PETM si pensa sia stato il rilascio in massa di metano che era stato congelato sotto forma di idrati sul fondo dell'oceano. Potrebbe essere stato innescato da un rilascio iniziale più piccolo di carbonio risultate dalla pressione del magma caldo che fondeva grandi depositi di calcare.