mercoledì 21 ottobre 2015

Tecnologia, energia, popolazione, capacità di carico e la sesta grande estinzione...

Dalla pagina FB di Bodhi Paul Chefurka. Traduzione di MR



Steven A. LeBlanc, un archeologo del Museo Peabody di Harvard, ha scritto un libro significativo: Battaglie continue: perché combattiamo (2004). Come un altro archeologo controverso, Lawrence H. Keeley, di cui ho parlato in note precedenti, LeBlanc si arrovella per fare un po' di chiarezza sul mito persistente dello stile di vita pacifico dei cacciatori-raccoglitori in equilibrio ecologico col proprio ambiente. Per quanto possiamo dire sulla base dei ritrovamenti archeologici, scrive LeBlanc, le società umane hanno superato le loro risorse di base, denudato la terra, fatto estinguere altre specie con le quali condividevano il territorio, poi si sono spostate per fare la stessa cosa altrove. LeBlanc mostra che lo squilibrio ecologico è sempre stato la causa principale di lotte e guerre. “Il solo filo conduttore che ho trovato in tutta questa guerra... era che era correlata a persone che superano la capacità di carico della loro area. Lo squilibrio ecologico, credo, è la causa fondamentale della guerra”.


Questo ha molto senso per me. Il risultato di gran parte della guerra, che sia condotta contro altre società umane o contro le foreste e suoi abitanti, è che il vincitore rivendica la capacità di carico che fino a poco tempo prima veniva usata da coloro che sono stati sconfitti. Come hanno sottolineato altri come Steven Pinker, l'incidenza della guerra è declinata enormemente durante il XX secolo (a parte un paio di sfortunati intervalli). Pinker è impaziente di proporre una ragione idealistica per questo, indicando la presunta nascita di una “natura migliore” nell'animale umano. La realtà, sospetto, è molto più prosaica e materialistica – in linea con il suggerimento di prima di LeBlanc. Data la turbolenza che si sta accumulando nel mondo oggi, è anche molto più preoccupante. La mia proposta può essere espressa con una frase:

Un fattore chiave nel recente declino della guerra è che abbiamo alla fine sviluppato sufficiente organizzazione sociale, tecnologia ed energia da permetterci di rubare capacità di carico precedentemente usate dalla vita di piante ed animali e reindirizzarla ad uso umano.

Come in ogni guerra, il bottino va al vincitore. Condurre l'equivalente di una guerra a basso prezzo contro piante ed animali ci ha dato ritorni enormi sotto forma di capacità di carico conquistata (che le persone tendono a difendere fino alla morte, perché non farlo significa morte certa...) L'agricoltura e la relativa deforestazione sono le strategie principali che abbiamo usato in questa guerra alle specie non umane. Usando truppe meccanizzate armate di aratri, trattori, mietitrebbie e motoseghe così come di armi chimiche come pesticidi, defoglianti e fertilizzanti a base di ammoniaca, abbiamo vinto facilmente questa guerra contro il nostro avversario disarmato. Il bottino delle vittoria ha compreso campi sterminati di grano, grandi ranch di bovini, allevamenti di maiali e piantagioni di palma da olio. Il reindirizzamento di questa capacità di carico liberata è ciò che ha permesso alla nostra popolazione di triplicare dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Durante i 70 anni dalla fine della SGM, l'umanità ha perso in media un centesimo del 1% (0,01%) della propria popolazione per la guerra ogni anno, senza includere i genocidi interni e le carestie. E' meno di un decimo del tasso di morte collegato alla guerra dei precedenti 150 anni (0,11%). Questi numeri sono basati sulle stime per eccesso del conto delle morti di guerra negli ultimi 2000 anni, come riportato su Wikipedia. Le stime date da Keeley dei tassi di morte causati dalla guerra prima del 1900 si aggirano intorno alle 100 volte più alti di quanto abbiamo vissuto dalla fine della SGM.

Se la mia proposta è corretta, in nostri giorni di pace potrebbero essere contati. La capacità del pianeta di fornire capacità di carico è stata ridotta grazie al cambiamento climatico e all'inquinamento. La quantità di energia che abbiamo a nostra disposizione per facilitare il ladrocinio di capacità di carico in corso da altre specie potrebbe essere sul punto di declinare. La nostra organizzazione sociale sta cominciando a logorarsi. E per tutto il tempo i nostri numeri sono saliti di 80 milioni all'anno. La capacità di carico che abbiamo a disposizione presto potrebbe non essere sufficiente per noi e sarà costretta a tornare all'interno dell'onorata tradizione di rubarla da altre persone. Durante la nostra grande fase di crescita durante gli ultimi uno o due secoli, la capacità di carico da cui potevamo attingere era apparentemente in aumento, per cui la guerra si è placata. L'implicazione ovvia è che mentre iniziamo la nostra discesa, avverrà il contrario. Diventeremo molto impazienti di rubare capacità di carico da qualsiasi posto possiamo trovare. Ciò risulterà nella ulteriore e più completa estinzione di vita selvaggia così come in un drammatico aumento a lungo termine del livello di guerra.

I nostri grandi cervelli ci hanno dato doni straordinari. Uno è la capacità di risoluzione dei problemi che ci permette di continuare a crescere, mentre forse dovremmo prenderci una pausa. L'altro è la nostra incredibile adattabilità sociale. Possiamo essere competitivi o cooperativi, egoisti o altruistici a seconda di quello che sembra richiedere la situazione e possiamo passare dall'uno all'altro ad un soffio di vento. Questo passaggio sembra collegato alle nostre percezioni di surplus o carenza. In una situazione di surplus percepito, sia gli individui sia le nazioni tendono ad essere cooperativi, altruistici e pacifici. Quando la percezione di carenza solleva la testa, le persone si ritraggono, divenendo più competitive, egoiste e combattive. Questo punto di vista spiega molto bene il livello relativamente basso di guerra dalla fine della SGM, in quanto l'umanità è entrata nel periodo di surplus percepito più grande della sua storia. Tuttavia, sempre più persone ora stanno diventando consapevoli a livello subliminale che ci troviamo vicini ai limiti e ciò risulta nel fatto che più persone mostrano un atteggiamento di egoismo, isolazionismo e xenofobia. Tali atteggiamenti personali colorano anche il tono culturale quando vengono mostrate dai capi dell'opinione pubblica. Quando tali capi accedono alle leve del potere nazionale, la guerra è il risultato invariabile.

Per richiamare un'ultima volta il concetto di agricoltura come guerra, abbiamo seminato il vento e stiamo per raccogliere tempesta.